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© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli

Una griglia di analisi dei tempi psicologici per l’ascolto mirato

Sulla differenza tra chi siamo e chi vorremmo essere si possono innestare una grande quantità di azioni di sviluppo personale e professionale. E soprattutto, un grande lavoro di ascolto empatico.

Capire questo schema ci permette di capire che anche l’altra persona, inevitabilmente, vive all’interno di uno schema come questo.

Lo schema seguente espone cinque tipi di identità/immagini diverse, che producono un sistema di distanze a vari livelli.

Le tipologie di identità/immagine da noi identificate sono presenti sia nel singolo individuo che nella sfera aziendale:

La colonna di sinistra rappresenta la sfera personale, la colonna di destra rappresenta la sfera “professionale”

Immagini/identità a livello individualeImmagini/identità a livello aziendale
Real Self: Realtà oggettiva del Sé Come sono realmente io, quali sono i miei veri pregi, i miei difetti, le mie abilità, le mie lacune, le mie dissonanze, come e cosa comunico realmente.Real-Self Aziendale: Realtà oggettiva dell’organizzazione o impresa Reali pregi e difetti dell’organizzazione, reali abilità e lacune, dati di fatto sui comportamenti e comunicazioni, dissonanze ed errori, pregi e difetti reali.
Self Image: Immagine di Sé Come io vedo me stesso, come penso di essere, come penso di comunicare, quali sono i pregi, difetti, abilità e lacune che credo di avere (“credo”, non necessariamente ho).Immagine aziendale auto-percepita Opinioni e credenze possedute su pregi e difetti, abilità e lacune dell’organizzazione, suoi comportamenti e comunicazioni (credenze, non la realtà di fatto). Immagine distorta.
Ideal Self Image: Immagine del Sé ideale o immagine obiettivo. Come vorrei essere, come vorrei comunicare, quali sono le mie aspirazioni di abilità e competenze, atteggiamenti e punti di forza che vorrei possedere.Ideal Corporate Image: Immagine aziendale ideale. Il profilo aspirazionale dell’azienda. Ideali abilità e competenze, atteggiamenti e punti di forza, comunicazioni e comportamenti ideali, aspirazioni e company dreams.
Immagine del Sé ipotizzata Come penso gli altri mi vedano; come credo di essere visto dagli altri (credenza soggettiva, non dati di fatto).Immagine aziendale ipotizzata Come l’azienda crede di essere vista dal pubblico (credenza dei manager, non dati di fatto).
Immagine personale etero-percepita o immagine reale Come gli altri mi vedono veramente, come valutano la mia comunicazione, il mio modo di essere, i miei comportamenti, atteggiamenti, abilità e lacune.Immagine aziendale percepita Come i pubblici realmente percepiscono l’azienda, le sue comunicazioni e comportamenti, prodotti e modi di essere, atteggiamenti, abilità e lacune.

Raramente troviamo situazioni nelle quali le diverse forme di identità/immagine coincidono. Molto più frequente è la presenza di distonie e false rappresentazioni, fonte di ripercussioni negative, di dissonanze e problematiche anche molto gravi.

Esistono spesso differenze tra come ci vediamo e come vorremmo essere. Una differenza critica riguarda il divario tra la (1) nostra realtà interiore (come noi la percepiamo), e (2) il nostro ideale, sogno o aspirazione, su come vorremmo essere e come vorremmo comunicare.

Il primo problema da affrontare è il più difficile: uscire dalla falsa rappresentazione di sé e cogliere come realmente siamo. Il secondo problema (più semplice del primo, anche se non immediato) è costituito dal darsi mete e traguardi sul “come vorrei essere” e lavorare attivamente per raggiungerli.

Da una comparazione tra il “come ci vediamo” e il “come vorremmo essere” emergeranno le differenze sulle quali avviare azioni di miglioramento della propria identità personale (come individui) o aziendale (come professionisti che operano in un’organizzazione).

Per schematizzare, proponiamo una griglia di rilevazione, in cui ciascuna casella rappresenta una possibile area esplorativa.

Quando ascoltiamo, stiamo sempre ascoltando una porzione di spazio psicologico, che ha una sua collocazione temporale.

Nella figura seguente, questo è chiarificato in specifici quadranti temporali.

Ciascuna zona richiede domande e attività esplorative attuate tramite tecniche di intervista professionale, domande specifiche in grado di favorire l’apertura.

Ad esempio, al cune domande nel quadrante 10 (i vision  goals positivi) sono:

Cosa significa “migliorare” per te?

Pensati tra 10 anni. Cosa vorresti essere?

Dove vuoi arrivare?

Cosa ti rende felice?

Guardandoti indietro al termine della tua carriera cosa vuoi poter dire di aver fatto?

Se la tua vita fosse un film, come vorresti che finisse?

Per l’asse negativo (-10):

Quali rischi non vuoi correre?

Cosa non deve mai accadere nella tua vita?

Cosa rappresenterebbe per te un “fallimento assoluto”?

Quali sono state le battaglie più negative, quelle che hai veramente perso e ti hanno fatto male?

Ogni persona, durante un’interazione di ascolto, crea continui riferimenti ai propri spazi mentali, agli eventi auspicati.

L’analisi della comunicazione permette di valutare, dal punto di vista cognitivo, dove si situa il pensiero e la comunicazione di un soggetto.

L’ascolto e l’empatia riescono a portare “fuori” quel mondo enorme di pensieri e sentimenti che siamo, e che abbiamo dentro. Chiarificarli, farli emergere, significa comunicare in profondità, e possiamo dire che questo tempo dedicato alla comunicazione profonda è un tempo speciale, un tempo sacro, un dono per chi lo riceve, e un momento vita importante per chi lo pratica.

Altri materiali su Comunicazione, Ascolto, Empatia, Potenziale Umano e Crescita Personale disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online

© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli

Hypervisioning positivo: esplorare il futuro aspirazionale

Nello spazio del T-Chart devono trovare posto:

  1. gli eventi significativi passati (Milestones), sia positivi che negativi, che hanno determinato la situazione attuale della persona,
  2. i Vision-Goals: i sogni della persona relativi al proprio posizionamento futuro, ai macro-obiettivi da raggiungere
  3. i Neg-Goals (Goals negativi): eventi che non devono accadere.

I Vision  Goals sono collocati in un particolare tipo di futuro psicologico, il futuro aspirazionale. In questo spazio psicologico hanno sede le aspirazioni, le mete di lungo periodo della vita della persona o dell’azienda, il “come vogliamo sentirci dentro” nel futuro.

I Neg. Goals (Goals Negativi) sono invece eventi che non devono accadere. Vediamo un esempio di Neg. Goal, come emerge chiaramente da una email (le XXX sostituiscono i dati protetti da motivi di privacy):

Come potrai vedere nella scheda dell’organigramma manca l’Ing. xxxx, perché ci ha lasciati per una ditta molto più grande della nostra.

Mi dispiace molto, visti gli investimenti fatti su di lui e soprattutto perché lo abbiamo sempre lasciato lavorare in piena autonomia, e quindi ora è difficile ricostruire quello che ha fatto. Questa era la cosa peggiore che ci poteva capitare. Non deve capitare mai più.

Le domande potenti devono arrivare qui a definire “come siamo arrivati a questa situazione”, e “quale catena di eventi ci ha portato a questa situazione” per poi passare a domande su “come possiamo assicurarci che questa situazione non accada più?

Domande potenti come “quanto ci costa questo avvenimento ora” “cosa ha favorito questo fatto”, “quali segnali anticipatori ci sono stati” possono anche arrivare ad acuire il dolore per quanto accaduto ma così facendo rendere ancora più forte la volontà che non accada più e prendere provvedimenti seri, e non palliativi.

I sogni migliori sono quelli che al mattino non riesci a ricordare, ma il cui sapore ti segue fino al bar, diluendosi dentro al primo caffè.

