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Elenco emozioni

  1. Felicità
  2. Tristezza
  3. Rabbia
  4. Paura
  5. Disgusto
  6. Sorpresa
  7. Amore
  8. Odio
  9. Ansia
  10. Speranza
  11. Delusione
  12. Eccitazione
  13. Gratitudine
  14. Invidia
  15. Empatia
  16. Compassione
  17. Gelosia
  18. Vergogna
  19. Rimorso
  20. Frustrazione
  21. Soddisfazione
  22. Incredulità
  23. Curiosità
  24. Irritazione
  25. Perplessità
  26. Apprensione
  27. Panico
  28. Noia
  29. Solitudine
  30. Sofferenza
  31. Euforia
  32. Contentezza
  33. Entusiasmo
  34. Meraviglia
  35. Nostalgia
  36. Sospetto
  37. Gentilezza
  38. Allegria
  39. Rimpianto
  40. Orgoglio
  41. Umiliazione
  42. Tensione
  43. Indifferenza
  44. Perdono
  45. Desiderio
  46. Stupore
  47. Desolazione
  48. Agitazione
  49. Tranquillità
  50. Ansietà
  51. Sdegno
  52. Sorpresa
  53. Malinconia
  54. Aggressività
  55. Tenerezza
  56. Ostilità
  57. Ottimismo
  58. Pessimismo
  59. Accettazione
  60. Inquietudine
  61. Agonia
  62. Egoismo
  63. Generosità
  64. Rimbalzo emotivo
  65. Dubbio
  66. Sensualità
  67. Comprensione
  68. Ammirazione
  69. Fastidio
  70. Sensazione
  71. Disorientamento
  72. Attesa
  73. Eccentricità
  74. Transe
  75. Allegria
  76. Cupidigia
  77. Rimozione
  78. Stima
  79. Eccitazione sessuale
  80. Ricordo
  81. Incertezza
  82. Autocommiserazione
  83. Sovrappensiero
  84. Imbarazzo
  85. Delirio
  86. Devozione
  87. Disperazione
  88. Abbandono
  89. Tenerezza
  90. Intossicazione
  91. Attraente
  92. Apprensione
  93. Sensibilità
  94. Desiderio
  95. Imbarazzo
  96. Abbaglio
  97. Apprensione
  98. Rifiuto
  99. Agonia
  100. Fascinazione
  101. Inquietudine
  102. Estasi
  103. Impegno
  104. Eccentricità
  105. Trionfo
  106. Riluttanza
  107. Ammirazione
  108. Sospetto
  109. Angoscia
  110. Liberazione
  111. Incredulità
  112. Timidezza
  113. Sollevamento
  114. Soddisfazione
  115. Ripulsa
  116. Inquietudine
  117. Esaustione
  118. Assuefazione
  119. Ravvivare
  120. Accoramento
  121. Disonore
  122. Vivacità
  123. Irritazione
  124. Incredulità
  125. Stordimento
  126. Esitazione
  127. Dolore
  128. Abbandono
  129. Sospensione
  130. Energia
  131. Combattività
  132. Meraviglia
  133. Opacità
  134. Dolore
  135. Rilassamento
  136. Eccitazione
  137. Risentimento
  138. Fraternità
  139. Piacere
  140. Malizia
  141. Abbaglio
  142. Amarezza
  143. Desiderabilità
  144. Decadenza
  145. Tranquillità
  146. Sofferenza
  147. Eccentricità
  148. Depressione
  149. Impotenza
  150. Speranza
  151. Empatia
  152. Rifiuto
  153. Sottomissione
  154. Rispetto
  155. Vulnerabilità
  156. Durezza
  157. Delizia
  158. Esasperazione
  159. Influenza
  160. Curiosità
  161. Potere
  162. Inquietudine
  163. Sconvolgimento
  164. Incertezza
  165. Ossessione
  166. Sfida
  167. Tentazione
  168. Timore
  169. Sorpresa
  170. Rinuncia
  171. Capitazione
  172. Insicurezza
  173. Cordialità
  174. Ammirazione
  175. Incantesimo
  176. Avversione
  177. Eccitazione
  178. Lusinga
  179. Mancanza
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  181. Anarchia
  182. Fiducia
  183. Acuto
  184. Indifferenza
  185. Aggressività
  186. Abilità
  187. Soffocamento
  188. Risentimento
  189. Gioco
  190. Ambivalenza
  191. Disappunto
  192. Tenacia
  193. Indecisione
  194. Sgomento
  195. Accettazione
  196. Desolazione
  197. Eleganza
  198. Ribellione
  199. Intrepidezza
  200. Evasione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Saper riconoscere quando è utile essere vigili ed attenti

Le energie mentali sono correlate ad attenzione e vigilanza tramite un dop­pio legame: da un lato l’attenzione e la vigilanza aumentano le energie men­tali e incrementano il numero di input sensoriali, dall’altro lato il permanere di alti livelli di attenzione e vigilanza è stancante e consuma.

Occorre, in sintesi, apprendere ad “accendere” attenzione e vigilanza nei momenti utili e spegnerla per non consumarsi troppo, quando inutili.

L’ansia, ad esempio, viene anche dal mantenere sempre alto il livello di vigilanza, orientarla verso pericoli immaginari o che in non sono nemmeno ben localizzati, creando costante tensione o tensione cronica.

L’attenzione vigile, quando mantenuta elevata anche nei momenti di stacco, recupero e riposo, genera una iperattivazione e impedisce il buon funzionamento del processo di ricarica energetica.

Attenzione e vigilanza sono estremamente correlate agli stati bioenergetici dell’organismo, ad esempio la sonnolenza post-prandiale riduce ampiamente la capacità di attenzione, soprattutto se il pranzo è ad alto livello di carboidrati e zuccheri (dolci) o associato ad alcool. Questo produce un forte declino di energie mentali generali nell’istante.

Anche la stanchezza fisica e la ripetitività (routine) producono calo di vigilanza, per cui è possibile svolgere una prestazione pericolosa (quale guidare l’auto o un aereo) senza accorgersi di scivolare lentamente in uno stato di ipo-vigilanza (attenzione fortemente diminuita), con forti rischi per l’inco­lumità personale e altrui.

Un’ulteriore problematica forte connette le prestazioni umane alle risorse mentali: la presenza di disturbi provocati da rumori psicologici interni (es: ansia, dolore esistenziale, dispiacere per eventi accaduti, stress emotivi) o rumori fisiologici (es.: mal di testa, dolori articolari, digestione, intestino, palpitazioni cardiache) e il fatto che questi impediscono di concentrarsi sulla performance o sul flusso di esperienza.

In questo punto si può notare l’estrema correlazione tra risorse mentali e wellness bioenergetico, e questo rafforza il nostro voler accelerare la rimozione dei disturbi fisici che impediscono il buon funzionamento dell’orga­nismo e rendono difficile all’essere umano concentrarsi sul proprio obiettivo o gustare a pieno la vita.

Principio 14 – Gestione delle risorse attentive

Le energie mentali diminuiscono o si esauriscono quando:

  • si riduce la capacità di percepire i propri livelli attentivi e di vigilanza (self-monitoring energetico), per poter decidere se si è o meno in grado di svolgere un compito (es.: guidare) o se sia il caso di prendere una pausa di recupero;
  • viene meno la capacità di staccare nettamente la spina della vigilanza durante i momenti di ricarica e riposo: continuare a pensare ad un problema durante il riposo distrugge il meccanismo stesso del recupero;
  • il lifestyle personale (alimentazione, attività fisica e lavorativa, carichi di lavoro, momenti di recupero) è disequilibrato e si realizza un disallineamento tra momenti di disponibilità energetica e momenti di richiesta energetica;
  • le risorse attentive sono distratte dalla performance ai processi interni (rumori psicologici e disturbi fisiologici).

Le energie mentali aumentano quando:

  • l’individuo apprende a monitorare i propri livelli di capacità di attenzione e vigilanza, e gestisce attivamente le proprie risorse limitate;
  • le attività di ricarica psicologica e fisica non sono disturbate, interrotte o sequestrate da attività di ruminazione mentale negativa;
  • si apprende a “staccare la spina” da attenzione e vigilanza quando inutili;
  • viene conseguito uno stato di tranquillità sia mentale che fisica tale da rimuovere i rumori psicologici e disturbi fisici che possono inibire l’attenzione verso la performance, o impedire alla persona di gustare il flusso di esperienza.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
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  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

© Articolo estratto dal libro di Daniele Trevisani “Psicologia di marketing e comunicazione. Pulsioni d’acquisto, leve persuasive, nuove strategie di comunicazione e management”. Franco Angeli editore, Milano. Pubblicato con il permesso dell’autore

Strategie di Marketing. Il bilanciamento mentale nell’acquisto

L’analisi delle pulsioni si pone l’obiettivo di capire quali leve decisionali scattano, portando un soggetto a separarsi da un valore (il proprio denaro, il proprio tempo, ed altri valori per sé importanti) in cambio di altro (una prestazione, un bene, un servizio, un favore). L’analisi dei meccanismi mentali che avvengono durante una scelta deve portarci a riflettere su quali siano le aree del pensiero umano coinvolte nella decisione. 

I primi risultati delle nostre ricerche evidenziano due fenomeni:

  • il costo di acquisto reale è molto diverso dal costo monetario: il costo di acquisto è una sommatoria di costi economici e costi psicologici – correlati all’acquisto – che il cliente anticipa, percepisce, teme o prevede.
  • Il rientro percepito derivante dall’acquisto è molto diverso dal bene o proprietà realmente acquisito: anche in questo caso sono presenti (con forza maggiore o minore) flussi di valore psicologico che influenzano la percezione di valore del bene o servizio acquistato. Pertanto, anche il rientro totale dell’acquisto è una somma: beni materiali (o servizi) più rientri psicologici di varia natura.

Possiamo quindi parlare di un Costo Totale di Separazione (CTS: sommatoria del denaro o beni ceduti + costi psicologici connessi all’acquisto) e di un Rientro Totale dell’Acquisto (RT, sommatoria dei rientri fisici e di servizio + rientri psicologici).

In generale, affinché avvenga un acquisto, il costo totale di separazione (separazione da denaro + costi psicologici) deve essere inferiore al rientro totale dell’operazione (rientro fisico o in servizi + rientro psicologico).

Strategie di Marketing. Il costo psicologico latente

Acquistare non richiede unicamente un esborso in denaro. Spesso un acquisto si carica di costi psicologici nascosti che ne aumentano il gravame.

Costo Totale :

  • Costo Monetario / Economico legato all’acquisto
  • Costo Psicologico legato all’acquisto ( Personale e Sociale/normativo)

Un costo psicologico può essere di natura relazionale e d’immagine. Il buyer che decide di passare al nuovo sistema operativo potrebbe venire giudicato dai dipendenti come incapace di programmare (Perché mi avete fatto fare un corso su questo sistema operativo, se poi appena appreso non lo devo utilizzare, e devo iniziare da capo? – potrebbe chiedersi il dipendente). Di questa reazione negativa attesa il buyer può sentire con forza il peso, e decidere di non acquistare, soprattutto temendo le ripercussioni nell’ambiente circostante, anche se la valutazione del prodotto è buona.

Un altro esempio di costo psicologico nascosto, per un ecologista/animalista convinto, acquistare un hamburger non significa unicamente sborsare alcuni dollari, ma rifiutare a tutti i valori in cui crede. Il costo psicologico in questo caso è enormemente superiore al costo monetario. Lo stesso vale (nell’ecologista) per l’acquisto di una pelliccia, o di un’auto che consuma molto. 

I costi psicologici si dividono quindi, nella nostra prima categorizzazione, in costi psicologici personali (effetti indesiderati dell’acquisto legati ai propri valori o credenze) e in costi sociali o normativi (determinano un non-acquisto causato delle possibili reazioni negative degli altri: colleghi, amici, parenti, superiori, ecc.).

Tra i costi psicologici rientrano possibili perdite di immagine, di valori, cambiamenti di abitudini consolidate, diminuzioni di sicurezza, calo di approvazione sociale, riduzioni di qualità della vita, aumento di ansie e tensioni, e altre preoccupazioni legate in qualche modo (nella mente del cliente) all’atto di acquisto. Esse incidono sul comportamento di acquisto anche se frutto di immaginazione o basate su dati in realtà non fondati.

Questi costi psicologici nascosti possono essere il fuoco che alimenta le obiezioni di superficie. Capirli, per poi gestirli, è assolutamente necessario.

Strategie di Marketing. Il rientro psicologico latente

Così come il costo totale si carica di costi psicologici latenti, il rientro totale si può caricare di rientri psicologici addizionali. I rientri possono infatti essere sia funzionali (utilizzo il prodotto che mi mancava e mi serviva), che psicologici (l’atto di acquisto in se apre orizzonti psicologici positivi).

In altre parole, l’acquisto non viene più valutato puramente in termini di rientri fisici o funzionali, ma viene valorizzato da rientri psicologici (potere, carriera, immagine personale in azienda), e questo ne aumenta il valore. Il flusso di rientro si carica di orizzonti psicologici positivi, personali o legati alla reazione attesa dei gruppi di riferimento (sociali/normativi).

Ad esempio, l’imprenditore che acquista un sistema di e-commerce evoluto : l’acquisto rappresenta non solo un salto di qualità nel management commerciale, ma un motivo di vanto presso il gruppo di imprenditori e colleghi che lo circondano. Sostanzialmente, diventa fonte di orgoglio e autorealizzazione, facendo sentire l’imprenditore come colui che ha saputo portare l’innovazione nell’azienda. In questo caso avremo un carico addizionale di self-image che aumenta il peso del rientro psicologico totale.

L’atto di acquisto va gestito, da parte dell’operatore di marketing, ponendo attenzione sia ai costi psicologici latenti che ai rientri psicologici potenziali.

Rientro Totale :

  • Rientro Funzionale legato all’acquisto + eventuali risparmi
  • Rientro Psicologico legato all’acquisto (Personale e Sociale/normativo)

La scelta di acquistare o meno emerge da un insieme di ponderazioni relative al costo totale e al rientro totale dell’operazione di acquisto.

Formula della probabilità di acquisto in base al bilanciamento cognitivo

  • Probabilità di acquisto = (Rientro Totale Funzionale + Rientro Totale Psicologico) – (Costo di Separazione Economico + Costi Psicologici)
  • In sintesi: P.A. = (RTF + RTP) – (CSE + CP)

La comunicazione di vendita deve possedere l’abilità di :

  1. creare interesse per il rientro totale, sviluppando argomentazioni che si basino sulle utilità soggettive del cliente, e
  2. creare un posizionamento percettivo efficace del costo di separazione totale (strategia di framing dell’investimento). In altre parole, la strategia di framing deve riuscire nell’intento di minimizzare il costo psicologico per il cliente.

Il modello Costo Totale / Rientro Totale, sopra esposto, è importante per la nostra elaborazione in quanto ci permette di affrontare un problema: il focus della comunicazione (pubblicitaria o di vendita), troppo spesso incentrato sulla emissione di parole a vuoto, che non hanno relazione con le utilità soggettive del cliente, con i costi latenti e i rientri psicologici latenti.

Principio – La differenza positiva tra rientro totale psicologico e costo totale psicologico

La competitività aziendale dipende dalla capacità di:

  • capire i costi totali di separazione connessi all’acquisto (costi monetari + costi psicologici percepiti o latenti) e saperli ridurre tramite la comunicazione;
  • sviluppare comunicazione efficace in grado di esaltare l’intensità dei rientri totali (funzionali e psicologici), sapendo inserire valore psicologico nel pacchetto di offerta;
  • sviluppare comunicazione efficace relativa al bilancio totale dell’operazione di acquisto, in cui i rientri totali percepiti (funzionali e psicologici) superino i costi totali percepiti (economici e psicologici).

Strategie di Marketing. Razionalità interna nelle scelte di acquisto

Dobbiamo definitivamente abbandonare il concetto che i consumi siano razionali in funzione di qualche norma superiore o legge universale (razionalità esogena o normativa). Spesso comportamenti apparentemente stupidi assumono una razionalità interna o endogena per il sistema di valori dell’individuo, per il suo stato psicologico del momento. Ad esempio, l’atto del fumare è chiaramente irrazionale secondo ogni logica esterna, ma può essere del tutto coerente e razionale rispetto alle pulsioni interne che esperisce l’individuo (es: fumo per calmarmi, o per premiarmi, o per fare una pausa). 

Questi moventi fanno parte della razionalità interna, non della razionalità esterna. Sono intrinsecamente coerenti, anche se visti dal di fuori non hanno alcun senso. Lo stesso vale per l’atleta anabolizzato. Il desiderio di potere, la supremazia, l’apparire forti e vincenti, sono estremamente razionali nella logica interna del consumatore di anabolizzanti.

L’analisi dei moventi deve andare ben più in profondità e non accontentarsi di giudicare “irrazionali” dei comportamenti. Deve scoprire come e quando nasce il movente, quali comportamenti dimostrativi sono in corso, se ad esempio la ricerca di costruzione di un personaggio o di un’identità, oppure ancora ricercare i moventi imitativi di persone reali o personaggi mediatici (eroi), i quali hanno inconsapevolmente agito sull’individuo.

Strategie di Marketing. Acquisto e motivazione all’azione

Da qualsiasi angolatura la si osservi, la problematica dell’acquisto deve, prima o poi, essere confrontata con quella della motivazione all’azione (i fattori che spingono l’individuo ad agire). 

La teoria della motivazione vede come unità motivante di base la tensione. Gli impulsi si innestano su stati di disequilibrio percepito, che creano spinta alla risoluzione del problema. L’impulso diviene movente di acquisto nel momento in cui si crea un collegamento mentale: la percezione che un prodotto/servizio sia lo strumento risolutivo del problema. L’azione di acquisto ne è il risultato, premesso che l’individuo disponga delle risorse o decida di procurarsele.

  1. Tensione : Percezione di un disequilibrio
  2. Impulso: Ricerca di un nuovo equilibrio
  3. Movente : Identificazione strumenti di risposta
  4. Azione : Acquisto del prodotto/servizio

Sul funzionamento della mente è stato scritto molto, e le scienze cognitive sono tra le aree in più forte sviluppo, anche grazie alla ricerca dell’intelligenza artificiale e la creazione di “sistemi esperti”, veri e propri “agenti” in grado affrontare problemi offrendo soluzioni.

Nonostante tutte le ricerche recenti, vogliamo esporre un punto di vista per niente contemporaneo. Nella nostra analisi, riteniamo assai utile partire da alcune considerazioni fatte da Freud. Questo non tanto perché il nostro lavoro si ispiri alla scuola freudiana più di altre, ma perché vi sono presenti spunti di ispirazione che non possiamo ignorare. Come fanno notare Greenberg e Mitchell (1986)[1],

…all’interno del sistema di Freud, la caratteristica più saliente e costante del funzionamento dell’apparato psichico è la spinta verso la regolazione delle tensioni, altrimenti nota come principio di piacere. Lo scopo ultimo di tutti gli impulsi è una riduzione della tensione corporea, sperimentata come piacere. L’impulso originario non ha una direzione – è un quantum di tensione che aspetta di essere ridotto. Gli impulsi vengono diretti verso oggetti esterni soltanto quando questi oggetti si presentano e si dimostrano utili nella riduzione della tensione.

Le implicazioni per il nostro lavoro sono ampie. Innanzitutto, questa riflessione ci permette di osservare l’acquisto come atto di riduzione della tensione – sia a livello consumer che a livello business-to-business – una prospettiva molto interessante e ricca di potenziali per il marketing.

Nel caso non vi siano oggetti esterni che il cliente veda in qualche modo “utili” a ridurre lo stato di tensione, questo può rimanere latente, ed in questo caso si crea un bisogno non soddisfatto. Oppure, il bisogno può essere represso o eliminato (ad esempio, cambiando le proprie priorità di vita, i propri valori).

La riduzione della tensione riguarda sia acquisti positivi (es: un software che permette di allargare la gamma dei servizi aziendali) sia acquisti negativi, la cui funzione è unicamente quella di prevenire un accadimento spiacevole nel futuro (come una polizza antigrandine per un agricoltore).

Si tratta di inquadrare il fenomeno di acquisto all’interno dei vissuti psicologici dell’individuo. Se riusciamo a comprendere cosa provoca tensione nel soggetto, avremo identificato potenziali leve di acquisto, in quanto questa tensione si tramuterà presto in un bisogno di mercato e nella ricerca di un prodotto o di un servizio. Pertanto, la ricerca di mercato sui bisogni latenti o mal soddisfatti permette di aprire grandi opportunità di marketing.

Anche nel campo delle vendite azienda-azienda, se riusciamo a comprendere cosa provoca tensione nel buyer aziendale, avremo identificato le leve motivazionali dell’azienda acquirente, e potremo regolare di seguito (o creare appositamente) la nostra offerta.

Strategie di Marketing. Teoria e realtà negli acquisti attuati dalle imprese

Chi conosce più da vicino il mondo degli acquisti aziendali e della vendita, sa benissimo che le regole della “matematica formale” imposte dalle procedure di acquisto organizzate, anche nelle grandi imprese, non vengono sempre rispettate. 

Dal fattore umano, dalle simpatie-antipatie, dalle valutazioni soggettive, dagli stereotipi, dalle pressioni sociali, dalle pulsioni subconscie ed inconscie, è difficile sfuggire. Questo determina, a volte, lo stravolgimento dei risultati formali, il fatto che vengano ricercate strade per “far vincere qualcuno” nella gara tra i fornitori, a discapito ed in barba delle procedure e delle regole scritte.

Questo accade in genere quando nelle procedure formalizzate di acquisto non sono presenti tutti i fattori reali di scelta (e del resto, è difficile inserirvi fattori subconsci ed inconsci). Ad, esempio, la nostra azienda può  – abbastanza inconsapevolmente – considerare di fatto molto importante la capacità di ascolto dimostrata dal potenziale fornitore, ma nelle procedure di acquisto non vi è traccia di tale fattore. Questo genera distorsione ed errori.

Anticipando quanto diremo in seguito, per il venditore, in altre parole, è necessario agire sul terreno psicologico dell’impresa acquirente, inserendo le proprie offerte all’interno dell’orizzonte psicologico soggettivo del buyer.

Questo richiama la nostra attenzione sulla necessità, per qualsiasi azienda, di dotarsi di un metodo di vendita per lo sviluppo della competitività.

Strategie di Marketing. Moventi apparenti e moventi reali dei consumi

Quali sono i motivi reali per cui acquistiamo o ci comportiamo in un certo modo? Quali sono i moventi sottostanti per cui, ad esempio, uno studente sceglie di studiare in una biblioteca pubblica piuttosto che nella propria camera? Ed ancora, perché una specifica biblioteca universitaria (poniamo, la biblioteca di Lettere) e non un’altra (es: la biblioteca di Ingegneria)? Per ogni comportamento esistono dei moventi, delle ragioni sottostanti.

L’analisi dei moventi apparenti in un’intervista ad uno studente potrebbe portare a queste conclusioni: lo studente (Gianni) si reca in biblioteca perché lì si studia meglio. La biblioteca di lettere risponde al BSS (bisogno sottostante servito) meglio della propria camera. Offre un ambiente più silenzioso, quando servono vocabolari specialistici sono a portata di mano.

L’analisi dei moventi reali può portare a conclusioni diverse:

  • Gianni sta cercando una compagna. Sente un vuoto nella propria vita, e intuisce che sarà più facile incontrare una ragazza in un luogo pubblico piuttosto che nella propria camera. 
  • Gianni cerca anche motivazione ad impegnarsi. La visione di altre persone che studiano conforta il nostro studente e lo incoraggia. 
  • Gianni cerca anche di sentirsi a posto con se stesso. Sa benissimo che in casa accenderà lo stereo, navigherà in Internet, riceverà telefonate, questo lo distrarrà e alla fine della giornata si sentirà, come spesso gli capita, un perdente.

Per tutti questi motivi e molti altri ancora, il nostro amico Gianni frequenta quella biblioteca. Alcuni di questi moventi possono essere in qualche modo emersi dal suo subconscio, altri no, agendo in background.

Quello che interessa nella nostra analisi è capire che il bisogno sottostante servito (BSS) ha sfaccettature multiple. Accanto al BSS primario, di facciata, o motivo principale di frequentazione della struttura bibliotecaria, esistono BSS secondari (moventi nascosti) che possono persino superare la forza del BSS primario.

Implicazioni dei moventi nascosti per le strategie di marketing

Proseguiamo il nostro esempio sul marketing culturale, anche se le implicazioni di quanto esponiamo valgono in ogni settore. Quello che un manager deve capire, rispetto a queste dinamiche, è la necessità di “caricare” l’offerta costruendo un pacchetto che soddisfi sia il BSS primario che i BSS secondari. Se nella biblioteca ciò che conta è la possibilità di interazione offerta dagli ambienti circostanti, un intervento di “pulizia” (o meglio di “polizia”) che liberi gli spazi di incontro dai frequentatori distruggerebbe uno dei più forti moventi reali per cui quelle persone vi si recano.

Un intervento di marketing culturale dovrebbe cercare di costruire un ambiente di fruizione (un punto di vendita, per dirla in termini di marketing), che massimizzi la possibilità di interazione. Questa tecnica ad imbuto utilizza i BSS secondari per aumentare la domanda complessiva e superare i limiti del BSS primario.

Il concetto stesso di mission viene stravolto da questo ragionamento. Il manager della biblioteca il quale veda nella sua organizzazione unicamente un luogo di studio (mission essenziale), perderà tutte le opportunità legate al corollario di BSS secondari. Un manager culturale più attento al marketing vedrà invece in queste dinamiche una forte opportunità per trasformare la biblioteca in luogo di studio e contemporaneamente di incontro, svago, ricreazione, aggregazione, e persino di divertimento (mission allargata). 

Questo significa massimizzare l’estensione della mission organizzativa.

Il principio di base, in termini di marketing, è che :

  1. se le persone vengono attratte dai BSS secondari offerti dalla biblioteca, diversi di questi finiranno per usufruire anche della biblioteca stessa, producendo un effetto acquisitivo verso i nuovi clienti, e
  2. chi abitualmente usufruisce della biblioteca vi troverà nuove opportunità (un bar, punti gratuiti di consultazione internet, salotti, bacheche di annunci, sino ad un centro fitness), sviluppando effetto di ritenzione del cliente esistente e crescita della customer satisfaction. 

Possedere una visione allargata di marketing è un requisito indispensabile per conseguire obiettivi importanti. Questa visione allargata permette di fuoriuscire dagli stereotipi e dalle limitazioni autoimposte. 

Quando l’azienda perde il contatto con il vero movente di acquisto, e si concentra solo sul proprio prodotto, si apre un baratro, una caduta libera in cui le vendite possono precipitare. Inoltre, i concorrenti riusciranno presto a fornire un servizio o prodotto in grado di risolvere il bisogno di base meglio e più efficacemente. Il focus manageriale sul prodotto fa spesso perdere di vista il bisogno sottostante del cliente, che costituisce il vero movente di acquisto. Su questo bisogno sottostante deve concentrarsi il nuovo marketing.

La visione allargata di marketing ha effetti anche sul marketing sociale e culturale.

Di certo, l’obiettivo di allargare l’orizzonte di marketing non può essere posseduto dal burocrate aziendale, dal brontosauro dell’organizzazione, colui che – arroccato sulle proprie posizioni e timoroso del cambiamento – vede nella ri-focalizzazione della mission una perdita di potere, abitudini, e orizzonti certi.

La competitività, in questo senso, richiede l’esplorazione profonda del senso di esistere dell’impresa, e un’apertura totale a nuove modalità di soddisfazione di bisogni primari e secondari, espressi e latenti.

Un intervento di marketing culturale applicato ad una biblioteca può seguire un percorso a 3 stadi:

  1. Primo stadio troviamo l’obiettivo di incremento delle prestazioni legate all’utilità tradizionale (reperire libri, disporre di locali di studio), e quindi l’intervento sul catalogo, il miglioramento degli ambienti, ecc.
  2. Secondo stadio troviamo i progetti che si basano sulla massimizzazione delle utilità non tradizionali ma che comunque creano valore socializzante per la struttura (possibilità di incontro, ambienti per lo svago, eventi che creano spirito di gruppo e fidelizzazione alla struttura).
  3. Terzo stadio possiamo fare un ulteriore salto concettuale basato sul fatto che il motivo profondo di esistere della struttura si lega al bisogno umano di crescita culturale, di sviluppo professionale dell’individuo, e che i libri sono solo uno degli strumenti per raggiungere tale scopo.

Naturalmente, occorre evitare confusione tra i diversi obiettivi. Massimizzare i BSS secondari per una biblioteca non significa realizzare interventi che mettano in pericolo la tranquillità degli ambienti di studio, delle sale di lettura. Significa fare marketing della struttura basandosi sui bisogni reali delle persone, incrementare la customer satisfaction degli utenti, ricercare nuove modalità per far fronte sia all’esigenza reale (crescita culturale e studio) che ai bisogni secondari che vi si accompagnano (socializzazione, ecc.).

Questo approccio produce un ripensamento del rapporto tra mission e marketing.


[1] Greenberg, J. R., & Mitchell, S. A. (1986). Le relazioni oggettuali nella teoria psicanalitica. Bologna: Il Mulino. Edizione originale: Object relations in psychoanalytic theory. Cambridge: Harvard University Press, 1993.

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Altre risorse online

 

Le parole chiave di questo articolo su I moventi d’acquisto e le strategie di marketing sono

  • Marketing
  • Comunicazione
  • Cliente
  • Strategie di marketing

© Articolo estratto dal libro di Daniele Trevisani “Strategic selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse”. Franco Angeli editore, Milano. Pubblicato con il permesso dell’autore.

Vi sono diversi tipi di clienti:

  1. Clienti di tipo (1): ottimi. Sono clienti e situazioni che meritano sforzo e attenzione, impegno e dedizione, e possono portare benessere e valore. Su di essi, l’investimento in tempo e risorse di vendita e in tempo e risorse di negoziazione ha senso.
  2. Clienti di tipo (2): inutili. Sono pure perdite di tempo. Non hanno reale interesse o capacità, sono solo curiosi o il tempo da dedicare ad essi supera abbondantemente i rientri di breve, medio e lungo periodo. 
  3. Clienti di tipo (3): dannosi. Costituiscono veri e propri danni, producono assorbimento di risorse e tempo senza restituire alcunché, furto di idee o lavoro non pagato, o danneggiano l’immagine aziendale contaminandola con scarsa reputazione. La loro acquisizione è una tragedia e non certo un successo.

Se non capiamo la realtà del cliente, oltre le sue apparenze, non sapremo mai con chi stiamo veramente trattando.

Capire la realtà del cliente richiede:

  • la raccolta di dati e informazioni preliminari (prima della visita), anche tramite attività di Business Intelligence;
  • l’utilizzo dell’empatia strategica, delle tecniche di domanda, intervista e ascolto attivo (durante la visita).

Dai dati disponibili, è possibile compiere una valutazione del potenziale, una misura del grado di possibile interesse del cliente. 

Il potenziale si può distinguere in :

  • potenziale economico, misura il fatturato generabile dal cliente : volumi di acquisto x LTV (Life-Time Value: valore del ciclo di vita del cliente) – costi progettuali, tecnici e logistici di ingresso.
  • potenziale relazionale, misura i benefici che quel cliente può portare alla nostra rete di conoscenze, al nostro know-how, alla nostra entratura in settori che ci interessano : ampiezza e qualità del network relazionale in cui è inserito + immagine e prestigio – costi relazionali di ingresso.

Analisi e raccolta di dati preliminari di Business Intelligence sul cliente B2B

Fonti principali per raccogliere dati:

  • sito internet dell’azienda: prestare attenzione sia ai contenuti che allo stile comunicativo;
  • materiali cartacei, documentazioni, cataloghi, listini;
  • contatti con soggetti informati (altri clienti, fornitori, consulenti);
  • raccolta di dati da informatori:
  • schede aziendali disponibili su database online;
  • ricerche informative mirate in internet (es: articoli giornalistici), consultazione di siti specializzati in ricerche aziendali;
  • ricerche in internet tramite “frase esatta”;
  • ricerche in internet tramite analisi di chi “punta” (inserisce links) verso l’azienda in questione: analisi delle reti di collegamenti;
  • indagini presso i clienti dell’azienda (per capire forze e debolezze);
  • visite ghost customer o contatti telefonici di simulazione d’acquisto, per raccogliere dati e informazioni non filtrate, tramite sistemi diretti ad osservare le risposte comportamentali reali dell’azienda.

Analisi del cliente durante le fasi di contatto e colloquio

Oltre ai dati reperibili da fonte umana e su internet, larga parte delle informazioni veramente rilevanti del cliente sono insite nel cliente stesso, nella sua psicologia, nelle sue motivazioni.

Per comprendere queste motivazioni d’acquisto e le esigenze sottostanti, è necessario ricorrere a forme di intervista, analisi, interessandosi realmente e cercando di far propria la mission della vendita consulenziale “analizziamo il cliente e offriamo soluzioni adeguate”.

Per capire il cliente in fase di acquisto è necessario saper cogliere le sfumature, interpretare le tensioni sottostanti il movente d’acquisto.

Modello Trevisani Tensione-Impulso-Movente-Azione per un approfondimento relativamente al suo utilizzo nelle fasi di colloquio:

La teoria della motivazione vede come unità motivante di base la tensione. Gli impulsi si innestano su stati di disequilibrio percepito, che creano spinta alla risoluzione del problema. L’impulso diviene movente di acquisto nel momento in cui si crea un collegamento mentale: la percezione che un prodotto/servizio sia lo strumento risolutivo del problema. L’azione di acquisto ne è il risultato, premesso che l’individuo disponga delle risorse o decida di procurarsele.

  1. Tensione : Percezione di un disequilibrio,
  2. Impulso : Ricerca di un nuovo equilibrio,
  3. Movente : Identificazione strumenti di risposta,
  4. Azione : Acquisto del prodotto/servizio.

Si tratta di inquadrare il fenomeno di acquisto all’interno dei vissuti psicologici dell’individuo. Se riusciamo a comprendere cosa provoca tensione nel soggetto, avremo identificato potenziali leve di acquisto, in quanto questa tensione si tramuterà presto in un bisogno di mercato e nella ricerca di un prodotto o di un servizio. Pertanto, la ricerca di mercato sui bisogni latenti o mal soddisfatti permette di aprire grandi opportunità di marketing.

Anche nel campo delle vendite azienda-azienda, se riusciamo a comprendere cosa provoca tensione nel buyer aziendale, avremo identificato le leve motivazionali dell’azienda acquirente, e potremo regolare di seguito (o creare appositamente) la nostra offerta.

L’analisi del cliente, secondo il modello evidenziato, deve permetterci di portare a galla:

  • le differenze tra lo stato attuale e lo stato desiderato, e la tensione psicologica che questa differenza genera: il disequilibrio che il cliente percepisce, chi lo percepisce esattamente, chi no, e per quali motivi
  • le idee o soluzioni che il cliente sta cercando di implementare, come il cliente vede un “equilibrio ottimale” nelle aree che vuole trattare, per esempio : quale rete di vendita ottimale vorrebbe avere, come deve essere composta, che caratteristiche deve avere)
  • gli strumenti di risposta cui il cliente ha pensato, per esempio : formazione, consulenza, affiancamento, acquisto, leasing, outsourcing;
  • i decisori coinvolti nell’azione di acquistare un corso, o una consulenza o un qualsiasi altro prodotto e servizio, come attivarli, quali sono le barriere o resistenze e procedere verso la chiusura positiva.

Dall’analisi del cliente deve quindi emergere un profilo in grado di dirci:

  • cosa lo muove verso la ricerca di un acquisto;
  • che soluzioni ideali sta pensando o elaborando;
  • chi sono i decisori critici coinvolti.

La scheda cliente

Una scheda cliente si compone in genere di due parti:

  1. quantitativa/descrittiva
  2. qualitativa/osservazionale.

In particolare :

La sezione quantitativa/descrittiva contiene le principali informazioni disponibili, includendo:

  • fatturato;
  • numero di dipendenti; 
  • sede centrale e sedi ulteriori;
  • nomi dei principali decisori aziendali;
  • principali prodotti trattati e principali mercati di riferimento;
  • nuovi mercati di interesse, cui l’azienda si sta rivolgendo;
  • trend aziendali primari (fase recessiva, fase di stabilità, fase di sviluppo);
  • disponibilità di budget economici per l’acquisto;
  • apertura dei budget mentali (apertura mentale) verso la tipologia di acquisto e di prodotto da vendere.

Come si può notare, alcune di queste informazioni sono di facile accesso, pubblicamente disponibili, mentre altre richiedono lavoro di Business intelligence accurato.

La Sezione qualitativa e osservazionale contiene le principali informazioni soprattutto qualitative e meno statistiche (salvo alcuni punti), includendo:

  • storia ed evoluzione degli acquisti nei riguardi dei nostri tipi di prodotto/servizio;
  • storia ed evoluzione degli acquisti nei riguardi della nostra tipologia aziendale;
  • mappa dei poteri e dei decisori rilevata in sede di intervista;
  • moventi e possibili motivazioni d’acquisto;
  • tipologia di fornitura possibile e spazi di manovra;
  • rapporti con i fornitori attuali (ottimi, neutri, pessimi, e altre sfumature);
  • problemi passati generati dai fornitori di cui l’azienda ha sofferto;
  • natura dei canali di accesso ai budget economici e budget mentali (finestre temporali, chi e quando può accedervi, chi ne è escluso), chi decide in azienda.

L’intervista di vendita

Ogni intervista di vendita ha scopi strategici. 

Prima dell’intervista è necessario realizzare una lista di informazioni da raccogliere, evidenziando tutte le informazioni indispensabili per poter offrire una buona soluzione consulenziale.

Ogni azienda ha esigenze informative specifiche e peculiari, per cui non è possibile ricorrere a modelli standard. L’invito è piuttosto quello di adattare un approccio di vendita consulenziale alle proprie esigenze.

La tecnica da utilizzare è quella del confronto interno tra colleghi (peer coaching, supporto tra pari) o tra venditore e direzione (coaching direzionale, tutoraggio, mentoring).

Ogni settore merceologico ha le proprie esigenze informative. Ad esempio, per una società di formazione che desidera dare risposta ad un bisogno formativo verso un’impresa, in modo mirato, sarà importante sapere:

  • quanta formazione – rispetto al tema da trattare – è stata fatta sinora presso l’azienda cliente (prospect), e con che esito;
  • quale e quanta abitudine alla formazione esista in azienda, e a quali metodi formativi sono abituati i soggetti;
  • quale è il grado di soddisfazione verso i fornitori precedenti;
  • che modelli di formazione sono stati adottati in precedenza;
  • quali di questi hanno dato risultati e quali no;
  • che tipologia di intervento formativo ha in mente l’interlocutore (residenziale, in outdoor, interno all’azienda, affiancamenti, etc);
  • quali bisogni muovono l’esigenza formativa. Perché nasce e in chi nasce il bisogno di formazione;
  • se esistono fruitori ostili, che non vorrebbero partecipare alla formazione ma saranno chiamati a farlo, e quale linea tenere in questo caso;
  • quale sia il grado di ricettività e collaboratività (gli atteggiamenti d’ingresso) nelle persone da formare, sei vi siano dei possibili boicottatori;
  • se sia stata svolta una analisi dei fabbisogni formativi e se si con metodi e risultati;
  • se siano state analizzate o valutate altre strade per raggiungere l’obiettivo (es: coaching one-to-one);
  • quale clima psicologico e aziendale si vive;
  • se il budget previsto sia adeguato;
  • se sia in corso una “gara” o “appalto” tra diversi possibili fornitori, o si stia cercando una soluzione basata sulla “prima risposta soddisfacente ricevuta” ;
  • se la prestazione richiesta è meramente esecutiva o invece prevalentemente consulenziale, o un mix delle due;
  • quanto sforzo progettuale sia necessario e se il cliente sia disposto a pagarlo;
  • …. altre informazioni necessarie emergenti dall’analisi.

In seguito alla comprensione di questi fenomeni, sarà possibile offrire una soluzione consulenziale diversificata:

  • soluzione A…
  • soluzione B…
  • soluzione C…

Ciascuna di queste avrà diversi benefici e costi, e potrà essere negoziata basandosi sulle risposte del cliente.

Ogni azienda deve adattare l’approccio consulenziale ai propri bisogni specifici, e questi momenti di focalizzazione devono essere condotti tramite riunioni interne (prima), analisi sul cliente e non lasciati alla buona volontà del venditore.

Focalizzare le energie nella vendita consulenziale

Ogni trattativa aperta o in fase di apertura è un fattore di assorbimento di energia. L’energia prende forma di attenzione mentale, ore di lavoro, telefonate, incontri, trasferte, e altri atti necessari per concludere una vendita.

Le energie personali ed aziendali, tuttavia, sono una risorsa preziosa, non sono illimitate o producibili a piacimento. E pertanto, vanno ben gestite.

Dobbiamo chiederci quante trattative aperte contemporaneamente possiamo avere. Il numero di trattative aperte o progetti-cliente aperti, è uno dei fattori di analisi primario per capire se le energie sono ben canalizzate o si stanno disperdendo.

Dobbiamo focalizzare le energie in particolare sulla chiusura delle linee aperte, procedendo per pochi clienti alla volta (principio di focalizzazione) o (al massimo) lavorare per batch (piccoli gruppi di clienti da acquisire, per poi passare ad altri nuovi clienti da acquisire).

In particolare:

  1. Non dobbiamo sopravvalutare le nostre energie.
  2. Non dobbiamo considerarle illimitate. 
  3. Dobbiamo concentrarle dove conta, verso la chiusura di ciò che è avviato. E, prima di tutto, avviare linee su clienti per noi prioritari.

Tramite tecniche di bioenergetica manageriale e psicoenergetica manageriale, ed esercizi di lifestyle training, è possibile decisamente ottenere incrementi significativi nel livello di energie personali, sia biologiche che psicologiche, ma non all’infinito.

Uno dei fattori chiave di successo della vendita consulenziale è quindi saper coltivare le proprie energie e direzionarle con buone priorità.

Fissare i clienti su cui concentrarci

Per fissare le priorità, i clienti su cui concentrarci, possiamo utilizzare una schema che includa: 

  • Flussi economici in ingresso dal cliente,
  • Flussi in ingresso immateriali: denaro, prestigio, know-how.
  1. Clienti di tipo A : sono quelli da cui si può ricavare fatturato e utili, ma scarso apprendimento o scarse entrature e prestigio.
  2. Clienti di tipo B : sono quelli dai quali si ricava modesto utile o fatturato, ma ci aiutano enormemente ad ampliare il nostro prestigio o le nostre conoscenze ed entrature.
  3. Clienti di tipo C : assommano rientri economici elevati a rientri di immagine e conoscenze elevati.
  4. Clienti di tipo D : sono invece poco profittevoli, o scarsi pagatori, e in più assorbono tempo e risorse senza apportare valori aggiunti di immagine o di conoscenza.

Messaggio: ogni cliente può apportare un valore economico o un valore relazionale (entrature, prestigio, immagine), ed è necessario ricercare la costruzione attiva di un parco clienti che contenga clienti dal valore economico e relazionale elevato.

Il parco-clienti va costruito, e non subìto.


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Altre risorse online

©Copyright. Estratto dal testo di Daniele Trevisani “Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone”. Roma, Mediterranee. Articolo estratto dal testo e pubblicato con il permesso dell’autore.

Corazze caratteriali, emotive, e corazze muscolari. Scopriamo il contrario della “forza” e una via per la libertà vera

Con il termine di “corazza” sviluppato da Reich, si indica una modalità con cui si manifesta, in modo fisico e mentale, la repressione emozionale. La corazza caratteriale è anch’essa indicatrice di blocchi del carattere.

Reprimere le emozioni come indica il termine stesso, produce uno scudo sia fisico che mentale dietro il quale la personalità, la “verità” di noi stessi, si nasconde per proteggere l’individuo.

La corazza ha la tendenza a “fossilizzarsi” e a non accompagnare in modo armonico lo sviluppo dell’individuo durante il corso della vita.

È in questa fase che la corazza cessa di svolgere il suo ruolo primario di difesa e si trasforma in una mera “zavorra” che limita la libertà e la felicità dell’individuo.[9]

Abitare davvero un corpo significa “sentire pulsare” il proprio corpo e coglierne le “sensazioni sottili”, non nascondersi da esse. 

Parliamo di sensazioni sottili, perché le sensazioni forti come il picchiare la testa contro un palo, avere la febbre alta, avere enorme senso di fame, avere grande desiderio sessuale, sono troppo evidenti, e possono diventare terreno di ricerca solo dopo avere esplorato quelle sottili. 

Il contatto con il corpo è un territorio delicato. 

Sentire il  respiro, sentire i muscoli contrarsi e distendersi, capire e sentire cosa provo quando mi alleno o mi muovo, sentire i dettagli della nostra flessibilità articolare, percepire lo stato di forma muscolare e aerobico, è qualcosa di molto superiore al mangiare-lavarsi-dormire che spesso costituisce l’unico “trattamento” che riserviamo alla nostra “carcassa”. 

Anche se facciamo palestra o attività fisica, non è detto che abbiamo mai riflettuto sul concetto di “corazza muscolare” e “corazza caratteriale”.

La corazza muscolare rappresenta, diversamente da quanto possa apparire, il contrario dell’essere forti. Comprende tutte le nostre contratture involontarie, le contratture cervicali che ci provocano poi mal di testa, la contrattura dei muscoli della mandibola che abbiamo sotto tensione. Le contratture determinano una posizione chiusa, di difesa, che provoca persino deformazioni della postura e tanti altri danni.

Persino durante una telefonata possiamo notare che è facile arrivare ad avere crampi o dolori al braccio o spalle o trapezi, perché la tensione emotiva si è trasformata in tensione muscolare, senza che ce ne accorgiamo “durante”. Questa tensione si scioglie solo al termine della telefonata. Allora, e solo allora, capiamo di avere avuto una tensione cronica o acuta, silente, ma esplosiva appena “cediamo” e cala lo stress.

Lo stesso accade per interi brani di giornata, ad esempio la riunione in cui inspiegabilmente abbiamo le ascelle sudatissime pur non facendo attività fisica cosciente, e molti mal di testa di origine sconosciuta ma correlabili alla corazza muscolare.

La corazza caratteriale è un altro grande nemico. A forza di proteggerci dagli attacchi del mondo esterno “cattivo” e ingiusto, ci irrigidiamo al punto da diventare rigidi caratterialmente, con tutto e tutti, anche con chi non lo merita, e anche nelle situazioni in cui ci farebbe bene invece essere completamente rilassati, comodi, tranquilli.

Relazionalmente, diventiamo assertivi e persino aggressivi anche quando potremmo essere calmi, sereni e disponibili. Finiamo per far male alle persone cui vogliamo più bene o che vogliono più bene a noi.

La libertà è “mettere su la corazza” quando siamo contornati da pericoli, e farlo in modo assolutamente cosciente e consapevole, e liberarci da quel peso quando non serve. Questa è libertà di “essere”, libertà fisica ed esistenziale.

Altrimenti, le energie che dovremmo spendere nella vita, se ne andrebbero tutte in “alimentazione permanente della corazza” e di noi rimarrebbe poco meno di niente.

Il lavoro sulla “corazza” si deve agli studi pionieristici di Reich, che identificò sette segmenti della corazza, con caratteristiche specifiche:

  • oculare
  • orale
  • cervicale
  • toracico
  • diaframmatico
  • addominale
  • pelvico.

Ogni segmento, inoltre, è composto da tre strati che, dal più superficiale dal più profondo, sono:

  • la facciata
  • lo strato secondario o intermedio
  • il nucleo.

Ciascuno strato contiene specifiche possibili “patologie” e “gradi di libertà”. 

Secondo Reich, ad ogni livello corporeo possono manifestarsi e sedimentarsi blocchi emotivi, anche a livello muscolare, che li rimarranno finché non ne avviene la liberazione tramite tecniche manipolatorie e terapeutiche.

E non solo. Come grande anticipatore della Psicosomatica, Reich arriva alla conclusione che il cancro difficilmente può essere curato, ma che sicuramente può essere prevenuto, evitando di reprimere la sessualità dell’essere umano. L’orgasmo, negli studi di Reich, è l’atto liberatorio e riequilibratore più utile ed efficace a disposizione dell’essere umano. La sua repressione provoca malattie fisiche e nevrosi psicologiche, nonché disturbi anche gravi della personalità.

Reich evidenzia come i diversi tratti del carattere formano un’unica difesa contro le emozioni pericolose, o vissute dall’individuo, soggettivamente, come tali. Da questo punto di vista, anche un intervento psicoterapeutico o di aiuto, può essere vissuto come una minaccia, al quale opporre una resistenza. L’insieme di queste resistenze, o difese, furono definite da Reich appunto ‘corazza caratteriale’.

Le potenzialità che un counseling corporeo è in grado di liberare sono racchiuse nel “nucleo” della persona, mentre la “facciata” è in genere la maschera o stato esteriore che la persona usa per proteggersi dall’esterno. 

I percorsi possono anche non avere a che fare con l’orgasmo ma con azioni comunque “esplosive” come il colpire un divano o dei colpitori speciali, in sede esercitativa e in sessioni di coaching olistico e counseling olistico.

In generale, bisogna liberare l’essere umano dai blocchi e dalle falsità. La vita di relazione con gli altri, il dialogo interiore, e le relazioni personali, quando vissuti solo tramite la facciata, danno luogo ad un modo di vivere falso, non autentico, impoverito. Arrivare a liberare il “nucleo” della persona è quindi un grande atto di libertà.


*Tra le prime pubblicazioni originali, Reich, Wilhelm (1933), Charakteranalyse, German Edition, Farrar, Straus and Giroux. English edition: On Character Analysis, in The Psychoanalytic Review (1913-1957). Edizione Italiana: Analisi del Carattere, Edizioni Sugarco, 1996.

 

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©Copyright. Estratto dal testo di Daniele Trevisani “Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone”. Roma, Mediterranee. Articolo estratto dal testo e pubblicato con il permesso dell’autore.

Corazze emotive e corazze muscolari. Scopriamo il contrario della “forza” e una via per la libertà vera

Con il termine di “corazza” sviluppato da Reich, si indica una modalità con cui si manifesta, in modo fisico e mentale, la repressione emozionale.

Reprimere le emozioni come indica il termine stesso, produce uno scudo sia fisico che mentale dietro il quale la personalità, la “verità” di noi stessi, si nasconde per proteggere l’individuo.

La corazza ha la tendenza a “fossilizzarsi” e a non accompagnare in modo armonico lo sviluppo dell’individuo durante il corso della vita.

È in questa fase che la corazza cessa di svolgere il suo ruolo primario di difesa e si trasforma in una mera “zavorra” che limita la libertà e la felicità dell’individuo.[9]

Abitare davvero un corpo significa “sentire pulsare” il proprio corpo e coglierne le “sensazioni sottili”, non nascondersi da esse. 

Parliamo di sensazioni sottili, perché le sensazioni forti come il picchiare la testa contro un palo, avere la febbre alta, avere enorme senso di fame, avere grande desiderio sessuale, sono troppo evidenti, e possono diventare terreno di ricerca solo dopo avere esplorato quelle sottili. 

Il contatto con il corpo è un territorio delicato. 

Sentire il  respiro, sentire i muscoli contrarsi e distendersi, capire e sentire cosa provo quando mi alleno o mi muovo, sentire i dettagli della nostra flessibilità articolare, percepire lo stato di forma muscolare e aerobico, è qualcosa di molto superiore al mangiare-lavarsi-dormire che spesso costituisce l’unico “trattamento” che riserviamo alla nostra “carcassa”. 

Anche se facciamo palestra o attività fisica, non è detto che abbiamo mai riflettuto sul concetto di “corazza muscolare” e “corazza caratteriale”.

La corazza muscolare rappresenta, diversamente da quanto possa apparire, il contrario dell’essere forti. Comprende tutte le nostre contratture involontarie, le contratture cervicali che ci provocano poi mal di testa, la contrattura dei muscoli della mandibola che abbiamo sotto tensione. Le contratture determinano una posizione chiusa, di difesa, che provoca persino deformazioni della postura e tanti altri danni.

Persino durante una telefonata possiamo notare che è facile arrivare ad avere crampi o dolori al braccio o spalle o trapezi, perché la tensione emotiva si è trasformata in tensione muscolare, senza che ce ne accorgiamo “durante”. Questa tensione si scioglie solo al termine della telefonata. Allora, e solo allora, capiamo di avere avuto una tensione cronica o acuta, silente, ma esplosiva appena “cediamo” e cala lo stress.

Lo stesso accade per interi brani di giornata, ad esempio la riunione in cui inspiegabilmente abbiamo le ascelle sudatissime pur non facendo attività fisica cosciente, e molti mal di testa di origine sconosciuta ma correlabili alla corazza muscolare.

La corazza caratteriale è un altro grande nemico. A forza di proteggerci dagli attacchi del mondo esterno “cattivo” e ingiusto, ci irrigidiamo al punto da diventare rigidi caratterialmente, con tutto e tutti, anche con chi non lo merita, e anche nelle situazioni in cui ci farebbe bene invece essere completamente rilassati, comodi, tranquilli.

Relazionalmente, diventiamo assertivi e persino aggressivi anche quando potremmo essere calmi, sereni e disponibili. Finiamo per far male alle persone cui vogliamo più bene o che vogliono più bene a noi.

La libertà è “mettere su la corazza” quando siamo contornati da pericoli, e farlo in modo assolutamente cosciente e consapevole, e liberarci da quel peso quando non serve. Questa è libertà di “essere”, libertà fisica ed esistenziale.

Altrimenti, le energie che dovremmo spendere nella vita, se ne andrebbero tutte in “alimentazione permanente della corazza” e di noi rimarrebbe poco meno di niente.

Il lavoro sulla “corazza” si deve agli studi pionieristici di Reich[1], che identificò sette segmenti della corazza, con caratteristiche specifiche:

  • oculare
  • orale
  • cervicale
  • toracico
  • diaframmatico
  • addominale
  • pelvico.

Ogni segmento, inoltre, è composto da tre strati che, dal più superficiale dal più profondo, sono:

  • la facciata
  • lo strato secondario o intermedio
  • il nucleo.

Ciascuno strato contiene specifiche possibili “patologie” e “gradi di libertà”. 

Secondo Reich, ad ogni livello corporeo possono manifestarsi e sedimentarsi blocchi emotivi, anche a livello muscolare, che li rimarranno finché non ne avviene la liberazione tramite tecniche manipolatorie e terapeutiche.

E non solo. Come grande anticipatore della Psicosomatica, Reich arriva alla conclusione che il cancro difficilmente può essere curato, ma che sicuramente può essere prevenuto, evitando di reprimere la sessualità dell’essere umano. L’orgasmo, negli studi di Reich, è l’atto liberatorio e riequilibratore più utile ed efficace a disposizione dell’essere umano. La sua repressione provoca malattie fisiche e nevrosi psicologiche, nonché disturbi anche gravi della personalità.

Reich evidenzia come i diversi tratti del carattere formano un’unica difesa contro le emozioni pericolose, o vissute dall’individuo, soggettivamente, come tali. Da questo punto di vista, anche un intervento psicoterapeutico o di aiuto, può essere vissuto come una minaccia, al quale opporre una resistenza. L’insieme di queste resistenze, o difese, furono definite da Reich appunto ‘corazza caratteriale’.

Le potenzialità che un counseling corporeo è in grado di liberare sono racchiuse nel “nucleo” della persona, mentre la “facciata” è in genere la maschera o stato esteriore che la persona usa per proteggersi dall’esterno. 

I percorsi possono anche non avere a che fare con l’orgasmo ma con azioni comunque “esplosive” come il colpire un divano o dei colpitori speciali, in sede esercitativa e in sessioni di coaching olistico e counseling olistico.

In generale, bisogna liberare l’essere umano dai blocchi e dalle falsità. La vita di relazione con gli altri, il dialogo interiore, e le relazioni personali, quando vissuti solo tramite la facciata, danno luogo ad un modo di vivere falso, non autentico, impoverito. Arrivare a liberare il “nucleo” della persona è quindi un grande atto di libertà.


[1] Tra le prime pubblicazioni originali, Reich, Wilhelm (1933), Charakteranalyse, German Edition, Farrar, Straus and Giroux. English edition: On Character Analysis, in The Psychoanalytic Review (1913-1957). Edizione Italiana: Analisi del Carattere, Edizioni Sugarco, 1996.

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