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rigenerazione mentale

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Dal libro Self Power di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Copyright – Rivista Communication Research

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Il Potere Personale viene anche dal fatto di gestire bene il nostro “ricambio”. Se monti su un’auto parti di ricambio già usurate, se gli ostruisci i flussi d’aria in ingresso, se gli ostruisci e blocchi lo scarico, quest’auto andrà malissimo e presto si romperà. Il nostro corpo non è molto diverso.

Il nostro corpo è un sistema aperto, in evoluzione permanente. Lo stile con cui mangiamo, con cui respiriamo e gli esercizi che facciamo lo alterano in meglio o in peggio.

In un approccio serio alla crescita personale, non possiamo dimenticare quanto sia importante valutare bene cosa mangiamo, cosa beviamo, cosa respiriamo, che esercizi fisici facciamo, e quanta importanza quotidiana diamo al corpo. E’ difficile che in un corpo spento abiti una mente luminosa.

E, assieme al corpo, andremo anche a curare il nostro Training Mentale, con esercizi che oggi probabilmente non conosciamo nemmeno.

Ogni sette anni l’intero corpo rinnova le proprie cellule completamente

“In un essere umano adulto ogni giorno muoiono dai 50 ai 100 miliardi di cellule. In un anno la massa delle cellule ricambiate è pari alla massa del corpo stesso…. Durante la nostra vita la maggior parte delle cellule che costituiscono l’organismo invecchiano e muoiono. Queste cellule devono essere sostituite in modo tale che l’organismo possa continuare a svolgere tutte le sue funzioni in modo ottimale”.[1]

In un organismo umano adulto attorno ai 50-70 miliardi di cellule muoiono ogni giorno, per essere ricambiate. Questo meccanismo, chiamato “apoptosi”[2] ci fa ben comprendere come sia essenziale favorire il ricambio, espellere tossine, nutrire il corpo di nuovo materiale sano, aria acqua e cibo – apprendere a riposare, a rigenerarsi, per poi farlo lavorare, vivere, muoversi.

Dovremmo persino stupirci del fatto di essere vivi e poter toccare le cose.

Persino un sasso immobile davanti a noi – o la seggiola o il letto e ovunque noi siamo appoggiati ora leggendo – è un insieme di atomi e quanti in febbrile movimento, con particelle che viaggiano prossime alla velocità della luce.

La fisica subatomica ci costringe a fare i conti con il fatto che non esiste niente di veramente solido e permanente.

I fisici oggi sanno che ogni atomo di cui è composto il nostro corpo viene da polvere stellare, da stelle esplose che hanno poi dato vita a riaggregazioni di nuove stelle e pianeti e in ultimo alla vita. Siamo stati prima stelle, poi polvere, e torneremo polvere e ancora stelle.

Per quanto riguarda il nostro corpo, esso non è mai lo stesso, le cellule si ricambiano in continuazione, e il miracolo del come noi manteniamo un’identità in un corpo che ci cambia dentro, continua.

Siamo porte aperte. Miliardi di particelle subatomiche come i neutrini attraversano in continuazione il corpo, il mio, il tuo, ogni secondo, ci passano dentro venendo dallo spazio interstellare. Eppure non ce ne accorgiamo, il tutto ci sembra fermo, o solido. Grave errore. E dato che siamo sistemi aperti, cerchiamo di sfruttare questo fatto.

Scoprire i fattori che alimentano la rigenerazione di corpo e mente è una nuova scienza. Imparare ad espellere idee e credenze tossiche richiede un buon training mentale, coaching e counseling, tecniche nuove ma assolutamente alla portata di chiunque, apprendibili in corsi appositi.

Cambiare, migliorare e rigenerarsi mentalmente è possibile. E non solo nel pensiero, persino nel nostro hardware.

E la scienza ci dice che non solo le cellule degli organi ma persino i neuroni, secondo nuovi studi, hanno una propria rigenerazione[3].

E, per quanto sembri incredibile, la rigenerazione dei neuroni è favorita da attività fisiche e motorie, così come da attività cognitive. “La r. n. è promossa da alcuni fattori trofici, come il BDNF (Brain- Derived Neurotrophic Factor), ma è favorita anche da stimoli cognitivi e da attività motorie”[4].

Per cui, è veramente il caso di dire che più si usa il corpo, più diventa nuovo.

Espellere regolarmente tossine fisiche o mentali, fare esercizio fisico, immergersi nella natura, immettere “cose buone”, che siano concetti buoni, cibo o aria buona, diventa per noi esigenza assoluta, vitale.

Così come riconoscere i cibi intossicanti, le relazioni tossiche, le idee tossiche. Non esiste solo l’aria inquinata, le fonti inquinamento elettromagnetico e il cibo spazzatura, ma anche una relazione tossica e un ambiente sociale tossico possono farci ammalare. Per cui, la scienza dell’alimentarsi di sostanze buone va affiancata alla ricerca di “compagnie buone” e ambienti sociali buoni, relazioni umane vere e non solo obbligate.

Tutto questo porta ad una nuova forma di “alchimia esistenziale” dove si uniscono pratiche fisiche, sportive, alimentari, spirituali, vita di relazione, vita lavorativa e sociale, in un unico mix del quale diventare sempre più registi e sempre meno vittime inconsapevoli.


[1] Pinton, Paolo (2013). Morte e rinnovamento cellulare. Zanichelli Scienze. (Docente di patologia generale all’Università di Ferrara).

[2]vedi per approfondimenti ulteriori http://it.wikipedia.org/wiki/Apoptosi

[3] Nature (Pluchino S., Quattrini A., Brambilla E., Gritti A., Salani G., Dina G., Galli R., Del Carro U., Amadio S., Bergami A., Furlan R., Comi G., Vescovi A. L., Martino G., Injection of adult neurospheres induces recovery in a chronic model of multiple sclerosis, Nature; 422(6933): 688-94, 2003

[4] fonte: Treccani, Rigenerazione neuronale. Dizionario di Medicina (2010).

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Dal libro Self Power di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Copyright – Rivista Communication Research

Di Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, Formatore, Sensei 9° Dan Sistema Daoshi

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© Articolo a cura di Daniele Trevisani, rielaborato dall’autore, dal volume “Il Potenziale Umano”, Franco Angeli editore, Milano www.studiotrevisani.it – Non sono ammesse modifiche al testo. Testo riproducibile solo con citazione della fonte come sopra.

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Voi uomini bianchi pretendete che noi ariamo la terra, che tagliamo l’erba,

che da questa otteniamo del fieno e lo vendiamo, affinché diventiamo ricchi.

Voi uomini bianchi conoscete solo il lavoro.

Io non voglio che i miei giovani uomini diventino uguali a voi.

Gli uomini che lavorano sempre non hanno tempo per sognare,

e solo chi ha tempo per sognare trova la saggezza

(Smohalla)[1]

Chi pratica arti marziali e sport di combattimento crede in qualcosa. Chi smette, è perché ha finito di credere. Classico sentir dire “chi te lo fa fare di andare a prendere dei pugni” o “andare a fare quei gesti strani”… ma chi lo vive da dentro sa che quelle ore hanno un valore sacro che a volte non vale nemmeno la pena spiegare. Tra di noi però vale la pena parlarne e anzi approfondire il discorso.

Io credo fermamente che il valore delle Arti Marziali e Sport di Combattimento vada oltre il gesto fisico e muscolare. Credo fermamente nel potere che ha un buon allenamento nel farti “staccare” dalla schifezza che circonda a volte le vite di ciascuno e collegarti alla parte buona della vita.

Credo fermamente nel potere curativo, fisico e psicologico, dei nostri sport, e che per vivere le arti marziali si debba vivere ogni allenamento a livello viscerale, con il cuore e non con il cervello, come un momento di rigenerazione e non confonderlo con uno dei tanti impegni che ci stressano.

Sapersi rigenerare diventa ancora più importante che dare prestazioni di picco. Questo soprattutto per chi intende dare prestazioni a lungo, e chi affronta con serietà un lavoro sulle performance. Le energie non sono infinite e vanno ricaricate. Costruire capsule temporali di rigenerazione è arte e scienza.

Il corpo e la mente hanno enormi capacità ma hanno bisogno di recupero.

La gestione dello stress e la ricerca del senso richiedono un lavoro sullo stile di vita, un’evoluzione permanente che si applica ogni singolo giorno, ed esige anche dei momenti di stacco dalla quotidianità e dalle pressioni. Le arti marziali e gli sport da ring permettono questo stacco fisico e mentale. Mentre fai un allenamento in sala pesi o macchine (o qualsiasi altro sport “di moda”) la tua testa può continuare a vagare sui problemi del lavoro, puoi continuare a parlare di cazzate con gli amici o finti amici, mentre combatti no. Mentre fai una forma difficile no. Li la testa è obbligata a staccare e viene a crearsi una capsula di spazio-tempo eterna, che non ha inizio né fine, sinchè hai fiato per andare avanti.

Per questo, qualsiasi luogo dove si praticano arti marziali o sport da ring è sacro. È sacro perché lì dentro, nel sudore, nella “bolla di concentrazione”, le persone cercano di elevarsi dallo stato di apatia della massa e cercano di migliorarsi o aiutare gli altri.

Nessun altro può capire quanto sia sacro sputare in palestra il veleno che hai accumulato nella giornata, e dedicarsi a picchiare un sacco o fare uno sparring o fare delle forme, come fossero una forma di preghiera. Un ringraziamento al fatto di essere vivi. Un momento in cui stai facendo delle ricerche su te stesso.

Ogni attività di coaching può trarre beneficio da ciò che i praticanti avanzati di arti marziali considerano necessario e indispensabile per esercitarsi: apprendere a staccare dalla routine giornaliera, trovare un luogo sacro, magico, speciale, o semplicemente tranquillo, per raggiungere una condizione diversa dove esprimersi.

Si tratta di uno spazio-tempo che prende molte sembianze. Il luogo fisico o psicologico del “ritiro” rigenerante o spirituale, il luogo della meditazione, o dell’ozio meditativo, o del pensiero, l’antro magico in cui fermarsi a riflettere, la grotta che simboleggia il luogo fuori dal tempo, o la pausa di riflessione necessaria per inquadrare meglio la rotta.

I setting fisici, e non solo psicologici, hanno rilevanza fondamentale per facilitare questo distacco, come evidenziato nelle arti marziali, parlando del Dojo o palestra o spazio di allenamento;

Tradizionalmente il Dojo era un luogo sacro. In realtà il Dojo è l’espressione esteriore di uno stato interiore che dobbiamo acquisire fermando il nostro mondo, arrestando il dialogo interiore. Ciò che rende sacro il Dojo è penetrare in uno stato sacro attraverso l’abbandono del nostro pensiero quotidiano, delle nostre inquietudini, dei disturbi, delle ossessioni, del tran tran delle nostre tiranniche menti, sempre incapaci di smettere di muoversi di qua e di là[2].

Nel sistema HPM dedicato al potenziale umano (www.studiotrevisani.it/hpm2)  ci riferiamo a questi luoghi-momenti come a “capsule spazio-temporali” dedicate alla rigenerazione di sé. L’esigenza di trovare un nome per questi momenti deriva dal fatto che sono momenti che tutti i praticanti seri vivono, ma spesso non abbiamo un’etichetta per definirli. Avere un nome per un momento così speciale è fondamentale. Se non sai il nome di una persona farai fatica a chiamarlo in modo diretto, se ne conosci il nome si girerà appena lo chiami.

Quando noi chiameremo le nostre ore passata ad allenarci “capsule spazio-temporali di rigenerazione”, sapremo meglio ciò che vogliamo raggiungere.

E, parliamoci chiaro, dopo anni di pratica un praticante serio vede subito, a colpo d’occhio, chi sono i praticanti che stanno vivendo l’allenamento “da dentro” la capsula spazio temporale, immersi in una sacra bolla di concentrazione, o sono li con la stessa presenza mentale con cui sarebbero a giocare a carte.

A noi stessi può capitare di non riuscire ad “essere li con la testa” durante un allenamento, ma questo stesso fatto di riconoscere che sta succedendo, può aiutarci a lasciare andare sullo sfondo i pensieri che ci concentrano, e immergersi piano piano nella parte sacra dell’allenamento, quella dove il tempo e lo spazio si fermano ed esiste solo la più assoluta concentrazione. Credo che questo momento abbia una sua sacralità.

Lo stesso tipo di attività, lo stacco dal quotidiano, può essere ottenuto attraverso esperienze di contatto con la natura, ritiri manageriali e ritiri sportivi, nella preghiera, o in una attività particolarmente gradita.

Al di là della specifica pratica, ciò che rimane sostanziale è la necessità di trovare gli spazi e i luoghi (gli spazio-tempi) in cui rigenerarsi, e non confonderli con attività che lo fanno solo apparentemente, es.: shopping, fumare, guardare programmi stupidi, e altre attività pseudo-ludiche che in realtà consumano anziché rigenerare, avviluppano invece di liberare, stressano anziché allentare le tensioni.

Fare chiarezza su questa differenza tra tempo di rigenerazione vero – il tempo sacro del dojo o del ring vissuti come dovrebbero essere – e i tempi di annientamento mentale in cui sprechi la tua vita, è una nuova sfida che i fighter possono cercare di inserire al centro del proprio bersaglio da colpire. Un bersaglio mobile e sfuggente, ma che una volta inquadrato prima o poi manderemo al tappeto.

Dott. Daniele Trevisani

Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei 8° Dan Sistema DaoShi® Bushido www.daoshi.it formatore di atleti e istruttori di Muay Thai, Kickboxing, Karate  specializzato in Kumite, Taekwondo Full Contact, Sanda, K1, Thai e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile e campione universitario USA alla University of Florida.

Formatore e ricercatore in Psicologia e Potenziale Umano, è consulente NATO e dell’Esercito Italiano. Laureato in Dams-Comunicazione, è inoltre specializzato in Psicometria all’Università di Padova.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali formatori italiani nella formazione risorse umane, formazione formatori, coaching, formazione di manager, di istruttori e trainer.


[1] Citazione tratta da: Recheis, K., Bydlinski, G. (2004), Sai che gli alberi parlano? La saggezza degli Indiani d’America, Ed. Il Punto d’Incontro, Vicenza.

[2] Tucci, A. (2005), Concentrazione e meditazione nelle arti marziali, Budo International, settembre, p. 62.