 (ilcontenudo, Twitter)

Le attività di sollecitazione del futuro aspirazionale sono chiamate nel metodo ALM “Hypervisioning” – ed hanno la stessa funzione dello stretching nella preparazione dell’atleta.

Mentre lo stretching è utile per allungare la muscolatura e rendere l’atleta più flessibile e potente, l’Hypervisioning è utile per allungare la profondità del pensiero umano verso il futuro, creando un maggiore equilibrio tra azioni quotidiane (day-by-day management) e orizzonti futuri di aspirazioni positive.

L’applicazione dell’Hypervisioning quando applicata in azienda si concretizza nella realizzazione dei Customer Dreams, i sogni del cliente, aspirazioni ideali e pensieri positivi che senza una sollecitazione adeguata rimangono spesso nel cassetto o non vengono mai nemmeno elaborati.

L’analisi dei bisogni si connette immediatamente alla realizzazione di proposte commerciali, le quali potranno essere più o meno vicine al Customer Dream. La sola vicinanza al Customer Dream è infatti in grado di trasferire valore percepibile alla soluzione.

Senza domande potenti, tutto questo potenziale di lavoro sarebbe rimasto nei “sogni mai detti” del cliente.

Come vediamo, il lavoro di ricerca per l’analisi dei bisogni è fondamentale per poter procedere alla realizzazione di proposte e soluzioni.

Al centro dell’analisi T-Chart vi è il concetto di costruttività. La costruttività è la sua capacità di una proposta di portare contribuzione al raggiungimento di uno stato psicologico positivo del cliente.

La costruttività di un servizio – ad esempio una consulenza aziendale – sta nel saper orientare il cliente individuando le scelte giuste da fare, eliminando dal futuro il campo delle incertezze, o riducendole significativamente.

La costruttività di una soluzione è la sua capacità di contribuzione al benessere psicologico del soggetto

La costruttività di un progetto è la capacità di trasformare un sogno in un progetto di realizzabile.

La costruttività è al centro del senso di esistere di ogni persona. Ogni azione, ogni gesto, ogni momento della vita, acquistano un valore incommensurabile se l’individuo vi percepisce la proprietà di trasporto verso qualcosa di desiderato.

Ricordiamolo. I miracoli sono spesso forme del desiderio, desideri che si concretizzano.

I miracoli sono sogni che diventano luce.

 (Alan Drew)

Guardiamo al valore affettivo di un mattone. Un mattone, lo stesso mattone, può essere un ingombrante blocco di argilla sulla strada, che ci costringe a fare un passo più lungo per superarlo (valenza affettiva negativa), oppure un pezzetto della casa che stiamo costruendo (valenza affettiva positiva).

Anche il più piccolo, stupido, insignificante mattone smette di essere un intralcio se entra nel futuro psicologico positivo di una persona.

Studi che hanno analizzato la depressione nei cassintegrati, del resto, hanno dimostrato che essa deriva sostanzialmente dal venire meno di un orizzonte temporale, mentre il futuro si riempie di incertezze su ciò che succederà o non succederà. L’immagine del tempo quotidiano «si modifica significativamente, assumendo connotazioni più negative, in soggetti che per la loro età si trovano di fronte a ostacoli maggiori nel riprogettare il loro futuro lavorativo messo in discussione dall’attuale perdita del posto di lavoro».

In una serie elevata di campi, innumerevoli ricerche collegano la prospettiva temporale allo stato emotivo delle persone. Gli effetti a catena – positivi – dello sviluppo di una buona prospettiva temporale sono numerosi. Ne visualizziamo alcuni.

Lo stesso vale per chi opera nell’azienda. Lo sviluppo della prospettiva temporale aziendale produce effetti altrettanto positivi.

I diagrammi di Gantt, che stabiliscono chi fa cosa e quando, sono uno strumento indispensabile, in questo senso, per dare concretezza e tangibilità ai progetti aziendali.

Altri materiali su Comunicazione, Ascolto, Empatia, Potenziale Umano e Crescita Personale disponibili in questi siti e link:

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Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching