Psicologia del Marketing e Comunicazione. Il libro di riferimento in Italia
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Pulsioni d’acquisto: ragioni di un’analisi
Perché le persone acquistano? Sotto l’influsso di quali forze avvengono le scelte di mercato? E soprattutto, perché affrontare questo tema è così cruciale per la competitività delle aziende?
La vita di ogni persona e di ogni azienda è costellata da momenti d’acquisto. Nonostante questo dato incontrovertibile, la psicologia del consumo costituisce uno dei fenomeni meno studiati e meno tradotti in azienda, in buona parte a causa dell’impostazione classica che vedeva nel consumatore un soggetto razionale, che agisce secondo criteri logici. Capovolgendo quest’impostazione, rivolgeremo la nostra attenzione soprattutto alle dinamiche psicologiche, ai moventi nascosti, al “dark side” del consumo.
Per raggiungere gli obiettivi previsti, riteniamo necessario fornire una prima griglia di impostazione del lavoro, che divide i comportamenti di acquisto in base a motivazioni consce, subconscie ed inconsce.
Questa prima revisione ha profonde implicazioni a più livelli: (1) per la comunicazione aziendale, (2) per le strategie di creazione del valore nella progettazione di un prodotto/servizio, e (3) per l’educazione al consumo.
Una seconda considerazione ci spinge a rivolgere la nostra attenzione all’area della psicologia dei bisogni. L’atto di acquisto si lega innegabilmente a qualche forma di problema esistente nell’individuo (es: risolvere un dolore fisico tramite una medicina), o di aspirazione da raggiungere (es: in un’azienda, l’acquisto di un macchinario per aumentare la produttività), sia che si tratti di un bene povero che di un genere di lusso. Questi problemi o moventi sono il nesso che collega il prodotto alla scelta di acquisto.
Il comportamento degli individui, orientato a diminuire i problemi che li circondano, determina, in un certo momento del tempo, la nascita di una pulsione, un impulso d’acquisto, uno stimolo alla risoluzione dello stato di tensione[1]. Una strategia aziendale che non tenga in seria considerazione quali impulsi d’acquisto inserire nelle proprie offerte, non ha alcuna prospettiva di successo.
Conscio, subconscio e inconscio nelle scelte di acquisto
A volte risulta difficile spiegare il comportamento delle persone nella sfera del consumo e del rapporto con i prodotti. Ci animiamo per questioni apparentemente futili (quale film vedere…), ma ci abituiamo a fatti che non dovrebbero lasciarci dormire (es: la produzione di mine antibambino). Un impiegato dedica una vita a far raccolte di tappi di bottiglia, un bambino non va a scuola senza quello specifico zainetto, un operaio non dorme se la sua auto non ha il cerchio in lega leggera cromato a cinque raggi, un manager soffre nell’indecisione su quale quadro alla parete può meglio comunicare la sua immagine all’interno dell’ufficio, ecc… ecc…. I casi umani sono tanti. Ogni persona ha le proprie ansie, paure, speranze, illusioni, e queste si trasferiscono anche nel comportamento di acquisto (e di riflesso, sulle strategie di vendita).
Se dovessimo catalogare in “consapevoli vs. inconsapevoli”, “razionali vs. irrazionali”, “realmente utili vs. futili”, gli acquisti e i comportamenti del consumatore medio, saremmo costretti ad attribuirne buona parte al secondo tipo: illogico, irrazionale, difficile da spiegare.
Quando si entra nella sfera dei gusti e delle preferenze, esprimere consciamente perché odiamo un certo tipo di scarpe (es.: un adolescente che non sopporta i sandali aperti di cuoio “da frate”, pur essendo essi comodi e confortevoli), un vestito di un certo colore, un’azienda tedesca piuttosto che italiana, vede spesso goffi tentativi di ricerca di spiegazioni. Quando queste vengono attuate, si dimostrano spesso vere e proprie “azioni di copertura”. In queste azioni, l’individuo si sforza di riportare una coltre di apparente razionalità in scelte altrimenti difficile da spiegare anche a se stessi.
Il grado di consapevolezza delle proprie pulsioni infatti decresce nel passaggio da conscio a subconscio ed inconscio.
Possiamo o meno essere d’accordo con le analisi freudiane, certo, tuttavia, risulta strano spiegare ricorrendo alla logica perché le persone non utilizzino più i cavalli come mezzo di spostamento a corto raggio, perché molte donne amino il giardinaggio, perché esistano gli sport violenti, perché i bambini siano attratti da attività quali lo smontare e il rimontare o l’arrampicarsi sugli alberi, perché esistano i rossetti, perché alcuni odino i computer, perché esistano le pellicce, perché.., perché…. infiniti perché ai quali non è possibile rispondere dando soluzioni meccaniche e razionali.
Se analizziamo le trascrizioni scientifiche dei moventi d’acquisto – espresse dagli stessi consumatori – notiamo che in molti atti non appare niente di quanto previsto dall’economia classica. Il concetto di utilità razionale del prodotto a volte sparisce e l’acquisto diventa un fenomeno psicologico che risponde ad altre esigenze, ad esempio un “riempitivo psicologico”, una tecnica di “riparazione di stati emotivi negativi”, o un modo di affermarsi. Ad esempio[2]:
A volte, se non mi sento molto in forma, vado fuori, questo mi fa già sentire meglio. Poi penso, beh, voglio tirarmi su ancora un pò, e quando vedi qualcosa, dici, beh, lo prendo. Mi trasporta in un altro mondo, mi porta con la mente in una sorta di viaggio magico, mi tira su totalmente. Mi nutre, in qualche modo, è qualcosa di cui ho bisogno.
Man mano che procediamo nell’analisi dei moventi, notiamo che le motivazioni divengono sempre meno “superficiali” e razionali, ed emergono fattori nuovi. Le motivazioni di primo livello (il motivo apparente d’acquisto) sono progressivamente sostituite da concetti più complessi e la coltre di razionalità sparisce.
Magari passo davanti ad un negozio di vestiti e vedo qualcosa nella vetrina, e dico, quello è proprio carino. Vado nel negozio, e poi vedo qualcos’altro. E poi dico… quello è ancora più carino di quello in vetrina. E poi mi dico, non ho proprio intenzione di comprare queste cose, me le provo solo un attimo. Così, vado dentro, li provo, e dico, mmh, questo mi sta proprio bene, mi chiedo se c’è qualcos’altro che ci stia bene assieme. Così, provo altre cose che ci si abbinino, … vado dentro perché sono interessata ad una cosa e me ne esco con altre tre o quattro. E posso persino venir fuori con tre o quattro o cinque pezzi tutti uguali, solo di colore diverso. Devo andare dentro, e poi sento quasi che non posso uscire dal negozio senza aver preso qualcosa.[3]
Continuando a scendere nel grado di introspezione, si nota che le motivazioni apparenti (del tipo, “l’ho comprato perché ne avevo bisogno”, o “mi piaceva, e basta”), non tengono. Il livello di profondità nella discesa verso il mondo nascosto a se stessi, l’area delle pulsioni profonde, può decifrare i significati simbolici ed il rapporto emotivo che si genera tra prodotto ed immagine di sè. Da queste analisi emerge spesso che il prodotto diviene strumento di proiezione d’immagine, o mezzo per raggiungere obiettivi strategici (seduzione, potere), e ciò avviene anche inconsapevolmente.
L’inconsapevolezza dei propri moventi non deve meravigliare. Vediamo una constatazione sulla natura umana, svolta in base al pensiero di Freud:
Per Freud la psiche è per la maggior parte inconscia. Essa assomiglia ad un iceberg, i nove decimi della quale sono nascosti o inconsci, e solo un decimo è in superficie o consapevole. Per questo i 9/10 dei nostri atti sono dettati da motivazioni inconsce. La parte consapevole, poi, si divide tra Io o Ego (la coscienza propriamente detta) e Super-io o Super-ego, che raccoglie i referenti morali e educativi. L’Io o Ego media tra motivazioni inconsce e motivazioni morali. La psicoanalisi è pertanto un processo di autoconoscenza, perché aiuta a svelare l’inconscio, e a capire quali sono le motivazioni autentiche dell’individuo rispetto a quelle imposte dai modelli morali o educativi[4].
Il fatto che i moventi dei consumatori non siano sempre ben chiari, o le scelte delle aziende appaiano a volte controintuitive, deve portarci ad una prima riflessione generale: i consumatori e clienti sono macchine biologiche e sociali il cui funzionamento è lungi dall’essere compreso a pieno. Queste macchine a volte hanno dei comportamenti strani, ma le aziende, con questi comportamenti, devono fare i conti tutti i giorni.
A volte i desideri e le scelte di acquisto delle persone sono prevedibili, a volte non lo sono affatto. Se il campo del consumo fosse dominato dalle leggi della razionalità, vivremmo in un mondo diverso.
Le persone, sia come consumatori singoli che come decisori aziendali (buyer[5]), esprimono nei propri comportamenti tutta la natura umana, in cui subentra, spesso, un versante di irrazionalità e di scelte poco spiegabili.
Forniamo, in via iniziale, una prima tipologia di moventi d’acquisto:
- pulsioni consce: gli impulsi d’acquisto che derivano da valutazioni razionali, consapevoli e quasi-scientifiche della convenienza di acquisto in relazione ad un’analisi accurata dei propri bisogni (personali o aziendali);
- pulsioni subconscie: gli impulsi d’acquisto che derivano da associazioni inconsapevoli o solo parzialmente consapevoli tra l’atto d’acquisto e l’eliminazione di problemi reali o potenziali. Le pulsioni subconscie sono prevalentemente di natura culturale e ontogenetica (influssi che il soggetto ha subito durante la sua crescita e sviluppo, partendo dalla nascita);
- pulsioni inconsce: gli impulsi d’acquisto governati da dinamiche non percepite dal soggetto, soprattutto provenienti dalle pulsioni ancestrali, istintuali, genetiche, recondite, le quali agiscono sull’individuo senza che egli stesso ne sia consapevole. Tali impulsi sono prevalentemente dovuti ad aspetti psicobiologici, associati a pulsioni derivanti dalla filogenesi dell’individuo (influssi che derivano dalla storia della specie e dalla sua biologia).
Un esempio di pulsione conscia è dato dalla percezione della necessità di possedere un ombrello se piove molto, o dotarsi di un mezzo di trasporto per raggiungere il lavoro, scegliendo accuratamente tra le diverse alternative esistenti (auto, treno, autobus, bicicletta, ecc..) e valutandone pro e contro razionalmente.
Un esempio di pulsione subconscia avviene durante la scelta di un capo di abbigliamento da parte di un impiegato di banca, nella quale egli a priori – inconsapevolmente – esclude dal campo delle proprie scelte soluzioni tipo babbucce orientali, tuniche africane o perizomi indiani, includendo invece mocassini o abiti “giacca e cravatta” o tuttalpiù maglioni e polo. Il fatto che la scelta avvenga all’interno di un “set mentale” di prodotti occidentali non è completamente consapevole, e risponde ad esigenze di conformità spesso latenti e subconscie. Per quale motivo plausibile, razionale, un impiegato di banca non dovrebbe recarsi al lavoro in perizoma d’estate quando fa molto caldo? Proviamo ad anticipare le reazioni (dei colleghi, dei clienti) a questo comportamento, e lo capiremo immediatamente. Una pulsione subconscia alla conformità culturale è presente in moltissimi acquisti, senza che i consumatori se ne rendano conto.
Un esempio di pulsione inconscia è dato dal movente per cui un ragazzo maturo, non sposato o fidanzato, decide di recarsi in una palestra. In questa scelta può esistere un desiderio sottostante di aumentare la propria attrattività riproduttiva, ed acquistare maggiori chance di trasmettere i propri geni. Questo movente fisiologico e genetico, di origine animale, può avvenire al di fuori della consapevolezza della persona stessa.
Mentre le motivazioni consce si collegano ad acquisti apparentemente logici, l’analisi delle motivazioni subconscie ed inconsce si riferisce alle pulsioni che difficilmente sono spiegabili ricorrendo a modelli razionali.
Lo spostamento dell’attenzione verso l’area del subconscio ed ancor più verso l’area dell’inconscio disturba la sensibilità di molti. Alcuni si oppongono all’intrusione soprattutto per questioni di interesse. Economisti e ricercatori possono infatti vedere il quadro complicarsi, le formule saltare, e sostanzialmente il potere scivolare di mano.
Altri oppositori sono coloro i quali vorrebbero l’essere umano emancipato dalla sua componente animale, considerano la componente pulsionale inconscia una sorta di decadenza verso la brutalità animale, una concessione agli impulsi che tutto il sistema educativo cerca di frenare, nascondere, negare. Capisco, sarebbe bello, ma ancora non è possibile. Il compito di un ricercatore è quello di capire, prima di tutto. Il compito di un manager è quello di agire, in base ad informazioni accurate. Se in questo stadio evolutivo dell’uomo, le pulsioni animali sono ancora presenti, non possiamo far finta che così non sia, e che questo non si innesti nei processi di marketing.
Vi sono zone del cervello la cui funzione è solo vagamente conosciuta. In particolare, l’archipallio rappresenta la porzione più antica della corteccia cerebrale, ed il suo influsso sui comportamenti di acquisto non è mai stato veramente esplorato.
Rispetto alla neocorteccia, che rappresenta la porzione più recente della mente e nei mammiferi occupa quasi il 90% di tutta la corteccia, l’archipallio svolge funzioni diverse e non del tutto comprese, ma comunque legate ad energie psichiche ancestrali (riconoscimento degli odori, lotta, sopravvivenza, controllo del territorio, possesso, ecc.).
Poiché l’archipallio è una zona cerebrale attiva, essa esercita un influsso sul pensiero e sul comportamento, anche di acquisto.
Questo influsso determina scelte che a volte possono apparire illogiche, ma che risultano comprensibili alla luce di una teoria delle pulsioni.
[1] Vedi Rook, D.W. (1987). The buying impulse. Journal of Consumer Research, 14 (September), 189-199.
[2] Trascrizioni tratte da Dittmar, H. & Drury, J. (2000). Self-image – is it in the bag? A qualitative comparison between “ordinary” and “excessive” consumers. Journal of Economic Psychology, 21. 109-142.
[3] Fonte: trascrizioni svolte da Dittmar & Drury, 2000.
[4] Enciclopedia Rizzoli Larousse 2000.
[5] Il termine “buyer” viene utilizzato nel corso del testo per indicare la persona responsabile degli acquisti, o chi comunque assume un ruolo di cliente, acquirente, decisore o controparte rispetto al venditore.
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Lo Psicologo del marketing e della comunicazione
Classificazione EUROPSY
1.DENOMINAZIONE E DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AREA DI PRATICA
PROFESSIONALE
La psicologia del marketing e della comunicazione rappresenta un campo di studi e applicazioni professionali nel quale convergono conoscenze, approcci e metodologie elaborate nell’ambito della psicologia generale, della psicologia sociale, della psicologia della comunicazione, della psicologia economica e dei consumi, della psicologia delle organizzazioni e dell’ergonomia. Del resto, molte sono le discipline che si occupano delle varie forme di comunicazione e delle condotte di consumo e con le quali la Psicologia del marketing e della comunicazione entra in relazione come, ad esempio, l’economia aziendale e il marketing, la statistica, l’antropologia, la sociologia le scienze della comunicazione, la semiotica, ecc..
Sono comunque identificabili tre sottoinsiemi tematici della Psicologia della comunicazione e del marketing tra loro interconnessi e in parte sovrapposti con le suddette discipline non psicologiche:
A) nell’ambito della comunicazione ci si riferisce a ricerche e interventi professionali non solamente sulla comunicazione interpersonale, verbale e non verbale, ma sui fattori della comunicazione efficace; sulla comunicazione in specifici contesti (comunicazione organizzativa, istituzionale, politica, ecc.); sulle tecniche di gestione efficace delle relazioni pubbliche; sulle modalità della comunicazione di utilità sociale (ad esempio, relativa ai rischi lavorativi e della vita quotidiana o per la promozione della salute); sul contributo psicologico alla progettazione di specifici media comunicativi (ad esempio, il web-design); sul ruolo delle nuove tecnologie comunicative (comunicazione integrata online e offline, valutazioni di usabilità delle interfacce, progettazione basata sugli utilizzatori, ecc.); B) La comunicazione pubblicitaria merita una specifica considerazione dal momento che rappresenta un ambito di notevole tradizione di ricerca e intervento psicologico nel quale si affrontano temi come: i livelli d’elaborazione cognitiva e la memoria della pubblicità (ad esempio, la valutazione di nuovi prodotti e dei ricordi di marche); il ruolo delle immagini mentali; gli effetti di mediazione degli elementi visivi e verbali della pubblicità sulle credenze, gli atteggiamenti e le risposte d’intenzione; le funzioni e le caratteristiche della pubblicità emotiva; la valutazione psicofisiologica delle risposte alla pubblicità; analisi della struttura latente dei messaggi pubblicitari e delle reazioni individuali e collettive in specifici contesti (ad esempio, comunicazione politica);i percorsi centrale e periferico della persuasione; le strategie di comunicazione pubblicitaria e promozionale, le caratteristiche dell’advertising management, il monitoraggio dei social media e dei network sociali (ad esempio, social media marketing, analisi degli effetti comunicativi sulla brand reputation), ecc.. C) I comportamenti di consumo e marketing costituiscono il terzo grande ambito di ricerca e intervento psicologico dal momento che esso concerne: a) i processi individuali e di gruppo relativi alla selezione, acquisto, utilizzo, scambio di servizi, prodotti, idee che rispondono ai bisogni o ai desideri delle persone; b) gli impatti di tali scambi sociali sulla vita quotidiana delle persone e sul funzionamento della società. Gli specifici argomenti di indagine e di rilevanza applicativa in questo settore della psicologia economica riguardano, ad esempio: come avvengono i processi di scelta a livello individuale, familiare e sociale; quali processi cognitivi ed emotivi sono in primo piano; quali variabili ambientali e socioculturali influenzano le decisioni; il ruolo delle motivazioni, emozioni, rappresentazioni sociali, credenze e atteggiamenti; la relazione tra consumi, identità e appartenenza sociale; i fattori individuali (socio-demografici e di personalità) di differenziazione delle condotte di consumo e i profili psicosociali dei consumatori; le funzioni e i significati dei consumi per i differenti gruppi sociali; i processi di competizione, differenziazione sociale e conformismo nelle condotte di consumo; l’influenza dei luoghi del consumo sui processi di scelta; le nuove tecnologie funzionali al consumo (ad esempio, fattori psicologici nel funzionamento del mercato elettronico, il digital marketing, ecc.); le tecniche di segmentazione del mercato, dei consumatori e dei prodotti e servizi; la comunicazione persuasiva e le condotte di consumo, i processi di socializzazione ai consumi, la customer satisfaction, ecc.. I tre grandi ambiti sono accomunati da una particolare attenzione che gli psicologi dedicano alle metodologie e tecniche di analisi dei dati. Infatti, dal punto di vista della loro rilevazione sono presenti competenze tecniche di analisi qualitativa (osservazione, interviste in profondità, colloqui, focus group, ecc.) e quantitativa soprattutto mediante questionari (usati anche con supporti elettronici nelle online surveys), scanner data analysis, web analysis, ecc.. Dal punto di vista dell’elaborazione sono usate comunemente tecniche statistiche di analisi multivariata come, ad esempio: l’analisi discriminante, le analisi fattoriali, l’analisi delle corrispondenze, l’analisi congiunta e di cluster, ecc..
2. INDICAZIONE DELLE PRINCIPALI DISCIPLINE PSICOLOGICHE UNIVERSITARIE COINVOLTE
Ricomprende discipline che hanno denominazioni diverse, raggruppate, in ragione del carattere interdisciplinare dei temi affrontati, in differenti settori concorsuali e disciplinari: 11/E1, Psicologia generale, Psicobiologia e Psicometria (PSI/01, Psicologia generale, M-PSI/02, Psicobiologia e Psicologia fisiologica, M-PSI/03, Psicometria), 11/E3, Psicologia sociale, del lavoro e delle organizzazioni, M-PSI/05 Psicologia sociale, M-PSI/06 (Psicologia del lavoro e delle organizzazioni). Ci si riferisce ad esempio:
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE E DEL MARKETING
PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE E DELL’ORGANIZZAZIONE
PSICOLOGIA ECONOMICA
PSICOLOGIA DEI CONSUMI
PSICOLOGIA DEI CONSUMI E DEL MARKETING
4. TIPOLOGIE DI FUNZIONI E ATTIVITÀ PROFESSIONALI CARATTERISTICHE
a) Progettazione e realizzazione di indagini psicosociali sull’opinione pubblica e sui diversi ambiti della comunicazione (istituzionale e sociale, organizzativa, pubblicitaria, politica, ambientale, ecc.).
b) Progettazione e realizzazione di campagne di comunicazione anche attraverso tecnologie informatiche e telematiche, con particolare riferimento alle implicazioni e agli aspetti psicologico-sociali dei nuovi media.
c) Valutazione degli impatti della pubblicità commerciale, dell’efficacia delle campagne di comunicazione politica ed elettorale e delle campagne di promozione di atteggiamenti e comportamenti pro-sociali e utili al benessere individuale e collettivo.
d) Progettazione e realizzazione di indagini motivazionali, qualitative e quantitative, sui consumi di prodotti e servizi e valutazione della loro corrispondenza alle attese (customer satisfaction).
e) Consulenza sulle dinamiche dei processi di persuasione e di coinvolgimento emotivo dei clienti funzionali alla scelta e pianificazione delle varie forme di comunicazione pubblicitaria.
f) Consulenza per la segmentazione del pubblico secondo caratteristiche psicosociali e stili di vita e al posizionamento simbolico di marche e prodotti.
g) Costruzione e validazione di efficaci strumenti di rilevazione qualitativa e quantitativa di dati psicosociali, gestione dei processi di analisi quantitativa e qualitativa di tali dati e della loro rappresentazione sintetica a fini decisionali.
h) Consulenza per la scelta dei canali, dei contenuti comunicativi ed espressivi idonei a trasmettere e rafforzare l’immagine e la reputazione dell’organizzazione, favorendo la sua integrazione sociale nel territorio e accrescendone il peso e la forza economica.
i) Consulenza per lo sviluppo e il coordinamento delle diverse attività di comunicazione esterna (verso clienti, fornitori, banche, istituzioni, opinion leaders, ecc.) destinate a pubblicizzare e promuovere il marchio, i prodotti e i servizi di un’organizzazione.
l) Consulenza per il miglioramento della comunicazione interna all’organizzazione, funzionale al miglioramento delle prestazioni del personale, delle relazioni di lavoro, del coinvolgimento, del clima di fiducia e partecipazione.
m) Progettazione di interfacce user oriented e valutazione dell’accessibilità e usabilità dei prodotti web in relazione alle strategie di scelta e del profilo degli utilizzatori.
n) Attività di sperimentazione, ricerca e didattica nell’ambito delle specifiche competenze caratterizzanti il settore e ai sensi della L.56/1989.
5. PRINCIPALI CONTESTI LAVORATIVI E SETTORI DI INTERVENTO
Lo psicologo della comunicazione e marketing è un laureato magistrale, abilitato dall’Esame di stato all’esercizio della professione, iscritto all’Albo degli psicologi nella sezione A, capace di operare in completa autonomia professionale e di instaurare una collaborazione paritaria con altre figure professionali coinvolte nelle attività di comunicazione e marketing.
Si inserisce nel mercato occupazionale in differenti contesti operativi connessi, ad esempio, con gli uffici comunicazione di grandi aziende e delle organizzazioni pubbliche (ad esempio, uffici stampa e delle relazioni pubbliche), con gli uffici commerciali e di marketing di imprese, con agenzie di pubblicità, con società specializzate in ricerche di mercato.
Opera in genere come libero professionista singolo o nell’ambito di società di consulenza pluridisciplinare che offrono servizi per: la comunicazione multimediale, pubblicitaria, aziendale; la comunicazione integrata; l’ottimizzazione dei servizi al cliente; indagini motivazionali sui consumi e sulla domanda potenziale del mercato; la costruzione e l’utilizzo di siti web nell’ambito del marketing; la valutazione degli effetti della digitalizzazione del mercato comunicativo; la promozione di campagne di promozione sociale, e la valutazione della loro efficacia, ecc. I laureati magistrali potranno occupare posizioni di product manager; brand manager, category manager, direttore commerciale e marketing di imprese di produzione di beni e servizi; account manager in agenzie di pubblicità, in società di ricerche di mercato e di consulenza di marketing e comunicazione.
Può operare, inoltre, come ricercatore in centri studi e ricerche pubblici e privati e presso l’università.