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Copyright da: Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale

di Daniele Trevisani

Comunicazione delle emozioniUn laboratorio delle emozioni è certamente una “prova evolutiva” molto più forte del semplice fatto di saper scheggiare una selce.

  • Tu puoi e anzi devi capire la tua cultura di appartenenza (cultura nazionale, regionale, e persino la cultura familiare) e puoi metterne in discussione i tratti che non approvi più quando ne diventi completamente consapevole. Puoi decidere di far entrare nel tuo patrimonio dei tratti culturali nuovi, che apprezzi e desideri. Ricercarli, studiarli, è una nuova fase della vita.
  • Tu puoi e devi osservare e capire la tua personalità e decidere di cambiarne qualcosa che ti migliori.
  • Tu puoi allenarti a capire i tuoi stati di umore, a dare loro dei nomi, allenarti a capire cosa li produce e come riprenderne le redini al di la di quanto accade “fuori”.
  • Tu puoi allenarti a “percepire” le emozioni e il loro mix e diventarne padrone e non schiavo.
  • Tu puoi dirigere il tuo comportamento senza che sia in balia di sole forze esterne, e sia sempre più connesso ai tuoi valori, alla tua volontà.
  • Tu poi pensare che lavorandoci sopra, arriveranno traguardi che visti oggi sembrano addirittura impossibili.

Saper “intagliare” la propria personalità, lavorare sul proprio umore, sulle proprie emozioni, sul proprio comportamento, è la vera prova di un atto evolutivo estremo.

Fare della propria vita un laboratorio significa non dare per scontato che tutto sia fermo, bloccato, rigido. Significa lavorare per dirigere questi quattro livelli verso una direzione che amiamo e vogliamo raggiungere.

La possibilità di agire o non agire, avviarsi verso la luce o stare al buio, deve fare i conti con quello che le persone “provano” in ogni esatto momento. Questo comprende anche il diventare padroni di agire con o senza il supporto di emozioni favorevoli

Che tu lo voglia o no, devi guardare a “come sei fatto” e metterci mano. Devi tracciare la tua rotta.

Cosa è entrato dentro di noi per farci essere cosa siamo ora è come prendere un pezzo di pane e guardare esattamente quale tipo di farina sia stata usata per prepararlo (una o più di una… e di che tipo), che acqua sia stata usata, e quanto questa fosse pura.

E quando avremo capito, potremo chiederci: cosa voglio tenere e cosa vogliamo cambiare di questo modo di essere finale in cui ci ritroviamo ora? O per un gruppo come un’azienda o una squadra, cosa di buono tenere e cosa è bene cambiare?

In certe aziende, famiglie o gruppi sociali (e persino nazioni), la persona e la risorsa umana (in termini aziendalistici) assomigliano molto alla “rana della pozzanghera” (una rana che, d’estate, mentre l’acqua si scalda al sole si indebolisce sino a lessarsi e non poter più muoversi) o al religioso forzato.

Per la rana aziendale può trattarsi di uno stagno visivamente splendido e accogliente, con entrate sontuose e atri luminosi, e splendide piante ornamentali. Vissuto da dentro potrebbe invece essere e diventare una perfida pozza venefica, nella quale non si riesce più a “respirare”, e si finisce per soffocare.

In ogni caso, le idee che abbiamo in testa non sono sempre le nostre. L’autenticità delle idee è una conquista che richiede un grande lavoro di ricerca personale.

Nella vita gli ambienti circostanti mutano ma non sempre con la velocità sufficiente ad innescare lo shock da reazione, o lo spirito Spartano, o la voglia di autenticità verso se stessi, e ci si sforza di adattarsi o sopportare. In altre realtà opposte, l’ambiente è invece favorevole e permette all’essere umano di realizzarsi.

Se abbiamo la fortuna di trovare persone che ci accompagnano in una ricerca personale, questo sarà un fattore facilitante. Se non l’abbiamo, possiamo e dobbiamo cercare sia Maestri che compagni di viaggio.

Copyright da Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale

di Daniele Trevisani

“Tu puoi” – Lettura dell’autore, dai libri “Il Coraggio delle Emozioni” e “Psicologia della Libertà”

https://youtu.be/fm9N3ZqREU4

 

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Articolo Copyright. Estratto dal volume Self Power, di Daniele Trevisani.

  • Area: Crescita Personale – Libri

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La Comunicazione ha due poteri in base al tipo di messaggi che vogliamo esaminare:

1 – messaggi in ingresso: il potere di farti qualcosa, e quindi il potere dei “messaggi che ti colpiscono”, le comunicazioni che ricevi ogni giorno. Ciò che ti entra. Che messaggi ti danno le pubblicità? Che messaggi ti arrivano dalle persone che hai vicino? Che effetto ti fanno? Quali ti danno energia e quali te ne tolgono? Ti sai schermare da quelle che ti prosciugano?

2 – messaggi in uscita: il potere dei tuoi messaggi. La tua forza persuasiva, o didattica, la tua capacità di generare attenzione, interesse, desiderio, muovere all’azione, o incuriosire, persuadere, affascinare. Quando e con chi ti riesce, quando e con chi ancora non abbastanza?

Il potere dei messaggi degli altri su di te

In merito alle comunicazioni in ingresso, immagina di ricevere questo messaggio:

…sei veramente una Persona meravigliosa e con il tuo libro cambierai sicuramente la Vita di molti , così come avrai già fatto. Sono fortunata a conoscerti .

Un altro messaggio invece recita:

E’ inutile che ti sbatti tanto i tuoi libri andranno tutti a finire in cantina.

Come ti fanno sentire? Come reagisco al primo? Come reagisco al secondo?

È in base a come reagisco ad un messaggio che il mio destino si forma, giorno dopo giorno.

Il messaggio negativo potrebbe annullare le mie energie mentali, oppure spronarmi a fare il massimo, per spirito di vendetta o di narcisismo o di orgogliuo: “adesso ti faccio vedere io…” Se così funziona, mi rimane dentro la voglia di impegnarmi e continuare il libro. Addirittura, questo messaggio potrebbe portarmi a cercare cosa di vero ci sia e migliorami, riducendo al massimo la possibilità che il libro rimanga in cantina, ampliando le mie energie sia per realizzare un ottimo libro, che per promuoverlo bene.

La mia personalità ha bisogno del primo messaggio o del secondo, per essere motivata? Se se sono stato in grado di lavorare su di me al punto tale da trarre motivazione da entrambi, significa che so riconoscere i messaggi tossici e gestirli veramente. E che allo stesso tempo so nutrirmi dai messaggi positivi.

Tra i tanti messaggi che ricevi in un giorno, quanti ti fanno sentire bene, quanti ti fanno sentire apprezzato, e quanti cercano di smontarti? E tu cosa fai? Reagisci con spirito guerriero, li ignori, li deridi? Li analizzi per quanto possono magari insegnarti? O ti lasci avvelenare?

 

“Molte volte la sconfitta bussa alla porta del Guerriero. In quei momenti, egli rimane in silenzio. Non spreca energia con le parole, perché le parole non possono fare niente. E’ meglio usare le forze per resistere e pazientare, sapendo che Qualcuno sta guardando. Qualcuno che ha visto l’ingiusta sofferenza, e non vi si rassegna. Questo Qualcuno dà al Guerriero ciò di cui ha bisogno: il tempo. Prima o poi, tutto tornerà a lavorare in suo favore”.
(Paulo Coelho)[1]

 

Il “Potere della Comunicazione”, quello vero, è di far sentire bene le persone o invece distruggerle moralmente.

Credo che questa cosa sfugga a tanti.

E so anche che purtroppo pochi conoscono i training che ti aiutano a schermarti dalle negatività, anche perché questo flusso di messaggi inizia presto, accade sino dai primi bagliori di vita. Ma per nostra fortuna, continua da adulti, e possiamo agire, possiamo intervenire. Quindi, se non riprendiamo le redini del “filtro” – cosa vogliamo far entrare in noi, e cosa no – ne saremo sempre vittime inconsapevoli.

Dobbiamo imparare l’arte di lasciar fluire i messaggi negativi, vedere se per caso contengano qualche suggerimento buono ma lasciar scorrere via la malignità e negatività che contengono. E allo stesso tempo, ricordare sempre e fissare chiaramente in memoria i messaggi positivi che ci arrivano. Questi alimenteranno il nostro Auto-Potere in modo permanente, come batterie inesauribili.

Se non l’hai già fatto, inizia a farne una raccolta. Tieni un diario dei messaggi in ingresso, positivi e negativi.

Rileggila ogni tanto, anche nei momenti difficili, ti aiuterà.

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Articolo Copyright. Estratto dal volume Self Power (Best Seller tra i Libri di Crescita Personale), di Daniele Trevisani.

Vietata la riproduzione senza citazione dell’autore come fonte, e del volume di provenienza.

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Articolo a cura di Daniele Trevisani

Rielaborato dall’autore in base al testo pubblicato nel volume Il Potenziale Umano, Franco Angeli editore,

Copyright Daniele Trevisani www.danieletrevisani.com

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Il desiderio di crescere, evolvere, migliorare, esplorare, è insito nella genetica umana e nella storia della sua evoluzione.

Siamo nati per scoprire.

Siamo nati per evolvere.

Siamo nati per conoscere.

NON siamo nati per soffocare in una vita di veleni fisici o psicologici.

Nonostante le enormi ingiustizie e disuguaglianze sociali e planetarie, osserviamo la tendenza costante di ogni creatura a cercare una propria progressione, o una propria autorealizzazione.

Figura 15 – Alcune variabili che intervengono sulla crescita personale

Come osserva Carl Rogers, sul lato della psicologia umanistica, ogni essere umano possiede dentro di sè una energia che tende alla realizzazione di sè, e – dato un clima psicologico adeguato – questa energia può sprigionarsi e produrre benessere sia personale che per l’intero sistema di appartenenza (famiglia, azienda, squadra).

Oltre al clima psicologico favorevole alla crescita, è importante la possibilità di non essere soli nel percorso e avere compagni di viaggio (condizione 1). Una condizione ulteriore indispensabile (condizione 2) è sapere dove muoversi, verso dove andare, poter accedere ad un modello o teoria che guidi la crescita.

Con questa duplice attenzione, lo sviluppo personale diventa un fatto perseguibile, non più solo un sogno o un desiderio.

Una persona, un’azienda, un atleta, una squadra, sono organismi in evoluzione che spesso anziché evolvere in-volvono, o implodono, si consumano.

Tutti desideriamo la crescita e il benessere ma a volte ci troviamo di fronte a risultati insufficienti (sul lavoro, o nei rapporti di amicizia, o nel nostro percorso di vita) e a stati d’animo correlati di malessere, sfiducia o calo di autostima.

Dunque, bisogna agire. Ma ancora più interessante – prima di affrontare il come agire – è capire quando nasce il bisogno. Alcune domande provocative:

  • · Quali sono i limiti inferiori, i segnali che ci informano del fatto che è ora di cambiare, che qualcosa non va, o che vogliamo essere migliori o anche solo diversi? Dobbiamo aspettare di raggiungerli o possiamo agire prima?
  • · Quando prendiamo consapevolezza del bisogno di crescere o evolvere?
  • · Da cosa siamo “scottati”, quali esperienze o fatti ci portano a voler evolvere? Quali sono i critical incidents che ci segnalano che è ora di una svolta? Dobbiamo attenderli o possiamo anticiparli?

I critical incidents possono essere eventi drammatici o invece di piccola portata, ma comunque significativi, come lo svegliarsi male e non capire perché. Può trattarsi di un accadimento che ci ha riguardato e non riusciamo ad interpretare, non riusciamo a capire cosa sia successo. Possono essere casi di vita come la perdita di un lavoro, o una trattativa andata male, una gara persa, un litigio, una relazione che non va, o anche solo la difficoltà a raggiungere i propri obiettivi quotidiani. Può anche trattarsi di una malattia fisica o sofferenza psicologica. In ogni caso, la vita ci presenta continuamente sfide che non riusciamo a vincere, e alcune di queste fanno male.

Spesso rimanere “scottati” (da un’esperienza o stimolo) è indispensabile per acuire lo stato di bisogno, ma – come dimostrano gli studi sulla fisiologia – l’organismo degli esseri viventi si abitua anche a stati di sofferenza cronica e finisce per considerarli quasi accettabili. Finisce per conviverci.

La metafora della rana nella pozzanghera, vera o falsa che sia, è comunque suggestiva: leggende metropolitane sostengono che una rana che si tuffi in una pozzanghera surriscaldata dal sole reagisca immediatamente e salti via. La rana scappa dall’ambiente inospitale senza bisogno di complicati ragionamenti. D’estate, una rana che sia nella stessa pozzanghera – la quale progressivamente si surriscalda al sole – non subisce lo shock termico istantaneo e può giungere sino alla morte, poiché – grado dopo grado – il peggioramento ambientale procede, in modo lento e costante, e non si innesca lo shock da reazione.

Non ci interessa la biologia delle rane, se la leggenda sia vera o falsa, e nemmeno se questo sia vero per tutte le rane. Interessa il problema dell’abitudine a vivere al di sotto di uno stato ottimale o della rinuncia a crescere, la rinuncia a credere che sia possibile una via di crescita o (nei casi peggiori) una via di fuga o alternativa ad un vivere oppressivo, intossicato, o semplicemente al di sotto dei propri potenziali.

L’abitudine all’ambiente negativo porta ad uno stato di contaminazione e alla mancanza di uno stimo di reazione adeguato. Si finisce per non sentire più il veleno che circola, l’aria viziata o velenosa.

Bene, in certe zone dello spazio-tempo, del vissuto personale, l’aria è ricca di ossigeno, ma in altre, larga parte dell’aria che respiriamo è viziata, e non ce ne rendiamo conto.

In certe aziende, famiglie o gruppi sociali (e persino nazioni), la persona, e la risorsa umana (in termini aziendalistici) assomiglia molto alla rana: può trattarsi di uno stagno visivamente splendido e accogliente, con entrate sontuose e atri luminosi, ma che – vissuto da dentro – diventa una perfida pozza venefica nella quale non si riesce più a “respirare”, e si finisce per soffocare.

Nella vita gli ambienti circostanti mutano ma non sempre con la velocità sufficiente ad innescare lo shock da reazione, e ci si sforza di adattarsi o sopportare. In altre realtà opposte, l’ambiente è invece favorevole e permette all’essere umano di realizzarsi.

Lo sforzo di adattamento produce un adeguamento inferiore, un blocco della tendenza attualizzante: la tendenza ad essere il massimo di ciò che si potrebbe essere, la tendenza a raggiungere i propri potenziali massimi di auto-espressione. Il nostro scopo è invece di perseguire la tendenza autoespressiva ai suoi massimi livelli: la tendenza di ogni essere umano ad essere il massimo di ciò che può essere.

Mai adattarsi al meno come stile di vita e di pensiero, cercare la luce, nutrirsi di conoscenza, vivere la vita a pieno, è il vero senso del Potenziale Umano

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Copyright dott. Daniele Trevisani

Il tempo di reazione emozionale

© Articolo copyright Studio Trevisani, www.studiotrevisani.it – non può essere utilizzato senza autorizzazione scritta o citazione della fonte.

Il tempo di reazione emozionale (Emotional Reaction Time, ERT) misura il tempo necessario per trasformare un’emozione in un comportamento reale e pratico. I soggetti con alti livelli di ERT sono in grado di “prendere provvedimenti adeguati” ogni volta che esperiscono emozioni forti (positive o negative che siano).
I provvedimenti positivi sono ad esempio la capacità di capire cosa ha provocato l’emozione positiva e come ripetere tale condizione, mentre i provvedimenti negativi sono le reazioni alle situazioni che ci provocano disagio emozionale e la loro eliminazione o riduzione d’impatto sul nostro vissuto.
Il livello più basso di ERT è la mancanza assoluta di collegamento tra i comportamenti quotidiani e le emozioni vissute, il che provoca una rapida dissoluzione dell’integrità psicologica, l’annullamento del sé e la posticipazione continua di un percorso di crescita personale.

Le aree per la formazione e sviluppo della comunicazione assertiva emozionale, sviluppata dallo Studio, sono:

  • Sviluppo della capacità di identificazione degli stressor emotivi relazionali
  • Sviluppo della capacità di reagire
  • Sviluppo della capacità di micro-reazione opposta alla compressione emotiva di lunga durata
  • Sviluppo delle competenze di Behavioral Action-Line (creazione della linea di azione comportamentale)

Come evidenzia Trevisani (Leadership Emotiva, in pubblicazione):

  • “Devi sviluppare le tue capacità di reagire per ripristinare uno stato emotivo che desideri ed evitare di vivere a lungo all’interno di vissuti emotivamente negativi. Non puoi “vibrare” fuori dal tuo ritmo a lungo, rischi l’annullamento della tua identità, il distacco tra quello che senti interiormente e quello che fai ogni giorno. La vita è troppo preziosa per rischiare di perderne anche solo un singolo attimo. Non è possibile vivere a lungo in una dimensione che non ti appartiene”.

  • “Per essere pienamente efficiente devi reagire. Puoi trovarti in difficoltà nel dare un taglio netto a situazioni e rapporti che non gradisci, o nel far rispettare il tuo ruolo nella vita. Ma non deve durare a lungo. Cambiare è possibile”.

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