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©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo: “Solution selling. Il manuale della vendita consulenziale”. Franco Angeli editore, Milano.

Efficacia, La capacità di Accettare le Sfide

Nel mondo dinamico e competitivo degli affari, la capacità di affrontare sfide e raggiungere il successo è fondamentale per ogni azienda. Ma cosa rende veramente efficaci le persone e le organizzazioni? Uno degli elementi chiave è la capacità di accettare le sfide (Efficacia) un concetto che va oltre le competenze tecniche e abbraccia la forza interiore e la fiducia nel proprio potenziale.

Secondo la ricerca condotta da Luthans, Youssef e Avolio, l’efficacia dal punto di vista del capitale psicologico si basa su due pilastri fondamentali. Primo, la convinzione positiva nelle proprie capacità di affrontare sfide. Ogni cliente soddisfatto rappresenta una sfida da superare, e avere fiducia nelle proprie capacità di farlo è cruciale per il successo. Secondo, la fiducia nel proprio potere di perseverare nello sforzo necessario per raggiungere gli obiettivi. Questo significa essere in grado di mobilizzare la motivazione e le risorse mentali necessarie per intraprendere azioni efficaci in un determinato contesto.

Le persone efficaci sono caratterizzate dalla convinzione nelle proprie abilità e dalla sicurezza nel perseguire i propri obiettivi. Questa fiducia si traduce in una maggiore persistenza e capacità di impegnarsi nelle attività necessarie per raggiungere risultati tangibili. È un circolo virtuoso: maggiore è la fiducia nelle proprie capacità, maggiore è la motivazione a compiere azioni concrete che portino al successo.

Come mental coach e formatore aziendale, comprendo l’importanza di potenziare il capitale psicologico sia a livello individuale che organizzativo. Attraverso programmi di formazione mirati e sessioni di coaching personalizzate, aiuto le persone a sviluppare la fiducia in se stesse e nelle proprie capacità. Fornisco strumenti pratici per gestire lo stress, potenziare la motivazione e migliorare le performance, contribuendo così al successo sia personale che professionale.

Ritiro al Rifugio e coaching per la crescita personale Metodo HPM – Al Rifugio con l’autore. Winter School 2024

1) Per chi apprezza il coaching e la crescita personale è innanzitutto disponibile il Master in Coaching e Sviluppo del Potenziale Umano, Metodo HPM, tenuto da Daniele Trevisani Academy, durata 6 mesi in forma one-to-one per la massima flessibilità e adattamento alle esigenze del partecipante. Ad oggi è ritenuto da Google Scholar il migliore master online in coaching in Italia (provare la ricerca su Google “migliore master in coaching in Italia” per verificare).

2) Esiste anche, per tutti, il bisogno di fermarsi un attimo in un luogo tranquillo e immerso nella natura, fare il punto della propria situazione, e pianificare un proprio futuro ricco di significati. Farlo in presenza con l’assistenza di coach e assieme ad altri che condividono lo stesso intento è uno dei modi migliori per farlo. Ma dove? In un rifugio/wellness di montagna dove abbineremo il training in una formula speciale tra indoor e attività outdoor, dove la natura dà una mano al nostro intento.

Il weekend del 10-11 Febbraio Presso l’Hotel e Rifugio Wellness del Centro Fondo Campolongo (VI) raggiungibile in auto senza problemi e con ampio parcheggio, si terrà quindi la 3° Edizione del ritiro di crescita personale “al Rifugio con l’Autore”. Esploreremo con le tecniche del coaching il nostro potenziale personale e quanto potenziale possiamo ancora esprimere. Per chi vuole intanto leggere un libro sul tema è disponibile il libro “Il Potenziale Umano” edito da Franco Angeli.

Se desideri un contatto con il dott. Daniele Trevisani compila questo form, ti contatteremo al più presto

al rifugio con 'autore coaching crescita personalePer chi vuole vedere tutta la bibliografia scientifica del dott. Daniele Trevisani, da cui attingeremo, è disponibile a questo link.

I temi che tratteremo rispondono ai fondamenti del Metodo HPM:

  • lo sviluppo del benessere fisico, corporeo e bioenergetico della persona
  • la motivazione e le energie mentali, il benessere mentale
  • la crescita delle competenze strategiche
  • la capacità di pianificare un percorso di crescita personale
  • la vision, la spiritualità e la ricerca e rafforzamento della propria missione di vita (life purpose)
  • la psicologia dei nostri tempi personali (Modello T-Chart)
  • rivedere la nostra mission e vision personale e concretizzarla
  • ansia, paure e stati emotivi negativi. Le competenze di leadership emozionale
  • riempirsi di gioia, speranza, ottimismo. Il modello H.E.R.O.

orari: Sabato 9.30-18

Domenica 9.30-17

Il costo previsto è di 199 euro con saldo sul posto. Il costo non ha iva addizionale in quanto tenuto da soggetto in regime agevolato.

Per qualsiasi ulteriori informazioni è disponibile il form di contatto.

Vi aspettiamo!

• Dott. Daniele Trevisani, formatore e coach, scrittore

• www.studiotrevisani.it

• Cristina Turconi, formatore e coach, facilitatore, Master Trainer Certificata in Coaching Metodo HPM

• www.cristinaturconi.it

Approfondimento sulla Crescita Personale

La crescita personale è un processo continuo di sviluppo e miglioramento delle proprie abilità, conoscenze, e benessere emotivo. Coinvolge l’acquisizione di nuove competenze, la scoperta di nuove prospettive e la realizzazione di un potenziale più elevato. Ecco alcune aree chiave della crescita personale:

  1. Apprendimento continuo: Sviluppare la consapevolezza della propria sete di conoscenza e cercare costantemente di imparare nuove cose. Questo può includere la formazione formale, la lettura di libri, la partecipazione a corsi o workshop, e la ricerca di opportunità di apprendimento informale.
  2. Sviluppo delle competenze: Identificare le abilità chiave che possono contribuire al successo personale e professionale e lavorare su di esse. Queste competenze possono essere di vario genere, come abilità comunicative, gestione del tempo, resilienza emotiva, ecc.
  3. Consapevolezza di sé: Comprendere chi si è veramente, con i propri punti di forza e debolezze. La consapevolezza di sé consente di prendere decisioni più consapevoli e di lavorare su aspetti specifici della propria personalità che possono essere migliorati.
  4. Sviluppo delle relazioni: Coltivare relazioni positive con gli altri, sia a livello personale che professionale. La capacità di comunicare efficacemente, gestire i conflitti e costruire connessioni significative è fondamentale per la crescita personale.
  5. Gestione del tempo e obiettivi: Imparare a gestire il proprio tempo in modo efficiente e a fissare obiettivi realistici. Lavorare verso obiettivi specifici fornisce una direzione chiara e una motivazione costante.
  6. Benessere fisico e mentale: Prendersi cura del proprio corpo e della propria mente è essenziale per la crescita personale. Questo può includere l’esercizio fisico regolare, una dieta equilibrata, il sonno adeguato e pratiche di gestione dello stress come la meditazione.
  7. Riflessione e autovalutazione: Fare regolarmente una riflessione sulla propria vita, valutare i progressi compiuti e identificare le aree che richiedono ulteriore sviluppo. La capacità di autovalutarsi in modo onesto è un elemento chiave della crescita personale.
  8. Flessibilità e adattabilità: Essere aperti al cambiamento e disposti ad adattarsi alle nuove circostanze. La flessibilità mentale consente di affrontare le sfide in modo più efficace.

La crescita personale è un viaggio individuale e può variare da persona a persona. È un impegno costante verso il miglioramento personale e il raggiungimento del proprio potenziale.

Approfondimento sulla crescita del Potenziale Personale

Lo sviluppo del potenziale personale è un processo continuo di crescita e miglioramento delle abilità, delle competenze e delle qualità personali al fine di raggiungere obiettivi specifici e massimizzare il proprio benessere. Ecco alcune chiavi per sviluppare il proprio potenziale personale:

  1. Autoconsapevolezza:
    • Rifletti su te stesso e sulle tue abilità, passioni, punti di forza e aree di miglioramento.
    • Cerca di comprendere i tuoi valori, le tue convinzioni e la tua visione della vita.
  2. Obiettivi chiari:
    • Stabilisci obiettivi a breve e lungo termine che siano chiari, realistici e in linea con i tuoi valori.
    • Scomponi gli obiettivi in passi più piccoli per renderli più gestibili.
  3. Apprendimento continuo:
    • Sii aperto all’apprendimento e cerca nuove opportunità per acquisire conoscenze e competenze.
    • Leggi libri, partecipa a corsi, frequenti conferenze e cerca feedback per migliorare costantemente.
  4. Adattabilità:
    • Sii flessibile e adattati ai cambiamenti. La capacità di affrontare le sfide e adattarsi alle nuove situazioni è cruciale.
  5. Gestione del tempo:
    • Impara a gestire efficacemente il tuo tempo. Identifica le attività prioritarie e evita la procrastinazione.
    • Crea una routine che ti aiuti a mantenere un equilibrio tra lavoro, svago e riposo.
  6. Sviluppo delle relazioni:
    • Coltiva relazioni positive e costruttive. Le connessioni con gli altri possono essere una fonte di supporto e crescita personale.
  7. Auto-motivazione:
    • Trova la tua fonte di ispirazione interna. Impara a motivarti anche quando le cose diventano difficili.
    • Fai uso dell’auto-riflessione per valutare i tuoi progressi e apportare eventuali modifiche al tuo percorso.
  8. Gestione dello stress:
    • Sviluppa strategie per gestire lo stress in modo sano, come la meditazione, l’esercizio fisico o l’hobby che ti rilassa.
  9. Assunzione di responsabilità:
    • Assume la responsabilità delle tue azioni e decisioni. Questo ti dà il controllo sulla tua vita e sulle tue scelte.
  10. Crescita emotiva:
    • Lavora sulla tua intelligenza emotiva. Comprendere e gestire le tue emozioni è essenziale per un benessere emotivo e relazionale.

Ricorda che lo sviluppo del potenziale personale è un viaggio individuale e un processo continuo. Non c’è una formula unica che funzioni per tutti, quindi sperimenta diverse strategie e adatta il percorso in base alle tue esigenze e esperienze personali.

Semantica articolo

  • Sviluppo personale
  • Autorealizzazione
  • Auto-miglioramento
  • Autoconsapevolezza
  • Autostima
  • Motivazione
  • Obiettivi personali
  • Autodisciplina
  • Mente positiva
  • Gestione dello stress
  • Equilibrio vita-lavoro
  • Mindfulness
  • Auto-compassione
  • Resilienza
  • Intelligenza emotiva
  • Comunicazione efficace
  • Gestione del tempo
  • Apprendimento continuo
  • Autodirezione
  • Consapevolezza finanziaria
  • Salute mentale
  • Fitness fisico
  • Relazioni interpersonali
  • Empatia
  • Gratitudine
  • Creatività
  • Pensiero critico
  • Decisioni informate
  • Riflessione personale
  • Consapevolezza culturale

Il migliore modello di Coaching, in base alle classifiche di Google Scholar che riguardano numero, qualità e continuità delle pubblicazioni, è il Modello HPM (Human Potential Modeling) sviluppato da Daniele Trevisani Academy, dedicato ai metodi e strumenti per la crescita personale e manageriale. Dalla stessa fonte il modello di Business Coaching ALM (Action Line Management) e il 4DM (4 Distances Model) per la comunicazione interculturale.

Migliore Modello di Coaching in Italia

Vuoi metterti in contatto con i realizzatori del Migliore Modello di Coaching in Italia? Compila questo form e risponderemo al più presto.

Migliore Modello di Coaching in Italia. Concetti preliminari del Coaching HPM.

Fonte: Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Migliore Modello di Coaching. Concetti fondamentali: la visione della persona come sistema energetico

Il metodo HPM (Human Potential Modeling) contiene una concezione dell’uomo come articolazione di energie fisiche e mentali, micro e macro-competenze, progettualità e aspirazioni.

Il modello si presta ottimamente ad individuare sei grandi tipologie di stress che possono colpirci, magari a nostra insaputa, e le relative azioni antistress.

Il metodo individua sei specifiche “celle di lavoro”, sulle quali ciascuno di noi, indipendente dalla sua condizione di partenza, può fare progressi, piccoli o grandi che siano. E, per ogni piccola conquista, si aprono nuovi orizzonti che ci invitano ad andare avanti, in una continua esplorazione di ciò che significa progredire, nel suo senso più profondo.

“Entrare” in queste sei celle ci permette di costruire progetti di crescita seri ed efficaci, siano essi la “liberazione” da ciò che ci frena, o l’aumento delle nostre risorse personali.

L’amplificazione delle energie e abilità di un individuo o di un intero gruppo o impresa, può proiettarci verso nuovi traguardi, e nuovi modi di essere. Prendere piena coscienza dei propri potenziali e lottare per raggiungerli è un’operazione che ha una propria sacralità, al di là del risultato numerico o professionale che ne può derivare. Lo stress, inoltre, si “annida” in una o più di queste sei celle e saperlo individuare è estremamente utile per attivare le reazioni antistress giuste.

Capire questo è essenziale oggi per fare del training aziendale serio, essere ricercatori o insegnanti degni di questo nome, ma anche nel coaching, nel focusing (focalizzazione dei fabbisogni di sviluppo), nella consulenza, nei progetti di crescita personale, quando si esamina una persona o un’organizzazione, intesa come complesso di energie circolanti, il suo lato umano, il suo spirito vitale.

Il metodo HPM raggruppa tutti i fattori evidenziati in un modello piramidale (energie fisiche e mentali, micro e macro-competenze, progettualità e aspirazioni) e li considera aspetti allenabili, aumentabili, su cui si può agire, ma anche possibile aree di stress.

A questo modello quindi ci apprestiamo a lavorare.

Ne esponiamo di seguito un’anteprima grafica, nella quale si evidenziano le sei specifiche aree di lavoro, ciascuna delle quali viene approfondita, ma sicuramente non esaurita.

Esaurire ogni singola area sarebbe una pretesa troppo grande, mentre aprirvi una discussione e offrire su ciascuna contributi, strumenti utili e operativi, è invece già possibile.

Potenziale umano e prestazioni umane sono due aree di studio diverse ma strettamente collegate, così come lo sono le fondamenta di un edificio e i suoi piani superiori. Quando lo stress colpisce una di queste sei celle e non vi sono azioni di risposta, l’intero sistema può soffrirne.

Nel modello si parte dal basso, dalle energie fisiche e mentali.

Nessuno costruirebbe, con un minimo di buon senso, un grattacielo su fondamenta instabili. Il lavoro sul potenziale è, come metafora, simile al lavoro di costruzione di fondamenta solide, mentre le performance ci restituiscono un senso di altezza, di quanto in alto possiamo spingerci.

Ognuno di noi sente il bisogno, prima o poi, di sviluppare il suo potenziale, ma anche di accedere a piani esistenziali superiori, ricercare, crescere.

Possiamo soffocare questa pulsione umana naturale, ma è come cercare di non respirare, prima o poi il bisogno viene fuori, ed è bene ascoltarlo.

Il modello HPM analizza l’essere umano come sistema energetico, una sinergia di forze (fisiche e mentali), la cui amplificazione può aumentare il grado di felicità, successo e potenzialità realizzativa. La mancanza di energia in una o più delle sei celle costituisce invece un problema ma la buona notizia è che lo possiamo affrontare.

Questo sistema complesso è composto da sottosistemi, che possono disporre di uno stato di carica variabile, e funzionare bene o male, con gradazioni intermedie di efficienza ed efficacia.

Per analizzare il potenziale globale della persona, non solo sul piano fisico o intellettuale, ma come essere umano nel suo complesso, abbiamo bisogno di localizzare quali sono i micro e macro-distretti su cui lo stress può agire e come questi interagiscono tra di loro.

Dobbiamo anche saper muovere lo zoom di analisi dal micro al macro, dal particolare al generale, e viceversa.

Esponiamo di seguito una breve sintesi di quali sono i contenuti principali delle sei “celle” di lavoro:

Migliore Modello di Coaching. Energie fisiche

Le energie fisiche costituiscono il substrato bioenergetico e le energie del corpo. Questa cella inquadra la parte biologica dell’essere umano: il corpo e le energie fisiche, lo stato di forma organismico e biologico che sorregge le energie individuali; comprende l’analisi delle energie corporee e il funzionamento dell’organismo, come esso possa essere riparato o “potenziato”, gli effetti dello stile di vita e l’approccio olistico al corpo, l’attenzione alle economie locali (di specifici distretti fisici) e alle energie generali;

Lo stress a questo livello è uno stress fisico e si distingue tra stress negativo (non riuscire a recuperare) e stress positivo o eustress, quelle azioni allenanti che impegnano il corpo ma dalle quali si può recuperare, con potenziamento e benefici sia fisici che mentali

Figura 2 Il rapporto tra stressor biologici ed energie disponibili

Resistenza
Capacità anaerobiche
Forza
Capacità aerobiche
Resilienza
Carico
Grado di novità
Durata
Tipo di richiesta posta al sistema fisico
Carico al quale viene sottoposto il sistema fisico
Energia fisica e bioenergetica della persona o sistema
Stato di salute generale

Migliore Modello di Coaching. Le energie mentali

Il substrato psicoenergetico e le energie mentali: riguarda le energie psicologiche, le forze motivazionali, lo stato di forma mentale necessario per affrontare sfide, progetti, traguardi (goal) e obiettivi. Si prefigge di analizzare ed intervenire sulle capacità mentali, come concentrazione, lucidità tattica, abilità strategiche, immagine positiva di sé, capacità di percezione, utilizzo della memoria, amplificazione sensoriale, sino alle capacità di vivere le passioni, rivedere il nostro modo di essere, riprendere in mano il proprio ruolo nella vita con maggiore assertività, ripensarsi, creare motivazione in sè e nel team, sviluppare coraggio e perseveranza, utilizzare uno stile di pensiero produttivo e positivo.

Quando lo stress è di tipo mentale, azioni come la revisione della propria self image, le tecniche di rilassamento e anche il lavoro sul corpo possono portare benefici.

Figura 3 – Il rapporto tra stressor delle energie mentali e risorse mentali disponibili

Ascolto percezione empatia
Skills emotive
Resilienza emotiva
Ansia di tratto
Rigidità cognitiva
Ansia di stato
Tipo di richiesta o compito
Carico di lavoro al quale viene sottoposto il sistema mentale della persona
Risorse mentali disponibili nella persona
Capacità cognitive
Overload e Burnout
Immagine di sé positiva
Immagine di sé negativa

Migliore Modello di Coaching. Le micro competenze

Le micro-competenze: i micro-dettagli che danno spessore al potenziale, le micro-abilità psicologiche e psicomotorie che fanno la differenza in una prestazione manageriale o sportiva, le micro abilità-cognitive (di ragionamento), che creano differenza tra un’esecuzione mediocre, media o invece eccellente, le micro-abilità relazionali e comunicazionali da cui dipende un lavoro di qualità; quando si individuano bene le micro-azioni che provocano stress, si può intervenire.

Migliore Modello di Coaching. Le macro competenze

Le macro-competenze personali e professionali: i grandi strumenti (competenze, skills, capacità) che compongono il profilo di un ruolo; le traiettorie di cambiamento che subisce lo scenario che ci circonda, come rimanerne coscienti e in pieno controllo; la gamma delle abilità o portfolio di competenze di un individuo o di un team, e come questo deve essere rivisitato, riqualificato, formato, per essere all’altezza degli obiettivi che ognuno di noi si pone e delle sfide che vuole cogliere; per un manager leader questo può significare ad esempio studiare nuove competenze di psicologia e di comunicazione che possono ridurre lo stress e aumentare la leadership.

Figura 4 –  Micro e Macro Competenze

Micro-skills
Ampiezza delle skills
Macro-skills
Carico
Grado di novità
Durata
Tipo di richiesta o compito
Carico di lavoro al quale viene sottoposto il sistema delle competenze
Competenze della persona (micro e macro)
Livello delle skills

Migliore Modello di Coaching. Progettualità

Goal e progettualità: la strutturazione dello sforzo per qualcosa o contro qualcosa di concreto (un ideale trasformato in progetto); la capacità di sviluppare un obiettivo in azione, il focus di applicazione delle energie e competenze, la loro traduzione in specifici piani operativi e risultati attesi; quando abbiamo un obiettivo ben individuato, assieme alle giuste energie e competenze, lo stress si riduce e il lavoro diventa piacere.

Migliore Modello di Coaching. Vision, principi e valori, filosofia e spiritualità

Visione, principi e valori, missione: ideali, principi morali, sogni, aspirazioni, i motori profondi che dirigono le priorità personali, gli ancoraggi di senso e significato che connettono i progetti ad un piano più profondo, le scelte personali, il senso di missione. Riguarda inoltre lo sfondo primordiale di desideri e pulsioni che spingono il nostro fare ed agire, il senso di causa e – non ultimo – il nostro vissuto spirituale ed esistenziale. La spiritualità è un forte antistress e possiamo ma anche dobbiamo imparare a coltivarla

Numero e qualità dei progetti attivi
Qualità della vision
Resilienza
Carica motivazionale
Senso di appartenenza
Tipo di commitment richiesto
Tipo di richiesta posta al sistema
Carico al quale viene sottoposto il sistema della progettualità e vision
Vision forte e saldamente ancorata a progetti
Sentire interno della mission e vision
Supporto del gruppo
Mancanza di supporto del gruppo

Migliore Modello di Coaching. Lo stato di carica dei diversi sistemi

Ognuno di questi stati o “celle” può avere un certo livello di “carica”, trovarsi “pieno”, “abbondante”, ben coltivato, ben esercitato, o essere invece “scarico”, deprivato, depotenziato, impoverito, o persino trascurato e maltrattato, denutrito, abbandonato.

Al crescere della carica nei diversi sistemi aumenta l’energia complessiva della persona, dei team, e delle organizzazioni da loro composte, con effetti molto tangibili: risultati, prestazioni, capacità di decidere, di incidere e produrre cambiamento positivo. Questi risultati dipendono dallo stato dei diversi sistemi, dalla capacità di coltivarli e nutrirli.

La loro condizione locale e l’interazione tra le diverse “celle” può produrre il massimo del potenziale o presentare sinergie negative, o danni e malfunzionamenti che impediscono all’essere umano di esprimersi e generano stress nella persona e nel sistema.

Le risorse personali e il potenziale individuale possono essere “lette” ma soprattutto amplificate attraverso un lavoro serio sulle sei aree.

Sul piano manageriale e sportivo, nei team e nelle aziende, le implicazioni sono altrettanto evidenti: lo stato di forma mentale e fisico delle persone, la loro carica motivazionale, le loro competenze, la loro progettualità, il loro spessore morale, fanno la differenza tra persone o team spenti, e persone, team o organizzazioni capaci, forti, motivate, piene di energia ed entusiasmo, desiderose di affrontare sfide e dare contributi veri.

Migliore Modello di Coaching – Approfondimenti sul coaching come disciplina

Coaching

Il coaching, o accompagnamento, è un metodo di supporto personalizzato volto a migliorare le capacità e le prestazioni di un individuo, di un gruppo o di un’organizzazione, attraverso il miglioramento delle conoscenze , l’ottimizzazione dei processi e delle modalità di organizzazione e controllo. Originariamente è stato sviluppato nel mondo dello sport (l’allenatore può essere un allenatore o completarlo per un tipo di incoraggiamento più psicologico), ma il suo utilizzo è andato oltre questo contesto dalla fine del XX secolo per apparire a metà dell’azienda, poi quello dello sviluppo personale in modo meno inquadrato e spesso contestato. È presente oggi in molti ambiti della vita, professionale, nutrizionale, genitoriale, scolastico, ecc.

Il coaching è la professione di supporto basata sul dialogo tra il cliente e il suo coach. Permette al cliente, attraverso la costruzione di questi scambi, di trovare le soluzioni più adatte alle sue capacità, convinzioni e rappresentazioni, alla sua situazione e alle sue sfide.

Il concetto di coaching, privo di un preciso quadro normativo, può essere rivendicato da chiunque senza condizione di qualificazione professionale o di effettiva competenza. Ad esempio, il coaching di “sviluppo personale”, che ha avuto un certo successo commerciale, ha generato una pletora di offerte, che soffre dell’assenza di un quadro istituzionale e di un supporto scientifico. Questo termine dà quindi origine a molti abusi e può essere utilizzato come strumento di manipolazione 1 .

Migliore Modello di Coaching -Terminologia

Il primo significato di “carrozza”, “grande carro trainato da cavalli” fabbricato a Kocs in Ungheria nel XVI secolo , chiamato coche in francese, portò, intorno al 1830, il significato figurato di “istruttore/addestratore”, nel gergo dell’ Università di Oxford , di nominare un tutor, un mentore, che “trasporti” lo studente a un esame; il significato di “allenatore sportivo” sarebbe apparso intorno al 1861 2 .

In Francia, la commissione generale di terminologia e neologia raccomanda l’uso dei termini “orientamento” nel campo “salute, medicina e psicologia”, “mentoring” nel campo “economia e gestione aziendale” e “istruzioni mediante segni” nel campo dello sport 3 , 4 . Da parte sua, il Grand Dictionnaire terminologique québécois offre anche, a seconda del campo, i termini “accompagnamento”, “guida”, “direzione degli atleti” [rif. necessario] .

A seconda del contesto, i termini “advisor” (es: “consulente del lavoro”), “consulente” (es: “consulente per lo sviluppo professionale”), “coach”, “mentor” 5 [ rif . incompleto] o “coach” 6 può essere usato per riferirsi alla persona che conduce il coaching.

La filosofia è una delle radici del coaching, in quanto esercizio autonomo della ragione, anche quando questa è guidata dal dialogo o dalla maieutica socratica . Sapersi porre problemi, trovare da soli soluzioni variegate, portare avanti un modo di vedere le cose e la vita, sono parte integrante del coaching così come della filosofia 7 .

Migliore Modello di Coaching – Storia

Milton Hyland Erickson : attivo tra il 1930 e il 1980. Oltre alla sua attività di psichiatra, è intervenuto in ciò che ha una forte somiglianza con il life coaching, come aumentare le prestazioni sportive o aiutare un giovane che ha difficoltà a trovare un lavoro 8 . Ha utilizzato l’ipnosi formale solo nel 50% delle sue sedute 9 . Secondo i suoi esegeti (Ernest Rossi, Jay Haley) usò una conversazione innocua, chiamata ipnosi senza ipnosi o ipnosi conversazionale senza trance per favorire il cambiamento del suo cliente. Questa conversazione potrebbe riguardare anche argomenti innocui. Molti scritti raccontano i suoi dialoghi di coaching durante sessioni trascritte che permettono di apprezzare le strategie di coaching messe in atto.

Il coaching è apparso negli Stati Uniti all’inizio degli anni 60. Ha le sue radici nella cibernetica (dal 1942), nella scuola di Palo Alto (dal 1953) e nella New Age (all’Esalen Institute in California, dal 1961) 10 e nell’osservazione di terapisti come Milton Erickson , Virginia Satir , Fritz Perls .

Strutturazione della professione in Francia e in Europa

Migliore Modello di Coaching – Anni ’90: prime federazioni

Nel 1992 è stato creato il Centro europeo di mentoring e coaching (EMCC). Nel 1995 è stata creata l’ International Coaching Federation (ICF). È stato introdotto in Francia nel 1999. Nel 1996 è stata creata la prima federazione francese di allenatori. Questa è la società di coaching francese, o SFCoach.

Migliore Modello di Coaching – Graduale riconoscimento della professione

Il 2014 è un anno importante per il coaching professionale in Europa. Le principali federazioni professionali europee (Société française de coaching, EMCC Global e ICF Global) sottoscrivono un accordo con l’Unione Europea (il cosiddetto accordo “Bologna”), che istituisce l’autoregolamentazione delle professioni del coaching professionale attraverso queste federazioni in ciascuna delle i paesi dell’UE 11 .

Nel 2016, la professione di coach professionista è stata ufficialmente riconosciuta in Europa, la Francia ha incluso il coaching professionale nell’Elenco nazionale delle certificazioni professionali (RNCP) 12 , 13 .

Nel 2019 è stato creato il Sindacato interprofessionale di supporto, coaching e supervisione (SIMACS) riunendo diverse organizzazioni. È composto da due federazioni internazionali (EMCC France, ICF-France), due associazioni professionali francesi (Société française de coaching, o SFCoach, e PSF) e un sindacato (SynPAAC) 14 .

Anche nel 2019, SIMACS desidera integrare un ramo professionale. Poiché lo Stato francese non consente più la creazione di nuove branche professionali 15 , SIMACS, e quindi le organizzazioni che la compongono, hanno aderito alla Federazione dei Servizi Intellettuali di Consulenza, Ingegneria e Servizi Digitali (CINOV) nella sua branca “Uffici di progettazione tecnica, società di consulenza ingegneristica e società di consulenza” (BETIC) 14 .

Migliore Modello di Coaching – Il futuro della strutturazione

Uno degli obiettivi della fusione tra SIMACS e CINOV è il riconoscimento della professione di allenatore professionista a sé stante grazie all’ottenimento di specifici codici NAF e ROME e la realizzazione di un’appendice al CINOV 16 . Infatti, i coach professionisti devono poi ancora utilizzare codici NAF e ROME che non corrispondono specificatamente ad essi 12 : M1402 (“consulenza in organizzazione e gestione aziendale”) e M1502 (“sviluppo risorse umane”).

Nel corso degli anni, il coaching professionale ha affermato la sua legittimità presso le istituzioni statali e le aziende.

Migliore Modello di Coaching – Limiti dell’etica

Malarewicz definisce la deontologia 17 come “l’insieme delle regole operative che una professione si dà, nel tentativo di risolvere in tutto o in parte i problemi etici che i suoi membri possono incontrare”. Pertanto, proprio come il Consiglio degli ordini forensi europei definisce il codice deontologico per gli avvocati 18 , le stesse organizzazioni di coaching professionale definiscono il codice etico per i coach professionisti (ad esempio SFCoach 19 ).

Migliore Modello di Coaching – Questioni etiche per la relazione di coaching

Il coaching presenta limiti specifici alle relazioni d’aiuto o alle psicoterapie, anche se queste pratiche sono distinte. I più noti sono il sentimento di potere e il transfert / controtransfert . “In terapia, è il meccanismo attraverso il quale il paziente trasferisce al terapeuta i sentimenti inconsci di tenerezza o affetto (transfert positivo), paura o ostilità (transfert negativo) che prova per un’altra persona. […] Di fronte al transfert, quest’ultimo reagisce con il controtransfert , che caratterizza i sentimenti e le emozioni che prova di rimando 20 . »

La filiale francese dell’International Coach Federation intende limitare questo rischio di manipolazione supervisionando il servizio di coaching. Deve quindi essere limitato nell’oggetto (contratto che definisce gli obiettivi) e nel tempo (in genere da sei a nove mesi); è da evitare anche il rapporto di dipendenza 21 . Questi problemi sono a priori ridotti perché, a differenza di un rapporto asimmetrico (chi sa e chi non sa), il rapporto coach-coachee si costruisce su un legame tra pari, che mira anche a dare tutta l’autonomia al coachee .

Formazione, diplomi e supervisione [

Migliore Modello di Coaching – Quadro di formazione 

In Francia, la professione di “personal development coach” e le professioni connesse non sono regolamentate e il loro esercizio è libero (“accessibile senza un diploma particolare”, secondo il fascicolo ROME K1103 del Pôle emploi 22 ). È quindi possibile definirsi coach senza essersi formati. Tuttavia, il titolo di “coach professionista” beneficia dell’iscrizione all’Elenco Nazionale delle Certificazioni Professionali ; Il 30 marzo 2020 France Competences ha delegato a SIMACS la gestione del titolo di “allenatore professionista RNCP livello 6” 23 .

Il coach professionista interviene come esperto in tre direzioni fondamentali che sono il coaching organizzativo, il coaching di squadra e il coaching individuale. Viene stabilito un quadro di riferimento delle competenze e si raccomanda che l’allenatore professionista aderisca al codice etico di una federazione 24 , 25 .

Migliore Modello di Coaching – Supervisione della pratica: supervisione

Origine e definizione

I codici etici delle federazioni includono sistematicamente l’uso di supervisori per supervisionare la pratica degli allenatori. Questa pratica chiamata supervisione è in un certo senso “coach coaching”. Permette di introdurre un terzo nella relazione coach-coachee e quindi di limitare alcuni effetti indesiderati come il controtransfert [Informazione dubbia] 26 [rif. non conforme] .

Migliore Modello di Coaching – Note e riferimenti

  1. Rendi più alto di: aB c e d Gli eccessi dell’allenatore [ archivio ], Francia Inter , 17 novembre 2018.
  2. com [ archivio ].
  3. La parola “coach” sul sito di France Terme [ archivio ], su fr (consultato il 7 dicembre 2018).
  4. Raccomandazione (ufficiale) sugli equivalenti francesi della parola coach ” , [ archivio ], su gouv.fr , 22 luglio 2005 (accesso 7 dicembre 2018).
  5. Termine raccomandato in Francia dal DGLFLF Gazzetta ufficiale , 26 marzo 2004, vedi FranceTerme .
  6. Grande Dizionario Terminologico [ archivio ].
  7. Joël Figari, “Coaching e filosofia”, Diotime, Revue internationale de didactique de la philosophie , n ° 42, ottobre 2009, CRDP de Montpellier ( leggi online [ archivio ]).
  8. Casi 316 e 305 in terapia non comune , WHO’Hanlon e ALHexum
  9. JA Malarewicz, 14 lesson in Strategic Therapy , 1998, ESF editor.
  10. Baptiste Rappin, “Saggio filosofico sulle origini cibernetiche del coaching”, Comunicazione e organizzazione , n° 46, 2014, leggi online [ archivio ].
  11. Il coaching professionale inserito nell’elenco delle professioni autoregolamentate dalle autorità europee [ archivio ] [PDF], su ICF France , 5 marzo 2014 (consultato il 2 febbraio 2023).
  12. Torna più in alto in: a e bElenco nazionale delle certificazioni professionali: Professional Coach [ archivio ], sulle competenze in Francia (consultato il 2 febbraio 2023)
  13. Sintesi descrittiva della certificazione del codice RNCP: 31971 [ archivio ], su France Competences (consultato il 2 febbraio 2023)
  14. Torna più in alto in: a e bStoria del SIMACS [ archivio ], sull’Unione interprofessionale dei mestieri di sostegno, affiancamento e vigilanza (consultato il 2 febbraio 2023).
  15. La ristrutturazione delle branche professionali ” , [ archivio ], 21 ottobre 2020 (accesso 2 febbraio 2023).
  16. Charte du SIMACS [ archivio ] (consultato il 2 febbraio 2023).
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  21. Domande frequenti , su International Coach Federation France , punti 8 e 15 .
  22. Foglio Roma K1103 – Sviluppo personale e benessere della persona [ archivio ] [PDF], su chambre-syndicale-sophrologie.fr , dicembre 2011.
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  24. Chi siamo? [ archivio ], su SFCoach (accesso 2 febbraio 2023) .
  25. Ethics and deontology [ archivio ], su EMCC Francia (consultato il 2 febbraio 2023).
  26. Higy-Lang e C. Gellman, Coaching , 2000, Organization Editions.

Migliore Modello di Coaching – Appendici

anni 2000

  • “Sull'”accompagnamento”, come paradigma” (Numero della rivista Pratiques de Formation/Analyses (Università di Parigi 8, Formation Permanente, dicembre 2000
  • Accompagnamento: una postura professionale specifica (Maela PAUL) Éditions L’Harmattan (2 dicembre 2004). Collezione: Conoscenza e formazione.
  • L’impero degli allenatori. Una nuova forma di controllo sociale , Roland Gori e Pierre Le Coz , Albin-Michel, 2006 ( ISBN978-2226174987 )
  • Dizionario del coaching , Pierre Angel, Patrick Amar, Émilie Devienne , Jacques Tencé, ed. Dunod, 2007 ( ISBN978-2100496563 )
  • Supporto professionale? : Metodo ad uso di operatori che esercitano una funzione educativa (Michel Vial, Nicole Caparros-Mencacci, Jean-Marie De Ketele). DeBoeck (2007). Collezione: Pedagogie in evoluzione.
  • Essere un allenatore: dalla ricerca della performance al risveglio , Robert Dilts , ed. Dunod , 2008 ( ISBN978-2100502462 )
  • Saper essere un allenatore: un’arte, una postura, un’etica , Reine Marie Halbout, ed. Eyrolles , 2009 ( ISBN978-2212542349 )
  • Guida per l’accompagnamento professionale di un cambiamento (Louise Lafortune). Presse dell’Università del Quebec (2009). Collezione: Fusione.

anni 2010

Migliore Modello di Coaching – Articoli Correlati

Migliore Modello di Coaching –Coaching specializzato

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Psicologia

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Corsi di Coaching Aziendale: Il Metodo HPM

corsi di coaching aziendale

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Estratto dall’inizio del volume:

1.  Lavorare sul potenziale individuale, dei team, delle imprese: il metodo HPM (Human Performance & Potential Modeling)

 

 

Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari,

dei fiumi, delle stelle e passano a fianco a se stesse

senza meravigliarsi

(Sant’Agostino)

 

 

 

 

1.1. Concetti fondamentali: la visione della persona come sistema energetico

Il metodo HPM deriva la propria sigla dal suo obiettivo primario, il Modeling, o “dare forma”, generare impulso, contributo e stimolo alla crescita della persona, dei team e delle organizzazioni.

Il metodo ha due distinte sfere di applicazione, tra di loro collegate:

 

  • crescita del potenziale umano: Human Potential Modeling, e
  • sviluppo delle prestazioni: Human Performance Modeling.

 

Il metodo contiene una concezione dell’uomo come articolazione di energie fisiche e mentali, micro e macro-competenze, progettualità e aspirazioni.

Il metodo individua sei specifiche “celle di lavoro”, sulle quali ciascuno di noi, indipendente dalla sua condizione di partenza, può fare progressi, piccoli o grandi che siano. E, per ogni piccola conquista, si aprono nuovi orizzonti che ci invitano ad andare avanti, in una continua esplorazione di ciò che significa progredire, nel suo senso più profondo.

“Entrare” in queste sei celle ci permette di costruire progetti di crescita seri ed efficaci, siano essi la “liberazione” da ciò che ci frena, o l’aumento delle nostre risorse personali.

L’amplificazione delle energie e abilità di un individuo o di un intero gruppo o impresa, può proiettarci verso nuovi traguardi, e nuovi modi di essere. Prendere piena coscienza dei propri potenziali e lottare per raggiungerli è un’operazione che ha una propria sacralità, al di la del risultato numerico o professionale che ne può derivare.

Capire questo è essenziale oggi per fare del training aziendale serio, essere ricercatori o insegnanti degni di questo nome, ma anche nel coaching, nel focusing (focalizzazione dei fabbisogni di sviluppo), nella consulenza, nei progetti di crescita personale, quando si esamina una persona o un’organizzazione, intesa come complesso di energie circolanti, il suo lato umano, il suo spirito vitale.

Il metodo HPM raggruppa tutti i fattori evidenziati in un modello piramidale (energie fisiche e mentali, micro e macro-competenze, progettualità e aspirazioni) e li considera aspetti allenabili, aumentabili, su cui si può agire.

A questo modello quindi ci apprestiamo a lavorare.

Ne esponiamo di seguito un’anteprima grafica, nella quale si evidenziano le sei specifiche aree di lavoro, ciascuna delle quali viene approfondita, ma sicuramente non esaurita.

Esaurire ogni singola area sarebbe una pretesa troppo grande, mentre aprirvi una discussione e offrire su ciascuna contributi, strumenti utili e operativi, è invece già possibile.

Figura 1 – Esposizione grafica del modello HPM

corsi di coaching aziendale modello hpm

Potenziale umano e prestazioni umane sono due aree di studio diverse ma strettamente collegate, così come lo sono le fondamenta di un edificio e i suoi piani superiori.

Nessuno costruirebbe, con un minimo di buon senso, un grattacielo su fondamenta instabili. Il lavoro sul potenziale è, come metafora, simile al lavoro di costruzione di fondamenta solide, mentre le performance ci restituiscono un senso di altezza, di quanto in alto possiamo spingerci.

Ognuno di noi sente il bisogno, prima o poi, di sviluppare il suo potenziale, ma anche di accedere a piani esistenziali superiori, ricercare, crescere.

Possiamo soffocare questa pulsione umana naturale, ma è come cercare di non respirare, prima o poi il bisogno viene fuori, ed è bene ascoltarlo.

Il modello HPM analizza l’essere umano come sistema energetico, una sinergia di forze (fisiche e mentali), la cui amplificazione può aumentare il grado di felicità, successo e potenzialità realizzativa.

Questo sistema complesso è composto da sottosistemi, che possono disporre di uno stato di carica variabile, e funzionare bene o male, con gradazioni intermedie di efficienza ed efficacia.

Per analizzare il potenziale globale della persona, non solo sul piano fisico o intellettuale, ma come essere umano nel suo complesso, abbiamo bisogno di localizzare quali sono i micro e macro-distretti su cui si può agire e come questi interagiscono tra di loro.

Dobbiamo anche saper muovere lo zoom di analisi dal micro al macro, dal particolare al generale, e viceversa.

Esponiamo di seguito una breve sintesi di quali sono i contenuti principali delle sei “celle” di lavoro:

 

  • il substrato psicoenergetico e le energie mentali: riguarda le energie psicologiche, le forze motivazionali, lo stato di forma mentale necessario per affrontare sfide, progetti, traguardi (goal) e obiettivi. Si prefigge di analizzare ed intervenire sulle capacità mentali, come concentrazione, lucidità tattica, abilità strategiche, capacità di percezione, utilizzo della memoria, amplificazione sensoriale, sino alle capacità di vivere le passioni, rivedere il nostro modo di essere, riprendere in mano il proprio ruolo nella vita con maggiore assertività, ripensarsi, creare motivazione in sè e nel team, sviluppare coraggio e perseveranza, utilizzare uno stile di pensiero produttivo e positivo;
  • il substrato bioenergetico e le energie fisiche: inquadra la parte biologica dell’essere umano: il corpo e le energie fisiche, lo stato di forma organis­mico e biologico che sorregge le energie individuali; comprende l’analisi delle energie corporee e il funzionamento dell’organismo, come esso possa essere riparato o “potenziato”, gli effetti dello stile di vita e l’approccio olistico al corpo, l’attenzione alle economie locali (di specifici distretti fisici) e alle energie generali;
  • le micro-competenze: i micro-dettagli che danno spessore al potenziale, le micro-abilità psicologiche e psicomotorie che fanno la differenza in una prestazione manageriale o sportiva, le micro abilità-cognitive (di ragionamento), che creano differenza tra un’esecuzione mediocre, media o invece eccellente, le micro-abilità relazionali e comunicazionali da cui dipende un lavoro di qualità;
  • le macro-competenze personali e professionali: i grandi strumenti (competenze, skills, capacità) che compongono il profilo di un ruolo; le traiettorie di cambiamento che subisce lo scenario che ci circonda, come rimanerne coscienti e in pieno controllo; la gamma delle abilità o portfolio di competenze di un individuo o di un team, e come questo deve essere rivisitato, riqualificato, formato, per essere all’altezza degli obiettivi che ognuno di noi si pone e delle sfide che vuole cogliere;
  • goal e progettualità: la strutturazione dello sforzo per qualcosa o contro qualcosa di concreto (un ideale trasformato in progetto); la capacità di sviluppare un obiettivo in azione, il focus di applicazione delle energie e competenze, la loro traduzione in specifici piani operativi e risultati attesi;
  • visione, principi e valori, missione: ideali, principi morali, sogni, aspirazioni, i motori profondi che dirigono le priorità personali, gli ancoraggi di senso e significato che connettono i progetti ad un piano più profondo, le scelte personali, il senso di missione. Riguarda inoltre lo sfondo primordiale di desideri e pulsioni che spingono il nostro fare ed agire, il senso di causa e – non ultimo – il nostro vissuto spirituale ed esistenziale.

 

Ognuno di questi stati o “celle” può avere un certo livello di “carica”, trovarsi “pieno”, “abbondante”, ben coltivato, ben esercitato, o essere invece “scarico”, deprivato, depotenziato, impoverito, o persino trascurato e maltrattato, denutrito, abbandonato.

Al crescere della carica nei diversi sistemi aumenta l’energia complessiva della persona, dei team, e delle organizzazioni da loro composte, con effetti molto tangibili: risultati, prestazioni, capacità di decidere, di incidere e produrre cambiamento positivo. Questi risultati dipendono dallo stato dei diversi sistemi, dalla capacità di coltivarli e nutrirli.

La loro condizione locale e l’interazione tra le diverse “celle” può produrre il massimo del potenziale o presentare sinergie negative, o danni e malfunzionamenti che impediscono all’essere umano di esprimersi.

Le risorse personali e il potenziale individuale possono essere “lette” ma soprattutto amplificate attraverso un lavoro serio sulle sei aree.

Sul piano manageriale e sportivo, nei team e nelle aziende, le implicazioni sono altrettanto evidenti: lo stato di forma mentale e fisico delle persone, la loro carica motivazionale, le loro competenze, la loro progettualità, il loro spessore morale, fanno la differenza tra persone o team spenti, e persone, team o organizzazioni capaci, forti, motivate, piene di energia ed entusiasmo, desiderose di affrontare sfide e dare contributi veri.

Copyright Daniele Trevisani

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti sul coaching e sulla psicologia e metodologia del coaching

Psicologia del Coaching

La psicologia del coaching è un campo della psicologia applicata che applica teorie e concetti psicologici alla pratica del coaching . Il suo scopo è aumentare le prestazioni, l’ autorealizzazione , i risultati e il benessere di individui, team e organizzazioni utilizzando metodi basati sull’evidenza fondati sulla ricerca scientifica. [1] La psicologia del coaching è influenzata da teorie in vari campi psicologici, come la psicologia umanistica , la psicologia positiva , la teoria dell’apprendimento e la psicologia sociale .

La psicologia del coaching è iniziata formalmente come sotto-disciplina psicologica nel 2000, quando il primo corso di “psicologia del coaching” è stato offerto all’Università di Sydney . Da allora, sono state formate società scientifiche dedicate alla psicologia del coaching e riviste sottoposte a revisione paritaria pubblicano ricerche sulla psicologia del coaching. Le applicazioni della psicologia del coaching spaziano dal coaching atletico ed educativo alla leadership e al coaching aziendale.

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti – Storia

Le prime applicazioni della teoria e della pratica psicologica all’allenamento (in particolare, l’allenamento atletico) risalgono agli anni ’20. [2] Nel 1926, Coleman Griffith pubblicò The Psychology of Coaching: A Study of Coaching Methods in the Point of View of Psychology. [2] Sulla base delle osservazioni delle squadre di calcio e basket, Griffith ha discusso un’ampia varietà di aspetti dell’allenamento come gli effetti dello spettatore, i problemi di over-coaching, i principi dell’apprendimento. [3] Griffith è stato notato come ” il primo psicologo dello sport d’America ” e un pioniere nell’applicare la scienza della psicologia al coaching. [4] Anni dopo, iniziarono ad emergere altri testi sulla psicologia del coaching. Nel 1951, John Lawther della Penn State University pubblicò Psychology of Coaching . [5] Il primo libro in WorldCat con il termine “psicologia del coaching” nel titolo è Modern Coaching Psychology di Curtiss Gaylord, pubblicato nel 1967. [6] [7]

Nonostante questi primi sviluppi, la psicologia del coaching contemporaneo è stata istituita formalmente solo all’inizio del 21° secolo. [4] Nel gennaio 2000, Anthony Grant ha implementato la prima unità di studio di “psicologia del coaching” presso l’ Università di Sydney e la sua tesi di dottorato ha posto le basi per ulteriori ricerche per stabilire il campo della psicologia del coaching come disciplina basata sull’evidenza. [8] [9] Molti psicologi del coaching considerano Grant un pioniere nel campo. [4] [10]

Un ulteriore sviluppo è iniziato nel 2006 quando l’ Australian Psychological Society (APS) ha tenuto una conferenza che ha fondato l’Interest Group in Coaching Psychology ( IGCP ). Fuori dall’Australia, Stephen Palmer della British Psychological Society (BPS) ha formato lo Special Group in Coaching Psychology ( SGCP ). [4] Sia l’ IGCP che l’ SGCP miravano a sviluppare ulteriormente la professione della psicologia del coaching in termini di teoria e applicazione, fornendo una piattaforma per la condivisione di ricerche ed esperienze rilevanti tra gli psicologi del coaching. [4] [1] [11] Dall’istituzione di IGCP e SGCP , sono state istituite più società internazionali dedicate alla psicologia del coaching in Europa, Medio Oriente e Sud Africa. [4] Il 18 dicembre 2006 è stata fondata la International Society for Coaching Psychology ( ISCP ) per promuovere lo sviluppo internazionale del settore. [4] [12]

Attualmente, ci sono un certo numero di riviste peer-reviewed dedicate alla letteratura e alla ricerca sulla psicologia del coaching. Ad esempio, The Coaching Psychologist (dal 2005) è fornito da SGCP . [13] L’ IGCP e l’IGCP pubblicano congiuntamente l’ International Coaching Psychology Review (dal 2006). [14] Coaching Psychology International (dal 2009) è pubblicato dalla International Society of Coaching Psychology. [15]

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti – Influenze teoriche

Psicologia umanistica

Vedi anche: Psicologia umanistica e Terapia centrata sulla persona

L’ approccio umanistico alla psicologia è considerato un grande contributo al coaching psicologico. [3] Sia la psicologia umanistica che quella del coaching condividono la visione comune dell’essere umano come auto- realizzante . Cioè, ogni volta che ne viene data l’opportunità, gli umani coglieranno la capacità di migliorare se stessi. [16] La psicologia del coaching considera questo sviluppo come un processo consistente in concreti cambiamenti positivi nella propria vita. Inoltre, questo processo di crescita è intrapreso sia dal cliente che dal coach che facilita l’ autorealizzazione nei propri clienti. [1] [17]

Nella terapia centrata sulla persona di Carl Rogers , la relazione cliente-terapeuta è un elemento chiave per facilitare la crescita. [17] Pertanto, la relazione tra il coach (il facilitatore) e il cliente (il discente) è cruciale. [18] In particolare, Rogers ha identificato tre qualità chiave in una buona relazione coach-cliente: “realtà” (genuinità), fiducia e comprensione empatica . [17] [18] Inoltre, viene fatta un’importante distinzione tra lavorare sul cliente e lavorare con il cliente. Un coach deve essere disposto a collaborare e impegnarsi attivamente con il cliente per comprendere le sue esperienze e fare scelte che promuovano la crescita . [17] Una volta raggiunto questo obiettivo, la relazione coach-cliente diventa una partnership attiva . [19]

Inoltre, secondo Rogers, la crescita di un cliente si ottiene attraverso una considerazione positiva incondizionata . [20] I coach devono entrare in empatia con i loro clienti per comprendere le loro esperienze e punti di vista. [1] Per raggiungere questo obiettivo, il coach deve essere in grado di comprendere i propri clienti non solo a livello intellettuale, ma anche a livello emotivo. [17] Insieme all’empatia, i coach devono essere in grado di accettare i propri clienti per quello che sono veramente, poiché gli individui hanno bisogno di sentirsi apprezzati per il loro ” vero sé ” per potersi realizzare . [1]

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti – Psicologia positiva

Vedi anche: Psicologia positiva

La psicologia positiva (sviluppata da Martin Seligman e altri) si sofferma sugli aspetti positivi delle caratteristiche umane come la forza e la competenza. [17] [21] [22] Fondamentalmente, la psicologia del coaching condivide questo obiettivo; un coaching efficace comporta il miglioramento delle prestazioni e del benessere del cliente. [23] La psicologia positiva fornisce quindi una base per il coaching. [21] La psicologia del coaching è stata considerata un tipo di psicologia positiva applicata. [23]

Le emozioni positive motivano le persone a migliorare le proprie capacità e competenze. [24] La teoria dell’ampliamento e della costruzione di Barbara Fredrickson postula che le emozioni positive possono svolgere un ruolo nello stimolare non solo la motivazione , ma anche azioni produttive e benefiche. [25] Nel coaching, si enfatizza l’incoraggiamento delle emozioni positive al fine di ispirare i clienti a intraprendere azioni concrete verso i loro obiettivi. [17]

A parte le emozioni, anche il pieno impegno nell’attività è un fattore per massimizzare le proprie prestazioni. [26] Mihaly Csikszentmihalyi ha descritto questo livello di massimo coinvolgimento in un compito come flusso . In altre parole, gli individui che sperimentano il flusso sono “nella zona”. [17] Gli allenatori svolgono un ruolo nella creazione di un ambiente che induce il flusso. Questo può essere raggiunto attraverso la definizione di obiettivi chiari e coerenti. [26] Fornire un feedback chiaro e immediato mantiene anche il cliente informato sul fatto che le sue azioni stiano aiutando a raggiungere i suoi obiettivi. [17] I coach aiutano anche a trovare un equilibrio tra sfida e abilità poiché compiti troppo facili o troppo difficili per il cliente possono ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo. [17] [26]

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti – Teorie dell’apprendimento

Vedi anche: comportamentismo e teoria dell’apprendimento sociale

Il condizionamento operante (come descritto da BF Skinner ) vede l’apprendimento come un processo che coinvolge rinforzo e punizione . [27] Gli allenatori sono incoraggiati a rafforzare sempre comportamenti sani e produttivi attraverso il rinforzo verbale, come parole e immagini motivazionali. [28] Anche il rinforzo intrinseco (cioè il rinforzo dall’interno dell’individuo) può svolgere un ruolo enorme nel migliorare le prestazioni e nell’incoraggiare azioni mirate. [19] Sebbene la punizione possa indirizzare i clienti verso i comportamenti desiderati , le prestazioni possono essere ostacolate da effetti collaterali ingiustificati, come ansia e risentimento nei confronti dell’allenatore. [19] [27]

La teoria dell’apprendimento esperienziale di David A. Kolb postula che gli individui apprendano attraverso le loro esperienze. [29] L’apprendimento esperienziale è facilitato dall’autoriflessione, dall’autovalutazione e dall’azione. [21] I coach possono incoraggiare l’autoriflessione critica delle esperienze attraverso “registri di coaching” in cui i coachee analizzare i loro pensieri ed emozioni in vari incidenti e circostanze. [21] Questo aiuta i clienti a esaminare e sfidare le proprie convinzioni, atteggiamenti e comportamenti . [21] L’intuizione acquisita da questo aiuta nell’apprendimento trasformativo in cui i tirocinanti sviluppano un piano d’azione per un ulteriore miglioramento personale e un aumento delle prestazioni basato sulle proprie esperienze. [17] [29] [30]

Lev Vygotsky ha descritto la zona di sviluppo prossimale ( ZPD ) come uno spazio tra ciò che una persona sa (un’azione che può essere eseguita facilmente) e ciò che una persona non sa (ciò che è considerato difficile). [31] Vygotsky ha teorizzato che l’apprendimento è più efficace all’interno di questa zona. [32] I coach facilitano un apprendimento efficace fornendo ai coachee attività all’interno della ZPD , che non sono né troppo facili né troppo impegnative (questo è un processo chiamato scaffolding ). [31] [32]

La teoria dell’apprendimento sociale ha influenzato anche la psicologia del coaching. Secondo Albert Bandura , l’apprendimento osservativo si verifica quando gli individui imparano dalle persone che li circondano (chiamati modelli ). [33] I coach dovrebbero essere consapevoli dei modelli dei loro coachee in quanto ciò può modellare i loro atteggiamenti e comportamenti . [34] Inoltre, gli allenatori dovrebbero valutare i fattori che influenzano l’apprendimento basato sull’osservazione nei loro tirocinanti, come l’attenzione e la frequenza del comportamento osservato . [34]

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti – Altre influenze

Vedi anche: Psicologia della Gestalt , Psicologia sociale , Psicologia culturale e Psicopatologia

La teoria della Gestalt spiega che le persone percepiscono gli eventi intorno a noi in un modo conforme alle loro idee, credenze ed esperienze personali. [3] I coachee devono essere guidati nella consapevolezza dei propri atteggiamenti ed esperienze, che modellano la loro percezione del mondo. [3] Concetti in psicologia sociale come l’influenza interpersonale e la conformità sottolineare il ruolo importante che le interazioni sociali svolgono nel plasmare il pensiero, le prestazioni e il comportamento nei coachee . [19] La psicologia culturale assiste gli allenatori nel facilitare la crescita e l’apprendimento nei clienti provenienti da diversi background culturali. [35] Lo studio della psicopatologia può anche essere importante nello sviluppo di metodi adeguati di coaching per individui mentalmente malsani. [19]

Corsi di Coaching Aziendale – Approfondimenti

Guarda anche

Riferimenti

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Elevarsi rispetto alla coscienza ordinaria. I 17 livelli di David Hawkins

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

L’esercizio neotropico e la ricerca della nostra crescita umana, professionale e manageriale, ci trascina inesorabilmente verso una maggiore libertà esistenziale e anche professionale, uscendo dalla morsa di schemi vecchi e obsoleti.

La vera sfida, come dice Goethe, è lavorarci per conquistarne un brano in ogni singolo giorno della nostra vita. Farne quindi un abito mentale è la vera forma di progresso che cerchiamo.

In questo processo ci scontriamo contro un nemico invisibile: lo stato di coscienza ordinario in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo.

Secondo David Hawkins esistono 17 livelli di coscienza ognuno dei quali ha precise caratteristiche.

Conoscere a che livello di coscienza siamo è un’operazione eccezionale tra tutte le possibili operazioni psicologiche che possiamo raggiungere.

(Shame). Vergogna, disperazione. (Livelli di calibrazione 20 e inferiori)

Secondo Hawkins, questo livello è pericolosamente vicino alla morte, che può essere scelta come suicidio cosciente o più sottilmente mascherata dall’incapacità di prendere provvedimenti per prolungare la vita. La morte per negligenza, indifferenza, abbandono o incidente è comune a questo livello. Tutti sono consapevoli del dolore di “perdere la faccia”, essere screditati o sembrare una “non persona”. In Shame, le persone chinano la testa e scappano via, desiderando di essere invisibili. L’esilio è un tradizionale accompagnamento della vergogna, e nelle società primitive da cui ha origine l’umanità l’esilio equivale alla morte. È la base della paura della disapprovazione, del rifiuto o del fallimento.

Per dare la possibilità all’evoluzione personale di concretizzarsi, occorre liberarsi delle zavorre di autoflagellazione del passato e del presente e perdonarsi, per poi ripartire.

La Neotropia e la crescita personale, in questo caso specifico, ci chiedono di “andare via da” una condizione di vita interiore miserabile e intraprendere il nostro personale “Viaggio”, il “viaggio dell’eroe” che dovrà attraversare selve oscure e abissi dell’anima per trovare la propria libertà e realizzazione.

(Guilt). Colpa e odio vendicativo. (Livello di calibrazione 30)

Secondo Hawkins la colpa, così comunemente usata sotto forma di vergogna dalla nostra società per manipolare e punire, si manifesta in una varietà di espressioni, come il rimorso, l’auto-recriminazione, il masochismo e l’intera gamma di sintomi di vittimismo. Il senso di colpa inconscio si traduce in malattie psicosomatiche, predisposizione agli incidenti e comportamenti suicidi. Molte persone lottano con il senso di colpa per tutta la vita, mentre altri tentano disperatamente di sfuggirvi negando amoralmente del tutto il senso di colpa.

La Neotropia e la crescita personale ci chiedono di fare nostro il concetto di accettazione di sé stessi, proposto da Carl Rogers come base fondamentale per un percorso di crescita personale. Quando iniziamo ad accettarci per come siamo, da lì possiamo partire per scalare tutte le vette possibili della realizzazione personale.

(Apathy). Apatia. (Livello di calibrazione 50)

Secondo Hawkins il livello di Apatia è caratterizzato da abbandono, indifferenza, povertà e, in gradi più gravi, da disperazione. Il mondo e il futuro sembrano tetri e il pathos è il tema della vita. È uno stato di impotenza e le sue vittime, bisognose in ogni modo, mancano non solo di risorse, ma anche di energie per sfruttare ciò che può essere disponibile. A meno che l’energia esterna non venga fornita dai “caregiver” (portatori di aiuto), può risultare la morte per suicidio passivo. Senza la volontà di vivere, i disperati guardano con sguardo assente, insensibili agli stimoli. Gli occhi smettono di seguire e non c’è energia sufficiente nemmeno per ingoiare il cibo offerto.

Questo è il livello dei senzatetto e dei derelitti della società. È anche il destino di molti anziani e di altri che si isolano da malattie croniche o progressive. Gli apatici sono dipendenti; sono “pesanti” e si sentono come un peso per coloro che li circondano.

La Neotropia e più in generale la ricerca di nuovi equilibri di vita, l’inserimento di nuove passioni e interessi, in caso di apatia, è esattamente la cura che serve. Inquadrare obiettivi, traguardi, goals, stimola e fa uscire dall’apatia, e più facciamo azione dopo azione più cancelliamo l’apatia per sempre dal nostro modo di essere.

Nel modello HPM abbiamo una innumerevole serie di vettori di crescita e di evoluzione che ci aspettano. Dobbiamo solo intraprendere uno o più dei cammini descritti da tale modello.

(Grief). Dolore/Rimorso. (Livello di calibrazione 75)

Secondo Hawkins questo è il livello di tristezza, perdita e sconforto. La maggior parte delle persone lo ha sperimentato per periodi di tempo, ma coloro che rimangono a questo livello vivono una vita di costante rimpianto e depressione. Questo è il livello di lutto, sconforto e rimorso per il passato. È anche il livello dei perdenti abituali e di quei giocatori d’azzardo cronici che accettano il fallimento come parte del loro stile di vita, spesso con la perdita di lavoro, amici, famiglia e opportunità, nonché denaro e salute.

Grandi perdite nella prima infanzia rendono più tardi una persona vulnerabile all’accettazione passiva del dolore, come se il dolore fosse il prezzo della vita. In Grief si vede tristezza ovunque: la tristezza dei bambini piccoli, delle condizioni del mondo e persino la tristezza della vita stessa. Questo livello colora l’intera visione dell’esistenza. Parte della sindrome della perdita è il senso di incapacità di sostituire ciò che è perso o ciò che simboleggiava. C’è una generalizzazione dal particolare, così che la perdita di una persona amata è equiparata alla perdita dell’amore stesso. A questo livello, tali perdite emotive possono innescare una grave depressione o addirittura la morte.

Sebbene il dolore sia il cimitero della vita, ha ancora più energia rispetto all’Apatia. Quindi, quando i pazienti apatici traumatizzati iniziano a piangere, sappiamo che stanno migliorando, perché una volta che iniziano a piangere, mangeranno di nuovo.

In condizioni di dolore fisico o esistenziale pensare al nuovo o al futuro è possibile ma molto faticoso. E quasi sempre il nuovo viene visto come una minaccia anziché come una opportunità. Per questo motivo è bene praticare tecniche di training mentale atte a riportare in alto i livelli di energia personale e sbloccare le energie che servono per progettare il nuovo, affrontarlo e volerlo ardentemente.

(Fear). Paura. (Livello di calibrazione 100)

Secondo Hawkins al livello di 100, è disponibile più energia vitale. La paura del pericolo pervade gran parte del mondo, stimolando un’attività senza fine. La paura dei nemici, della vecchiaia o della morte e del rifiuto, insieme a una moltitudine di paure sociali, è una motivazione fondamentale nella vita della maggior parte delle persone.

Dal punto di vista di questo livello, il mondo appare pericoloso, pieno di trappole e minacce. La paura è lo strumento ufficiale preferito per il controllo da parte delle agenzie totalitarie oppressive.

La proliferazione delle paure è illimitata quanto l’immaginazione umana. Una volta che ci si concentra sulla paura, gli infiniti eventi spaventosi del mondo la alimentano. La paura diventa ossessiva e può assumere qualsiasi forma, ad esempio la paura della perdita di una relazione porta alla gelosia e a un livello di stress cronicamente elevato.

Il pensiero timoroso può sfociare in paranoia o generare strutture difensive nevrotiche e, poiché è contagioso, può diventare una tendenza sociale dominante.

La paura limita la crescita della personalità e porta all’inibizione. Poiché ci vuole energia per elevarsi al di sopra della Paura, gli oppressi non sono in grado di raggiungere un livello superiore senza assistenza. Quindi, i timorosi cercano leader forti che sembrano aver vinto la loro paura per condurli fuori dalla loro schiavitù.

La paura è un’emozione, ma come stile di vita pervasivo è limitante. La paura realistica (cioè la cautela) serve alla sopravvivenza, in contrasto con le paure irrazionali, che indicano problemi psicologici intrapsichici.

Per quanto riguarda la Neotropia e l’evoluzione personale, uscire da uno stato di paura permanente è un grandissimo e nobile traguardo. È indispensabile il ricorso a psicoterapeuti, counselor, coach, formatori, guide spirituali, perché la persona sequestrata dalla paura e angoscia permanentemente, molto difficilmente riuscirà a trovare una luce da sola.

La paura è un fenomeno ancestrale e pervade anche atti come il parlare in pubblico, il prendersi cura di altri, la paura di essere o meno all’altezza di un certo compito.

Se riusciamo a liberarci da paure inutili il nostro viaggio attraverso la Neotropia e l’evoluzione personale sarà un grande percorso di liberazione delle nostre potenzialità ancora inespresse.

Accettiamo quindi di fallire, accettiamo di fallire e riprovare, accettiamo di cadere, perché sappiamo che in un modo o nell’altro ci rialzeremo e diventeremo ancora più forti.

Rispetto al tema della paura e dell’angoscia, è interessante la distinzione proposta da Rogers e Kinget:

La sicurezza interna, condizione primaria del progresso terapeutico, consiste in una diminuzione del livello di angoscia. Per il fatto che si tratta di angoscia, di uno stato diffuso, e non di paura che è una reazione a una situazione o a un oggetto ben definito, questa diminuzione non può prodursi con uno sforzo di volontà. Almeno non potrebbe risultarne in modo diretto. In effetti l’angoscia non è un’emozione specifica: è uno stato generalizzato che penetra l’organismo intero nei suoi aspetti sia fisiologici – tensione muscolare, circolazione, secrezione endocrina – che esperienziali. Gli effetti psicosomatici che uniscono il disturbo psicologico alla disfunzione fisiologica dimostrano chiaramente il carattere diffuso dell’angoscia. (Ricorrendo ad un’analogia un po’ terra terra, diciamo che gli effetti della paura possono paragonarsi ad una spina nel piede; quelli dell’angoscia ad un’infezione. L’una può essere estirpata, mentre l’altra richiede un certo risanamento generale).

Sempre ricorrendo al contributo di Rogers e Kinget, notiamo che la figura stessa del terapeuta e le sue capacità di ascolto empatico e di “non giudizio” del cliente, diventano i fattori primari attraverso i quali la paura e l’angoscia possono essere superate:

Come l’angoscia, la sicurezza di cui si tratta qui è uno stato generalizzato o diffuso che sfugge all’influenza diretta. Essa si sviluppa in modo impercettibile, in qualche modo per contagio. Per il fatto che si estende all’intero organismo, nei suoi aspetti affettivi così come in quelli cognitivi, si può dire che questa sicurezza rappresenta una risposta alla persona del terapeuta più che una reazione all’attività di costui. In effetti non essendo il terapeuta Rogersiano “attivo”, nel senso che non prende l’iniziativa, non interroga e non giudica, non provoca reazioni nel senso di attività sferrate dal di fuori.

(Desire). Desiderio. (Livello di calibrazione 125)

Secondo Hawkins c’è ancora più energia disponibile a livello di Desiderio. Il desiderio motiva vaste aree dell’attività umana, compresa l’economia. I pubblicitari giocano sui desideri per programmarci con bisogni legati a pulsioni istintive. Il desiderio ci spinge a fare grandi sforzi per raggiungere obiettivi o ottenere ricompense. Il desiderio di denaro, prestigio o potere guida la vita di molti di coloro che hanno superato la paura come motivo di vita predominante.

Il desiderio è anche il livello delle dipendenze, in cui il desiderio diventa un desiderio più importante della vita stessa. Le vittime del Desiderio possono effettivamente essere inconsapevoli della base delle loro motivazioni.

Alcune persone diventano dipendenti dal desiderio di attenzione e allontanano gli altri dalle loro continue richieste. Il desiderio di approvazione sessuale ha prodotto le enormi industrie della cosmetica e della moda che esaltano il glamour e il fascino.

Il desiderio ha a che fare con l’acquisizione e l’accumulo, che spesso è insaziabile perché è un campo energetico in corso. La soddisfazione di un desiderio è semplicemente sostituita dal desiderio insoddisfatto di qualcosa di più, ad esempio, i multimilionari spesso rimangono ossessionati dall’acquisizione di sempre più denaro.

Il desiderio è ovviamente uno stato molto più alto dell’apatia o del dolore. Per “ottenere”, bisogna prima avere l’energia di “volere”. La televisione ha avuto una grande influenza su molte persone oppresse, inculcando desideri e aumentando i loro desideri nella misura in cui escono dall’Apatia e iniziano a cercare una vita migliore. “Want” e “Desire” possono avviarci sulla strada del successo. Il desiderio può quindi diventare un trampolino di lancio verso livelli di consapevolezza ancora più elevati.

Il desiderio è un dono, quando ben calibrato e non sovrastante l’individuo. In Neotropia, il desiderio del nuovo non deve essere fine a sé stesso ma ancorato a precisi traguardi di miglioramento ed evoluzione personale.

Al livello del Desiderio, dobbiamo fare una grande opera di Neotropia positiva per liberarci da quei desideri indotti dai messaggi pubblicitari e dai modelli sociali devianti che ci circondano che rischiano di avvelenare il nostro animo e renderci mai contenti e mai soddisfatti.

Dobbiamo invece autodeterminare i nostri desideri più profondi partendo dai valori forti che ci possono fare da guida e sorreggere il nostro viaggio di crescita personale e il percorso che vogliamo intraprendere.

“Non si tratta semplicemente di «abituarsi a ignorare» la pressione esercitata dagli spot, ma anche – e forse in primo luogo – le pressioni, probabilmente meno ovvie e tuttavia quasi certamente più efficaci, che sono esercitate dalle persone che ci circondano, dagli standard che queste si sforzano di mantenere e ai quali si aspettano che tutti nella loro cerchia si attengano. E per ignorare, minimizzare, superare la pressione sociale ci vuole coraggio – un sacco di coraggio.

(Anger). Rabbia. (Livello di calibrazione 150)

Secondo Hawkins, la rabbia può portare ad azioni costruttive o distruttive. Quando le persone escono dall’Apatia e dal Dolore per superare la Paura come stile di vita, iniziano a desiderare. Il desiderio porta alla frustrazione che a sua volta porta alla rabbia. Quindi, la rabbia può essere un fulcro attraverso il quale gli oppressi vengono infine catapultati verso la libertà.

La rabbia per l’ingiustizia sociale, la vittimizzazione e la disuguaglianza ha alimentato grandi movimenti che hanno portato a grandi cambiamenti nella struttura della società. Nota che sono stati i movimenti e non la rabbia stessa a portare benefici costruttivi.

La rabbia, tuttavia, si esprime più spesso come risentimento o come uno stile di vita esemplificato da persone irritabili, esplosive che sono ipersensibili agli insulti e diventano “estrattori di ingiustizie”, così come irascibili, piantagrane, bellicose o litigiose.

La rabbia che deriva da un desiderio frustrato si basa sul campo energetico sottostante (Desiderio). La frustrazione deriva dall’esagerare l’importanza dei desideri. La persona arrabbiata può, come il bambino frustrato, andare su tutte le furie. La rabbia porta facilmente all’odio, che ha un effetto erosivo su tutte le aree della vita di una persona.

La rabbia come emozione è prevalente in tutta la società come reazione transitoria, ma la rabbia come livello di coscienza è indicativa del dominio di un pervasivo campo energetico negativo che riflette le percezioni distorte dell’ego. Un aspetto primario della distorsione è una visione del mondo orientata narcisisticamente e le aspettative che il mondo dovrebbe soddisfare e conformarsi ai propri desideri e percezioni. Dal momento che il mondo non è centrato o interessato a un individuo specifico di per sé, il risultato è frustrazione e risentimento cronici.

Affrontare il nuovo con rabbia è deleterio in quanto solo uno stato mentale positivo ci fa cogliere verso cosa dirigersi veramente, mentre la rabbia offusca la mente e ci rende ciechi verso cosa valga la pena davvero vivere, o quali progetti vale la pena attivare.

Per capire bene su cosa impegnarsi serve una mente calma e uno stato d’animo positivo.

(Pride). Orgoglio. (Livello di calibrazione 175)

Secondo Hawkins, le persone si sentono più positive quando raggiungono questo livello e l’aumento dell’autostima è un balsamo per tutto il dolore provato ai livelli più bassi di coscienza.

L’orgoglio è abbastanza lontano da vergogna, colpa o paura e uscire dalla disperazione è un enorme salto. L’orgoglio in quanto tale ha generalmente una buona reputazione ed è incoraggiato socialmente, tuttavia, come vediamo dalla Mappa della Scala della Coscienza, è sufficientemente negativo da rimanere al di sotto del livello critico di 200. L’orgoglio si colloca bene solo in contrasto con i livelli inferiori.

Poiché “L’orgoglio precede una caduta”, è difensivo e vulnerabile in quanto dipende dalle condizioni esterne, senza le quali può tornare improvvisamente a un livello inferiore. L’ego gonfiato è vulnerabile agli attacchi. L’orgoglio rimane debole perché può essere buttato giù dal suo piedistallo nella vergogna, che è la minaccia che accende la paura della perdita dell’orgoglio.

L’orgoglio crea divisioni e dà origine a faziosità, con conseguenze costose. Vi sono uomini che muoiono comunemente per l’orgoglio per il quale gli eserciti ancora si massacrano regolarmente a vicenda. …

Il lato negativo dell’orgoglio è l’arroganza e la negazione. Queste caratteristiche bloccano la crescita. In Pride, il recupero dalle dipendenze è impossibile perché vengono negati problemi emotivi o difetti di carattere. L’intero problema della negazione è quello dell’orgoglio; quindi, l’orgoglio è un blocco molto considerevole per l’acquisizione del potere reale, che sostituisce l’orgoglio con vera statura e prestigio.

Per dirigersi verso il nuovo ed evolvere in modo sano occorre una sana autostima, ma non un ego ipertrofico tale da farci perdere la sottile linea di confine che separa l’orgoglio verso la propria identità da altre forme come l’arroganza e sentirsi superiori agli altri.

Il rischio è bene evidenziato in questo passaggio: “L’orgoglio è autoammirazione, il che implica che gli altri, al confronto, sono inferiori o hanno meno valore, rango o virtù”.

(Courage). Coraggio. (Livello di calibrazione 200)

Secondo Hawkins, a livello di Coraggio, l’energia spirituale altera profondamente l’esperienza di sé e degli altri; quindi, è il livello dell’inizio dell’Empowerment. Questa è la zona di esplorazione, realizzazione, forza d’animo e determinazione.

Ai livelli inferiori, il mondo è visto come senza speranza, triste, spaventoso, allettante o frustrante, ma al livello del Coraggio, la vita è vista come eccitante, sfidante e stimolante.

Il coraggio implica la volontà di provare cose nuove e di affrontare le vicissitudini della vita. A questo livello di responsabilizzazione, si è in grado di affrontare e gestire efficacemente le opportunità della vita.

Al livello 200, ad esempio, c’è l’energia per apprendere nuove competenze lavorative, e la crescita e l’istruzione sono ormai obiettivi raggiungibili. C’è la capacità di affrontare le paure o i difetti del carattere e di crescere nonostante loro, e l’ansia non paralizza lo sforzo come fa negli stadi inferiori dell’evoluzione.

Gli ostacoli che sconfiggono le persone il cui livello di coscienza è inferiore a 200 agiscono come stimolanti per coloro che si sono evoluti nel primo livello di vero potere.

Le persone a questo livello restituiscono al mondo tanta energia quanta ne prendono. Ai livelli più bassi, le popolazioni così come gli individui assorbono energia dagli altri individui e dalla società senza ricambiare. Poiché la realizzazione si traduce in un feedback positivo, l’auto-ricompensa e l’autostima si rafforzano progressivamente. È qui che inizia la produttività.

Superare il livello 200 è il passo più critico nell’evoluzione della coscienza umana e della sua qualità concordante sia della vita interiore che esteriore.

Lo sviluppo della capacità di allinearsi con una verità riconosciuta piuttosto che con un guadagno personale separa chiaramente la verità dalla menzogna.

La scelta decisiva per fare questo passo è quella di assumersi la responsabilità ed essere responsabili delle proprie decisioni o azioni. Ciò indica anche un passaggio dall’essere dominati dalle emozioni primitive, che vengono attenuate dall’intelligenza e dalla validità verificabile piuttosto che dall’emotività egoistica che si traduce in un ragionamento fallace e distorto.

Pertanto, il coraggio rappresenta la vittoria sulla paura della perdita di guadagno e la sua sostituzione con ricompense di verità più a lungo termine.

Il coraggio porta fiducia interiore e un maggiore senso di potere personale perché non dipende da fattori o risultati esterni. Scegliere l’integrità e l’onestà verso sé stessi è gratificante e rafforzante.

Coraggio e perseveranza sono due capacità che in Neotropia è bene coltivare. Al livello del Coraggio, abbiamo le energie per apprendere nuove competenze lavorative, sportive, culturali, qualsiasi cosa vogliamo imparare sappiamo che se ci impegniamo può essere alla nostra portata.

Il coraggio è inoltre un grande antidoto dell’apatia, uno stato di bassa energia che, similmente alla paura, blocca la persona in un regime di vita amputante e interrompe anche l’idea stessa di impegnarsi in un progetto sul Nuovo.

(Neutrality). Neutralità. (Livello di calibrazione 250)

Secondo Hawkins, l’energia diventa molto positiva al livello chiamato Neutrale a causa del rilascio dalle posizioni dei livelli inferiori.

Ai livelli inferiori a 200, la coscienza tende a vedere dicotomie e ad assumere posizioni rigide che sono impedimenti in un mondo complesso e multifattoriale piuttosto che in bianco e nero.

L’assunzione di posizioni dualistiche crea polarizzazione, che poi crea opposizione e divisione. Come nelle arti marziali, una posizione rigida diventa un punto di vulnerabilità: ciò che non si piega può rompersi.

Elevandosi al di sopra delle barriere o delle opposizioni che dissipano le proprie energie, la condizione Neutrale consente flessibilità e una valutazione realistica e non giudicante dei problemi.

Essere neutrali significa essere relativamente distaccati dai risultati. Non ottenere ciò che si vuole non è più vissuto come una sconfitta, una paura o una frustrazione.

A livello Neutrale una persona può dire: “Beh, se non ottengo questo lavoro, ne troverò un altro”. Questo è l’inizio della fiducia interiore. Quando si percepisce il proprio potere, non si è facilmente intimiditi o spinti a provare qualcosa. L’aspettativa che la vita, con i suoi alti e bassi, andrà sostanzialmente bene è un atteggiamento di livello 250.

Le persone in stato di Neutrality hanno un senso di benessere; il segno di questo livello è una capacità fiduciosa di vivere nel mondo. Questo è il livello di sicurezza. È facile andare d’accordo con le persone di livello neutrale e con cui è sicuro associarsi perché non sono interessate al conflitto, alla competizione o al senso di colpa. Sono a loro agio e fondamentalmente emotivamente indisturbati.

Questo atteggiamento è non giudicante e non porta ad alcun bisogno di controllare i comportamenti degli altri. Di conseguenza, il livello di Neutralità si traduce in una maggiore libertà per sé e per gli altri.

L’acquisizione di uno stato di calma interiore favorito dalla Neutralità è un ottimo alleato della Neotropia e di qualsiasi percorso di evoluzione, in quanto rimuove il senso di fretta, che in genere è una cattiva consigliera.

Inoltre – quando non ottenere ciò che si vuole non è più vissuto come una sconfitta, una paura o una frustrazione – una condizione che appartiene alla Neutralità, si dissolve ogni ansia da prestazione e ogni indugio quindi ad intraprendere qualcosa di nuovo.

Ci si libera dallo stato paralizzante della ossessione da risultato e del bisogno di competere sempre contro tutto e contro tutti. Ci si concentra sul proprio miglioramento personale e quello delle aziende o del mondo intero. Si procede verso il Nuovo con uno stato di serenità di fondo che fa bene sia alla persona che ai progetti in cui si impegna.

(Willingness). Volontà. (Livello di calibrazione 310)

Secondo Hawkins, questo livello di energia molto positivo può essere visto come la porta per i livelli superiori di consapevolezza. Considerando che i lavori, ad esempio, vengono eseguiti bene a livello Neutrale, a livello di Volontà, il lavoro viene svolto ancora meglio e il successo è comune a tutti gli sforzi.

La crescita è rapida qui; qui si trovano le persone scelte per l’avanzamento. La disponibilità implica che si è superata la resistenza interiore alla vita e si è impegnati nella partecipazione.

Al di sotto del livello 200, le persone tendono ad essere di mentalità chiusa, ma al livello 310 si verifica una grande apertura. A questo livello le persone diventano veramente amichevoli e i successi sociali ed economici sembrano seguire automaticamente. I volenterosi non sono turbati dalla disoccupazione; accetteranno qualsiasi lavoro quando necessario, o creeranno una carriera o diventeranno lavoratori autonomi. Non si sentono umiliati da lavori di servizio o iniziando “dal basso”. Sono utili agli altri e tendono al volontariato, contribuendo al bene della società. Sono anche disposti ad affrontare problemi interiori e non hanno grandi blocchi di apprendimento.

A questo livello, l’autostima è alta e rafforzata dal feedback positivo della società sotto forma di riconoscimento, apprezzamento e ricompensa. La disponibilità è comprensiva e sensibile ai bisogni degli altri.

Le persone volenterose sono costruttori e collaboratori della società. Con la loro capacità di riprendersi dalle avversità e di imparare dall’esperienza, tendono a correggersi da soli. Dopo aver lasciato andare l’orgoglio, sono disposti a guardare i propri difetti e imparare dagli altri. A livello di Volontà, le persone diventano studenti eccellenti e rappresentano una notevole fonte di potere per la società.

Le persone “percepiscono” come con un sesto senso se la controparte è portatrice di buona volontà o di scopi solo personalistici. Quando si percepisce di relazionarsi e lavorare con una persona della quale si avverte la buona volontà questo diventa un fattore positivo.

Come afferma Peale “Mentre affermate e riaffermate con forza la vostra intenzione, essa vi si anniderà nel subconscio e, da lì, vi aiuterà effettivamente a diventare ciò che volete essere. Ma questo passo richiede fermezza, un atteggiamento che esclude qualsiasi gioco a nascondino con sé stessi.”

(Acceptance). Accettazione. (Livello di calibrazione 350)

Secondo Hawkins, a questo livello di consapevolezza, avviene una grande trasformazione con la comprensione che la persona stessa è la fonte e il creatore dell’esperienza della propria vita. L’assunzione di tale responsabilità è caratteristica di questo grado di evoluzione, caratterizzato dalla capacità di vivere in armonia con le forze della vita.

Al di sotto del livello di coscienza 200, c’è la tendenza a considerarsi una vittima in balia della vita. Ciò deriva dalla convinzione che la fonte della propria felicità o la causa dei propri problemi sia “là fuori”. L’enorme salto di riprendersi il proprio potere si completa a questo livello con la consapevolezza che la fonte della felicità è dentro di sé. In questa fase più evoluta, niente “là fuori” ha la capacità di rendere felici, e l’amore non è qualcosa che viene dato o tolto da un altro, ma è creato dall’interno.

L’accettazione non va confusa con la passività, che è sintomo di apatia. Questa forma di accettazione consente di impegnarsi nella vita secondo i termini della vita, senza cercare di conformarsi a un programma.

Con l’Accettazione, c’è calma emotiva e la percezione si amplia man mano che la negazione viene trascesa. Ora si vedono le cose con meno distorsioni o interpretazioni errate e il contesto dell’esperienza viene ampliato in modo da essere in grado di “vedere l’intero quadro”. L’accettazione ha essenzialmente a che fare con l’equilibrio, la proporzione e l’adeguatezza.

L’individuo a livello di Accettazione è meno interessato al giudizio e invece è dedicato alla risoluzione dei problemi e alla scoperta di cosa fare con i problemi. I lavori difficili non causano disagio o sgomento. Gli obiettivi a lungo termine hanno la precedenza su quelli a breve termine; l’autodisciplina e la padronanza sono prominenti.

Il livello di Accettazione non è polarizzato dal conflitto o dall’opposizione; vede che le altre persone hanno uguali diritti e quindi onora l’uguaglianza.

Mentre i livelli inferiori sono caratterizzati da rigidità, a questo livello la pluralità sociale comincia ad emergere come una forma di risoluzione dei problemi. Pertanto, questo livello è privo di estremi di discriminazione o intolleranza. C’è la consapevolezza che l’uguaglianza non preclude la diversità. L’accettazione include piuttosto che respingere.

Vivere in armonia con le forze della vita è uno dei grandi obiettivi della Neotropia e di ogni percorso evolutivo. Altri stati favorevoli alla Neotropia, caratteristici di questo livello, sono dati dal fatto che i lavori difficili non causano disagio o sgomento, così come i progetti sfidanti si depurano da paura e ansia.

Come evidenzia Hawkins, gli obiettivi a lungo termine hanno la precedenza su quelli a breve termine, e quindi il Nuovo che cerchiamo può diventare più saggio, più lungimirante; l’autodisciplina e la padronanza sono prominenti e quindi abbiamo anche la pazienza che serve per portare avanti progetti che richiedono impegno continuativo e a lungo tempo.

A questo stato avviene un vero salto di paradigma nella comunicazione. Come evidenzia Hawkins, I livelli di coscienza inferiori a 350 riflettono il dominio della percezione da parte di posizioni emotive e valori presunti. A livelli inferiori a 200, le emozioni sono dure, distruttive e conflittuali, e quindi inclini a conflitti e contese. Al livello 200, l’emotività si sposta dalla negatività a una visione più positiva del mondo e di sé e diventa di supporto alla vita. Al livello 310, l’emotività e la volizione sono prevalentemente positive ma rappresentano ancora le pulsioni emotive. Al livello 350, con l’accettazione, la tranquillità sostituisce le emozioni disturbanti in modo che l’interferenza dell’emotività svanisca in secondo piano piuttosto che determinare i sentimenti.

(Reason). Ragione. (Livello di calibrazione 400)

Secondo Hawkins, l’intelligenza e la razionalità vengono alla ribalta quando l’emotività dei livelli inferiori viene trascesa. La ragione è in grado di gestire grandi e complesse quantità di dati e di prendere decisioni rapide e corrette; di comprendere la complessità delle relazioni, delle gradazioni e delle sottili distinzioni; e della manipolazione esperta dei simboli man mano che i concetti astratti diventano sempre più importanti.

Questo è il livello della scienza, della medicina e, in generale, della maggiore capacità di razionalità, concettualizzazione e comprensione.

Pertanto, la conoscenza e l’istruzione sono molto apprezzate.

La comprensione dell’informazione e della logica sono i principali strumenti di realizzazione che sono i tratti distintivi del livello 400. Questo è il livello dei vincitori del Premio Nobel, dei grandi statisti, dei giudici della Corte Suprema, di Einstein, di Freud e di molte altre figure importanti nella storia del pensiero come rappresentato in The Great Books of the Western World (per comodità, ristampato da Truth vs Falsehood).

I difetti di questo livello sono l’incapacità di distinguere chiaramente la differenza tra i simboli (cioè res cogitans) e ciò che rappresentano (res externa), e la confusione tra il mondo oggettivo e quello soggettivo che limita la comprensione della causalità.

A questo livello è facile perdere di vista la foresta per gli alberi, infatuarsi di concetti e teorie, e finire per perdere l’essenziale. [1]

Saper inserire parti di “ragionamento” nella ricerca del nuovo (Neotropia) fa bene, ma non diamo per scontato che siano sufficienti. Nella Neotropia e nei percorsi di evoluzione personale è facile dover dare ascolto anche alle “pulsioni” che spingono verso un certo tipo di nuovo, anche se ancora non razionalizzate.

In un gruppo di lavoro sull’innovazione e Netropia è facile avere visioni contrapposte e fare analisi diverse, che potrebbero condurre a conflitti nel gruppo stesso.

Secondo la “Scuola della Negoziazione dei Principi” sviluppata da Fisher, Ury e Patton[2], la competenza principale di chi si trova a negoziare è quella di trovare dei principi condivisi nonostante le diversità presenti (ricerca del “common ground”) e questo richiede le seguenti competenze:

  • saper scindere le persone dal problema, focalizzarsi sul problema;
  • saper gestire le proprie emozioni;
  • apprendere a concentrarsi sugli interessi e non sulle posizioni
  • riuscire a generare una gamma di opzioni e possibilità prima di decidere cosa fare
  • riuscire a far sì che i risultati attesi dalla negoziazione si basino su qualche unità di misura oggettiva.

Si tratta già di grandi passi avanti rispetto alle decisioni condotte in stato di rabbia o di orgoglio estremo, tuttavia presuppongono che nessuna delle parti cadrà vittima del “sequestro emotivo” che invece è una possibilità non remota nella ricerca del nuovo, soprattutto quando mosse da sentimenti e pulsioni profonde.

(Love). Amore. (Livello di calibrazione 500)

Secondo Hawkins, il livello 500 è caratterizzato dallo sviluppo di un campo energetico che è progressivamente incondizionato, immutabile e permanente.

Non fluttua perché la sua fonte all’interno della persona che ama non dipende da fattori esterni.

L’amore è un modo di stare e di relazionarsi con il mondo ed è indulgente, nutriente e di supporto. L’amore non è intellettuale e non procede dalla mente; l’amore emana dal cuore. Ha la capacità di sollevare gli altri e compiere grandi imprese grazie alla sua purezza di motivazione.

A questo livello di sviluppo, la capacità di discernere l’essenza diventa predominante; il nucleo di un problema diventa il centro dell’attenzione. Quando la ragione viene aggirata, sorge la capacità di riconoscimento istantaneo della totalità di un problema e di una maggiore espansione del contesto.

La ragione si occupa di particolari, mentre l’amore si occupa di interi. Questa capacità, spesso attribuita all’intuizione, è la capacità di comprensione istantanea senza ricorrere all’elaborazione sequenziale di simboli.

Questo fenomeno apparentemente astratto è, infatti, abbastanza concreto ed è accompagnato da un misurabile rilascio di endorfine nel cervello.

L’amore non prende posizione e quindi è globale, elevandosi al di sopra della separazione della posizionalità. È quindi possibile essere “uno con l’altro” poiché non ci sono più barriere. L’amore è quindi inclusivo e amplia progressivamente il senso di sé.

L’amore si concentra sulla bontà della vita in tutte le sue espressioni e aumenta ciò che è positivo. Dissolve la negatività ricontestualizzandola piuttosto che attaccandola. In quanto tale, è benigno, di supporto e nutre la vita; di conseguenza, è il livello della vera felicità.

Un progetto di Neotropia condotto a questo livello parte da certezze interiori solidissime, certezze che sono all’interno della persona e non dipendono da fattori esterni né se ne lasciano influenzare.

Siamo nel campo dell’evoluzione personale in terreni dove “so che è giusto così”, so che è mio dovere morale impegnarmi, al di là di quello che ne pensano gli altri.

A questi livelli, la convinzione e determinazione diventano solidissime e difficilmente modificabili da pressioni esterne.

(Joy). Amore incondizionato, gioia ed estasi. (Livello di calibrazione 540-599)

Secondo Hawkins, man mano che l’Amore diventa sempre più incondizionato, comincia a essere sperimentato come Gioia interiore. Questa non è la gioia improvvisa di un piacevole susseguirsi di eventi, ma è invece un accompagnamento costante a tutte le attività.

La gioia nasce dall’interno di ogni momento dell’esistenza piuttosto che da qualsiasi fonte esterna.

Il livello 540 è anche il livello di guarigione e di gruppi di auto-aiuto a base spirituale.

Dal livello 540 in su è il dominio dei santi, dei guaritori spirituali e degli studenti spirituali avanzati.

Caratteristica di questo campo energetico è la capacità di un’enorme pazienza e la persistenza di un atteggiamento positivo di fronte a avversità prolungate. Il segno distintivo di questo stato è la compassione. Le persone che hanno raggiunto questo livello hanno un notevole effetto sugli altri. Sono capaci di uno sguardo visivo prolungato e aperto che induce uno stato di amore e pace.

Nella zona alta dello stadio 500, il mondo che si vede è illuminato dalla squisita bellezza e perfezione della creazione. Tutto avviene senza sforzo per sincronicità, e si vede il mondo e tutto ciò che contiene come un’espressione dell’Amore e della Divinità.

La volontà individuale si fonde con la volontà divina. Si sente il potere della Presenza che facilita i fenomeni al di fuori delle aspettative convenzionali della realtà, definita “miracolosa” dall’osservatore ordinario. Questi fenomeni rappresentano il potere del campo energetico, non dell’individuo.

Il senso di responsabilità per gli altri a questo livello è di una qualità diversa da quella mostrata ai livelli inferiori. C’è il desiderio di usare il proprio stato di coscienza a beneficio della vita stessa piuttosto che per particolari individui.

Questa capacità di amare più persone contemporaneamente è accompagnata dalla scoperta che più si ama, più si può amare. Le esperienze di pre-morte, tipicamente trasformative nei loro effetti, hanno spesso permesso alle persone di sperimentare il livello di energia tra 540 e 600.

Ripercussioni per l’evoluzione personale: l’enorme pazienza e la persistenza di un atteggiamento positivo di fronte a avversità prolungate sono caratteristiche che qualsiasi persona, manager o professionista deve imparare a sviluppare. Cercare il nuovo può essere così faticoso che il farlo senza gioia, senza pazienza e senza mettere in conto avversità prolungate (misunderstanding, disaccordi) può diventare causa di abbandono dell’attività stessa (burnout). L’amore per la vita che è presente in questo stato consente di essere trasmesso agli altri e di creare osmosi emotive positive, a tutto vantaggio della relazione con sé stessi e con gli altri.

(Peace). Pace, beatitudine e illuminazione. (Livello di calibrazione 600)

Secondo Hawkins, gli stati dell’Illuminazione emergono al livello di coscienza 600 conseguente alla sostituzione del lineare con il non lineare. Questo campo energetico è associato all’esperienza designata da termini come Trascendenza, Illuminazione, Beatitudine e Coscienza di Dio.

Quando si raggiunge questo stato, la distinzione tra soggetto e oggetto scompare e non c’è un punto focale specifico della percezione. Spesso gli individui a questo livello lasciano il mondo perché lo stato di beatitudine preclude l’attività ordinaria. Alcuni persistono, tuttavia, e diventano maestri spirituali, e altri lavorano in modo anonimo per il miglioramento dell’umanità.

Alcuni ritornano nel mondo e diventano geni notevoli nei rispettivi campi, dando importanti contributi alla società. Coloro che rimangono all’interno di una religione possono eventualmente essere designati ufficialmente come santi, sebbene a questo livello la religione formale sia comunemente trascesa e sostituita dalla pura spiritualità da cui ha origine ogni religione.

Attualmente ci sono sei persone sul pianeta che si calibrano a 600 o più (anonime); tre sono tra 600-700; uno a 700-800; uno a 800-900; e uno a 900-1.000.

L’azione a livello di 600 e oltre è percepita come al rallentatore, sospesa nel tempo e nello spazio. Tutto è vivo, radioso e fluisce continuamente, dispiegandosi in una danza evolutiva squisitamente coordinata in cui il significato e la Sorgente sono travolgenti.

Questa straordinaria rivelazione avviene senza pensiero o concezione così che c’è un silenzio infinito nella mente, che ha smesso di concettualizzare. Ciò che è testimone e ciò che è testimoniato sono la stessa identità. L’osservatore si dissolve e diventa ugualmente l’osservazione. Tutto è connesso a tutto il resto e unificato dalla Presenza il cui potere è infinito, ma squisitamente gentile.

Grandi opere d’arte, musica e architettura che si calibrano tra 600 e 700 possono trasportarci temporaneamente a livelli di coscienza più elevati e sono universalmente riconosciute come ispiratrici e senza tempo.

Le implicazioni per la Neotropia e per la comunicazione in generale sono date dal fatto che è estremamente raro riuscire a trovare persone con questo livello di coscienza, ma nei dialoghi con religiosi, Maestri, grandi scienziati e eminenti pensatori questo è possibile e quando accade, apprendere da loro può essere un grande obiettivo.

Le evoluzioni personali condotte a questo livello hanno doti di genialità e di radicale rottura con il passato, e per questo possono persino essere viste come sovversive o rivoluzionarie, o essere additate come pazzia, come successo nella rivoluzione copernicana, o nelle teorie della relatività di Einstein, o alle invenzioni di Leonardo da Vinci.

(Self-Realization) Auto-Realizzazione personale. (Livello di calibrazione 700-849)

Secondo Hawkins, questo è il livello dei saggi, i Grandi Maestri dell’Advaita o Vedanta che hanno descritto le realtà spirituali dell’autorealizzazione. È il livello di potente ispirazione che avviene quando questi Saggi Illuminati stabiliscono campi di energia attrattori che influenzano tutta l’umanità.

A questo livello non c’è più l’esperienza di un sé personale individuale separato dagli altri; piuttosto, c’è un’identificazione del Sé con la coscienza e la Divinità. La Divinità Immanente si realizza come Sé al di là della mente. Questo è vicino al picco dell’evoluzione della coscienza nel regno umano.

Grandi insegnamenti elevano le masse e innalzano il livello di consapevolezza di tutta l’umanità. Avere tale visione si chiama Grazia, e il dono che porta è Pace infinita che è ineffabile e al di là delle parole. A questo livello di realizzazione, il senso della propria esistenza trascende ogni tempo e ogni individualità.

Non c’è più alcuna identificazione con il corpo fisico come ‘me’, e quindi il suo destino non ha importanza. Il corpo è visto come mero strumento della coscienza attraverso l’intervento della mente, il cui valore primario è quello della comunicazione. Il sé si fonde di nuovo nel Sé. Questo è il livello della non-dualità, o Unità completa. Non c’è localizzazione della coscienza; la consapevolezza è ugualmente presente ovunque.

Grandi opere d’arte raffiguranti individui che hanno raggiunto il livello dell’Illuminazione spesso mostrano l’insegnante con una posizione specifica della mano, chiamata mudra, in cui il palmo della mano irradia simbolicamente la benedizione. Questo è l’atto della trasmissione di questo campo energetico alla coscienza dell’umanità, che è anche rappresentato da un’aureola.

Questo è il livello della Grazia Divina, che può evolvere potenzialmente fino a 1.000, il livello più alto raggiunto da qualsiasi persona vissuta nella storia documentata, come i Grandi Avatar per i quali il titolo di “Signore” è appropriato: Lord Krishna, Lord Buddha, Signore Gesù Cristo e Zoroastro.

Nella ricerca dell’evoluzione è possibile, soprattutto nel dialogo con religiosi, meditatori, e nel contesto interreligioso, incontrare persone che hanno raggiunto la propria autorealizzazione spirituale. In questo caso, la cosa migliore da fare è ascoltare e apprendere. Queste persone sono quelle che hanno creato religioni che oggi contano milioni o miliardi di fedeli, usando solo la parola e senza tecnologie. Come evidenziato, i loro grandi insegnamenti elevano le masse e innalzano il livello di consapevolezza di tutta l’umanità, per cui la Neotropia svolta a questo livello è di tipo prettamente spirituale e meno legata a progetti e invenzioni.

(Full Enlightenment). Illuminazione completa. (Livello di calibrazione 850+)

Secondo Hawkins, mentre i livelli di coscienza superiori a 600 sono statisticamente molto rari, quelli superiori a 850 sono ancora più rari. Durante gli ultimi 1.000 anni, per il cinquanta percento del tempo, non c’è stato nessuno al livello 850, e per il venti percento di quel tempo non c’è stato nessuno oltre il livello di calibrazione 600.

Le frequenze energetiche molto elevate dell’Illuminazione trasmettono una vibrazione al campo della coscienza collettiva dell’umanità in generale e si iscrivono nei campi aurici (corpi di energia spirituale eterica) delle persone spiritualmente allineate mediante “trasmissione silenziosa”.

La vibrazione di frequenza di questa energia rimane all’interno del corpo eterico spirituale per periodi di tempo molto lunghi e (confermato dalla ricerca sulla calibrazione della coscienza) può durare fino a venticinque incarnazioni o anche mille anni, dove rimane in attesa di essere rivendicato.

La potenza unica del campo di livelli elevatissimi controbilancia anche le energie negative che prevalgono nella maggioranza della popolazione mondiale, di cui, come precedentemente citato, il settantotto per cento sono attualmente al di sotto del livello di calibrazione 200 (il quarantanove per cento negli Stati Uniti).

L’altro servizio che forniscono i livelli avanzati di coscienza è l’informazione che è di valore trasformativo e di solito trasmessa attraverso i secoli a beneficio degli studenti spirituali (come da elenchi alla fine dei capitoli). Molti insegnamenti di questa elevata calibrazione erano originariamente di origine molto antica e furono promulgata tramite gli antichi Veda, come le Upanishad e la Bhagavad-Gita, così come il Nuovo Testamento, lo Zohar e altri. In alcuni casi, gli autori reali sono sconosciuti ma gli insegnamenti provengono dalla Divinità o dai Grandi Avatar che si calibrano a 1.000 (Cristo, Buddha, Krishna, Zoroastro).

Gli stessi Grandi Maestri insegnavano principalmente la Verità solo ai livelli più alti. Le varie religioni del mondo furono stabilite molto più tardi dai seguaci, a volte molti secoli dopo, che inavvertitamente consentirono l’errore, come è ben noto ai biblisti. Gli insegnamenti calibrati delle stesse religioni sono quindi di per sé inferiori a quelli dei fondatori originari.

È storicamente insolito e raro che i Grandi Maestri siano i veri autori dei testi dei loro insegnamenti. A volte, la disparità e l’errore sono molto grandi, come l’inclusione del Libro dell’Apocalisse (cal. 70) nel Nuovo Testamento. Quando viene rimosso, la calibrazione del Nuovo Testamento sale da 640 a 880 (traduzione della Bibbia di Lamsa).

I saggi illuminati erano principalmente mistici autorealizzati o destinatari dell’Incarnazione Divina, come Gesù Cristo. Le fonti più antiche della più alta verità spirituale storicamente discendono dai grandi saggi ariani dell’antica India (cioè i Veda, le Upanishad). Questi hanno avuto origine intorno al 5.000 a.C. (Il Buddha visse circa nel 563 a.C.).

I saggi che hanno raggiunto il livello 850 o più sono diventati insegnanti influenti primari e i loro insegnamenti costituiscono il nucleo di importanti scuole e venerate tradizioni spirituali. Così, un grande insegnamento conserva il suo valore intrinseco per molti secoli.

L’autenticità e la validità degli insegnanti e dei loro insegnamenti sono ora convalidabili dall’emergere della scienza della coscienza e dalla sua capacità di calibrare livelli di verità confermabili.

Mentre il numero effettivo di saggi molto avanzati e illuminati che influenzano l’umanità è stato limitato nel corso dei secoli, i loro insegnamenti sono stati essenzialmente gli stessi, anche se sono sorti indipendentemente in diverse parti del mondo, in diverse culture e in diversi millenni. Quindi si può dire che la verità è sempre vera perché c’è una sola verità da scoprire.

I grandi maestri e i loro insegnamenti emanano campi di energia ad alta frequenza estremamente potenti nella coscienza collettiva dell’umanità, senza la quale probabilmente si sarebbe autosterminata.

Il pensiero conclusivo legato a questo strato del livello di coscienza consiste nel credere a fenomeni energetiche possono sembrare esoterici, ma farlo con coscienza, conservare il dubbio sul fatto che la scienza contemporanea non sia ancora in grado di misurare o dare risposte ai fenomeni sopra citati, e che quindi una vera crescita personale basata sulla diffusione di energie positive verso tutta l’umanità, sia teoricamente possibile.

Spesso negli adulti si arriva alla spiritualità o ad una pratica religiosa per cercare la salvezza dopo una fase di vita difficile o dopo eventi traumatici.

Quello che è importante nella Neotropia è permettere ad ogni creatura di praticare la propria via spirituale e lasciare che da essa emerga il nuovo sé interiore, che poi potrà, se vi sono le condizioni giuste, anche dare frutti straordinari all’esterno, tangibili e utili per tutti.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Coaching World Federation (CWF)

Temi e Keywords dell’articolo:

  • Modello
  • Metodo HPM
  • Visione
  • Valori
  • Potenziale umano,
  • Autorealizzazione
  • Crescita personale
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  • Ambiente
  • Esperienza
  • Condizioni adeguate
  • Formazione esperienziale
  • Andragogia
  • Fare attivo

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Dalla trascuratezza verso l’eccellenza: le 5 Zone Operative

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Come esposto in “Deep Coaching”, trattare il tema del “come facciamo le cose” non è un tema banale. Lo scopo finale è la ricerca dell’eccellenza, opposta ad una ricerca del perfezionismo maniacale futile da un lato, e della trascuratezza dall’altro.

Abbiamo trattato questo tema anche in Team Leadership e Comunicazione Operativa[1]:

L’eccellenza operativa si colloca in una posizione molto precisa della scala manageriale: al di sopra dell’esecuzione “mediocre” e “media”, e al di sotto del blocco dovuto all’ossessione per la perfezione maniacale per il dettaglio quando questo dettaglio sia inutile. Entrambi gli stati, precedente e successivo, portano al blocco dell’eccellenza operativa. Gli errori principali:

  1. errori di assenza. La mancata esecuzione di un’azione. Esempio, non rispondere al telefono o ad una mail ad un cliente o possibile cliente;
  2. un’esecuzione mediocre che annulla qualsiasi vantaggio strategico;
  3. un’attenzione ossessiva al dettaglio che porta alla sola attenzione tecnica e fa perdere di vista la visione d’insieme e le variazioni situazionali.

Come evidenziato nel volume Il potenziale umano:

“Due elementi fondamentali di una prestazione umana sono: (1) gli scopi (obiettivi) e (2) il loro grado di raggiungimento (nullo, intermedio, totale).

Rispetto agli scopi, ci concentriamo soprattutto su quelle prestazioni o performance che hanno un senso di contributo, di liberazione, di espressione, di emancipazione. In altre parole, le prestazioni non solo meccaniche.

Rispetto al grado di raggiungimento, consideriamo che esso sia una funzione strettamente dipendente dal tipo di potenziale raggiunto (dalla persona, dal team, dall’organizzazione), e che per l’eccellenza bisogna lavorare sulla crescita strutturale più che sui risultati immediati” (Trevisani 2009, p. 34).

Il tema dell’Eccellenza, nel potenziale umano, si ritrova anche all’interno della filosofia orientale dei samurai, in particolare negli scritti di Musashi, dal Libro dei cinque anelli:

Ottavo: non essere trascurato neppure nelle minuzie.

Come abbiamo osservato, questo precetto segnala il bisogno di entrare nelle microcompetenze, la ricerca dell’eccellenza, l’abbandono di un atteggiamento di pressapochismo e banalizzazione.

Occorre attenzione ai dettagli che contano, amore per quello che si fa e per come lo si fa, il che significa trovare la posizione corretta all’interno di un continuum.

Torniamo quindi a quanto sviluppato in “Il Potenziale Umano”, sulla differenza tra l’eccellenza e i perfezionismi inutili:

Chi si occupa di performance è spesso portato a confondere due piani distinti di una prestazione: la perfezione e l’eccellenza.

Una prestazione eccellente è quella che offre contributi significativi a chi ne deve fruire, mentre una prestazione perfetta è spesso autoreferenziale, forzatamente ed esasperatamente sovraccarica di attenzione, anche nei dettagli nei quali nessuno può percepire un contributo in più o vantaggi ulteriori veri.

La vera eccellenza si misura sul valore vero prodotto, non in finezze snob.

“I performer non possono essere danneggiati dalla ricerca della perfezione ma devono essere stimolati dalla ricerca dell’eccellenza.

Si tratta di una differenza sottile ma importante.

Perfezionismo e ricerca dell’eccellenza sono atteggiamenti diversi. Il perfezionismo assorbe energie in modo maniacale anche oltre il livello in cui un contributo diventa significativo. Consuma energie inutilmente.

Le attività dei cercatori di perfezione non sono mai finite, mai terminate, mai perfette, esiste sempre una ragione per non completarle o non essere soddisfatti di sé stessi, di continuare in una ruminazione fisica e mentale che non ha mai fine.

L’eccellenza richiede che le energie vengano investite là dove un contributo produce effetti, e sino al livello in cui un miglioramento è reale, percepibile, dotato di senso, creatore di valore buono, e non oltre.

Il perfezionismo non aumenta il successo delle persone, è uno stato di maniacalità. Il successo è determinato da talento, energia, impegno, non dal perfezionismo o dalla testardaggine verso i dettagli inutili.

Il successo avviene nonostante il perfezionismo, non a causa di esso. Come evidenzia Greenspon (2008), il perfezionismo è una sorta di malattia: “Il perfezionismo non è fare del proprio meglio, o ricercare l’eccellenza. È una convinzione emotiva sul fatto che la perfezione sia la sola via all’accettazione personale. È la convinzione emotiva che solo essendo perfetto uno sarà finalmente accettato come persona”.

Dobbiamo sempre ricordare che il Deep Coaching punta all’eccellenza e non alla maniacalità e ancora meno alla mediocrità.

Il nostro scopo, come manager, coach, formatori, Mentor o pedagogisti, è aiutare le persone a collocarsi correttamente nelle loro attività, rispetto a una possibile scala”

Come sottolineato in Team Leadership – è sbagliato chiedere eccellenza assoluta nell’imbucare una lettera, perché questo chiederebbe alla persona di dirigere le sue migliori energie verso un atto che può essere condotto con attenzioni mediane. È invece fondamentale chiedere a un collaboratore di mettere passione ed eccellenza, per esempio, nella conduzione di un’intervista di analisi con un proprio cliente o un collega che ha problemi difficili da risolvere.

Come evidenziato anche in “Il Potenziale Umano:

“Localizzare dove si situino le varie attività dell’individuo o del team in questa scala, è fondamentale. Specificamente, localizzare la differenza tra il perfezionismo inutile e l’eccellenza è particolarmente importante nel metodo HPM, vista la presenza della cella “microcompetenze”, che stimola proprio ad andare alla ricerca dei dettagli significativi su cui lavorare.

Essa – ricordiamo – non è da non confondere con l’ossessione maniacale sul­l’inutile e sulla superficie.

Una delle funzioni fondamentali del coaching e della formazione consulenziale consiste proprio nell’aiutare le persone a capire su quali aree è bene investire e su quali invece sia inutile farlo ora, o non valga la pena in quanto il livello raggiunto è già sufficientemente buono.

Le persone non riescono, da sole, il più delle volte, a percepire sé stesse con lucidità, a fissare bene i propri scopi, ancora meno a raggiungerli o sviluppare performance ottimali. Esiste una coltre di nebbia che offusca la visione di noi stessi e i nostri veri obiettivi. Guardare oltre non è facile, e anche una sfida, per definizione, non è semplice. Il lavoro di un coach è proprio quello di aiutare in questo processo.

L’eccellenza si raggiunge quando si crede in qualche cosa.

I puri di cuore, e coloro che lavorano per una causa, fanno quasi sempre cose eccellenti, poiché vi mettono passione.

La tecnica e la formazione ci possono solo aiutare a trasformare la purezza del cuore e la volontà in progetti reali, tangibili e utili.”

Ogni zona di un percorso di evoluzione è caratterizzata da segnali, forti o deboli, che ci indicano la presenza di un possibile miglioramento, e per ogni zona dobbiamo addestrarci a cogliere questi segnali. Non esistono segnali assoluti validi per ogni operazione, per cui lo sforzo e l’opportunità che ci aspetta è fermarci a riflettere sulle varie zone, sui loro indicatori e segnali, e sulle possibili azioni di miglioramento.

Il coaching, la formazione, la consulenza, il counseling, sono discipline che, quando fatte con passione e serietà, lavorano sul dare supporto individuale, a una squadra o intera organizzazione, per aiutarla a percepirsi correttamente, senza lenti sfuocate, a fissare veri obiettivi e fare piazza pulita di falsi obiettivi o presupposti fuorvianti, evolvere e andare verso nuove sfide, crescere, progredire.

Il senso dell’uomo è questo: la ricerca.

Rispetto alle variabili del modello HPM, ciascuna può essere osservata come uno spazio di crescita con territori in parte conosciuti e raggiunti, in parte da conquistare ed esplorare.

La domanda non diventa se andare avanti, ma come.

Il fatto di andare avanti deve diventare un atteggiamento di fondo, forza di volontà costante.

Ma torniamo per ora al nostro parallelo sulla formazione marziale:

…nell’allenamento con le armi, molti seguono lo stesso modello dell’artista marziale che pratica contro un compagno statico. Dovrebbe essere ovvio che la precisione sia molto importante al momento di utilizzare un’arma per la difesa personale. Potete avere l’arma più incredibile ed efficace del mondo, ma non vi servirà a niente se non sapete colpire l’obiettivo. Perciò la gente va al poligono e pratica il tiro al bersaglio. Normalmente gli si insegna ad adottare la posizione corretta, ad afferrare correttamente l’arma, ad estrarre la pistola davanti al bersaglio, a farsi una buona idea della situazione (tenendo l’obiettivo sotto tiro), a mettere correttamente il dito sul grilletto, a controllare la respirazione e poi, lentamente, a premere il grilletto. Con la pratica saranno presto in grado di premere quel grilletto con poco movimento, affinché la pallottola vada dove deve andare. Eccellente, vero? Tuttavia questo non è realistico in situazioni reali di difesa personale.

Credete che sareste in grado di mantenere la posizione adeguata, di tenere sotto tiro l’obiettivo, di mettere il dito sul grilletto, se vi stessero sparando?[2].

La testimonianza ci porta a ragionare su un fatto: le condizioni reali di performance o di vita attivano risposte emotive che possono in pochi istanti far piazza pulita di tutte le competenze apprese. Per questo, a fianco dello skills training, è essenziale affiancare un training psicologico che permetta al soggetto di gestire (1) lo sfondo emotivo, più permanente o stabile, in cui vive il soggetto e (2) le risposte emotive istantanee derivanti dalla situazione e dalle sue variabili, compresi gli imprevisti che possono destabilizzarci emotivamente.

Tra gli obiettivi del training evolutivo vi è – tra l’altro – lo scardinare le risposte istintive disfunzionali (non tutte le risposte istintive, ma solo quelle dannose), rompere gli automatismi che si impossessano delle nostre azioni e impediscono di condurre una linea di azione efficace.

Tutti gli studi hanno dimostrato che le persone, in situazioni di elevato stress, hanno una “risposta vigliacca”. Le ginocchia si piegano, le mani si alzano e gli occhi si concentrano sulla minaccia. È una risposta istintiva, automatica. Come nel nostro allenamento di Arti Marziali, dobbiamo lavorare con risposte istintive per creare i nostri metodi di difesa personale. Se decidete di fare un corso di allenamento con armi, suggerisco che lo facciate con qualcuno che enfatizzi le situazioni nel mondo reale e non solo la pratica di tiro al bersaglio… A me piace l’allenamento con armi. Spero di non dover mai mettere in pratica questo allenamento, allo stesso modo in cui spero di non dover utilizzare la mia abilità nelle Arti Marziali in una situazione reale. Ma fa bene sapere di poter contare su quest’allenamento in caso di bisogno[3].

Dobbiamo prendere questa testimonianza come una voce proveniente da un mondo del quale non dobbiamo per forza condividere i valori. Ognuno è libero di decidere come passare il proprio tempo libero, nel rispetto degli altri e della vita, e di allenarsi anche a situazioni che per molti possono apparire improbabili. Ciò che ci interessa è capire il metodo sottostante, come in una disciplina particolarmente difficile ci si prepari ad affrontare situazioni di difficoltà.

Nella pratica formativa evolutiva, è essenziale allenare dei campi di competenze e dei repertori di abilità sia pratica che emozionale, partendo da diversi gradi di probabilità di verificarsi degli stessi. In un training sul public speaking, potremo avere i seguenti elementi e relativa probabilità.


[1] Trevisani, Daniele (2016), Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team, Milano, Franco Angeli

[2] Richardson, Burton (2005). Allenamento con armi nelle arti marziali. In Budo International, settembre 2005, p. 35.

[3] Ibidem.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

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Neotropia e Paleotropia. Quando il vecchio e il nuovo si scontrano

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Ho realizzato decine di migliaia di ore di formazione, e ho notato che quando la formazione è attiva e permette di osservare come si comportano le persone in azione (es. in un role-playing), è possibile correggerle e farle evolvere, mentre se facciamo solo teoria, no.

Correggere significa in realtà individuare un comportamento “vecchio”, un comportamento che non funziona più, che è diventato obsoleto, un modo di fare non più adeguato al buon funzionamento delle cose.

Correggere significa anche individuare un comportamento alternativo, che chiamiamo Neotropico, un nuovo modo di fare che sostituisca quello precedente, più efficace, più felice, più adeguato alla situazione.

Possiamo chiamare il “vecchio modo di fare” come Paleotropico, ovvero un modo antico, da sostituire, mentre il modo Neotropico, il modo nuovo, ha bisogno di essere sperimentato per farsi strada ed entrare nel repertorio della persona.

Finché la persona non “crede” fermamente che la nuova strada sia migliore della vecchia, porrà in essere sempre delle resistenze che diventeranno auto-sabotaggi.

Nella tabella che segue, vediamo un esempio di modalità Paleotropiche utilizzate da un venditore durante una trattativa con il cliente (sulla colonna di sinistra), e sulla destra il corrispettivo Neotropico, ovvero il nuovo comportamento comunicativo da assumere affinché sostituisca quello vecchio.

Tabella 1 – Comportamenti comunicativi Paleotropici e corrispettivi Neotropici

Comportamento comunicativo Paleo-TropicoComportamento comunicativo Neo-Tropico
Guardi, non le voglio rubare altro tempo,questo è un momento molto importante per la sua azienda, prendiamoci tutto il tempo che serve per fare un buon lavoro
facciamo un attimino un’analisi della situazioneFacciamo un’analisi accurata della situazione, per capire bene come intervenire
So che a lei interessa spendere poco per cui le illustro subito gli sconti a lei riservatiSo che a lei interessa soprattutto l’effetto che questa soluzione porterà e il beneficio che ne deriverà per la sua azienda, per cui ora è bene iniziare ad esaminare caratteristiche e relativi benefici

Cosa dobbiamo dire di fondamentale su questo approccio? Sicuramente il fatto che i comportamenti comunicativi nella colonna di sinistra rappresentano un “vecchio” modo di vendere nel quale si cerca di minimizzare la percezione di importanza di quanto stiamo facendo, e la vendita diventa una sorta di piccola iniezioncina che non fa male. Sulla colonna di destra abbiamo invece un venditore assertivo che non ha timore di parlare della vendita in corso come di un momento importante, e di centrare la sua comunicazione sui benefici che deriveranno dalla soluzione acquistata, prima che sul prezzo.

Parlando come formatore, so bene che queste frasi non sono tanto da imparare a memoria, ma è invece importante capire cosa vi sia dentro e dietro, il tipo di vendita consulenziale che stiamo cercando di proporre, e i comportamenti comunicativi che ne derivano.

Fare Neotropia non significa solo adottare nuove parole, ma nuovi modi di pensare. L’evoluzione del pensiero precede l’evoluzione delle parole.

Occorre capire e apprezzare la condizione Neotropica e assimilare a fondo perché la condizione Paleotropica è dannosa e fa male.

Cambiare davvero significa spesso cambiare modo di pensare, e i cambiamenti della comunicazione esterna arriveranno di conseguenza in modo naturale e spontaneo.

I progetti di Neotropia non valgono solo e unicamente per la comunicazione, ma anzi sono fondamentali per spostare i sistemi di pensiero e le mappe di “credenze” (beliefs) di cui la persona fa uso.

Vediamo di seguito un esempio di tabella Paleotropia vs. Neotropia sul piano delle credenze personali sull’uso del tempo.

Pensiero PaleotropicoPensiero Neotropico
Prima il dovere poi il piacerePrima la mia salute, fisica e mentale, poi il resto
Devi dimostrare sempre e a tutti quanto valiIo valgo a prescindere da quello che dimostro, non devo proprio dimostrare niente a nessuno
Un bravo figlio deve prendersi cura dei genitori anziani a discapito anche del suo lavoroUn bravo figlio non fa mancare il suo affetto ma delega la cura materiale a chi sa farlo meglio, professionisti o strutture che siano
Lo stress nella vita è normale e ti ci devi abituareLo stress fa male e se lo vivi devi comunque prenderti sempre adeguati spazi di recupero, rilassamento e rigenerazione, altrimenti ti ammali
Sei forte se fai tutto da soloSei forte quando sai chiedere aiuto, perché hai l’umiltà di non pretendere di poter sempre fare tutto da solo
Bisogna sempre comportarsi secondo l’etichetta e in base a quello che si aspettano gli altriBisogna imparare ad essere spontanei e autentici e non fare una vita in maschera

Si potrebbe andare avanti per decine e decine di pagine alla ricerca di sistemi di credenze che fanno male, da sostituire con credenze positive e benefiche per la persona. Quello che è certo, è che i sistemi di credenze che possediamo dentro di noi, sono solo in parte emersi alla coscienza.

Come in un iceberg, le credenze più radicate agiscono silenziosamente in profondità, spesso all’insaputa della coscienza della persona.

Le credenze determinano chi siamo e cosa diventeremo. È altrettanto certo che le credenze apprese, esempio in famiglia, non siano sempre le migliori per sostenere una vita piena e ricca di energia e vitalità. Anzi, le credenze assimilate possono arrivare anche ad uccidere, come dimostrato da Schatzman nel suo studio su “la famiglia che uccide”, uno studio ripreso anche da Freud, su un uomo considerate schizofrenico che nella sua cosiddetta pazzia espresse le sofferenze subite durante l’infanzia.[1]

Le credenze hanno la coda lunga, una volta instaurate, permangono nelle culture a lungo, ad esempio l’influenza in Germania del pensiero di Daniel Schreber, eminente medico i cui scritti di pedagogia ebbero larghissima diffusione nella Germania prenazista. Egli pensava che i suoi tempi fossero moralmente “fiacchi” e “in decadenza” a causa soprattutto di quella che egli considerava una debolezza che caratterizzava l’educazione dei bambini, e arrivò persino a proporre un elaborato sistema repressivo di educazione infantile che applicò ai suoi stessi figli. Dei suoi due maschi, uno si suicidò e l’altro impazzì[2].

Egli proponeva l’“incondizionata obbedienza del bambino” addirittura prima che raggiungesse il primo anno di età. Non è un caso che questi sistemi educativi abbiano gettato le basi per l’adesione su larga scala della popolazione tedesca di sistemi repressivi nazisti centrati sull’annullamento della volontà individuale.

Per contro, altri sistemi educativi, decisamente più neotropici, spingono verso la considerazione di una libertà soprattutto psicologica: “la libertà di cui parliamo, libertà di esultazione o libertà di autonomia, è proprio la perfetta spontaneità di una natura spirituale”.[3]

Una vita vissuta entro confini e condizionamenti rigidi è decisamente una vita Paleotropica, mentre una vita Neotropica è alla ricerca dell’espressione del Potenziale Umano della persona, della sua libertà fisica e mentale, nella pienezza di un vivere pieno e ricco di energia e di espressività in ogni possibile campo.

A volte per ottenere una libertà nuova, neotropica, bisogna sacrificare qualcosa, ma qualsiasi prezzo si paghi, otterremo sempre di più.


[1] Shatzman, Morton (1976), La famiglia che uccide. Milano, Feltrinelli

[2] Shatzman, Morton (1976), La famiglia che uccide. Milano, Feltrinelli (1° ed. 1973) vedi pag. 31 per il sistema di educazione di Schreber centrato sull’obbedienza assoluta.

[3] Esame del pensiero di San Tommaso, in Maritain, Jacques (1986), Cultura e libertà. Massimiliano Boni editore, Bologna, p. 59.

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Esempio di Neotropia all’interno di un’organizzazione. La Neotropia della Leadership

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Tutti parlano di leadership, sostengono che sia un tratto importante, anzi fondamentale, per far crescere un’azienda o un’organizzazione. Tuttavia, rimane spesso scoperta l’area del “come” sviluppare leadership.

Solo riconoscendo la realtà delle forze in gioco in un progetto neotropico, è possibile delinearne le traiettorie.

In questo caso, una mappa neotropica può essere di aiuto, e ricordiamo che non una, ma molte mappe neotropiche saranno necessarie in un vero progetto sulla leadership. Ma per ora, focalizziamoci su una.

In un’organizzazione, per quanto riguarda il tema della leadership, questo significa riconoscere che la prima forza evolutiva potenziante sia la diminuzione del bisogno di controllare le persone.

Le persone – quando sono mature – sanno auto-dirigersi, mentre se sono immature, vanno controllate passo-passo.

In azienda esistono migliaia di interazioni e compiti da eseguire – e se ciascuno di essi dovesse essere sottoposto a controllo totale e pressante, smetteremmo di occuparci dei clienti, e di erogare valore, e saremmo fagocitati da una sindrome di controllo totale e permanente.

Una seconda forte variabile evolutiva è il grado di delega e la qualità della delega. Se non esistesse la delega, in base al ruolo rivestito, assisteremmo all’assurdo di un Amministratore Delegato che fa tutto da solo: il centralinista, il manager, il buyer, la produzione, l’amministrazione e le fatture, sino a spazzare per terra, aprire i cancelli la mattina e chiudere l’azienda la sera.

In un’impresa con decine, centinaia e migliaia di persone, la delega è il vero lubrificante e motore di un’organizzazione che funziona. Ma per farlo, anche la delega deve essere di ottima qualità. E deve essere appresa come una tecnica.

Ogni delega, tra l’altro, deve essere vista come un buon laboratorio per sperimentare le capacità manageriali, dove poter sbagliare per poi riflettere e crescere imparando dagli errori.

Figura 7 – Mappa Neotropica delega-verifica con Vettori Neotropici

Possiamo andare da un quadro pessimo, una delega di assoluto dettaglio, dove ogni passo e azione deve essere delegata – altrimenti non si muove nulla e niente viene fatto bene – sino al quadro migliore, una delega di grandi obiettivi in cui la strada per arrivare all’obiettivo viene elaborata e fatta propria dalla persona. In questo caso, dato un obiettivo, il collaboratore sa auto-produrre i compiti e le azioni utili per raggiungere lo scopo.

Se si capisce questo, un lavoro di formazione sulla leadership centrato sulla capacità di controllo e sulla capacità di delega diventa un’opportunità primaria, linfa per l’albero della vita in azienda.

In base alla situazione che troviamo nelle realtà aziendali e organizzative, possiamo definire un percorso neotropico personalizzato, sartorializzato, e centrato sul vero bisogno di crescita dell’azienda.

Ogni linea che si vede rappresentata nel disegno precedente raffigura un’azione di miglioramento. Ogni punto o pallino che si vede rappresenta un punto di arrivo, parziale, sino al punto di arrivo totale che si colloca in alto a destra: l’azienda che può essere gestita con delega molto ampia e senza alcun bisogno di controllo, e nonostante questo, tutto funziona perfettamente.

Per compiere questi passaggi evolutivi positivi sono possibili diversi strumenti. Citando i principali:

  1. formazione aziendale;
    1. formazione esperienziale;
    1. coaching;
    1. counseling;
    1. mentoring.

L’essenziale è che i progetti di formazione o di coaching siano legati al grande Schema Neotropico che vogliamo costruire, e non fatti tanto per fare, senza uno scopo chiaro. Occorre credere nel loro valore. Occorre credere nelle loro possibilità.

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Coaching aziendale e personale. La formula X-Y per fare pulizia nel quadro dello stato attuale e degli obiettivi futuri

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Per fare un salto evolutivo positivo dobbiamo focalizzare con grande precisione quale sia lo “Stato Attuale” o X, e quale sia lo “Stato Desiderato”, o Y, rispetto al sistema da esaminare.

Che si tratti di una persona, o di un team, o di un’intera organizzazione, ogni sistema vive uno stato attuale (X) e può focalizzare uno stato a cui tendere (Y), sia esso un sogno, un progetto o un concretissimo obiettivo o aspirazione.

Il modello X-Y ci parla proprio del “salto di stato” che la persona o l’impresa debbono compiere. Nel fare questa analisi è bene servirsi di uno schema grafico che ci aiuti a comprendere il quadro che è in realtà più complesso di quanto sembri.

Figura 5 – Quadro dell’Evoluzione Neotropica includente Modello X-Y, le 3 zone del cambiamento, false X e false Y

Come vediamo in questo schema, trattato anche nel volume “Deep Coaching”[1], ogni sistema che cambia evolve da uno Stato X ad uno Stato Y. Quando la X e la Y sono ben focalizzate, le azioni di counseling, di coaching e di formazione possono andare diritte al punto e non sbaglieranno obiettivi, al massimo potranno sbagliare i metodi, ma gli obiettivi saranno chiari e puliti.

Il modello deve fare i conti con le False X – gli errori di lettura della situazione, gli abbagli o autoinganni di cui le persone sono ripiene, e ripulirle dall’analisi della situazione attuale.

Un esempio, se prendiamo una prestazione come il Public Speaking, la Falsa X potrebbe essere “sono un incapace e non riuscirò mai”. Al contrario, una corretta X farebbe invece luce su uno stato delle cose più reale, come “oggi non conosco né padroneggio le tecniche di Public Speaking” e questo è assolutamente un altro mondo rispetto al vedersi un incapace ora e per sempre, analisi sbagliatissima.

Ripetiamo: dire di se stessi “sono un incapace” è completamente diverso dal dire di se stessi “oggi non padroneggio una specifica tecnica, che potrei però apprendere.”

Il modello deve anche fare i conti con le False Y – gli errori di focalizzazione degli obiettivi, e ripulirli dal quadro di evoluzione che cercheremo di inserire nella persona o nell’organizzazione tramite azioni di counseling, di coaching o di formazione esperienziale. Un esempio di Falsa Y è “devo diventare più aggressivo nelle presentazioni in pubblico” mentre in realtà probabilmente la persona deve focalizzare una Y sana come “devo essere molto più calma e rilassata nel parlare in pubblico e saper far leva sulle emozioni con tecniche di presentazione efficace”.

Notiamo come una falsa Y come “devo essere più aggressivo” porterebbe la persona ad essere ancora più tesa e meno rilassata, con il rischio di rovinare completamente la sua performance.

C’è poi un’altra dinamica Neotropica di cui tenere conto: la presenza delle zone 1, 2 e 3.

  • La zona 1 rappresenta ciò di cui la persona deve disfarsi, disapprendere, abbandonare. Ad esempio, nel public speaking sarà bene liberarsi dall’ansia da prestazione, dall’agitazione e dal nervosismo dovuto al parlare in pubblico, e dal sentirsi giudicati.
  • La zona 2 rappresenta l’area del mantenere, conservare, tenere, e nell’esempio del public speaking la persona potrebbe voler mantenere solidi i suoi valori di integrità e trasmettere un messaggio autentico e davvero sentito dal punto di vista dei valori che vuole comunicare. Questo tratto non va cambiato ma solo consolidato ed aiutato ad emergere con ancor più forza.
  • La zona 3 rappresenta il fronte dell’ingresso di nuove conoscenze, nuovi saperi, saper essere e saper fare. Nell’esempio del public speaking la persona trarrà beneficio dalle tecniche di rilassamento pre-prestazione, dal training mentale, dall’apprendimento di tecniche relative alla comunicazione, come l’uso delle pause, la varianza della lunghezza delle frasi, il body language e il contatto visivo con il pubblico.

Tutte queste zone, 1, 2 e 3, rappresentano un Quadro Evolutivo Neotropico (QEN) che fa da sfondo alle azioni di coaching aziendale, di formazione e training esperienziale. Quando ben focalizzate, le tre zone consentono di realizzare un percorso di crescita personale e professionale davvero solido, efficace e di grande impatto sulla persona o sul sistema su cui si interviene.


[1] Trevisani, Daniele (2021). Deep Coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità e la formazione attiva. Milano, Franco Angeli.

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I vettori neotropici

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I Vettori Neotropici sono linee che collegano uno stato attuale ad uno stato desiderato, un ponte attraverso il quale vogliamo dirigerci ad una meta.

Immaginiamo che una persona voglia fare i cambiamenti sopra evidenziati. Osserviamo i “vettori neotropici”, ovvero le traiettorie di cambiamento che si trovano da uno stato attuale “X” e uno stato desiderato “Y”.

Passare da uno stato X di depressione allo stato Y di relax, dal dolore esistenziale alla serenità e alla felicità, dall’aggressività ancora verso la serenità, e da uno stato di tensione nel vivere, ad uno stato di euforia del vivere.

Focalizzare tutto ciò, identificare tutte le X (stati attuali) e le Y (stati desiderati) è un grande e immenso progetto di Neotropia esistenziale, di Coaching e Counseling Professionale e Aziendale quando portato nell’impresa.

Chi o cosa ti spinge verso quella direzione? Cosa c’è “là”, in quello spazio del vivere? La Neotropia libera la mente e consente di mettere nero su bianco il sognare un modo di essere nuovo e migliore, per fare passi concreti verso quel sogno, che diventa realtà man mano che ne conquistiamo piccoli centimetri.

Centimetro alla volta, centimetro dopo centimetro, ci troveremo dove vogliamo essere. Condurremo una vita più nostra, più vera, più energetica, più densa di libertà vera. Migliorando noi stessi, noi miglioriamo una parte di mondo.

Nella Neotropia, siamo come astronauti che esplorano nuovi mondi, l’unica differenza è che i mondi che andiamo ad esplorare sono mondi emotivi, modi di essere, priorità interiori, ancora più difficili da conquistare che le cime di una montagna, proprio perché i target neotropici sono veri e concreti, ma al tempo stesso possono essere sia tangibilissimi (un nuovo prodotto) che intangibili e a volte inafferrabili da soli, come un “nuovo modo di essere, di pensare, di agire”.

Ad esempio, per una persona che vive nella tensione e nello stress, imparare a vivere nel rilassamento e nel piacere, è un cambiamento reale, realissimo. È però un cambiamento difficile, sfuggente se vogliamo trattarlo come una “cosa da acquistare”. Dobbiamo invece trattarlo come una qualità dello stato di vita, una qualità che possiamo apprendere attraverso corsi di formazione, coaching, counseling, terapia, lavoro spirituale, lavoro di gruppo.

Ogni “mappa neotropica” ci apre a nuove possibilità di viaggio e nuove danze della vita, liberazione di potenzialità, e nuovi modi di essere.

La Neotropia riguarda anche le “cose”, gli oggetti, i prodotti. Fare un’auto che sia allo stesso tempo sportiva, dal look moderno e aggressivo e altamente super-ecologica è un esempio di target neotropico.

Riconoscere i bisogni che ci sono, quelli che sento essere non ancora soddisfatti o canalizzati in un progetto concreto, è un primo grande passaggio della Neotropia e di un Counseling Aziendale e Personale. Collocarli in una mappa, e visualizzare dove e come questi bisogni si traducano in un cambiamento, è un altro atto neotropico fondamentale.

Spesso la nostra psiche arriva a negare l’esistenza di un bisogno, dando luogo così a strutture nevrotiche. Far emergere i nostri bisogni è un atto sacro e di grande pulizia mentale, da cui partire per il nostro viaggio neotropico.

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Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching