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Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il coraggio di evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia” Bologna, OM Edizioni.

La storia dell’evoluzione insegna che l’universo non ha mai smesso di essere creativo o inventivo.

Karl Popper

Sicuramente un percorso di coaching, di formazione, di counseling personale e counseling aziendale di tipo neotropico è radicato nella pulsione verso una condizione più positiva, che sia materiale o esistenziale.

Quando in una sessione di coaching in profondità (Deep Caching) riusciamo a spostare anche di una sola frazione le priorità che la persona aveva, direzionandola verso nuove e diverse priorità, più pulite e anzi disincrostate da “tracce memetiche” dannose, abbiamo compiuto un atto sacro.

La pulizia mentale e la ripulitura da sfondi memetici (idelogie) e pensieri dannosi per la persona e la società è una grande area di obiettivi per la Neotropia.

La ricerca del nuovo e della crescita personale deve essere mossa da obiettivi sani e puliti, e non come moda fine a sé stessa.

Alexander Lowen ci mette in guardia contro il “nuovo” come moda forzata:

Il progresso implica un’attività costante per trasformare il vecchio in nuovo, con la convinzione che il nuovo sia sempre superiore al vecchio. Anche se questo può essere vero in alcuni settori tecnici, si tratta di una convinzione pericolosa. Generalizzando, ciò implica che il figlio sia superiore al padre o che la tradizione sia semplicemente il peso morto del passato. Ci sono culture in cui dominano altri valori, dove il rispetto del passato e della tradizione è più importante del desiderio di cambiamento. In queste culture il conflitto è minimizzato e la nevrosi rara.[1]

Dobbiamo quindi prestare grande attenzione a quale tipo di nuovo vogliamo assimilare e farlo con metodi e tecniche ben focalizzate.

Dobbiamo esaminare cosa non va nella nostra “memetica personale” e cosa mantenere, di cosa liberarci, e cosa farvi entrare.

La “Memetica”, la scienza delle idee, si occupa di far emergere le tracce mentali che abbiamo dentro, i pensieri, le nostre mappe mentali, le nostre ideologie, e come percepiamo il mondo. Agire sulla Memetica, quindi, assume molto più valore che agire su una singola competenza, per quanto pratica e utile.

Significa ripulire un po’ del fango mentale che ci circola dentro e imparare a volare alti.

Ci sono delle anime che, come alcuni animali, si rivoltano nel fango, ed altre che volano come gli uccelli i quali nell’aria si purificano e si puliscono.

(San Giovanni della Croce)

Il Coaching, sia Personale che Aziendale, si occupa di ricentrare il modo stesso di vivere la vita e l’azienda in direzione di una maggiore felicità, maggiore grado di realizzazione, efficacia ed efficienza.

Per farlo, deve apprendere a guardare verso il “nuovo” con uno sguardo ripulito da distorsioni, un’operazione che nel nostro metodo proprietario è appunto chiamata “Neotropia – la Scienza del Nuovo”.

Questa scienza si applica ad ogni situazione di Counseling Professionale, di Formazione, di Ricerca & Sviluppo, di Marketing, e persino sul piano spirituale, ove si voglia individuare quali tipi di “nuovo” ricercare e quali tipi di “vecchio” (vecchie abitudini, vecchie priorità, vecchie modalità, vecchi atteggiamenti e comportamenti, vecchi modi di relazionarsi e comunicare) siano da abbandonare per fare posto al nuovo.

La mutazione è la chiave della nostra evoluzione, ci ha consentito di evolverci da organismi monocellulari a specie dominante sul pianeta. Questo processo è lento e normalmente richiede migliaia e migliaia di anni, ma ogni qualche centinaio di millenni l’evoluzione fa un balzo in avanti.

Jean Grey

Dal film: X-men 2

La Neotropia vuole produrre volontariamente quei “balzi in avanti” che tanto sono necessari alle persone e alle aziende, e senza aspettare i tempi biblici dell’evoluzione, li vuole individuare e fare accadere in tempi ragionevolmente rapidi.

1 Lowen, Alexander (1980). Fear of Life. Edizione italiana: “Paura di vivere”, Roma, Astrolabio – Ubaldini, 1982.

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Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani – “Deep coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità e la formazione attiva”. Franco Angeli editore, Milano.

L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.

Charles Bukowski

La crescita personale assomiglia ad un viaggio compiuto per ritrovarsi, o per scoprire chi siamo davvero, o cosa potremmo essere. Questo vale anche per la crescita professionale. Alla base di tutto vi è la volontà di accedere a nuovi livelli di vita, o a nuovi livelli professionali, e persino a nuovi stati emotivi. Per farlo con successo, tuttavia, serve un modello che ci guidi. 

Il modello Deep Coaching, derivazione del Modello HPM (Human Potential Modeling) sviluppato per la crescita del potenziale umano, ha proprio questo scopo.

In particolare, un metodo di crescita personale o professionale deve rispondere ad alcune domande di base: 

  1. quali fattori primari prendere in considerazione per liberare il potenziale e di conseguenza le performance? 
  2. come si può attivare una buona formazione esperienziale e un coaching in profondità (Deep Coaching) per stimolare la crescita delle energie personali, delle competenze, della progettualità, sino ai valori e alla spiritualità? 

Al centro di tutto questo ragionamento c’è la convinzione profonda che l’essere umano possa prendere in mano larga parte delle redini del suo destino. Per farlo, occorre fare alcuni cambiamenti radicali, proposti nel Metodo HPM (Human Potential Modeling), che qui trattiamo. Dobbiamo imparare a fare cose che non facevamo prima, come il lavoro bioenergetico sul corpo, il training mentale, e tante altre aree previste nel metodo, e farle diventare abitudini sane e positive per la nostra crescita personale.

Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto

Nelson Mandela

Se fai tuo questo pensiero, scoprirai che puoi avventurarti in nuove strade della vita, crescere, migliorare e cambiare il tuo modo di pensare, il tuo corpo, il tuo stato mentale e la tua comunicazione e i rapporti con gli altri. Puoi arricchire emotivamente la tua vita. Puoi aiutare gli altri a migliorare a loro volta. Puoi lasciare un segno del tuo passaggio. Puoi dare un contributo alla Civiltà Umana.

Il metodo si interessa sia di chi opera nelle performance di élite (testato in 30 anni di lavoro sul campo nel top management, sport agonistici, ma anche progetti aziendali di alta rilevanza strategica) che della vita quotidiana, e delle azioni di tutti i giorni.

È convinzione diffusa che le performance siano sforzi destinati ad un fine. Vero, ma proviamo per un attimo ad invertire il punto di vista, ed osservare le performance umane come un “termometro”, un indicatore del grado di libertà e di auto-espressione raggiunto. 

Questo ci permette di trovare un fine molto più nobile che non siano prestazioni aride e fini a sé stesse: l’elevazione verso livelli di energie, competenze e cause superiori, sia in senso materiale che spirituale.

Il tema dominante di tutto il nostro pensiero va ricentrato, e presto. 

Dobbiamo spostarlo dal baratro di banalità in cui il pensiero comune, la televisione, i media commerciali, le letture stupide, e la cultura mediana cercano continuamente di spingerci per non farci pensare. 

Dobbiamo cambiare i parametri che usiamo per valutare noi stessi e gli altri. Il conto corrente o la bellezza esteriore sono solo indicatori apparenti, e spesso fuorvianti, di chi sia veramente una persona e di quale sia il suo vero valore.

Dobbiamo liberarci dal cancro mentale che tu sia solo Genetica e tu non abbia alcuna possibilità di influire su ciò che sei, a cosa guardi, verso dove sei diretto, e quindi sul tuo futuro. Dobbiamo iniziare a praticare concretamente la crescita personale e non solo a desiderarla.

Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.

Johan Wolfgang von Goethe

La tua dote genetica può aver deciso la tua altezza, ma sono nelle tue mani il tuo potenziamento muscolare, la tua flessibilità articolare, o il tuo peso, e persino la tua rapidità di ragionamento, o la liberazione dall’ansia mentale e dallo stress inutile, o da un’immagine di sé improduttiva e dannosa. Sono tutti fattori allenabili e lavorabili con un buon programma di coaching e di training, fatti in profondità. 

Nel Deep Coaching dobbiamo mettere al centro la sacralità dell’essere umano e il forte bisogno di non sprecare nemmeno una vita, nemmeno un giorno, nemmeno un minuto, in qualcosa che non sia legato ad una visione positiva, di emancipazione e di crescita.

E, per crescere o reindirizzare il pensiero, le buone intenzioni non sono sufficienti. Serve un metodo che aiuti a canalizzare questo sforzo positivo. 

Qualsiasi sia la tua età o condizione, non è mai troppo tardi per iniziare o intensificare un lavoro su te stesso orientato alla tua crescita personale o professionale.

© Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani – “Deep coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità e la formazione attiva”. Franco Angeli editore, Milano. Vietata la riproduzione senza citazione della fonte.

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Non solo libertà, ma una riappropriazione della gioia di vivere

Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Mettiamo una persona in una villa tropicale con piscina e spiaggia privata, diamogli libertà e togliamogli la gioia… e si chiederà come mai non è a sciare, o non sta facendo un party come il suo vicino di casa, o non ha mai scritto un libro, o sua moglie o marito non sembrano più amarli, e qunto tempo dovrà ancora trascorrere in quella prigione dorata prima di rientrare nella sua amata città. La libertà è vera solo quando si unisce alla gioia di vivere e al saper trovare quella gioia anche in questioni effimere, intangibili, sottili, carezze senza certezze.

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La gioia è uno stato immateriale e ha poco a che fare con le dimensioni dei mondi materiali. Ma la gente ha la mente confusa e piena di confusione e rumore psicologico. Per un bodybuilder, i bicipiti e le misure diventano tutto, al punto che anche atleti “grossi” si uccidono con sostanze dopanti perché insoddisfatti fondamentalmente e sempre di sè. Non parlo di integratori, parlo di sostanze che ti uccidono.

Nel mondo delle aziende, straripano pubblicità di manager stressati, che anziché recuperare una vita da persona intelligente, si dopano di qualsiasi cosa li faccia saltare come grilli per le stanze riunioni, spesso “sparando cazzate” in inglese, per far vedere di essere “operativi” e efficienti, sempre e comunque.

Per un amante del wellness, lo stato di energie corporee, il “sentire”, è il dato essenziale, esperienziale, è il vero fulcro. Altre domande sono quelle che dovremmo porci.

  • Quanto ho sentito lavorare il corpo in un allenamento?
  • Quanto ho sentito fluire l’intenzione positiva in una riunione?
  • Come mi sento dopo un allenamento, come mi sento dopo una riunione. Mi alzo al mattino felice o triste?
  • Perché?
  • Come mi sento mentre cammino, come dormo, come mangio, che energie ho in circolo?
  • Quanto riesco a dare voce ai miei progetti e quanto invece rimangono bloccati? Bloccati da cosa?

Essere coscienti che il Life Coaching è un lavoro soprattutto pedagogico su mente e corpo integrati è un grande passo avanti, che si parli di wellness, oppure di impresa, di libera professione, o di direzione aziendale.

Ci sono persone che fanno coincidere il proprio progresso nel “life” con la cilindrata dell’auto o i metri quadri della casa. Mai disastro fu più grande.

La comunicazione è la possibilità del pensiero di uscire ed entrare da mente a mente, per parlare finalmente di cosa sia il valore della vita, di cosa dà senso alla vita, e non solo dell’ultimo modello di cellulare.

Comunichiamo tramite ogni nostro senso (comunicazione Polisensoriale), e la comunicazione è il collante che permette il tutto, che ci consente di essere menti connesse, formare una rete di menti che possono, quando sintonizzate su un fine nobile, fare cose incredibili. Gioire assieme. Imparare a celebrare la vita non ha in sè un costo, è un’abitudine da imparare.

Ma la comunicazione umana è anche difficile, molto complicata, perché quando si tratta di “portare fuori” il nostro pensiero, ogni sorta di distorsione e di barriera si può frapporre, e possiamo essere non capiti, male interpretati, e il nostro valore non esce certo in automatico. Anche per questo, serve allenamento e impegno.

 

Ognun vede quel che tu pari.

Pochi sentono quel che tu sei.

Nicolò Machiavelli

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Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Progressione formale e progresso interiore

Copertina Libro Il Coraggio delle Emozioni compressaArticolo con commenti inediti di Daniele Trevisani, dal libro Il Coraggio delle Emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Franco Angeli editore.

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In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando.

Per questo l’uomo deve poter viaggiare.

 (Andrej Tarkowsky)

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La confusione tra carriera, status, e progresso è totale. Il progresso ha a che fare con un avanzamento complessivo del “Sistema Terra” e degli esseri umani verso nuovi stati di coscienza e consapevolezza. Chi produce contributi a questo, anche minimali, merita di fare carriera. La carriera formale potrebbe invece riguardare anche una promozione in una fabbrica o impresa che produce oggetti inutili, distruttivi e socialmente devastanti (e ce ne sono tanti).

Lo sviluppo manageriale e sociale deve chiedersi prima di tutto “a cosa voglio contribuire”, che cosa voglio migliorare con il mio passaggio sulla terra, così limitato e fugace?

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Tra le persone più disperate del Pianeta si trovano spesso vip, atleti famosi, cantanti e star di ogni tipo, potenti di ogni razza e religione, che pensano di essere superiori per poi arrivare un giorno a doversi ricredere quando scoprono che la loro vita è stata una totale rincorsa al vuoto, con un contributo nullo alla razza umana nullo o persino un danno. Un insieme di bugie raccontate a se stessi e agli altri, a volte persino credendoci. Quando a questo “falso pieno” si aggiunge l’arroganza, abbiamo un idiota. Se vi aggiungiamo anche la coscienza di fare danni, abbiamo una zecca sociale che non merita di consumare ossigeno.

Distinguere il pieno dal vuoto vale per se stessi ma anche per il proprio positioning professionale (il ruolo, il lavoro quotidiano, le skills, la posizione in azienda o il lavoro svolto).

Un lavoro che appare solido non lo è mai per sempre. Quanti sono stati licenziati da posizioni che sembravano inattaccabili, e inamovibili? Quanti i potenti finiti impiccati nella storia? Non è veramente il caso di darsi arie inutili.

Molto più efficace è considerare se stessi come un cantiere di sviluppo personale, aprire l’ipotesi che il cambiamento possa avvenire, incorporarlo, chiedersi quali traiettorie subirà una professione o una vita, e se la persona si stia o meno preparando ad evolvere, investendo su se stessa, in termini di energie e competenze.

Un professionista o manager che sia oggi ripieno di competenze operative può essere del tutto impreparato se immesso in un contesto diverso, o a fronte di rapidi mutamenti di mercato. L’esito è venirsi a trovare completamente ed e improvvisamente inutile.

Pensiamo solo agli effetti del trovarsi a cambiare ruolo dovendo operare all’estero, a contatto con culture diverse, e a negoziare con culture che non conosciamo. Possono bastare contesti leggermente diversi per scoprire che tutte le competenze che ci illudiamo di avere sono in realtà utili solo nel contesto in cui si sono prodotte e mal si adattano a contesti diversi.

Soddisfazione e posizione non collimano sempre.

Anche un atleta può trovarsi a livelli mondiali o altamente competitivi e, comunque, non avere raggiunto alcuna soddisfazione profonda, alcun senso di appagamento.

Gli atleti e attori che si suicidano dopo aver raggiunto l’apice della carriera formale non si contano. Vogliamo quindi distinguere tra carriera formale e carriera interiore. Si può essere alti nella prima e a zero nella seconda, o viceversa, persone di grande valore, o pienamente appagati senza per forza aver avuto riconoscimenti formali.

La carriera formale ottenuta a discapito della pulizia e del rispetto per la vita, azzerando la purezza del cuore, e facendo danni all’umanità, ti porterà solo a una tomba, si spera prima possibile, per dare spazio nel pianeta a persone un po’ più degne di vivere.

Coltivare la purezza interiore non significa diventare santi e non peccare ogni tanto, significa “fare carriera dentro”, cercare di migliorarsi, cercare di aiutarsi, aiutare gli altri, rendere omaggio alla vita.

Le carriere ottenute facendo del male agli altri non solo sono dannose, sono un portone diretto verso (si spera esista, solo in questo caso…) l’inferno.

Quando vedi la purezza del cuore (sia esso umano o di un amico cane) fa tenerezza, ti illumina, ti ricorda che esiste ancora qualcosa per cui vale la pena lottare

È uno spiraglio di luce che dà speranza in questo mondo che altrimenti sarebbe solo spazzatura

Ci fa vedere che esiste un riverbero della bontà, una forza che a volte riesce ad essere superiore al male, una speranza, una possibilità per migliorarle il mondo, e noi stessi.

Copertina Libro Il Coraggio delle Emozioni compressaArticolo con commenti inediti di Daniele Trevisani, dal libro Il Coraggio delle Emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Franco Angeli editore.

1.1. Introduzione: un modello efficace per il lavoro sul potenziale umano

Il metodo HPM deriva la propria sigla dal suo obiettivo primario, il Modeling, o “dare forma”, generare impulso, contributo e stimolo alla crescita della persona, dei team e delle organizzazioni.

Il metodo dirige l’attenzione verso due diversi ambiti di applicazione:

  • crescita del potenziale umano: Human Potential Modeling, e
  • sviluppo delle prestazioni: Human Performance Modeling.

Potenziale umano e prestazioni umane sono due aree di studio diverse ma strettamente collegate, così come lo sono le fondamenta di un edificio e i suoi piani superiori.

Nessuno costruirebbe, con un minimo di buon senso, un grattacielo su fondamenta instabili. Il lavoro sul potenziale è, come metafora, simile al lavoro di costruzione di fondamenta solide, mentre le performance ci restituiscono un senso di altezza, di quanto in alto possiamo spingerci.

Ognuno di noi sente il bisogno, prima o poi, di sviluppare il suo potenziale, ma anche di accedere a piani superiori, ricercare, crescere.

Questo accade in alcuni particolari momenti della vita in cui diventa importante per noi realizzare qualcosa, migliorare, ed esprimerci.

Chiedersi qual è il proprio potenziale e quanto di esso abbiamo esplorato o raggiunto non è una domanda banale. Quando questo accade, un sentimento dentro di noi cambia. Dalla realtà esterna iniziamo a spostare l’attenzione verso la realtà interna.

Ci poniamo domande, alcune di queste possono fare male, altre aprire nuovi orizzonti, ma non importa, poiché esse ci mettono positivamente in discussione. Nessuna domanda è inutile quando ragioniamo sul senso e sul significato, ci chiediamo se e come vorremmo costruire qualcosa di cui essere fieri (una prestazione, o un contributo agli altri o ad una causa), o semplicemente essere diversi o migliori.

Per molti l’esito di una maggiore attenzione al potenziale personale è il desiderio di esplorarlo, o lasciare un segno, iniziare progetti, potersi guardare alle spalle ed essere fieri di come abbiamo vissuto, di quello che siamo e siamo stati, e dare un messaggio positivo a chi ci seguirà nel viaggio della vita. Per altri invece tutto rimane bloccato in una ruminazione mentale ininterrotta e auto-distruttiva. Energie bloccate che corrodono anziché produrre.

La differenza tra i due risultati (progetti di sviluppo vs. ruminazione mentale negativa) sta nell’avere un modello e un supporto che aiuti a individuare meglio i traguardi e i percorsi da intraprendere.

Insuccessi, cadute, blocchi, errori, fanno parte integrante di questo viaggio, ma il loro accadere non ne sposta minimamente il valore.

Ciò che differenzia un uomo da un sasso è che lo “stare compressi”, sepolti in un ammasso, essere trasportati senza chiedersi dove, o rimanere pressati e immobili, è accettabile per il secondo ma non per il primo.

L’uomo ha bisogno di volare, di esprimersi, di “ricercare”, e di dare senso alla propria vita.

Desiderare di progredire, porsi domande, “chi, cosa, dove, con chi, perché”, è un obiettivo o passaggio inevitabile per ogni anima sensibile.

Dare impulso al viaggio della vita ha sempre senso. Ne può avere sia che si desideri unicamente una propria evoluzione personale, o che invece il percorso sia finalizzato al percorso professionale e aziendale.

Entrambi i viaggi hanno spessore e valore. Ambedue sono degni di attenzione e di supporto, perché una persona ferma e spenta non è utile a nessuno, così come non è utile avere imprese e team incapaci e demotivati.

Senza un modello che ci aiuti a trovare le direzioni di crescita, il nostro sforzo può risultare nobile ma vano. Si corre, ci si affanna, si investono tempi ed energie,  ma spesso senza una buon mappa di orientamento. Il risultato è un’enorme dispersione.

Un buon modello, invece, aiuta a trovare più rapidamente la strada. Se un modello non offre stimoli, indirizzi e orientamenti, risulta completamente inutile. Un modello del potenziale umano, inoltre, può essere utilizzato in progetti concreti di coaching, di consulenza, di training aziendale, coaching sportivo, ma anche nel counseling, nei corsi di leadership, nella formazione. Da quando esiste, l’uomo si sforza di costruire mappe per orientarsi e non perdersi. Abbiamo mappe degli strati più profondi della terra, dei mari, del cosmo, ma – stranamente – non ci vengono fornite mappe efficaci per orientarci nel nostro sviluppo personale o nei territori del potenziale umano.

Il modello HPM contiene una concezione dell’uomo come articolazione di tre piani: (1) energie (fisiche e mentali), (2) competenze (skill, abilità), e (3) direzionalità (traguardi, obiettivi, valori, visioni, aspirazioni e sogni).

Il metodo HPM considera tutti i fattori evidenziati nel modello piramidale (energie fisiche e mentali, micro e macro-competenze, progettualità e aspirazioni) come aspetti allenabili, aumentabili, su cui si può agire.

Modello HPM, Copyright Daniele Trevisani
Modello HPM, Copyright Daniele Trevisani

Ciascuna delle 3 aree è suddivisa in due sotto-aree, per un totale di sei “celle di lavoro” utili nel aziendale training, nel coaching, nel focusing (focalizzazione dei fabbisogni di sviluppo), nella consulenza e nei progetti di crescita personale.

A questo modello quindi ci apprestiamo a lavorare.

Ne esponiamo di seguito un’anteprima grafica, nella quale si evidenziano le sei specifiche aree di lavoro, ciascuna delle quali viene approfondita, ma sicuramente non esaurita. Esaurire ogni singola area sarebbe una pretesa troppo grande, mentre aprirvi una discussione e offrire su ciascuna i primi strumenti utili e operativi è invece già possibile.

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Copyright, dal Volume:

“Il Potenziale Umano”

Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance