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© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli

Linee di azione, prototipi comportamentali, euristiche

Un elemento fondamentale del T-Chart e fondamento costitutivo del metodo sono le cosiddette Linee di Azione o Action Lines, le modalità di comportamento che troviamo, le sequenze di azioni che troviamo, e la possibilità che siano non casi isolati ma veri e propri Pattern, modelli che si ripetono.

Andare a caccia di LdA (Linee di Azione)  o Action Lines significa andare a smontare al microscopio un certo episodio, per capire come si è costruito quell’episodio, che precursori ha avuto, come la persona ha ragionato nelle varie fasi di questo episodio, cosa ha provocato cosa, quali sono stati gli antecedenti, sia fisici (es, prima ho parlato con A, poi con B), che mentali (prima pensavo fosse fattibile, poi ho iniziato ad avere dei dubbi).

Ognuna di queste frasi apre la strada a domande apposite, come se fossero alzate di pallavolo, che il Coach o professionista deve “schiacciare” con la domanda adeguata.

Quello che ci interessa in questo ascolto specifico, attivo ed empatico, è arrivare ad avere una mappa completa degli accadimenti sia fattuali che emozionali.

Questo può significare dover far emergere dei punti di svolta, degli attori, dei personaggi, dei cambiamenti interiori, dei cambiamenti nello scenario o nel contesto, degli stati dell’umore o stati mentali, riuscendo ad isolare un episodio critico, positivo o negativo che sia.

Per gli episodi positivi, andremo a caccia di “atteggiamenti efficaci” o “pattern positivi” da poter replicare.

Per gli episodi negativi, andremo a caccia di “errori comportamentali” ed “errori cognitivi” (modalità di ragionamento) ed in particolare di modelli di comportamento ricorsivi o “pattern negativi” da evitare in futuro.

Se si tratta di un successo, avremo smontato gli ingredienti critici di un caso di efficacia personale, e saremo in grado di riprenderne gli atteggiamenti. Sottolineo gli atteggiamenti, non le stesse persone, non le stesse storie, ma gli ingredienti mentali base, il Pattern di una ricetta che contiene le nostre risorse per il successo.

Se si tratta di esaminare un episodio critico invece, un episodio negativo, che si tratti di una “fregatura” o di un insuccesso, qualcosa che si colloca nel quadrante del passato negativo, magari professionale, saremo in grado di smontarlo come un gioco, esaminarne le parti, vedere come si alimenta e costruisce questo gioco, e fare in modo che in futuro nessuno giochi più con noi in questo modo, o non siamo noi stessi ad autosabotarci.

Per l’esame del passato negativo occorre sempre ricordare che si tratta di aree critiche, per cui un conto è esaminare un discorso in pubblico andato non tanto bene, all’interno di un corso sul public speaking, altro conto è esaminare un episodio di attacchi di panico.

Legalmente, occorre assicurarsi che si tratti di un evento trattabile secondo la specifica professione per la quale si è abilitati ad operare.

Dopo questa introduzione breve ma intensa, passiamo ora alla parte avanzata.

Per chi vorrà approfondire tutta la dinamica del T-Chart, così articolata e ricca di spunti per chi pratica ascolto, sviluppo personale e professionale, coaching counseling, terapia, leadership e relazioni d’aiuto, ricordo che una vera formazione può accadere soltanto all’interno di percorsi certificati, e la lettura non sostituisce mai una supervisione, anche se – utilissimo – aiuta a capire le variabili in gioco.

Altri materiali su Comunicazione, Ascolto, Empatia, Potenziale Umano e Crescita Personale disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online

© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli

Il T-Chart come strumento di analisi nel Coaching, Counseling, Terapia, Leadership

La valenza del T-Chart è sia avere uno strumento pratico per indirizzare l’ascolto che, come vedremo, uno strumento che si presta ad azioni precise di coaching, counseling, leadership, motivazione, sviluppo personale e professionale.

La nostra filosofia di ascolto intende esplorare come ed in quali situazioni il rapporto tra ascoltatore e ascoltato possa subire una radicale trasformazione.

Ci interessa arrivare una condizione che permetta all’ascoltatore di fare “domande potenti” per arrivare a divenire “illuminatore di percorsi risolutivi” – all’interno del T-Chart – percorsi che portano il cliente o interlocutore verso una maggiore consapevolezza dei propri pensieri ed un miglioramento sostanziale della propria prospettiva temporale.

L’ascolto assume connotati molto diversi in funzione dello scopo.

Se voglio sapere come è andata una vacanza di un amico o familiare, non andrò mai nel futuro positivo e nel futuro negativo, ma starò possibilmente sull’ascolto attivo dei momenti del passato recente. Come è andata la vacanza? Cosa avete visto di bello? Cosa hai mangiato di buono? E tra di voi come è andata? Ci sono stati degli episodi che mi vuoi raccontare? E via così.

Sarà quindi un ascolto concentrato sul passato, dove io applicherò un atteggiamento di empatia per capire non solo i nomi dei luoghi visitati ma anche e soprattutto gli stati d’animo, le emozioni, i vissuti, e le storie.

Esaminiamo invece il colloquio di coaching: Quali sono i tuoi obiettivi? Che goal vorresti raggiungere? Quando li vorresti raggiungere? Con l’aiuto di chi li potresti raggiungere? E via così. generalmente un colloquio tutto spostato al quadrante a destra in alto, orientato agli obiettivi futuri partendo dall’”ora”, e all’inquadramento delle prossime sfide e strategie migliori per esse.

Che si tratti di sfide aziendali, sportive o esistenziali, saremo in un T-Chart che parte sostanzialmente dal presente e si prolunga in un futuro positivo. Questo futuro può essere persino “aspirazionale”, lontano, per poi arrivare a trovare i primissimi “step praticabili, le azioni che possiamo fare, da subito, per dare corpo alla strategia.

Se parliamo invece di un colloquio psicoterapeutico, esso probabilmente partirà dal “Come ti senti ora? Cosa non va nella tua vita? Cosa ti porta a sentirti insoddisfatto, o infelice? Di cosa vorresti parlarmi? (in genere domande che traguardano il lato negativo).

I dati emergenti sono soprattutto legati ad un vissuto negativo, il cliente medio non va da uno psicoterapeuta per raccontare i suoi successi e vittorie, ma in genere, ha bisogno di esaminare un trauma, una fobia, uno stato di ansia o di panico, o un disagio esistenziale.

Il T-Chart partirà quindi dal “qui ed ora” per andare indietro nella zona del passato negativo, a caccia di eventi e modelli di pensiero di cui però la persona dovrebbe liberarsi, e che si stanno probabilmente trascinando nell’oggi.

Distinguere che tipo di ascolto stiamo praticando, con il T-Chart, è anche visivamente molto chiaro.

Grazie a questa  rappresentazione grafica, siamo ora in grado di comprendere meglio quali sono le specificità di un certo tipo di ascolto.

E se pratichiamo un approccio di tipo olistico, possiamo anche visualizzare il fatto che, risolti alcuni aspetti legati al passato, ora compreso ed esaminato, possiamo poi spostarci verso il futuro, per non stare solo in un “angolo del lamento” ma entrare in un “laboratorio di costruzione del futuro positivo.

Ogni professionista, in base alla Scuola di appartenenza, utilizza un modello più o meno centrato su uno dei quadranti, e persino su più quadranti.

L’importante è sapere che cosa vogliamo ascoltare, che cosa vogliamo esplorare, e che fine abbiamo. Se il fine è curare, o aiutare ad elaborare una strategia di gara, o lavorare su una relazione matrimoniale, o sullo stile di leadership. La chiarezza è tutto.

Altri materiali su Comunicazione, Ascolto, Empatia, Potenziale Umano e Crescita Personale disponibili in questi siti e link:

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© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli

Il T-Chart (o Time-Chart, diagramma dei tempi) è uno dei modelli fondamentali per il metodo HPM (sviluppo del Potenziale Umano) e ALM (sviluppo del Potenziale Aziendale).

Centrato sul tema dell’ascolto, la forma di base di un T-Chart è molto semplice, assomiglia ad una T rovesciata, che contiene due assi: 1) asse dei tempi, e 2) asse della positività/negatività di un evento.

Il modello può essere usato per estrarre e catalogare eventi e informazioni durante un colloquio di ascolto, per collocare eventi e situazioni nel tempo, per ricordarle e rivederle, o come modello di analisi per cercare le connessioni  tra diversi eventi.

Le tipologie di informazioni si possono classificare in vari modi, come vediamo nel modello grafico di seguito.

Come vediamo, non esiste un solo futuro ma diversi futuri, e non esiste un solo passato, ma diversi passati. E questa è solo una mappa semplificata rispetto ad una realtà molto più articolata.

Lo stesso vale per il presente: possiamo avere un presente neutro, felice, o infelice, o ancora,  felice per un aspetto ma infelice per un altro.

Quando esaminiamo un evento, possiamo collocarlo innanzitutto nel T-Chart, usandolo come semplice spazio di annotazione.

In esso avremo modo di inserire:

  • Informazioni Diagnostiche: capire meglio un evento, uno stato emotivo, un sogno o aspirazione, o il presente della persona.
  • Informazioni Prognostiche: capire come potrebbe essere l’evoluzione della persona, se non vi fosse alcun intervento, alcuna forma di cambiamento, di formazione, coaching, counseling, apprendimento, o qualsiasi altro intervento suggeribile.

Il T-Chart ha uno scopo preciso: ascoltare eventi e situazioni e collocarle nei tempi e negli spazi psicologici della persona.

L’estrema sintesi del modello è questa:

  • il passato negativo, gli episodi passati, gli eventi critici negativi, le questioni accadute che egli giudica negative;
  • il passato positivo, gli episodi positivi, i successi, ciò che lo ha gratificato;
  • il presente positivo, cosa “va” e crea felicità o positività, ora nella sua vita o in questo preciso istante;
  • il presente negativo, cosa non “va”, cosa crea malcontento, emozioni negative, delusione o malcontento, nella sua vita, o in questo preciso istante;
  • il futuro positivo, verso dove desidera dirigersi, quali sono i suoi sogni e progetti, dai più vicini ai più lontani e visionari;
  • il futuro negativo, cosa gli fa paura, cosa non vuole che gli accada?

Questa è una sintesi estrema, perché in realtà il modello è molto più ricco di sfumature, per cui invito chiunque sia interessato a usare l’ascolto nella propria professione, ad approfondirlo, nei seminari specifici di certificazione ad esso dedicati[1].

Secondo scopo fondamentale del T-Chart: estrarre le modalità di pensiero e strategie euristiche (insiemi di convinzioni e belief system, sistemi ricorrenti o “pattern”) che la persona ha usato (nel passato), sta usando (nel presente) o intende usare (nel futuro).

Questo secondo aspetto è fondamentale sia in un ascolto tra amici, che in un ascolto professionale, come avviene nel coaching, counseling, leadership, terapia.

Possiamo immaginare una persona vista per la prima volta, sia per noi un T-Chart completamente vuoto.

Della persona non so assolutamente nulla, non so successi, fallimenti, non so come sta, non so i sogni né le paure, le sue ansie e le sue speranze.

E ora veniamo ad una constatazione fondamentale di cui prendere atto per poi attivarsi. Tutti quei punti interrogativi sono in realtà degli Information Gap, delle lacune informative, dei “non so” rispetto alla storia, al presente, e al futuro di questa persona. E possono essere colmati con un ascolto attivo ed empatico.

Gli Information Gap sono lacune informative, da colmare con l’ascolto e le domande.

Ancora più tecnicamente, avremo:

  1. Degli Info Gap di natura strettamente informativa (dati, numeri, persone, orari, luoghi e altri dati tangibili) e
  2. Degli Emo-Gap™ (label sviluppato nel metodo HPM- ALM), dei gap sugli stati emotivi, sul come stai, o come stavi, o come ti senti, o come ti sei sentito, in una certa situazione. Come volevi sentirti, che differenza c’è tra come stai ora e come vorresti stare? Che emozioni provi? Che emozioni miste troviamo se chiudiamo gli occhi e ci mettiamo in ascolto, e via così. Tutto ciò che non sappiamo della vita emotiva di una persona fa parte dell’Emo-Gap™.

Mettendo i due dati in linea, in caso di vuoto, avremo la nostra completa ignoranza rispetto ad una persona. Non male!

Ma in caso di una buona densità per ogni quadrante, avremo una persona della quale abbiamo compreso quasi tutto, e a fondo. Non male ancora!

I punti interrogativi sulle persone iniziano a colmarsi di significati appena entriamo in presenza fisica della persona, o leggiamo un suo scritto o una sua mail, e notiamo come cammina, o vediamo una sua foto, o qualsiasi degli elementi che abbiamo mostrato nello schema della comunicazione umana “canali di emissione e canali di ricezione nella comunicazione umana” (vedi schema nei capitoli precedenti).

Con questo schema, e i dati che cominciano a fluire dalla persona, cominceranno a riempirsi i tasselli di un profilo personale con importanti informazioni. I tasselli del puzzle umano cominciano a comporsi. Andremo a caccia di segni, parole, simboli, fatti, conferme, dissonanze, lo faremo con l’osservazione, la percezione aumentata, domande semplici e domande potenti, esame delle Action Lines (come la persona agisce o ha agito in un caso specifico, e se questo agire o “pattern” si ripete in altri casi), e tanto altro. Quando si ascolta, è importante non solo “come” si ascolta, ma anche cosa si ascolta, ovvero i contenuti della comunicazione.

Trattare la comunicazione come un insieme di canali comunicativi, di “condotte d’acqua”, è assolutamente riduttivo se non ci si pone il problema di quale materia fluisca attraverso le condotte, se sia acqua, alcool, o invece fango. In altre parole, il T-Chart pone al centro della questione il “contenuto” della comunicazione e definisce una modalità per collocarlo nel tempo, nello spazio e soprattutto nello spazio psicologico della persona che stiamo ascoltando.


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Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching