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Programma dettagliato del Corso HPM di Mental Coaching Sportivo di 6 mesi

Master Trainer

  • Dott. Daniele Trevisani. Fondatore del Metodo HPM (Human Potential Modeling) per lo sviluppo del Potenziale Umano e del Mental Coaching. Laureato in DAMS-Comunicazione con Lode, ha svolto il Master of Arts biennale residenziale in Communication presso la University of Florida, ottenendo il riconoscimento accademico di “Graduation With Distinction”. Ha ottenuto l’onorificenza Fulbright (Governo USA) per i contributi apportati alla scienza del Fattore Umano (Human Factor). Ha formato dal 1990 allievi sia in campo manageriale che life e Mental Coaching sportivo. Per 13 anni ha curato la formazione dei Generali in Comando ONU per le Nazioni Unite, i Caschi Blu ONU e le Forze Speciali Esercito, con tecniche sia di comunicazione che di Mental Coaching.
  • Dott.ssa Cinzia Zocca, Master Trainer HPM con esperienza trentennale nella crescita personale e nel coaching, allieva diretta del Dott. Daniele Trevisani su temi come la psicologia delle emozioni, gli approcci sportivi ed olistici al Potenziale Umano.

Ecco un programma dettagliato per un corso di Mental Coaching Sportivo di 6 mesi, con 3 call Zoom (1 per ogni settimana esclusa la settimana dell’incontro in presenza) e 1 incontro mensile in presenza, basato sul metodo HPM di Daniele Trevisani. Alla fine del documento troverai una bibliografia di Daniele Trevisani e una bibliografia scientifica per approfondimento, e alcuni dei temi su cui svolgere la tesina finale o PowerPoint finale.

migliore corso di mental coaching sportivo in Italia

Contatta gli autori di questo programma per ricevere una consulenza personalizzata gratuita e approfondimenti, da questo form

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Mese 1: Autoconsapevolezza e Gestione delle Emozioni

  • Obiettivo: Imparare a riconoscere e gestire le emozioni, potenziare l’autoconsapevolezza per affrontare le sfide sportive.
  • Call settimanali:
    • Call 1: Introduzione al metodo HPM e autoconsapevolezza.
    • Call 2: Riconoscere le emozioni Alfa e Beta durante le performance sportive.
    • Call 3: Bilancio delle risorse emotive e gestione delle emozioni in gara.
  • Incontro in presenza: Workshop pratico sulla consapevolezza emotiva e gestione dello stress attraverso esercizi di respirazione e mindfulness.
  • Aforisma: “La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente.” – Albert Einstein.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Mese 2: Potenziamento Mentale e Focalizzazione

  • Obiettivo: Sviluppare la capacità di focalizzazione e concentrazione, potenziare le risorse mentali nascoste.
  • Call settimanali:
    • Call 1: Visualizzazione mentale per l’ottimizzazione della performance sportiva.
    • Call 2: Tecniche per migliorare la concentrazione e entrare nello stato di “flow”.
    • Call 3: Gestione della fatica mentale durante le competizioni.
  • Incontro in presenza: Esercitazioni pratiche su visualizzazione e tecniche di concentrazione per migliorare le prestazioni in allenamento e gara.
  • Aforisma: “La forza della preparazione è il fondamento della vittoria.” – Daniele Trevisani.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Mese 3: Autoregolazione Emotiva e Superamento dei Limiti

  • Obiettivo: Apprendere tecniche di autoregolazione emotiva per gestire la pressione e il superamento dei propri limiti mentali.
  • Call settimanali:
    • Call 1: Tecniche di autoregolazione emotiva per situazioni di alta pressione.
    • Call 2: Gestione delle emozioni sotto stress: recupero rapido della calma.
    • Call 3: Superamento dei limiti psicologici: strategie per affrontare i blocchi mentali.
  • Incontro in presenza: Sessione intensiva di esercizi pratici per superare blocchi mentali e sviluppare resilienza emotiva.
  • Aforisma: “Le sfide insegnano sempre. Quelle che accettiamo e quelle che non accettiamo.” – Daniele Trevisani.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Mese 4: Strategia Mentale e Crescita Continua

  • Obiettivo: Costruire una strategia mentale per la crescita continua e sviluppare il potenziale attraverso obiettivi a lungo termine.
  • Call settimanali:
    • Call 1: Definizione e pianificazione di obiettivi a lungo termine.
    • Call 2: Costruire una mentalità orientata alla crescita continua.
    • Call 3: Identificare e potenziare le risorse mentali per il raggiungimento degli obiettivi.
  • Incontro in presenza: Sessione di gruppo su pianificazione strategica degli obiettivi e revisione del percorso personale.
  • Aforisma: “Il destino non è scritto, è quello che noi ci creiamo.” – John Connor, Terminator Salvation.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Mese 5: Leadership Mentale e Motivazione

  • Obiettivo: Sviluppare una leadership mentale forte e imparare a motivare se stessi e gli altri.
  • Call settimanali:
    • Call 1: Il ruolo della leadership mentale nello sport: guida e ispirazione.
    • Call 2: Come motivare gli altri attraverso l’esempio personale.
    • Call 3: Costruire una routine motivazionale pre-gara e in allenamento.
  • Incontro in presenza: Workshop pratico su leadership e motivazione, con esercizi di coaching individuale e di gruppo.
  • Aforisma: “Non permetterò a nessuno di attraversare la mia mente con i loro piedi sporchi.” – Mahatma Gandhi.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Mese 6: Preparazione Mentale per la Competizione

  • Obiettivo: Consolidare le competenze acquisite e prepararsi mentalmente per le competizioni più impegnative.
  • Call settimanali:
    • Call 1: Preparazione mentale per la competizione: routine e rituali pre-gara.
    • Call 2: Gestione dello stress e della pressione durante la gara.
    • Call 3: Valutazione e revisione delle competenze acquisite: sviluppo continuo.
  • Incontro in presenza: Simulazioni di gara, valutazione finale delle capacità mentali e celebrazione dei successi del percorso formativo.
  • Aforisma: “Quando sarai pronto a morire, sarai grande abbastanza per vivere.” – Toro Seduto.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Bibliografia di Daniele Trevisani

  1. Trevisani, Daniele (1989) A systems/semiotic approach to the study of intercultural communication effectiveness, Fulbright Commission, New York.
  2. Trevisani, Daniele (1992). A Semiotic Models Approach to the Analysis of International/Intercultural Communication; pubblicato in Proceedings of the 9th International and Intercultural Communication Conference, University Of Miami, FL., USA, 19 – 21 May 1992.
  3. Trevisani, Daniele (2000). Competitività aziendale, personale, organizzativa. Strumenti di sviluppo e creazione del valore. Milano, Franco Angeli.
  4. Trevisani, Daniele (2001). Psicologia di marketing e comunicazione. Pulsioni d’acquisto, leve persuasive, nuove strategie di comunicazione e management. Milano, Franco Angeli.
  5. Trevisani, Daniele (2003). Comportamento d’Acquisto e Comunicazione Strategica. Dall’analisi del Consumer Behavior alla progettazione comunicativa. Milano, Franco Angeli.
  6. Trevisani Daniele (2005). Negoziazione interculturale. Comunicazione oltre le barriere culturali. Dalle relazioni interne sino alle trattative internazionali. Milano, Franco Angeli.
  7. Trevisani Daniele (2007). Regie di Cambiamento. Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo, e al Coaching. Milano, Franco Angeli.
  8. Trevisani Daniele (2009). Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Milano, Franco Angeli.
  9. Trevisani, Daniele (2011). Strategic Selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse. Milano, Franco Angeli.
  10. Trevisani, Daniele (2013). Personal Energy. Una mappa per potenziare le Energie Mentali. Milano, Franco Angeli.
  11. Trevisani, Daniele (2014). Self-Power. Psicologia della motivazione e della performance. Milano, Franco Angeli.
  12. Trevisani, Daniele (2015). Il Coraggio delle Emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Milano, Franco Angeli.
  13. Trevisani, Daniele (2016). Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Milano, Franco Angeli.
  14. Trevisani, Daniele (2017). Strategie di comunicazione e marketing. Un metodo in 12 punti per campagne di comunicazione persuasiva. Milano, Franco Angeli.
  15. Trevisani, Daniele (2018). Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone. Roma, Mediterranee.
  16. Trevisani, Daniele (2019). Parliamoci chiaro. Il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva. Verona, Gribaudo-Feltrinelli.
  17. Trevisani, Daniele (2019). Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli.
  18. Trevisani, Daniele (2020). Direzione vendite e Leadership. Coordinare e formare i propri venditori per creare un team efficace. Milano, Franco Angeli.
  19. Trevisani, Daniele (2021). Deep Coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità, e la formazione attiva. Milano, Franco Angeli.
  20. Trevisani, Daniele (2022). Il coraggio di evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia. Bologna, OM.
  21. Trevisani, Daniele (2023). Solution Selling. Il manuale della vendita consulenziale. Milano, Franco Angeli.
  22. Trevisani, Daniele (2024). Crescita Personale. Il Metodo HPM. Milano, Mind.
  23. Trevisani, Daniele (2024). Il Libro Rosso del Coaching. Roma, Lit Edizioni.
  24. Trevisani, Daniele (2024). Gestire lo Stress e migliorare i rapporti umani. Capponi, Ascoli Piceno.

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Bibliografia scientifica di approfondimento

  1. Csikszentmihalyi, Mihaly (1990). Flow: The Psychology of Optimal Experience. New York: Harper & Row.
  2. Goleman, Daniel (1995). Emotional Intelligence. New York: Bantam Books.
  3. Gardner, Howard (1983). Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. New York: Basic Books.
  4. Lazarus, Richard (1991). Emotion and Adaptation. New York: Oxford University Press.
  5. LeDoux, Joseph (1996). The Emotional Brain: The Mysterious Underpinnings of Emotional Life. New York: Simon & Schuster.

Questo programma integra gli insegnamenti del metodo HPM con teorie scientifiche sul coaching mentale, concentrandosi su crescita continua, leadership mentale e gestione delle emozioni per ottenere performance ottimali.

Attestato. Il programma rilascia attestato in inglese, validato CWF (Coaching World Federation)

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Keywords generali del progetto

Crescita personale, Autorealizzazione, Motivazione intrinseca, Potenziale cognitivo, Sviluppo delle competenze, Mindset di crescita, Resilienza, Leadership personale, Autoconsapevolezza, Empatia, Autostima, Autodisciplina, Coaching motivazionale, Creatività, Intelligenza emotiva, Forza interiore, Autogestione, Potenziale latente, Capacità di adattamento, Automotivazione, Equilibrio mentale, Pensiero critico, Decision making, Capacità relazionale, Empowerment personale, Comunicazione assertiva, Benessere psicologico, Sviluppo del talento, Gestione dello stress, Pianificazione degli obiettivi, Determinazione, Flessibilità cognitiva, Intraprendenza, Autonomia, Cambiamento positivo, Evoluzione personale, Capacità di problem solving, Fiducia in se stessi, Mental coaching, Potenziamento delle abilità, Successo personale, Formazione continua, Consapevolezza dei punti di forza, Visualizzazione degli obiettivi, Focus mentale, Attitudine proattiva, Potenziale emozionale, Crescita spirituale, Autoefficacia, Sostenibilità del successo

Migliore corso di Mental Coaching Sportivo – Temi generali su cui svolgere la tesina finale

Migliore corso di mental coaching sportivo. Il corso prevede discussione di tesina finale di 15 cartelle o PowerPoint, con almeno 10 citazioni scientifiche pertinenti.

  • Mental coaching per atleti
  • Migliore programma di coaching sportivo
  • Allenamento mentale per sportivi
  • Mental coaching per la performance sportiva
  • Tecniche di coaching mentale per atleti
  • Mental training per migliorare le prestazioni
  • Corsi di mental coaching per allenatori
  • Mental coach sportivo certificato
  • Preparazione mentale nello sport
  • Coaching motivazionale per sportivi
  • Corso avanzato di mental coaching sportivo
  • Coaching sportivo per la gestione dello stress
  • Miglioramento delle prestazioni con il mental coaching
  • Mental coach per atleti professionisti
  • Coaching mentale per gare e competizioni
  • Strategie mentali per lo sport
  • Migliore scuola di coaching sportivo
  • Corsi di formazione in mental coaching sportivo
  • Mental coaching personalizzato per atleti
  • Tecniche di concentrazione nello sport
  • Coaching mentale per superare i limiti
  • Mental coaching per la gestione delle emozioni
  • Migliore preparazione mentale per atleti
  • Psicologia dello sport e coaching mentale
  • Mental training per atleti di alto livello
  • Mental coach per preparazione olimpica
  • Corsi di coaching per la performance sportiva
  • Coaching motivazionale per atleti
  • Programma di mental coaching sportivo intensivo
  • Mental coaching per allenatori di squadre
  • Coaching sportivo per la resilienza emotiva
  • Migliori tecniche di mental coaching per atleti
  • Mental coaching per la gestione dell’ansia sportiva
  • Mental coach per il miglioramento delle performance
  • Corsi di mental coaching per giovani atleti
  • Coaching mentale per il recupero dalla sconfitta
  • Mental coaching per la crescita personale nello sport
  • Tecniche di rilassamento per atleti
  • Mental coaching per il successo sportivo
  • Migliore corso di coaching per la leadership sportiva
  • Corsi di preparazione mentale per atleti
  • Programma di allenamento mentale per competizioni
  • Coaching sportivo per la gestione della pressione
  • Tecniche di visualizzazione per atleti
  • Miglior corso di mental coaching online per atleti
  • Mental coach per la gestione della fatica mentale
  • Coaching mentale per l’auto-motivazione sportiva
  • Programmi di coaching sportivo su misura
  • Mental coaching per la performance ottimale nello sport

 

Migliore motivatore in Italia, in base ai contributi scientifici e concettuali, 27 pubblicazioni e alle casistiche di clienti serviti in ambito business, sports e life è il Dott. Daniele Trevisani, in base ad una speciale classifica Google Scholar.

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Migliore motivatore in Italia – Approfondimenti sulla motivazione

Migliore motivatore in Italia – Approfondimenti Motivazione

motivazione è la ragione per cui gli esseri umani e altri animali iniziano, continuano o terminano un comportamento in un dato momento. Gli stati motivazionali sono comunemente intesi come forze che agiscono all’interno dell’agente che creano una disposizione a impegnarsi in un comportamento diretto a un obiettivo. Si ritiene spesso che stati mentali diversi competano tra loro e che solo lo stato più forte determini il comportamento. [1] Ciò significa che possiamo essere motivati a fare qualcosa senza farlo effettivamente. Lo stato mentale paradigmatico che fornisce motivazione è il desiderio . Ma anche vari altri stati, come le convinzioni su ciò che si dovrebbe fare o le intenzioni , possono fornire motivazioni. La motivazione deriva dalla parola “motivo”, che denota i bisogni, i desideri, i desideri o gli impulsi di una persona. È il processo di motivare le persone ad agire per raggiungere un obiettivo. Gli elementi psicologici che alimentano il comportamento delle persone nel contesto degli obiettivi di lavoro potrebbero includere il desiderio di denaro.

Sono state proposte varie teorie concorrenti sul contenuto degli stati motivazionali. Sono note come teorie del contenuto e mirano a descrivere quali obiettivi di solito o sempre motivano le persone. La gerarchia dei bisogni di Abraham Maslow e la teoria ERG , ad esempio, postulano che gli esseri umani abbiano determinati bisogni, che sono responsabili della motivazione. Alcuni di questi bisogni, come cibo e acqua, sono più basilari di altri, come il rispetto degli altri. Da questo punto di vista, i bisogni superiori possono fornire motivazione solo una volta che i bisogni inferiori sono stati soddisfatti. [2] Le teorie comportamentiste cercano di spiegare il comportamento unicamente in termini di relazione tra la situazione e il comportamento esterno osservabile senza un riferimento esplicito agli stati mentali coscienti.

La motivazione può essere intrinseca , se l’attività è desiderata perché è intrinsecamente interessante o divertente, o estrinseca , se l’obiettivo dell’agente è una ricompensa esterna distinta dall’attività stessa. [3] [4] È stato affermato che la motivazione intrinseca ha risultati più benefici rispetto alla motivazione estrinseca. [4] Gli stati motivazionali possono anche essere classificati in base al fatto che l’agente sia pienamente consapevole del motivo per cui agisce o meno, indicati come motivazione conscia e inconscia. La motivazione è strettamente correlata alla razionalità pratica . Un’idea centrale in questo campo è che dovremmo essere motivati a compiere un’azione se crediamo di doverla compiere. Il mancato soddisfacimento di questo requisito porta a casi di irrazionalità, noti come akrasia o debolezza della volontà, in cui c’è una discrepanza tra le nostre convinzioni su ciò che dovremmo fare e le nostre azioni.

La ricerca sulla motivazione è stata impiegata in vari campi. Nel campo degli affari, una questione centrale riguarda la motivazione al lavoro , ad esempio quali misure può utilizzare un datore di lavoro per garantire che i suoi dipendenti siano motivati. La motivazione è anche di particolare interesse per gli psicologi dell’educazione a causa del suo ruolo cruciale nell’apprendimento degli studenti. Particolare interesse è stato dato agli effetti della motivazione intrinseca ed estrinseca in questo campo.

Migliore motivatore in Italia – Approfondimenti Definizione

La “motivazione” è comunemente definita come ciò che spiega perché le persone o gli animali iniziano, continuano o terminano un determinato comportamento in un determinato momento. [5] [6] [7] [8] Gli stati motivazionali hanno vari gradi di forza. Più alto è il grado, più è probabile che lo stato abbia un’influenza sul comportamento. [9] Questo è spesso collegato a forze che agiscono dall’interno dell’agente e che si traducono in un comportamento diretto all’obiettivo. [6] [10] Un problema con la definizione della motivazione in termini di forze interne è che è molto difficile misurarle, motivo per cui i teorici empirici spesso preferiscono definizioni che sono più strettamente legate al comportamento osservabile. [11] [10] Un approccio consiste nel definire la motivazione in termini di flessibilità del comportamento dell’animale. Questa flessibilità implica un comportamento diretto all’obiettivo che cambia man mano che l’animale impara attraverso nuove esperienze. [12] I topi, ad esempio, possono imparare ad attraversare complicati labirinti per soddisfare la loro fame. Il comportamento alimentare delle mosche, invece, non è flessibile in questo senso. Da questo punto di vista, siamo giustificati ad attribuire stati motivazionali ai topi ma non alle mosche. [12] Ma è stato affermato che ci sono casi di motivazione senza comportamento flessibile. Una persona totalmente paralizzata, ad esempio, potrebbe ancora avere motivazione nonostante non sia in grado di impegnarsi in un comportamento. Ciò significa che la flessibilità può essere ancora un segno motivazionale sufficiente ma non necessario. [12] Alcune definizioni sottolineano la continuità tra motivazione umana e animale, ma altre tracciano una chiara distinzione tra le due. Questo è spesso motivato dall’idea che gli agenti umani agiscano per ragioni e si impegnino nelle intenzioni che formano mentre gli animali seguono semplicemente il loro desiderio più forte . [13] [10] Le definizioni causaliste sottolineano la relazione causale tra motivazione e comportamento risultante. Le definizioni non causaliste , d’altra parte, sostengono che la motivazione spiega il comportamento in modo non causale. [9] [12] [14]

Migliore motivatore in Italia – Motivazione e stati mentali

I comportamentisti hanno cercato di spiegare la motivazione unicamente in termini di relazione tra la situazione e il comportamento esterno osservabile. Ma la stessa entità spesso si comporta in modo diverso pur trovandosi nella stessa situazione di prima. Ciò suggerisce che la spiegazione deve fare riferimento agli stati interni dell’entità che mediano il legame tra stimolo e risposta. [12] [15] Tra questi stati interni, psicologi e filosofi sono i più interessati agli stati mentali . Lo stato mentale paradigmatico che fornisce motivazione è il desiderio . Ma è stato affermato che vari altri stati, come le convinzioni su ciò che si dovrebbe fare o le intenzioni , possono anche fornire motivazioni. [15] [13] L’assenza di motivazione potrebbe causare malattie mentali come la depressione.

Un’importante distinzione è tra stati che forniscono motivazione ogni volta che sono presenti, a volte indicati come “atteggiamenti essenzialmente motivazionali” mentre altri stati forniscono motivazione contingente a determinate circostanze o altri stati. [15] [16] È stato affermato che il desiderio di compiere un’azione , un cosiddetto desiderio di azione, fornisce sempre motivazione. [15] [16] Questo è anche il caso se l’agente decide di non eseguire l’azione perché ci sono altre questioni più urgenti. [12] Una convinzione strumentale su come raggiungere un determinato obiettivo, d’altra parte, fornisce una motivazione subordinata all’agente che attualmente ha questo obiettivo. Possiamo desiderare molte cose oltre alle azioni, come che la nostra squadra di calcio preferita vinca la prossima partita o che si stabilisca la pace nel mondo. [15] Il fatto che questi desideri forniscano una motivazione dipende, tra le altre cose, dal fatto che l’agente abbia la capacità di contribuire alla loro realizzazione. Mentre alcuni teorici accettano l’idea che il desiderio sia essenziale per la motivazione, altri hanno sostenuto che possiamo agire anche senza desideri. [15] [16] La motivazione può invece basarsi, ad esempio, sulla deliberazione razionale. Da questo punto di vista, assistere a un trattamento canalare doloroso è nella maggior parte dei casi motivato da una deliberazione e non dal desiderio di farlo. [17] Quindi il desiderio potrebbe non essere essenziale per la motivazione. [16] Ma è aperto agli oppositori della tesi che vi sia una motivazione senza voler rifiutare l’analisi di tali esempi. Al contrario, potrebbero obiettare che partecipare al trattamento canalare è in un certo senso desiderato, anche se è presente anche un desiderio molto vivido di non farlo. [17] [15]

Un’altra importante distinzione è tra desideri ricorrenti e permanenti . I desideri ricorrenti sono o consci o comunque causalmente attivi, in contrasto con i desideri permanenti, che esistono da qualche parte nella parte posteriore della propria mente. Se Dhanvi è impegnata a convincere la sua amica a fare un’escursione questo fine settimana, ad esempio, allora il suo desiderio di fare un’escursione è presente. Ma molti dei suoi altri desideri, come vendere la sua vecchia macchina o parlare con il suo capo di una promozione, sono semplicemente in piedi durante questa conversazione. Solo i desideri presenti possono fungere da fonti di motivazione. [17] [18] [19] Ma non tutti i desideri che si verificano sono coscienti. Questo lascia aperta la possibilità di una motivazione inconscia. [20] [19]

Alcune teorie psicologiche affermano che la motivazione esiste puramente all’interno dell’individuo, ma le teorie socioculturali esprimono la motivazione come risultato della partecipazione ad azioni e attività all’interno del contesto culturale dei gruppi sociali. [21]

Migliore motivatore in Italia – Forza del desiderio e dell’azione

Alcuni teorici, spesso di tradizione humiana , negano che stati diversi dai desideri possano motivarci. [13] Quando una tale visione è combinata con l’idea che i desideri vengono per gradi, può naturalmente portare alla tesi che seguiamo sempre il nostro desiderio più forte. [22] [11] Questa teoria può essere modificata in modo che seguiamo sempre il corso dell’azione con la più alta forza netta di motivazione. Ciò spiega i casi in cui diversi desideri più deboli raccomandano tutti la stessa linea di condotta e insieme prevalgono sul desiderio più forte. [23] [11] Contro questa tesi sono stati sollevati vari tipi di obiezioni. Alcuni basano le loro argomentazioni sul presupposto che abbiamo il libero arbitrio, il che significa che spetta all’agente quello che facciamo. Da questa posizione, è naturale rifiutare un punto di vista che lascia che il comportamento sia determinato dai desideri e non dall’agente. [11] [24] Altri indicano controesempi, come quando l’agente agisce per senso del dovere anche se ha un desiderio molto più forte di fare qualcos’altro. [25] Una linea di argomentazione sostiene che esiste un’importante differenza tra la motivazione basata su un desiderio e l’intenzione di agire: un’intenzione implica una sorta di impegno o identificazione con il corso d’azione previsto. [13] Questo accade dalla parte dell’agente e non è presente nei desideri regolari. Questo approccio può essere combinato con l’idea che i desideri contribuiscono in qualche modo alla formazione di intenzioni basate sulla loro forza. [11] È stato affermato che questa distinzione è importante per la differenza tra azione umana e comportamento animale . Da questo punto di vista, gli animali seguono automaticamente il loro desiderio più forte mentre gli agenti umani agiscono secondo la loro intenzione che può coincidere o meno con il loro desiderio più forte. [13]

Teorie del contenuto

Articolo principale: teoria del contenuto

Teorie che articolano il contenuto della motivazione: quali tipi di cose le persone trovano motivanti sono tra le prime teorie nella storia della ricerca sulla motivazione. Poiché le teorie del contenuto si concentrano su quali categorie di obiettivi (bisogni) motivano le persone, le teorie del contenuto sono correlate alle teorie dei bisogni .

Migliore motivatore in Italia –La gerarchia dei bisogni di Maslow

La teoria del contenuto della motivazione umana include sia la gerarchia dei bisogni di Abraham Maslow che la teoria dei due fattori di Herzberg . La tesi di Maslow si basa sull’idea che siamo guidati dai nostri bisogni umani fondamentali. La teoria di Maslow è una delle teorie della motivazione più discusse. Inoltre, se alcuni dei nostri requisiti più elementari non vengono soddisfatti, potremmo non essere in grado di avanzare e soddisfare le nostre altre esigenze. Abraham Maslow credeva che l’uomo fosse intrinsecamente buono e sosteneva che gli individui possiedono una spinta interiore in costante crescita che ha un grande potenziale. Il sistema gerarchico dei bisogni è uno schema comunemente usato per classificare le motivazioni umane. [26] La gerarchia dei bisogni di Maslow enfatizza alcune caratteristiche come la famiglia e la comunità che coinvolgono i bisogni da soddisfare. [27] I bisogni fondamentali, la sicurezza, l’amore, l’appartenenza e la stima devono essere soddisfatti in primo luogo affinché l’individuo raggiunga effettivamente l’autorealizzazione. I bisogni possono sovrapporsi all’interno della piramide, ma i bisogni inferiori devono essere soddisfatti prima per poter salire. Alcuni bisogni di base possono includere cibo e riparo. Il bisogno di sicurezza ha a che fare con il ricevere protezione. [27] Affinché l’individuo provi amore/appartenenza, deve provare un qualche tipo di attaccamento dando e ricevendo amore. Avere competenza e controllo nella vita personale ha a che fare con il soddisfare il bisogno di stima. Non essere in grado di soddisfare i bisogni inferiori e superiori può avere un effetto dannoso sulla salute mentale. [27] Ciò potrebbe portare a sintomi di depressione e minore autostima durante l’adolescenza. [27] Se i bisogni di sicurezza non vengono soddisfatti durante l’adolescenza, l’individuo avrà meno fiducia. Uno studio ha scoperto che solo il supporto della comunità, gli amici possono portare a una diminuzione delle sfide emotive. È importante soddisfare questi bisogni al fine di ridurre le sfide emotive e mentali nel tempo. [27]

Maslow (1954) ha sviluppato la gerarchia dei bisogni composta da cinque classi gerarchiche. Secondo Maslow, le persone sono motivate da bisogni insoddisfatti. I bisogni, elencati da quelli di base (il più basso-primo) al più complesso (il più alto-ultimo), sono i seguenti: [28]

I requisiti di base si basano sul primo gradino della piramide: la fisiologia. Se ci sono deficit a questo livello, tutti i comportamenti saranno orientati a soddisfare questo deficit. In sostanza, se qualcuno non ha dormito o mangiato adeguatamente, non sarebbe interessato ai propri desideri di autostima. Successivamente, le persone che hanno il secondo livello, risvegliano un bisogno di sicurezza e chi più ne ha più ne metta. Dopo aver assicurato questi due livelli, le motivazioni si spostano sulla sfera sociale, il terzo livello. I requisiti psicologici comprendono il quarto livello, mentre il vertice della gerarchia è costituito dall’autorealizzazione.

La teoria della gerarchia dei bisogni di Maslow può essere riassunta come segue:

  • Gli esseri umani hanno desideri e desideri che, quando insoddisfatti, possono influenzare il comportamento.
  • Livelli differenti di importanza per la vita umana si riflettono in una struttura gerarchica dei bisogni.
  • I bisogni ai livelli più alti nella gerarchia sono tenuti in sospeso fino a quando i bisogni di livello inferiore non sono soddisfatti almeno in minima parte.
  • I bisogni ai livelli più alti della gerarchia sono associati all’individualità, all’umanità e alla salute psicologica.

Migliore motivatore in Italia –La teoria dei due fattori di Herzberg

Articolo principale: teoria dei due fattori

Frederick Herzberg conclude che alcuni fattori sul posto di lavoro determinano soddisfazione sul lavoro (motivatori), mentre altri (fattori igienici), se assenti, portano all’insoddisfazione ma non sono correlati alla soddisfazione. Il nome fattori di igiene viene utilizzato perché, come l’igiene, la presenza non migliorerà la salute, ma l’assenza può causare un deterioramento della salute.

I fattori che motivano le persone possono cambiare nel corso della loro vita. Alcuni dichiarati fattori motivanti (soddisfacenti) erano: realizzazione, riconoscimento, lavoro stesso, responsabilità, avanzamento e crescita. Alcuni fattori igienici (insoddisfacenti) sono stati: la politica aziendale, la supervisione, le condizioni di lavoro, le relazioni interpersonali, la retribuzione, lo status, la sicurezza del lavoro e la vita personale. [26]

Migliore motivatore in Italia –Teoria dell’ERG di Alderfer

Articolo principale: teoria ERG

Alderfer , basandosi sulla gerarchia dei bisogni di Maslow, ha ipotizzato che i bisogni identificati da Maslow esistano in tre gruppi di bisogni fondamentali: esistenza , relazione e crescita, da cui l’etichetta: teoria ERG. Il gruppo di esistenza si occupa di fornire i nostri requisiti di esistenza materiale di base. Includono gli elementi che Maslow considerava bisogni fisiologici e di sicurezza. Il secondo gruppo di bisogni è la relazione: il desiderio che abbiamo di mantenere importanti relazioni personali. Questi desideri sociali e di status richiedono l’interazione con gli altri se vogliono essere soddisfatti e si allineano con il bisogno sociale di Maslow e la componente esterna della classificazione di stima di Maslow. Infine, Alderfer isola i bisogni di crescita come un desiderio intrinseco di sviluppo personale. Tutti questi bisogni dovrebbero essere soddisfatti in una maggiore integrità come essere umano. [29]

Migliore motivatore in Italia – teoria dell’autodeterminazione

La teoria dell’autodeterminazione è un approccio alla motivazione e alla personalità umana che utilizza metodi empirici tradizionali mentre impiega una metateoria organismica che evidenzia l’importanza delle risorse interiori evolute degli esseri umani per lo sviluppo della personalità e l’autoregolazione comportamentale (Ryan, Kuhn e Deci, 1997). Prende in esame i bisogni psicologici delle persone e le tendenze di crescita che rivelano la loro personalità e il livello di autodeterminazione. Competenza, relazione, autonomia sono condizioni importanti che giocano un ruolo enorme nella motivazione e nel coinvolgimento nelle attività, perché determinano il benessere di una persona. [30] L’ambiente sociale, con la giusta quantità di supporto, può aiutare a soddisfare i bisogni psicologici di base. Questi bisogni psicologici di base sono autonomia, competenza e relazione. Questi bisogni di base possono creare comportamenti che derivano dal supporto personale che porta a essere coinvolti in un determinato ambiente e fornisce relazioni importanti. [30] Due tipi di motivazione che si trovano nella teoria dell’autodeterminazione sono chiamati amotivazione e motivazione autonoma. [30] Questi tipi di motivazioni possono portare ad azioni intrinseche ed estrinseche. L’amotivazione può derivare da sentimenti di inadeguatezza che portano ad avere una mancanza di motivazione. La persona sente che il proprio ambiente è controllato attraverso il monitoraggio e le ricompense. [30] La persona sente motivazione solo a causa di ricompense esterne o per evitare punizioni. D’altra parte, la motivazione autonoma deriva dallo stile di vita della persona e l’impegno in un compito viene svolto in modo innato. Avere un ambiente sociale di supporto può aiutare a far emergere comportamenti da motivazioni autonome. [30]

Migliore motivatore in Italia – Condizionamento classico e operante

Articolo principale: salienza motivazionale

Nel condizionamento classico (o rispondente) , il comportamento è inteso come risposte innescate da determinati stimoli ambientali o fisici. Possono essere incondizionati , come i riflessi innati, o appresi attraverso l’abbinamento di uno stimolo incondizionato con uno stimolo diverso, che poi diventa uno stimolo condizionato. In relazione alla motivazione, il condizionamento classico potrebbe essere visto come una spiegazione del motivo per cui un individuo esegue determinate risposte e comportamenti in determinate situazioni. [31] [32] Ad esempio, un dentista potrebbe chiedersi perché un paziente non sembra motivato a presentarsi a un appuntamento, con la spiegazione che il paziente ha associato il dentista (stimolo condizionato) al dolore (stimolo incondizionato) che suscita una risposta di paura (risposta condizionata), che porta il paziente a essere riluttante a visitare il dentista.

Nel condizionamento operante , il tipo e la frequenza del comportamento sono determinati principalmente dalle sue conseguenze. Se un determinato comportamento , in presenza di un certo stimolo, è seguito da una conseguenza desiderabile (un rinforzo ), il comportamento emesso aumenterà di frequenza in futuro, in presenza dello stimolo che ha preceduto il comportamento (o simile ). Al contrario, se il comportamento è seguito da qualcosa di indesiderabile (un punitore ), è meno probabile che il comportamento si verifichi in presenza dello stimolo. In modo simile, la rimozione di uno stimolo che segue direttamente il comportamento potrebbe aumentare o diminuire la frequenza di quel comportamento in futuro (rinforzo negativo o punizione). [31] [32] Ad esempio, uno studente che ha ottenuto lodi e un buon voto dopo aver consegnato un elaborato, potrebbe sembrare più motivato a scrivere documenti in futuro ( rinforzo positivo ); se lo stesso studente ha lavorato molto su un compito senza ricevere alcun elogio per questo, potrebbe sembrare meno motivato a svolgere il lavoro scolastico in futuro ( punizione negativa ). Se uno studente inizia a causare problemi in classe viene punito con qualcosa che non gli piace, come la detenzione ( punizione positiva ), quel comportamento diminuirà in futuro. Lo studente potrebbe sembrare più motivato a comportarsi in classe, presumibilmente per evitare un’ulteriore detenzione ( rinforzo negativo ).

La forza del rinforzo o della punizione dipende dal programma e dai tempi. Un rinforzo o un punitore influenza la frequenza futura di un comportamento in modo più forte se si verifica entro pochi secondi dal comportamento . Un comportamento rafforzato in modo intermittente, a intervalli imprevedibili, sarà più robusto e persistente, rispetto a uno che viene rafforzato ogni volta che viene eseguito il comportamento . [31] [32] Ad esempio, se lo studente che si comportava male nell’esempio precedente fosse punito una settimana dopo il comportamento problematico , ciò potrebbe non influire sul comportamento futuro .

Oltre a questi principi di base, gli stimoli ambientali influenzano anche il comportamento . Il comportamento è punito o rafforzato nel contesto di qualsiasi stimolo fosse presente appena prima che il comportamento fosse messo in atto, il che significa che un determinato comportamento potrebbe non essere influenzato in ogni contesto o situazione ambientale, dopo essere stato punito o rafforzato in un contesto specifico. [31] [32] Una mancanza di lode per il comportamento legato alla scuola potrebbe, ad esempio, non diminuire il comportamento legato allo sport dopo la scuola che di solito è rafforzato dall’elogio.

I vari meccanismi di condizionamento operante possono essere utilizzati per comprendere la motivazione dei vari comportamenti esaminando cosa accade subito dopo il comportamento (la conseguenza), in quale contesto il comportamento viene eseguito o meno (l’antecedente) e in quali circostanze (motivante operatori). [31] [32]

Migliore motivatore in Italia – Motivazione incentivante

Sezione principale: Rilevanza motivazionale § Rilevanza incentivante

teoria dell’incentivo è una teoria specifica della motivazione, derivata in parte dai principi comportamentistici di rinforzo, che riguarda un incentivo o una motivazione a fare qualcosa . L’incentivo più comune sarebbe un compenso. Il compenso può essere materiale o immateriale; aiuta a motivare i dipendenti nelle loro vite aziendali, gli studenti negli accademici e ispira le persone a fare sempre di più per raggiungere la redditività in ogni campo. Gli studi dimostrano che se la persona riceve la ricompensa immediatamente, l’effetto è maggiore e diminuisce all’aumentare del ritardo. [33] La combinazione ripetitiva azione-ricompensa può far sì che l’azione diventi un’abitudine [33]

“I rinforzi e i principi di comportamento di rinforzo differiscono dall’ipotetico costrutto della ricompensa”. Un rinforzo è tutto ciò che segue un’azione, con l’intenzione che l’azione ora si verifichi più frequentemente. Da questo punto di vista, il concetto di distinguere tra forze intrinseche ed estrinseche è irrilevante.

La teoria dell’incentivo in psicologia tratta la motivazione e il comportamento dell’individuo poiché sono influenzati da convinzioni, come impegnarsi in attività che dovrebbero essere redditizie. La teoria dell’incentivo è promossa da psicologi comportamentali, come BF Skinner. La teoria dell’incentivo è supportata in particolare da Skinner nella sua filosofia del comportamentismo radicale, nel senso che le azioni di una persona hanno sempre ramificazioni sociali: e se le azioni sono accolte positivamente le persone hanno maggiori probabilità di agire in questo modo, o se le persone ricevute negativamente hanno meno probabilità di agire in questo modo.

La teoria dell’incentivo si distingue da altre teorie della motivazione, come la teoria della pulsione, nella direzione della motivazione. Nella teoria degli incentivi, gli stimoli “attraggono” una persona verso di loro e la spingono verso lo stimolo. In termini di comportamentismo, la teoria degli incentivi implica un rinforzo positivo: lo stimolo rinforzante è stato condizionato per rendere la persona più felice. Contrariamente alla teoria pulsionale, che implica il rinforzo negativo: uno stimolo è stato associato alla rimozione della punizione, la mancanza di omeostasi nel corpo. Ad esempio, una persona ha imparato che se mangia quando ha fame, eliminerà quella sensazione negativa di fame, o se beve quando ha sete, eliminerà quella sensazione negativa di sete. [34]

Migliore motivatore in Italia – Operazioni motivanti

operazioni motivanti, MO, si riferiscono al campo della motivazione in quanto aiutano a migliorare la comprensione degli aspetti del comportamento che non sono coperti dal condizionamento operante. Nel condizionamento operante, la funzione del rinforzatore è di influenzare il comportamento futuro . La presenza di uno stimolo ritenuto funzionare come un rinforzo non spiega secondo questa terminologia il comportamento attuale di un organismo – solo i precedenti casi di rinforzo di quel comportamento (in situazioni uguali o simili) lo fanno. Attraverso l’effetto di alterazione del comportamento dei MO, è possibile influenzare il comportamento attuale di un individuo, fornendo un altro pezzo del puzzle della motivazione.

Le operazioni motivanti sono fattori che influenzano il comportamento appreso in un determinato contesto. I MO hanno due effetti: un effetto di alterazione del valore , che aumenta o diminuisce l’efficienza di un rinforzo, e un effetto di alterazione del comportamento , che modifica il comportamento appreso che è stato precedentemente punito o rinforzato da un particolare stimolo. [31]

Quando un’operazione motivante provoca un aumento dell’efficacia di un rinforzo o amplifica in qualche modo un comportamento appreso (come aumentare la frequenza, l’intensità, la durata o la velocità del comportamento), funziona come un’operazione di stabilizzazione, EO . Un esempio comune di ciò potrebbe essere la privazione di cibo, che funziona come un EO in relazione al cibo: l’organismo privato di cibo eseguirà comportamenti precedentemente legati all’acquisizione di cibo più intensamente, frequentemente, più a lungo o più velocemente in presenza di cibo, e quei comportamenti sarebbero particolarmente fortemente rafforzati. [31] Ad esempio, un lavoratore di un fast food che guadagna un salario minimo, costretto a lavorare più di un lavoro per sbarcare il lunario, sarebbe fortemente motivato da un aumento di stipendio, a causa dell’attuale privazione di denaro (un’operazione di costituzione condizionata) . Il lavoratore lavorerebbe sodo per cercare di ottenere l’ aumento e ottenere l’aumento funzionerebbe come un rinforzo particolarmente forte del comportamento lavorativo .

Al contrario, un’operazione motivante che provoca una diminuzione dell’efficacia di un rinforzo, o diminuisce un comportamento appreso relativo al rinforzo, funziona come un’operazione di abolizione, AO. Sempre usando l’esempio del cibo, la sazietà del cibo prima della presentazione di uno stimolo alimentare produrrebbe una diminuzione dei comportamenti legati al cibo e diminuirebbe o abolirebbe completamente l’effetto rinforzante dell’acquisizione e dell’ingestione del cibo. [31] Si consideri il consiglio di amministrazione di una grande banca d’investimento, preoccupata per un margine di profitto troppo piccolo, che decide di dare all’amministratore delegato un nuovo pacchetto di incentivi per motivarlo ad aumentare i profitti dell’impresa. Se l’amministratore delegato ha già molti soldi, il pacchetto di incentivi potrebbe non essere un ottimo modo per motivarlo, perché sarebbe sazi di soldi. Ottenere ancora più soldi non sarebbe un forte rinforzo per il comportamento di aumento del profitto e non susciterebbe una maggiore intensità, frequenza o durata del comportamento di aumento del profitto.

La psicologia intenzionale di William McDougall

Vedi anche: comportamentismo intenzionale

La psicologia propositiva, nota anche come psicologia ormica , sottolinea che le azioni delle persone vengono eseguite per uno scopo o con un intento specifico. Questa è una teoria comportamentista che afferma che il comportamento è un riflesso a causa della motivazione interna/intrinseca. [35]

Migliore motivatore in Italia – Pulsioni

Articolo principale: teoria delle pulsioni

Una pulsione o un desiderio può essere descritto come un’urgenza che attiva un comportamento mirato a un obiettivo o a un incentivo. [36] Si pensa che queste pulsioni abbiano origine all’interno dell’individuo e potrebbero non richiedere stimoli esterni per incoraggiare il comportamento. Le pulsioni di base potrebbero essere innescate da impulsi come la fame, che motiva una persona a cercare cibo, mentre le pulsioni più sottili potrebbero essere il desiderio di lode e approvazione, che motiva una persona a comportarsi in modo gradito agli altri.

Un’altra pulsione fondamentale è la pulsione sessuale che, come il cibo, ci motiva perché è essenziale per la nostra sopravvivenza. [37] Il desiderio di sesso è cablato in profondità nel cervello di tutti gli esseri umani poiché le ghiandole secernono ormoni che viaggiano attraverso il sangue fino al cervello e stimolano l’inizio del desiderio sessuale. [37] L’ormone coinvolto nell’insorgenza iniziale del desiderio sessuale è chiamato deidroepiandrosterone (DHEA). [37] La base ormonale delle pulsioni sessuali sia degli uomini che delle donne è il testosterone. [37] [ necessità di un preventivo per la verifica ] [37] [ necessità di un preventivo per la verifica ]

Migliore motivatore in Italia -Tipi di motivazione

Intrinseco ed estrinseco

Intrinseco

Vedi anche: Ikigai

Per altri usi, vedi motivazione intrinseca (intelligenza artificiale) .

La motivazione intrinseca esiste all’interno dell’individuo ed è guidata dalla soddisfazione delle ricompense interne piuttosto che fare affidamento su pressioni esterne o ricompense estrinseche. Implica un interesse o un godimento dell’attività stessa. Ad esempio, un atleta può divertirsi giocando a calcio per l’esperienza, piuttosto che per un premio. [3] Le attività che coinvolgono la propria ricompensa intrinseca forniscono una motivazione che non dipende da ricompense esterne. [38] Perseguire sfide e obiettivi diventa più facile ed è più divertente quando si è intrinsecamente motivati a completare un determinato obiettivo; ad esempio, perché l’individuo è più interessato all’apprendimento, piuttosto che al raggiungimento dell’obiettivo. [3] È stato affermato che la motivazione intrinseca è associata a un maggiore benessere soggettivo [39] e che è importante per lo sviluppo cognitivo, sociale e fisico. [40] Può essere osservato anche nel comportamento animale, ad esempio, quando gli organismi si impegnano in comportamenti giocosi e guidati dalla curiosità in assenza di ricompensa .

Secondo alcuni teorici, i due elementi necessari per la motivazione intrinseca sono l’autodeterminazione o l’ autonomia e la competenza. [41] In quest’ottica, la causa del comportamento deve essere interna e l’individuo che si impegna nel comportamento deve percepire che il compito aumenta la propria competenza. [40] Eventi socio-contestuali come feedback e rinforzo possono causare sentimenti di competenza e quindi contribuire alla motivazione intrinseca. Tuttavia, i sentimenti di competenza non aumenteranno la motivazione intrinseca se non c’è un senso di autonomia. Nelle situazioni in cui sono presenti scelte, sentimenti e opportunità, la motivazione intrinseca aumenta perché le persone avvertono un maggiore senso di autonomia. [3] [41] Alcuni studi suggeriscono che esiste una correlazione negativa tra ricompense esterne e motivazione intrinseca, ovvero che fornendo elevate ricompense esterne per un’attività, la motivazione intrinseca per impegnarsi in essa tende ad essere inferiore. [42] [43]

Vari studi si sono concentrati sulla motivazione intrinseca degli studenti. [44] Suggeriscono che gli studenti intrinsecamente motivati hanno maggiori probabilità di impegnarsi volontariamente nel compito e di lavorare per migliorare le proprie abilità, il che tende ad aumentare le loro capacità. [45] È probabile che gli studenti siano intrinsecamente motivati se…

  • attribuiscono i loro risultati educativi a fattori sotto il proprio controllo, noti anche come autonomia o locus of control
  • credono di avere le capacità per essere agenti efficaci nel raggiungere gli obiettivi desiderati, noti anche come convinzioni di autoefficacia
  • sono interessati a padroneggiare un argomento, non solo a ottenere buoni voti

Tradizionalmente, i ricercatori pensavano alle motivazioni per utilizzare i sistemi informatici per essere guidati principalmente da scopi estrinseci; tuttavia, molti sistemi moderni hanno il loro uso guidato principalmente da motivazioni intrinseche. [46] Esempi di tali sistemi utilizzati principalmente per soddisfare le motivazioni intrinseche degli utenti includono giochi online, mondi virtuali, acquisti online, [47] apprendimento/istruzione, appuntamenti online, archivi di musica digitale, social network, pornografia online, sistemi gamificati e generale ludicizzazione.

La motivazione intrinseca tende ad essere più duratura, autosufficiente e soddisfacente rispetto alla motivazione estrinseca. [3] Per questo motivo, molti sforzi nel campo dell’istruzione mirano a modificare la motivazione intrinseca con l’obiettivo di promuovere le prestazioni di apprendimento e la creatività degli studenti. [3] Ma vari studi suggeriscono che la motivazione intrinseca è difficile da modificare o ispirare. I tentativi di reclutare motivatori intrinseci esistenti richiedono un approccio individualizzato: implicano l’identificazione e la rilevanza dei diversi motivatori necessari per motivare diversi studenti. [3] Questo di solito richiede abilità aggiuntive da parte dell’istruttore. [48] È stato scoperto che la consapevolezza è un fattore intra-individuale che supporta la motivazione autonoma e quindi contribuisce alla motivazione intrinseca. [49]

Estrinseco

La motivazione estrinseca si verifica quando un individuo è guidato da influenze esterne. [3] Questi possono essere gratificanti (denaro, buoni voti, fama, ecc.) o punitivi (minaccia di punizione, dolore, ecc.). La distinzione tra motivazione intrinseca ed estrinseca risiede nella forza trainante dell’azione. Quando qualcuno è intrinsecamente motivato, si impegna in un’attività perché è intrinsecamente interessante, divertente o soddisfacente. Con motivazione estrinseca, l’obiettivo dell’agente è un risultato desiderato distinto dall’attività stessa. [3] L’agente può avere motivazioni sia intrinseche che estrinseche per la stessa attività, ma di solito un tipo di motivazione prevale sull’altro. [50] Giocare a tennis per ricevere un premio è un esempio di motivazione estrinseca, mentre giocare perché ci si diverte implica una motivazione intrinseca. [3] [51]

Alcuni studi indicano che le ricompense estrinseche possono portare a un’eccessiva giustificazione e una successiva riduzione della motivazione intrinseca. In uno studio che ha dimostrato questo effetto, i bambini che si aspettavano di essere (e sono stati) ricompensati con un nastro e una stella d’oro per aver disegnato immagini hanno trascorso meno tempo a giocare con i materiali da disegno nelle osservazioni successive rispetto ai bambini a cui è stata assegnata una condizione di ricompensa inaspettata. [52] Questo indica che c’è una tendenza a preoccuparsi meno dell’attività stessa se ci si aspetta una ricompensa. [3] Tuttavia, altri studi suggeriscono che le ricompense estrinseche positive o negative possono anche aumentare la motivazione intrinseca. [53] Questo ci porta a supporre che gli effetti della motivazione estrinseca sulla motivazione intrinseca possano dipendere dal tipo di ricompensa. [54]

Secondo l’articolo “Self-Determination Theory and the Facilitation of Intrinsic Motivation, Social Development and Well-Being” [55] molto di ciò che facciamo dopo l’infanzia non è ispirato dalla motivazione intrinseca perché non facciamo più cose esclusivamente per soddisfare le nostre motivazioni intrinseche, ma viene invece fatto di più per soddisfare le nostre motivazioni estrinseche poiché dobbiamo aderire alle pressioni sociali che ci costringono a fare cose che non sono intrinsecamente motivanti. [56]

Un vantaggio della motivazione estrinseca è che può essere utilizzata in modo relativamente semplice per motivare altre persone a lavorare per il raggiungimento degli obiettivi. [3] Uno svantaggio è che potrebbe essere necessario monitorare la qualità del lavoro poiché l’agente potrebbe non essere altrimenti motivato a svolgere un buon lavoro. [3] La motivazione estrinseca che alimenta l’impegno nell’attività cessa presto una volta rimosse le ricompense esterne. È stato anche suggerito che i motivatori estrinseci possono diminuire di valore nel tempo, rendendo più difficile motivare la stessa persona in futuro. [3]

Johnmarshall Reeve distingue tra quattro tipi di motivazione estrinseca che implicano diversi gradi di autonomia: regolamentazione esterna, regolamentazione introiettata, regolamentazione identificata e regolamentazione integrata. La regolazione esterna è la forma meno autonoma di motivazione estrinseca. In esso, solo la conseguenza di un’azione conta per l’agente. Ad esempio, se uno studente vuole un buon voto, è motivato a studiare per quel voto. [57] La regolamentazione introiettata nasce dall’impressione dell’agente di ciò che dovrebbe fare. Ad esempio, uno studente sa che “dovrebbe” studiare e non vuole sentire il senso di colpa che deriva dal non studiare, quindi lo fa. [57] La regolamentazione identificata deriva da ciò che l’agente ritiene personalmente importante. Nell’esempio dello studente, possono comprendere che lo studio è importante per il loro successo e proseguiranno gli studi per questo motivo. La regolazione integrata è la forma più autonoma di motivazione estrinseca e si verifica quando la motivazione nasce dall’impressione di identità personale. Questo tipo di motivazione estrinseca è molto vicino alla motivazione intrinseca , ma non c’è ancora del tutto. Questo perché l’individuo è motivato a impegnarsi in un’attività da quanto bene esprime i propri valori invece che dal puro interesse e divertimento. In questo caso, uno studente studia perché così facendo esprime i suoi valori fondamentali e riflette il modo in cui si vede come persona. [57] Uno studente intrinsecamente motivato a studiare lo farebbe semplicemente perché pensava che studiare fosse interessante e divertente.

Inconscio e cosciente

La motivazione cosciente coinvolge i motivi di cui l’agente è consapevole. Nel caso della motivazione inconscia , invece, l’agente può essere parzialmente o totalmente inconsapevole del motivo per cui agisce in quel modo. [58]

Migliore motivatore in Italia – Inconscio

La distinzione conscio-inconscio gioca un ruolo importante nelle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud . [59] Secondo lui, l’ inconscio contiene varie parti represse della mente, come pensieri che inducono ansia e idee socialmente inaccettabili. Identifica la censura come una forza che impedisce alle parti represse di entrare nella coscienza. Ma gli impulsi istintuali inconsci possono comunque avere una grande influenza sul comportamento sotto forma di motivazione inconscia. [60] Quando questi istinti servono come motivo, la persona è consapevole solo dell’obiettivo del motivo, e non della sua effettiva fonte. Freud divide questi istinti in istinti sessuali, istinti di morte e istinti dell’ego o di autoconservazione. Gli istinti sessuali sono quelli che motivano gli esseri umani a rimanere in vita e garantire la continuazione dell’umanità. D’altra parte, Freud sostiene anche che gli esseri umani hanno una pulsione intrinseca all’autodistruzione: l’istinto di morte. Simile al diavolo e all’angelo che tutti hanno sulle spalle, l’istinto sessuale e l’istinto di morte combattono costantemente l’un l’altro per essere entrambi soddisfatti. L’istinto di morte può essere strettamente correlato all’altro concetto di Freud, l’Es, che è il nostro bisogno di provare il piacere immediatamente, a prescindere dalle conseguenze. L’ultimo tipo di istinto che contribuisce alla motivazione è l’ego o istinto di autoconservazione. Questo istinto è orientato a garantire che una persona si senta convalidata in qualunque comportamento o pensiero abbia. Il censore mentale, o porta tra l’inconscio e il preconscio, aiuta a soddisfare questo istinto. Ad esempio, si può essere sessualmente attratti da una persona, a causa del suo istinto sessuale, ma l’istinto di autoconservazione impedisce loro di agire in base a questo impulso finché quella persona non scopre che è socialmente accettabile farlo. In modo del tutto simile alla sua teoria psichica che si occupa dell’Es, dell’Io e del Super-Io, la teoria degli istinti di Freud mette in evidenza l’interdipendenza di questi tre istinti. Tutti e tre servono come sistema di controllo e bilanciamento per controllare su quali istinti vengono agiti e quali comportamenti vengono utilizzati per soddisfarne tanti contemporaneamente.

L’adescamento è un’altra fonte di motivazione inconscia. È un fenomeno per cui l’esposizione a uno stimolo influenza una risposta a uno stimolo successivo, senza guida o intenzione cosciente. [61] [62] [63] Ad esempio, quando qualcuno è esposto alla parola “cancro”, è meno probabile che fumi una sigaretta che gli viene offerta. [64] Esistono varie forme di priming, ma il priming visivo e semantico sono i più rilevanti per la motivazione. [64] A causa di questo legame con gli stimoli esterni, il priming è strettamente correlato alla teoria dell’esposizione , che afferma che le persone tendono ad apprezzare le cose a cui sono state esposte in precedenza. Viene utilizzato dalle società pubblicitarie per convincere le persone ad acquistare i loro prodotti. Nei posizionamenti di prodotti in film e programmi TV, ad esempio, vediamo un prodotto nel nostro film preferito, il che ci rende più inclini ad acquistare quel prodotto quando lo vediamo di nuovo. [65] Un altro esempio viene dagli ex tossicodipendenti, che sono più tentati di ricadere se esposti a stimoli associati alla droga. [66]

cosciente

Freud faceva molto affidamento sulle teorie della motivazione inconscia come spiegato sopra. Questo approccio è stato criticato da Gordan Allport , il quale sostiene che le motivazioni coscienti siano la principale fonte di motivazione. [58] [67]

Migliore motivatore in Italia – Neuroscienza

Articolo principale: salienza motivazionale

Di solito due parti definiscono la motivazione come un desiderio di agire: la direzionale (come diretta verso uno stimolo positivo o lontano da uno negativo) e la “fase di ricerca” attivata e la “fase di gradimento” consumativa. Questo tipo di motivazione ha radici neurobiologiche nei gangli della base e nel mesolimbico vie (dopaminergiche) . Il comportamento di “ricerca” attivato , come l’attività locomotoria, è influenzato dai farmaci dopaminergici e gli esperimenti di microdialisi rivelano che la dopamina viene rilasciata durante l’anticipazione di una ricompensa . [68] Il ” comportamento di desiderio ” associato a uno stimolo gratificante può essere aumentato da microiniezioni di dopamina e farmaci dopaminergici nel nucleo dorsorostrale accumbens e nel palladio ventrale posteriore . Le iniezioni di oppioidi in quest’area producono piacere; tuttavia, al di fuori di questi hotspot edonistici , creano un desiderio accresciuto. [69] Inoltre, l’esaurimento o l’inibizione della dopamina nei neuroni del nucleus accumbens diminuisce il comportamento appetitivo ma non di consumo . La dopamina, ulteriormente implicata nella motivazione come somministrazione di anfetamina , aumenta il punto di rottura in un programma di auto-rinforzo a rapporto progressivo ; i soggetti saranno disposti a fare di più (es. premere una leva più volte) per ottenere una ricompensa. [70]

Nelle situazioni in cui la memoria influenza lo stato motivazionale, l’ippocampo si attiva. Questo può essere evidente in circostanze in cui sono necessari dettagli contestuali per raggiungere gli obiettivi desiderati. [71]

Migliore motivatore in Italia – Ragioni motivazionali e razionalità

ragioni motivazionali sono ragioni pratiche che un agente ha per favorire un certo corso d’ azione . Sono contrastate con ragioni normative , che determinano ciò che l’agente dovrebbe fare da un punto di vista imparziale. [72] Ad esempio, Jane soffre di pressione alta, che è una ragione normativa per non avere un grosso pezzo di torta al cioccolato. La sua prelibatezza, d’altra parte, è la ragione motivante di Jane per avere comunque una porzione. Possiamo avere ragioni normative senza esserne consapevoli, il che non è il caso delle ragioni motivanti. [13] È possibile che gli stati inconsci influenzino il nostro comportamento in vari modi. Ma questi stati e il loro contenuto non sono considerati motivi motivanti in questi casi. [13] Intese nel senso più ampio, esistono forme di motivazione che non implicano ragioni motivanti. [20] Una seconda differenza è che le ragioni normative sono fattuali mentre le ragioni motivanti possono ingannare l’agente. [72] [13] Quindi avere la pressione alta può essere una ragione normativa per Jane solo se ha effettivamente la pressione alta. Ma la prelibatezza della torta può essere un motivo motivante anche se la torta non è affatto deliziosa. In questo caso, la motivazione si basa su una falsa credenza . [72] Ma idealmente, ragioni motivazionali e ragioni normative coincidono: l’agente è motivato da fatti che determinano ciò che dovrebbe fare.

Una questione strettamente connessa riguarda la relazione tra ciò che crediamo di dover fare, le cosiddette convinzioni del dovere, e ciò che siamo motivati a fare o che effettivamente intendiamo fare. [13] [9] [73] Il filosofo John Broome sostiene che questa relazione è al centro dell’enkratic razionalità : “La razionalità richiede da te che, se credi di dover F, allora intendi F”. Pensa che il processo di ragionamento sia responsabile di allineare le nostre intenzioni con le nostre convinzioni di dovere. [73] [74] [75] I requisiti di razionalità non sono sempre soddisfatti, con conseguenti casi di irrazionalità. Si dice che una persona soffra di akrasia o debolezza della volontà se non soddisfa il requisito encratico , cioè se fa qualcosa di diverso da quello che crede di dover fare. [76] [77] Un autore che crede di dover lavorare al suo nuovo libro ma finisce invece per guardare la TV è un esempio di un caso di akrasia. L’accidie è un fenomeno strettamente correlato in cui l’agente crede che ci sia qualcosa di importante da fare ma non ha alcuna motivazione per impegnarsi in questa azione a causa della svogliatezza. [13] [78]

Migliore motivatore in Italia – Applicazioni pratiche

Il controllo della motivazione è compreso solo in misura limitata. Esistono molti approcci diversi alla formazione motivazionale , ma molti di questi sono considerati pseudoscientifici dai critici. [ quale? ] Per capire come controllare la motivazione è prima necessario capire perché molte persone mancano di motivazione. [ ricerca originale? ]

Come ogni teoria, la teoria motivazionale fa previsioni su ciò che funzionerà nella pratica. Ad esempio, la Teoria Y di Douglas McGregor parte dal presupposto che la persona media non solo accetta, ma cerca anche la responsabilità, ama fare il lavoro e, quindi, è più soddisfatta quando ha una gamma più ampia di lavoro da svolgere. [79] L’implicazione pratica è che, poiché un’azienda dà agli individui maggiori responsabilità, questi sentiranno un maggiore senso di soddisfazione e, di conseguenza, un maggiore impegno per l’organizzazione. Allo stesso modo si prevede che allocare più lavoro aumenterà il coinvolgimento. Inoltre, Malone sostiene che la delega di responsabilità incoraggia la motivazione perché i dipendenti hanno un controllo creativo sul proprio lavoro e aumentano la produttività poiché molte persone possono lavorare in modo collaborativo per risolvere un problema piuttosto che un solo manager che lo affronta da solo. [80] Altri hanno sostenuto che la partecipazione al processo decisionale aumenta il morale e l’impegno nei confronti dell’organizzazione, aumentando di conseguenza la produttività. [81] [82] Allo stesso modo, se i team e i membri aumentano la motivazione (come riportato nei classici studi della Hawthorn Western Electric Company ) [83] l’incorporazione dei team fornisce incentivi al lavoro. In generale, la teoria della motivazione viene spesso applicata alla motivazione dei dipendenti . [84]

Migliore motivatore in Italia –Applicazioni nel mondo degli affari

Articoli principali: motivazione al lavoro , soddisfazione sul lavoro e comportamento organizzativo § motivazione

All’interno della gerarchia dei bisogni di Maslow (proposta per la prima volta nel 1943), ai livelli inferiori (come i bisogni fisiologici) il denaro funge da motivatore; tuttavia, tende ad avere un effetto motivante sul personale che dura solo per un breve periodo (secondo il modello di motivazione a due fattori di Herzberg del 1959). Ai livelli più alti della gerarchia, lode, rispetto, riconoscimento, responsabilizzazione e senso di appartenenza sono motivatori di gran lunga più potenti del denaro, come sia la teoria della motivazione di Abraham Maslow che la teoria X e la teoria Y di Douglas McGregor (che hanno origine nel 1950 e relativi alla teoria della leadership ) suggeriscono.

Secondo Maslow, le persone sono motivate da bisogni insoddisfatti. [85] I bisogni di livello inferiore (come i bisogni fisiologici e di sicurezza) devono essere soddisfatti prima di affrontare i bisogni di livello superiore. Ci si può riferire alla teoria della Gerarchia dei Bisogni di Maslow con la motivazione dei dipendenti . Ad esempio, se i manager tentano di motivare i propri dipendenti soddisfacendo i loro bisogni; secondo Maslow, dovrebbero cercare di soddisfare i bisogni di livello inferiore prima di provare a soddisfare i bisogni di livello superiore, altrimenti i dipendenti non saranno motivati. I gestori dovrebbero anche ricordare che non tutti saranno soddisfatti delle stesse esigenze. Un buon manager cercherà di capire quali livelli di bisogni sono rilevanti per un determinato individuo o dipendente.

Maslow colloca il denaro al livello più basso della gerarchia e postula altri bisogni come migliori motivatori per il personale. McGregor mette i soldi nella sua categoria Teoria X e li considera uno scarso motivatore. La lode e il riconoscimento (posizionati nella categoria Teoria Y) sono considerati motivatori più forti del denaro.

  • I dipendenti motivati cercano sempre modi migliori per svolgere un lavoro.
  • I dipendenti motivati sono più orientati alla qualità .
  • I lavoratori motivati sono più produttivi. [86]

Il posto di lavoro medio si trova a metà strada tra gli estremi di alta minaccia e alta opportunità. La motivazione per minaccia è una strategia senza uscita e, naturalmente, il personale è più attratto dal lato opportunità della curva della motivazione che dal lato minaccia. Lawrence Steinmetz (1983) vede la motivazione come un potente strumento nell’ambiente di lavoro che può portare i dipendenti a lavorare ai livelli di produzione più efficienti. [87] Tuttavia, Steinmetz discute anche tre tipi caratteriali comuni di subordinati: ascendente, indifferente e ambivalente, che reagiscono e interagiscono tutti in modo univoco e devono essere trattati, gestiti e motivati di conseguenza. Un leader efficace deve capire come gestire tutti i personaggi e, cosa più importante, il manager deve utilizzare strade che consentano ai dipendenti di lavorare, crescere e trovare risposte in modo indipendente. [87] [ è necessaria una citazione per verificare ]

Uno studio classico presso lo stabilimento di produzione britannico di Vauxhall Motors ha sfidato le ipotesi di Maslow e Herzberg. [88] Goldthorpe et al. (1968) ha introdotto il concetto di orientamento al lavoro e ha distinto tre orientamenti principali: [88]

  • strumentale (con il lavoro visto come un mezzo per un fine)
  • burocratico (dove il lavoro funge da fonte di status, sicurezza e ricompensa immediata)
  • solidaristico (che dà la priorità alla fedeltà di gruppo)

Altre teorie ampliarono ed estesero quelle di Maslow e Herzberg. Questi includevano l’ analisi del campo di forza degli anni ’30 di Kurt Lewin , la teoria della definizione degli obiettivi di Edwin A. Locke (dalla metà degli anni ’60 in poi) e la teoria dell’aspettativa di Victor Vroom del 1964. Questi tendono a sottolineare le differenze culturali e il fatto che fattori diversi tendono a motivare gli individui in momenti diversi. [89] [ è necessario un preventivo per verificare ]

Secondo il sistema di gestione scientifica sviluppato da Frederick Winslow Taylor (1856-1915), la sola retribuzione determina la motivazione del lavoratore, e quindi la direzione non deve considerare gli aspetti psicologici o sociali del lavoro. In sostanza, la gestione scientifica basa la motivazione umana interamente su ricompense estrinseche e scarta l’idea di ricompense intrinseche .

Al contrario, David McClelland (1917-1998) riteneva che i lavoratori non potessero essere motivati dal semplice bisogno di denaro , infatti, la motivazione estrinseca (ad esempio, il denaro) poteva estinguere la motivazione intrinseca come la motivazione al successo, sebbene il denaro potesse essere usato come indicatore di successo per vari motivi, ad esempio, mantenere il punteggio. In linea con questa visione, la sua società di consulenza, McBer & Company (1965-1989), aveva come primo motto “Rendere tutti produttivi, felici e liberi”. Per McClelland, la soddisfazione risiedeva nell’allineare la vita delle persone alle loro motivazioni fondamentali.

Elton Mayo (1880-1949) ha scoperto l’importanza dei contatti sociali che un lavoratore ha sul posto di lavoro e ha scoperto che la noia e la ripetitività dei compiti portano a una motivazione ridotta. Mayo credeva che i lavoratori potessero essere motivati riconoscendo i loro bisogni sociali e facendoli sentire importanti. Di conseguenza, ai dipendenti è stata data la libertà di prendere decisioni sul posto di lavoro e una maggiore attenzione è stata dedicata ai gruppi di lavoro informali .

Mayo ha chiamato il suo modello l’ effetto Hawthorne . [90] Il suo modello è stato giudicato [ da chi? ] come fare eccessivo affidamento sui contatti sociali all’interno delle situazioni lavorative per motivare i dipendenti. [91] [ è necessario un preventivo per verificare ]

Nel 1981 William Ouchi ha introdotto la Teoria Z , un approccio di gestione ibrido composto da filosofie e culture sia giapponesi che americane. [92] [ è necessaria una citazione per verificare ] Il suo segmento giapponese è molto simile alla cultura del clan in cui le organizzazioni si concentrano su una struttura standardizzata con una forte enfasi sulla socializzazione dei suoi membri. Tutti gli obiettivi sottostanti sono coerenti in tutta l’organizzazione. Il suo segmento americano mantiene formalità e autorità tra i membri e l’organizzazione. In definitiva, la Teoria Z promuove una struttura e un impegno comuni per l’organizzazione, nonché il miglioramento costante dell’efficacia del lavoro .

In Essentials of Organizational Behavior (2007), Robbins e Judge esaminano i programmi di riconoscimento come motivatori e identificano cinque principi che contribuiscono al successo di un programma di incentivi per i dipendenti : [93]

  • riconoscimento delle differenze individuali dei dipendenti e chiara individuazione dei comportamenti ritenuti meritevoli di riconoscimento
  • permettendo ai dipendenti di partecipare
  • collegare i premi alle prestazioni
  • premiazione dei designatori
  • visibilità del processo di riconoscimento

Organizzazioni moderne che adottano metodi di motivazione dei dipendenti non monetari piuttosto che vincolarli a ricompense tangibili. Quando la ricompensa mira a soddisfare il contributo, la partecipazione e la soddisfazione individuale dei dipendenti, aumenta il loro morale. [94]

  • Fornire un ambiente di lavoro positivo [95]
  • Incoraggiare il contributo e le ricompense del team [96]
  • Feedback [97]
  • Assegna ruoli stimolanti [98]

Migliore motivatore in Italia – Modello delle caratteristiche del lavoro

Articolo principale: modello delle caratteristiche del lavoro

Il modello delle caratteristiche del lavoro ( JCM ), come progettato da Hackman e Oldham, tenta di utilizzare la progettazione del lavoro per migliorare la motivazione dei dipendenti. Suggeriscono che qualsiasi lavoro può essere descritto in termini di cinque caratteristiche chiave del lavoro: [99] [100]

  1. Varietà di abilità : il grado in cui il lavoro richiede l’uso di abilità e talenti diversi
  2. Identità del compito : il grado in cui il lavoro ha contribuito a un progetto più ampio chiaramente identificabile
  3. Significato del compito : il grado in cui il lavoro influisce sulla vita o sul lavoro di altre persone
  4. Autonomia : il grado in cui il lavoratore ha indipendenza, libertà e discrezione nello svolgimento del lavoro
  5. Feedback sulle attività : il grado in cui al lavoratore vengono fornite informazioni chiare, specifiche, dettagliate e utilizzabili sull’efficacia della sua prestazione lavorativa

Il JCM collega le dimensioni fondamentali del lavoro sopra elencate a stati psicologici critici che si traducono nei risultati personali e lavorativi desiderati. Ciò costituisce la base di questa “forza del bisogno di crescita dei dipendenti”. Le dimensioni fondamentali sopra elencate possono essere combinate in un unico indice predittivo, chiamato punteggio potenziale motivante (MPS). L’MPS può essere calcolato, utilizzando le dimensioni fondamentali discusse sopra, come segue:

I lavori ad alto potenziale motivante devono essere elevati sia per l’autonomia che per il feedback e devono anche essere elevati per almeno uno dei tre fattori che portano alla significatività sperimentata. [101] Se un lavoro ha un MPS elevato, il modello delle caratteristiche del lavoro prevede che motivazione, prestazioni e soddisfazione sul lavoro saranno influenzate positivamente e la probabilità di esiti negativi, come assenteismo e turnover, sarà ridotta. [101]

Migliore motivatore in Italia – Programmi di riconoscimento dei dipendenti

Il riconoscimento dei dipendenti non riguarda solo regali e punti. Si tratta di cambiare la cultura aziendale al fine di raggiungere obiettivi e iniziative e, soprattutto, collegare i dipendenti ai valori e alle convinzioni fondamentali dell’azienda. Il riconoscimento strategico dei dipendenti è visto come il programma più importante non solo per migliorare la fidelizzazione e la motivazione dei dipendenti, ma anche per influenzare positivamente la situazione finanziaria. [102] La differenza tra l’approccio tradizionale (regali e punti) e il riconoscimento strategico è la capacità di fungere da influencer aziendale serio in grado di far avanzare gli obiettivi strategici di un’azienda in modo misurabile. “La stragrande maggioranza delle aziende vuole essere innovativa, proponendo nuovi prodotti, modelli di business e modi migliori di fare le cose. Tuttavia, l’innovazione non è così facile da raggiungere. Un CEO non può semplicemente ordinarla, e così sarà. Devi gestire con attenzione un’organizzazione in modo che, nel tempo, emergano innovazioni”. [103]

Migliore motivatore in Italia – Applicazioni nell’istruzione

motivazione è di particolare interesse per gli psicologi dell’educazione a causa del ruolo cruciale che svolge nell’apprendimento degli studenti. Tuttavia, il tipo specifico di motivazione che viene studiato nel contesto specializzato dell’istruzione differisce qualitativamente dalle forme più generali di motivazione studiate dagli psicologi in altri campi.

La motivazione nell’istruzione può avere diversi effetti sul modo in cui gli studenti imparano e su come si comportano nei confronti della materia. Può: [104]

  1. Comportamento diretto verso obiettivi particolari
  2. Porta a un maggiore sforzo ed energia
  3. Aumentare l’inizio e la persistenza nelle attività
  4. Migliora l’elaborazione cognitiva
  5. Determina quali conseguenze stanno rafforzando
  6. Porta a prestazioni migliori.

Poiché gli studenti non sono sempre motivati internamente, a volte hanno bisogno di una motivazione situata , che si trova nelle condizioni ambientali che l’insegnante crea.

Se gli insegnanti decidessero di premiare in modo estrinseco i comportamenti produttivi degli studenti, potrebbero avere difficoltà a districarsi da quel percorso. Di conseguenza, la dipendenza degli studenti dalle ricompense estrinseche rappresenta uno dei maggiori detrattori dal loro uso in classe. [105]

La maggior parte dei nuovi leader dell’orientamento studentesco nei college e nelle università riconosce che le esigenze distintive degli studenti dovrebbero essere prese in considerazione per quanto riguarda le informazioni sull’orientamento fornite all’inizio dell’esperienza di istruzione superiore. La ricerca condotta da Whyte nel 1986 ha accresciuto la consapevolezza di consulenti ed educatori al riguardo. Nel 2007, la National Orientation Directors Association ha ristampato il rapporto di ricerca di Cassandra B. Whyte consentendo ai lettori di accertare i miglioramenti apportati nell’affrontare le esigenze specifiche degli studenti oltre un quarto di secolo dopo per aiutare con il successo accademico. [106]

In generale, la motivazione è concettualizzata come intrinseca o estrinseca . Classicamente, queste categorie sono considerate distinte. [3] Oggi è meno probabile che questi concetti vengano usati come categorie distinte, ma invece come due tipi ideali che definiscono un continuum : [107]

  1. La motivazione intrinseca si verifica quando le persone sono motivate internamente a fare qualcosa perché o procura loro piacere, pensano che sia importante o sentono che ciò che stanno imparando è significativo. È stato dimostrato che la motivazione intrinseca per l’istruzione scende dai gradi 3-9 sebbene la causa esatta non possa essere accertata. [108] Inoltre, negli studenti più giovani è stato dimostrato che contestualizzare materiale che altrimenti sarebbe presentato in modo astratto aumenta la motivazione intrinseca di questi studenti. [109]
  2. La motivazione estrinseca entra in gioco quando uno studente è costretto a fare qualcosa o ad agire in un certo modo a causa di fattori esterni a lui o lei (come denaro o buoni voti).

Whyte ha ricercato e riferito sull’importanza del locus of control e del rendimento scolastico. Gli studenti che tendono a un luogo di controllo più interno hanno più successo accademico, incoraggiando così lo sviluppo del curriculum e delle attività tenendo conto delle teorie della motivazione. [110] [111]

L’orientamento della motivazione accademica può anche essere legato alla capacità di rilevare ed elaborare gli errori. Fisher, Nanayakkara e Marshall hanno condotto ricerche neuroscientifiche sull’orientamento alla motivazione dei bambini, sugli indicatori neurologici del monitoraggio degli errori (il processo di rilevamento di un errore) e sui risultati scolastici. La loro ricerca suggerisce che gli studenti con un’elevata motivazione intrinseca attribuiscono le prestazioni al controllo personale e che il loro sistema di monitoraggio degli errori è maggiormente coinvolto dagli errori di prestazione. Hanno anche scoperto che l’orientamento alla motivazione e il rendimento scolastico erano legati alla forza in cui era impegnato il loro sistema di monitoraggio degli errori. [112]

È stato riscontrato che la motivazione è un elemento importante nel concetto di andragogia (ciò che motiva lo studente adulto) e nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico, come nel trattamento della risposta fondamentale . La motivazione è stata trovata critica anche nell’adesione degli adolescenti ai suggerimenti sulla salute, poiché “l’impegno richiede la convinzione nelle conseguenze potenzialmente negative e gravi del non agire”. [113]

Doyle e Moeyn hanno notato che i metodi tradizionali tendevano a utilizzare l’ansia come motivazione negativa ( ad es . uso di voti negativi da parte degli insegnanti) come metodo per convincere gli studenti a lavorare. Tuttavia, hanno scoperto che gli approcci progressivi incentrati sulla motivazione positiva rispetto alla punizione hanno prodotto una maggiore efficacia nell’apprendimento, poiché l’ansia interferisce con l’esecuzione di compiti complessi. [114]

Simer et al. ha tentato di definire meglio coloro che nei programmi di formazione medica possono avere una “personalità chirurgica”. Hanno valutato un gruppo di ottocentouno stagisti chirurgici del primo anno per confrontare i tratti motivazionali tra coloro che hanno completato e non hanno completato la formazione chirurgica. Non è stata notata alcuna differenza tra l’80,5% che ha completato la formazione confrontando le proprie risposte con il 19,5% che non ha completato la formazione utilizzando il sistema di comportamento inibitorio/sistema di approccio comportamentale convalidato. Sulla base di ciò, hanno concluso che la motivazione del medico residente non è associata al completamento di un programma di formazione chirurgica. [115]

Può sembrare che il motivo per cui alcuni studenti sono più coinvolti e ottengono risultati migliori nelle attività in classe rispetto ad altri studenti è perché alcuni sono più motivati di altri. Tuttavia, la ricerca attuale suggerisce che la motivazione è “dinamica, sensibile al contesto e mutevole”. [116] Pertanto, gli studenti hanno la flessibilità di modificare la loro motivazione per impegnarsi in un’attività o per l’apprendimento, anche se in primo luogo non erano motivati intrinsecamente. [117] Sebbene avere questo tipo di flessibilità sia importante, la ricerca rivela che lo stile di insegnamento di un insegnante e l’ambiente scolastico possono svolgere un ruolo nella motivazione degli studenti. [118] [116] [119]

Secondo Sansone e Morgan, quando gli studenti sono già motivati a impegnarsi in un’attività per il proprio piacere personale e poi un insegnante fornisce allo studente un feedback, il tipo di feedback fornito può cambiare il modo in cui lo studente vede l’attività e può persino minare la sua motivazione intrinseca. [117] [120] Maclellan ha anche esaminato il rapporto tra tutor e studenti e, in particolare, il tipo di feedback che il tutor darebbe allo studente. I risultati di Maclellan hanno mostrato che le lodi o le critiche rivolte allo studente generavano un sentimento di ” intelligenza fissa “, mentre le lodi e le critiche rivolte allo sforzo e alla strategia utilizzati dallo studente generavano una sensazione di ” intelligenza malleabile “. [116] In altre parole, il feedback relativo allo sforzo e alla strategia lascia agli studenti la consapevolezza che c’è spazio per la crescita. Questo è importante perché quando gli studenti credono che la loro intelligenza sia “fissa”, la loro mentalità può impedire lo sviluppo delle abilità perché gli studenti crederanno di avere solo una “certa quantità” di comprensione su un particolare argomento e potrebbero anche non provarci. Pertanto, è fondamentale che un insegnante sia consapevole di come il feedback che fornisce ai propri studenti possa avere un impatto sia positivo che negativo sul coinvolgimento e sulla motivazione dello studente. [116] [118]

In uno studio correlazionale, Katz e Shahar hanno utilizzato una serie di questionari e scale in stile Likert e li hanno dati a 100 insegnanti per vedere cosa rende un insegnante motivante. I loro risultati indicano che gli insegnanti che sono intrinsecamente motivati a insegnare e credono che gli studenti dovrebbero essere insegnati in uno stile autonomo sono i tipi di insegnanti che promuovono la motivazione intrinseca in classe. [118] Deci, Sheinman e Nezlek hanno anche scoperto che quando gli insegnanti si sono adattati a uno stile di insegnamento autonomo, gli studenti sono stati influenzati positivamente e sono diventati più intrinsecamente motivati a raggiungere risultati in classe. Tuttavia, sebbene gli studenti si siano adattati rapidamente al nuovo stile di insegnamento, l’impatto è stato di breve durata. [121] Pertanto, gli insegnanti sono limitati nel modo in cui insegnano dalla pressione di agire, insegnare e fornire feedback in un certo modo dal distretto scolastico, dall’amministrazione e dai tutori. [121] [119] Inoltre, anche se gli studenti hanno un insegnante che promuove uno stile di insegnamento autonomo, anche il loro ambiente scolastico generale è un fattore perché può essere estrinsecamente motivante. Esempi di ciò potrebbero essere manifesti intorno alla scuola che promuovono feste a base di pizza per la media dei voti più alta o tempi di ricreazione più lunghi per l’aula che portano più donazioni di cibo in scatola.

Migliore motivatore in Italia – Educazione e apprendimento indigeni

Per molti studenti indigeni (come i bambini nativi americani ), la motivazione può derivare dall’organizzazione sociale; un fattore importante di cui gli educatori dovrebbero tenere conto oltre alle variazioni nella sociolinguistica e nella cognizione . [122] Mentre lo scarso rendimento scolastico tra gli studenti nativi americani è spesso attribuito a bassi livelli di motivazione, l’organizzazione della classe dall’alto verso il basso è spesso considerata inefficace per i bambini di molte culture che dipendono da un senso di comunità, scopo e competenza in ordine impegnarsi. [123] Strategie di apprendimento strutturate orizzontalmente e basate sulla comunità spesso forniscono un ambiente strutturalmente più favorevole alla motivazione dei bambini indigeni , che tendono ad essere guidati da “enfasi sociale/affettiva, armonia, prospettive olistiche, creatività espressiva e comunicazione non verbale “. [124] Questa spinta è anche riconducibile a una tradizione culturale di aspettative a livello comunitario di partecipazione alle attività e agli obiettivi del gruppo più ampio, piuttosto che aspirazioni individualizzate di successo o trionfo. [125]

Inoltre, in alcune comunità indigene, i bambini piccoli possono spesso ritrarre un senso di motivazione basata sulla comunità attraverso le loro interazioni simili a quelle dei genitori con i fratelli. [126] Inoltre, è normale che i bambini assistano e manifestino per le loro controparti più giovani senza essere sollecitati da figure autoritarie. Tecniche di osservazione e metodi di integrazione sono dimostrati in esempi come la tessitura in Chiapas, in Messico, dove è normale che i bambini imparino da “un altro più abile” all’interno della comunità. [127] La vera responsabilità del bambino all’interno della comunità Maya può essere vista, ad esempio, nell’apprendistato di tessitura; spesso, quando “l’altro più abile” ha il compito di molteplici obblighi, un bambino più grande interviene e guida lo studente. [127] L’orientamento tra fratelli è supportato fin dalla prima giovinezza, dove l’apprendimento attraverso il gioco incoraggia ambienti strutturati orizzontalmente attraverso modelli educativi alternativi come “Partecipazione comunitaria intenzionale”. [128] La ricerca suggerisce anche che l’istruzione formale occidentalizzata può effettivamente rimodellare la natura tradizionalmente collaborativa della vita sociale nelle comunità indigene. [129] Questa ricerca è supportata a livello interculturale, con variazioni nella motivazione e nell’apprendimento spesso riportate più elevate tra i gruppi indigeni e le loro controparti nazionali occidentalizzate che tra i gruppi indigeni attraverso le divisioni continentali internazionali. [130]

Inoltre, in alcune comunità indigene delle Americhe, la motivazione è una forza trainante per l’apprendimento. I bambini sono incorporati e accolti per partecipare alle attività quotidiane e quindi si sentono motivati a partecipare perché cercano un senso di appartenenza nelle loro famiglie e comunità. [131]

La partecipazione dei bambini è incoraggiata e il loro apprendimento è supportato dalla loro comunità e famiglia, favorendone la motivazione. Anche i bambini sono considerati contributori attivi. La loro partecipazione attiva consente loro di apprendere e acquisire competenze preziose e utili nelle loro comunità. [132]

Man mano che i bambini passano dalla prima infanzia alla mezza infanzia, la loro motivazione a partecipare cambia. Sia nelle comunità indigene del popolo Quechua che nella Rioja in Perù, i bambini spesso vivono una transizione in cui diventano più coinvolti negli sforzi della loro famiglia e della comunità. Questo cambia la loro posizione e il loro ruolo nelle loro famiglie in famiglie più responsabili e porta ad un aumento del loro desiderio di partecipare e appartenere. Quando i bambini attraversano questa transizione, spesso sviluppano un senso di identità all’interno della loro famiglia e comunità. [133]

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza può essere visto nel numero di lavoro a cui partecipano i bambini poiché questo cambia nel tempo. Ad esempio, il tempo di gioco dei bambini Maya Yucatec diminuisce dall’infanzia all’adolescenza e man mano che il bambino cresce, viene sostituito dal tempo trascorso a lavorare. Nell’infanzia il lavoro è iniziato da altri mentre nell’adolescenza è auto-iniziato. Il cambiamento nell’iniziazione e il cambiamento nel tempo dedicato al lavoro rispetto al gioco mostra la motivazione dei bambini a partecipare per imparare. [134]

Questa transizione tra l’infanzia e l’adolescenza aumenta la motivazione perché i bambini acquisiscono responsabilità sociali all’interno delle loro famiglie. In alcune comunità messicane di eredità indigena, i contributi che i bambini danno all’interno della loro comunità sono essenziali per essere esseri sociali, stabiliscono i loro ruoli di sviluppo e aiutano anche a sviluppare il loro rapporto con la famiglia e la comunità. [135]

Man mano che i bambini acquisiscono più ruoli e responsabilità all’interno delle loro famiglie, aumenta anche il loro desiderio di partecipare. Ad esempio, i giovani Maya di San Pedro, in Guatemala, imparano a lavorare nei campi e nelle aziende a conduzione familiare perché sono motivati a contribuire alla propria famiglia. Molte donne del San Pedro hanno imparato a tessere guardando le loro madri cucire quando erano bambine, a volte guadagnandosi la lana facendo piccoli compiti come guardare i bambini piccoli di madri impegnate. Desiderose di imparare e di contribuire, queste ragazze hanno aiutato altri membri della loro comunità ad aiutare le loro madri con le loro attività di tessitura o attraverso altri compiti come aiutare a trasportare l’acqua, mentre i ragazzi hanno aiutato con compiti come portare legna da ardere insieme ai loro padri. [136]

La motivazione dei bambini a imparare non è solo influenzata dal loro desiderio di appartenenza, ma anche dal loro desiderio di vedere il successo della loro comunità. È stato dimostrato che i bambini delle comunità Navajo hanno livelli di preoccupazione sociale più elevati rispetto ai bambini angloamericani nelle loro scuole. Avendo alti livelli di preoccupazione sociale, i bambini indigeni mostrano preoccupazione non solo per il loro apprendimento ma anche per i loro coetanei, il che serve da esempio del loro instillato senso di responsabilità per la loro comunità. Desiderano avere successo come gruppo unito piuttosto che solo se stessi. [137]

Per essere contributori consapevoli, i bambini devono essere consapevoli di ciò che li circonda e degli obiettivi della comunità. L’apprendimento dei bambini nelle comunità a eredità indigena si basa principalmente sull’osservazione e sull’aiuto agli altri nella loro comunità. Attraverso questo tipo di partecipazione all’interno della loro comunità, ottengono uno scopo e una motivazione per l’attività che stanno facendo all’interno della loro comunità e diventano partecipanti attivi perché sanno che lo stanno facendo per la loro comunità. [138]

Migliore motivatore in Italia – Applicazioni nella progettazione di giochi

I modelli motivazionali sono centrali nel design del gioco , perché senza motivazione, un giocatore non sarà interessato a progredire ulteriormente all’interno di un gioco . [139] Sono stati proposti diversi modelli per le motivazioni del gioco, incluso quello di Richard Bartle . Jon Radoff ha proposto un modello di motivazione del gioco a quattro quadranti che include cooperazione, competizione, immersione e realizzazione. [140] La struttura motivazionale dei giochi è centrale nella tendenza della gamification , che cerca di applicare la motivazione basata sul gioco alle applicazioni aziendali. [141] Alla fine, i game designer devono conoscere i bisogni e i desideri dei loro clienti affinché le loro aziende possano prosperare.

Ci sono stati vari studi sulla connessione tra motivazione e giochi. Uno studio in particolare riguardava gli adolescenti taiwanesi e la loro spinta alla dipendenza dai giochi. Sono stati condotti due studi delle stesse persone. Il primo studio ha rivelato che i giocatori dipendenti mostravano una motivazione intrinseca superiore a quella estrinseca e una motivazione più intrinseca rispetto ai giocatori non dipendenti. [142] Si può quindi affermare che i giocatori dipendenti, secondo i risultati degli studi , sono più motivati internamente a giocare. Godono della ricompensa di giocare. Ci sono studi che mostrano anche che la motivazione offre a questi giocatori più cose da cercare in futuro, come un’esperienza di lunga durata che potrebbero conservare più avanti nella vita. [143]

Migliore motivatore in Italia – Applicazioni in conformità alla legge

I risultati sulla motivazione intrinseca possono essere utilizzati per ottenere la conformità legale in modo più efficace. Infatti, mentre la teoria della deterrenza presuppone che la punizione diminuirà il comportamento, alcuni risultati empirici suggeriscono una visione diversa. [144] Ciò si basa sull’idea che sanzionare un comportamento comporti un prezzo per la violazione e fornisca certezza sulle conseguenze specifiche della violazione. Allo stesso tempo, l’effetto di crowding out è stato osservato nelle pratiche di whistleblowing, con la ricompensa che scoraggia le segnalazioni tra soggetti altamente motivati internamente. [145] Questi risultati indicano che una politica efficace dovrebbe fare più uso di strumenti come l’advocacy e la promozione della compliance piuttosto che basarsi esclusivamente sulla deterrenza. Ad esempio, i programmi di conformità aziendale possono essere uno strumento per costruire una cultura etica più forte all’interno dell’azienda, aumentando così la motivazione intrinseca. Tuttavia, premiarli con riduzioni e multe potrebbe avere effetti di spiazzamento.

Migliore motivatore in Italia – Guarda anche

Migliore motivatore in Italia – Riferimenti

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Il Mental Coach Sportivo è un professionista che allena la mente di atleti, manager, studenti, e persone comuni, nell’assumere atteggiamenti e comportamenti più efficaci ai fini delle performance e del benessere.

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Mental Coach Sportivo. Elementi teorici e pratica

Il mental coaching è una scienza interdisciplinare che attinge alla conoscenza di molti campi correlati tra cui la biomeccanica , la fisiologia , la chinesiologia e la psicologia . Implica lo studio di come i fattori psicologici influenzino le prestazioni e di come la partecipazione allo sport e all’esercizio fisico influenzino i fattori psicologici e fisici, ma anche le competenze strategiche e manageriali [1] Gli psicologi dello sport insegnano strategie cognitive e comportamentali agli atleti al fine di migliorare la loro esperienza e le loro prestazioni sportive. [2] Oltre all’istruzione e alla formazione delle abilità psicologiche per il miglioramento delle prestazioni , la psicologia dello sport applicata può includere il lavoro con atleti, allenatori e genitori in merito a infortuni , riabilitazione , comunicazione, team building e transizioni di carriera. Strettamente associato anche alla psichiatria sportiva .

Mental Coach Sport – Storia antica

Nella sua formazione, la psicologia dello sport era principalmente il dominio degli educatori fisici, non dei ricercatori, il che può spiegare la mancanza di una storia coerente. [3] Tuttavia, molti istruttori hanno cercato di spiegare i vari fenomeni associati all’attività fisica e hanno sviluppato laboratori di psicologia dello sport.

La nascita della psicologia dello sport in Europa è avvenuta in gran parte in Germania. Il primo laboratorio di psicologia dello sport fu fondato dal Dr. Carl Diem a Berlino, all’inizio degli anni ’20. [4] I primi anni della psicologia dello sport furono evidenziati anche dalla formazione della Deutsche Hochschule für Leibesübungen (College of Physical Education) a Berlino in Germania da parte di Robert Werner Schulte nel 1920. Il laboratorio misurò le capacità fisiche e l’attitudine nello sport e nel 1921 Schulte pubblicato Corpo e Mente nello Sport . In Russia, gli esperimenti di psicologia dello sport iniziarono già nel 1925 presso gli istituti di cultura fisica a Mosca e Leningrado, e i dipartimenti formali di psicologia dello sport furono formati intorno al 1930. [5] Tuttavia, fu un po’ più tardi durante il periodo della Guerra Fredda (1946-1989). ) che si sono formati numerosi programmi di scienza dello sport, a causa della competitività militare tra Unione Sovietica e Stati Uniti e in seguito ai tentativi di aumentare il numero delle medaglie olimpiche. [6] Gli americani hanno ritenuto che le loro prestazioni sportive fossero inadeguate e molto deludenti rispetto a quelle dei sovietici, quindi questo li ha portati a investire di più nei metodi che potessero migliorare le prestazioni dei loro atleti, e ha portato loro un maggiore interesse sull’argomento . Il progresso della psicologia dello sport è stato più deliberato nell’Unione Sovietica e nei paesi dell’Est, a causa della creazione di istituti sportivi in cui gli psicologi dello sport hanno svolto un ruolo importante.

In Nord America, i primi anni di psicologia dello sport includevano studi isolati sul comportamento motorio, la facilitazione sociale e la formazione di abitudini. Durante il 1890, EW Scrittura condusse una serie di esperimenti comportamentali, inclusa la misurazione del tempo di reazione dei corridori, il tempo di pensiero negli scolari e l’accuratezza della bacchetta di un direttore d’orchestra. [7] Nonostante i precedenti esperimenti della Scrittura, il primo studio riconosciuto di psicologia dello sport fu condotto da uno psicologo americano Norman Triplett, nel 1898. [8] Il lavoro di Norman Triplett dimostrò che i ciclisti avevano maggiori probabilità di pedalare più velocemente con un pacemaker o un concorrente , che è stato fondamentale nella letteratura della psicologia sociale e della facilitazione sociale. [9] Scrisse delle sue scoperte in quello che fu considerato il primo articolo scientifico sulla psicologia dello sport, intitolato “The Dynamogenic Factors in Pacemaking and Competition”, che fu pubblicato nel 1898 sull’American Journal of Psychology . La ricerca degli ornitologi Lashley e Watson sulla curva di apprendimento per gli arcieri principianti ha fornito un modello solido per la futura ricerca sulla formazione delle abitudini, poiché hanno affermato che gli esseri umani avrebbero livelli più elevati di motivazione da raggiungere in un compito come il tiro con l’arco rispetto a un compito banale. [10] I ricercatori Albert Johanson e Joseph Holmes hanno testato la giocatrice di baseball Babe Ruth nel 1921, come riportato dal giornalista sportivo Hugh S. Fullerton. La velocità di oscillazione di Ruth, il suo respiro subito prima di colpire una palla da baseball, la sua coordinazione e rapidità di movimento del polso e il suo tempo di reazione sono stati tutti misurati, con i ricercatori che hanno concluso che il talento di Ruth potrebbe essere attribuito in parte a capacità motorie e riflessi ben al di sopra di quelli della persona media. [11]

Mental Coach Sport – Coleman Griffith: “Il primo psicologo sportivo d’America”

Coleman Griffith ha lavorato come professore americano di psicologia dell’educazione all’Università dell’Illinois , dove ha svolto per la prima volta ricerche complete e psicologia dello sport applicata. Ha eseguito studi causali sulla vista e l’attenzione dei giocatori di basket e calcio ed era interessato ai loro tempi di reazione, alla tensione muscolare e al rilassamento e alla consapevolezza mentale. [12] Griffith iniziò il suo lavoro nel 1925 studiando la psicologia dello sport presso l’Università dell’Illinois finanziata dal Research in Athletics Laboratory. [13] Fino alla chiusura del laboratorio nel 1932, ha svolto attività di ricerca e praticato psicologia dello sport sul campo. Il laboratorio è stato utilizzato per lo studio della psicologia dello sport; dove sono stati studiati diversi fattori che influenzano le prestazioni atletiche e le esigenze fisiologiche e psicologiche delle competizioni sportive. Ha poi trasmesso le sue scoperte agli allenatori e ha contribuito a far progredire la conoscenza della psicologia e della fisiologia sulle prestazioni sportive. Griffith pubblicò anche due importanti opere durante questo periodo: The Psychology of Coaching (1926) e The Psychology of Athletics (1928). Coleman Griffith è stato anche il primo a descrivere il lavoro degli psicologi dello sport e parlare dei compiti principali che dovrebbero essere in grado di svolgere. Ne ha parlato nella sua opera “La psicologia e la sua relazione con la competizione atletica”, pubblicata nel 1925. [14] Uno dei compiti era insegnare agli allenatori più giovani e inesperti i principi psicologici che venivano usati dagli allenatori di maggior successo ed esperienza . L’altro compito è stato quello di adattare le conoscenze psicologiche allo sport, e l’ultimo compito è stato quello di utilizzare il metodo scientifico e il laboratorio allo scopo di scoprire nuovi fatti e principi che possono aiutare altri professionisti del settore.

Nel 1938, Griffith tornò nel mondo dello sport come consulente psicologo sportivo per i Chicago Cubs . Assunto da Philip Wrigley per $ 1.500, Griffith ha esaminato una serie di fattori come: capacità, personalità, leadership, apprendimento delle abilità e fattori psicologici sociali legati alle prestazioni. [13] Griffith ha svolto analisi rigorose dei giocatori e ha anche fornito suggerimenti per migliorare l’efficacia degli allenamenti. [15] Griffith ha anche fatto diverse raccomandazioni al signor Wrigley, inclusa una “clinica di psicologia” per manager, allenatori e giocatori senior. Wrigley ha offerto a Griffith una posizione a tempo pieno come psicologo sportivo, ma ha rifiutato l’offerta di concentrarsi sull’istruzione superiore di suo figlio.

Coleman Griffith ha dato numerosi contributi al campo della psicologia dello sport, ma la cosa più notevole è stata la sua convinzione che gli studi sul campo (come le interviste ad atleti e allenatori) potessero fornire una comprensione più approfondita di come i principi psicologici si esplicano in situazioni competitive. Griffith si dedicò a una ricerca rigorosa e pubblicò anche per il pubblico sia accademico che accademico, osservando che l’applicabilità della ricerca sulla psicologia dello sport era ugualmente importante con la generazione di conoscenza. Infine, Griffith ha riconosciuto che la psicologia dello sport promuove il miglioramento delle prestazioni e la crescita personale.

Nel 1923, Griffith sviluppò e insegnò i primi corsi universitari di psicologia dello sport (“Psicologia e atletica leggera”) presso l’Università dell’Illinois, e divenne noto come “Il padre della psicologia dello sport” negli Stati Uniti, come risultato del suo risultati pionieristici in quel campo. Tuttavia, è anche conosciuto come “Il profeta senza discepoli”, poiché nessuno dei suoi studenti ha proseguito con la psicologia dello sport, e il suo lavoro ha iniziato a ricevere attenzione solo a partire dagli anni ’60 [14]

Mental Coach Sport –  Crescita rinnovata ed emergere come disciplina

Franklin M. Henry è stato un altro ricercatore che ha avuto un’influenza positiva sulla psicologia dello sport. [16] Nel 1938 iniziò a studiare come diversi fattori nella psicologia dello sport possono influenzare le capacità motorie dell’atleta. Ha anche studiato come le alte quote possono avere un effetto sull’esercizio e sulle prestazioni, sull’aeroembolia e sulla malattia da decompressione e nel suo laboratorio sono stati condotti studi sulla percezione cinestesica, sull’apprendimento delle capacità motorie e sulla reazione neuromuscolare. [17] Nel 1964 scrisse un articolo “Physical Education: An Academic Discipline”, che aiutò a far avanzare ulteriormente la psicologia dello sport e iniziò a darle una forma accademica e scientifica. Inoltre, ha pubblicato oltre 120 articoli, è stato membro del consiglio di varie riviste e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per i suoi contributi.

Dato il trasporto relativamente libero di informazioni tra i praticanti europei, la psicologia dello sport è fiorita prima in Europa, dove nel 1965 si è tenuto a Roma, in Italia, il Primo Congresso Mondiale di Psicologia dello Sport. Questo incontro, a cui hanno partecipato circa 450 professionisti provenienti principalmente da Europa, Australia e Americhe, ha dato origine alla Società Internazionale di Psicologia dello Sport (ISSP). L’ISSP è diventata un’importante organizzazione di psicologia dello sport dopo il Terzo Congresso mondiale di psicologia dello sport nel 1973. Inoltre, nel 1968 è stata fondata la Federazione europea di psicologia dello sport .

In Nord America, il sostegno alla psicologia dello sport è nato dall’educazione fisica. La Società nordamericana per la psicologia dello sport e dell’attività fisica (NASPSPA) è cresciuta da gruppo di interesse a organizzazione a tutti gli effetti, la cui missione includeva la promozione della ricerca e dell’insegnamento del comportamento motorio e della psicologia dello sport e dell’esercizio. In Canada, la Canadian Society for Psychomotor Learning and Sport Psychology (SCAPPS) è stata fondata nel 1977 per promuovere lo studio e lo scambio di idee nei campi del comportamento motorio e della psicologia dello sport.

Nel 1979 Rainer Martens pubblicò un articolo intitolato “About Smocks and Jocks” , in cui sosteneva che era difficile applicare ricerche di laboratorio specifiche alle situazioni sportive. Ad esempio, come si può duplicare in laboratorio la pressione di un tiro falloso di fronte a 12.000 fan urlanti? Martens ha affermato: “Ho seri dubbi sul fatto che studi psicologici isolati che manipolano alcune variabili, tentando di scoprire gli effetti di X su Y, possano essere cumulativi per formare un quadro coerente del comportamento umano. Sento che l’elegante controllo ottenuto nella ricerca di laboratorio è tale che ogni significato viene prosciugato dalla situazione sperimentale. La validità esterna degli studi di laboratorio è nella migliore delle ipotesi limitata alla previsione del comportamento in altri laboratori”. [18] Martens ha esortato i ricercatori a uscire dal laboratorio e sul campo per incontrare atleti e allenatori sul proprio campo. L’articolo di Martens ha stimolato un maggiore interesse per i metodi di ricerca qualitativa nella psicologia dello sport, come l’articolo fondamentale “Mental Links to Excellence”. [19]

La prima rivista The Journal of Sport Psychology uscì nel 1979; e nel 1985, diversi professionisti della psicologia dello sport applicata, guidati da John Silva, credevano che fosse necessaria un’organizzazione per concentrarsi sulle questioni professionali nella psicologia dello sport, e quindi formarono l’Association for the Advancement of Applied Sport Psychology (AAASP). Ciò è stato fatto in risposta alla votazione della NASPSPA per non affrontare le questioni applicate e per mantenere la concentrazione sulla ricerca. [20] Nel 2007, AAASP ha abbandonato “Advancement” dal suo nome per diventare l’Association for Applied Sport Psychology (AASP), come è attualmente conosciuta.

Seguendo il suo obiettivo dichiarato di promuovere la scienza e la pratica della psicologia dello sport applicata, AAASP ha rapidamente lavorato per sviluppare standard di pratica uniformi, evidenziati dallo sviluppo di un codice etico per i suoi membri negli anni ’90. Lo sviluppo del programma AAASP Certified Consultant (CC-AAASP) ha contribuito a portare la standardizzazione nella formazione richiesta per praticare la psicologia dello sport applicata. Inoltre, nel 2018 AASP ha aggiornato il proprio programma di certificazione e lanciato il Certified Mental Performance Consultant (CMPC). AASP mira a fornire la leadership per lo sviluppo della teoria, della ricerca e della pratica applicata nello sport, nell’esercizio e nella psicologia della salute. [21] [ fonte inaffidabile? ] Sempre durante questo stesso periodo, oltre 500 membri dell’American Psychological Association (APA) hanno firmato una petizione per creare la Divisione 47 nel 1986, incentrata sull’esercizio e sulla psicologia dello sport.

La psicologia dello sport iniziò a diventare visibile ai giochi olimpici nel 1984, [22] quando le squadre olimpiche iniziarono ad assumere psicologi dello sport per i loro atleti e nel 1985, quando la squadra statunitense assunse il loro primo psicologo sportivo permanente. Per le Olimpiadi estive del 1996, gli Stati Uniti avevano già oltre 20 psicologi dello sport che lavoravano con i loro atleti.

Più recentemente, il ruolo di psicologo dello sport è stato chiamato a soddisfare la crescente domanda di gestione della rabbia per gli atleti. Gli psicologi dello sport hanno sempre più bisogno di affrontare questo argomento e fornire strategie e interventi per superare la rabbia e l’aggressività eccessive negli atleti e tecniche per gli atleti per gestire le emozioni. Un programma completo di gestione della rabbia per gli atleti è stato sviluppato dal Dr. Mitch Abrams, uno psicologo sportivo autorizzato che ha scritto “Anger Management in Sport” [23]

Mental Coach Sport –  Dibattito sulla professionalizzazione della psicologia dello sport

Come sosteneva Martens per i metodi applicati nella ricerca sulla psicologia dello sport, il crescente emergere di professionisti della psicologia dello sport (inclusi consulenti di psicologia dello sport che insegnavano abilità e principi di psicologia dello sport ad atleti e allenatori e psicologi clinici e di consulenza che fornivano consulenza e terapia agli atleti) ha portato mettono a fuoco due domande chiave e un dibattito che continua fino ai giorni nostri: in quale categoria rientra la disciplina della psicologia dello sport?, e chi governa le pratiche accettate per la psicologia dello sport? La psicologia dello sport è una branca della chinesiologia o della scienza dello sport e dell’esercizio (come la fisiologia dell’esercizio e la preparazione atletica)? È una branca della psicologia o della consulenza? O è una disciplina indipendente? [ citazione necessaria ]

Danish e Hale (1981) hanno sostenuto che molti psicologi clinici stavano usando modelli psicologici medici per problematizzare i problemi sportivi come segni di malattia mentale invece di attingere alla base di conoscenza empirica generata dai ricercatori di psicologia dello sport, che in molti casi indicavano che i problemi sportivi non erano segni di malattia mentale. Danish e Hale hanno proposto di utilizzare un modello di sviluppo umano per strutturare la ricerca e la pratica applicata. [24] Heyman (1982) ha esortato alla tolleranza per molteplici modelli (educativi, motivazionali, evolutivi) di ricerca e pratica, [25] mentre Dishman (1983) ha ribattuto che il campo aveva bisogno di sviluppare modelli unici di psicologia dello sport, invece di prendere in prestito da psicologia clinica. [26]

Con l’espansione della pratica della psicologia dello sport negli anni ’80 e ’90, alcuni praticanti hanno espresso preoccupazione per il fatto che il campo mancasse di uniformità e avesse bisogno di coerenza per diventare “una buona professione”. [27] Le questioni dell’accreditamento dei corsi di laurea e della formazione uniforme degli studenti laureati in psicologia dello sport sono state considerate da alcuni come necessarie per promuovere il campo della psicologia dello sport, educare il pubblico su ciò che fa uno psicologo dello sport e garantire un mercato del lavoro aperto per i praticanti. [28] Tuttavia, Hale e Danish (1999) hanno sostenuto che l’accreditamento dei corsi di laurea non era necessario e non garantiva l’uniformità. Invece, questi autori hanno proposto una pratica speciale in psicologia dello sport applicata che includeva maggiori ore di contatto con i clienti e una supervisione più stretta. [29]

Mental Coach Sport – Stato attuale

Sarebbe fuorviante confondere lo status di AASP e lo status della professione di psicologia dello sport. Tuttavia, considerando che l’AASP ha la più grande adesione di qualsiasi organizzazione professionale interamente dedicata alla psicologia dello sport, vale la pena menzionare la natura controversa del futuro dell’organizzazione.

Sembra esserci una spaccatura tra i membri di AASP che vorrebbero che l’organizzazione funzionasse come un gruppo commerciale che promuove il certificato CC-AASP e spinge per lo sviluppo del lavoro, e ci sono molte persone dei membri AASP di AASP che preferirebbero l’organizzazione rimanere come una società professionale e un forum per lo scambio di idee di ricerca e pratica. Molti membri dell’AASP ritengono che l’organizzazione possa soddisfare entrambe le esigenze in modo efficace. Questi problemi sono stati illustrati nel discorso del presidente fondatore dell’AASP John Silva alla conferenza del 2010. Silva ha evidenziato cinque punti necessari per l’AASP e il più ampio campo della psicologia dello sport applicata da affrontare nel prossimo futuro :

  1. Sviluppo ordinato e avanzamento della pratica della psicologia dello sport
  2. Abbracciare e migliorare la natura interdisciplinare della psicologia dello sport
  3. Sviluppo avanzato dell’istruzione e della formazione universitaria in psicologia dello sport
  4. Opportunità di lavoro avanzate per la pratica negli sport collegiali, olimpici e professionistici
  5. Sii guidato dai membri e servi la sua appartenenza

Silva ha quindi suggerito che l’AASP faccia avanzare la posizione giuridica del termine “consulente di psicologia dello sport” e adotti un modello educativo per la formazione collegiale e post-laurea dei consulenti di psicologia dello sport. Sebbene la certificazione AASP Certified Consultant (CC-AASP) fornisca un percorso legittimo alla formazione post-laurea, non impedisce legalmente a un individuo senza le credenziali CC-AASP di praticare la psicologia dello sport. Silva ha affermato che i futuri professionisti della psicologia dello sport dovrebbero avere una laurea sia in psicologia che in scienze dello sport e che la loro formazione alla fine si conclude con l’ottenimento di un titolo legale. È stato affermato che ciò dovrebbe aumentare la probabilità che i clienti ricevano un servizio competente poiché i praticanti avranno ricevuto una formazione sia nei pezzi “sport” che “psicologia” della psicologia dello sport. Silva ha concluso che AASP e APA lavorano insieme per creare protezione legale per il termine “consulente di psicologia dello sport”. I risultati del rapporto del comitato di pianificazione strategica dell’AASP saranno pubblicati alla fine del 2011 [ necessita di aggiornamento ] e continueranno la discussione e il dibattito sul futuro del settore. [ citazione necessaria ]

Mental Coach Sport – Applicato

La psicologia applicata dello sport e dell’esercizio consiste nell’istruire atleti, allenatori, squadre, atleti, genitori, professionisti del fitness, gruppi e altri artisti sugli aspetti psicologici del loro sport o attività. L’obiettivo della pratica applicata è ottimizzare le prestazioni e il divertimento attraverso l’uso delle abilità psicologiche e l’uso della psicometria e della valutazione psicologica. [30] La pratica della psicologia dello sport applicata non è legalmente limitata alle persone che possiedono un tipo di certificazione o licenza. L’argomento “cosa costituisce esattamente la psicologia dello sport applicata e chi può praticarla?” è stato dibattuto tra i professionisti della psicologia dello sport e fino ad oggi manca ancora una risoluzione legale formale negli Stati Uniti. Alcuni mettono in dubbio la capacità dei professionisti che possiedono solo una formazione in scienze dello sport o kinesiologia di praticare la “psicologia” con i clienti, mentre altri ribattono che gli psicologi clinici e di consulenza senza una formazione in scienze dello sport non hanno la competenza professionale per lavorare con gli atleti. Tuttavia, questo dibattito non deve mettere in ombra la realtà che molti professionisti esprimono il desiderio di lavorare insieme per promuovere le migliori pratiche tra tutti i professionisti, indipendentemente dalla formazione o dal background accademico.

Esistono diversi approcci che uno psicologo dello sport può utilizzare mentre lavora con i suoi clienti. Ad esempio, l’approccio socio-psicologico si concentra sull’ambiente sociale e sulla personalità dell’individuo e su come le complesse interazioni tra i due influenzino il comportamento. L’approccio psicofisiologico si concentra sui processi cerebrali e sulla loro influenza sull’attività fisica, mentre l’approccio cognitivo-comportamentale analizza i modi in cui i pensieri individuali determinano il comportamento. In generale, ci sono due diversi tipi di psicologi dello sport che si concentrano su atleti con gravi disturbi emotivi: educativo e clinico.

[31]

Psicologi dell’educazione sportiva

Gli psicologi dello sport educativo enfatizzano l’uso dell’allenamento delle abilità psicologiche (p. es., definizione degli obiettivi, immagini, gestione dell’energia, dialogo interiore) quando lavorano con i clienti educandoli e istruendoli su come utilizzare queste abilità in modo efficace durante le situazioni di performance. L’obiettivo comune di uno psicologo educativo dello sport è il miglioramento delle prestazioni insegnando abilità agli atleti su come gestire i fattori mentali dello sport per massimizzare il potenziale. [32]

Psicologa clinica dello sport

Gli psicologi clinici ottengono un dottorato in psicologia clinica o di consulenza. [33] Si incontrano con atleti che hanno problemi di salute mentale e lavorano per fornire le soluzioni di salute mentale di cui hanno bisogno sia individualmente che in contesti di gruppo. Le aree di competenza includono principalmente problemi clinici, che includono, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, depressione, disturbi alimentari e abuso di sostanze. [33] Sono in grado di prescrivere farmaci o altre forme di trattamento per affrontare problemi clinici. Uno psicologo sportivo non clinico potrebbe indirizzare uno dei suoi clienti a uno psicologo clinico se si pensa che l’atleta possa aver bisogno di ulteriore aiuto per quanto riguarda la sua salute mentale. [32] Molti psicologi clinici dello sport applicano semplicemente la loro esperienza clinica agli atleti e sono limitati nelle loro capacità di migliorare le prestazioni.

Mental Coach Sport – Aree comuni di studio

Di seguito sono elencate ampie aree di ricerca nel campo. Questo non è un elenco completo di tutti gli argomenti, ma piuttosto una panoramica dei tipi di problemi e concetti studiati dagli psicologi dello sport. Recentemente, [ quando? ] la critica alla qualità, ai presupposti e ai metodi della ricerca sullo stress della psicologia dello sport ha attirato una crescente attenzione, [34] e si è evoluto un fiorente dibattito accademico sulla qualità della ricerca sullo sport, i suoi limiti e le direzioni future.

Mental Coach Sport –  Personalità

Un’area di studio comune all’interno della psicologia dello sport è la relazione tra personalità e prestazioni. Questa ricerca si concentra su caratteristiche specifiche della personalità e su come sono correlate alle prestazioni o ad altre variabili psicologiche. Ci sono varie caratteristiche della personalità che sono risultate coerenti tra gli atleti d’élite. Questi includono, ma non sono limitati a, forza mentale, autoefficacia, eccitazione, motivazione, impegno, competitività e controllo. La forza mentale è un vantaggio psicologico che aiuta a esibirsi costantemente ad alto livello. Gli atleti mentalmente duri mostrano quattro caratteristiche: una forte fiducia in se stessi (fiducia) nella loro capacità di esibirsi bene, una motivazione interna per avere successo, la capacità di focalizzare i propri pensieri e sentimenti senza distrazioni e la compostezza sotto pressione. [35] L’autoefficacia è la convinzione che si può svolgere con successo un compito specifico. [36] Nello sport, l’autoefficacia è stata concettualizzata come fiducia nello sport. [37] Tuttavia, le convinzioni sull’efficacia sono specifiche per un determinato compito (es., credo di poter realizzare con successo entrambi i tiri liberi), mentre la fiducia è una sensazione più generale (es., credo che oggi farò una buona partita). L’eccitazione si riferisce alla propria attivazione fisiologica e cognitiva. Mentre molti ricercatori hanno esplorato la relazione tra eccitazione e prestazioni, una teoria unificante non è stata ancora sviluppata. Tuttavia, la ricerca suggerisce che la percezione dell’eccitazione (cioè, come buona o cattiva) è correlata alla performance. [38] La motivazione può essere definita in senso lato come la volontà di svolgere un determinato compito. Le persone che giocano o si esibiscono per ragioni interne, come divertimento e soddisfazione, sono motivate intrinsecamente, mentre le persone che giocano per ragioni esterne, come denaro o attenzione da parte degli altri, sono motivate in modo estrinseco. [39] L’impegno si riferisce alla dedizione a continuare uno sport dal primo sviluppo fino a un alto livello di competenza sportiva. La competitività è la capacità di sfidare gli avversari con l’obiettivo del successo. [40] Il controllo è la capacità di separare e concentrarsi su diversi eventi che accadono nella propria vita, sia all’interno che all’esterno dell’atletica. [40] Inoltre, ci sono abilità psicologiche specifiche che sono radicate nella personalità che sono possedute a livelli più alti negli atleti d’élite rispetto alla persona tipica. Questi includono la regolazione dell’eccitazione, la definizione degli obiettivi, le immagini, le routine pre-esibizione e il dialogo interiore. [40]

Secondo Hollander’s Model (1971), si pensa che la personalità sia composta da tre dimensioni: comportamento correlato al ruolo, risposte tipiche e nucleo psicologico. I comportamenti legati al ruolo sono le azioni che una persona esibisce quando si trova in una determinata situazione. Questi comportamenti cambiano frequentemente, quindi sono esterni e dinamici. Le risposte tipiche sono il modo in cui una persona di solito si comporta come risultato di un evento. Il nucleo psicologico di una persona si riferisce alla morale, alle convinzioni e ai valori che detiene. Questo non cambia in varie circostanze, quindi è interno e costante. Esistono molteplici approcci alla personalità e al modo in cui viene modellata. [32]

La teoria dell’approccio psicodinamico esplora come il subconscio interagisce con la coscienza di un individuo. Propone che i pensieri, i sentimenti e le emozioni sottostanti influenzino il modo in cui pensiamo e agiamo. Il subconscio è strettamente correlato alle esperienze di risoluzione dei conflitti da bambino. Questa teoria enfatizza la comprensione dell’individuo nel suo insieme, piuttosto che in base a ciascun tratto. Questa teoria non considera i fattori ambientali che influenzano il comportamento. [32]

L’approccio dei tratti si concentra sui tratti che sono comunemente attribuiti a un individuo e su come influenzano il modo in cui uno agirà su base normale. I tratti sono utili per predire il comportamento abituale, tuttavia, non possono sempre predisporre il comportamento situazionale [32] .

L’approccio situazionale suggerisce che il modo in cui un individuo agirà dipende interamente dall’ambiente. Ad esempio, se un giocatore agisce in modo aggressivo sul campo di gioco, potrebbe non essere così fuori dal campo. Questa teoria trascura i tratti individuali e non considera le differenze tra le persone [32] .

dell’approccio interattivo è una combinazione di tratto e approccio situazionale. Suggerisce che i tratti comunemente attribuiti a un individuo predispongono il comportamento, tuttavia, questi tratti non influenzeranno il comportamento a meno che la situazione non lo richieda. Questa teoria è più comunemente usata dagli psicologi dello sport perché prende in considerazione le componenti di ogni persona e la situazione a portata di mano. Il metodo di misurazione della personalità prevede la valutazione dei tratti, o dello stile tipico di comportamento, rispetto allo stato, all’emozione o al comportamento immediati del momento [32] .

Mental Coach Sport – Prestazioni atletiche

Uno dei campi di ricerca più interessanti è la performance degli atleti. Le prestazioni atletiche possono essere misurate tramite auto-report o dati oggettivi ( ad es . statistiche giocatore/squadra). Attualmente la preferenza di molti studiosi è verso l’uso di autovalutazioni o una combinazione di misurazioni soggettive e oggettive, a causa della natura complessa della prestazione atletica. Ad esempio, l’Athlete’s Subjective Performance Scale (ASPS) è stata sviluppata e convalidata con dati oggettivi (statistiche del giocatore) e si è rivelata uno strumento affidabile per valutare le prestazioni atletiche negli sport di squadra. [41]

Mental Coach Sport – Sport giovanile

Lo sport giovanile si riferisce a programmi sportivi organizzati per bambini di età inferiore ai 18 anni. I ricercatori in quest’area si concentrano sui vantaggi o gli svantaggi della partecipazione allo sport giovanile e su come i genitori influiscono sulle esperienze sportive dei loro figli. Al giorno d’oggi , sempre più giovani sono influenzati da ciò che vedono in TV dai loro idoli sportivi. Per questo motivo non è raro vedere un bambino di sette anni recitare in una partita di calcio perché è socialmente influenzato da ciò che vede in TV.

Le abilità di vita si riferiscono alle abilità e alle risorse mentali, emotive, comportamentali e sociali sviluppate attraverso la partecipazione allo sport. [42] La ricerca in quest’area si concentra su come le competenze per la vita vengono sviluppate e trasferite dallo sport ad altre aree della vita (ad esempio, dal tennis alla scuola) e sullo sviluppo e l’attuazione del programma. [43] Il burnout nello sport è tipicamente caratterizzato da tre dimensioni: esaurimento emotivo, spersonalizzazione e un ridotto senso di realizzazione. [44] Gli atleti che sperimentano il burnout possono avere diversi fattori che contribuiscono, ma i motivi più frequenti includono perfezionismo, noia, infortuni, pressione eccessiva e sovrallenamento. [45] Il burnout è studiato in molte diverse popolazioni atletiche (ad esempio, allenatori), ma è un grave problema negli sport giovanili e contribuisce al ritiro dallo sport. La genitorialità nello sport giovanile è necessaria e fondamentale per i giovani atleti. La ricerca sulla genitorialità esplora i comportamenti che contribuiscono o ostacolano la partecipazione dei bambini. Ad esempio, la ricerca suggerisce che i bambini vogliono che i loro genitori forniscano supporto e siano coinvolti, ma non diano consigli tecnici a meno che non siano esperti in questo sport. [46] Anche le richieste eccessive da parte dei genitori possono contribuire al burnout. Il comportamento dell’allenatore è un importante contributo al modo in cui gli atleti giovanili sperimentano lo sport. [47] Nella ricerca diretta a codificare gli stili comportamentali degli allenatori, è stato riscontrato che i bambini sono più accurati nel percepire i comportamenti di coaching rispetto al coach. Questa mancanza di consapevolezza contribuisce pesantemente ai comportamenti negativi degli atleti e al burnout. [47]

Mental Coach Sport Coaching

Vedi anche: Allenatore (sport) , Psicologia del coaching § Allenamento degli atleti e Coaching § Allenamento sportivo

Mentre gli psicologi dello sport lavorano principalmente con gli atleti e concentrano la loro ricerca sul miglioramento delle prestazioni atletiche, gli allenatori sono un’altra popolazione in cui l’intervento può aver luogo. I ricercatori in quest’area si concentrano sul tipo di cose che gli allenatori possono dire o fare per migliorare la loro tecnica di coaching e le prestazioni dei loro atleti.

clima motivazionale si riferisce ai fattori situazionali e ambientali che influenzano gli obiettivi degli individui. [48] I due principali tipi di clima motivazionale che gli allenatori possono creare sono orientati al compito e orientati all’ego. Mentre vincere è l’obiettivo generale delle competizioni sportive indipendentemente dal clima motivazionale, un orientamento al compito enfatizza la costruzione di abilità, il miglioramento, lo sforzo completo e la padronanza del compito da svolgere (cioè, obiettivi autoreferenziali), mentre un orientamento all’ego enfatizza dimostrando abilità superiori, competizione, e non promuove lo sforzo o il miglioramento individuale (cioè, altri obiettivi di riferimento). È stato riscontrato che un clima orientato al compito sviluppa una maggiore motivazione intrinseca e autodeterminata negli atleti rispetto a un clima orientato all’ego. [49] Inoltre, un ambiente con l’auto-miglioramento come obiettivo principale crea una motivazione intrinseca maggiore rispetto a uno con la vittoria come obiettivo.

Pratiche di coaching efficaci esplorano i modi migliori in cui gli allenatori possono guidare e insegnare ai loro atleti. Ad esempio, i ricercatori possono studiare i metodi più efficaci per fornire feedback, premiare e rafforzare il comportamento, comunicare ed evitare profezie che si autoavverano nei loro atleti. [50] Gli allenatori influenzano la motivazione degli atleti principalmente attraverso il comportamento di interazione con gli atleti. Gli allenatori possono essere percepiti dai loro atleti come sostenitori dell’autonomia o controllo. [49] Gli allenatori che supportano l’autonomia forniscono struttura, oltre ad essere coinvolti e premurosi nei confronti degli atleti. Gli allenatori che sono percepiti come controllanti instillano una motivazione meno intrinseca nei loro atleti. La motivazione è massimizzata quando un allenatore è percepito come un supporto all’autonomia, fornendo al contempo un alto livello di formazione e istruzione. A causa di questi risultati, gli interventi che lo psicologo dello sport implementa sono focalizzati sull’aumento dei comportamenti di supporto all’autonomia degli allenatori. [49]

La filosofia del coaching si riferisce a un insieme di convinzioni intrinseche a un coach che guidano il suo comportamento e la sua esperienza. [51] La filosofia dovrebbe facilitare la consapevolezza di sé, dare priorità agli obiettivi del coaching ed essere centrata sull’atleta. Avere una filosofia centrale per l’individuo consentirà a un allenatore di reagire in modo più efficiente alle decisioni frenetiche durante lo sport in modo sistematico e ponderato. Un coach deve essere consapevole dei propri valori al fine di monitorare se questi valori sono in linea con i propri pensieri e azioni. Spesso, ottenere feedback da fonti esterne affidabili è utile per sviluppare questa consapevolezza di sé. Un allenatore deve anche determinare e dare priorità agli obiettivi di coaching tra vittoria, benessere dell’atleta e tempo al di fuori dello sport. Una filosofia incentrata sull’atleta enfatizza l’apprendimento e il miglioramento rispetto alla vittoria, il che mette lo sviluppo dell’atleta al primo posto. Questa filosofia dovrebbe essere dinamica man mano che si verificano e cambiano sia le esperienze sociali che quelle di coaching. [51]

Il Mental Coaching è la tecnica più utilizzata per aumentare i risultati delle prestazioni migliorando la forza mentale . Viene utilizzato principalmente con atleti d’élite e grandi talenti. Il Global Performance Index è uno strumento sviluppato per supportare questo approccio. Questa filosofia olistica (Mente-Corpo-Cuore-Spirito) valuta rapidamente la Salute mentale degli atleti misurandone i progressi nelle prestazioni.

comunicazione è un concetto importante che gli psicologi dello sport devono sviluppare con gli allenatori. [51] La comunicazione è un ruolo costante per gli allenatori rivolto ad atleti, genitori, amministratori, altri allenatori, media e sostenitori. Si presenta principalmente nelle forme di parlare, scrivere, linguaggio del corpo e ascolto. La comunicazione verbale avviene attraverso la parola; tuttavia, la comunicazione non verbale contribuisce enormemente al modo in cui le persone percepiscono la comunicazione degli allenatori . La comunicazione non verbale passa attraverso azioni, espressioni facciali, posizione del corpo e gesti. Gli allenatori devono essere consapevoli delle parole, del tono e dei comportamenti che usano. La ricerca ha scoperto che gli atleti rispondono meglio a feedback positivi, istruzioni tecniche specifiche e incoraggiamento generale. Gli psicologi dello sport si concentrano sullo sviluppo di stili di comunicazione di coaching che siano diretti, completi, immediati e chiari, ma anche di supporto, specifici per l’atleta e congruenti verbalmente e non verbalmente. [51]

Gli allenatori sono diventati più aperti all’idea di avere una buona relazione atleta-allenatore professionista. Questa relazione sarà la base per un’impostazione efficace delle prestazioni. [52]

Mental Coach Sport – Processi di squadra

Gli psicologi dello sport possono svolgere attività di consulenza o condurre ricerche con intere squadre. Questa ricerca si concentra sulle tendenze, i problemi e le convinzioni del team a livello di gruppo, non a livello individuale.

coesione di squadra può essere definita come la tendenza di un gruppo a restare unito mentre persegue i propri obiettivi. [53] La coesione del team ha due componenti: la coesione sociale (quanto bene i compagni di squadra si piacciono l’un l’altro) e la coesione del compito (quanto bene i compagni di squadra lavorano insieme per raggiungere il loro obiettivo). L’efficacia collettiva è la convinzione condivisa di un team di poter o non poter svolgere un determinato compito. [54] In altre parole, questa è la convinzione del team sul livello di competenza di cui dispone per svolgere un compito. È importante notare che l’efficacia collettiva è una convinzione condivisa globale tra i membri del team e non semplicemente la somma delle convinzioni di autoefficacia individuali. La leadership può essere considerata come un processo comportamentale che influenza i membri del team verso il raggiungimento di un obiettivo comune. [55] La leadership nello sport è pertinente perché ci sono sempre leader in una squadra (cioè capitani, allenatori, allenatori). La ricerca sulla leadership studia le caratteristiche dei leader efficaci e lo sviluppo della leadership.

Psicologia Organizzativa dello Sport

Dall’inizio degli anni 2000, c’è stata una tendenza crescente verso la ricerca e la pratica che riconosce meglio l’importanza di creare ambienti sportivi che consentano alle persone di prosperare. La psicologia organizzativa dello sport è un sottocampo della psicologia dello sport dedicato a una migliore comprensione del comportamento individuale e dei processi sociali nelle organizzazioni sportive per promuovere il funzionamento organizzativo. L’obiettivo della psicologia organizzativa dello sport è sviluppare conoscenze che supportino lo sviluppo di organizzazioni sportive funzionanti in modo ottimale attraverso il miglioramento delle esperienze quotidiane per coloro che operano all’interno della loro sfera di influenza. [56] Questa conoscenza può essere utilizzata in vari modi attraverso interventi a livello individuale, di gruppo o organizzativo, e quindi la psicologia organizzativa dello sport riflette una prospettiva sistemica per lo studio accademico e un aspetto sempre più necessario della competenza del professionista. [57] [58]

Mental Coach Sport – La motivazione nello sport

La motivazione nel campo della psicologia è vagamente definita come l’intensità e la direzione in cui viene applicato lo sforzo. La direzione della motivazione si riferisce a come si cercano le situazioni o se si evitano cose che potrebbero essere difficili. L’intensità si riferisce a quanto sforzo si mette in qualsiasi sfida o situazione. La motivazione è strettamente legata alla personalità e può essere classificata come un tratto della personalità. Esistono tre teorie generali sulla motivazione: teoria dei partecipanti/tratti, teoria situazionale e teoria dell’interazione. Queste teorie sono simili a quelle della personalità [59] .

La teoria del partecipante / tratto afferma che la motivazione consiste nei tratti della personalità, nei desideri e negli obiettivi di un atleta. Ad esempio, alcuni atleti potrebbero essere estremamente competitivi e avere il desiderio di migliorare e vincere costantemente. Questi atleti sarebbero motivati dalla competizione con se stessi e con gli altri [59] . Altre teorie affermano che la motivazione dipende dalla situazione e dall’ambiente. Ad esempio, alcuni atleti potrebbero non sentire il desiderio di lavorare sodo quando sono da soli, ma sono motivati da altri che li guardano. La loro motivazione dipenderebbe dalla presenza o meno di altre persone in giro [59] .

La teoria interazionale combina le idee di partecipante/tratto e situazionale, in cui il livello di motivazione di un individuo dipende dai suoi tratti e dalla situazione a portata di mano. Ad esempio, se un atleta potrebbe essere intrinsecamente competitivo e si sente più motivato quando partecipa a una partita contro molte altre persone. [59]

A seconda dei tratti e delle situazioni, per alcuni individui può essere più facile trovare la motivazione rispetto ad altri. Detto questo, a coloro che sono in grado di trovare la motivazione più facilmente non è garantito il successo e gli atleti che lottano possono modificare alcune cose per migliorare la loro spinta. La motivazione può essere facilitata da coaching o leader, cambiando l’ambiente, trovando molteplici ragioni o motivazioni per fare qualcosa ed essendo realistici su ciò che è realizzabile. È più probabile che gli atleti ad alto rendimento siano motivati a raggiungere il successo piuttosto che essere motivati a evitare il fallimento [59] .

La teoria dell’inversione della motivazione afferma che tutto il comportamento umano è vissuto in otto stati, [60] quattro serie di due. Uno stato motivazionale di ciascuna delle quattro coppie è presente in qualsiasi momento. La teoria dell’inversione supporta la ricerca che collega i fenomeni psicologici e fisiologici a questi stati. Inversioni intenzionali da uno stato meno desiderato o utile possono aumentare le prestazioni e la resistenza. [61] L’eccitazione e lo stress possono essere utilizzati in un modo unico e utile con l’uso di questo quadro teorico. [62] La teoria è stata ben supportata in studi in diversi continenti e in una varietà di sport. [63]

Mental Coach Sport – Tecniche di uso comune

Di seguito sono elencate alcune delle tecniche o abilità più comuni che gli psicologi dello sport insegnano agli atleti per migliorare le loro prestazioni.

Regolazione dell’eccitazione

La regolazione dell’eccitazione si riferisce all’entrare e mantenere un livello ottimale di attivazione cognitiva e fisiologica al fine di massimizzare le prestazioni. Ciò può includere il rilassamento se si diventa troppo ansiosi o stressati attraverso metodi come il rilassamento muscolare progressivo , esercizi di respirazione profonda e meditazione, o l’uso di tecniche energizzanti (p. es., ascolto di musica, segnali energizzanti) se non si è abbastanza vigili. [64] Ciò può includere anche strategie cognitive di rilassamento attraverso metodi di preparazione psicologica e dialogo interiore positivo.

Il rilassamento muscolare progressivo (PMR) si riferisce alla progressiva tensione e rilassamento dei gruppi muscolari target, che possono aiutare ad abbassare la pressione sanguigna, ridurre l’ansia di stato, migliorare le prestazioni e ridurre gli ormoni dello stress. [65] Questa tecnica è stata sviluppata da Edmund Jacobson, il quale ha scoperto che le persone sotto stress mostravano tipicamente un aumento della tensione muscolare. [66] Questa tecnica richiede agli atleti di sentire la tensione in un gruppo muscolare per riconoscere il successivo rilassamento. Per utilizzare con successo questa tecnica, gli atleti devono dedicare da venti a trenta minuti all’attività, tendere ciascun gruppo muscolare per circa quattro-otto secondi e assicurarsi che venga applicata anche una respirazione controllata e profonda. [66] È importante notare che questa tecnica può aumentare la sensazione di affaticamento. Sebbene questa tecnica non sia adatta come metodo di regolazione dell’eccitazione prima della performance, è stato riscontrato che la pratica regolare a lungo termine può ridurre l’ansia di stato [67] e il dolore correlato allo sport, che è spesso esacerbato dall’ansia. [68]

Gli esercizi di respirazione profonda implicano la consapevolezza del proprio ritmo del respiro e lo sforzo cosciente di fare respiri lenti e profondi. La respirazione profonda e lenta è una pratica tradizionale nella cultura orientale, nello yoga e nella meditazione. Viene utilizzato per attivare il sistema nervoso parasimpatico , che aiuta a ridurre la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. [69] La frequenza respiratoria tipica negli esseri umani è compresa tra 10-20 respiri al minuto, mentre la respirazione lenta è compresa tra 4-10 respiri al minuto. [70] Esistono vari metodi per applicare la respirazione lenta, come la tecnica 4-7-8. La forma più semplice è respirare profondamente per 1-5 minuti a ritmo lento. Per potenziare gli effetti, gli individui possono utilizzare la respirazione diaframmatica contemporaneamente. Per fare ciò, un individuo inspira attraverso il naso, permettendo alla sua pancia di sollevarsi mentre i polmoni si riempiono. Quindi, dopo una pausa momentanea, rilascia lentamente il respiro attraverso la bocca o il naso. Insieme al suo uso fisiologico, ci sono prove che la respirazione profonda può aumentare il senso di rilassamento e ridurre l’ansia. [69] Uno studio su nuotatori competitivi ha scoperto che la pratica regolare di esercizi di respirazione profonda può migliorare le funzioni polmonari aumentando la resistenza respiratoria. [71]

L’uso della meditazione e, in particolare, della consapevolezza, è una pratica in crescita nel campo del riconoscimento dell’eccitazione. La teoria della consapevolezza-accettazione-impegno (MAC) è la forma più comune di consapevolezza nello sport ed è stata costituita nel 2001. L’obiettivo del MAC è massimizzare il potenziale umano per una vita ricca, piena e significativa. [72] Include un protocollo specifico che prevede pratiche di meditazione e accettazione su base regolare, nonché prima e durante la competizione. Questi protocolli sono stati testati più volte utilizzando giocatori di basket NCAA maschili e femminili. In uno studio condotto da Frank L. Gardner, una giocatrice di basket femminile NCAA ha aumentato la sua soddisfazione personale nelle sue prestazioni da 2,4 su 10 a 9,2 su 10 dopo aver eseguito il protocollo MAC specifico per diverse settimane. Inoltre, l’effetto delle barriere mentali sul suo gioco è diminuito da 8 su 8 a 2,2 su 8 durante lo stesso periodo di tempo come risultato del protocollo MAC. [73]

Un altro studio del protocollo MAC eseguito da Frank Gardner e Zella Moore su un subacqueo competitivo adolescente ha mostrato che quando il protocollo MAC è adattato a una popolazione specifica, ha il potenziale per migliorare le prestazioni. In questo caso, il vocabolario e gli esempi nel protocollo sono stati adattati per essere più pratici per un dodicenne. Dopo aver eseguito il protocollo MAC per diverse settimane, il subacqueo ha mostrato un aumento tra il 13 e il 14 percento dei suoi punteggi di immersione. [74] Questo risultato è importante perché in precedenza la maggior parte dei test eseguiti utilizzando il protocollo MAC era stata eseguita su atleti di livello mondiale.

Ansia da eccitazione e stress

Sebbene l’ansia o lo stress siano spesso considerati una cosa negativa, in realtà sono una risposta necessaria per la sopravvivenza del corpo. È naturale che il corpo mostri determinati livelli di ansia e stress, tuttavia diventa un problema quando inizia a inibire l’attività. [75] L’eccitazione è l’attivazione fisiologica e psicologica del corpo in risposta a un evento. L’ansia di tratto esiste in un individuo quando sperimenta livelli di risposta insolitamente elevati a un’ampia gamma di situazioni che non sono minacciose. L’ansia di stato è la momentanea sensazione di nervosismo o preoccupazione che accompagna l’eccitazione del corpo. L’ansia di stato può essere definita cognitivamente, dove per un momento si verificano pensieri e preoccupazioni nervose. C’è anche l’ansia da stato somatico, in cui il corpo sperimenta una risposta fisiologica all’eccitazione. Questo a volte si manifesta momentaneamente come uno sbattimento nello stomaco o un battito cardiaco elevato. Ci sono quattro teorie principali dell’eccitazione e dell’ansia [32] .

La teoria della pulsione è un approccio che considera l’ansia una risorsa positiva. In situazioni in cui l’ansia è elevata, le prestazioni aumentano proporzionalmente. Questa teoria non è ben accettata perché si pensa che gli atleti possano essere psichici, ma possono anche essere psichici. Ciò significa semplicemente che l’ansia può funzionare per motivare alcuni, ma può inibire altri. Dipende interamente dalla personalità dell’individuo, quindi non può essere ampiamente applicato a tutti gli atleti [32] .

La teoria dell’U invertita è un approccio che propone che le migliori prestazioni si verifichino quando lo stress è moderato (non troppo alto o basso). Questa idea è dimostrata in un grafico in cui l’eccitazione fisiologica viene tracciata rispetto alle prestazioni. La curva è simile e invertita a U perché la performance è al suo valore più alto dove l’eccitazione è a metà del suo valore più alto. [32]

La teoria della zona di funzionamento ottimale esamina ogni tipo di ogni atleta e il livello di eccitazione di cui ha bisogno per esibirsi al meglio. Ciò suggerisce che ogni atleta richiede il proprio livello di stress ed eccitazione per sentirsi motivato e ottenere buoni risultati. Questa teoria è specifica ma difficile da quantificare. [32] Un modello proposto per un funzionamento ottimale è stato proposto da Yuri Hanin . Questo modello si concentra sull’interazione tra l’esperienza emotiva naturale e la ripetizione dell’atletica. La combinazione di questi concetti crea uno schema emotivo stabile per ogni individuo . Tiene conto delle esperienze emotive positive, negative, ottimali e disfunzionali e del modo in cui influiscono sulle prestazioni atletiche. [76] Il picco di prestazione si ha quando un atleta sperimenta questa zona di funzionamento ottimale. Questa fase è descritta come comprendente dissociazione e concentrazione intensa al punto da non essere consapevoli di ciò che ci circonda, mancanza di fatica e dolore, rallentamento percettivo del tempo e sensazione di potere e controllo. Questo stato non può essere forzato a verificarsi, sebbene gli atleti possano sviluppare il controllo su diverse variabili psicologiche che contribuiscono al raggiungimento del massimo delle prestazioni. [77] Gli psicologi dello sport cercano di fornire agli atleti gli strumenti per avere un maggiore controllo sul raggiungimento di questo livello di prestazioni di picco. Questi interventi mirano a controllare l’ansia di stato e il livello di eccitazione per l’individuo e le esigenze del compito per massimizzare le capacità di prestazione. Alcune delle strategie utilizzate includono la rivalutazione cognitiva, la respirazione e il rilassamento e l’ipnosi. [78]

Modello di eccitazione basato sulla specificità della pratica

Il “Modello di eccitazione basato sulla specificità della pratica” ( Movahedi , 2007) sostiene che, per ottenere prestazioni migliori e massime, gli atleti devono solo creare un livello di eccitazione simile a quello che hanno sperimentato durante le sessioni di allenamento. Per le massime prestazioni, gli atleti non hanno bisogno di avere livelli di eccitazione alti o bassi. È importante che creino lo stesso livello di eccitazione durante le sessioni di allenamento e la competizione. In altre parole, alti livelli di eccitazione possono essere utili se gli atleti sperimentano livelli così elevati di eccitazione durante alcune sessioni di allenamento consecutive. Allo stesso modo, bassi livelli di eccitazione possono essere utili se gli atleti sperimentano livelli così bassi di eccitazione durante alcune sessioni di allenamento consecutive. [79]

Mental Coach Sport –Impostazione degli obiettivi

obiettivi è il processo di pianificazione sistematica dei modi per ottenere risultati specifici entro un certo periodo di tempo. [80] La ricerca suggerisce che gli obiettivi dovrebbero essere specifici, misurabili, difficili ma raggiungibili, basati sul tempo, scritti e una combinazione di obiettivi a breve e lungo termine. [81] [82] Una meta-analisi della definizione degli obiettivi nello sport suggerisce che, rispetto a non fissare obiettivi oa “fare del proprio meglio”, impostare i tipi di obiettivi sopra indicati è un metodo efficace per migliorare le prestazioni. [83] Secondo la dott.ssa Eva V. Monsma , gli obiettivi a breve termine dovrebbero essere utilizzati per aiutare a raggiungere gli obiettivi a lungo termine. La dott.ssa Monsma afferma anche che è importante “fissare obiettivi in termini positivi concentrandosi sui comportamenti che dovrebbero essere presenti piuttosto che su quelli che dovrebbero essere assenti”. [84] Ogni obiettivo a lungo termine dovrebbe avere anche una serie di obiettivi a breve termine che progrediscono in difficoltà. [85] Ad esempio, gli obiettivi a breve termine dovrebbero passare da quelli che sono facili da raggiungere a quelli che sono più impegnativi. [85] Avere obiettivi impegnativi a breve termine rimuoverà la ripetitività degli obiettivi facili e darà un vantaggio quando si lotta per i propri obiettivi a lungo termine. Esistono tre tipi principali di obiettivi all’interno della psicologia dello sport: obiettivi di risultato, obiettivi di prestazione e obiettivi di processo. [86]

Mental Coach Sport – Tipi di obiettivi

Gli obiettivi di risultato descrivono come un individuo o una squadra mira a confrontarsi con gli altri concorrenti. [86] Questo tipo di obiettivo è unico perché la sua natura è radicata nel confronto sociale. Vincere è l’obiettivo di risultato più comune. Questo tipo di obiettivo è il meno efficace perché dipende da tanti fattori che sono estrinseci all’individuo. [86]

prestazione sono obiettivi soggettivi che riguardano il raggiungimento personale in un risultato finale. [86] Questi prodotti di prestazione si basano su standard soggettivi per l’individuo e generalmente basati su misurazioni numeriche. Gli esempi includono la fine di una gara in un certo tempo, il salto di una certa altezza o il completamento di un determinato numero di ripetizioni. [86]

obiettivi del processo sono focalizzati sul processo di performance. [86] Questi includono l’esecuzione dei comportamenti utilizzati nell’attività per arrivare al prodotto finale della prestazione. Gli esempi includono il controllo della respirazione, il mantenimento della postura del corpo o l’uso di immagini. [86]

Immagini

Le immagini (o immagini motorie ) possono essere definite come l’utilizzo di più sensi per creare o ricreare esperienze nella propria mente. [87] Inoltre, più le immagini sono vivide, più è probabile che vengano interpretate dal cervello come identiche all’evento reale, il che aumenta l’efficacia della pratica mentale con le immagini. [88] Una buona immaginazione, quindi, tenta di creare un’immagine il più realistica possibile attraverso l’uso di più sensi (ad es. vista, olfatto, cinestetico ), tempismo, prospettiva e rappresentazione accurata del compito. [89] Sia le prove aneddotiche degli atleti che i risultati della ricerca suggeriscono che le immagini sono uno strumento efficace per migliorare le prestazioni e gli stati psicologici rilevanti per le prestazioni (ad esempio, la fiducia). [90] Questo è un concetto comunemente usato da allenatori e atleti il giorno prima di un evento. Ci sono due prospettive che si possono assumere quando si utilizzano le immagini: in prima persona, in cui uno fotografa mentre esegue l’abilità da solo , e immagini in terza persona, in cui uno fotografa l’abilità che viene eseguita da se stesso o da un altro atleta. Gli atleti possono utilizzare qualsiasi prospettiva sia più comoda per loro. Esistono molteplici teorie su come gli atleti usano le immagini [1] .

teoria psiconeuromuscolare propone che gli atleti attivino i muscoli associati a un’azione immaginandosi mentre eseguono l’azione. Attivare i neuroni che forniscono input ai muscoli è simile a praticare effettivamente il movimento [1] .

La teoria dell’apprendimento simbolico propone che gli atleti riconoscano i modelli nelle attività e nelle prestazioni. I modelli vengono quindi utilizzati per creare una mappa mentale o un modello di come completare una serie di azioni [1] .

La teoria della vivacità suggerisce che gli atleti utilizzino i cinque sensi per acquisire informazioni mentre completano un’azione, e quindi utilizzare i ricordi di questi stimoli per rendere la loro ricreazione mentale dell’evento il più realistica possibile [1] .

La teoria della controllabilità si concentra sulla capacità degli atleti di manipolare le immagini nella loro mente. In questo modo, sono in grado di immaginarsi mentre correggono un errore o fanno qualcosa in modo corretto. Questo è pensato per far sembrare gli obiettivi più raggiungibili per gli atleti. Questo tipo di immagini può anche essere dannoso, in cui gli atleti visualizzano se stessi commettendo un errore ripetutamente. [1]

Tutte le strategie di immaginazione sono funzionali, ma ogni atleta potrebbe trovarne una più efficace di altre. Ogni strategia può essere utilizzata in base alle esigenze individuali e agli obiettivi dell’atleta. Per essere efficace, la pratica delle immagini deve essere inculcata nelle routine regolari come supplemento all’allenamento fisico. Gli atleti devono imparare a utilizzare le immagini in un luogo tranquillo e non distratto mentre immaginano immagini realistiche e raggiungibili. L’uso di parole chiave può facilitare le immagini e avvicinare l’atleta all’obiettivo nella foto. [1]

Routine di pre-spettacolo

Le routine pre-performance si riferiscono alle azioni e ai comportamenti che gli atleti usano per prepararsi a una partita o a una performance. Ciò include routine pre-partita, routine di riscaldamento e azioni che un atleta eseguirà regolarmente, mentalmente e fisicamente, prima di eseguire la performance. Spesso, questi incorporeranno altre tecniche comunemente usate, come le immagini o il dialogo interiore. Esempi potrebbero essere le visualizzazioni fatte dagli sciatori, i dribbling dei giocatori di basket sulla linea di fallo e le routine di pre -tiro che i giocatori di golf o di baseball usano prima di un tiro o di un lancio. [91] Queste routine aiutano a sviluppare coerenza e prevedibilità per il giocatore. Ciò consente ai muscoli e alla mente di sviluppare un migliore controllo motorio.

Parlare di sé

Il discorso interiore si riferisce ai pensieri e alle parole che gli atleti e gli artisti dicono a se stessi, di solito nella loro mente. Le frasi (o spunti) di conversazione personale vengono utilizzate per dirigere l’attenzione su una cosa particolare al fine di migliorare la concentrazione o vengono utilizzate insieme ad altre tecniche per facilitarne l’efficacia. [92] Questi usi rientrano in genere in due categorie di auto-conversazione: didattici e motivazionali. [93] Il dialogo interiore istruttivo si riferisce a segnali che un atleta potrebbe usare per concentrarsi e ricordare a se stesso la tecnica corretta. [93] Ad esempio, un giocatore di softball può pensare “punto di rilascio” quando è alla battuta per dirigere la sua attenzione sul punto in cui il lanciatore rilascia la palla, mentre un giocatore di golf può dire “colpo liscio” prima di mettere per rimanere rilassato. Il dialogo interiore motivazionale indica segnali che potrebbero creare fiducia, massimizzare lo sforzo o riaffermare le proprie capacità. Ad esempio, uno potrebbe dire a se stesso di “dare tutto” o che “posso farcela”. La ricerca suggerisce che il dialogo interiore positivo o negativo può migliorare le prestazioni, suggerendo che l’efficacia delle frasi di conversazione personale dipende da come la frase viene interpretata dall’individuo. [94] Tuttavia, l’uso del dialogo interiore positivo è considerato più efficace [95] ed è coerente con la teoria della rete associativa di Gordon Bower [96] e il principio dell’autoefficacia all’interno della più ampia teoria cognitiva sociale di Albert Bandura . [97] [98] L’uso delle parole nello sport è stato ampiamente utilizzato. La capacità di bombardare la mente inconscia con una sola frase positiva, è una delle abilità psicologiche più efficaci e facili da usare a disposizione di qualsiasi atleta.

Biofeedback

Il biofeedback utilizza la tecnologia esterna per misurare e rendere un individuo consapevole dei processi fisiologici interni. [78] Ci sono alcune prove che le misure fisiologiche, come la frequenza cardiaca o le onde cerebrali, sembrano essere diverse negli atleti d’élite rispetto a quelle della persona tipica. Questo è un campo che dovrebbe essere ulteriormente approfondito; tuttavia, potrebbe avere implicazioni benefiche per gli atleti essere in grado di monitorare e controllare queste misure fisiologiche per massimizzare le prestazioni. [78]

Modellazione

La modellazione è una forma di apprendimento osservazionale in cui un atleta osserva un altro individuo con lo stesso livello di apprendimento delle abilità eseguire movimenti relativi allo sport e ricevere feedback. [78] È stato dimostrato che ciò aiuta a modificare i pensieri, le emozioni e i comportamenti degli atleti in modi benefici. Affinché questa forma di apprendimento funzioni, l’atleta deve essere motivato, attento, capace di ricordare e disposto a cercare di imitare la propria osservazione del modello. [78]

Musica

La musica può essere utilizzata una strategia preziosa per aiutare gli atleti a gestire i livelli di eccitazione per aumentare i risultati delle prestazioni. La musica può essere sedativa o stimolante. [99] In primo luogo, la musica può essere sedativa mitigando l’ansia da stato somatico. Ad esempio, musica rilassante sconosciuta, musica eccitante sconosciuta e musica eccitante familiare hanno tutti dimostrato di avere un effetto sui parametri fisiologici: risposta galvanica della pelle, temperatura periferica e frequenza cardiaca. Tuttavia, in uno studio particolare, la musica rilassante non familiare ha ridotto i livelli di eccitazione più degli altri due tipi di musica selezionati. [100]

Anche la musica può essere usata come stimolante. Gli atleti ascolteranno la musica per portarli a un livello di eccitazione ottimale. [101] Inoltre, gli atleti ascoltano musica per prepararsi (o “entrare nell’atmosfera di”) eventi. [102] La musica influenza i livelli di eccitazione attraverso l’attivazione della corteccia prefrontale che ha un’influenza diretta sullo stato emotivo di un individuo. [103] Inoltre, è stato riscontrato che l’ascolto di musica aumenta il rilascio di dopamina che illustra una componente gratificante dell’ascolto della musica. [104] Se gli atleti vogliono cambiare i livelli di eccitazione, dovrebbero essere consapevoli dell’effetto che il tempo ha sui livelli di eccitazione. Ad esempio, gli atleti dovrebbero ascoltare musica a tempo veloce invece di musica a tempo lento per ottenere livelli di eccitazione più elevati. [105] Infine, la musica è efficace nel gestire l’eccitazione spostando l’attenzione dell’atleta verso l’interno, impedendo all’atleta di cedere a distrazioni esterne che potrebbero portare a una maggiore eccitazione e avere un impatto negativo sulle prestazioni. [106]

Differenze specifiche per lo sport [ modifica ]

Mental Coach Sport – Caratteristiche della personalità

È utile per gli psicologi dello sport capire come le personalità degli atleti variano sistematicamente a seconda del tipo di sport praticato. [107] La ricerca sulla personalità degli atleti consente ai professionisti di investire al massimo e selezionare sport specifici grazie a una comprensione di base della dinamica in cui stanno intervenendo. Le caratteristiche della personalità differiscono tra gli sport di squadra e quelli individuali, nonché i diversi tipi di sport. [107]

Grandi 5 tratti della personalità

La ricerca sui cinque grandi tratti della personalità (apertura, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e nevroticismo) e su alcune altre caratteristiche hanno differenziato le personalità degli atleti negli sport individuali rispetto agli sport di squadra. [107] Gli atleti negli sport individuali hanno ottenuto punteggi più alti nelle misure di coscienziosità e autonomia. Gli atleti di sport di squadra hanno ottenuto punteggi più alti nelle misure di gradevolezza e sociotrofia . Queste caratteristiche possono essere spiegate dalle esigenze di ogni tipo di sport. Gli sport individuali richiedono che gli atleti siano autosufficienti, mentre gli sport di squadra richiedono coesione di gruppo per avere successo. Gli atleti che partecipano a sport di squadra e individuali ottengono punteggi uguali nelle misure di nevroticismo, estroversione e apertura. Questi tratti aiutano a fornire un profilo di personalità per lo psicologo dello sport che cerca di lavorare con determinati tipi di sport. [107]

Cercando emozioni

La ricerca di sensazioni è un fenomeno in cui un individuo cerca di partecipare ad attività nuove, complesse o intense con una maggiore quantità di brivido per soddisfare il proprio bisogno personale di eccitazione. [108] Questa è un’area in cui è possibile differenziare le personalità in diversi tipi di sport. I cercatori di sensazioni forti tendono a partecipare agli sport estremi da brivido, come il paracadutismo, le corse automobilistiche, le immersioni subacquee, gli sport acquatici e lo sci. La ricerca di sensazioni non è un motivo per altri sport ad alto rischio come l’alpinismo e il canottaggio oceanico. [109] Gli sport da brivido comportano un’intensa velocità ed eccitazione, nonché una percezione del rischio. Gli individui con un livello moderato di ricerca delle sensazioni tendono a partecipare a sport comuni che sono imprevedibili ma anche minimamente rischiosi. Alcuni esempi sono basket, baseball, pallavolo e golf. I cercatori di basse sensazioni partecipano a sport che richiedono grandi quantità di allenamento e costanza, come la corsa su lunghe distanze, la ginnastica o il nuoto. [108] Questa è un’area del tipo di personalità che differisce per i diversi sport.

Psicopatologia

Diverse categorie di sport mostrano diversi profili di salute mentale. [110] Nel complesso, le atlete hanno maggiori probabilità di sviluppare una psicopatologia, come ansia, depressione o disturbi alimentari. L’unico problema che è più diffuso negli atleti di sesso maschile è l’uso di droghe e alcol. Questi sono coerenti anche con il pubblico in generale. Ansia, depressione e problemi di sonno sono prevalenti negli sport altamente estetici, come il balletto o la ginnastica. Questi sono meno diffusi negli sport ad alto rischio e negli sport con la palla di squadra. I disturbi alimentari sono più diffusi negli atleti rispetto al pubblico in generale . Per le donne i disturbi alimentari sono molto diffusi negli sport estetici, nelle corse e negli sport motoristici e meno prevalenti negli sport con la palla di squadra. I disturbi alimentari sono più diffusi per gli uomini negli sport da combattimento e di contatto. [110] Ci sono comportamenti alimentari più problematici negli sport che pongono l’accento sulla magrezza e sulla dipendenza dal peso. [111] Ciò dimostra che i problemi di salute mentale sono fortemente correlati alle richieste che gli sport specifici impongono agli atleti coinvolti.

Mental Coach Sport –  Psicologia dell’esercizio

La psicologia dell’esercizio può essere definita come lo studio di problemi psicologici e teorie relative all’esercizio. [112] La psicologia dell’esercizio è una sottodisciplina all’interno del campo della psicologia ed è tipicamente raggruppata con la psicologia dello sport. Ad esempio, la Divisione 47 dell’APA riguarda l’esercizio e la psicologia dello sport, non solo l’uno o l’altro, mentre organizzazioni come l’AASP comprendono sia l’esercizio che la psicologia dello sport.

Il legame tra esercizio e psicologia è stato a lungo riconosciuto. Nel 1899, William James discusse l’importanza dell’esercizio, scrivendo che era necessario “fornire lo sfondo di sanità mentale, serenità … e renderci di buon umore e di facile approccio”. [113] Altri ricercatori hanno notato la connessione tra esercizio e depressione, concludendo che una moderata quantità di esercizio era più utile di nessun esercizio nel miglioramento dei sintomi. [114] Inoltre, soddisfare i requisiti di esercizio può anche aiutare ad alleviare i sintomi dei disturbi dell’evitamento e dell’ansia, fornendo anche una migliore qualità di vita per il paziente in termini di salute fisica. [115]

Come sottodisciplina, la quantità di ricerca sulla psicologia dell’esercizio è aumentata negli anni ’50 e ’60, portando a diverse presentazioni al secondo incontro della Società internazionale di psicologia dello sport nel 1968. [116] Nel corso degli anni ’70 e ’80, William Morgan ha scritto diversi pezzi sulla relazione tra esercizio e vari argomenti, come umore, [117] ansia, [118] e aderenza ai programmi di esercizio. [119] Morgan ha anche fondato APA Division 47 nel 1986. [120]

In quanto materia interdisciplinare, la psicologia dell’esercizio attinge a diversi campi scientifici, che vanno dalla psicologia alla fisiologia alle neuroscienze. I principali argomenti di studio sono il rapporto tra esercizio e salute mentale (es. stress, affettività, autostima), interventi che promuovono l’attività fisica, esplorazione dei modelli di esercizio in diverse popolazioni (es. anziani, obesi), teorie sul cambiamento del comportamento e problemi associati all’esercizio (p. es., lesioni, disturbi alimentari, dipendenza dall’esercizio). [121] [122]

Prove recenti suggeriscono anche che oltre alla salute mentale e al benessere, la pratica sportiva può migliorare le capacità cognitive generali. Quando richiede sufficienti richieste cognitive, l’attività fisica sembra essere un modo ottimale per migliorare la cognizione, forse in modo più efficiente rispetto all’allenamento cognitivo o al solo esercizio fisico [123]

Guarda anche

Mental Coach – Riferimenti

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Un corso di coaching in presenza by Daniele Trevisani Academy è Accreditato e Certificato CWF a livello mondiale (Coaching World Federation).

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Corso di Coaching in presenza by Daniele Trevisani Academy. Le aree di Coaching

  • Coaching Manageriale o Business Coaching Metodo ALM (Action Line Management)
  • Coaching Sportivo
  • Deep Coaching (Coaching in Profondità) metodo HPM e Life Coaching
  • Mental Coaching
  • Intercultural Coaching Metodo 4DM (4 Distances Model)

Corso di Coaching in presenza – Coaching Manageriale o Business Coaching Metodo ALM (Action Line Management)

  • Analisi degli Scenari del Cliente
  • Analisi e rivisitazione della Mission
  • Costruzione del Value Mix
  • Sviluppo delle Action Lines
  • Potenziamento della comunicazione front-line e interpersonale
  • Corso di Coaching in presenza – Coaching Sportivo

Corso di Coaching in presenza – Deep Coaching (Coaching in Profondità) metodo HPM e Life Coaching

  1. Il lavoro sulle energie corporee e bioenergetiche
  2. il lavoro sul Mental Coaching e le energie psicologiche
  3. Il potenziamento delle micro-skills
  4. L’ampiamento delle macro skills (macro competenze)
  5. Progettualità e capacità di Goal Setting
  6. Valori, Visione, Spiritualità

Corso di Coaching in presenza – Mental Coaching

  1. Tecniche di rilassamento mentale
  2. Tecniche di visualizzazione
  3. Tecniche di pianificazione degli obiettivi
  4. Lavoro sugli Stati di Coscienza
  5. Applicazioni specifiche del Mental Coaching alla propria Disciplina o Professione

Corso di Coaching in presenza – Sports Coaching:

  • Unione tra i metodi di Deep Coaching HPM e le tecniche di Mental Coaching

Corso di Coaching in presenza – Intercultural Coaching Metodo 4DM (4 Distances Model)

  1. Il lavoro sul Self: ruoli, identità, distanze di ruolo e strategie di ruolo
  2. Il potenziamento dei codici espressivi verbali, paralinguistici e non verbali per aumentare l’efficacia comunicativa nel contesto interculturale
  3. Il lavoro sui valori, sulle credenze e sulle ideologie, per trovare il “Common Ground” attraverso il quale dare forza e sviluppo alla realzione
  4. Scoprire e riconoscere le distanze emozionali e referenziali così come i tratti comuni, per creare le basi per una comunicazione interculturale efficace

Corso di Coaching in presenza – I livelli ottenibili

  1. Practitioner. Abilità all’uso della metodologia per i propri percorsi di crescita personale e di gruppo
  2. Master Practitioner. Abilita ai livelli più avanzati dell’applicazione sulla propria crescita personale e dei gruppi
  3. Master Trainer; abilita all’insegnamento del Metodo per il quale si è certificati e alla attribuzione dei titoli di Practitioner, con supervisione di un altro Master Trainer e del dott. Daniele Trevisani in persona.

Corso di Coaching in presenza – Logistica e metodo di lavoro

  • 1 incontro al mese in presenza (salvo impedimenti incontrovertibili)
  • 1 sessione di coaching online tra le varie sessioni in presenza
  • realizzazione guidata di post e blog con materiale fornito dall’autore
  • tesina o elaborato finale di natura tecnico-scientifica sui propri ambiti di lavoro o di interesse

Corso di Coaching – Bibliografia. I testi – guida per i corsi di coaching in presenza vengono scelti tra la seguente produzione tecnica e professionale del Dott. Daniele Trevisani, pubblicata con i principali autori italiani e con libri tradotti in 5 lingue

Elenco dei libri in Italiano

Le principali pubblicazioni di Daniele Trevisani con editori primari Italiani

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Competitività aziendale, personale, organizzativa. Strumenti di sviluppo e creazione del valore. Franco Angeli, Milano, 2000. (224 pag.). 

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Psicologia di Marketing e Comunicazione. Pulsioni d’acquisto, leve persuasive, nuove strategie di comunicazione e managementFranco Angeli, Milano, 2001. (224 pag.)

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Comportamento d’Acquisto e Comunicazione Strategica Dall’analisi del Consumer Behavior alla progettazione comunicativa. Franco Angeli editore, Milano, 2003. (288 pag.)

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Negoziazione Interculturale. Comunicazione oltre le barriere culturali. Dalle relazioni interne sino alle trattative internazionali. Franco Angeli editore, Milano, 2005. (172 pag.)

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Regie di Cambiamento Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo, e al coaching. Franco Angeli editore, Milano, 2007 (240 pag.)

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Il Potenziale Umano Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Franco Angeli editore, Milano, 2009. (240 pag.). Bestseller area Formazione Aziendale.

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Strategic Selling. Psicologia e Comunicazione per la Vendita Consulenziale e le negoziazioni complesse
Franco Angeli editore, Milano, 2011. (280 pag.)

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Personal Energy. Una mappa per potenziare le Energie Mentali. Franco Angeli editore, Milano, 2013 (100 pag.)

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Self-Power. Psicologia della motivazione e della performance. Franco Angeli editore, Milano, 2014. (176 pag.)

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Il Coraggio delle Emozioni. Energie per la vita, la comunicazione, la Crescita Personale. Franco Angeli editore, Milano, 2015.

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Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore, Milano, 2016 (250 pag.)

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Strategie di comunicazione e marketing. Un metodo in 12 punti per campagne di comunicazione persuasiva. Franco Angeli editore, Milano, 2017. (128 pag.)

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Direzione vendite e leadership. Coordinare e formare i propri venditori per creare un team. Editore Franco Angeli, Milano, 2020 (143 pag.)

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Deep Coaching. Il Metodo HPM per la crescita personale il Coaching in profondità e la formazione attiva. Editore Franco Angeli, Milano, 2021 (256 pag.)

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Corso di Coaching in presenza –  l’obiettivo di fondo

Il grande Meta-Obiettivo: Allineamento e congruenza con ciò che porta alla realizzazione vera della persona, al di là del semplice titolo ricevuto.

Corso di coaching Metodo HPM. Testimonianze

Ho deciso di frequentare il Master HPM per ampliare le mie competenze di Coach, Formatrice e Facilitatrice Aziendale. Questo mi ha permesso di analizzare modelli scientifici nel campo del management, della comunicazione e della psicologia, di utilizzare i modelli scientifici e proprietari del metodo HPM e apprendere il suo approccio olistico al Potenziale Umano. Questo unito alla ricchezza degli innumerevoli testi di riferimento pubblicati dal Dr. Trevisani, delle tecniche innovative sperimentate, dai casi di studio analizzati e dai contenuti condivisi applicabili al mio contesto di riferimento, hanno aggiunto grande valore al mio metodo di lavoro e anche alla mia vita personale e professionale. Il lavoro one to one con il Dr. Trevisani è stato un percorso trasformativo a 360 gradi, che mi ha aiutata a riportare focus su ciò che era davvero importante per me, sopportandomi nella crescita e nell’esplorare nuovi orizzonti. Cristina Turconi, Master Trainer HPM, Certificata CWF

Corso di Coaching e Counseling in presenza. Le parole chiave pertinenti

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Qual è la migliore scuola di coaching?

I requisiti che qualificano una scuola di coaching sono.

  1. Scientificità dell’approccio al Coaching e al Counseling
  2. Varietà del Corpo Docente
  3. Numero di pubblicazioni e qualità delle pubblicazioni realizzate dagli autori
  4. Capacità di attivare una formazione esperienziale e partecipativa e non solo teorica
  5. Numero di anni di esperienza nel coaching e counseling (Seniority)
  6. Tipologia della referenze e qualità delle referenze

A tale proposito, consulta il nostro libro delle referenze: Libro delle Referenze, completo, scaricabile in PDF: Libro delle Referenze Dott. Daniele Trevisani

Mental Coaching Sportivo. La preparazione psicologica prima di una gara

Il testo offre un esempio di attività svolta da un Mental Coach per favorire il massimo rendimento negli sport da ring e nelle arti marziali, ma la procedura – in termini di struttura – è applicabile ad ogni sport

Copyright, capitolo di Daniele Trevisani pubblicato nel libro “Preparazione Atletica e Riabilitazione. Fondamenti del Movimento Umano, Scienza e traumatologia nello sport. Principi di trattamento riabilitativo”. A cura di Davide Carli e Silvia di Giacomo, CG Edizioni Medico Scientifiche, Torino. P. 369-372. Il Dott. Daniele Trevisani è uno dei coach italiani più famosi e uno dei formatori italiani più famosi in campo aziendale, sportivo e scientifico, essendo inoltre il formatore e coach che ha scritto più libri in Italia (vedi bibliografia nel sito)

Mental Coach Preparazione Atletica e RiabilitazioneDi Daniele Trevisani Formazione e Coaching, Fulbright Scholar, Formatore, Mental Coach www.studiotrevisani.it

Fare Mental Coaching Sportivo. Come il Mental Coach può aiutare l’atleta a conoscere e gestire l’attivazione psicologica generata da una gara, distinguere l’attivazione positiva da quella negativa, e dirigerla verso i canali giusti

Che si tratti di arti marziali o sport da ring, di calcio, di pallavolo, di nuoto o qualsiasi altro sport, prima di una gara tutti vivono stati emotivi alterati. Si tratta di una forma di “attivazione” psicologica, a volte piena di tranelli che dobbiamo conoscere. Così come è importante per un coach evoluto saper fornire agli atleti strumenti per gestire le energie mentali.

L’attivazione psicologica può prendere due strade:

  • Attivazione positiva: vivere l’evento nei suoi lati più belli, sentendone soprattutto i lati positivi, il piacere dell’esperienza, il gusto della passione e dell’azione, il fluire delle propri energie vitali.
  • Attivazione negativa: l’evento si carica di ansia, tensione, distrugge le energie mentali, rende la persona incapace di esprimere liberamente se stessa, le sue potenzialità, e annienta di colpo tutta la sua preparazione.

Per tantissimi motivi, i praticanti sportivi professionisti nelle società occidentali vivono soprattutto nel secondo stato. Nessuno insegna veramente loro cosa fare, al di là del dare consigli derivanti dal buon senso. Un buon punto di partenza è iniziare a esaminare le credenze potenzianti e le credenze depotenzianti che si generano prima di una gara.

Le credenze potenzianti sottostanti l’attivazione positiva sono:

  • non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, che vinca o che perda il mio valore viene dal mio essere, dal mio allenamento, e non dal mio piazzamento
  • chi ha detto che non posso sbagliare? Faccio del mio meglio, ma io posso sbagliare come ogni essere umano
  • non devo far contenti gli altri, ma cercare le emozioni positive che questo evento può darmi
  • si vive una volta sola, e questa giornata è un inno alla vita, da gustare e gioire come tale.

Le credenze de-potenzianti che generano attivazione negativa sono:

  • devo assolutamente dimostrare che valgo
  • non posso permettermi di sbagliare, devo essere teso al massimo
  • gli altri saranno delusi se sbaglio e non posso deluderli
  • da questa giornata dipende tutto.

Vi sono tecniche applicabili per aumentare le energie positive nel pre-gara. Ne citiamo una che tutti possono praticare.

Esercizio di visualizzazione (visual imagery) pre-gara

La tecnica consiste nella visualizzazione positiva: ogni giorno (per circa 20 giorni), per 30 minuti, occorre creare uno “spazio mentale vuoto” nel quale ricercare la condizione migliore. Se ci alleniamo ogni giorno per il corpo, lo stesso dobbiamo fare per la mente.

Occorre distendersi su un divano, o su un letto con doppio cuscino per evitare eventuali capogiri dovuti al fatto di avere la testa troppo bassa. La persona deve sentire di avere sempre la padronanza della situazione e la massima libertà.

Occorre inoltre coprirsi in caso di climi freddi o freschi, e non avere luci forti sugli occhi. L’esercizio di visualizzazione va svolto ad occhi chiusi. Occorre inoltre una musica di sottofondo rilassante (es, musiche Reiki, o altre musiche sinfoniche, orientali, o classiche, niente di “agitato”).

  1. Nella prima fase occorre concentrarsi solo sul respiro, respirare lentamente e profondamente, senza troppo sforzo.
  2. Nella seconda fase (derivante dal Training Autogeno) si avvia la pratica delle ripetizioni mentali: occorre ripetere mentalmente e molto lentamente la frase “il mio corpo è pesante (5 volte), e io sono calmo, tranquillo, sereno. Il mio corpo è pesante, e io sto bene”. Vi sono numerose varianti a queste frasi, ma l’essenziale è che siano frasi positive, sul “sentirsi bene” nel presente e non nel futuro (evitare di dire, ad esempio, “ed io starò bene”, ma dire “e io sto bene”).
  3. Fase di visualizzazione positiva: vedersi mentalmente mentre ci si prepara negli spogliatoi, mentre si viaggia verso la destinazione, mentre ci si riscalda, mentre si combatte, e vedersi in tutte queste fasi esattamente come dovremmo essere: felici, rilassati, appagati di quello che stiamo facendo senza nessuna ossessione per il risultato, ma solo sentire il piacere di quello che stiamo vivendo.
  4. Vedersi nel combattimento o in azione, vedere i colpi fluire, vedersi padroni del proprio corpo e della situazione, vedersi al meglio di come possiamo essere. Nelle forme, vedersi muovere esattamente come vorremmo, vedere il proprio corpo che fluisce nel movimento, alternando velocità e rallentamento, pienamente padroni. Tutto ciò permetterà di aumentare la coordinazione e la determinazione con cui si eseguono le tecniche da combattimento, aumentandone così l’efficacia; inoltre anche la scelta tattica risulterà migliore e quindi verranno create le condizioni più favorevoli per il raggiungimento della vittoria.
  5. Fase di meditazione o “raffreddamento”: fermare i pensieri consapevoli, immaginare un luogo della natura che amiamo, lasciare che la mente vaghi, lasciare che i pensieri vadano e vengano, lasciare che i pensieri si susseguano liberamente, sino ad arrivare ad un sentimento di rilassamento (in genere, arriva dopo alcune sessioni).
  6. Fase di ripresa: muovere lentamente mani e piedi, stirarsi ad occhi chiusi, rialzarsi lentamente, stirarsi ancora, riprendere a muoversi lentamente, alzarsi lentamente dopo essersi stirati.

Questa sequenza è una delle numerose opzioni che utilizzo nei coaching di training mentale e coaching agonistico. Ve ne sono molte altre che prevedono in addizione azioni fisiche che pratico sulla persona – compressioni, trazioni, e altre tecniche derivanti dalla psicologia organismica – che non possono essere facilmente prescritte ma vanno realizzate ad-hoc, di volta in volta, in base allo stato dell’atleta.

Esponiamo di seguito un esempio della tecnica utilizzata in uno degli incontri preparatori diversi campioni che ho allenato nel training mentale. Le tecniche esposte sono solo indicative e non seguono esattamente le verbalizzazioni date all’atleta, vengono offerte solo come esempio.

Inizio della procedura

Adesso inizieremo l’esercizio, sentiti libero di muoverti in qualsiasi momento, di fare quello che ti senti e prenderti questi minuti per te stesso e per potenziare le tue energie … Chiudi gli occhi, sentiti rilassato, senti ogni tuo muscolo abbandonato … la testa e i muscoli della fronte, il collo, le braccia, la schiena… l’addome, le gambe, le caviglie e i piedi …  (ogni zona viene richiamata molto lentamente, senza fretta) … fai un buon respiro e preparati a visualizzarti mentre ti prepari ad una gara o ad un allenamento.

Durante l’esercizio, ascolta le parole senza nessun obbligo, sentiti libero di riaprire gli occhi in qualsiasi momento, libero completamente, anche di interrompere l’esercizio, di riaprirli per poi richiuderli … non hai alcun obbligo di ascoltare, lascia semplicemente che le parole scorrano e la tua mente le colga senza sforzo alcuno … il senso di queste parole entrerà comunque … consideralo un momento per te, un momento prezioso che ti prendi per te … una riflessione, e nient’altro …

(ogni frase viene pronunciata molto lentamente, con musica di sottofondo accuratamente selezionata dal Mental Trainer. L’utilizzo di musiche sbagliate può completamente annullare gli effetti)

Ora, immagina di essere nel giorno dell’incontro … ti alzi la mattina e senti una sensazione di benessere, di pienezza, di gioia … Immaginati mentre ti svegli e decidi di rimanere ancora un po’ disteso, per assaporare questa sensazione … e ora ti vedi durante la giornata della gara …. tranquillo, riposato, sereno ….

Siamo al momento della preparazione prima della gara, sei negli spogliatoi … vedi la fase della bendatura e senti un’energia positiva crescere dentro … ad ogni giro della benda … ti senti calmo e forte, niente può disturbarti … sei assolutamente concentrato, tranquillo, focalizzato …

Immagina adesso di vederti durante l’incontro, immagina che l’inizio del tuo incontro sia un film … e adesso vedi questo film in bianco e nero, immagina che il film sia in bianco e nero … guardati mentre ti muovi nel peggiore dei modi, ti senti goffo, fai degli errori, ti senti poco concentrato … focalizzati su questo film in bianco e nero, e guardalo mentre si svolge, come se tu fossi solo uno spettatore esterno del film … ti vedi e non ti piaci …

Adesso immagina che il film sia una proiezione su uno schermo o una finestra del computer … la finestra si rimpicciolisce … va in alto, a destra, si fa sempre più piccola mentre il film continua … e mentre si fa più piccola e si sposta in alto a destra … si sgrana … diventa come polvere … il film si frantuma in tanti pezzettini che volano via … vanno via in alto a destra ed escono dallo schermo ….

Ora rimane solo uno schermo bianco …. Nessun film, e tu osservi questo schermo sereno …

Respira lentamente mentre l’immagine esce di scena e si frantuma in tanti piccoli pezzetti e volano via ….

Ora lo schermo inizia ad animarsi, e stavolta il film è a colori, ci sei tu, vedi i tuoi occhi aperti, diretti, determinati … vedi energia nei tuoi occhi, il tuo corpo è forte, la tua mente è lucida, sei pienamente padrone della situazione e non vedi l’ora che inizi l’incontro …

L’incontro inizia e ti vedi muovere con assoluta padronanza del tuo corpo…. L’avversario tira colpi, ci prova ma non ci riesce … tu li vedi e li schivi o li pari e l’avversario si sente impotente … in questo film a colori ti senti pieno di energia … veloce …  riesci a prevedere ogni singola mossa … e adesso vedi che l’avversario si muove come al rallentatore … mentre tu lo osservi e lo studi… poi decidi di affondare alcuni colpi … li vedi potenti, decisivi, a bersaglio … ti senti nel pieno delle tue forze, i tuoi colpi sono potenti … vedi l’avversario arretrare, chiudersi, girarsi … mentre avanzi …  senti chiaramente che sei tu a decidere come deve andare l’incontro … vediti completamente padrone, i tuoi occhi aperti, lucidi, la tua mente concentrata, il tuo sguardo come un raggio laser, percepisci ogni movimento, anticipi ogni mossa …

… la ripetizione della alternanza tra visualizzazione negativa e positiva viene ripetuta diverse volte, mentre il Mental Trainer osserva la presenza di segnali di distensione nella respirazione diaframmatica dell’atleta e altri segnali specifici

Fase finale dell’esercizio

Ed ora  in scena nuovamente  l’immagine a colori … e ti vedi esattamente come vuoi … ti vedi sicuro, tranquillo, determinato …. Niente ti sfugge … riesci a percepire ogni cosa … i tuoi colpi sono forti e potenti, il tuo sguardo determinato, lucido … come quello di un lupo che osserva la preda…  e quando azzanna colpisce esattamente dove vuole, senza scampo … (fase archetipica)… vedi chiaramente i tuoi canini esposti, fondi l’immagine mentale di te con quella di un lupo…

Poi ti vedi alla fine dell’incontro, soddisfatto di come l’hai condotto … di come ti sei sentito … provi gioia … il verdetto non ti interessa nemmeno … saluti il tuo avversario che ti ha permesso di fare questo viaggio … un viaggio che è soprattutto dentro di te …. Sai che questa è solo una tappa di un lungo viaggio … dove vuoi gustarti ogni istante, ogni allenamento, come qualcosa di sacro … di potente, di immenso… non hai nessuna fretta di arrivare alla fine…. Perché il viaggio in sé ha per te un valore

Tecniche principali utilizzate e mixate nella traccia:

  • Psicologia degli archetipi
  • Terapia organismica
  • Bioenergetica

Come il Mental Coach può aiutare l’agonista a capire e dominare la tensione psicologica pre-gara

Al di la della tecnica che useremo, dobbiamo capire la radice del problema: la generazione dell’ansia e la sua gestione, la sua rimozione per dare spazio alle energie positive.

L’ansia, uno dei mali più drammatici della società contemporanea, è stret­tamente correlata allo stress.

L’ansia è – nella nostra visione – il prodotto di un incremento di attivazione mentale (arousal) mixato ad emozioni negative (paura, angoscia, timore, apprensione). La sola attivazione mentale, di per se positiva, acquisisce nell’ansia sfumature negative e innesca un dialogo interiore tutto centrato sugli eventi negativi, producendo un “sequestro emotivo” della persona.

L’ansia può essere uno stato permanente o prodursi in relazione ad alcuni eventi scatenanti o trigger (eventi che l’individuo vede come problematici, es, parlare in pubblico, stare in situazioni pubbliche, o prendere un aereo, una galleria, o in ambiti sociali e nella vita di relazione).

Alcuni autori erroneamente espongono il concetto di “ansia positiva”, intesa come fonte di energie. In realtà è corretto trattare come fenomeno ipoteticamente positivo unicamente l’arousal (aumento dell’attivazione mentale), mentre l’ansia – espressa come un correlato tra attivazione ed emozioni negative – porta con sé numerosi rischi dal punto di vista psicoenergetico.

Si distingue nella letteratura tra:

  • ansia di stato (collegata ed eventi specifici, es., prendere l’ascensore), e
  • ansia di tratto (componente ansiosa più permanente, insita nella personalità dell’individuo, con componenti che possono essere sia di derivazione genetica che apprese durante la vita).

Il training psicoenergetico adeguato consiste in diverse linee di attacco:

  • eliminare l’arousal connesso agli eventi scatenanti o trigger, tramite tecniche di rilassamento, refraiming cognitivo o ristrutturazione cognitiva; eliminare l’ansia situazionale nei contesti precisi in cui si presenta (es., prima di una lezione, prima di un discorso pubblico);
  • associare gli eventi scatenanti o trigger ad emozioni positive, con una ristrutturazione cognitiva profonda, es. trasformare l’ansia da lezione in gioia per l’essere protagonista di una relazione d’aiuto, gioia del dare e dell’aiutare il prossimo a capire o a crescere; questo richiede smontare la componente competitiva insita nella prestazione didattica (io contro loro) e sostituirla con la componente della relazione di aiuto (io per loro);
  • affrontare la componente ansiosa della personalità e quella appresa (ansia di tratto). Questo può richiedere di andare alla ricerca del disagio trans-generazionale (assorbimento di ansia dai genitori e altri referenti importanti nel passato della persona) e degli schemi mentali appresi che la producono e mantengono in vita. Quando sono stati appresi? Da chi? Come rimangono attivi? Quali relazioni personali e culturali la mantengono elevata? Quali abitudini dobbiamo sradicare? Quali inserire? Un lavoro profondo richiede anche la ricerca dei messaggi genitoriali o sociali assimilati che la alimentano (es.: devi riuscire a qualsiasi costo), delle credenze disfunzionali che vivono nella mente dell’individuo, e come virus mentali la danneggiano, dei prototipi cognitivi personali (relazioni tra valori, credenze, atteggiamenti) che la nutrono (es.: devi sempre essere perfetto altrimenti non vali)

In sintesi, possiamo dire che il Training Mentale è una tecnica per potenziare la crescita umana, il Potenziale Umano dell’agonista[1], al di la dello specifico risultato ottenuto in un incontro.

Le tecniche del Potenziale Umano sono spesso decisive nel creare un vantaggio competitivo, ma ancora di più per aiutare l’atleta a trovare equilibri psicologici ed emotivi, generare energie positive in sé e nel proprio team. Secondo la filosofia del Potenziale Umano che ho sviluppato, migliorare la persona, la sua maturità e la sua crescita assume un valore assolutamente superiore al migliorare unicamente l’atleta.

La traiettoria complessiva di crescita personale porta inevitabilmente con sé risultati positivi nella vita così come nella pratica sportiva.

Dott. Daniele Trevisani

Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali formatori italiani nella formazione risorse umane, formazione formatori, coaching, formazione di manager, di istruttori e trainer.

Copyright, capitolo di Daniele Trevisani pubblicato nel libro “Preparazione Atletica e Riabilitazione. Fondamenti del Movimento Umano, Scienza e traumatologia nello sport. Principi di trattamento riabilitativo”. A cura di Davide Carli e Silvia di Giacomo, CG Edizioni Medico Scientifiche, Torino. P. 369-372

[1] Per approfondimenti, vedi il volume: Trevisani, Daniele (2009), Il Potenziale Umano, Franco Angeli editore, Milano.

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Self Power. Psicologia della Motivazione e delle Performance (Franco Angeli editore, Milano)

il libro del Mental Coach. Self Power. Psicologia della motivazione e delle performance

© Articolo di Daniele Trevisani, dal testo “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance

Dalla perfezione impossibile ai segmenti di soddisfazione: capsule spaziotemporali, frames, sensation windows

Per accrescere il proprio potenziale bisogna apprendere nuove abilità, e si tratta spesso di abilità sottili, sfuggenti, impalpabili.

Imparare ad apprezzare le “capsule spaziotemporali” è una delle aree di apprendimento del metodo HPM, centrale sia nei piani di crescita personale, che nello sviluppo delle prestazioni.

Una capsula spaziotemporale è un segmento del tempo e dello spazio dotato di significato proprio. Può trattarsi di pochi minuti di un incontro, o del segmento di tempo di un allenamento, o di un qualsiasi brano di vita. La vita è piena di stupende “capsule” non viste.

In una capsula o frame (finestra, brano di esistenza) possono trovarsi esperienze meditative o fisiche, riflessive, o invece molto attive e dinamiche, valori e significati, da vivere soli o in compagnia.

I sensation seekers (cercatori di sensazioni) sono alla continua ricerca di capsule spaziotemporali positive e ne traggono energie.

La matematica non è opinione.

Se vivi 2 momenti positivi la mattina, 1 al pomeriggio, e 1 alla sera, avrai avuto 4 momenti positivi nella giornata, al di là del loro contenuto. Se questo si ripete per almeno 5 o 6 giorni, avrai una settimana in cui prevalgono sensazioni positive. Se invece nella giornata hai avuto 1 evento negativo la mattina, 1 il pomeriggio, il vuoto esistenziale la sera, e nessun momento positivo di ricarica, avremo una sequenza di giornate che scaricano.

Alla fine della settimana, del mese, dell’anno, e della vita, saremo sempre più scarichi e rintanati in un guscio sempre più stretto. Al punto di non aver nemmeno più la voglia di guardare fuori, o peggio, la forza di cercare.

Ancora una volta, stiamo attenti a non confondere le capacità di rilassamento (un fatto in sé positivo, da apprendere e coltivare) con stasi, apatia e abulia, la perdita di voglia di vivere.

Le capsule non sono pastiglie da digerire per “tirare avanti”, ma momenti dotati di significato in sé e per sé. Hanno valore per come attivano le nostre sensazioni ed emozioni, e non come anestetico di altro che non va. Se ne hanno la proprietà, non è comunque questa la loro funzione.

Una capsula per qualcuno può essere un momento di allenamento in palestra o sul campo, “sentendo” un’attività intensa o che piace, una cena, la scrittura, la lettura di una lettera, o di un passaggio che colpisce in un  libro, un momento di solitudine guardando il tramonto, una preghiera, un gioco, un dialogo profondo tra persone, o qualsiasi altro brano di vita dotato di significato proprio, persino uno sguardo.

Il semplice fatto che un momento di esperienza sia dotato di significati dovrebbe farci rizzare le antenne, visto che senza significati la vita muore e le energie mentali si annullano. Le capsule sono contenitori di significati.

Spesso si ricerca il senso compiuto all’interno della perfezione. Capsule di durata eterna, anziché di durata limitata e praticabile. Questa è una delle più grandi bestialità che un essere umano possa apprendere, e se gli capita di incamerare questo virus, farà bene a disfarsene prima possibile.

Il contrario è saper cogliere il dono limitato. Per dono limitato si intende nel metodo HMP una finestra di sensazioni (Sensation Window – SW), ad esempio la sensazione positiva che si prova quando siamo in presenza di persone che ci piacciono, in quel preciso momento, anche non potendo possedere illimitatamente il tutto, tutto il suo tempo, tutte le sue ore o minuti.

O ancora, la sensazione che può dare un allenamento, persino un brano di un allenamento (training experience), senza per forza dover vincere qualcosa, e dover diventare campioni per forza. Apprezzare il training, oltre che il risultato che ne può derivare, persino indipendentemente da esso, è una nuova forma di competenza.

Di fatto, siamo poco allenati a riconoscere e generare finestre di sensazioni positive, e ben allenati verso quelle negative. Questo produce danni psicologici e fisiologici.

Tra i fattori determinanti del lavoro sul potenziale umano: 1) far apprezzare alla persona i frames esperienziali di cui si compone un’esperienza allenante o formativa, 2) scoprire sensazioni nascoste anche nei momenti più piccoli o apparentemente insignificanti,  3) aumentare la capacità di cogliere, percepire e assaporare il fluire di sensazioni, 4) diminuire le passività e aumentare la capacità di costruire esperienze positive e di crescita.

Radicamento solido (grounding) e ali per volare

Le persone hanno bisogno di tante cose: cibo, acqua, amore, denaro oggetti, ma, ancora di più, hanno bisogno di radici su cui poggiare (grounding) e ali per volare, strumenti per raggiungere i propri scopi, sogni, aspirazioni, e non spegnersi.

Lavorare su entrambi i piani è il nostro credo fondamentale. È un lavoro diretto ad un potenziamento generale della persona, ad un suo radicamento solido, un ancoraggio su piattaforme salde, per poi poter guardare in alto.

È un rafforzamento indispensabile, necessità sulla quale non è bene chiudere gli occhi.

Questo bisogno è mosso da due grandi classi di motivi: (1) potenziarsi per il desiderio di raggiungere obiettivi che solo con energie elevate possiamo toccare, (2) sviluppare la resistenza esistenziale, saper incassare, farsi forti e assorbire i colpi che arrivano con forza, quanto più la vita si fa complessa e competitiva, e centrano l’individuo da ogni lato (fisico, psicologico, economico, esistenziale). Colpi a volte durissimi e imprevisti.

Gli unici a non subirli sono coloro i quali hanno abbandonato, sono protetti, o possono permettersi di non avere obiettivi. Anche per loro tuttavia, quando la situazione cambia, farsi trovare forti e preparati piuttosto che deboli e impreparati farà la differenza.

Per tutti gli altri, la giostra è aperta qui ed ora, non è possibile scendere, ma solo imparare a potenziarsi, capire cosa succede, prendere coscienza, smontare i meccanismi del gioco, prendere in mano qualche leva di comando, e governare il timone dell’imbarcazione che ci conduce.

Prepararsi e potenziarsi ha senso non solo peri l’oggi ma anche per un domani in cui vogliamo farci trovar pronti rispetto alle sfide che ancora non possiamo prevedere, l’imprevisto. E, come evidenzia l’umanista e scrittore francese Rabelais, verso il futuro è meglio essere preparati.

 

Bevo per la sete che è da venire

François Rabelais (1494-1553)

______

© Articolo di Daniele Trevisani, dal testo “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance

 

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Un Mental Coach è un professionista che allena la mente di un atleta, di un manager o di una persona di qualsiasi tipo, nel compiere evoluzioni positive verso un futuro migliore e ottenere migliori performance. Non è uno psicoterapeuta o uno psichiatra, non tratta questioni cliniche ma può agire sulle stesse variabili che si trovano in alcune aree della psicologia, della comunicazione e della formazione, come la scienza delle performance, la gestione delle emozioni, operando sulla formazione personalizzata di una squadra o di un singolo atleta o manager.

A mio parere gli strumenti che un Mental Coach professionista deve conoscere sono almeno:

  1. la Scala di Fisher, per comprendere e far comprendere ai propri clienti il concetto di stato di coscienza e aiutarlo a riconoscerli nella sua vita personale e nelle performance
  2. le tecniche di rilassamento
  3. le tecniche di visualizzazione
  4. le tecniche di respirazione connesse agli stati corporei (Pranayama)
  5. la tecnica del colloquio di Coaching (e nei casi più evoluti, la tecnica del colloquio di Counseling)
  6. le tecniche di “Analisi degli Episodi”
  7. le tecniche di Analisi della Conversazione (derivate dalle Scienze della Comunicazione)
  8. i principi di base della motivazione
  9. i principi dello stato di Flow (flusso) e delle Optimal Performance
  10. la struttura delle emozioni (in particolare il modello di Plutchick)
  11. il lavoro allenante sulle micro-competenze e macro-competenze (Modello HPM)
  12. i principi dell’Andragogia (la scienza della formazione degli adulti) e la capacità di realizzare active training (formazione attiva) sui propri clienti
  13. sensibilità e competenze sulle intersezioni tra aree diverse: spirituale, emotiva, fisico-corporea, esistenziale, professionale, familiare e sistemica, lavoro sulle competenze
  14. conoscenza e applicazione del modello delle Regie di Cambiamento o modello X-Y, con capacità di progettare azioni di RME (Retargeting Mental Energies)
  15. capacità di fissare micro-obiettivi e macro-obiettivi (Y o “End-States”) e monitorare i progressi del cliente
  16. conosce sulle Scienze del Potenziale Umano (Modello HPM – Human Potential Modeling)

Dal libro “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance“:

Ognuno di noi ha ricevuto un’eredità mentale e genetica da chi lo ha preceduto, un patrimonio di risorse, per alcuni ricco e pieno di frutti, per altri disastrato e pieno di debiti non pagati, con la quale fare i conti. Di questo non abbiamo né colpe né meriti, è il nostro punto di partenza.

Da questo punto in avanti, tuttavia, si avvia la responsabilità della persona nel compiere suoi progressi, tentativi anche piccoli, una responsabilità potente e individuale del volere realizzare se stessi, provare a farlo, o progredire per quanto sia possibile, senza accettare la stasi o la passività (passività da non confondere invece con capacità di rilassamento, un tratto invece positivo).

E quando parliamo di potenziale umano o espressività, non esiste punto di arrivo o traguardo finale. Si tratta di un atteggiamento costante di amore per la vita e per la ricerca.

La scienza è un’amica importante, perché dimostra che esistono possibilità enormi di emancipazione umana e crescita del potenziale personale.

Una grande quantità di studi provano che è possibile mettere mano attivamente alla propria espressività e alle abilità, sia generali che specifiche. Ma per farlo occorre volontà e lavoro allenante.

Lo studio autonomo o di gruppo, la crescita voluta, le esperienze, ma anche il lavoro allenante, formativo, di coaching, di counseling, di training, sono forme per alimentare le nostre ali per volare. Amplificare il potenziale umano significa dare ali a chi non le ha, e aiutare le persone che già volano a volare ancora più in alto.

Con le tecniche giuste, anche persone con handicap hanno potuto amplificare la propria espressività, nel caso specifico l’espressività comunicativa, grazie al ricorso a training particolari basati su tecniche efficaci.

Ad esempio, se parliamo di comunicazione verbale, il prosodic modeling[1] – tecnica che allena la persona a gestire meglio il parlato, il ritmo e intonazione, la buona scansione delle sillabe – migliora la capacità di esprimersi bene, di generare frasi compiute e comprensibili, e ha prodotto effetti scientificamente dimostrati. Il miglioramento è un fatto concreto e possibile.

Ed ancora, è scientificamente dimostrato che le tecniche teatrali nelle loro varie forme (incluso il role-playing, lo psicodramma, le simulazioni) possono essere usate con successo nella formazione in azienda, e anche per aumentare l’espressività di ragazzi con problemi, con risultati tangibili, reali, forti.

Gli studi dimostrano efficacia su variabili determinanti dell’espressività, quali listening skills (capacità di ascolto), eye contact (gestione del contatto visivo), body awareness (consapevolezza corporea), coordinamento fisico, espressività facciale e verbale, focalizzazione e concentrazione, flessibilità mentale e problem solving skills, capacità di interazione sociale, ma anche tratti psicologici quali la self esteem (autostima)[2].

Sono ambiti localizzati, dettagli di un puzzle di crescita, ma sono avanzamenti possibili e mostrano una via, una possibilità reale.

Questo per noi significa tanto: le persone possono andare oltre la posizione di partenza ereditata e oltre lo stato in cui si trovano, qualsiasi esso sia: (1) problematico o patologico, (2) normale o mediano, (3) eccellente o agonistico.

Sicuramente chi si impegna in programmi di sviluppo, su qualsiasi stadio di partenza, sta facendo uno sforzo intenzionale per andare oltre l’eredità ricevuta, e ha un merito. Lo ha anche chi li supporta, i coach, trainer o terapeuti che vi si impegnano. Lo hanno anche i leader se e quando nelle imprese fanno crescere le persone. I leader sono coloro che sviluppano le persone e non solo risultati.

Espressività è liberazione di sé, energia, possibilità di emancipazione, dare aiuto e contributi agli altri e ai loro sogni, così come ai nostri.

Le performance e l’apprendimento sono atti di espressività che non arrivano ad un punto per poi fermarsi, sono piuttosto momenti di azione, seguiti da altri di riflessione, ricarica, e poi ancora ricerca di altre zone di espressività e altre crescite, altri progetti positivi, e ancora riposo, contributi, espressione, in un susseguirsi di “respiro vitale”, un battito di vita profondo e potente.

Ci si può esprimere in una poesia, in una corsa, in un progetto aziendale. Ci si può esprimere aiutando il prossimo, nel volontariato, o in una ricerca spirituale.

Ci si può esprimere nel raccontare con vividezza un racconto o una favola ad un bambino. Non è necessario far soldi o vincere le olimpiadi per esprimersi. Ci si può esprimere nelle professioni, nel lavoro, nell’impresa, ma diventare ricchi non è sempre sintomo di successo vero, anzi, persone che hanno raggiunto obiettivi spirituali, come Gesù, San Francesco, i monaci buddisti, e altri illuminati, hanno deciso che il loro metro di misura fosse altro.

È questa la vera emancipazione: decidere quale sia il nostro metro di misura senza ingoiarlo a forza da altri, non assorbirlo passivamente e impregnarsi da quanto certa società vorrebbe a forza, il consumismo, l’esaspe­razione, il comportamento “produci-consuma-muori”.

Ma, quello che conta ai fini formativi, è che – qualsiasi sia il target o l’obiettivo – l’espressività sia percepita da un mental coach come fattore altamente “lavorabile”, così come lo è, più in generale, ogni ambito della crescita e del potenziale umano.

[1] Young, Arlene R.  et al. (1996), Effects of Prosodic Modeling and Repeated Reading on Poor Readers’ Fluency and Comprehension, Applied Psycholinguistics, v. 17, n. 1, pp. 59-84, Mar.

[2] Bailey, S.D. (1993), Wings To Fly: Bringing Theatre Arts to Students with Special Needs, Woodbine House, Rockville.

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© Dott. Daniele Trevisani, Formatore, Ricercatore, Mental Coach, Mental Trainer, Counselor, autore del testo “Il Potenziale Umano” edito da Franco Angeli, Milano. www.danieletrevisani.it www.danieletrevisani.com

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Articolo sul Mental Coaching sportivo in PDF scritto da Daniele Trevisani Mental Coaching Sportivo. La preparazione psicologica prima di una gara

preparazione mentaleVi sono gare che prosciugano le nostre energie prima ancora di compiersi. Vi sono eventi cui pensiamo con preoccupazione drenando la nostra energia.

L’articolo seguente, tratto dalla preparazione mentale per le arti marziali e sport di combattimento, può aiutarci a capire come migliorare la nostra gestione delle energie, che si tratti di sport, di business o di vita.

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Copyright, Trevisani, Daniele (2013). La preparazione psicologica prima di una gara, negli sport da Ring e nelle Arti Marziali. In: Carli, Davide (ed). Preparazione tecnica e riabilitazione. Fondamenti del movimento umano, scienza e traumatologia dello sport, principi di trattamento riabilitativo. Edizioni Medico Scientifiche, Torino, pp. 369-372

davide carli libro preparazione atletica e riabilitazioneArticolo a cura di: Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, www.studiotrevisani.it

Conoscere e gestire l’attivazione psicologica generata da una gara, distinguere l’attivazione positiva da quella negativa, e dirigerla verso i canali giusti

Vi dirò il mio segreto per liberare la mente dai pensieri negativi.

Quando un tale pensiero entra nella mia mente,

lo visualizzo come se fosse scritto su un pezzo di carta.

Quindi gli do mentalmente fuoco

e lo visualizzo mentre brucia fino a diventare cenere.

Il pensiero negativo è distrutto, e non entrerà più.
Bruce Lee

Che si tratti di arti marziali o sport da ring, prima di una gara tutti vivono stati emotivi alterati. Si tratta di una forma di “attivazione” psicologica, a volte piena di tranelli che dobbiamo conoscere. Così come è importante per un coach evoluto saper fornire agli atleti strumenti per gestire le energie mentali.

L’attivazione psicologica può prendere due strade:

·         Attivazione positiva: vivere l’evento nei suoi lati più belli, sentendone soprattutto i lati positivi, il piacere dell’esperienza, il gusto della passione e dell’azione, il fluire delle propri energie vitali.

·         Attivazione negativa: l’evento si carica di ansia, tensione, distrugge le energie mentali, rende la persona incapace di esprimere liberamente se stessa, le sue potenzialità, e annienta di colpo tutta la sua preparazione.

Per tantissimi motivi, i praticanti sportivi professionisti nelle società occidentali vivono soprattutto nel secondo stato. Nessuno insegna veramente loro cosa fare, al di là del dare consigli derivanti dal buon senso. Un buon punto di partenza è iniziare a esaminare le credenze potenzianti e le credenze depotenzianti che si generano prima di una gara.

Le credenze potenzianti sottostanti l’attivazione positiva sono:

·         non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, che vinca o che perda il mio valore viene dal mio essere, dal mio allenamento, e non dal mio piazzamento

·         chi ha detto che non posso sbagliare? Faccio del mio meglio, ma io posso sbagliare come ogni essere umano

·         non devo far contenti gli altri, ma cercare le emozioni positive che questo evento può darmi

·         si vive una volta sola, e questa giornata è un inno alla vita, da gustare e gioire come tale.

Le credenze de-potenzianti che generano attivazione negativa sono:

·         devo assolutamente dimostrare che valgo

·         non posso permettermi di sbagliare, devo essere teso al massimo

·         gli altri saranno delusi se sbaglio e non posso deluderli

·         da questa giornata dipende tutto.

Vi sono tecniche applicabili per aumentare le energie positive nel pre-gara. Ne citiamo una che tutti possono praticare.

Esercizio di visualizzazione (visual imagery) pre-gara

La tecnica consiste nella visualizzazione positiva: ogni giorno (per circa 20 giorni), per 30 minuti, occorre creare uno “spazio mentale vuoto” nel quale ricercare la condizione migliore. Se ci alleniamo ogni giorno per il corpo, lo stesso dobbiamo fare per la mente.

Occorre distendersi su un divano, o su un letto con doppio cuscino per evitare eventuali capogiri dovuti al fatto di avere la testa troppo bassa. La persona deve sentire di avere sempre la padronanza della situazione e la massima libertà.

Occorre inoltre coprirsi in caso di climi freddi o freschi, e non avere luci forti sugli occhi. L’esercizio di visualizzazione va svolto ad occhi chiusi. Occorre inoltre una musica di sottofondo rilassante (es, musiche Reiki, o altre musiche sinfoniche, orientali, o classiche, niente di “agitato”).

1.       Nella prima fase occorre concentrarsi solo sul respiro, respirare lentamente e profondamente, senza troppo sforzo.

2.       Nella seconda fase (derivante dal Training Autogeno) si avvia la pratica delle ripetizioni mentali: occorre ripetere mentalmente e molto lentamente la frase “il mio corpo è pesante (5 volte), e io sono calmo, tranquillo, sereno. Il mio corpo è pesante, e io sto bene”. Vi sono numerose varianti a queste frasi, ma l’essenziale è che siano frasi positive, sul “sentirsi bene” nel presente e non nel futuro (evitare di dire, ad esempio, “ed io starò bene”, ma dire “e io sto bene”).

3.       Fase di visualizzazione positiva: vedersi mentalmente mentre ci si prepara negli spogliatoi, mentre si viaggia verso la destinazione, mentre ci si riscalda, mentre si combatte, e vedersi in tutte queste fasi esattamente come dovremmo essere: felici, rilassati, appagati di quello che stiamo facendo senza nessuna ossessione per il risultato, ma solo sentire il piacere di quello che stiamo vivendo.

4.       Vedersi nel combattimento o in azione, vedere i colpi fluire, vedersi padroni del proprio corpo e della situazione, vedersi al meglio di come possiamo essere. Nelle forme, vedersi muovere esattamente come vorremmo, vedere il proprio corpo che fluisce nel movimento, alternando velocità e rallentamento, pienamente padroni. Tutto ciò permetterà di aumentare la coordinazione e la determinazione con cui si eseguono le tecniche da combattimento, aumentandone così l’efficacia; inoltre anche la scelta tattica risulterà migliore e quindi verranno create le condizioni più favorevoli per il raggiungimento della vittoria.

5.       Fase di meditazione o “raffreddamento”: fermare i pensieri consapevoli,  immaginare un luogo della natura che amiamo, lasciare che la mente vaghi, lasciare che i pensieri vadano e vengano, lasciare che i pensieri si susseguano liberamente, sino ad arrivare ad un sentimento di rilassamento (in genere, arriva dopo alcune sessioni).

6.       Fase di ripresa: muovere lentamente mani e piedi, stirarsi ad occhi chiusi, rialzarsi lentamente, stirarsi ancora, riprendere a muoversi lentamente, alzarsi lentamente dopo essersi stirati.

Questa sequenza è una delle numerose opzioni che utilizzo nei coaching di training mentale e coaching agonistico. Ve ne sono molte altre che prevedono in addizione azioni fisiche che pratico sulla persona – compressioni, trazioni, e altre tecniche derivanti dalla psicologia organismica – che non possono essere facilmente prescritte ma vanno realizzate ad-hoc, di volta in volta, in base allo stato dell’atleta.

Esponiamo di seguito un esempio della tecnica utilizzata in uno degli incontri preparatori diversi campioni che ho allenato nel training mentale. Le tecniche esposte sono solo indicative e non seguono esattamente le verbalizzazioni date all’atleta, vengono offerte solo come esempio.

Inizio della procedura

Adesso inizieremo l’esercizio, sentiti libero di muoverti in qualsiasi momento, di fare quello che ti senti e prenderti questi minuti per te stesso e per potenziare le tue energie … Chiudi gli occhi, sentiti rilassato, senti ogni tuo muscolo abbandonato … la testa e i muscoli della fronte, il collo, le braccia, la schiena… l’addome, le gambe, le caviglie e i piedi …  (ogni zona viene richiamata molto lentamente, senza fretta) … fai un buon respiro e preparati a visualizzarti mentre ti prepari ad una gara o ad un allenamento.

Durante l’esercizio, ascolta le parole senza nessun obbligo, sentiti libero di riaprire gli occhi in qualsiasi momento, libero completamente, anche di interrompere l’esercizio, di riaprirli per poi richiuderli … non hai alcun obbligo di ascoltare, lascia semplicemente che le parole scorrano e la tua mente le colga senza sforzo alcuno … il senso di queste parole entrerà comunque … consideralo un momento per te, un momento prezioso che ti prendi per te … una riflessione, e nient’altro … (ogni frase viene pronunciata molto lentamente, con musica di sottofondo accuratamente selezionata dal Mental Trainer. L’utilizzo di musiche sbagliate può completamente annullare gli effetti)

Ora, immagina di essere nel giorno dell’incontro … ti alzi la mattina e senti una sensazione di benessere, di pienezza, di gioia … Immaginati mentre ti svegli e decidi di rimanere ancora un po’ disteso, per assaporare questa sensazione … e ora ti vedi durante la giornata della gara …. tranquillo, riposato, sereno ….

Siamo al momento della preparazione prima della gara, sei negli spogliatoi … vedi la fase della bendatura e senti un’energia positiva crescere dentro … ad ogni giro della benda … ti senti calmo e forte, niente può disturbarti … sei assolutamente concentrato, tranquillo, focalizzato …

Immagina adesso di vederti durante l’incontro, immagina che l’inizio del tuo incontro sia un film … e adesso vedi questo film in bianco e nero, immagina che il film sia in bianco e nero … guardati mentre ti muovi nel peggiore dei modi, ti senti goffo, fai degli errori, ti senti poco concentrato … focalizzati su questo film in bianco e nero, e guardalo mentre si svolge, come se tu fossi solo uno spettatore esterno del film … ti vedi e non ti piaci …

Adesso immagina che il film sia una proiezione su uno schermo o una finestra del computer … la finestra si rimpicciolisce … va in alto, a destra, si fa sempre più piccola mentre il film continua … e mentre si fa più piccola e si sposta in alto a destra … si sgrana … diventa come polvere … il film si frantuma in tanti pezzettini che volano via … vanno via in alto a destra ed escono dallo schermo ….

Ora rimane solo uno schermo bianco …. Nessun film, e tu osservi questo schermo sereno …

Respira lentamente mentre l’immagine esce di scena e si frantuma in tanti piccoli pezzetti e volano via ….

Ora lo schermo inizia ad animarsi, e stavolta il film è a colori, ci sei tu, vedi i tuoi occhi aperti, diretti, determinati … vedi energia nei tuoi occhi, il tuo corpo è forte, la tua mente è lucida, sei pienamente padrone della situazione e non vedi l’ora che inizi l’incontro …

L’incontro inizia e ti vedi muovere con assoluta padronanza del tuo corpo…. L’avversario tira colpi, ci prova ma non ci riesce … tu li vedi e li schivi o li pari e l’avversario si sente impotente … in questo film a colori ti senti pieno di energia … veloce …  riesci a prevedere ogni singola mossa … e adesso vedi che l’avversario si muove come al rallentatore … mentre tu lo osservi e lo studi… poi decidi di affondare alcuni colpi … li vedi potenti, decisivi, a bersaglio … ti senti nel pieno delle tue forze, i tuoi colpi sono potenti … vedi l’avversario arretrare, chiudersi, girarsi … mentre avanzi …  senti chiaramente che sei tu a decidere come deve andare l’incontro … vediti completamente padrone, i tuoi occhi aperti, lucidi, la tua mente concentrata, il tuo sguardo come un raggio laser, percepisci ogni movimento, anticipi ogni mossa …

… la ripetizione della alternanza tra visualizzazione negativa e positiva viene ripetuta diverse volte, mentre il Mental Trainer osserva la presenza di segnali di distensione nella respirazione diaframmatica dell’atleta e altri segnali specifici

Fase finale dell’esercizio

Ed ora  in scena nuovamente  l’immagine a colori … e ti vedi esattamente come vuoi … ti vedi sicuro, tranquillo, determinato …. Niente ti sfugge … riesci a percepire ogni cosa … i tuoi colpi sono forti e potenti, il tuo sguardo determinato, lucido … come quello di un lupo che osserva la preda…  e quando azzanna colpisce esattamente dove vuole, senza scampo … (fase archetipica)… vedi chiaramente i tuoi canini esposti, fondi l’immagine mentale di te con quella di un lupo…

Poi ti vedi alla fine dell’incontro, soddisfatto di come l’hai condotto … di come ti sei sentito … provi gioia … il verdetto non ti interessa nemmeno … saluti il tuo avversario che ti ha permesso di fare questo viaggio … un viaggio che è soprattutto dentro di te …. Sai che questa è solo una tappa di un lungo viaggio … dove vuoi gustarti ogni istante, ogni allenamento, come qualcosa di sacro … di potente, di immenso… non hai nessuna fretta di arrivare alla fine…. Perché il viaggio in sé ha per te un valore

Tecniche principali utilizzate e mixate nella traccia:

  • Psicologia degli archetipi
  • Terapia organismica
  • Bioenergetica

Capire e dominare la tensione psicologica pre-gara

Al di la della tecnica che useremo, dobbiamo capire la radice del problema: la generazione dell’ansia e la sua gestione, la sua rimozione per dare spazio alle energie positive.

L’ansia, uno dei mali più drammatici della società contemporanea, è stret­tamente correlata allo stress.

L’ansia è – nella nostra visione – il prodotto di un incremento di attivazione mentale (arousal) mixato ad emozioni negative (paura, angoscia, timore, apprensione). La sola attivazione mentale, di per se positiva, acquisisce nell’ansia sfumature negative e innesca un dialogo interiore tutto centrato sugli eventi negativi, producendo un “sequestro emotivo” della persona.

L’ansia può essere uno stato permanente o prodursi in relazione ad alcuni eventi scatenanti o trigger (eventi che l’individuo vede come problematici, es, parlare in pubblico, stare in situazioni pubbliche, o prendere un aereo, una galleria, o in ambiti sociali e nella vita di relazione).

Alcuni autori erroneamente espongono il concetto di “ansia positiva”, intesa come fonte di energie. In realtà è corretto trattare come fenomeno ipoteticamente positivo unicamente l’arousal (aumento dell’attivazione mentale), mentre l’ansia – espressa come un correlato tra attivazione ed emozioni negative – porta con sé numerosi rischi dal punto di vista psicoenergetico.

Si distingue nella letteratura tra:

·         ansia di stato (collegata ed eventi specifici, es., prendere l’ascensore), e

·         ansia di tratto (componente ansiosa più permanente, insita nella personalità dell’individuo, con componenti che possono essere sia di derivazione genetica che apprese durante la vita

Il training psicoenergetico adeguato consiste in diverse linee di attacco:

  1. eliminare l’arousal connesso agli eventi scatenanti o trigger, tramite tecniche di rilassamento, refraiming cognitivo o ristrutturazione cognitiva; eliminare l’ansia situazionale nei contesti precisi in cui si presenta (es., prima di una lezione, prima di un discorso pubblico);
  2. associare gli eventi scatenanti o trigger ad emozioni positive, con una ristrutturazione cognitiva profonda, es. trasformare l’ansia da lezione in gioia per l’essere protagonista di una relazione d’aiuto, gioia del dare e dell’aiutare il prossimo a capire o a crescere; questo richiede smontare la componente competitiva insita nella prestazione didattica (io contro loro) e sostituirla con la componente della relazione di aiuto (io per loro);
  3. affrontare la componente ansiosa della personalità e quella appresa (ansia di tratto). Questo può richiedere di andare alla ricerca del disagio trans-generazionale (assorbimento di ansia dai genitori e altri referenti importanti nel passato della persona) e degli schemi mentali appresi che la producono e mantengono in vita. Quando sono stati appresi? Da chi? Come rimangono attivi? Quali relazioni personali e culturali la mantengono elevata? Quali abitudini dobbiamo sradicare? Quali inserire? Un lavoro profondo richiede anche la ricerca dei messaggi genitoriali o sociali assimilati che la alimentano (es.: devi riuscire a qualsiasi costo), delle credenze disfunzionali che vivono nella mente dell’individuo, e come virus mentali la danneggiano, dei prototipi cognitivi personali (relazioni tra valori, credenze, atteggiamenti) che la nutrono (es.: devi sempre essere perfetto altrimenti non vali).

In sintesi, possiamo dire che il Training Mentale è una tecnica per potenziare la crescita umana, il Potenziale Umano dell’agonista[1], al di la dello specifico risultato ottenuto in un incontro.

Le tecniche del Potenziale Umano sono spesso decisive nel creare un vantaggio competitivo, ma ancora di più per aiutare l’atleta a trovare equilibri psicologici ed emotivi, generare energie positive in sé e nel proprio team. Secondo la filosofia del Potenziale Umano che ho sviluppato, migliorare la persona, la sua maturità e la sua crescita assume un valore assolutamente superiore al migliorare unicamente l’atleta.

Liberare la persona dai “sassi nello zaino” che egli porta con sé, trovare le vie per la sua crescita personale prima di tutto, è la mia filosofia. La traiettoria complessiva di crescita personale, il mio vero obiettivo latente, porta inevitabilmente con sé risultati positivi nella vita così come nella pratica sportiva.

Copyright, Trevisani, Daniele (2013). La preparazione psicologica prima di una gara, negli sport da Ring e nelle Arti Marziali. In: Carli, Davide (ed). Preparazione tecnica e riabilitazione. Fondamenti del movimento umano, scienza e traumatologia dello sport, principi di trattamento riabilitativo. Edizioni Medico Scientifiche, Torino, pp. 369-372

davide carli libro preparazione atletica e riabilitazioneArticolo a cura di: Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, www.studiotrevisani.it

 

Note sull’autore:

  • dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.
  •  Formatore e ricercatore in Psicologia e Potenziale Umano, ha operato per oltre 200 aziende e con decine di campioni Mondiali, Europei e Italiani di diverse discipline. Laureato in Dams-Comunicazione, è inoltre specializzato in Psicometria all’Università di Padova. Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali formatori italiani nella formazione risorse umane, formazione formatori, coaching, formazione di manager, di istruttori e trainer
Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching