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Copyright Daniele Trevisani. Anticipazione dal libro “Psicologia della Libertà”. Per aggiornamenti sull’uscita vedi la rivista online presso il link http://eepurl.com/b727Pv

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Lo scopo della vita è ricevere conoscenza, rielaborarla e trasmetterla

Ripulirsi da idee tossiche, da immagini mentali che ti inquinano, libera la tua mente.

Daniele Trevisani

 

Siamo aggregati di cellule che ricevono informazioni, le rielaborano, e le trasmettono. Terabite di informazioni al secondo ci circolano dentro e, senza contromisure, ne verremmo sovrastati.

I nostri meccanismi mentali hanno bisogno di scorciatoie.

Una delle più forti è la strategia di “idealizzazione”, basata sul potere delle immagini mentali. È sufficiente chiedere ad una ragazza sovrappeso “è così che vuoi diventare?” mostrandole il fisico di una modella, “lo vuoi davvero, con tutte le tue forze?” e se la risposta è si, quella idealizzazione diventerà l’immagine guida per un intero programma.

Ma se, poniamo, quell’immagine è sbagliata, non mostra una ragazza atletica e sana, ma  mostriamo una modella anoressica, stiamo producendo morte, non utilità.

Puntare ad essere “come quella modella” (che è anoressica e malata) o come la Barbie, o come il culturista più grosso del mondo (che morirà assolutamente con certezza di overdose di steroidi, vedi il caso di Rich Piana) non è idealizzazione sana.

Lo stesso vale per il “Manager con la Ferrari” (comprata a rate o con che soldi e guadagnati con quale meritocrazia di fondo?)

Ho incontrato personalmente, nella mia vita, casi di ragazzi giovani in fase di counseling universitario, che venivano attratti dall’idea di abbandonare gli studi dopo avere fatto qualche settimana di lavoro per aziende di network marketing, corsi di lettura veloce, successo rapido, e altre porcherie, e il ragazzo nello specifico diceva “ma il mio capo ha solo 26 anni e arriva in Porsche!” come indice di successo totale di vita.

Capirete da soli quanta distorsione ci sia nei “metri di misurazione”.

Forse anzi molto probabilmente, quella Porsche nasconde tanti di quei cadaveri nell’armadio, che se potesse parlare andrebbe a costituirsi da sola in commissariato.

  • Se vuoi essere come “quello figo che ha la Porsche e non si è neanche laureato” stai facendo una idealizzazione tossica,
  • il superbodybuilder (non parlo di atleti veri del bodybuilding che esistono e sono rispettabilissimi, ma di fogne per steroidi) è una falsità ideologica,
  • la Barbie vivente, la modella anoressica, sono una falsità ideologica,
  • il dirigente/manager saltante che non sbaglia mai e tratta tutti male, oltre che essere un idiota, è un falso ideologico.

Queste immagini false che rischi di prendere come verità che guidano la tua vita, si chiamano “idealizzazioni tossiche”.

Trovare modelli e riferimenti positivi, invece, è arte e tecnica fondamentali. Figure che riescono a dare contributi utili, figure autentiche, persone che sono “possibili” e non modelli impossibili, utili solo a castrare e frustrare nella loro impossibilità di essere raggiunti. E che se raggiunti, portano alla distruzione della tua vita.

I modelli di riferimento e le idealizzazioni “buone” aumentano la tua libertà, non la riducono. Aumentano la tua cultura, aumentano la tua consapevolezza, la tua spiritualità, la tua libertà intellettuale.

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Copyright Daniele Trevisani. Anticipazione dal libro “Psicologia della Libertà”. Per aggiornamenti sull’uscita vedi la rivista online presso il link http://eepurl.com/b727Pv

Principio 3 – Focalizzazione dei fattori minimi per generare cambiamento

Il cambiamento positivo viene favorito dai seguenti fattori:

·         conoscenza e uso di modelli (teorie, concetti, frames) sui quali incardinare le azioni di cambiamento;

·         multicanalità: l’uso di più angoli di attacco, più strumenti sinergici, più teorie convergenti;

·         relazione forte – di team reale – tra clienti, progettisti, coach, e ogni altro soggetto coinvolto, con la condivisione dei modelli, la convergenza degli obiettivi, una forte volontà comune di ottenere il risultato.

                                                    

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

·         mancanza di un modello di riferimento, o modelli latenti ma non esplicitati (mancata emersione), utilizzi inappropriati (improvvisazione);

·         monocanalità (strumento singolo) o multicanalità ma accompagnata da una  mancanza di sinergia (ogni strumento/azione “va per proprio conto”); affidamento a teorie uniche con “presunzioni di sufficienza”;

·         divergenze non esplicitate sul metodo, sui risultati, sulla volontà stessa di cambiare o evolvere, e sulla direzione finale di un percorso.

Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte.