Tag

gestione dello stress

Browsing

La scalata delle Competenze – verso le Supercompetenze

  • Competenze
  • Abilità
  • Capacità
  • Conoscenze
  • Skill
  • Talent
  • Expertise
  • Qualifiche
  • Competenze tecniche
  • Competenze soft
  • Competenze relazionali
  • Competenze comunicative
  • Competenze interpersonali
  • Leadership
  • Management
  • Teamwork
  • Risoluzione dei problemi
  • Pensiero critico
  • Creatività
  • Innovazione
  • Adattabilità
  • Flessibilità
  • Iniziativa
  • Orientamento al risultato
  • Auto-motivazione
  • Auto-gestione
  • Pianificazione
  • Organizzazione
  • Prioritizzazione
  • Multitasking
  • Time management
  • Gestione dello stress
  • Decision making
  • Analisi
  • Ricerca
  • Sintesi
  • Problem solving
  • Strategia
  • Visione
  • Comprendere le esigenze del cliente
  • Customer service
  • Orientamento al cliente
  • Vendite
  • Marketing
  • Negoziazione
  • Relazioni con i clienti
  • Networking
  • Presentazioni
  • Public speaking
  • Comunicazione efficace
  • Ascolto attivo
  • Scrittura
  • Lingue straniere
  • Digital literacy
  • Tecnologie dell’informazione
  • Programma
  • Codifica
  • Progettazione
  • Sviluppo software
  • Analisi dei dati
  • Data mining
  • Business intelligence
  • Analisi finanziaria
  • Contabilità
  • Finanza
  • Economia
  • Statistiche
  • Ricerca operativa
  • Logistica
  • Supply chain management
  • Gestione della qualità
  • Process improvement
  • Lean Six Sigma
  • Project management
  • Gestione del tempo del progetto
  • Agile
  • Scrum
  • Gestione delle risorse umane
  • Sviluppo delle risorse umane
  • Formazione
  • Coaching
  • Valutazione delle prestazioni
  • Gestione del conflitto
  • Gestione del cambiamento
  • Leadership situazionale
  • Intelligenza emotiva
  • Consapevolezza sociale
  • Autocontrollo
  • Motivazione
  • Empatia
  • Capacità decisionale
  • Orientamento strategico
  • Pensiero laterale
  • Pensiero sistematico
  • Problem framing
  • Design thinking
  • Collaborazione
  • Cooperazione
  • Diversità e inclusione
  • Etica professionale
  • Integrità
  • Responsabilità
  • Iniziativa
  • Orientamento al cliente interno
  • Orientamento alla sicurezza
  • Conformità normativa
  • Gestione del rischio
  • Compliance
  • Sicurezza sul lavoro
  • Salute e sicurezza
  • Sicurezza informatica
  • Privacy
  • Gestione delle crisi
  • Risoluzione dei conflitti
  • Diplomazia
  • Leadership etica
  • Analisi delle tendenze
  • Pensiero critico
  • Adattamento al cambiamento
  • Risoluzione dei problemi complessi
  • Proattività
  • Spirito imprenditoriale
  • Innovazione
  • Spirito di iniziativa
  • Apprendimento continuo
  • Auto-sviluppo
  • Formazione continua
  • Pensiero analitico
  • Orientamento all’apprendimento
  • Autoconsapevolezza
  • Autoefficacia
  • Resilienza
  • Leadership transformazionale
  • Orientamento al cliente
  • Attitudine al servizio
  • Orientamento alla qualità
  • Orientamento alla sicurezza
  • Orientamento all’ambiente
  • Gestione dell’ambiente
  • Ecologia
  • Energia rinnovabile
  • Sostenibilità
  • Responsabilità sociale d’impresa
  • Responsabilità ambientale
  • Attività di volontariato
  • Sensibilità culturale
  • Competenze interculturali
  • Conoscenza delle lingue straniere
  • Sensibilità di genere
  • Etica del lavoro
  • Etica professionale
  • Consapevolezza politica
  • Inclusione sociale
  • Orientamento all’uguaglianza
  • Orientamento alla diversità
  • Capacità di apprendimento rapido
  • Orientamento alla qualità
  • Process improvement
  • Gestione della conoscenza
  • Gestione delle informazioni
  • Gestione dei documenti
  • Orientamento alla precisione
  • Orientamento alla puntualità
  • Capacità di rispettare le scadenze
  • Orientamento alla produttività
  • Sviluppo del prodotto
  • Orientamento alla customer satisfaction
  • Relazioni con i fornitori
  • Gestione delle risorse
  • Orientamento alla sostenibilità
  • Sicurezza sul lavoro
  • Orientamento alla compliance
  • Orientamento alla privacy
  • Orientamento alla sicurezza informatica
  • Orientamento alla qualità del prodotto
  • Orientamento alla sicurezza del prodotto
  • Gestione della reputazione
  • Marketing online
  • Content marketing
  • Social media marketing
  • E-commerce
  • Web design
  • User experience (UX)
  • User interface (UI)
  • Mobile development
  • SEO (Search Engine Optimization)
  • SEM (Search Engine Marketing)
  • Analytics
  • Content management
  • Blogging
  • Copywriting
  • Graphic design
  • Video editing
  • Fotografia
  • Comunicazione visiva
  • Storytelling
  • Branding
  • Customer experience
  • Gestione dell’esperienza del cliente
  • Digital strategy

125 Domande di Coaching per la Crescita Personale

Domande di Coaching – Ricerca di Sé:

  1. Qual è il tuo scopo più profondo nella vita?
  2. Cosa ti rende unico rispetto agli altri?
  3. Quali sono i tuoi valori più profondi?
  4. In che modo definisci il successo personale?
  5. Quali sono le tue passioni e come le stai coltivando?
  6. Come descriveresti la tua identità in questo momento?
  7. Quali sono i tuoi punti di forza e come li utilizzi?

Domande di Coaching – Obiettivi e Realizzazione Personale:

  1. Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine?
  2. Cosa ti impedisce di raggiungere i tuoi obiettivi attuali?
  3. Quali abitudini possono aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi?
  4. Come gestisci i fallimenti e le delusioni?
  5. Quali risorse ti aiutano a raggiungere i tuoi obiettivi?

Domande di Coaching – Relazioni Interpersonali:

  1. Quali sono le tue relazioni più significative?
  2. Come contribuisci positivamente alle tue relazioni?
  3. In che modo affronti i conflitti nelle relazioni?
  4. Cosa significa per te avere relazioni sane?

Domande di Coaching – Comunicazione Efficace:

  1. Come migliorare la tua capacità di ascolto attivo?
  2. Come puoi comunicare in modo più chiaro e assertivo?
  3. In che modo gestisci i malintesi nelle comunicazioni?
  4. Quali sono i tuoi filtri comunicativi e come influiscono?

Domande di Coaching – Gestione del Tempo e Priorità:

  1. Come organizzi il tuo tempo in modo efficace?
  2. Come identifichi le attività prioritarie nella tua vita?
  3. Quali sono le tue sfide principali nella gestione del tempo?
  4. In che modo puoi creare una routine più equilibrata?

Domande di Coaching – Crescita Professionale:

  1. Quali sono i tuoi obiettivi di carriera a lungo termine?
  2. Come sviluppi costantemente le tue competenze professionali?
  3. Quali sfide affronti nel tuo percorso professionale?
  4. Come puoi bilanciare crescita personale e carriera?

Domande di Coaching – Benessere Fisico e Mentale:

  1. Come mantieni un equilibrio tra lavoro e salute mentale?
  2. Quali abitudini quotidiane contribuiscono al tuo benessere fisico?
  3. In che modo gestisci lo stress nella tua vita?
  4. Come riconosci i segnali di esaurimento mentale?

Domande di Coaching – Creatività e Innovazione:

  1. Come stimoli la tua creatività nella vita quotidiana?
  2. Quali strategie adotti per risolvere problemi in modo innovativo?
  3. In che modo puoi incoraggiare la creatività negli altri?

Domande di Coaching – Autoapprendimento:

  1. Quali sono le tue aree di interesse per l’apprendimento continuo?
  2. Come mantieni la tua curiosità e sete di conoscenza?
  3. Quali sono i tuoi libri o risorse preferite per l’autoapprendimento?
  4. Come misuri il tuo progresso nell’apprendimento?

Domande di Coaching – Leadership e Influenza:

  1. Quali sono le tue qualità di leadership?
  2. In che modo influenzi positivamente gli altri?
  3. Come affronti situazioni di leadership sfidanti?

Domande di Coaching – Gestione del Cambiamento:

  1. Come affronti i cambiamenti nella tua vita?
  2. Quali sono le tue strategie per gestire il cambiamento?
  3. In che modo il cambiamento ti ha plasmato come persona?

Domande di Coaching – Gratitude e Mindfulness:

  1. Come coltivi la gratitudine nella tua vita quotidiana?
  2. Quali pratiche quotidiane di mindfulness hai?
  3. In che modo la gratitudine influenza il tuo benessere?

Domande di Coaching – Motivazione e Passione:

  1. Qual è la tua fonte principale di motivazione?
  2. Come mantieni la tua passione e l’entusiasmo?
  3. Cosa fai quando perdi la motivazione?

Domande di Coaching – Risoluzione dei Problemi:

  1. Quali sono le tue strategie per risolvere i problemi?
  2. Come affronti le sfide inaspettate?
  3. In che modo coinvolgi gli altri nella risoluzione dei problemi?

Domande di Coaching – Equilibrio Vita Lavorativa e Vita Privata:

  1. Come bilanci la tua vita lavorativa con quella personale?
  2. Quali sono le tue regole per mantenere l’equilibrio?
  3. In che modo coinvolgi la tua famiglia nelle tue attività?

Domande di Coaching – Autostima e Autocompassione:

  1. Come gestisci i momenti di auto-dubbio?
  2. Quali strategie adotti per coltivare l’autocompassione?
  3. In che modo l’autostima influenza le tue decisioni?

Domande di Coaching – Decisioni e Assunzione di Responsabilità:

  1. Come prendi decisioni importanti nella tua vita?
  2. In che modo assumi la responsabilità delle tue azioni?
  3. Quali sono le tue paure legate all’assunzione di responsabilità?

Domande di Coaching – Abitudini Positive:

  1. Quali abitudini positive hai attualmente?
  2. Come puoi sviluppare nuove abitudini positive?
  3. Quali sono le abitudini che vuoi eliminare?

Domande di Coaching – Finanze Personali:

  1. Come gestisci le tue finanze personali?
  2. Quali obiettivi finanziari vuoi raggiungere nel prossimo anno?
  3. In che modo le tue abitudini finanziarie riflettono i tuoi valori?

Domande di Coaching – Apprendimento Continuo:

  1. Quali sono le tue modalità preferite di apprendimento continuo?
  2. Come hai incorporato l’apprendimento continuo nella tua vita quotidiana?
  3. Quali sono le tue sfide nell’apprendimento continuo?

Domande di Coaching – Confronto e Competizione:

  1. Come affronti il confronto con gli altri?
  2. Quali sono le tue strategie per gestire la competizione?
  3. In che modo il confronto ti influenza positivamente o negativamente?

Domande di Coaching – Sogni e Aspirazioni:

  1. Cosa sogni di realizzare nei prossimi cinque anni?
  2. Quali sono i passi che puoi fare ora per avvicinarti a quei sogni?
  3. In che modo le tue aspirazioni influenzano le tue decisioni quotidiane?

Domande di Coaching – Riconoscimento e Gratificazione:

  1. Come cerchi riconoscimenti per i tuoi successi?
  2. Quali sono le tue fonti di gratificazione nella vita quotidiana?
  3. In che modo riconosci gli sforzi degli altri?

Domande di Coaching – Capacità di Adattamento:

  1. Come gestisci il cambiamento e l’incertezza?
  2. Quali sono i tuoi punti di forza nell’adattarti a nuove situazioni?
  3. In che modo la tua flessibilità ti ha aiutato a superare le sfide?

Domande di Coaching – Passioni Ignorate:

  1. C’è qualcosa che hai sempre voluto fare ma che hai ignorato? Perché?
  2. Quali sono le ragioni che ti impediscono di perseguire le tue passioni?

Domande di Coaching – Relazione con il Denaro:

  1. Qual è la tua relazione emotiva con il denaro?
  2. In che modo questa relazione influisce sulle tue decisioni finanziarie?
  3. Quali sono i tuoi obiettivi finanziari a lungo termine?

Domande di Coaching – Empatia e Compassione:

  1. Come mostri empatia verso gli altri?
  2. Quali azioni quotidiane puoi intraprendere per coltivare la compassione?
  3. Come gestisci le situazioni in cui la tua empatia può essere una sfida?

Domande di Coaching – Visione del Futuro:

  1. Qual è la tua visione ideale per il futuro?
  2. In che modo ti prepari per il futuro che desideri?
  3. Quali sono le tue preoccupazioni principali riguardo al futuro?

Domande di Coaching – Gestione dello Stress:

  1. Quali sono le tue strategie principali per gestire lo stress?
  2. In che modo riconosci i segnali precoci di stress e cosa fai al riguardo?
  3. Come mantenere la calma durante situazioni di grande pressione?

Domande di Coaching – Lavoro di Squadra:

  1. Qual è il tuo ruolo in un team?
  2. Come supporti gli altri membri del tuo team?
  3. Quali sono le tue sfide nella collaborazione?

Domande di Coaching – Legami Familiari:

  1. In che modo influenzi positivamente la tua famiglia?
  2. Quali sono le tue responsabilità familiari più importanti?
  3. Come gestisci le dinamiche familiari complesse?

Domande di Coaching – Autocelebrazione:

  1. Come celebri i tuoi successi, grandi e piccoli?
  2. Quali sono i tuoi rituali di autocelebrazione?
  3. In che modo riconosci i tuoi progressi personali?

Domande di Coaching – Innovazione Personale:

  1. Come stimoli l’innovazione nella tua vita quotidiana?
  2. Quali cambiamenti innovativi puoi introdurre nella tua routine?
  3. Come affronti la paura dell’ignoto?

Domande di Coaching – Coerenza con i Valori:

  1. Come riflettono i tuoi comportamenti i tuoi valori fondamentali?
  2. Quali passi puoi fare per vivere in modo più coerente con i tuoi valori?
  3. Cosa accade quando i tuoi valori entrano in conflitto con gli altri?

Domande di Coaching – Apprezzamento del Presente:

  1. In che modo puoi essere più consapevole del momento presente?
  2. Quali pratiche quotidiane di gratitudine puoi incorporare nella tua vita?
  3. Come eviti di perderti nel passato o di preoccuparti troppo per il futuro?

Domande di Coaching – Vulnerabilità:

  1. In che modo mostri vulnerabilità nelle tue relazioni?
  2. Cosa ti impedisce di essere più aperto riguardo ai tuoi sentimenti?
  3. Come gestisci la paura di essere giudicato dagli altri?

Domande di Coaching – Intelligenza Emotiva:

  1. Quanto sei consapevole delle tue emozioni e di come influenzano il tuo comportamento?
  2. Come gestisci le emozioni intense come la rabbia o la tristezza?
  3. Quali sono i tuoi punti di forza nell’intelligenza emotiva?

Domande di Coaching – Futuro del Lavoro e Carriera:

  1. Come immagini il tuo ruolo nel futuro del lavoro?
  2. Quali competenze ritieni saranno fondamentali per il futuro?
  3. In che modo puoi prepararti per affrontare le sfide future nel tuo campo?

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande

Domanda

Una domanda è un’espressione che serve come richiesta di informazioni . Talvolta le domande vengono distinte dagli interrogativi , che sono le forme grammaticali tipicamente utilizzate per esprimerle. Le domande retoriche , ad esempio, hanno una forma interrogativa ma non possono essere considerate domande in buona fede , poiché non è prevista una risposta.

Le domande sono disponibili in diverse varietà. Le domande polari sono quelle come l’ esempio inglese “Is this a polar question?”, a cui si può rispondere con “sì” o “no”. Domande alternative come “È una domanda polare o una domanda alternativa?” presentare un elenco di possibilità tra cui scegliere. Domande aperte come “Che razza di domanda è questa?” consentire molte possibili soluzioni.

Le domande sono ampiamente studiate in linguistica e filosofia del linguaggio . Nel sottocampo della pragmatica , le domande sono considerate come atti illocutivi che sollevano una questione da risolvere nel discorso . Negli approcci alla semantica formale come la semantica alternativa o la semantica curiosa , le domande sono considerate come denotazioni di interrogativi e sono tipicamente identificate come insiemi di proposizioni che rispondono ad esse.

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Definizioni

Linguisticamente, una domanda può essere definita su tre livelli.

A livello semantico , una domanda è definita dalla sua capacità di stabilire un insieme di risposte logicamente possibili. [1]

A livello pragmatico , una domanda è una categoria illocutoria di atto linguistico che cerca di ottenere informazioni dal destinatario. [1]

A livello di sintassi , l’ interrogativo è un tipo di frase tipicamente associata alle domande e definita da alcune regole grammaticali (come l’ inversione soggetto-ausiliario in inglese) che variano a seconda della lingua.

Alcuni autori confondono queste definizioni. Sebbene le domande prototipiche (come “Come ti chiami?”) soddisferanno tutte e tre le definizioni, la loro sovrapposizione non è completa. Ad esempio “Vorrei sapere il tuo nome”. soddisfa la definizione pragmatica, ma non quella semantica o sintattica. Tali disallineamenti di forma e funzione sono chiamati atti linguistici indiretti .

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Usi

L’uso principale delle domande è quello di sollecitare informazioni dalla persona a cui ci si rivolge indicando l’informazione che l’oratore (o lo scrittore) desidera. [2]

Una leggera variante è la domanda display , in cui al destinatario viene chiesto di produrre informazioni che sono già note a chi parla. [3] Ad esempio, un insegnante o un conduttore di un gioco potrebbe chiedere “Qual è la capitale dell’Australia?” per testare la conoscenza di uno studente o di un concorrente.

Una domanda di direzione è quella che cerca un’istruzione piuttosto che informazioni fattuali. Si differenzia da una tipica domanda (“informazione”) in quanto la risposta caratteristica è una direttiva piuttosto che un’affermazione dichiarativa. [1] Ad esempio:

A: Quando dovrei aprire il tuo regalo?

B: Aprilo adesso.

Le domande possono anche essere utilizzate come base per una serie di atti linguistici indiretti. Ad esempio, la frase imperativa “Passa il sale”. può essere riformulato (in modo un po’ più educato) come:

Passeresti il sale?

Che ha la forma di un interrogativo, ma la forza illocutoria di una direttiva.

Il termine domanda retorica può essere applicato colloquialmente a una serie di usi di domande in cui l’oratore non cerca o si aspetta una risposta (forse perché la risposta è implicita o ovvia), come ad esempio:

Ha perso la testa?

Perché vi ho portato tutti qui? Lasciatemi spiegare…

Sono chiusi? Ma il sito web diceva che era aperto fino alle 10.

Domande caricate (un caso speciale di domande complesse ), come “Hai smesso di picchiare tua moglie?” può essere usato come scherzo o per mettere in imbarazzo il pubblico, perché qualsiasi risposta che una persona potrebbe dare implicherebbe più informazioni di quelle che sarebbe disposta ad affermare.

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Classificazione semantica

La principale classificazione semantica delle domande è in base all’insieme di risposte logicamente possibili che ammettono. Una domanda aperta, come “Come ti chiami?”, consente un numero indefinito di risposte possibili. Una domanda chiusa ammette un numero finito di possibili risposte. Le domande chiuse possono essere ulteriormente suddivise in domande sì-no (come “Hai fame?”) e domande alternative (come “Vuoi marmellata?”).

La distinzione tra queste classi tende ad essere grammaticalizzata. In inglese, gli interrogativi aperti e chiusi sono tipi di clausole distinti tipicamente associati rispettivamente a domande aperte e chiuse.

Domande si No

Articolo principale: Sì, nessuna domanda

Una domanda sì-no (chiamata anche domanda polare , [1] o domanda generale [4] ) chiede se alcune affermazioni sono vere. In linea di principio si può rispondere con un “sì” o un “no” (o parole o espressioni simili in altre lingue). Gli esempi includono “Prendi lo zucchero?”, “Dovrebbero essere creduti?” e “Sono la persona più sola al mondo?”

Domande alternative

Una domanda alternativa [5] presenta due o più scelte discrete come possibili risposte presupponendo che solo una di esse sia vera. Per esempio:

Sostieni Inghilterra, Irlanda o Galles?

La risposta canonica prevista a tale domanda sarebbe “Inghilterra”, “Irlanda” o “Galles”. Una domanda così alternativa presuppone che il destinatario sostenga una di queste tre squadre. Il destinatario può cancellare questo presupposto con una risposta del tipo “Nessuno”.

In inglese, le domande alternative non si distinguono sintatticamente dalle domande sì-no. A seconda del contesto, la stessa domanda può avere entrambe le interpretazioni:

  • Questi muffin hanno burro o margarina? [Sto seguendo una dieta a basso contenuto di grassi.]
  • Questi muffin hanno burro o margarina? [Ho visto che la ricetta dice che potresti usarli entrambi.]

Nel parlato, questi sono distinguibili per intonazione.

Domande aperte

Una domanda aperta (detta anche domanda variabile , [1] domanda non polare , o domanda speciale [4] ), ammette un numero indefinito di risposte possibili. Per esempio:

Dove dovremmo andare a pranzo?

In inglese, questi sono tipicamente incorporati in una frase interrogativa chiusa, che utilizza una parola interrogativa come quando , chi o cosa . Queste sono anche chiamate parole wh , e per questo motivo le domande aperte possono anche essere chiamate domande wh .

Formazione delle domande

Le domande possono essere contrassegnate da una combinazione di ordine delle parole, morfologia , parole interrogative e intonazione . Laddove le lingue hanno uno o più tipi di proposizioni tipicamente utilizzate per formare domande, sono chiamate proposizioni interrogative . Le domande aperte e chiuse sono generalmente distinte grammaticalmente, con le prime identificate dall’uso di parole interrogative .

In inglese , tedesco , francese e varie altre lingue (per lo più europee), entrambe le forme di interrogativo sono soggette a un’inversione dell’ordine delle parole tra verbo e soggetto. In inglese, l’inversione è limitata ai verbi ausiliari , che a volte richiedono l’aggiunta dell’ausiliare do , come in:

  1. Sam legge il giornale. – Dichiarazione
  2. Sam legge il giornale? – Sì-no domanda formata utilizzando l’inversione e do -support

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Domande aperte

Le domande aperte sono formate dall’uso di parole interrogative come, in inglese, quando , cosa o quale . Questi rappresentano variabili che rappresentano le informazioni sconosciute ricercate. Possono anche combinarsi con altre parole per formare frasi interrogative, come ad esempio in quali scarpe :

Quali scarpe dovrei indossare alla festa?

In molte lingue, compreso l’inglese e la maggior parte delle altre lingue europee, la frase interrogativa deve (con alcune eccezioni come le domande eco ) apparire all’inizio della frase, un fenomeno noto come wh-fronting . In altre lingue, l’interrogativo appare nella stessa posizione che avrebbe in una corrispondente frase dichiarativa ( in situ ). [6]

Una domanda può includere più variabili come in:

Di chi sono i regali in quali scatole?

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Domande polari

Lingue diverse possono utilizzare meccanismi diversi per distinguere le domande polari (“sì-no”) dalle dichiarazioni dichiarative (oltre al punto interrogativo ). L’inglese è una delle poche lingue che utilizzano l’ordine delle parole. Un altro esempio è il francese:

francese Traduzione
Dichiarativo Vous avez tuo un oiseau. Hai ucciso un uccello.
Domanda polare Avez-vous tué un oiseau? Hai ucciso un uccello?

Dal punto di vista linguistico, il metodo più comune per contrassegnare una domanda polare è con una particella interrogativa , [7] come il giapponese か ka , mandarino 吗 ma e polacco strano .

Altre lingue usano la morfologia verbale, come il suffisso verbale -n nella lingua Tunica .

Delle lingue esaminate nell’Atlante mondiale delle strutture linguistiche , solo una, Atatláhuca-San Miguel Mixtec , non ha alcuna distinzione tra dichiarativi e domande polari. [7]

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Intonazione

La maggior parte delle lingue ha uno schema intonazionale caratteristico delle domande (spesso comporta un tono alzato alla fine, come in inglese).

In alcune lingue, come l’italiano , l’intonazione è l’unica distinzione. [ citazione necessaria ]

In alcune lingue, come l’inglese o il russo, un dichiarativo ascendente è una frase che è sintatticamente dichiarativa ma è intesa come una domanda mediante l’uso di un’intonazione ascendente. Ad esempio, “Non lo usi?”

D’altra parte, ci sono dialetti inglesi (inglese della California meridionale, inglese neozelandese) in cui i dichiarativi ascendenti (l’ ” uptalk “) non costituiscono domande. [8] Tuttavia è accertato che in inglese esiste una distinzione tra dichiarativi ascendenti assertivi e dichiarativi ascendenti inquisitivi , distinti dalla loro prosodia .

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Richiesta di conferma e presupposizione del relatore

Le domande possono essere formulate come una richiesta di conferma di un’affermazione che l’interrogante ritiene già vera.

Una tag question è una domanda polare formata dall’aggiunta di un frammento interrogativo (il “tag”) a una clausola (tipicamente dichiarativa). Per esempio:

Tu sei John, vero?

Prendiamo qualcosa da bere, ok?

Ti sei ricordato delle uova, vero?

il presupposto del parlante quando costituisce una domanda complessa . Considera una dichiarazione

(A) Qualcuno ha ucciso il gatto

e diverse domande ad esso correlate.

(B) John ha ucciso il gatto, vero? (domanda tag)

(C) È stato John a uccidere il gatto?

Rispetto a:

(D) Chi ha ucciso il gatto?

A differenza di (B), le domande (C) e (D) incorporano il presupposto che qualcuno abbia ucciso il gatto.

La domanda (C) indica l’impegno del parlante nei confronti della verità dell’affermazione secondo cui qualcuno ha ucciso il gatto, ma nessun impegno sul fatto che John lo abbia fatto o meno. [9]

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Punteggiatura

Nelle lingue scritte in latino , cirillico o in altri tipi di scrittura, un punto interrogativo alla fine di una frase identifica le domande scritte. Come nel caso dell’intonazione, questa caratteristica non è limitata alle frasi che hanno la forma grammaticale delle domande: può anche indicare la funzione pragmatica della frase .

In spagnolo all’inizio viene posto un ulteriore segno invertito : ¿Cómo está usted? “Come stai?”. Una variante poco comune del punto interrogativo è l’ interrobang (‽), che combina la funzione del punto interrogativo e del punto esclamativo .

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Risposte

Vedi anche: Domanda sì-no § Risposte e Puntini di sospensione della risposta

La grammatica Cambridge della lingua inglese distingue tra una risposta (essendo un membro dell’insieme di risposte logicamente possibili, come delineato nel § Classificazione semantica ) e una risposta (qualsiasi affermazione fatta dal destinatario in risposta alla domanda). [1] Ad esempio, le seguenti sono tutte le possibili risposte alla domanda “Alice è pronta a partire?”

  1. (a) Sì.

(b) È pronta.

(c) No, non lo è.

  1. (a) Non lo so.

(b) Perché lo chiedi?

(c) Potrebbe esserlo.

iii.(a) Sta ancora cercando il suo portafoglio.

(b) Non ti aspettava prima delle 5 in punto.

(c) Ti farò sapere quando sarà pronta.

Solo le risposte [i] sono risposte nel senso Cambridge. Le risposte in [ii] evitano di impegnarsi in una risposta o no . Le risposte in [iii] implicano tutte una risposta no , ma non sono logicamente equivalenti a no . (Ad esempio, in [iiib], l’intervistato può cancellare l’implicatura aggiungendo un’affermazione del tipo: “Fortunatamente, ha preparato tutto in anticipo.”)

In modo simile, Belnap e Steel (1976) definiscono il concetto di risposta diretta :

Una risposta diretta a una determinata domanda è un pezzo di linguaggio che risponde completamente, ma proprio completamente, alla domanda… Ciò che è cruciale è che sia effettivamente possibile decidere se un pezzo di linguaggio è una risposta diretta a una domanda specifica… Ad ogni domanda chiara corrisponde un insieme di affermazioni che rispondono direttamente . … Una risposta diretta deve fornire una soluzione indiscutibilmente definitiva alla questione. [10]

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Rispondere a domande negative

Articolo principale: sì e no

Le “domande negative” sono frasi interrogative che contengono la negazione nella loro frase, come “Non dovresti lavorare?” Questi possono avere modi diversi di esprimere affermazione e negazione rispetto alla forma standard della domanda e possono creare confusione, poiché a volte non è chiaro se la risposta debba essere l’opposto della risposta alla domanda non negata. Ad esempio, se uno non ha il passaporto, entrambi “Hai il passaporto?” e “Non hai il passaporto?” ricevono una risposta corretta con “No”, nonostante apparentemente pongano domande opposte. Le lingue giapponese e coreana evitano questa ambiguità. Rispondere “No” alla seconda di queste in giapponese o coreano significherebbe “ho un passaporto”.

Una domanda ambigua simile in inglese è “Ti dispiace se…?” La persona che risponde può rispondere in modo inequivocabile “Sì, mi dispiace”, se gli dispiace, o “No, non mi dispiace”, se non gli dispiace, ma una semplice risposta “No” o “Sì” può creare confusione , poiché un singolo “No” può sembrare un “Sì, mi dispiace” (come in “No, per favore non farlo”), e un “Sì” può sembrare un “No, non mi dispiace” ” (come in “Sì, vai avanti”). Un modo semplice per aggirare questa confusione sarebbe porre una domanda non negativa, come “Va bene per te se…?”

Alcune lingue hanno particelle diverse (ad esempio il francese si “, il tedesco doch ” o lo svedese , il danese e il norvegese jo “) per rispondere alle domande negative (o alle affermazioni negative) in modo affermativo; forniscono un mezzo per esprimere contraddizione.

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Domande indirette

Oltre alle domande dirette (come Dove sono le mie chiavi? ), esistono anche domande indirette (chiamate anche clausole di contenuto interrogativo ), come dove sono le mie chiavi . Queste sono usate come proposizioni subordinate in frasi come “Mi chiedo dove sono le mie chiavi” e “Chiedigli dove sono le mie chiavi”. Le domande indirette non seguono necessariamente le stesse regole grammaticali delle domande dirette. [11] Ad esempio, in inglese e in alcune altre lingue, le domande indirette si formano senza inversione di soggetto e verbo (confronta l’ordine delle parole in “dove sono?” e “(mi chiedo) dove sono”). Le domande indirette possono anche essere soggette ai cambiamenti di tempo e ad altri cambiamenti che si applicano generalmente al discorso indiretto .

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Imparare

Le domande vengono utilizzate dalla fase più elementare dell’apprendimento alla ricerca originale. Nel metodo scientifico , una domanda spesso costituisce la base dell’indagine e può essere considerata una transizione tra la fase di osservazione e quella di ipotesi. Gli studenti di tutte le età utilizzano le domande nell’apprendimento degli argomenti e la capacità di far sì che gli studenti creino domande “investigabili” è una parte centrale dell’educazione all’indagine . Il metodo socratico di mettere in discussione le risposte degli studenti può essere utilizzato da un insegnante per condurre lo studente verso la verità senza istruzioni dirette e aiuta anche gli studenti a trarre conclusioni logiche.

Un uso diffuso e accettato delle domande in un contesto educativo è la valutazione delle conoscenze degli studenti attraverso gli esami .

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Origini

Le scimmie acculturate Kanzi , Washoe , Sarah e alcuni altri che sono stati sottoposti a estesi programmi di formazione linguistica (con l’uso di gesti e altre forme visive di comunicazione) hanno imparato con successo a rispondere a domande e richieste piuttosto complesse (comprese le parole interrogative “chi”, “cosa” , “dove”), anche se finora non sono riusciti a imparare a porre domande da soli . Ad esempio, David e Anne Premack hanno scritto: “Sebbene lei [Sarah] abbia capito la domanda, lei stessa non ha fatto alcuna domanda – a differenza della bambina che fa domande interminabili, come “Che cosa? Chi fa rumore? Quando papà torna a casa? Io”. andare a casa della nonna? Dove il cucciolo? Sarah non ha mai ritardato la partenza del suo allenatore dopo le lezioni chiedendogli dove andava, quando sarebbe tornata o qualsiasi altra cosa”. [12] La capacità di porre domande viene spesso valutata in relazione alla comprensione delle strutture sintattiche . È ampiamente accettato che le prime domande vengano poste dagli esseri umani durante la prima infanzia, nella fase presintattica di una parola dello sviluppo del linguaggio , con l’uso dell’intonazione della domanda . [13]

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Vedi anche

Domande di Coaching – Approfondimenti sulle domande – Riferimenti

  1. ^ Vai a: aB C D e f Huddleston, Rodney e Geoffrey K. Pullum. (2002) La grammatica Cambridge della lingua inglese . Cambridge: Cambridge University Press. ISBN 0-521-43146-8 .
  2. ^Searle, J (1969). Atti linguistici. Cambridge: Cambridge University Press .
  3. ^Searle, J (1969). Atti linguistici. Cambridge: Cambridge University Press. P. 69.
  4. ^ Vai a: ab William Chisholm, Louis T. Milic, John AC Greppin. Interrogatività. – Casa editrice John Benjamin, 1982.
  5. ^Loos, Eugene E.; Anderson, Susan; Giorno, Dwight H. Jr.; Giordania, Paolo C.; Wingate, J. Douglas (a cura di). “Qual è una domanda alternativa?” . Glossario dei termini linguistici. SIL Internazionale.
  6. ^“Capitolo 93: Posizione delle frasi interrogative nelle domande di contenuto” . Atlante mondiale delle strutture linguistiche. Estratto 15 aprile il 2021.
  7. ^ Vai a: aB “Capitolo 116: Domande polari” . Atlante mondiale delle strutture linguistiche. Estratto 15 aprile il 2021.
  8. ^Paul Warren (2017) “L’interpretazione della variabilità prosodica nel contesto dei segnali sociofonetici di accompagnamento”, Laboratory Phonology: Journal of the Association for Laboratory Phonology, 8(1), 11. doi : 5334/labphon.92 (Documento presentato al Terzo workshop Approcci sperimentali e teorici alla prosodia)
    • Maggiori informazioni su uptalk di questo autore: Paul Warren, Uptalk: the fenomeno dell’intonazione crescente , Cambridge University Pres s. 2016, ISBN978-1107123854 (copertina rigida), ( edizione kindle )
  9. ^Stanley Peters , “Impegni dei relatori: presupposizione”, Atti della conferenza sulla semantica e la teoria linguistica (SALT) 26: 1083–1098, 2016, ( (scarica PDF) )
  10. ^Nuel Belnap e TB Steel Jr. (1976) La logica delle domande e delle risposte , pagine 3, 12 e 13, Yale University Press ISBN 0-300-01962-9
  11. ^“Domande indirette – Lezione di grammatica inglese – ELC” . ELC – Centro di lingua inglese. 27-11-2017. Estratto il 24/01/2018.
  12. ^Premack, David; Premack, Ann J. (1983). La mente di una scimmia. New York, Londra: WW Norton & Company . P. 29.
  13. ^Cristallo, David (1987). L’Enciclopedia del linguaggio di Cambridge. Cambridge. Pag. 241, 143: Università di Cambridge

Domande di Coaching – semantica articolo

  • Domande di coaching
  • Le migliori domande di coaching
  • Elenco domande di coaching
  • Obiettivi personali
  • Valori fondamentali
  • Autenticità
  • Autostima
  • Visione di sé
  • Passioni
  • Bilanciamento lavoro-vita
  • Abitudini positive
  • Gestione dello stress
  • Fiducia in se stessi
  • Resilienza
  • Autoconsapevolezza
  • Autodisciplina
  • Creatività
  • Relazioni interpersonali
  • Comunicazione efficace
  • Gestione del tempo
  • Priorità
  • Energia positiva
  • Motivazione
  • Focus
  • Risoluzione dei conflitti
  • Accettazione del cambiamento
  • Leadership personale
  • Crescita professionale
  • Aspettative personali
  • Gestione delle emozioni
  • Risorse interiori
  • Capacità decisionale
  • Apprendimento continuo
  • Equilibrio tra dare e ricevere
  • Mentalità positiva
  • Sviluppo delle abilità
  • Riconoscimento delle opportunità
  • Cultura dell’apprendimento
  • Capacità di ascolto
  • Responsabilità personale
  • Immaginazione e creatività
  • Convinzioni limitanti
  • Sogno e obiettivi a lungo termine
  • Intuizione
  • Empatia
  • Orientamento al risultato
  • Benessere fisico
  • Auto-compassione
  • Crescita emotiva
  • Auto-riflessione
  • Mindfulness
  • Sviluppo delle competenze
  • Apprezzamento del proprio valore
  • Respiro consapevole
  • Auto-motivazione
  • Riconoscimento delle proprie forze
  • Autocelebrazione
  • Chiarezza di intenti
  • Gratitudine
  • Connessione con il proprio scopo
  • Consapevolezza del corpo
  • Identificazione dei blocchi mentali
  • Sviluppo delle relazioni
  • Responsabilità finanziaria
  • Equilibrio tra fare e essere
  • Ottimismo
  • Sviluppo delle abilità sociali
  • Innovazione personale
  • Pensiero critico
  • Atteggiamento positivo
  • Orientamento al futuro
  • Imparare dagli errori
  • Adattabilità
  • Gratificazione ritardata
  • Espansione della zona di comfort
  • Autenticità nel lavoro
  • Trasparenza
  • Collaborazione
  • Visione a lungo termine
  • Identificazione dei talenti
  • Apprezzamento delle piccole cose
  • Sviluppo della resilienza emotiva
  • Intenzionalità
  • Crescita spirituale
  • Auto-miglioramento continuo
  • Cultura della gratitudine
  • Sostenibilità personale
  • Capacità di apprendimento dalle critiche
  • Rispetto per sé stessi e per gli altri
  • Conoscenza delle proprie debolezze
  • Flessibilità mentale
  • Stabilità emotiva
  • Comprendere il significato della vita
  • Conoscenza del proprio stile di apprendimento
  • Sviluppo della pazienza
  • Curiosità
  • Sintonia con le proprie emozioni
  • Crescita finanziaria personale
  • Apertura al cambiamento
  • Controllo delle abitudini distruttive
  • Mentalità di crescita
  • Valorizzazione dell’equilibrio mentale
  • Valorizzazione delle esperienze di apprendimento.

I Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale secondo il Ranking di Google Scholar che valuta, numero, qualità e continuità delle pubblicazioni, sono un team di professionisti coordinati dal dott. Daniele Trevisani, autore di oltre 30 libri sul tema: psicologi, coach, facilitatori, counselor, consulenti aziendali. Daniele Trevisani Academy ha svolto consulenza per oltre 200 aziende e ha sviluppato due specifiche metodologie proprietarie: HPM per lo sviluppo e il benessere manageriale, e ALM per lo sviluppo e benessere organizzativo. Fondendo queste due metodologie si possono raggiungere risultati di eccellenza, migliorare la qualità della vita sul lavoro così come le performance.

migliori consulenti sul benessere aziendale

Vuoi approfondire cosa possiamo fare per il Benessere Organizzativo e Benessere Aziendale della tua Impresa? Contattaci da questo form, risponderemo al più presto.

Benessere Organizzativo e Benessere Aziendale: Il Fondamento della Produttività e della Sostenibilità

Negli ambienti di lavoro moderni, il concetto di benessere aziendale sta assumendo sempre più rilevanza, rappresentando un pilastro fondamentale per il successo sostenibile delle imprese. Il benessere aziendale si estende ben oltre la mera assenza di malattia fisica; comprende un insieme di elementi che influenzano la salute mentale, fisica ed emotiva dei dipendenti, oltre a impattare direttamente sulla cultura organizzativa e sul rendimento dell’azienda nel suo complesso.

Importanza del Benessere Aziendale

Il benessere dei dipendenti non è solamente un “beneficio aggiuntivo” offerto dalle aziende, ma rappresenta un investimento strategico che può determinare la differenza tra una forza lavoro soddisfatta e impegnata e una meno produttiva. Le organizzazioni che coltivano un ambiente di lavoro sano e inclusivo spesso registrano livelli più elevati di soddisfazione dei dipendenti, una maggiore retention e una maggiore attrattività per nuovi talenti.

Dimensioni del Benessere Aziendale

Il benessere aziendale si articola in diverse dimensioni:

  1. Salute Fisica: Comprende l’accesso a programmi di fitness, la promozione di uno stile di vita attivo e politiche che favoriscono una postura corretta e uno spazio lavorativo ergonomico.
  2. Salute Mentale ed Emotiva: La promozione di iniziative che supportano la gestione dello stress, la consapevolezza emotiva e la prevenzione del burnout è cruciale per il benessere globale dei dipendenti.
  3. Cultura Organizzativa: Una cultura aziendale inclusiva, basata sul rispetto e sull’equità, favorisce un senso di appartenenza e accresce il benessere psicologico dei dipendenti.
  4. Sviluppo Professionale: Investire nelle competenze e nella crescita professionale dei dipendenti non solo li motiva, ma può anche migliorare il loro benessere generale.

Strategie per Promuovere il Benessere Aziendale

  1. Flessibilità del Lavoro: Offrire opzioni di lavoro flessibile, come il lavoro da remoto o orari flessibili, permette ai dipendenti di gestire meglio gli impegni personali e professionali.
  2. Programmi di Supporto alla Salute Mentale: Offrire servizi di consulenza, programmi di gestione dello stress e di mindfulness può aiutare a sostenere la salute mentale dei dipendenti.
  3. Iniziative di Coinvolgimento dei Dipendenti: Coinvolgere attivamente i dipendenti in progetti, decisioni e iniziative dell’azienda può aumentare il loro senso di appartenenza e contribuire al loro benessere.
  4. Leadership Empatica: I leader che dimostrano empatia, supporto e trasparenza favoriscono un clima di fiducia e sostengono il benessere dei dipendenti.

Conclusioni

In un contesto aziendale sempre più competitivo, il benessere dei dipendenti si configura come un vantaggio strategico. Le aziende che mettono al centro dei loro obiettivi il benessere dei propri dipendenti non solo promuovono una cultura aziendale positiva, ma generano un impatto diretto sulla produttività e sulla sostenibilità a lungo termine. Investire nella salute e nel benessere dei dipendenti non è solo un imperativo etico, ma una mossa intelligente che favorisce il successo duraturo delle organizzazioni.

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti

Il benessere sul posto di lavoro , noto anche come benessere aziendale al di fuori degli Stati Uniti , è un termine ampio utilizzato per descrivere attività, programmi e/o politiche organizzative progettate per supportare comportamenti sani sul posto di lavoro. Ciò spesso comporta educazione sanitaria , screening medici , programmi di gestione del peso e programmi o strutture di fitness in loco. Può anche includere orari flessibili per l’esercizio fisico, la fornitura di cucine e aree pranzo in loco, l’offerta di opzioni alimentari salutari nei distributori automatici, lo svolgimento di riunioni “cammina e parla” e l’offerta di incentivi finanziari e di altro tipo per la partecipazione. [1]

Le aziende più comunemente sovvenzionano programmi di benessere sul posto di lavoro nella speranza di ridurre nel lungo periodo i costi sui benefici per la salute dei dipendenti, come l’assicurazione sanitaria. [2] La ricerca esistente non è riuscita a stabilire una differenza clinicamente significativa nei risultati di salute, la prova di un ritorno sull’investimento o la dimostrazione degli effetti causali dei trattamenti. [3] I maggiori benefici sono stati osservati nei gruppi che stavano già tentando di gestire i problemi di salute, il che indica una forte possibilità di bias di selezione . [4]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Storia

I programmi di benessere hanno avuto origine agli inizi del 1900, quando i sindacati lottavano per i diritti dei lavoratori e i datori di lavoro vedevano i vantaggi di avere una forza lavoro vitale, vigile e riposata. Alcuni produttori chiave hanno investito in programmi per mantenere i propri dipendenti sani e produttivi. Negli anni ’50, il dottor Halbert L. Dunn, capo dell’Ufficio nazionale di statistica vitale, introdusse il concetto di “benessere di alto livello” per incoraggiare gli individui a massimizzare il loro potenziale progresso verso una vita migliore. [5]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Impatto

È stato dimostrato che i programmi di benessere sul posto di lavoro non prevengono i principali fattori di rischio per la salute condivisi, in particolare malattie cardiovascolari e ictus. [6]

Sebbene l’obiettivo dichiarato dei programmi di benessere sul posto di lavoro sia quello di migliorare la salute dei dipendenti, molti datori di lavoro statunitensi si sono rivolti ad essi per alleviare l’impatto degli enormi aumenti dei premi dell’assicurazione sanitaria [7] sperimentati nell’ultimo decennio. Alcuni datori di lavoro hanno anche iniziato a variare l’importo pagato dai propri dipendenti per l’assicurazione sanitaria in base alla partecipazione a questi programmi. [8] Le sole strategie di spostamento dei costi, attraverso elevate quote di partecipazione o coassicurazione, possono creare ostacoli alla partecipazione a screening sanitari preventivi o ridurre l’aderenza ai farmaci e l’ipertensione. [9] Mentre una volta si credeva che per ogni dollaro speso in programmi di benessere sul posto di lavoro, i costi medici diminuissero di 3,27 dollari, [10] tale ipotesi è stata smentita da un subordinato dell’autore dello studio originale. [11]

Uno dei motivi dell’aumento dei costi sanitari per i datori di lavoro è l’aumento delle malattie legate all’obesità causate dalla mancanza di attività fisica, un altro è l’effetto dell’invecchiamento della forza lavoro e il conseguente aumento delle condizioni di salute croniche che portano a un maggiore utilizzo dell’assistenza sanitaria. Nel 2000 i costi sanitari legati al sovrappeso e all’obesità negli Stati Uniti erano stimati a 117 miliardi di dollari. [12] Ogni anno l’obesità contribuisce a circa 112.000 decessi prevenibili. [13] Uno studio della East Carolina University su individui di età pari o superiore a 15 anni senza limitazioni fisiche ha rilevato che i costi medici diretti medi annuali erano di 1.019 dollari per coloro che sono regolarmente attivi fisicamente e di 1.349 dollari per coloro che dichiaravano di essere inattivi. Il sovrappeso aumenta annualmente i costi sanitari pro capite di 125 dollari, mentre l’obesità aumenta i costi di 395 dollari. [12] Un sondaggio condotto tra i dipendenti del Dipartimento della salute e dei servizi umani della Carolina del Nord ha rilevato che circa 70 centesimi di ogni dollaro sanitario è stato speso per curare dipendenti che avevano una o più condizioni croniche, due terzi delle quali possono essere attribuite a tre principali fattori di rischio legati allo stile di vita : inattività fisica, cattiva alimentazione e uso di tabacco. [14] I dipendenti obesi spendono il 77% in più in farmaci rispetto ai dipendenti non obesi e il 72% di tali richieste mediche riguardano condizioni prevenibili. [15]

Secondo Healthy Workforce 2010 e oltre, uno sforzo congiunto della US Partnership for Prevention e della Camera di Commercio degli Stati Uniti , le organizzazioni devono considerare la salute dei dipendenti in termini di produttività piuttosto che come un esercizio di gestione dei costi sanitari. La disciplina emergente dell’Health and Productivity Management (HPM) ha dimostrato che la salute e la produttività sono “indissolubilmente legate” e che una forza lavoro sana porta a profitti sani. Esistono ormai prove evidenti che lo stato di salute può compromettere le prestazioni lavorative quotidiane (ad esempio, presenzialismo ) e avere un effetto negativo sulla produzione e sulla qualità del lavoro. [15] Le attuali raccomandazioni per i datori di lavoro non sono solo quelle di aiutare la popolazione malata a diventare sana, ma anche di evitare che la popolazione sana si ammali. I datori di lavoro sono incoraggiati a implementare programmi basati sulla popolazione che comprendano valutazioni del rischio sanitario e screening sanitari insieme ad interventi mirati. [9]

Tuttavia, un ampio e crescente numero di ricerche dimostra che il benessere sul posto di lavoro ha effetti molto più deleteri sulla salute dei dipendenti rispetto ai benefici, e che non vi è alcun risparmio. [6] In effetti, il più recente vincitore del premio del settore per il miglior programma ha ammesso di aver violato le linee guida cliniche e di aver fabbricato miglioramenti nei risultati. [16]

Investire in programmi di benessere sul posto di lavoro non mira solo a migliorare la produttività organizzativa e il presenzialismo, ma offre anche una serie di vantaggi associati al risparmio sui costi e alla disponibilità delle risorse. Uno studio condotto da Johnson & Johnson (J&J) ha indicato che i programmi di benessere hanno consentito alle organizzazioni di risparmiare circa 250 milioni di dollari sui costi sanitari tra il 2002 e il 2008. Gli interventi di benessere sul posto di lavoro eseguiti su dipendenti ad alto rischio di malattie cardiovascolari hanno indicato che alla fine di un periodo di sei mesi studio, il 57% è stato ridotto a uno stato di basso rischio. Questi individui hanno ricevuto non solo un’educazione sanitaria sulla riabilitazione cardiaca, ma anche un allenamento fisico. [17] Inoltre, studi condotti dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti e da J&J hanno rivelato che le organizzazioni che hanno incorporato componenti di esercizio fisico nei loro programmi di benessere non solo hanno ridotto i costi sanitari del 30%, ma hanno migliorato i giorni di lavoro persi dell’80%. [17] Pertanto, investire in pratiche sanitarie preventive ha dimostrato di essere non solo più efficace in termini di spesa delle risorse, ma anche di migliorare i contributi dei dipendenti verso richieste sanitarie ad alto costo.

I ricercatori dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno studiato strategie per prevenire le malattie cardiovascolari e hanno scoperto che in un periodo da due a cinque anni, le aziende con programmi completi di benessere sul posto di lavoro e piani sanitari adeguati possono fruttare dai 3 ai 6 dollari per ogni dollaro investito e ridotto il rischio di infarti e ictus nei dipendenti. [18] Inoltre, un rapporto del 2011 di Health Fairs Direct che ha analizzato oltre 50 studi relativi al benessere aziendale e dei dipendenti, ha mostrato che il ritorno sull’investimento (ROI) su specifici programmi relativi al benessere variava tra $ 1,17 e $ 6,04. [19] In generale, secondo il Dipartimento della salute e dei servizi agli anziani del Missouri, si stima che i programmi di promozione della salute sul posto di lavoro si traducano in un rapporto benefici/costi di 3,48 dollari in riduzione dei costi sanitari e 5,82 dollari in minori costi di assenteismo per dollaro investito. . [20] Inoltre, i programmi sanitari sul posto di lavoro possono migliorare la produttività, aumentare la soddisfazione dei dipendenti, dimostrare preoccupazione per i dipendenti e migliorare il morale sul posto di lavoro. [21]

Il coinvolgimento della leadership nei programmi di benessere può inoltre avere un impatto sui risultati di salute dei dipendenti così come sui programmi stessi. Uno studio condotto da David Chenoweth ha indicato che i manager appassionati e impegnati nei propri programmi di benessere hanno aumentato il coinvolgimento dei dipendenti del 60%, anche se i loro obiettivi di benessere non sono stati raggiunti. I leader non hanno solo il compito di creare la cultura organizzativa, ma anche di istruire e motivare i dipendenti a impegnarsi in quella cultura. [22]

Tuttavia, si scopre che i dipendenti generalmente detestano questi programmi intrusivi e il “Net Promoter Score” di -52 del benessere lo colloca all’ultimo posto nell’elenco di tutti i settori in termini di soddisfazione degli utenti. [23]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Barriere

Il principale ostacolo all’ulteriore implementazione di questi programmi è la crescente consapevolezza che non riescono a produrre benefici e possono danneggiare i dipendenti. [6] I risparmi sono così sfuggenti che viene offerta una ricompensa di 3 milioni di dollari a chiunque riesca a trovarne. [24] Nel 2018, l’ Ufficio nazionale di ricerca economica (NBER) non ha riscontrato alcun impatto positivo. [25] Anche nel 2018 Medicare non ha riscontrato risparmi. [26] Inoltre, lo studio NBER ha concluso che le precedenti stime di risparmio erano in gran parte non valide, a causa di un errore diffuso nella progettazione dello studio. [27]

I bassi tassi di partecipazione da parte dei dipendenti potrebbero limitare in modo significativo i potenziali benefici della partecipazione a programmi di benessere sul posto di lavoro, così come le differenze sistematiche tra partecipanti e non partecipanti. Una ricerca condotta da Gallup ha indicato che del 60% dei dipendenti che erano a conoscenza del fatto che la propria azienda offriva un programma benessere, solo il 40% vi ha partecipato. [28] Il supporto e la responsabilità continua della direzione sono fondamentali per il successo dei programmi di promozione della salute sul posto di lavoro. [28]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Struttura

I programmi di benessere sul posto di lavoro possono essere classificati come sforzi di prevenzione primaria, secondaria o terziaria o incorporare elementi di più tipi. [29] I programmi di prevenzione primaria di solito si rivolgono a una popolazione di dipendenti già considerata sana e incoraggiano i lavoratori a impegnarsi più frequentemente in comportamenti salutari che incoraggino una buona salute continua (come la gestione dello stress , l’esercizio fisico e un’alimentazione sana ). I programmi di prevenzione secondaria hanno lo scopo di ridurre i comportamenti considerati un fattore di rischio per la cattiva salute (come i programmi per smettere di fumare e gli screening per l’ipertensione). I programmi sanitari terziari sono progettati per affrontare i problemi di salute esistenti (ad esempio, incoraggiando i dipendenti ad aderire meglio a farmaci specifici o linee guida per l’assistenza autogestita).

I programmi di benessere sul posto di lavoro che comprendono componenti di nutrizione e attività fisica possono svolgersi separatamente o come parte di un programma completo di promozione della salute sul posto di lavoro che affronta una gamma più ampia di obiettivi come la cessazione del fumo, la gestione dello stress e la perdita di peso. Un modello concettuale è stato sviluppato dalla Task Force for Community Preventive Services (The Community Guide) e funge da quadro analitico per il benessere sul posto di lavoro e descrive i componenti di tali programmi completi. [30] Queste componenti includono interventi sul posto di lavoro tra cui 1) cambiamenti ambientali e strategie politiche, 2) messaggi informativi e 3) abilità o approcci comportamentali e sociali.

Il cambiamento ambientale nei luoghi di lavoro e le strategie politiche sono progettate per rendere più facili le scelte sane. Si rivolgono all’intera forza lavoro piuttosto che ai singoli individui modificando le strutture fisiche o organizzative. Esempi di cambiamenti ambientali possono includere l’accesso a cibi sani (ad esempio, attraverso la modifica delle offerte della mensa o del contenuto dei distributori automatici) o il miglioramento delle opportunità di impegnarsi in attività fisica (ad esempio, fornendo strutture in loco per l’esercizio). Le strategie politiche possono comportare la modifica delle regole e delle procedure per i dipendenti, come l’offerta di benefici assicurativi sanitari, il rimborso per l’iscrizione a centri benessere, politiche su alimenti e bevande salutari o la concessione di tempo per pause o pasti sul posto di lavoro.

Le strategie informative ed educative tentano di costruire la base di conoscenze necessaria per informare le pratiche sanitarie ottimali. Le esperienze di informazione e apprendimento facilitano gli adattamenti volontari dei comportamenti favorevoli alla salute. Gli esempi includono informazioni sanitarie fornite sull’intranet aziendale, poster o opuscoli, software di educazione alimentare e informazioni sui benefici di uno stile di vita sano, compresi dieta ed esercizio fisico. Le strategie comportamentali e sociali tentano di influenzare i comportamenti indirettamente prendendo di mira la cognizione individuale (consapevolezza, autoefficacia, supporto percepito, intenzioni) che si ritiene mediano i cambiamenti comportamentali. Queste strategie possono includere la strutturazione del coinvolgimento della leadership e dell’ambiente sociale per fornire supporto alle persone che cercano di avviare o mantenere cambiamenti comportamentali nello stile di vita, ad esempio il cambiamento di peso. Tali interventi possono comportare consulenza comportamentale individuale o di gruppo, attività di sviluppo di competenze come il controllo dei segnali, l’uso di ricompense o rinforzi e l’inclusione di colleghi, manager/leader o familiari per il supporto. [31]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti –  Economia sanitaria dei programmi di benessere sul posto di lavoro

I programmi di benessere sono in genere sponsorizzati dai datori di lavoro e vengono creati con la teoria che incoraggeranno comportamenti sani e ridurranno i costi sanitari complessivi nel tempo. [32] I programmi di benessere funzionano come interventi di assistenza primaria in quanto sono un esempio di metodi di prevenzione primaria per ridurre i rischi di molte malattie o condizioni. [33]

I programmi di benessere sul posto di lavoro esistono fin dagli anni ’70 [34] e hanno guadagnato nuova popolarità man mano che la spinta al risparmio sui costi nel sistema di fornitura sanitaria diventa più evidente a seguito delle elevate spese sanitarie negli Stati Uniti. I programmi di benessere dei datori di lavoro hanno dimostrato di avere un effetto positivo. un ritorno sull’investimento (ROI) di circa 3 dollari per ogni dollaro investito in un periodo pluriennale, [35] rendendoli attraenti per molti come un modo efficace per ottenere risultati e controllare i costi. Più di recente, è stato dimostrato che il vincitore del premio “miglior programma benessere” nel 2016, Wellsteps, ha danneggiato i dipendenti del distretto scolastico di Boise e ha inventato i suoi dati di risparmio. [36]

I programmi di benessere sul posto di lavoro hanno molti componenti per contribuire a migliorare i risultati di salute e ridurre le disparità sanitarie. Questi componenti includono programmi per smettere di fumare, iscrizioni a centri fitness, aiuti nutrizionali e screening biometrici, spesso in cambio di riduzioni sui premi dell’assicurazione sanitaria. [37] I benefici dei programmi di benessere non si limitano alle aziende e ai loro dipendenti; Otenyo e Smith sostengono che impegnarsi in tali programmi produce effetti di ricaduta positivi per la società che non si riflettono nei mercati, portandoli a sottoconsumo. [38]

A causa dei loro effetti di ricaduta positivi sulla società, i benefici marginali sociali dei programmi di benessere sono superiori ai benefici marginali privati, portando al loro sottoconsumo.

I programmi di benessere sul posto di lavoro vanno a vantaggio anche dei datori di lavoro; mentre le varie componenti dei programmi di benessere aiutano a mantenere i dipendenti in salute, i datori di lavoro sono in grado di aumentare il reclutamento e la fidelizzazione dei lavoratori. [39] Alcuni datori di lavoro hanno anche utilizzato sanzioni per migliorare la partecipazione dei dipendenti al programma di benessere aziendale. [40] Mentre i programmi di benessere promuovono stili di vita più sani e possono portare notevoli risparmi sui costi, sono sorte preoccupazioni sull’invasione della privacy e sui costi di partecipazione. [41]

Il futuro dei programmi benessere come valido metodo di assistenza sanitaria preventiva è ancora oggetto di dibattito. Le prove di miglioramento dei risultati sanitari per i partecipanti sono contrastanti in termini di efficacia. [37] Alcuni studi tentano di affrontare la questione se “di più è sempre meglio sul posto di lavoro” e il valore che può essere trovato attraverso i componenti del programma di benessere e i loro risultati.

Un ampio studio, tuttavia, non ha riscontrato miglioramenti della salute per i programmi di perdita di peso sul posto di lavoro basati su incentivi premium. [42]

Scrivendo sul New York Times , Frank e Carroll hanno esposto diverse preoccupazioni relative ai programmi di benessere, comprese le limitazioni negli studi empirici e la possibilità che i datori di lavoro utilizzino questi programmi per spostare i costi sui dipendenti. [43] Detto questo, il sondaggio sui benefici sanitari dei datori di lavoro della Kaiser Family Foundation del 2019 indica che le organizzazioni continuano ad attuare tali programmi a causa dei benefici percepiti per la salute, il morale e la produttività dei dipendenti. [44]

I programmi di benessere hanno creato un’industria da 6 miliardi di dollari grazie alla sua reputazione di riduzione dei costi sanitari. Nel loro studio sui programmi di benessere sul posto di lavoro del 2013, i ricercatori della RAND Corporation hanno concluso che, sebbene i programmi di benessere incentrati sullo stile di vita possano ridurre i fattori di rischio e motivare un comportamento sano, le riduzioni dei costi sanitari sono inferiori a quanto riportato in precedenza. Tuttavia, la maggior parte degli studi sul benessere che riportano i risultati positivi dei programmi benessere non sono di alta qualità, indicano solo risultati a breve termine e non giustificano il nesso di causalità. [45] Inoltre, questi studi sono sponsorizzati dalla stessa industria del benessere, creando pregiudizi . Altri studi rilevano che i programmi non migliorano i risultati sanitari né riducono i costi sanitari.

In effetti, la riduzione dei costi sanitari sostenuti dai datori di lavoro è stata semplicemente trasferita ai dipendenti. Sulla base dell’Affordable Care Act , i datori di lavoro possono addebitare ai dipendenti non sani fino al 30-50% in più del costo totale dei premi. Ciò ha comportato la reazione da parte dei dipendenti che non hanno raggiunto gli obiettivi sanitari imposti come smettere di fumare o ridurre l’indice di massa corporea (BMI) . [46]

D’altro canto, la ricerca sul programma PepsiCo Healthy Living del 2003 suggerisce che il piano benessere aiuta a ridurre i costi sanitari dopo il terzo anno di implementazione delle componenti di gestione della malattia del programma. [47] Ma il programma benessere non mostra prove di costi inferiori dovuti ai cambiamenti dello stile di vita a breve termine. Questo risultato è coerente con lo studio di un anno condotto su 3.300 dipendenti dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign nel 2016. [11] Lo studio indica che la partecipazione a un programma di benessere non si traduce in dipendenti più sani o in una riduzione dei costi sanitari. [48] La ricerca mostra anche che senza incentivi, circa il 46,9% ha partecipato al programma benessere. Quindi, la variazione dell’incentivo monetario da 0 a 100 dollari aumenta la partecipazione del 12%, dal 46,9% al 58,5%. Un ulteriore incentivo di 200 dollari aumenta la partecipazione dal 58,5 al 62,5%. Questo studio mostra che quando l’azienda aumenta i partecipanti solo del 4,5% o riduce del 4,5% i non partecipanti o i dipendenti con spese mediche elevate, compenserà il costo totale del programma benessere specifico. Questo risultato è coerente con altri studi secondo cui i programmi di benessere non aiutano a ridurre i costi dell’assistenza sanitaria, ma trasferiscono solo i costi ad altri dipendenti. Per quanto riguarda l’occupazione e la produttività, i partecipanti ritengono che il management dia importanza alla salute, alla forma fisica e alla sicurezza. Tuttavia, lo studio non mostra differenze significative tra i partecipanti riguardo ai sentimenti più felici o più produttivi sul lavoro.

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti –  Affordable Care Act ed effetti sul benessere sul posto di lavoro

Si discute sul ruolo dell’Affordable Care Act e in generale sull’assicurazione sui suoi effetti sul benessere sul posto di lavoro. Il sessanta per cento degli americani ottiene la copertura assicurativa esclusivamente nei rispettivi luoghi di lavoro. [49] Tuttavia, le aziende più grandi sono più propense a offrire programmi di assicurazione sanitaria e benessere ai dipendenti rispetto a quelle delle piccole imprese. È fondamentale per il benessere sul posto di lavoro aumentare la partecipazione, le disposizioni previste dalla copertura assicurativa per i piccoli datori di lavoro per aumentare gli incentivi ampliano la partecipazione per le piccole imprese. [50] L’ Affordable Care Act (ACA) comprende il Fondo per la prevenzione e la salute pubblica in base al quale vengono create disposizioni per affrontare ed espandere la prevenzione comunitaria, le infrastrutture e la formazione sanitaria pubblica, la prevenzione clinica e la ricerca sul benessere della forza lavoro nell’ampio gruppo demografico americano. [49]

Il ruolo dell’ACA nell’aumentare i programmi per il benessere sul posto di lavoro è una strategia per affrontare il crescente tasso di malattie croniche negli Stati Uniti. [49] In uno studio del CDC, l’implementazione del benessere sul posto di lavoro comporta un investimento pari a tre volte rispetto a un dollaro speso ed è stata segnalata positivamente da aziende come Johnson & Johnson, Citibank, Duke University, Chevron ecc. [49]

Nell’Affordable Care Act è inclusa la gestione delle malattie croniche da offrire tra i benefici sanitari essenziali. [51] Con l’invecchiamento dei lavoratori, i costi sanitari e le malattie croniche come la depressione, l’ansia e il diabete sono proporzionali al suo crescente aumento. [49] Grazie a questo aumento, l’effetto negativo sulla produttività sul posto di lavoro e sul presentismo sta diminuendo. ACA implementa questi vantaggi gestionali per ridurre gli effetti negativi e decrescenti. [51]

Nello studio del CDC sul benessere sul posto di lavoro e sull’ACA, la soluzione risiede nella cultura della salute e nella sua forza nei luoghi di lavoro, dato che solo il 26% ha riferito che i propri dipendenti hanno una forte cultura della salute nelle proprie organizzazioni. [49] Nel 2014, si è scoperto che l’Affordable Care Act espande il limite degli incentivi del 10%. [51] L’implementazione di incentivi come sconti che attribuiscono valore alle scelte e ai comportamenti sanitari ha evidenziato un feedback positivo del 73%. [49] Inoltre, l’aumento delle tasse sulle bevande zuccherate ridurrebbe i livelli di obesità negli adulti statunitensi del 3,5%. [49] Lo studio si è poi concluso verso pratiche preventive e di riforma che promuovano la salute e la qualità dei lavoratori e aumentino la produttività. [49] Nel piano di incentivi dell’ACA è inclusa una legge non discriminatoria o HIPAA che richiede la disponibilità a programmi di benessere alternativi, se necessario. [51]

L’Affordable Care Act è importante nel contestualizzare le promozioni dell’assistenza sanitaria sul posto di lavoro. L’Affordable Care Act, nelle sue revisioni e miglioramenti, non solo convince gli spazi di lavoro, sia i settori a basso che quello ad alto salario, a implementare la promozione dell’assistenza sanitaria. I piccoli datori di lavoro sono spesso sottorappresentati nei sondaggi e nei dati dell’ACA, le industrie a basso salario in passato sono state sottorappresentate ai sensi dell’Affordable Care Act, tuttavia, con miglioramenti nella rappresentanza per coprire sia i lavoratori a basso che ad alto reddito, si può vedere una maggiore partecipazione sul posto di lavoro benessere. [50]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Migliori pratiche

Secondo una ricerca condotta da Hoffman e Kennedy-Armbruster (2015) nell’American College of Sports Medicine Health & Fitness Journal , le nove migliori pratiche migliori per il benessere sul posto di lavoro/cantiere includono:

  1. Supporto alla leadership (ad esempio, modellazione, allocazione delle risorse, ecc.)
  2. Programmi pertinenti e personalizzati (utilizzando gli interessi dei dipendenti e i dati aggregati disponibili)
  3. Partnership con dipendenti, datori di lavoro, organizzazioni e comunità locale.
  4. Programmi completi e basati sull’evidenza (l’utilizzo di otto dimensioni del benessere può essere uno strumento utile: emotivo, ambientale, finanziario, intellettuale, lavorativo, fisico, sociale e spirituale [52] )
  5. Implementazione ben pianificata, coordinata, pienamente eseguita e valutata per successo e responsabilità
  6. Coinvolgimento dei dipendenti attraverso l’organizzazione e la pianificazione degli sforzi per il benessere
  7. Strategie/piani di comunicazione formali e completi
  8. Decisioni basate sui dati che includono misurazione, valutazione, reporting e analisi
  9. Programmi conformi all’HIPAA.” [53]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Importanza del supporto alla leadership

Lawrence et al. (2015) indica i punti di forza e di debolezza degli attuali modelli di benessere sul posto di lavoro fornendo considerazioni chiave per lo sviluppo di un programma efficace. I principali punti di forza indicati sono stati “l’impegno della leadership, la cultura organizzativa e la struttura ambientale” per costruire una cultura della salute, promuovendo in ultima analisi il miglioramento delle malattie non trasmissibili. [54] Inoltre, Lawrence et al. (2015) suggeriscono che queste caratteristiche sono indicative di un “programma di alta qualità indipendentemente dal modello utilizzato: 1) supporto della leadership, 2) chiara importanza della salute e del benessere da parte della cultura e dell’ambiente dell’organizzazione, 3) reattività del programma al cambiamento delle esigenze, 4 ) utilizzo della tecnologia attuale e 5) sostegno da parte di programmi sanitari comunitari”. [54]

Un recente sondaggio condotto da Harris Poll e riportato dall’American Psychological Association (APA) (2016) ha affermato che poco più del 30% degli americani indica la partecipazione a programmi di benessere sul posto di lavoro e il 44% indica che il benessere dei dipendenti è supportato dalla cultura del posto di lavoro. [55] Inoltre, questi dati indicano che quando i dirigenti senior sono coinvolti e impegnati in iniziative di programmi di benessere, il 73% dei dipendenti ritiene che la propria organizzazione supporti uno stile di vita sano e il loro benessere generale; tuttavia, solo 4 americani su 10 hanno affermato che il proprio gruppo dirigente sostiene iniziative per il benessere. [55] Ulteriori prove riportate da RAND (2013) affermano che “le prove provenienti da casi di studio suggeriscono che affinché i programmi abbiano successo, i dirigenti senior devono considerare il benessere una priorità organizzativa per cambiare la cultura aziendale. Il buy-in da parte dei supervisori diretti è fondamentale per generare entusiasmo e connettere i dipendenti alle risorse disponibili.”

Inoltre, Hoert, Herd e Hambrick (2016) hanno utilizzato lo strumento Leading by example per scoprire che “i dipendenti che sperimentavano livelli più elevati di supporto alla leadership hanno riferito una maggiore partecipazione ai programmi di benessere, un minore stress e livelli più elevati di comportamenti salutari”. [56] Stokes, Henley e Herget (2006) hanno riportato i risultati di un programma pilota di iniziativa sul benessere utilizzando il Dipartimento della salute e dei servizi umani della Carolina del Nord. Questa organizzazione è stata selezionata come pilota per il modello di supporto alla leadership e le sue grandi dimensioni. [57] Questo programma si concentrava sulla “riduzione delle principali malattie croniche (comprese le malattie cardiovascolari), dimostrando l’efficacia di un modello di programma di benessere che include un direttore a livello di dipartimento a tempo pieno, istituendo comitati di benessere per sostenere ambienti di lavoro che promuovono e sostengono la salute dei dipendenti e benessere, e cambiare le politiche e gli ambienti per aiutare i dipendenti a essere più attivi, fare scelte alimentari più sane, evitare il tabacco e gestire lo stress”. [57] I risultati dopo il primo anno di questo programma hanno indicato che il 62% dei dipendenti ha partecipato ad almeno un’attività di benessere, il 51% si è esercitato più spesso, il 50% ha indicato i programmi di benessere come l’attività più popolare, il 49% ha mangiato più frutta e verdura, Il 27% era più vicino a un peso sano, 106 dipendenti hanno smesso di fumare e 149 hanno ridotto l’uso di tabacco. [57]

Infine, Ross et al. (2013) segnalano la crescente importanza dell’attività fisica sul posto di lavoro con le crescenti responsabilità lavorative sedentarie e l’effetto positivo dei programmi di attività fisica sul posto di lavoro sugli esiti di salute, comprese le malattie cardiovascolari e le condizioni metaboliche. [58] Inoltre, la loro ricerca indica che i modelli appropriati per questi successi sono attraverso “una cultura della salute e del benessere guidata dal supporto della leadership, programmi specializzati progettati per la popolazione dei dipendenti e piani strategici che collaborano con gli attuali obiettivi organizzativi”. [58]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti –  Sviluppo del programma ed esempio di buone pratiche

Esempio

Il quadro della Guida della Comunità, i componenti del programma (scopi e obiettivi) stabiliti da Health People 2020, il Modello di salute sul posto di lavoro delineato dal CDC e altre migliori pratiche forniscono una base completa per una piattaforma di benessere sul posto di lavoro per quanto riguarda lo sviluppo, l’implementazione e la gestione del programma. valutazione. Utilizzando i componenti di cui sopra, un dipendente (o un datore di lavoro) può utilizzare gli interessi dei dipendenti, i dati sanitari aggregati dei dipendenti e gli LHI come priorità per guidare traguardi e obiettivi, sviluppare programmi e valutazioni per facilitare, collaborare e motivare i propri dipendenti a migliorare la propria salute. L’esempio seguente utilizzerà i componenti del programma di benessere sul posto di lavoro sopra menzionati in relazione all’obiettivo della riduzione del peso attraverso l’aumento dell’attività fisica attraverso il supporto della leadership al fine di ridurre le malattie cardiovascolari, con un impatto finale sul programma Healthy People 2020 LHI “Nutrizione, attività fisica e Obesità”. [59] Quello che segue è un esempio semplificato per una società ABC (fabbricata):

Valutazione

Un dipendente (o il dipartimento delle risorse umane della società ABC) esamina i dati aggregati attuali forniti dalla compagnia assicurativa del datore di lavoro in relazione a peso, attività fisica e misure cardiovascolari, inclusi colesterolo, pressione sanguigna, screening biometrico, attività fisica, fumo o altro indicatori. Company ABC esaminerà i risultati disponibili del sondaggio sulla cultura aziendale in relazione al benessere sia per il supporto sociale che ambientale. Verranno istituiti conversazioni e focus group per valutare e determinare il coinvolgimento, gli interessi, le preoccupazioni dei dipendenti e altri brainstorming relativi al benessere.

Implementazione

Utilizzando la Guida della Comunità, Health People 2020, le raccomandazioni del CDC e altre ricerche sottoposte a revisione paritaria (programmi basati sull’evidenza), un’organizzazione può progettare e implementare interventi, politiche, programmi o supporti ambientali raccomandati per garantire il successo degli obiettivi e dei risultati desiderati . Sulla base della raccomandazione del CDC di includere un quadro di intervento multidimensionale, [60] il coordinatore del benessere dell’azienda ABC ha deciso i seguenti programmi per supportare gli obiettivi dell’attività fisica attraverso il supporto della leadership per aiutare a migliorare la salute cardiovascolare.

  • Promozione di storie di successo sulla leadership legate all’attività fisica e al movimento attraverso la newsletter mensile dell’organizzazione
  • Marketing con foto della leadership che invitano i partecipanti a venire all’evento pianificato
  • Politica rivista sul fumo e sul tabacco non da fumo che sarà applicata con il supporto della leadership [61]
  • Istruttori sanitari per aumentare l’attività fisica, i cambiamenti nutrizionali e la cessazione del tabacco, inclusi kit per smettere di fumare e prodotti farmaceutici disponibili nella clinica del benessere in loco [61]
  • Promozione di coach sanitari dell’assicurazione sanitaria per l’attività fisica e la nutrizione attraverso il supporto telefonico [62]
  • Pranzo trimestrale di educazione sanitaria e apprendimento su argomenti di salute cardiovascolare (colesterolo, malattie cardiache, malattie metaboliche, ecc.) in relazione all’attività fisica (compresa l’alimentazione) [61]
  • Attuazione della politica (informale) raccomandata per le riunioni ambulanti, guidate in particolare da dirigenti e dirigenti senior
  • Implementare le istruzioni al momento della decisione per utilizzare le scale [63]
  • Sfida di attività fisica guidata dai leader della società ABC [64]
  • Eventi gratuiti di valutazione del rischio sanitario e prelievi di sangue per dipendenti, coniugi e persone a carico [61]
  • Braccialetti per la pressione sanguigna in loco per l’automonitoraggio della pressione arteriosa [61]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti –  Valutazione

Utilizzando i dati aggregati passati provenienti dalle richieste di indennizzo dell’assicurazione sanitaria e dall’indagine sulla cultura aziendale della società ABC, verrà stabilita una linea di base prima dell’implementazione del programma. Seguendo il piano strategico dei coordinatori del benessere per la compagnia ABC, verranno raccolte le misure post-programma (1 anno), tra cui un sondaggio sulla soddisfazione dei dipendenti, forum informali, una raccolta di dati aggregati dell’anno corrispondente dalla compagnia assicurativa e dati dal sondaggio culturale annuale. [65] L’analisi dei dati sarà condotta sui successi, sui punti di forza, sulle opportunità, sulle minacce e sui punti deboli del programma; inoltre, l’interpretazione dei risultati verrà raccolta e riferita al gruppo dirigente per la revisione e il supporto per la pianificazione strategica dell’anno successivo. È possibile effettuare ulteriori confronti con la Report Card di Healthy People 2020 LHI per determinare come stanno andando i dipendenti della società ABC rispetto ai dati riportati negli Stati Uniti, nonché come stanno supportando gli obiettivi generali degli obiettivi Healthy People 2020. [66]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Impatto

Da una meta-analisi della letteratura sui costi e sui risparmi associati ai programmi benessere, i costi medici sono diminuiti di circa 3,27 dollari per ogni dollaro speso in programmi benessere e i costi dell’assenteismo sono diminuiti di circa 2,73 dollari per ogni dollaro speso. [67] Uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista JAMA ha rilevato che un programma di benessere sul posto di lavoro presso il BJ’s Wholesale Club ha avuto un impatto molto limitato. Lo studio non ha riscontrato alcun impatto sulle misure sanitarie o sui costi dell’assistenza sanitaria, ma i partecipanti allo studio hanno riferito di essere diventati più informati sui comportamenti sanitari. [68] [69]

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno condotto uno studio di caso di un programma di benessere sul posto di lavoro presso Capital Metro, l’autorità di trasporto locale di Austin, Texas. [70] Lo studio ha rilevato che c’è stata una riduzione dei costi associati all’assistenza sanitaria e all’assenteismo dei dipendenti dopo l’implementazione del programma di welfare sul posto di lavoro. [70] In un ampio studio su 1.542 partecipanti in 119 luoghi di lavoro, il 57,7% dei partecipanti ha mostrato riduzioni significative in 7 delle 10 categorie di rischio per la salute cardiovascolare studiate. [71] Johnson & Johnson, una delle più grandi aziende del mondo, ha risparmiato 250 milioni di dollari sui costi dell’assistenza sanitaria negli ultimi dieci anni grazie ai programmi di benessere; dal 2002 al 2008, il rendimento è stato di 2,71 dollari per ogni dollaro speso. [17]

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Guarda anche

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – Riferimenti

  1. ^“I programmi di promozione del benessere e della salute utilizzano incentivi finanziari per motivare i dipendenti” . Agenzia per la Ricerca e la Qualità in Sanità. 2014-01-15. Estratto il 20/01/2014.
  2. ^Scafo, Gordon; Pasquale, Frank (01-03-2018). “Verso una teoria critica del benessere aziendale” . Biosocietà. 13 (1): 190–212. doi : 1057/s41292-017-0064-1 . ISSN 1745-8560 . S2CID 148579184 .
  3. ^Canzone, Zirui; Baicker, Katherine (16-04-2019). “Effetto di un programma di benessere sul posto di lavoro sulla salute dei dipendenti e sui risultati economici: uno studio clinico randomizzato” . JAMA. 321 (15): 1491–1501. doi : 1001/jama.2019.3307 . ISSN 0098-7484 . PMC 6484807 . PMID 30990549 .
  4. ^Jones, Damon; Molitor, David; Reif, Giuliano (01-11-2019). “Che cosa fanno i programmi di benessere sul posto di lavoro? Prove dallo studio sul benessere sul posto di lavoro dell’Illinois*” . Il giornale trimestrale di economia. 134 (4): 1747–1791. doi : 1093/qje/qjz023 . ISSN 0033-5533 . PMC 6756192 . PMID 31564754 .
  5. ^ DUNNHL (1959). Benessere di alto livello per l’uomo e la società. Giornale americano di sanità pubblica e salute della nazione, 49(6), 786–792. https://doi.org/10.2105/ajph.49.6.786
  6. ^ Vai a: aB C Lewis, Al (1 gennaio 2017). “I risultati, l’economia e l’etica del settore del benessere sul posto di lavoro” . Matrice sanitaria: The Journal of Law-Medicine. 27 (1): 1.
  7. ^ Fondazione della famiglia Kaiser/fiducia per l’educazione alla ricerca sanitaria. (2007). Sondaggio sui benefici sanitari per i datori di lavoro.
  8. ^ Fondazione della famiglia Kaiser/fiducia per l’educazione alla ricerca sanitaria. (2007). Figura dell’indagine sui benefici sanitari per i datori di lavoro 6.18
  9. ^ Vai a: ab Forza lavoro sana nel 2010 e oltre. (2009). Partenariato per la prevenzione. Divisione Lavoro, Immigrazione e Benefici per i Dipendenti: Camera di Commercio degli Stati Uniti.
  10. ^Knapper, Joseph T.; Ghasemzadeh, Nima; Khayata, Mohamed; Patel, Sulay P.; Quyyumi, Arshed A.; Mensah, George A.; Tabuert, Kathryn (2015). “È ora di cambiare il nostro focus: definire, promuovere e influenzare la salute della popolazione cardiovascolare” . Giornale dell’American College of Cardiology. 66 (14): 1641–655. doi : 1016/j.jacc.2015.07.008 . PMID26293767 .
  11. ^ Vai a: aBJones, Damon; Molitor, David; Reif, Julian (gennaio 2018). “Che cosa fanno i programmi di benessere sul posto di lavoro? Prove dallo studio sul benessere sul posto di lavoro dell’Illinois” . Documento di lavoro NBER n. 24229. doi : 3386/w24229 .
  12. ^ Vai a: aB“Università della Carolina dell’Est” (PDF) . www.ecu.edu.
  13. ^“Copia archiviata”(PDF) . Archiviato dall’originale (PDF) il 06-12-2010. Estratto il 10-10-2010.
  14. ^“Copia archiviata”(PDF) . Archiviato dall’originale (PDF) il 2008-05-11. Estratto il 10-10-2010.
  15. ^ Vai a: ab Forza lavoro sana nel 2010 e oltre. (2009). Partenariato per la prevenzione. Divisione Lavoro, Immigrazione e Benefici per i Dipendenti: Camera di Commercio degli Stati Uniti
  16. ^“Il premio Benessere va ai luoghi di lavoro dove molte misure sono peggiorate” . STATISTICA. 27-09-2016. Estratto il 21-04-2018.
  17. ^ Vai a: aBC Bacca, Leonardo; Mirabit, Ann M.; Baun, William (dicembre 2010). “Qual è il duro ritorno sui programmi di benessere dei dipendenti?”. Revisione aziendale di Harvard. SSRN 2064874 .
  18. ^Ridurre il rischio di malattie cardiache e ictus , Centri per il controllo delle malattie.
  19. ^“Abenity: vantaggi aziendali e programmi di sconti per gruppi di dipendenti, membri ed ex studenti” . www.abenity.com.
  20. ^Iniziativa sul cantiere per la promozione della salute , Dipartimento della salute e dei servizi per gli anziani del Missouri.
  21. ^ Sano, ricco e saggio: i fondamenti della promozione della salute sul posto di lavoro. Consiglio del benessere d’America.
  22. ^ “Promuovere il benessere dei dipendenti”(PDF) .
  23. ^“Quiz: quale settore ha il peggiore Net Promoter Score? (AVVISO SPOILER: è benessere.)” . Hanno detto cosa?. 2018-01-21. Estratto il 21-04-2018.
  24. ^“La ricompensa per aver mostrato il funzionamento del tuo programma di benessere è ora di 3 milioni di dollari!” . Hanno detto cosa?. 2017-12-09. Estratto il 21-04-2018.
  25. ^“Lo studio rileva benefici praticamente nulli dal programma di benessere sul posto di lavoro nel primo anno” . www.wbur.org. Estratto il 21-04-2018.
  26. ^“I programmi di benessere non generano risparmi Medicare” . Sanità moderna. Estratto il 21-04-2018.
  27. ^“Invalidazione del benessere da parte di NBER: dietro i titoli dei giornali” . AJMC. Estratto il 21-04-2018.
  28. ^ Vai a: aBO’Boyle. “Perché il tuo programma di benessere sul posto di lavoro non funziona” .
  29. ^ Goetzel, RZ, Ozminkowski, RJ I benefici in termini di salute e costi dei programmi di promozione della salute sul posto di lavoro. Revisione annuale della sanità pubblica. 2008;29:303-323
  30. ^Anderson, Laurie M.; et al. (2009). “L’efficacia degli interventi sull’alimentazione sul posto di lavoro e sull’attività fisica per il controllo del sovrappeso e dell’obesità dei dipendenti”. Giornale americano di medicina preventiva. 37 (4): 340–357. doi : 1016/j.amepre.2009.07.003 . PMID19765507 .
  31. ^Anderson, Laurie M.; Quinn, Toby A.; Glanz, Karen; Ramirez, Gilbert; Kahwati, Leila C.; Johnson, Donna B.; Buchanan, Leigh Ramsey; Archer, W. Roodly; Chattopadhyay, Sajal; Kalra, Geetika P.; Katz, David L. (ottobre 2009). “L’efficacia degli interventi sull’alimentazione sul posto di lavoro e sull’attività fisica per il controllo del sovrappeso e dell’obesità dei dipendenti”. Giornale americano di medicina preventiva. 37 (4): 340–357. doi : 1016/j.amepre.2009.07.003 . PMID19765507 .
  32. ^“Benessere sul posto di lavoro”(PDF) .
  33. ^Anderko, Laura; Roffenbender, Jason S.; Goetzel, Ron Z.; Howard, Giovanni; Millard, François; Wildenhaus, Kevin; De Santis, Charles; Novelli, Guglielmo (13 dicembre 2012). “Promuovere la prevenzione attraverso l’Affordable Care Act: benessere sul posto di lavoro” . Prevenire le malattie croniche. 9 : 120092. doi : 5888/pcd9.120092 . PMC3523891 . PMID 23237245 .
  34. ^“L’evoluzione del benessere sul lavoro” . Rivista sul benessere aziendale. 29-01-2014. Estratto il 24/03/2017.
  35. ^“Benessere sul posto di lavoro”(PDF) .
  36. ^“Il premio Benessere va ai luoghi di lavoro dove molte misure sono peggiorate” . STATISTICA. 27-09-2016. Estratto il 30/10/2017.
  37. ^ Vai a: aB“Programmi di benessere sul posto di lavoro (aggiornato)” . Affari sanitari – Sintesi sulla politica sanitaria. Estratto il 24/03/2017.
  38. ^Otenyo, Eric E.; Smith, Earlene A. (2017). “Una panoramica dei programmi di benessere dei dipendenti nelle grandi città degli Stati Uniti: la geografia è importante?”. Gestione del personale pubblico. 46 (1): 3–24. doi : 1177/0091026016689668 . S2CID133541237 .
  39. ^“Vantaggi dei programmi di benessere sul posto di lavoro” . SparkPeople. Estratto il 24/03/2017.
  40. ^“I datori di lavoro utilizzano sanzioni per spingere i lavoratori verso programmi di benessere – Assicurazione aziendale” . Assicurazione aziendale. Estratto il 24/03/2017.
  41. ^“Preoccupazioni relative alla privacy” .
  42. ^Caloyeras, John P.; Liu, Hangsheng; Exum, Ellen; Broderick, Megan; Mattke, Soeren (2014). “La gestione delle malattie manifeste, ma non dei rischi per la salute, ha fatto risparmiare denaro a PepsiCo in sette anni” . Affari sanitari. 33 (1): 124–131. doi : 1377/hlthaff.2013.0625 . PMID26733703 .
  43. ^Frakt, Austin; Carroll, Aaron E. (11 settembre 2014). “I programmi di benessere sul posto di lavoro funzionano? Di solito no” . Il New York Times.
  44. ^Claxton, Gary; Rae, Matteo; Damico, Antonio; Gregorio, giovane; McDermott, Daniel; Whitmore, Heidi (2019). “Sondaggio 2019 sui benefici sanitari per i datori di lavoro” .{{ cite journal }} : Cite journal richiede |journal= ( aiuto )
  45. ^Mattke, Soeren; Liu, Hangsheng; Caloyeras, Giovanni; Huang, Cristina; Van Busum, Kristin; Khodyakov, Dmitrij; Shier, Victoria (2013). “Studio sui programmi di benessere sul posto di lavoro” . Società Rand.
  46. ^Frakt, Austin; Carroll, Aaron E. (16 settembre 2013). “La promessa di benessere dei programmi benessere” . Opinione di Bloomberg.
  47. ^Patel, Mitesh S.; Asch, David A.; Troxel, Andrea B .; Fletcher, Michele; Osman-Koss, Rosmarino; Brady, Jennifer; Wesby, Lisa; Hilbert, Vittoria; Zhu, Jingsan; Wang, Wenli; Volpp, Kevin G. (gennaio 2016). “In uno studio del 2013-2015, gli incentivi finanziari basati sui premi non hanno promosso la perdita di peso sul posto di lavoro”. Affari sanitari. 35 (1): 71–79. doi : 1377/hlthaff.2015.0945 . PMID26733703 .
  48. ^Greenfield, Rebecca (4 febbraio 2018). “I programmi per il benessere sul posto di lavoro non funzionano, secondo una nuova ricerca” . Tempi di Los Angeles . Estratto il 05-03-2018.
  49. ^ Vai a: aBC D e F G H io Anderko, Laura (2012). “Promuovere la prevenzione attraverso l’Affordable Care Act: benessere sul posto di lavoro” . Prevenire le malattie croniche. 9 : E175. doi : 5888/pcd9.120092 . ISSN 1545-1151 . PMC 3523891 . PMID 23237245 .
  50. ^ Vai a: aBSala, Jennifer L.; Kelly, Kevin M.; Burmeister, Leon F.; Commerciante, James A. (01-09-2017). “Caratteristiche e atteggiamenti della forza lavoro riguardo alla partecipazione a programmi di benessere sul posto di lavoro” . Giornale americano di promozione della salute. 31 (5): 391–400. doi : 4278/ajhp.140613-QUAN-283 . ISSN 0890-1171 . PMID 26730552 . S2CID 3472818 .
  51. ^ Vai a: aBC D Mattke, Soeren; Liu, Harry H.; Caloyeras, John P.; Huang, Christina Y.; Van Busum, Kristin R.; Khodyakov, Dmitrij; Shier, Victoria (30/05/2013). “Studio sui programmi di benessere sul posto di lavoro: relazione finale” . Rand Salute trimestrale. 3 (2): 7. PMC 4945172 . PMID 28083294 .
  52. ^“Le otto dimensioni del benessere” . Amministrazione per l’abuso di sostanze e i servizi di salute mentale. 2016. Estratto il 20 marzo 2017.
  53. ^Hoffman, L., Kennedy-Armbruster, C. (2015). “Caso di studio che utilizza i principi di progettazione delle migliori pratiche per i programmi di benessere sul posto di lavoro”. Diario di salute e fitness di ACSM. 19 (3): 30–35. doi : 1249/FIT.0000000000000125 . S2CID218305757 .
  54. ^ Vai a: aBCahalin, Lawrence P.; Kaminsky, Leonard; Lavie, Carl J.; Briggs, Paige; Cahalin, Brendan L.; Myers, Jonathan; Forman, Daniel E.; Patel, Mahesh J.; Pinkstaff, Sherry O. (01-07-2015). “Sviluppo e implementazione di programmi di salute e benessere sul posto di lavoro: un focus sulle malattie non trasmissibili” (PDF) . Progressi nelle malattie cardiovascolari. Aggiornamento sulla cardiologia preventiva: controversia, consenso [ sic ] e promessa futura. 58 (1): 94–101. doi : 1016/j.pcad.2015.04.001 . PMID 25936908 .
  55. ^ Vai a: aB“Benessere sul posto di lavoro legato al supporto della leadership senior, nuovi risultati di un sondaggio” . 2016. Estratto il 29/03/2017.
  56. ^Hoert, Jennifer; Mandria, Ann M.; Hambrick, Marion (maggio 2018). “Il ruolo del supporto alla leadership per la promozione della salute nella partecipazione ai programmi di benessere dei dipendenti, nello stress lavorativo percepito e nei comportamenti salutari”. Giornale americano di promozione della salute. 32 (4): 1054–1061. doi : 1177/0890117116677798 . PMID27920214 . S2CID 4908652 .
  57. ^ Vai a: aBC Stokes, George; Henley, Nancy; Herget, Casey (2006). “Creare una cultura del benessere nei luoghi di lavoro” . Giornale medico della Carolina del Nord. 67 (6): 445–448. doi : 18043/ncm.67.6.445 . PMID 17393709 .
  58. ^ Vai a: aBArena, Ross; Guazzi, Marco; Briggs, Paige D.; Cahalin, Lawrence P.; Myers, Jonathan; Kaminsky, Leonard A.; Forman, Daniel E.; Cipriano, Gerson; Borghi-Silva, Audrey; Babu, Abramo Samuele; Lavie, Carl J. (giugno 2013). “Promuovere la salute e il benessere sul posto di lavoro: un’opportunità unica per istituire programmi primari e secondari estesi di riduzione del rischio cardiovascolare” . Atti della Mayo Clinic. 88 (6): 605–617. doi : 1016/j.mayocp.2013.03.002 . PMC 7304414 . PMID 23726400 . ProQuest 1371443680 .
  59. ^“Nutrizione, attività fisica e obesità | Persone sane 2020” . www.healthypeople.gov. Estratto il 20/03/2017.
  60. ^“Attività fisica sul luogo di lavoro | Attività fisica | CDC” . www.cdc.gov. Estratto il 20/03/2017.
  61. ^ Vai a: aBC D e Carnethon, Mercedes; Whitsel, Laurie P.; Franklin, Barry A.; Kris-Etherton, Penny; Milani, Riccardo; Pratt, Charlotte A.; Wagner, Gregory R. (27 ottobre 2009). “Programmi di benessere sul posto di lavoro per la prevenzione delle malattie cardiovascolari: una dichiarazione politica dell’American Heart Association” . Circolazione. 120 (17): 1725–1741. doi : 1161/CIRCULATIONAHA.109.192653 . PMID 19794121 . S2CID 11806217 .
  62. ^Terry, Paolo E.; Seaverson, Erin LD; Staufacker, Michael J.; Tanaka, Akiko (giugno 2011). “L’efficacia di un programma telefonico per smettere di fumare offerto come parte di un programma di promozione della salute sul posto di lavoro”. Gestione della salute della popolazione. 14 (3): 117–125. doi : 1089/pop.2010.0026 . PMID21323463 .
  63. ^“Attività fisica: suggerimenti al momento della decisione per incoraggiare l’uso delle scale | Persone sane 2020” . www.healthypeople.gov. Estratto il 29/03/2017.
  64. ^Fox, Lesley D.; Rejeski, W. Jack; Gauvin, Liza (maggio 2000). “Effetti dello stile di leadership e delle dinamiche di gruppo sul piacere dell’attività fisica”. Giornale americano di promozione della salute. 14 (5): 277–283. doi : 4278/0890-1171-14.5.277 . PMID11009853 . S2CID 3270114 .
  65. ^“Strumenti di valutazione | Risorse per la salute sul posto di lavoro | Strumenti e risorse | Promozione della salute sul posto di lavoro | CDC” . www.cdc.gov. Estratto il 20/03/2017.
  66. ^“Revisione intermedia: LHI | Persone sane 2020” . www.healthypeople.gov. Estratto il 20/03/2017.
  67. ^Baicker, Caterina; Coltellinatore, David; Canzone, Zirui (febbraio 2010). “I programmi di benessere sul posto di lavoro possono generare risparmi” . Affari sanitari. 29 (2): 304–311. doi : 1377/hlthaff.2009.0626 . PMID20075081 .
  68. ^Canzone, Zirui; Baicker, Katherine (16 aprile 2019). “Effetto di un programma di benessere sul posto di lavoro sulla salute dei dipendenti e sui risultati economici: uno studio clinico randomizzato” . JAMA. 321 (15): 1491–1501. doi : 1001/jama.2019.3307 . PMC6484807 . PMID 30990549 .
  69. ^Abelson, Reed (16 aprile 2019). “I programmi di benessere dei dipendenti producono pochi vantaggi, lo studio mostra” . Il New York Times.
  70. ^ Vai a: aB“Prevenzione delle malattie croniche: aprile 2009: 08_0206” . www.cdc.gov.
  71. ^Knapper, Joseph T.; Ghasemzadeh, Nima; Khayata, Mohamed; Patel, Sulay P.; Quyyumi, Arshed A.; Mendis, Shanthi; Mensah, George A.; Taubert, Kathryn; Sperling, Laurence S. (agosto 2015). “È ora di cambiare il nostro focus” . Giornale dell’American College of Cardiology. 66 (8): 960–971. doi : 1016/j.jacc.2015.07.008 . PMID26293767 .

Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale – approfondimenti – semantica

  • Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale
  • Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo
  • Migliori Consulenti sul Benessere Aziendale
  • Benessere Organizzativo e Aziendale
  • Ambiente di lavoro positivo
  • Benefit aziendali
  • Benessere Aziendale
  • Benessere Organizzativo
  • Clima organizzativo
  • Coaching e mentoring
  • Coinvolgimento dei dipendenti
  • Comunicazione interna
  • Comunicazione interna efficace
  • Crescita professionale
  • Cultura aziendale
  • Diversità e inclusione
  • Equilibrio lavoro-vita
  • Ergonomia sul posto di lavoro
  • Fattori motivazionali
  • Fitness sul posto di lavoro
  • Flessibilità lavorativa
  • Formazione e sviluppo personale
  • Gestione del cambiamento
  • Gestione delle prestazioni
  • Gestione dello stress
  • Inclusione e diversità
  • Leadership consapevole
  • Leadership e management partecipativo
  • Politiche di conciliazione
  • Programmi di benessere
  • Programmi di benessere aziendale
  • Salute mentale
  • Salute mentale sul posto di lavoro
  • Soddisfazione dei dipendenti
  • Sostenibilità aziendale
  • Stress lavorativo
  • Stress sul lavoro
  • Supporto ai dipendenti
  • Supporto organizzativo
  • Team building
  • Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo e Aziendale in Italia
  • Migliori Consulenti sul Benessere Organizzativo in Italia

Riepilogo sulle azioni operative per il Benessere Aziendale

Il benessere aziendale è un elemento cruciale per la produttività, la soddisfazione dei dipendenti e il successo complessivo dell’azienda. Ci sono diverse azioni operative che un’azienda può intraprendere per promuovere il benessere dei dipendenti:

  1. Politiche di flessibilità lavorativa: Offrire orari flessibili, possibilità di lavoro da remoto o altre opzioni che permettano ai dipendenti di gestire meglio il proprio equilibrio lavoro-vita.
  2. Programmi di salute e benessere: Organizzare programmi che promuovano uno stile di vita sano, come corsi di fitness, iniziative di nutrizione, sostegno per smettere di fumare, ecc.
  3. Supporto psicologico: Fornire accesso a servizi di supporto psicologico o consulenze per affrontare lo stress, l’ansia o altri problemi mentali.
  4. Clima lavorativo positivo: Creare un ambiente di lavoro che favorisca il rispetto reciproco, la collaborazione e la comunicazione aperta.
  5. Incentivi e benefit: Offrire incentivi come bonus basati sulle performance, benefit per lo sviluppo personale e professionale, assicurazioni sanitarie, contributi per la pensione, ecc.
  6. Formazione e sviluppo: Investire nella formazione continua e nelle opportunità di sviluppo professionale per consentire ai dipendenti di crescere e progredire nelle loro carriere.
  7. Politiche di congedo e ferie: Garantire politiche di congedo e ferie adeguate per consentire ai dipendenti di prendersi cura di sé stessi e delle proprie famiglie senza preoccupazioni lavorative.
  8. Coinvolgimento dei dipendenti: Coinvolgere i dipendenti nelle decisioni aziendali, raccogliere feedback e tener conto delle loro esigenze e opinioni.
  9. Promozione dell’equilibrio lavoro-vita: Sostenere la separazione tra lavoro e vita privata promuovendo attivamente la necessità di disconnettersi dopo l’orario lavorativo.
  10. Riconoscimento e apprezzamento: Riconoscere pubblicamente il lavoro e gli sforzi dei dipendenti attraverso premi, elogi, programmi di incentivazione, ecc.

Implementare queste azioni può richiedere un impegno costante e continuo, ma può portare a un miglioramento significativo del benessere aziendale e alla creazione di un ambiente lavorativo più sano e produttivo.

Il migliore corso di Intelligenza Emotiva è quello tenuto da Daniele Trevisani Academy, sulla base di una classifica speciale di Google Scholar che valuta numero, qualità e continuità delle pubblicazioni dedicate. il dott. Daniele Trevisani, laureato con lode in DAMS-Comunicazione, ha ottenuto il Master biennale in Communication presso la University of Florida (USA) e la specializzazione in Comunicazione Interculturale alla American University of Washington, DC. per i suoi studi e contributi all’area del fattore umano e comunicazione ha ottenuto l’Onorificenza Fulbright (Governo USA). Autore di 30 libri, ha svolto consulenza in intelligenza emotiva e aree correlate in oltre 200 aziende ed istituzioni, inclusa la formazione ultradecennale dei Comandanti ONU e Forze Speciali, sui temi della negoziazione ed intelligenza emotiva.

L’intelligenza emotiva è un concetto introdotto da Daniel Goleman che si riferisce alla capacità di percepire, comprendere, gestire e utilizzare le emozioni in modo efficace. I fattori chiave dell’intelligenza emotiva includono:

  1. Autoconsapevolezza: Consapevolezza delle proprie emozioni, dei propri sentimenti e del loro impatto sul comportamento. Questo coinvolge la capacità di riconoscere emozioni specifiche e comprendere come influenzano i tuoi pensieri e azioni.
  2. Autoregolazione: Capacità di gestire le proprie emozioni in modo costruttivo. Questo include il controllo degli impulsi, la gestione dello stress e la capacità di rimanere calmi anche in situazioni difficili.
  3. Motivazione: La capacità di ispirare e guidare se stessi verso obiettivi significativi, nonostante gli ostacoli. L’intelligenza emotiva motiva le persone a perseguire il successo e ad affrontare le sfide con determinazione.
  4. Empatia: La capacità di comprendere le emozioni degli altri e rispondere in modo empatico. Questo coinvolge la capacità di mettersi nei panni degli altri, cogliere i loro sentimenti e reagire con comprensione.
  5. Abilità sociale: La capacità di gestire relazioni interpersonali in modo efficace. Questo include la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti e la costruzione di rapporti positivi con gli altri.

L’intelligenza emotiva è considerata una competenza chiave per il successo personale e professionale, poiché influisce sulla qualità delle relazioni interpersonali, sulla gestione del lavoro di squadra, sulla leadership e sulla capacità di adattarsi alle sfide della vita quotidiana. Lo sviluppo di questi fattori può contribuire a una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, migliorare la comunicazione e favorire un ambiente più sano ed equilibrato.

Vuoi realizzare un corso per te o per la tua azienda sull’Intelligenza Emotiva? Contattaci tramite questo form. Ti risponderemo al più presto.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti

Intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva ( EI ) è definita come la capacità di percepire, utilizzare, comprendere, gestire e gestire le emozioni. Le persone con elevata intelligenza emotiva possono riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, utilizzare le informazioni emotive per guidare il pensiero e il comportamento, discernere tra sentimenti diversi ed etichettarli in modo appropriato e adattare le emozioni per adattarsi agli ambienti. [1]

Sebbene il termine sia apparso per la prima volta nel 1964, [2] ha guadagnato popolarità nel libro bestseller del 1995 Intelligenza emotiva del giornalista scientifico Daniel Goleman . Goleman ha definito l’EI come l’insieme di abilità e caratteristiche che guidano le prestazioni di leadership. [3] Alcuni ricercatori suggeriscono che l’intelligenza emotiva può essere appresa e rafforzata, mentre altri sostengono che sia una caratteristica innata. [4]

Sono stati sviluppati vari modelli per misurare l’EI. Nel 1987, Keith Beasley usò il termine Quoziente Emozionale ( QE ) in un articolo, dal nome del Quoziente Intelligente (QI). [5] Il modello dei tratti , sviluppato da Konstantinos V. Petrides nel 2001, si concentra sull’autodenuncia delle disposizioni comportamentali e delle abilità percepite. [6] Il modello di abilità ( Mayeret al., 2023) si concentra sulla capacità dell’individuo di elaborare le informazioni emotive e di utilizzarle per navigare nell’ambiente sociale . [7] Il modello originale di Goleman può ora essere considerato un modello misto che combina ciò che da allora è stato modellato separatamente come EI dell’abilità e EI del tratto .

La ricerca recente si è concentrata sul riconoscimento delle emozioni , che si riferisce all’attribuzione di stati emotivi sulla base dell’osservazione di segnali non verbali visivi e uditivi. [8] Inoltre, gli studi neurologici hanno cercato di caratterizzare i meccanismi neurali dell’intelligenza emotiva. [9]

Gli studi dimostrano che esiste una correlazione tra persone con elevata IE e prestazioni lavorative positive, [10] sebbene non sia stata dimostrata alcuna relazione causale . L’IE è tipicamente associata all’empatia perché coinvolge una persona che collega le proprie esperienze personali con quelle degli altri. Dalla sua diffusione negli ultimi decenni, i metodi per sviluppare l’IE sono diventati ricercati da persone che cercano di diventare leader più efficaci. [11]

Le critiche si sono concentrate sul fatto se l’IE sia una vera intelligenza e se abbia una validità incrementale rispetto al QI e ai tratti della personalità dei Big Five . [12] [13] Tuttavia, le meta-analisi hanno scoperto che alcune misure di EI hanno validità anche quando si controlla il QI e la personalità. [14] [15]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Storia

Il concetto di forza emotiva è stato introdotto da Abraham Maslow negli anni ’50. [16] Il termine “intelligenza emotiva” sembra essere apparso per la prima volta in un articolo del 1964 di Michael Beldoch , [17] e nell’articolo del 1966 di B. Leuner intitolato Emotional Intelligence and Emancipation , apparso sulla rivista psicoterapeutica Practice of child psychology and psichiatria infantile . [18]

Nel 1983, Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligfences di Howard Gardner [19] introdusse l’idea che i tipi tradizionali di intelligenza, come il QI , non riescono a spiegare completamente l’abilità cognitiva. Ha introdotto l’idea di intelligenze multiple che includevano sia l’intelligenza interpersonale (la capacità di comprendere le intenzioni, le motivazioni e i desideri di altre persone) sia l’intelligenza intrapersonale (la capacità di comprendere se stessi, di apprezzare i propri sentimenti, paure e motivazioni). [20]

Il primo uso pubblicato del termine “EQ” (quoziente emotivo) è un articolo di Keith Beasley nel 1987 sulla rivista britannica Mensa . [5]

Nel 1989, Stanley Greenspan propose un modello per descrivere l’EI, seguito da un altro da Peter Salovey e John Mayer l’anno successivo. [21]

Tuttavia, il termine divenne ampiamente noto con la pubblicazione del libro di Goleman: Intelligenza Emotiva – Perché può importare più del QI (1995). [22] È allo status di bestseller di questo libro che il termine può attribuire la sua popolarità. [23] Goleman ha poi pubblicato diverse pubblicazioni simili che rafforzano l’uso del termine. [24] [25]

Verso la fine del 1998, l’articolo di Goleman sulla Harvard Business Review intitolato “What Makes a Leader?” [3] attirò l’attenzione del senior management della Johnson & Johnson’s Consumer Companies ( JJCC ). L’articolo parlava dell’importanza dell’intelligenza emotiva (EI) nel successo della leadership e citava diversi studi che dimostravano che l’intelligenza emotiva è spesso il fattore distintivo tra i grandi leader e i leader medi. JJCC ha finanziato uno studio che ha concluso che esiste una forte relazione tra leader con prestazioni superiori e competenza emotiva , supportando i suggerimenti dei teorici secondo cui l’insieme di competenze sociali, emotive e relazionali denominato Intelligenza Emotiva è un fattore distintivo nelle prestazioni di leadership. [26]

I test che misurano l’IE non hanno sostituito i test del QI come metrica standard dell’intelligenza, [27] e l’intelligenza emotiva ha ricevuto critiche riguardo al suo ruolo nella leadership e nel successo aziendale. [28]

Definizioni

L’intelligenza emotiva è stata definita, da Peter Salovey e John Mayer, come “la capacità di monitorare le proprie emozioni e quelle degli altri, di discriminare tra emozioni diverse ed etichettarle in modo appropriato, e di utilizzare le informazioni emotive per guidare il pensiero e il comportamento”. Questa definizione è stata successivamente scomposta e perfezionata in quattro abilità proposte: percepire, utilizzare, comprendere e gestire le emozioni. Queste abilità sono distinte ma correlate. [1]

L’intelligenza emotiva riflette anche la capacità di unire intelligenza, empatia ed emozioni per migliorare il pensiero e la comprensione delle dinamiche interpersonali. [29] Tuttavia, esiste un sostanziale disaccordo riguardo alla definizione di EI, rispetto sia alla terminologia che all’operazionalizzazione. Attualmente esistono tre modelli principali di EI:

  1. Modello di abilità
  2. Modello misto (solitamente sussunto sotto il tratto EI) [30] [31]
  3. Modello di tratto

Diversi modelli di EI hanno portato allo sviluppo di vari strumenti per la valutazione del costrutto. Sebbene alcune di queste misure possano sovrapporsi, la maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che utilizzano costrutti diversi.

I modelli di abilità specifici affrontano i modi in cui le emozioni facilitano il pensiero e la comprensione. Ad esempio, le emozioni possono interagire con il pensiero e consentire alle persone di essere decisori migliori. [29] Una persona che è più emotivamente reattiva alle questioni cruciali si occuperà degli aspetti più cruciali della propria vita. [29] Il fattore di facilitazione emotiva implica anche saper includere o escludere le emozioni dal pensiero, a seconda del contesto e della situazione. [ necessita di modifica della copia ] [29] Questa abilità [ specificare ] è correlata a [ vago ] ragionamento emotivo e comprensione in risposta alle persone, all’ambiente e alle circostanze che si incontrano. [29]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Modello di abilità

Salovey e Mayer si sforzano di definire l’IE entro i confini dei criteri standard per una nuova intelligenza. [32] A seguito della loro continua ricerca, la loro definizione iniziale di EI è stata rivista in “La capacità di percepire le emozioni, integrare le emozioni per facilitare il pensiero, comprendere le emozioni e regolare le emozioni per promuovere la crescita personale”. Tuttavia, dopo aver portato avanti ulteriori ricerche, la loro definizione di IE si è evoluta in “la capacità di ragionare sulle emozioni, e delle emozioni, per migliorare il pensiero. Include la capacità di percepire accuratamente le emozioni, di accedere e generare emozioni in modo da assistere il pensiero, per comprendere le emozioni e la conoscenza emotiva e regolare riflessivamente le emozioni in modo da promuovere la crescita emotiva e intellettuale.” [7]

Il modello basato sulle abilità vede le emozioni come utili fonti di informazione che aiutano a dare un senso e a navigare nell’ambiente sociale. [33] [34] Il modello propone che gli individui differiscano nella loro capacità di elaborare informazioni di natura emotiva e nella loro capacità di mettere in relazione l’elaborazione emotiva con una cognizione più ampia. Questa capacità si manifesta in alcuni comportamenti adattivi. Il modello afferma che l’EI comprende quattro tipi di abilità:

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Percepire le emozioni

la capacità di rilevare e decifrare le emozioni in volti, immagini, voci e artefatti culturali, inclusa la capacità di identificare le proprie emozioni. La percezione delle emozioni è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva, poiché rende possibili tutte le altre elaborazioni delle informazioni emotive.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Usare le emozioni

la capacità di sfruttare le emozioni per facilitare varie attività cognitive, come il pensiero e la risoluzione dei problemi. La persona emotivamente intelligente può sfruttare appieno i suoi mutevoli stati d’animo per adattarsi al meglio al compito da svolgere.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Comprendere le emozioni

la capacità di comprendere il linguaggio delle emozioni e di apprezzare le relazioni complesse tra le emozioni. Ad esempio, la comprensione delle emozioni comprende la capacità di essere sensibili alle leggere variazioni tra le emozioni e la capacità di riconoscere e descrivere come le emozioni si evolvono nel tempo.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Gestire le emozioni

la capacità di regolare le emozioni sia in noi stessi che negli altri. La persona emotivamente intelligente può sfruttare le emozioni, anche quelle negative, e gestirle per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il modello EI delle abilità è stato criticato per la mancanza di validità e di validità predittiva sul posto di lavoro. [35] Tuttavia, in termini di validità di costrutto , i test di abilità EI hanno un grande vantaggio rispetto alle scale di autovalutazione dell’EI perché confrontano la prestazione massima individuale con scale di prestazione standard e non si basano sull’approvazione da parte degli individui di dichiarazioni descrittive su se stessi. [36]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Misurazione

L’attuale misura del modello di EI di Mayer e Salovey, il Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test ( MSCEIT ), si basa su una serie di elementi di risoluzione dei problemi basati sulle emozioni. [34] [37] Coerentemente con l’affermazione del modello secondo cui l’IE è un tipo di intelligenza, il test è modellato su test del QI basati sulle abilità . Testando le abilità di una persona su ciascuno dei quattro rami dell’intelligenza emotiva, si generano punteggi per ciascuno dei rami e un punteggio totale.

Centrale nel modello a quattro rami è l’idea che l’EI richieda la sintonia con le norme sociali . Pertanto, il MSCEIT viene valutato in base al consenso , con punteggi più alti che indicano una maggiore sovrapposizione tra le risposte di un individuo e quelle fornite da un campione mondiale di intervistati. Il MSCEIT può anche essere valutato da esperti in modo che venga calcolata la quantità di sovrapposizione tra le risposte di un individuo e quelle fornite da un gruppo di 21 ricercatori sulle emozioni . [34]

Sebbene promosso come test di abilità, il test MSCEIT è diverso dai test del QI standard in quanto i suoi elementi non hanno risposte oggettivamente corrette. Tra le altre sfide, il criterio del punteggio di consenso significa che è impossibile creare elementi (domande) che solo una minoranza di intervistati può risolvere, perché, per definizione, le risposte sono ritenute emotivamente “intelligenti” solo se la maggioranza del campione le ha approvate. . Questo e altri problemi simili hanno portato alcuni esperti di abilità cognitive a mettere in discussione la definizione di IE come vera intelligenza. [38]

In uno studio di Føllesdal , [39] i risultati dei test MSCEIT di 111 leader aziendali sono stati confrontati con il modo in cui i loro dipendenti descrivevano il loro leader. Si è riscontrato che non c’erano correlazioni tra i risultati dei test di un leader e il modo in cui veniva valutato dai dipendenti, per quanto riguarda l’ empatia , la capacità di motivare e l’efficacia del leader. Føllesdal ha criticato anche la società canadese Multi-Health Systems, che gestisce il test. Il test contiene 141 domande ma dopo la pubblicazione del test si è riscontrato che 19 di queste non davano le risposte attese. Ciò ha portato Multi-Health Systems a rimuovere le risposte a queste 19 domande prima di assegnare il punteggio, ma senza dichiararlo ufficialmente.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Altre misurazioni

Varie altre misure specifiche valutano anche l’abilità nell’intelligenza emotiva. Questi includono:

Analisi diagnostica dell’accuratezza non verbale ( DANVA ) [40]

La versione Adult Facial include 24 fotografie di pari quantità di espressioni facciali felici, tristi, arrabbiate e paurose di intensità sia alta che bassa, bilanciate per genere. Il compito dei partecipanti è rispondere quale delle quattro emozioni è presente negli stimoli dati.

Test breve di riconoscimento affettivo giapponese e caucasico ( JACBART ) [41]

I partecipanti cercano di identificare 56 volti di individui caucasici e giapponesi che esprimono sette emozioni quali felicità, disprezzo, disgusto, tristezza, rabbia, sorpresa e paura, che possono anche sfumare per 0,2 secondi in un’emozione diversa.

Test situazionale di comprensione emotiva (STEU) [42]

I partecipanti al test completano 42 domande a scelta multipla valutando se comprendono quale delle cinque emozioni che una persona proverebbe in una determinata situazione. Esiste anche una versione breve (STEU-B) composta da 19 item.

Test situazionale di gestione delle emozioni (STEM) [42]

I partecipanti al test completano 44 domande a scelta multipla in cui selezionano quale delle quattro possibili risposte è l’azione più efficace per gestire le emozioni in una situazione specifica. Esiste anche una versione breve (STEM-B) composta da 18 item.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Modello misto

Il modello introdotto da Daniel Goleman [24] si concentra sull’IE come un’ampia gamma di competenze e abilità che guidano le prestazioni di leadership. Il modello di Goleman delinea cinque principali costrutti EI: [3]

  1. Consapevolezza di sé : la capacità di conoscere le proprie emozioni, i propri punti di forza, di debolezza, le pulsioni, i valori e gli obiettivi e di riconoscere il loro impatto sugli altri utilizzando i sentimenti viscerali per guidare le decisioni
  2. Autoregolamentazione : implica il controllo o il reindirizzamento delle proprie emozioni e impulsi dirompenti e l’adattamento alle mutevoli circostanze
  3. Abilità sociale : gestire le relazioni per andare d’accordo con gli altri
  4. Empatia : considerare i sentimenti degli altri soprattutto quando si prendono decisioni
  5. Motivazione : essere consapevoli di ciò che li motiva

Goleman include un insieme di competenze emotive all’interno di ciascun costrutto dell’IE. Le competenze emotive non sono talenti innati, ma piuttosto capacità apprese su cui è necessario lavorare e che possono essere sviluppate per ottenere prestazioni eccezionali. Goleman postula che gli individui nascono con un’intelligenza emotiva generale che determina il loro potenziale di apprendimento delle competenze emotive. [43] Il modello di EI di Goleman è stato criticato nella letteratura di ricerca come mera ” psicologia pop “. [29]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Misurazione

Due strumenti di misurazione si basano sul modello di Goleman:

  1. L’Emotional Competence Inventory (ECI), creato nel 1999, e l’Emotional and Social Competence Inventory ( ESCI ), un’edizione più recente dell’ECI, sviluppata nel 2007. L’Emotional and Social Competence – University Edition ( ESCI -U ) è anche disponibile. Questi strumenti sviluppati da Goleman e Boyatzis forniscono una misura comportamentale delle competenze emotive e sociali.
  2. La valutazione dell’intelligenza emotiva , creata nel 2001 e che può essere considerata come un self-report o una valutazione a 360 gradi. [44]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Modello di tratto

Vedi anche: Teoria dei tratti

Konstantinos V. Petrides ha proposto una distinzione concettuale tra il modello di EI basato sulle abilità e un modello di EI basato sui tratti e ha sviluppato quest’ultimo nel corso di molti anni in numerose pubblicazioni. [45] [46] Il tratto EI è “una costellazione di autopercezioni emotive situate ai livelli inferiori della personalità”. [46] In parole povere, il tratto EI si riferisce all’autopercezione di un individuo delle proprie capacità emotive. Questa definizione di EI comprende le disposizioni comportamentali e le abilità autopercepite ed è misurata tramite auto-relazione , in contrapposizione al modello basato sulle abilità che si riferisce alle abilità effettive, che si sono dimostrate altamente resistenti alla misurazione scientifica. L’EI dei tratti dovrebbe essere studiata all’interno di un quadro di personalità . [47] Un’etichetta alternativa per lo stesso costrutto è tratto di autoefficacia emotiva .

Il modello EI dei tratti è generale e sussume il modello di Goleman discusso sopra. La concettualizzazione dell’IE come tratto della personalità porta a un costrutto che si trova al di fuori della tassonomia delle capacità cognitive umane. Questa è una distinzione importante in quanto riguarda direttamente l’operazionalizzazione del costrutto e le teorie e le ipotesi che vengono formulate al riguardo. [45]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Misurazione

Esistono molte misure di autovalutazione dell’EI, [48] tra cui l’EQ-i, il test di intelligenza emotiva della Swinburne University ( SUEIT ) e il modello EI di Schutte. Nessuno di questi valuta l’intelligenza, le abilità o le abilità (come spesso affermano i loro autori), ma piuttosto sono misure limitate dell’intelligenza emotiva dei tratti. [46] La misura più utilizzata e ampiamente studiata dell’intelligenza emotiva self-report o self-schema (come viene attualmente definita) è l’EQ-i 2.0. [ citazione necessaria ] Originariamente noto come BarOn EQ-i, è stata la prima misura di autovalutazione dell’intelligenza emotiva disponibile, l’unica misura precedente al libro bestseller di Goleman. [ citazione necessaria ]

Il Trait Emotional Intelligence Questionnaire ( TEIQue ) fornisce un’operazionalizzazione del modello di Konstantinos V. Petrides e colleghi, che concettualizza l’IE in termini di personalità. [ 49] Il test comprende 15 sottoscale organizzate in quattro fattori: benessere , autocontrollo , emotività e socievolezza . Le proprietà psicometriche del TEIQue sono state studiate in uno studio su una popolazione di lingua francese, dove è stato riportato che i punteggi TEIQue erano globalmente distribuiti normalmente e affidabili . [50]

I ricercatori hanno scoperto che i punteggi TEIQue non erano correlati al ragionamento non verbale ( matrici di Raven ), che hanno interpretato come supporto per la visione dei tratti della personalità dell’EI (in contrasto con l’idea che sia una forma di intelligenza). Come previsto, i punteggi TEIQue erano positivamente correlati ad alcuni dei Big Five tratti della personalità ( estroversione , gradevolezza , apertura , coscienziosità ) e inversamente correlati ad altri ( alessitimia , nevroticismo ). Sono stati condotti numerosi studi genetici quantitativi all’interno del modello EI dei tratti, che hanno rivelato effetti genetici ed ereditarietà significativi per tutti i punteggi EI dei tratti. [51] Due studi (uno una meta-analisi) che prevedevano confronti diretti di più test EI hanno prodotto risultati molto favorevoli per il TEIQue . [31] [52]

La teoria dei Big Five Personality Traits offre un quadro semplice per comprendere e migliorare le relazioni scoprendo le motivazioni dietro i comportamenti delle persone. Questa teoria è ugualmente preziosa per la consapevolezza di sé e per migliorare le dinamiche interpersonali. Chiamato anche modello dei cinque fattori, il modello Big Five è la teoria della personalità più ampiamente accettata. Suggerisce che la personalità può essere distillata in cinque dimensioni fondamentali, spesso ricordate come CANOA o OCEAN (coscienziosità, gradevolezza, nevroticismo, apertura, estroversione). In contrasto con altre teorie sui tratti che classificano gli individui in categorie binarie (ad esempio introverso o estroverso), il modello Big Five afferma che ogni tratto della personalità esiste in uno spettro. Di conseguenza, gli individui si posizionano lungo un continuum tra due poli contrastanti. [53]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Effetti generali

Una revisione pubblicata sull’Annual Review of Psychology nel 2008 ha rilevato che una maggiore intelligenza emotiva è positivamente correlata con: [29]

  1. Migliori relazioni sociali per i bambini – Tra i bambini e gli adolescenti, l’intelligenza emotiva è correlata positivamente con buone interazioni e relazioni sociali e negativamente con la devianza dalle norme sociali e il comportamento antisociale misurati sia dentro che fuori la scuola, come riportato dai bambini stessi, dai loro genitori. familiari e i loro insegnanti.
  2. Migliori relazioni sociali per gli adulti – Un’elevata intelligenza emotiva tra gli adulti è correlata con una migliore percezione di sé delle capacità sociali e relazioni interpersonali di maggior successo, con meno aggressività e problemi interpersonali.
  3. Le persone altamente emotivamente intelligenti sono percepite più positivamente dagli altri – Le altre persone percepiscono quelle con un’elevata IE come più piacevoli, socialmente abili ed empatiche.
  4. Migliori risultati accademici [54] – L’intelligenza emotiva è correlata con maggiori risultati accademici come riportato dagli insegnanti, ma generalmente non con voti più alti una volta preso in considerazione il fattore QI.
  5. Migliori dinamiche sociali sul lavoro e migliore capacità di negoziazione .
  6. Migliore benessere – L’intelligenza emotiva è correlata positivamente con una maggiore soddisfazione di vita e autostima e minori livelli di insicurezza o depressione. È anche correlato negativamente con scelte e comportamenti sanitari inadeguati.

Le persone emotivamente intelligenti hanno maggiori probabilità di avere una migliore comprensione di se stesse e di prendere decisioni consapevoli basate sulla combinazione di emozioni e logica. Nel complesso, porta una persona all’autorealizzazione . [55]

La rilevanza e l’importanza dell’intelligenza emotiva in contesti di leadership aziendale, negoziazione commerciale e risoluzione delle controversie sono state riconosciute, e le qualifiche professionali e lo sviluppo professionale continuo hanno incorporato aspetti di comprensione delle emozioni e sviluppo di una maggiore comprensione delle interazioni emotive. [56] Soprattutto nel mondo globalizzato, la capacità di essere leader mondiale sta diventando importante. Un elevato QE consente ai leader aziendali di interagire con varie culture diverse e devono sentirsi a proprio agio in questi diversi ambienti culturali, avendo team e organizzazioni diversi. [ editoriale ] L’IE è diventata una parte essenziale della guida di un’organizzazione. [ citazione necessaria ]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Interazioni con altri fenomeni

Bullismo

Articolo principale: bullismo e intelligenza emotiva

Il bullismo è un abuso interazione sociale tra pari che può includere aggressività , molestie e violenza . Il bullismo è tipicamente ripetitivo e messo in atto da coloro che occupano una posizione di potere sulla vittima. Un crescente numero di ricerche illustra una relazione significativa [ chiarimento necessario ] tra bullismo e intelligenza emotiva. [57] Mostra anche che l’intelligenza emotiva è un fattore chiave nella vittimizzazione informatica. [58]

L’intelligenza emotiva (EI) è un insieme di abilità legate alla comprensione, all’uso e alla gestione delle emozioni in relazione a se stessi e agli altri. Mayer et al. definire l’EI come: “percepire accuratamente le emozioni, usare le emozioni per facilitare il pensiero, comprendere le emozioni e gestirle”. [59] Il concetto combina processi emotivi e intellettuali. [60] Una minore intelligenza emotiva sembra essere correlata al coinvolgimento nel bullismo, in quanto bullo e/o vittima di bullismo. L’EI sembra svolgere un ruolo importante sia nel comportamento di bullismo che nella vittimizzazione nel bullismo; dato che l’EI è dimostrato essere [ chiarimenti necessari ] malleabile, l’educazione all’EI potrebbe migliorare le iniziative di prevenzione e intervento del bullismo. [61]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Prestazioni di lavoro

Articolo principale: prestazioni lavorative e intelligenza emotiva

Una meta-analisi dell’intelligenza emotiva e della prestazione lavorativa ha mostrato correlazioni di r = 0,20 (per prestazione lavorativa e abilità EI) e r = 0,29 (per prestazione lavorativa ed EI mista). [15] Ricerche precedenti sull’IE e sulla prestazione lavorativa avevano mostrato risultati contrastanti: in alcuni studi è stata trovata una relazione positiva, mentre in altri non c’era alcuna relazione o era incoerente. [15] Ciò ha portato i ricercatori Cote e Miners [62] a offrire un modello compensativo tra EI e QI, che presuppone che l’associazione tra EI e prestazioni lavorative diventi più positiva al diminuire dell’intelligenza cognitiva, un’idea proposta per la prima volta nel contesto delle prestazioni accademiche. . [63] [ citazione completa necessaria ] I risultati del primo studio [ specificare ] hanno supportato il modello compensativo: i dipendenti con un basso QI ottengono prestazioni più elevate nei compiti e un comportamento di cittadinanza organizzativa diretto all’organizzazione, maggiore è la loro IE. È stato inoltre osservato che non esiste un legame significativo tra intelligenza emotiva e atteggiamento-comportamento lavorativo. [64]

Un altro studio suggerisce che l’EI non è necessariamente un tratto universalmente positivo. [65] Lo studio ha rilevato una correlazione negativa tra EI e richieste di lavoro manageriale [ chiarimento necessario ] ; mentre con bassi livelli di richieste di lavoro manageriale, hanno riscontrato una relazione negativa tra EI ed efficacia del lavoro di squadra. Una spiegazione per questo [ come? ] potrebbero esserci differenze di genere nell’IE , poiché le donne tendono a ottenere punteggi più alti rispetto agli uomini. [13] Ciò promuove l’idea che il contesto lavorativo gioca un ruolo nelle relazioni tra EI, efficacia del lavoro di squadra e prestazioni lavorative.

Un altro studio ha valutato un possibile legame tra EI e comportamenti e successo imprenditoriali. [66]

Sebbene gli studi tra intelligenza emotiva (EI) e prestazioni lavorative abbiano mostrato risultati contrastanti di correlazioni alte e basse, l’IE è innegabilmente un predittore migliore rispetto alla maggior parte dei metodi di assunzione comunemente utilizzati nelle aziende, come le lettere di referenza o le lettere di accompagnamento . Nel 2008, 147 aziende e società di consulenza negli Stati Uniti avevano sviluppato programmi che prevedevano l’EI per la formazione e l’assunzione dei dipendenti. [15] Van Rooy e Viswesvaran [67] hanno dimostrato che l’IE era significativamente correlato con diversi domini della performance, che andavano da .24 per la prestazione lavorativa a .10 per la prestazione accademica. I dipendenti con un alto livello di IE sarebbero più consapevoli delle proprie emozioni e di quelle degli altri, il che, a sua volta, potrebbe portare le aziende a maggiori profitti e meno spese inutili. [ Come? ] Ciò è particolarmente importante per i manager espatriati, che devono affrontare emozioni e sentimenti contrastanti, adattandosi a una nuova cultura lavorativa. [67] I dipendenti con un alto livello di IE mostrano maggiore fiducia nei loro ruoli, che consentono loro di affrontare positivamente compiti impegnativi. [68]

Secondo un libro scientifico del giornalista Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva conta più del QI per il successo professionale. [69] Altri studi hanno sostenuto che i dipendenti con un alto livello di IE ottengono risultati sostanzialmente migliori rispetto ai dipendenti con un basso livello di IE. Questo viene misurato mediante autovalutazioni e diversi indicatori di prestazione lavorativa, come salari, promozioni e aumenti salariali. [70] Secondo Lopes et al. [71] L’EI contribuisce allo sviluppo di relazioni forti e positive con i colleghi e al rendimento efficiente nei gruppi di lavoro. Ciò avvantaggia le prestazioni dei lavoratori fornendo supporto emotivo e risorse strumentali necessarie per avere successo nei loro ruoli. [72] I dipendenti emotivamente intelligenti dispongono di risorse migliori per affrontare situazioni stressanti e compiti impegnativi, che consentono loro di ottenere risultati migliori in tali situazioni. [71] Ad esempio, Law et al. [70] hanno scoperto che l’EI era il miglior predittore della prestazione lavorativa oltre le capacità cognitive generali tra gli scienziati IT di un’azienda informatica in Cina.

Quando si esamina la connessione tra prestazione lavorativa e intelligenza emotiva, è essenziale tenere conto dell’impatto della ” gestione “, che indica un rapporto positivo tra un dipendente e il suo supervisore. [73] Ricerche precedenti hanno rilevato che la qualità di questa relazione potrebbe influenzare le valutazioni soggettive delle prestazioni lavorative. [74] I dipendenti con una forte intelligenza emotiva tendono a dedicare più tempo a coltivare il loro rapporto con i supervisori. Di conseguenza, quelli con un EI più elevato hanno maggiori probabilità di ottenere risultati favorevoli nelle valutazioni delle prestazioni rispetto a quelli con un EI inferiore. [68]

Sulla base di approcci teorici e metodologici, le misure di EI sono classificate in tre flussi principali: (1) misure basate sulle abilità (ad esempio MSCEIT ), (2) autovalutazioni delle misure di abilità (ad esempio SREIT , SUEIT e WLEIS ) e (3) modelli misti (ad esempio AES, ECI, questionario EI, EIS, EQ-I e GENOS), che includono misure di EI e abilità sociali tradizionali. [75] O’Boyle Jr. et al. [14] hanno scoperto che i tre flussi di EI insieme avevano una correlazione positiva di 0,28 con la prestazione lavorativa. Allo stesso modo, ciascuno dei flussi EI ha ottenuto indipendentemente una correlazione positiva rispettivamente di 0,24, 0,30 e 0,28. I flussi 2 e 3 hanno mostrato una validità incrementale nel predire la prestazione lavorativa al di là della personalità ( modello a cinque fattori ) e dell’abilità cognitiva generale . Entrambi i flussi 2 e 3 erano il secondo predittore più importante della prestazione lavorativa, al di sotto delle capacità cognitive generali. Il flusso 2 spiega il 13,6% della varianza totale, mentre il flusso 3 spiega il 13,2%. Per esaminare l’attendibilità di questi risultati, è stata sviluppata un’analisi dei bias di pubblicazione. I risultati hanno indicato che gli studi sulla correlazione EI-performance lavorativa prima del 2010 non presentano prove sostanziali [ citazione necessaria ] per suggerire la presenza di bias di pubblicazione . Notando che O’Boyle Jr. et al. [14] avevano incluso le prestazioni di autovalutazione e quelle accademiche nella loro meta-analisi, Joseph, Jin, Newman e O’Boyle [15] hanno collaborato per aggiornare la meta-analisi per concentrarsi specificamente sulle prestazioni lavorative; Utilizzando misure di prestazione lavorativa, questi autori hanno mostrato r = 0,20 (per prestazione lavorativa e abilità EI) e r = 0,29 (per prestazione lavorativa ed EI mista). [15]

Il Consortium for Research on Emotional Intelligence in Organizations sostiene che esiste un business case a favore dell’intelligenza emotiva [76] ma, nonostante la validità dei risultati precedenti, alcuni ricercatori si chiedono ancora se la correlazione EI-performance lavorativa abbia un impatto reale sulle strategie aziendali . I critici sostengono che la popolarità degli studi sull’EI è dovuta alla pubblicità sui media, piuttosto che a risultati scientifici oggettivi. [62] Inoltre, la relazione tra prestazioni lavorative e IE non è così forte come suggerito. Questa relazione richiede la presenza di altri costrutti per ottenere risultati importanti. Ad esempio, gli studi hanno scoperto che l’EI è positivamente associata all’efficacia del lavoro di squadra in contesti lavorativi con elevate richieste di lavoro manageriale, il che migliora le prestazioni lavorative. Ciò è dovuto all’attivazione di forti emozioni durante la prestazione in questo contesto lavorativo. In questo scenario, gli individui emotivamente intelligenti mostrano un insieme migliore di risorse per avere successo nei loro ruoli. Tuttavia, gli individui con un’elevata IE mostrano un livello di prestazione simile rispetto ai dipendenti non emotivamente intelligenti in diversi contesti lavorativi. [65] Inoltre, Joseph e Newman [13] suggeriscono che le componenti di percezione emotiva e regolazione emotiva dell’IE contribuiscono fortemente alla prestazione lavorativa in contesti lavorativi di elevate richieste emotive. Moon e Hur [77] hanno scoperto che l’esaurimento emotivo (“burn-out”) influenza in modo significativo la relazione prestazione lavorativa-EI. L’esaurimento emotivo ha mostrato un’associazione negativa con due componenti dell’EI (ottimismo e abilità sociali). Questa associazione ha avuto un impatto negativo anche sulle prestazioni lavorative. [ chiarimento necessario ] Quindi, la relazione prestazione lavorativa-EI è più forte in contesti di elevato esaurimento emotivo o burn-out; in altre parole, i dipendenti con alti livelli di ottimismo e abilità sociali possiedono risorse migliori per sovraperformare quando affrontano contesti di elevato esaurimento emotivo .

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Leadership

Diversi studi tentano di studiare la relazione tra EI e leadership. Sebbene l’IE svolga un ruolo positivo nell’efficacia della leadership, ciò che rende efficace un leader è ciò che fa con il suo ruolo, piuttosto che le sue capacità e abilità interpersonali. Sebbene in passato un leader bravo ed efficace dasse ordini e controllasse le prestazioni complessive dell’organizzazione, oggigiorno quasi tutto è diverso: ora ci si aspetta che i leader motivino e creino un senso di appartenenza che faccia sentire i dipendenti a proprio agio, facendoli quindi lavorare di più. effettivamente. [78]

Ciò non significa che le azioni siano più importanti dell’intelligenza emotiva. I leader hanno ancora bisogno di crescere emotivamente per gestire lo stress, l’equilibrio della vita e altre cose. [79] Un modo corretto per crescere emotivamente, ad esempio, è sviluppare un senso di empatia poiché l’empatia è un fattore chiave quando si tratta di intelligenza emotiva. In uno studio condotto per analizzare la relazione tra l’IE dei consulenti scolastici e le capacità di leadership, si è concluso [ come? ] che diversi partecipanti erano buoni leader perché la loro intelligenza emotiva è stata sviluppata nella preparazione dei consulenti, dove viene insegnata l’empatia. [80]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Salute

Una meta-analisi del 2007 di 44 dimensioni degli effetti di Schutte et al. hanno scoperto che l’intelligenza emotiva era associata a una migliore salute mentale e fisica. In particolare, il tratto EI aveva la più forte associazione con la salute mentale e fisica. [81] Ciò è stato replicato nel 2010 dalla ricercatrice Alexandra Martins che ha scoperto che l’EI del tratto è un forte predittore della salute dopo aver condotto una meta-analisi basata su 105 dimensioni dell’effetto e 19.815 partecipanti. Questa meta-analisi ha anche indicato che questa linea di ricerca ha raggiunto sufficiente sufficienza e stabilità per concludere che l’EI è un predittore positivo per la salute. [31]

Uno studio precedente di Mayer e Salovey ha sostenuto che un’elevata IE può aumentare il benessere grazie al suo ruolo nel migliorare le relazioni. [82]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Autostima e dipendenza dalla droga

Uno studio del 2012 condotto in India ha esaminato in modo incrociato l’intelligenza emotiva, l’autostima e la dipendenza dalla marijuana . [83] Su un campione di 200 soggetti, 100 dei quali erano dipendenti dalla cannabis e gli altri 100 emotivamente sani, il gruppo dipendente ha ottenuto un punteggio eccezionalmente basso sull’EI rispetto al gruppo di controllo. Hanno anche scoperto che anche il gruppo dipendente aveva un punteggio basso in termini di autostima rispetto al gruppo di controllo.

Un altro studio del 2010 ha esaminato se bassi livelli di IE avessero o meno una relazione con il grado di dipendenza da droga e alcol in Australia. [84] Nella valutazione di 103 residenti in un centro di riabilitazione dalla droga, hanno esaminato la loro IE insieme ad altri fattori psicosociali in un intervallo di trattamento di un mese. Hanno scoperto che i punteggi EI dei partecipanti miglioravano man mano che i loro livelli di dipendenza diminuivano come parte del trattamento.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Rendimento scolastico

Una meta-analisi del 2020 ha mostrato che gli studenti con una maggiore intelligenza emotiva mostrano risultati accademici più elevati a scuola. [54] Questo era un riepilogo di oltre 1.246 effetti provenienti da 158 studi diversi, con una dimensione del campione di 42.529. Gli studenti con una maggiore intelligenza emotiva hanno ottenuto punteggi migliori nei test standardizzati e hanno ottenuto voti più alti. L’effetto è stato significativamente maggiore per le aree di studio delle discipline umanistiche rispetto a quelle scientifiche/ matematiche , e significativamente maggiore per le abilità dell’intelligenza emotiva (misurate con compiti oggettivi), rispetto alle scale di valutazione dell’intelligenza emotiva. L’associazione tra intelligenza emotiva e risultati accademici più elevati era ancora significativa anche dopo aver considerato l’effetto della personalità e dell’intelligenza dei Big Five degli studenti.

Ci sono tre ragioni per cui una maggiore intelligenza emotiva potrebbe predire un rendimento scolastico migliore. In primo luogo, gli studenti emotivamente intelligenti sono in grado di regolare le proprie emozioni a scuola: sono in grado di controllare l’ansia che circonda i test e le valutazioni, e la noia quando il materiale non è intrinsecamente interessante. Ciò significa che le loro emozioni non ostacolano i punteggi dei test o la loro capacità di apprendere. In secondo luogo, gli studenti emotivamente intelligenti sono in grado di costruire migliori relazioni sociali con gli altri studenti e con gli istruttori. Ciò significa che hanno fonti di aiuto quando necessario: altri studenti e insegnanti sono più disposti ad aiutarli quando si trovano in difficoltà. In terzo luogo, alcune delle capacità dell’intelligenza emotiva (comprensione delle emozioni, ad esempio) si sovrappongono ai contenuti accademici, in particolare nelle discipline umanistiche. Cioè, analizzare i temi universali della letteratura o le forze sociali alla base degli eventi storici richiede una conoscenza delle emozioni umane.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Critiche

L’EI e l’analisi originale di Goleman del 1995 sono state criticate all’interno della comunità scientifica : [85]

Potere predittivo

Landy distingue tra la discussione “commerciale” e quella “accademica” dell’EI, basando questa distinzione sul presunto potere predittivo dell’EI così come visto da ciascuno dei due. [86] Secondo Landy, il primo fa affermazioni espansive sul valore applicato dell’EI, mentre il secondo cerca di mettere in guardia gli utenti da queste affermazioni. Ad esempio, Goleman (1998) [ ambiguo ] [ citazione completa necessaria ] afferma che “i leader più efficaci sono simili in un aspetto cruciale: hanno tutti un alto grado di quella che è diventata nota come intelligenza emotiva…. l’intelligenza emotiva è la condizione sine qua non della leadership”. Al contrario, Mayer (1999) [ citazione completa necessaria ] avverte che “l’implicazione della letteratura popolare – che le persone altamente emotivamente intelligenti possiedono un vantaggio assoluto nella vita – appare attualmente eccessivamente entusiasta e non comprovata da ragionevoli standard scientifici”. Landy rafforza ulteriormente questa argomentazione sottolineando che i dati su cui si basano queste affermazioni sono conservati in “database proprietari”, il che significa che non sono disponibili a ricercatori indipendenti per rianalisi, replica o verifica. [86]

È difficile creare misure oggettive dell’intelligenza emotiva e dimostrare la sua influenza sulla leadership poiché molte scale sono misure di autovalutazione. [87]

In uno scambio accademico del 2009, Antonakis e Ashkanasy / Dasborough concordavano per lo più sul fatto che i ricercatori che testano se l’EI è importante per la leadership non lo hanno fatto utilizzando solidi progetti di ricerca; pertanto, attualmente non esistono prove concrete che dimostrino che l’IE preveda i risultati della leadership tenendo conto della personalità e del QI. [88] Antonakis ha sostenuto che l’EI potrebbe non essere necessaria per l’efficacia della leadership (si è riferito a questo come il fenomeno della “maledizione delle emozioni”, perché i leader che sono troppo sensibili ai propri stati emotivi e a quelli degli altri potrebbero avere difficoltà a prendere decisioni che si tradurrebbe in lavoro emotivo per il leader o i seguaci). Una meta-analisi del 2010 sembra supportare la posizione di Antonakis: ha scoperto che, utilizzando dati esenti da problemi di fonte comune e metodi comuni, le misure di EI correlavano solo ρ = 0,11 con misure di leadership trasformazionale . [89] Anche Barling, Slater e Kelloway sostengono questa posizione sulla leadership trasformazionale. [90]

Le misure di abilità dell’EI hanno avuto i risultati peggiori (cioè ρ = 0,04); il WLEIS (misura di Wong-Law) ha fatto un po’ meglio (ρ=0,08), e il Bar-On [91] misura leggermente meglio (ρ=0,18). Tuttavia, la validità di queste stime non include gli effetti del QI o della personalità dei cinque grandi, che sono correlati sia alle misure di EI che alla leadership. [92] Uno studio che analizza l’impatto dell’EI sia sulle prestazioni lavorative che sulla leadership ha rilevato che le stime di validità meta-analitica per l’EI sono scese a zero quando sono stati controllati i tratti Big Five e il QI. [93] Una meta-analisi ha mostrato lo stesso risultato per Ability EI. [13]

Le misure auto-riferite e di Trait EI mantengono una discreta validità predittiva per le prestazioni lavorative dopo aver controllato i tratti Big Five e il QI. [13] Tuttavia, la maggiore validità predittiva delle misure di Trait EI può essere attribuita alla loro inclusione di contenuti relativi alla motivazione al raggiungimento, all’autoefficacia e alle prestazioni di autovalutazione. [94] Le prove meta-analitiche confermano che l’intelligenza emotiva auto-riferita che prevede la prestazione lavorativa è dovuta a misure di EI mista e di tratto che attingono all’autoefficacia e alla prestazione auto-valutata, oltre ai domini di nevroticismo, estroversione, coscienziosità e QI. Pertanto, la capacità predittiva dell’IE mista rispetto alla prestazione lavorativa scende a zero quando si controllano questi fattori. [15]

Uno studio sulla capacità predittiva dell’IE per le prestazioni lavorative ha concluso che un EI più elevato era associato a una maggiore efficacia della leadership per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi organizzativi. [95] Questo studio mostra che l’EI può servire come strumento di identificazione per comprendere chi è (o meno) in grado di trattare in modo efficace con i colleghi. Inoltre, si possono sviluppare e migliorare le proprie qualità di leadership facendo avanzare la propria intelligenza emotiva. L’IE può essere sviluppata deliberatamente, in particolare gli aspetti di “facilitare il pensiero con le emozioni” e “monitoraggio e regolazione delle emozioni” sul posto di lavoro. [96]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Correlazioni con la personalità

I ricercatori hanno sollevato preoccupazioni sulla misura in cui le misure di EI self-report sono correlate con le dimensioni della personalità stabilite. Le misure di EI self-report e le misure di personalità convergono perché entrambe pretendono di misurare i tratti della personalità. [46] Due dimensioni dei Big Five si distinguono come maggiormente correlate all’EI auto-riportata: nevroticismo ed estroversione . Il nevroticismo si riferisce all’emotività negativa e all’ansia . Le persone che ottengono un punteggio elevato nel nevroticismo hanno probabilità di ottenere un punteggio basso nelle misure di EI auto-valutate.

Gli studi hanno esaminato gli effetti multivariati della personalità e dell’intelligenza sull’EI e hanno tentato di correggere le stime per l’errore di misurazione. Ad esempio, uno studio ha dimostrato che l’intelligenza generale (misurata con il Wonderlic Personnel Test), la gradevolezza (misurata dal NEO-PI) e il genere potrebbero prevedere in modo affidabile la misura dell’abilità EI. [97] Hanno fornito una correlazione multipla (R) di 0,81 con il MSCEIT (la previsione perfetta sarebbe 1). Questo risultato è stato replicato. [98] La replica ha rilevato un multiplo R di 0,76 utilizzando il test di intelligenza “Culture Fair” di Cattell e il Big Five Inventory (BFI); covariate significative erano l’intelligenza (beta standardizzato = .39), la gradevolezza (beta standardizzato = .54) e l’apertura mentale (beta standardizzato = .46).

Uno studio sull’Ability Emotional Intelligence Measure ha trovato risultati simili (R multiplo = .69), con predittori significativi che sono intelligenza, beta standardizzato = .69 (utilizzando il test degli scambi e un subtest delle scale Wechsler, il compito di conoscenza generale di 40 elementi) e empatia, beta standardizzato = .26 (utilizzando il questionario di misura della tendenza empatica). [99] Antonakis e Dietz (2011b) [ citazione completa necessaria ] mostrano anche come l’inclusione o l’esclusione di variabili di controllo importanti possa modificare radicalmente i risultati.

Le interpretazioni delle correlazioni tra questionari EI e personalità sono state varie, ma una visione prominente è la visione Trait EI, che reinterpreta l’EI come una raccolta di tratti della personalità. [50] [100]

Una meta-analisi del 2011 ha classificato gli studi sull’EI in tre flussi: “(1) modelli basati sulle abilità che utilizzano elementi di test oggettivi; (2) misure di self – report o peer – report basate sul modello a quattro rami dell’EI; e (3 ) “modelli misti” di competenze emotive.” Ha scoperto che questi “tre flussi hanno correlazioni corrette che vanno da 0,24 a 0,30 con le prestazioni lavorative. I tre flussi erano correlati in modo diverso con l’abilità cognitiva e con nevroticismo, estroversione, apertura, gradevolezza e coscienziosità. I flussi 2 e 3 hanno la più grande validità incrementale oltre abilità cognitive e il modello a cinque fattori ( FFM ).” La meta-analisi ha concluso che “tutti e tre i flussi di EI hanno mostrato una sostanziale importanza relativa in presenza di FFM e intelligenza nel prevedere le prestazioni lavorative”. [14] Una meta-analisi di follow-up nel 2015 ha ulteriormente corroborato questi risultati e ha affrontato le preoccupazioni sulla “discutibile validità di costrutto delle misure di EI miste” sostenendo che “gli strumenti di EI misti valutano una combinazione di abilità EI e autopercezioni, in oltre alla personalità e alle capacità cognitive.” [15]

Una meta-analisi del 2017 di 142 fonti di dati ha rilevato un’ampia sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’EI del tratto. La sovrapposizione era così ampia da concludere che “I risultati suggeriscono che il fattore generale della personalità è molto simile, forse anche un sinonimo, al tratto EI”. [101] Tuttavia, la sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’abilità EI era più moderata, con una correlazione di circa 0,28. [101]

Nel 2021, due articoli di revisione hanno esaminato la relazione tra intelligenza emotiva e la triade oscura dei tratti della personalità ( narcisismo , machiavellismo e psicopatia ). [102] Questa ricerca ha scoperto che l’intelligenza emotiva mostrava associazioni negative con tutti e tre i domini della triade oscura della personalità. Dei quattro rami di abilità dell’intelligenza emotiva, gli effetti maggiori riguardavano la gestione delle emozioni (rispetto alla percezione, all’uso o alla comprensione delle emozioni) e alla psicopatia (rispetto al narcisismo o al machiavellismo). I due diversi aspetti del narcisismo hanno mostrato relazioni diverse con l’intelligenza emotiva. Il narcisismo vulnerabile (caratterizzato da ansia e fragile autostima) era associato a una minore intelligenza emotiva. Tuttavia, il narcisismo grandioso (caratterizzato da fiducia in se stessi, dominanza e senso di ego gonfiato) è correlato a livelli più elevati di intelligenza emotiva. Ciò indica che non tutte le personalità “oscure” mancano di intelligenza emotiva.

Una meta-analisi del 2021 ha mostrato che l’intelligenza emotiva era associata positivamente all’attaccamento sicuro negli adulti, ma associata negativamente a stili di attaccamento insicuri come l’attaccamento ansioso e l’attaccamento evitante. [103] Le associazioni con l’attaccamento ansioso e l’attaccamento evitante erano significative sia per l’abilità EI che per le scale di valutazione dell’EI. Tuttavia, solo le scale di valutazione dell’EI hanno mostrato un’associazione significativamente positiva con l’attaccamento sicuro. Gli autori suggeriscono che lo sviluppo precoce degli stili di attaccamento può facilitare (o ostacolare) lo sviluppo delle capacità emotive e dei tratti coinvolti nell’EI.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Risposta socialmente desiderabile

La risposta socialmente desiderabile ( SDR ), o “falso bene”, è un modello di risposta in cui i partecipanti al test si rappresentano sistematicamente con un pregiudizio eccessivamente positivo. [104] [ citazione completa necessaria ] È noto da tempo che questo bias contamina le risposte sugli inventari di personalità, [105] [ citazione completa necessaria ] agendo come mediatore delle relazioni tra le misure di autovalutazione. [106] [ citazione completa necessaria ]

È stato suggerito che rispondere in modo desiderabile sia un “insieme di risposte”, un modello di risposta situazionale e temporaneo. [107] [ citazione completa necessaria ] Questo è in contrasto con uno “stile di risposta”, che è una qualità simile a un tratto più a lungo termine. Considerando i contesti in cui vengono utilizzati alcuni inventari di EI self-report (ad esempio, contesti lavorativi), i problemi delle serie di risposte in scenari ad alta posta in gioco sono chiari. [108] [ citazione completa necessaria ]

Esistono alcuni metodi per impedire risposte socialmente desiderabili agli inventari di comportamento. Alcuni ricercatori ritengono che sia necessario avvertire i partecipanti al test di non fingere di essere bravi prima di sostenere un test della personalità. [109] [ citazione completa necessaria ] Alcuni inventari utilizzano scale di validità per determinare la probabilità o la coerenza delle risposte tra tutti gli item.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – EI come comportamento piuttosto che come intelligenza

I primi lavori di Goleman sono stati criticati per aver presupposto che l’IE sia un tipo di intelligenza o abilità cognitiva . Eysenck scrive che la descrizione dell’EI di Goleman contiene presupposti infondati sull’intelligenza in generale e che è addirittura contraria a ciò che i ricercatori si aspettano quando studiano i tipi di intelligenza:

“[Goleman] esemplifica più chiaramente di molti altri la fondamentale assurdità della tendenza a classificare quasi ogni tipo di comportamento come ‘intelligenza’… Se queste cinque ‘capacità’ definiscono ‘intelligenza emotiva’, ci aspetteremmo qualche prova che siano altamente correlati; Goleman ammette che potrebbero essere del tutto incorrelati, e in ogni caso, se non possiamo misurarli, come facciamo a sapere che sono correlati? Quindi l’intera teoria è costruita sulle sabbie mobili: non esiste una solida base scientifica.” [110]

Allo stesso modo, Locke afferma che il concetto di EI è un’interpretazione errata del costrutto dell’intelligenza, e offre un’interpretazione alternativa: non è un’altra forma o tipo di intelligenza, ma l’intelligenza – la capacità di cogliere astrazioni – applicata a un particolare ambito della vita: emozioni. Suggerisce che il concetto dovrebbe essere rietichettato e denominato abilità. [111]

L’essenza di queste critiche è che l’indagine scientifica dipende dall’utilizzo di costrutti validi e coerenti e che prima dell’introduzione del termine EI, gli psicologi avevano stabilito distinzioni teoriche tra fattori come abilità e risultati, abilità e abitudini, atteggiamenti e valori e tratti della personalità. e stati emotivi. [112] Alcuni studiosi ritengono che il termine EI unisca e confonda tali concetti e definizioni accettati.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – EI come abilità piuttosto che qualità morale

Adam Grant ha messo in guardia contro la percezione comune ma errata dell’IE come una qualità morale desiderabile piuttosto che come un’abilità. [113] Grant ha affermato che un’IE ben sviluppata non è solo uno strumento strumentale per raggiungere obiettivi, ma può funzionare come un’arma per manipolare gli altri derubandoli della loro capacità di ragionare. [113]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – EI come misura di conformità

Una critica ai lavori di Mayer e Salovey viene da uno studio che suggerisce che l’EI, misurato dal MSCEIT , potrebbe solo misurare la conformità. [114] Questo argomento è radicato nell’uso da parte del MSCEIT della valutazione basata sul consenso e nel fatto che i punteggi del MSCEIT sono distribuiti negativamente (il che significa che i suoi punteggi differenziano meglio tra le persone con bassa IE rispetto alle persone con alta IE).

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – L’IE come forma di conoscenza

Un’altra critica afferma che, a differenza dei test di capacità cognitiva, il MSCEIT “verifica la conoscenza delle emozioni ma non necessariamente la capacità di eseguire compiti legati alla conoscenza valutata”. [115] Se qualcuno sa come dovrebbe comportarsi in una situazione emotivamente carica, non ne consegue necessariamente che possa effettivamente mettere in atto il comportamento segnalato.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Il NICHD spinge per il consenso

L’ Istituto Nazionale per la Salute Infantile e lo Sviluppo Umano ha riconosciuto che, poiché esistono divisioni sul tema dell’EI, la comunità della salute mentale deve concordare alcune linee guida per descrivere una buona salute mentale e condizioni di vita mentale positive. Nella loro sezione “Psicologia positiva e concetto di salute”, spiegano: “Attualmente esistono sei modelli concorrenti di salute positiva, che si basano su concetti come essere al di sopra della norma, forza caratteriale e virtù fondamentali, maturità evolutiva, socialità e intelligenza emotiva, benessere soggettivo e resilienza . Ma questi concetti definiscono la salute in termini filosofici piuttosto che empirici. Il dottor [Lawrence] Becker ha suggerito la necessità di un consenso sul concetto di salute psicologica positiva…”. [116]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Guarda anche

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Riferimenti

  1. ^ Vai a: aB Colman A (2008). Un dizionario di psicologia (3 ed.). La stampa dell’università di Oxford. ISBN 9780199534067 .
  2. ^Beldoch M, Davitz JR (1976). La comunicazione del significato emotivo . Westport, Connecticut: Greenwood Press. P. 39. ISBN 9780837185279 . OCLC 647368022 .
  3. ^ Vai a: aB C Golemann et al. (2023). “Cosa rende un leader?”. Revisione aziendale di Harvard. 76 : 92–105.
  4. ^Jovanovski A (28-03-2020). “Intelligenza emotiva” . Biblioteca dei formatori. Estratto il 26/03/2023.
  5. ^ Vai a: aB Beasley K (maggio 1987). “Il quoziente emotivo” (PDF) . Mensa: 25.
  6. ^Petrides KV, Furnham A (novembre 2001). “Intelligenza emotiva dei tratti: indagine psicometrica con riferimento a tassonomie dei tratti consolidate”. Giornale europeo della personalità. 15 (6): 425–48. doi : 1002/per.416 . S2CID 144031083 .
  7. ^ Vai a: aB Mayer JD, Salovey P, Caruso DR (luglio 2004). “Intelligenza emotiva: teoria, risultati e implicazioni”. Inchiesta psicologica. 15 (3): 197–215. doi : 1207/s15327965pli1503_02 . S2CID 144415437 .
  8. ^
  9. ^
  10. ^张辉华,王辉; ZHANG Hui-Hua, WANG Hui (28/02/2011). 个体情绪智力与工作场所绩效关系的元分析.心理学(in cinese). 43 (2): 188. ISSN 0439-755X .
  11. ^“L’intelligenza emotiva nella leadership: perché è importante” . Blog sugli approfondimenti aziendali. 2019-04-03. Estratto il 10/11/2023.
  12. ^
    • Polizia di Harms, Credé M (2010). “Problemi rimanenti nella ricerca sull’intelligenza emotiva: sovrapposizione di costrutti, artefatti del metodo e mancanza di validità incrementale”. Psicologia industriale e organizzativa: prospettive su scienza e pratica. 3 (2): 154–158. doi : 1111/j.1754-9434. 2010.01217.x . S2CID144371039 .
    • Cavazotte F, Moreno V, Hickmann M (2012). “Effetti dell’intelligenza del leader, della personalità e dell’intelligenza emotiva sulla leadership trasformazionale e sulle prestazioni manageriali”. Il trimestrale della leadership. 23 (3): 443–455. doi : 1016/j.leaqua.2011.10.003 .
  13. ^ Vai a: aB C D e Joseph DL, Newman DA (gennaio 2010). “Intelligenza emotiva: una meta-analisi integrativa e un modello a cascata”. Il giornale di psicologia applicata. 95 (1): 54–78. doi : 1037/a0017286 . PMID 20085406 . S2CID 11238077 .
  14. ^ Vai a: aB C D O’Boyle Jr EH, Humphrey RH, Pollack JM, Hawver TH, Story PA (01-07-2011). “La relazione tra intelligenza emotiva e prestazione lavorativa: una meta-analisi” . Giornale del comportamento organizzativo. 32 (5): 788–818. doi : 1002/job.714 . ISSN 1099-1379 .
  15. ^ Vai a: aB C D e F G H Joseph DL, Jin J, Newman DA, O’Boyle EH (marzo 2015). “Perché l’intelligenza emotiva auto-riferita prevede la prestazione lavorativa? Un’indagine meta-analitica sull’EI mista”. Il giornale di psicologia applicata. 100 (2): 298–342. doi : 1037/a0037681 . PMID 25243996 . S2CID 1602838 .
  16. ^Dhani P (5 marzo 2021). “Intelligenza emotiva: storia, modelli e misure” . Sportello di ricerca.
  17. ^
  18. ^Leuner B (1966). “Intelligenza emotiva ed emancipazione”. Praxis der Kinderpsychologie und Kinderpsychiatrie . 15 : 193–203.
  19. ^Gardner H (1983). Stati d’animo. New York: libri di base.
  20. ^Smith MK (2002). “Howard Gardner, intelligenze multiple ed educazione” . L’Enciclopedia dell’educazione informale. Archiviata dall’originale il 2005-11-02. Estratto il 01-11-2005.
  21. ^Salovey P, Mayer JD (1989). “Intelligenza emotiva” . Immaginazione, cognizione e personalità. 9 (3): 185–211. doi : 2190/dugg-p24e-52wk-6cdg . hdl : 10654/36316 . S2CID 219900460 .
  22. ^Goleman D (1996). Intelligenza emotiva: perché può essere più importante del QI . Libri Bantam. ISBN 978-0-553-38371-3 .
  23. ^Schawbel D. “Daniel Goleman sulla leadership e il potere dell’intelligenza emotiva – Forbes” . Forbes . Archiviata dall’originale il 04-11-2012. Estratto il 07/03/2014.
  24. ^ Vai a: aB Goleman D (1998). Lavorare con l’intelligenza emotiva. New York: libri Bantam.
  25. ^
    • Lantieri L, Goleman D (2008). Costruire l’intelligenza emotiva: tecniche per coltivare la forza interiore nei bambini. Sembra vero. ISBN978-1-59179-849-1 .
    • Goleman D (2011). Il cervello e l’intelligenza emotiva: nuove intuizioni. Più del suono. ISBN978-1-934441-15-2 .
    • Goleman D (2011). Leadership: il potere dell’intelligenza emotiva. Più del suono.
  26. ^Cavallo K, Brienza D (2001). “Competenza emotiva ed eccellenza nella leadership presso Johnson & Johnson: studio sull’intelligenza emotiva e la leadership” . Consorzio per la ricerca sull’intelligenza emotiva nelle organizzazioni. Estratto l’8 settembre 2020.
  27. ^Marrone H (14 novembre 2018). “Che cos’è l’intelligenza emotiva e come migliorarla? (Definizione + test EQ)” . positivepsychologyprogram.com. Estratto il 3 febbraio il 2019.
  28. ^Tobak S (2012-02-13). “Perché l’intelligenza emotiva è solo una moda passeggera” . Notizie della CBS . Archiviata dall’originale il 28/11/2012. Estratto il 07/03/2014.
  29. ^ Vai a: aB C D e F G Mayer JD, Roberts RD, Barsade SG (2008). “Abilità umane: intelligenza emotiva” . Rassegna annuale di psicologia. 59 : 507–36. doi : 1146/annurev.psych.59.103006.093646 . PMID 17937602 . S2CID 11801336 . Archiviata dall’originale il 22-12-2015.
  30. ^KluemperDH (2008). “Tratto dell’intelligenza emotiva: l’impatto delle valutazioni del sé fondamentale e della desiderabilità sociale”. Personalità e differenze individuali. 44 (6): 1402–1412. doi : 1016/j.pagato.2007.12.008 .
  31. ^ Vai a: aB C Martins A, Ramalho N, Morin E (2010). “Una meta-analisi completa del rapporto tra intelligenza emotiva e salute”. Giornale di personalità e differenze individuali. 49 (6): 554–564. doi : 1016/j.pagato.2010.05.029 .
  32. ^
    • Mayer JD, Salovey P, Caruso DR, Sitarenios G (settembre 2001). “L’intelligenza emotiva come intelligenza standard”. Emozione. 1 (3): 232–42. doi : 1037/1528-3542.1.3.232 . PMID12934682 .
    • MacCann C, Joseph DL, Newman DA, Roberts RD (aprile 2014). “L’intelligenza emotiva è un fattore del secondo strato dell’intelligenza: evidenza da modelli gerarchici e bifattoriali”. Emozione. 14 (2): 358–374. doi : 1037/a0034755 . PMID24341786 .
  33. ^Mayer JD, Salovey P (1997). “Che cos’è l’intelligenza emotiva?”. In Salovey P, Sluyter D (a cura di). Sviluppo emotivo e intelligenza emotiva: implicazioni per gli educatori. New York: libri di base. pagine 3–31. ISBN 978-0-521-51806-2 .
  34. ^ Vai a: aB C Salovey P, Grewal D (2005). “La scienza dell’intelligenza emotiva” . Direzioni attuali nella scienza psicologica. 14 (6): 6. doi : 1111/j.0963-7214.2005.00381.x . S2CID 2143869 .
  35. ^Bradberry TR, Su LD (2003). “Valutazione dell’intelligenza emotiva basata sulle abilità rispetto alle abilità” (PDF) . Psicotema . 18 Supplementi: 59–66. PMID 17295959 . Archiviato (PDF) dall’originale il 05-09-2012. Estratto il 07/03/2014.
  36. ^Brackett MA, Mayer JD (settembre 2003). “Validità convergente, discriminante e incrementale di misure concorrenti di intelligenza emotiva”. Bollettino di personalità e psicologia sociale. 29 (9): 1147–58. doi : 1177/0146167203254596 . PMID 15189610 . S2CID 5744173 .
  37. ^Mayer JD, Salovey P, Caruso DR, Sitarenios G (marzo 2003). “Misurare l’intelligenza emotiva con MSCEIT V2.0”. Emozione. 3 (1): 97–105. doi : 1037/1528-3542.3.1.97 . PMID 12899321 .
  38. ^Petrides KV (2015). “Abilità e tratti dell’intelligenza emotiva”. In Chamorro- Premuzic T, von Stumm S, Furnham A (a cura di). Il Manuale Wiley-Blackwell delle differenze individuali. Londra: John Wiley & Figli. pagine 656–78. ISBN 978-1-119-05030-8 .
  39. ^Føllesdal H (2008). Intelligenza emotiva come abilità: valutare la validità dei costrutti dei punteggi del test di intelligenza emotiva Mayer-Salovey-Caruso ( MSCEIT ) (tesi di dottorato). Università di Oslo. Archiviata dall’originale il 16-12-2008.
  40. ^Nowicki S, deputato del duca (01/03/1994). “Differenze individuali nella comunicazione non verbale degli affetti: l’analisi diagnostica della scala di accuratezza non verbale” . Giornale del comportamento non verbale. 18 (1): 9–35. doi : 1007/BF02169077 . ISSN 1573-3653 . S2CID 144426091 .
  41. ^Matsumoto D, LeRoux J, Wilson-Cohn C, Raroque J, Kooken K, Ekman P, Yrizarry N, Loewinger S, Uchida H, Yee A, Amo L (2000-09-01). “Un nuovo test per misurare la capacità di riconoscimento delle emozioni: il breve test di riconoscimento degli affetti giapponese e caucasico di Matsumoto ed Ekman ( JACBART )” . Giornale del comportamento non verbale. 24 (3): 179–209. doi : 1023/A:1006668120583 . ISSN 1573-3653 . S2CID 18039888 .
  42. ^ Vai a: aB MacCann C, Roberts RD (2008). “Nuovi paradigmi per la valutazione dell’intelligenza emotiva: teoria e dati” . Emozione. 8 (4): 540–551. doi : 1037/a0012746 . PMID 18729584 – tramite APA.
  43. ^Boyatzis RE, Goleman D, Rhee K (2000). “Cluster di competenze nell’intelligenza emotiva: approfondimenti dall’Emotional Competence Inventory (ECI).” In Bar-On R, Parker JD (a cura di). Manuale di intelligenza emotiva. vol. 99. San Francisco: Jossey-Bass. pagine 343–62.
  44. ^Bradberry T, Greaves J (2009). Intelligenza Emotiva 2.0. San Francisco: Gruppo di editori ovest. ISBN 978-0-9743206-2-5 .
  45. ^ Vai a: aB Petrides KV, Furnham A (2000). “Sulla struttura dimensionale dell’intelligenza emotiva”. Personalità e differenze individuali. 29 (2): 313–320. CiteSeerX 1.1.475.5285 . doi : 10.1016/s0191-8869(99)00195-6 .
  46. ^ Vai a: aB C D Petrides KV, Pita R, Kokkinaki F (maggio 2007). “La posizione dell’intelligenza emotiva dei tratti nello spazio dei fattori di personalità”. Giornale britannico di psicologia. 98 (Pt 2): 273–89. doi : 1348/000712606×120618 . PMID 17456273 .
  47. ^Petrides KV, Furnham A (2001). “Intelligenza emotiva dei tratti: indagine psicometrica con riferimento a tassonomie dei tratti stabilite”. Giornale europeo della personalità. 15 (6): 425–448. doi : 1002/per.416 . S2CID 144031083 .
  48. ^Pérez JC, Petrides PJ, Furnham A (2005). “Misurare l’intelligenza emotiva dei tratti”. In Schulze R, Roberts RD (a cura di). Manuale internazionale di intelligenza emotiva. Cambridge, Massachusetts: Hogrefe & Huber. pagine 123–43. CiteSeerX 1.1.474.294 .
  49. ^Petrides KV, Furnham A (2003). “Tratto dell’intelligenza emotiva: validazione comportamentale in due studi sul riconoscimento delle emozioni e sulla reattività all’induzione dell’umore”. Giornale europeo della personalità. 17 : 39–75. doi : 1002/per.466 . S2CID 4287409 .
  50. ^ Vai a: aB Mikolajczak M, Luminet O, Leroy C, Roy E (giugno 2007). “Proprietà psicometriche del questionario sull’intelligenza emotiva dei tratti: struttura dei fattori, affidabilità, costrutto e validità incrementale in una popolazione di lingua francese” . Giornale di valutazione della personalità. 88 (3): 338–53. doi : 1080/00223890701333431 . PMID 17518555 . S2CID 21196733 .
  51. ^Vernon PA, Petrides KV, Bratko D, Schermer JA (ottobre 2008). “Uno studio genetico comportamentale dell’intelligenza emotiva dei tratti”. Emozione. 8 (5): 635–42. doi : 1037/a0013439 . PMID 18837613 .
  52. ^Gardner JK , Qualter P (2010). “Validità simultanea e incrementale di tre misure di intelligenza emotiva dei tratti”. Giornale australiano di psicologia. 62 : 5–12. doi : 1080/00049530903312857 .
  53. ^
  54. ^ Vai a: aB MacCann C, Jiang Y, Brown LE, Doppio KS, Bucich M, Minbashian A (2020). “L’intelligenza emotiva predice il rendimento scolastico: una meta-analisi” . Bollettino psicologico. 146 (2): 150–186. doi : 1037/bul0000219 . PMID 31829667 . S2CID 209342554 – tramite APA.
  55. ^
  56. ^
  57. ^
  58. ^Rey L, Quintana-Orts C, Mérida-López S, Extremera N (2018-07-01). “Intelligenza emotiva e cybervittimizzazione tra pari negli adolescenti: il genere come moderatore” . Comunicar (in spagnolo). 26 (56): 09–18. doi : 3916/c56-2018-01 . ISSN 1134-3478 .
  59. ^Mayer JD, Roberts RD, Barsade SG (2008). “Abilità umane: intelligenza emotiva”. Rassegna annuale di psicologia. 59 : 507–36. doi : 1146/annurev.psych.59.103006.093646 . PMID 17937602 . S2CID 11801336 .
  60. ^Tolegenova AA, Jakupov SM, Chung C, Saduova M, Jakupov MS (2012). “Una formazione teorica dell’intelligenza emotiva e dei traumi infantili tra gli adolescenti” . Procedia – Scienze sociali e comportamentali. 69 : 1891–1894. doi : 1016/j.sbspro.2012.12.142 .
  61. ^Mckenna J, Webb J (2013). “Intelligenza emotiva”. Giornale britannico di terapia occupazionale. 76 (12): 560. doi : 1177/030802261307601202 . S2CID 208741104 .
  62. ^ Vai a: aB Côté S, Minatori CT (2006). “Intelligenza emotiva, intelligenza cognitiva e prestazioni lavorative”. Trimestrale di scienze amministrative. 51 (1): 1–28. doi : 2189/asqu.51.1.1 . JSTOR 20109857 . S2CID 142971341 .
  63. ^ (Petrides, Frederickson e Furnham, 2004)
  64. ^Relojo D, Pilao SJ , Dela Rosa R (2015). “Dalla passione all’emozione: il quoziente emotivo come predittore del comportamento lavorativo dei docenti” (PDF) . Giornale di psicologia dell’educazione. 8 (4): 1–10. doi : 26634/jpsy.8.4.3266 . Archiviato (PDF) dall’originale il 30/04/2017.
  65. ^ Vai a: aB Farh CI, Seo MG, Tesluk PE (luglio 2012). “Intelligenza emotiva, efficacia del lavoro di squadra e prestazione lavorativa: il ruolo moderatore del contesto lavorativo”. Il giornale di psicologia applicata. 97 (4): 890–900. doi : 1037/a0027377 . PMID 22390388 .
  66. ^Ahmetoglu G, Leutner F, Chamorro- Premuzic T (dicembre 2011). “EQ-nomics: comprendere la relazione tra le differenze individuali nell’intelligenza emotiva e nell’imprenditorialità” (PDF) . Personalità e differenze individuali. 51 (8): 1028–1033. doi : 1016/j.pagato.2011.08.016 . Archiviato dall’originale (PDF) il 01-11-2013.
  67. ^ Vai a: aB Van Rooy DL, Viswesvaran C (2004-08-01). “Intelligenza emotiva: un’indagine meta-analitica sulla validità predittiva e sulla rete nomologica”. Giornale di comportamento professionale. 65 (1): 71–95. doi : 1016/S0001-8791(03)00076-9 .
  68. ^ Vai a: aB Sy T, Tram S, O’Hara LA (01-06-2006). “Rapporto tra l’intelligenza emotiva dei dipendenti e dei manager e la soddisfazione e le prestazioni lavorative”. Giornale di comportamento professionale. 68 (3): 461–473. doi : 1016/j.jvb.2005.10.003 .
  69. ^Goleman D (1994). Intelligenza emotiva. Libri Bantam. ISBN 9780747526254 .
  70. ^ Vai a: aB Legge KS, Wong CS, Canzone LJ (giugno 2004). “La validità di costrutto e criterio dell’intelligenza emotiva e la sua potenziale utilità per gli studi di management”. Il giornale di psicologia applicata. 89 (3): 483–96. doi : 1037/0021-9010.89.3.483 . PMID 15161407 .
  71. ^ Vai a: aB Lopes PN, Grewal D, Kadis J, Gall M, Salovey P (2006). “La prova che l’intelligenza emotiva è correlata alle prestazioni lavorative, agli affetti e agli atteggiamenti sul lavoro”. Psicotema . 18 Supplementi: 132–8. PMID 17295970 .
  72. ^Seibert SE, Kraimer ML, Liden RC (aprile 2001). “Una teoria del capitale sociale del successo professionale”. Giornale dell’Accademia di Management . 44 (2): 219–237. doi : 2307/3069452 . JSTOR 3069452 .
  73. ^Rousmaniere D (2015-01-23). “Quello che tutti dovrebbero sapere sulla gestione” . Revisione aziendale di Harvard. Archiviata dall’originale il 26-04-2016. Estratto il 19-04-2016.
  74. ^Janssen O, Van Yperen NW (2004-06-01). “Orientamenti agli obiettivi dei dipendenti, qualità dello scambio leader-membro e risultati delle prestazioni lavorative e della soddisfazione lavorativa” . Giornale dell’Accademia di Management. 47 (3): 368–384. doi : 2307/20159587 . hdl : 2066/64290 . ISSN 0001-4273 . JSTOR 20159587 . S2CID 221246676 . Archiviata dall’originale il 21-03-2015.
  75. ^Ashkanasy NM, Daus CS (2005-06-01). “Le voci sulla morte dell’intelligenza emotiva nel comportamento organizzativo sono enormemente esagerate” (PDF) . Giornale del comportamento organizzativo. 26 (4): 441–452. doi : 1002/job.320 . Archiviato (PDF) dall’originale il 25-07-2015.
  76. ^Cherniss C (1999). “Il caso aziendale per l’intelligenza emotiva” . Consorzio per la ricerca sull’intelligenza emotiva nelle organizzazioni. Estratto 14 settembre il 2021.
  77. ^Luna TW, Hur WM (01-09-2011). “Intelligenza emotiva, esaurimento emotivo e prestazioni lavorative”. Comportamento sociale e personalità. 39 (8): 1087–1096. doi : 2224/sbp.2011.39.8.1087 .
  78. ^Dabke D (2016). “Impatto dell’intelligenza emotiva e del comportamento trasformazionale del leader sull’efficacia percepita della leadership: una visione da fonti multiple”. Prospettive di business e ricerca. 4 (1): 27–40. doi : 1177/2278533715605433 . S2CID 147415251 .
  79. ^Ahiauzu A, Nwokah NC (2010). “Marketing nella governance: leadership dell’intelligenza emotiva per un’efficace governance aziendale”. Governo d’impresa. 10 (2): 150–162. doi : 1108/14720701011035675 .
  80. ^Mullen PR, Gutierrez D, Newhart S (2018). “L’intelligenza emotiva dei consulenti scolastici e il suo rapporto con la leadership”. Consulenza scolastica professionale. 32 (1b): 2156759X1877298. doi : 1177/2156759X18772989 . S2CID 149709509 .
  81. ^Schutte NS, Malouff JM, Thorsteinsson EB, Bhullar N, Rooke SE (aprile 2007). “Un’indagine meta-analitica del rapporto tra intelligenza emotiva e salute”. Personalità e differenze individuali. 42 (6): 921–33. doi : 1016/j.pagato.2006.09.003 .
  82. ^Mayer JD, Salovey P (1993). “L’intelligenza dell’intelligenza emotiva” (PDF) . Intelligenza. 17 (4): 433–442. doi : 1016/0160-2896(93)90010-3 .
  83. ^Nehra DK, Sharma V, Mushtaq H, Sharma NR, Sharma M, Nehra S (luglio 2012). “Intelligenza emotiva e autostima nei consumatori di cannabis” (PDF) . Giornale dell’Accademia indiana di psicologia applicata . 38 (2): 385–393. Archiviato dall’originale (PDF) il 19-02-2018.
  84. ^Brown E, Chiu E, Neill L, Tobin J, Reid J (16 gennaio 2012). “La bassa intelligenza emotiva è un fattore causale primario nella dipendenza da droga e alcol?”. Stampa accademica australiana. Bowen Hills, Queensland, Australia: 91–101. S2CID 73720582 .
  85. ^
  86. ^ Vai a: aB Landy FJ (2005). “Alcune questioni storico-scientifiche legate alla ricerca sull’intelligenza emotiva”. Giornale del comportamento organizzativo. 26 (4): 411–424. doi : 1002/job.317 .
  87. ^Murensky CL (2000). “Le relazioni tra intelligenza emotiva, personalità, capacità di pensiero critico e performance di leadership organizzativa ai livelli superiori del management” . Abstract della tesi internazionale: Sezione B: Scienze e ingegneria – tramite PsyNET .
  88. ^Antonakis J, Ashkanasy NM, Dasborough MT (2009). “La leadership ha bisogno dell’intelligenza emotiva?” . Il trimestrale della leadership. 20 (2): 247–261. doi : 1016/j.leaqua.2009.01.006 .
  89. ^Polizia di Harms, Credé M (2010). “Intelligenza emotiva e leadership trasformazionale e transazionale: una meta-analisi” . Giornale di leadership e studi organizzativi . 17 (1): 5–17. doi : 1177/1548051809350894 . S2CID 2247881 . Archiviata dall’originale il 12-06-2011.
  90. ^Barling J, Slater F, Kelloway EK (maggio 2000). “Leadership trasformazionale e intelligenza emotiva: uno studio esplorativo”. Rivista per lo sviluppo della leadership e dell’organizzazione. 21 (3): 157–161. doi : 1108/01437730010325040 .
  91. ^Bar-On R (2006). “Il modello Bar-On di intelligenza emotivo-sociale (ESI)”. Psicotema . 18 Supplementi: 13–25. PMID 17295953 .
  92. ^Antonakis J (2009). “”Intelligenza emotiva”: cosa misura ed è importante per la leadership?” (PDF) . In Graen GB (a cura di). Leadership LMX : progetti rivoluzionari: strumenti basati sulla ricerca. vol. VII. Greenwich, CT: pubblicazione dell’era dell’informazione. pp. 163–192. Archiviato (PDF) dall’originale il 20/11/2018.
  93. ^Polizia di Harms, Credé M (2010). “Problemi rimanenti nella ricerca sull’intelligenza emotiva: sovrapposizione di costrutti, artefatti del metodo e mancanza di validità incrementale”. Psicologia industriale e organizzativa: prospettive su scienza e pratica. 3 (2): 154–158. doi : 1111/j.1754-9434. 2010.01217.x . S2CID 144371039 .
  94. ^Newman DA, Joseph DL, MacCann C (2010). “Intelligenza emotiva e prestazioni lavorative: l’importanza della regolazione delle emozioni e del contesto lavorativo emotivo”. Psicologia industriale e organizzativa: prospettive su scienza e pratica. 3 (2): 159–164. doi : 1111/j.1754-9434. 2010.01218.x . S2CID 145567449 .
  95. ^Rosete D, Ciarrochi J (2005-07-01). “L’intelligenza emotiva e la sua relazione con i risultati delle prestazioni sul posto di lavoro dell’efficacia della leadership”. Rivista per lo sviluppo della leadership e dell’organizzazione. 26 (5): 388–399. doi : 1108/01437730510607871 . ISSN 0143-7739 .
  96. ^Groves KS, McEnrue MP, Shen W (08-02-2008). “Sviluppare e misurare l’intelligenza emotiva dei leader”. Giornale di sviluppo gestionale. 27 (2): 225–250. doi : 1108/02621710810849353 . ISSN 0262-1711 .
  97. ^Schulte M, Ree MJ, Carretta TR (2004). “Intelligenza emotiva: non molto più che ge personalità”. Personalità e differenze individuali. 37 (5): 1059–1068. doi : 1016/j.pagato.2003.11.014 .
  98. ^Fiori M, Antonakis J (2011). “Il modello di abilità dell’intelligenza emotiva: alla ricerca di misure valide” . Personalità e differenze individuali (manoscritto presentato). 50 (3): 329–334. doi : 1016/j.pagato.2010.10.010 .
  99. ^Antonakis J, Dietz J (2011). “Cercare la validità o testarla? I pericoli della regressione graduale, dell’analisi dei punteggi estremi, dell’eteroschedasticità e dell’errore di misurazione” . Personalità e differenze individuali (manoscritto presentato). 50 (3): 409–415. doi : 1016/j.pagato.2010.09.014 .
  100. ^
  101. ^ Vai a: aB van der Linden D, Pekaar KA, Bakker AB, Schermer JA, Vernon PA, Dunkel CS, Petrides KV (gennaio 2017). “Sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’intelligenza emotiva: una meta-analisi” . Bollettino psicologico. 143 (1): 36–52. doi : 1037/bul0000078 . ISSN 1939-1455 . PMID 27841449 . S2CID 29455205 .
  102. ^
  103. ^Walker SA, Double KS, Kunst H, Zhang M, MacCann C (2022). “Intelligenza emotiva e attaccamento in età adulta: una meta-analisi” . Personalità e differenze individuali. 184 : 111174. doi : 1016/j.paid.2021.111174 . ISSN 0191-8869 – tramite Elsevier Science Direct.
  104. ^ Paulhus, 2002 [ citazione completa necessaria ]
  105. ^
  106. ^
  107. ^
  108. ^ Paulhus & Reid, 2001 [ citazione completa necessaria ]
  109. ^ ad esempio McFarland, 2003 [ citazione completa necessaria ]
  110. ^Eysenck HJ (2000). Intelligenza: un nuovo sguardo. Editori di transazioni. ISBN 978-0-7658-0707-6 .
  111. ^LockeEA (2005). “Perché l’intelligenza emotiva è un concetto non valido”. Giornale del comportamento organizzativo. 26 (4): 425–431. doi : 1002/job.318 .
  112. ^MattiuzziPG (2008). “Intelligenza Emotiva? Non la sento” . Psicologia quotidiana . Archiviata dall’originale il 20 luglio 2009.
  113. ^ Vai a: aB Sovvenzione A (2 gennaio 2014). “Il lato oscuro dell’intelligenza emotiva” . L’Atlantico. Archiviata dall’originale il 3 gennaio 2014.
  114. ^Roberts RD, Zeidner M, Matthews G (settembre 2001). “L’intelligenza emotiva soddisfa gli standard tradizionali per un’intelligenza? Alcuni nuovi dati e conclusioni”. Emozione. 1 (3): 196–231. doi : 1037/1528-3542.1.3.196 . PMID 12934681 .
  115. ^Brody N (2004). “Cos’è l’intelligenza cognitiva e cosa non è l’intelligenza emotiva” (PDF) . Inchiesta psicologica. 15 (3): 234–238. doi : 1207/s15327965pli1503_03 . S2CID 219727559 . Archiviato dall’originale (PDF) il 07-02-2016.
  116. ^Nitkin R, Harris M (29 agosto 2006). “Comitato consultivo nazionale sulla ricerca sulla riabilitazione medica: riunione per verbale del 2-3 dicembre 2004” . Istituto Nazionale per la Salute Infantile e lo Sviluppo Umano . Archiviata dall ‘ url originale il 16 luglio 2009. Estratto il 24 aprile 2017

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Semantica articolo

  • Migliore Corso di Intelligenza Emotiva
  • Migliore Corso di Intelligenza Emotiva in Italia
  • Corso di Intelligenza Emotiva
  • Intelligenza Emotiva
  • Emozioni
  • Migliore corso sulle emozioni
  • Migliore corso sulle emozioni in Italia
  • corso sulle emozioni
  • Emozionalità
  • Espressione emotiva
  • Riconoscimento emotivo
  • Consapevolezza Emotiva
  • Corso di Consapevolezza Emotiva
  • Autoconsapevolezza
  • Consapevolezza degli altri
  • Auto-riflessione
  • Regolazione Emotiva
  • Auto-regolazione
  • Controllo emotivo
  • Gestione dello stress
  • Corso di Gestione dello stress
  • Migliore Corso di Gestione dello stress
  • Empatia
  • Migliore Corso di Empatia
  • Migliore Corso di Empatia in Italia
  • Empatia emotiva
  • Comunicazione empatica
  • Migliore corso di Comunicazione empatica in Italia
  • corso di Comunicazione empatica
  • Comprensione degli altri
  • Relazioni Interpersonali
  • Competenze sociali
  • Comunicazione efficace
  • Costruzione di relazioni
  • Auto-motivazione
  • Motivazione intrinseca
  • Obiettivi personali
  • Resilienza
  • Intelligenza Sociale
  • Sensibilità sociale
  • Competenze relazionali
  • Collaborazione
  • Autoconsapevolezza Emotiva:
  • Conoscenza di sé
  • Autovalutazione
  • Riconoscimento delle proprie emozioni
  • Crescita Personale
  • Sviluppo personale
  • Apprendimento continuo
  • Adattabilità
  • Mindfulness
  • Consapevolezza del momento presente
  • Pratica mindfulness
  • Attenzione focalizzata
  • Comunicazione Empatica
  • Ascolto attivo
  • Migliore corso di ascolto attivo in Italia
  • Comunicazione non verbale
  • Linguaggio del corpo
  • Collaborazione:
  • Lavoro di squadra
  • Gestione dei conflitti
  • Empowerment
  • Gestione delle Relazioni:
  • Costruzione di rapporti positivi
  • Risoluzione dei conflitti
  • Networking
  • Auto-compassione:
  • Compassione verso sé stessi
  • Accettazione
  • Gentilezza verso sé stessi
  • Intelligenza Emotiva nei Leader
  • Leadership emotiva
  • Coaching emotivo
  • Influenza positiva
  • Sviluppo Emotivo
  • Programmi di sviluppo personale
  • Corsi sull’intelligenza emotiva
  • Coaching emotivo
  • migliore corso di coaching emotivo in Italia

Il coaching per la comunicazione efficace è un processo che mira a sviluppare le abilità di comunicazione di un individuo, migliorando la sua capacità di esprimersi chiaramente, ascoltare attentamente e comprendere gli altri. Ecco alcuni suggerimenti per il coaching nella comunicazione efficace:

Coaching per la comunicazione

Se sei interessato ad un coaching sulla comunicazione efficace o alla formazione in comunicazione efficace compila questo form e ti contatteremo al più presto

Di seguito, le migliori pratiche di comunicazione efficace riassunte;

  1. Ascolto attivo:
    • Insegna a praticare l’ascolto attivo, che implica dare piena attenzione alla persona che sta parlando, fare domande di approfondimento e riflettere ciò che è stato detto.
  2. Chiarezza nel messaggio:
    • Aiuta a sviluppare la capacità di esprimere idee in modo chiaro e conciso, evitando ambiguità e fraintendimenti.
  3. Empatia:
    • Promuove la comprensione e l’empatia nei confronti degli altri, incoraggiando a mettersi nei panni degli interlocutori per comprendere meglio le loro prospettive.
  4. Gestione delle emozioni:
    • Insegna a gestire le emozioni durante la comunicazione, evitando reazioni impulsive e favorendo una comunicazione più controllata e riflessiva.
  5. Feedback costruttivo:
    • Fornisce strumenti per dare e ricevere feedback in modo costruttivo, focalizzandosi sugli aspetti positivi e suggerendo miglioramenti senza creare conflitti.
  6. Comunicazione non verbale:
    • Esplora l’importanza della comunicazione non verbale, come il linguaggio del corpo e l’espressione facciale, per garantire coerenza tra il messaggio verbale e non verbale.
  7. Adattabilità comunicativa:
    • Insegna a adattare lo stile di comunicazione in base all’audience, riconoscendo che le persone hanno stili diversi e che una comunicazione efficace richiede flessibilità.
  8. Gestione del conflitto:
    • Fornisce strumenti per gestire il conflitto in modo costruttivo, affrontando le divergenze con rispetto e cercando soluzioni collaborative.
  9. Autoconsapevolezza:
    • Promuove la consapevolezza di sé stessi come comunicatori, aiutando a identificare i propri punti di forza e le aree di miglioramento.
  10. Pratica attiva:
    • Incentiva l’esercizio pratico delle abilità acquisite nella vita quotidiana o in situazioni specifiche, incoraggiando la consapevolezza continua e il miglioramento progressivo.

Il coaching per la comunicazione efficace è un processo continuo che richiede impegno e pratica costante. È utile sia per individui che desiderano migliorare le proprie abilità comunicative sia per leader che intendono sviluppare un ambiente di lavoro caratterizzato da una comunicazione aperta e efficace.

Approfondimenti sul coaching per la comunicazione efficace – Comunicazione

Per comunicazione si intende solitamente la trasmissione di informazioni . La sua definizione precisa è controversa e ci sono disaccordi sul fatto se siano incluse le trasmissioni involontarie o fallite e se la comunicazione non solo trasmetta significato ma lo crei anche. I modelli di comunicazione sono panoramiche semplificate dei suoi componenti principali e delle loro interazioni. Molti modelli includono l’idea che una fonte utilizzi un sistema di codifica per esprimere informazioni sotto forma di messaggio. Il messaggio viene inviato attraverso un canale a un destinatario che deve decodificarlo per capirlo. Il principale campo di indagine che studia la comunicazione è chiamato studi sulla comunicazione .

Un modo comune per classificare la comunicazione è in base al fatto se le informazioni vengono scambiate tra esseri umani, membri di altre specie o entità non viventi come i computer. Per la comunicazione umana, un contrasto centrale è tra comunicazione verbale e non verbale . La comunicazione verbale implica lo scambio di messaggi in forma linguistica , compresi messaggi parlati e scritti, nonché il linguaggio dei segni . La comunicazione non verbale avviene senza l’uso di un sistema linguistico , ad esempio, utilizzando il linguaggio del corpo , il tatto e le espressioni facciali. Un’altra distinzione è tra la comunicazione interpersonale , che avviene tra persone distinte, e la comunicazione intrapersonale , che è la comunicazione con se stessi. La competenza comunicativa è la capacità di comunicare bene e si applica alle capacità di formulare messaggi e comprenderli.

Le forme di comunicazione non umane includono la comunicazione animale e vegetale . I ricercatori in questo campo spesso perfezionano la loro definizione di comportamento comunicativo includendo i criteri secondo cui sono presenti risposte osservabili e che i partecipanti beneficiano dello scambio. La comunicazione animale viene utilizzata in aree come il corteggiamento e l’accoppiamento, le relazioni genitore-figlio, la navigazione e l’autodifesa. La comunicazione attraverso prodotti chimici è particolarmente importante per le piante relativamente immobili. Ad esempio, gli alberi di acero rilasciano nell’aria i cosiddetti composti organici volatili per avvertire le altre piante di un attacco erbivoro . La maggior parte della comunicazione avviene tra membri della stessa specie. Il motivo è che il suo scopo è solitamente una forma di cooperazione, che non è così comune tra specie diverse. La comunicazione interspecie avviene principalmente nei casi di relazioni simbiotiche . Ad esempio, molti fiori usano forme simmetriche e colori distintivi per segnalare agli insetti dove si trova il nettare . Gli esseri umani si impegnano nella comunicazione interspecie quando interagiscono con gli animali domestici .

La comunicazione umana ha una lunga storia e il modo in cui le persone si scambiano informazioni è cambiato nel tempo. Questi cambiamenti sono stati solitamente innescati dallo sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione. Esempi sono l’invenzione dei sistemi di scrittura, lo sviluppo della stampa di massa, l’uso della radio e della televisione e l’invenzione di Internet. I progressi tecnologici hanno portato anche a nuove forme di comunicazione, come lo scambio di dati tra computer

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Definizioni

La parola ” comunicazione ” ha la sua radice nel verbo latino ” comunicare “, che significa “condividere” o “rendere comune”. [1] Per comunicazione si intende solitamente la trasmissione di informazioni: [2] [3] [4] un messaggio viene trasmesso da un mittente a un destinatario utilizzando un mezzo, come suono, segni scritti, movimenti del corpo o elettricità. [5] [6] [7] Mittente e destinatario sono spesso individui distinti, ma è anche possibile che un individuo comunichi con se stesso. In alcuni casi, mittente e destinatario non sono individui ma gruppi come organizzazioni, classi sociali o nazioni. [5] In un senso diverso, il termine “comunicazione” si riferisce al messaggio che viene comunicato o al campo di indagine che studia i fenomeni comunicazionali . [2] [4]

La precisa caratterizzazione della comunicazione è controversa. Molti studiosi hanno sollevato dubbi sul fatto che ogni singola definizione possa catturare accuratamente il termine. Queste difficoltà derivano dal fatto che il termine viene applicato a fenomeni diversi in contesti diversi, spesso con significati leggermente diversi. [8] [9] La questione della giusta definizione influenza il processo di ricerca a molti livelli. Ciò include questioni come quali fenomeni empirici vengono osservati, come vengono categorizzati, quali ipotesi e leggi vengono formulate e come vengono articolate le teorie sistematiche basate su questi passaggi. [10]

comportamenti inconsci e non umani . [11] Secondo una definizione ampia, molti animali comunicano all’interno della propria specie e i fiori comunicano segnalando la posizione del nettare alle api attraverso i loro colori e forme. [5] [12] Altre definizioni restringono la comunicazione alle interazioni coscienti tra esseri umani. [13] [5] Alcuni approcci si concentrano sull’uso di simboli e segni mentre altri sottolineano il ruolo della comprensione, dell’interazione, del potere o della trasmissione delle idee. Varie caratterizzazioni vedono l’ intento del comunicatore di inviare un messaggio come componente centrale. In quest’ottica, la trasmissione di informazioni non è sufficiente per la comunicazione se avviene involontariamente. [13] [14] Una versione di questa visione è data dal filosofo Paul Grice , che identifica la comunicazione con azioni che mirano a rendere il destinatario consapevole delle intenzioni del comunicatore. [15] Una questione a questo proposito è se solo le trasmissioni di informazioni riuscite debbano essere considerate comunicazione. [16] Ad esempio, la distorsione può interferire e modificare il messaggio reale rispetto a quanto originariamente previsto. [6] Un problema strettamente correlato è se gli atti di inganno deliberato costituiscano comunicazione. [17]

Secondo un’ampia definizione del critico letterario IA Richards , la comunicazione avviene quando una mente agisce sul suo ambiente per trasmettere la propria esperienza a un’altra mente. [18] [19] [20] Un’altra interpretazione è data dai teorici della comunicazione Claude Shannon e Warren Weaver , che caratterizzano la comunicazione come una trasmissione di informazioni determinata dall’interazione di diversi componenti, come una fonte, un messaggio, un codificatore, un canale, un decoder e un ricevitore. [21] [22] La visione della trasmissione è rifiutata dalle visioni transazionali e costitutive, che sostengono che la comunicazione non riguarda solo la trasmissione di informazioni ma anche la creazione di significato. Le prospettive transazionali e costitutive sostengono che la comunicazione modella l’esperienza del partecipante concettualizzando il mondo e dando un senso al proprio ambiente e a se stessi. [23] I ricercatori che studiano la comunicazione tra animali e piante si concentrano meno sulla creazione di significato. Invece, spesso definiscono il comportamento comunicativo come avente altre caratteristiche, come svolgere un ruolo benefico nella sopravvivenza e nella riproduzione, o avere una risposta osservabile. [24] [25] [26]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Modelli di comunicazione

Articolo principale: modelli di comunicazione

I modelli di comunicazione sono rappresentazioni concettuali del processo di comunicazione. [27] Il loro obiettivo è fornire una panoramica semplificata delle sue componenti principali. Ciò rende più semplice per i ricercatori formulare ipotesi , applicare concetti relativi alla comunicazione a casi reali e testare previsioni . [28] [29] A causa della loro presentazione semplificata, potrebbero non avere la complessità concettuale necessaria per una comprensione globale di tutti gli aspetti essenziali della comunicazione. Di solito vengono presentati visivamente sotto forma di diagrammi che mostrano i componenti di base e la loro interazione. [28] [30] [31]

I modelli di comunicazione sono spesso classificati in base alle applicazioni previste e al modo in cui concettualizzano la comunicazione. Alcuni modelli sono generali nel senso che sono destinati a tutte le forme di comunicazione. I modelli specializzati mirano a descrivere forme specifiche, come i modelli di comunicazione di massa . [32]

Un modo influente per classificare la comunicazione è distinguere tra modelli di trasmissione lineare, interazione e transazione. [28] [33] [34] I modelli di trasmissione lineare si concentrano sul modo in cui un mittente trasmette le informazioni a un destinatario. Sono lineari perché questo flusso di informazioni va solo in un’unica direzione. [30] [35] [36] Questa visione è rifiutata dai modelli di interazione, che includono un ciclo di feedback . Il feedback è necessario per descrivere molte forme di comunicazione, come una conversazione, in cui l’ascoltatore può rispondere a chi parla esprimendo la propria opinione o chiedendo chiarimenti. I modelli di interazione rappresentano il processo come una forma di comunicazione bidirezionale in cui i comunicatori, a turno, inviano e ricevono messaggi. [37] I modelli di transazione perfezionano ulteriormente questo quadro consentendo rappresentazioni dell’invio e della risposta allo stesso tempo. Questa modifica è necessaria per descrivere come l’ascoltatore può fornire feedback in una conversazione faccia a faccia mentre l’altra persona sta parlando. Esempi sono il feedback non verbale attraverso la postura del corpo e l’espressione facciale . I modelli transazionali sostengono inoltre che il significato viene prodotto durante la comunicazione e non esiste indipendentemente da essa. [30] [38] [39]

Tutti i primi modelli, sviluppati a metà del XX secolo, sono modelli a trasmissione lineare. Il modello di Lasswell , ad esempio, si basa su cinque domande fondamentali: “Chi?”, “Dice cosa?”, “In quale canale?”, “A chi?” e “Con quale effetto?”. [40] [41] [42] L’obiettivo di queste domande è identificare le componenti di base coinvolte nel processo comunicativo: il mittente, il messaggio, il canale , il destinatario e l’effetto. [43] [44] [45] Il modello di Lasswell è stato inizialmente concepito solo come modello di comunicazione di massa, ma è stato applicato anche ad altri campi. Alcuni teorici della comunicazione, come Richard Braddock, lo hanno ampliato includendo domande aggiuntive, come “In quali circostanze?” e “A quale scopo?”. [46] [47] [48]

Il modello Shannon-Weaver è un altro influente modello di trasmissione lineare. [28] [49] [50] Si basa sull’idea che una fonte crea un messaggio, che viene poi tradotto in un segnale da un trasmettitore. Il rumore può interferire e distorcere il segnale. Una volta che il segnale raggiunge il ricevitore, viene ritradotto in un messaggio e reso disponibile alla destinazione. Per una chiamata telefonica fissa, la persona che chiama è la fonte e il suo telefono è il trasmettitore. Il trasmettitore traduce il messaggio in un segnale elettrico che viaggia attraverso il filo, che funge da canale. La persona che riceve la chiamata è la destinazione e il suo telefono è il ricevitore. [49] [51] [52] Il modello Shannon-Weaver include una discussione approfondita su come il rumore può distorcere il segnale e su come è possibile ottenere una comunicazione efficace nonostante il rumore. Ciò può avvenire rendendo il messaggio parzialmente ridondante in modo che sia comunque possibile la decodifica. [53] [54] [55] Altri modelli di trasmissione lineare influenti includono il modello di Gerbner e il modello di Berlo . [56] [57] [58]

Il primo modello di interazione è stato sviluppato dal teorico della comunicazione Wilbur Schramm . [38] [59] [60] Afferma che la comunicazione inizia quando una fonte ha un’idea e la esprime sotto forma di messaggio. Questo processo si chiama codifica e avviene utilizzando un codice , cioè un sistema di segni in grado di esprimere l’idea, ad esempio, attraverso segni visivi o uditivi. [38] [61] [62] Il messaggio viene inviato a una destinazione, che deve decodificarlo e interpretarlo per capirlo. [62] [63] In risposta, formulano la propria idea, la codificano in un messaggio e la rispediscono come forma di feedback. Un’altra innovazione del modello di Schramm è che è necessaria un’esperienza precedente per poter codificare e decodificare i messaggi. Perché la comunicazione abbia successo, i campi di esperienza di origine e di destinazione devono sovrapporsi. [61] [64] [65]

Il primo modello transazionale è stato proposto dal teorico della comunicazione Dean Barnlund nel 1970. [66] Egli intende la comunicazione come “la produzione di significato, piuttosto che la produzione di messaggi”. [38] [39] Il suo obiettivo è diminuire l’incertezza e arrivare a una comprensione condivisa . [67] [68] [69] Ciò accade in risposta a segnali esterni ed interni. La decodifica è il processo di attribuire loro un significato, mentre la codifica consiste nel produrre nuovi segnali comportamentali come risposta. [68] [70] [71]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Umano

Esistono molte forme di comunicazione umana . Una distinzione centrale è se viene utilizzata la lingua, come nel contrasto tra comunicazione verbale e non verbale. Un’ulteriore distinzione riguarda se si comunica con gli altri o con se stessi, come nel contrasto tra comunicazione interpersonale e intrapersonale . [72] [73] [74] Le forme di comunicazione umana sono anche classificate in base al canale o al mezzo utilizzato per trasmettere i messaggi. [75] [76] Il campo che studia la comunicazione umana è noto come antroposemiotica . [77] [78]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Verbale

Articolo principale: linguistica

La comunicazione verbale è lo scambio di messaggi in forma linguistica , cioè mediante il linguaggio . [79] [80] Nell’uso colloquiale, la comunicazione verbale è talvolta limitata alla comunicazione orale e può escludere la scrittura e il linguaggio dei segni. Tuttavia, nel discorso accademico, il termine è solitamente usato in un senso più ampio, comprendendo qualsiasi forma di comunicazione linguistica, sia attraverso la parola, la scrittura o i gesti. [79] [81] [82] Alcune delle sfide nel distinguere la comunicazione verbale da quella non verbale derivano dalle difficoltà nel definire cosa significhi esattamente linguaggio . La lingua è solitamente intesa come un sistema convenzionale di simboli e regole utilizzati per la comunicazione. Tali sistemi si basano su un insieme di semplici unità di significato che possono essere combinate per esprimere idee più complesse. Le regole per combinare le unità in espressioni composte sono chiamate grammatica . Le parole vengono combinate per formare frasi . [83] [84]

Una caratteristica del linguaggio umano, in contrasto con la comunicazione animale, risiede nella sua complessità e potenza espressiva. Il linguaggio umano può essere usato per riferirsi non solo a oggetti concreti nel qui e ora, ma anche a oggetti spazialmente e temporalmente distanti e a idee astratte . [85] [86] Gli esseri umani hanno una tendenza naturale ad acquisire la loro lingua madre durante l’infanzia . Sono anche in grado di apprendere altre lingue più avanti nella vita come seconde lingue . Tuttavia, questo processo è meno intuitivo e spesso non si traduce nello stesso livello di competenza linguistica . [87] [88] La disciplina accademica che studia la lingua si chiama linguistica . I suoi sottocampi includono la semantica (lo studio del significato), la morfologia (lo studio della formazione delle parole), la sintassi (lo studio della struttura della frase), la pragmatica (lo studio dell’uso del linguaggio) e la fonetica (lo studio dei suoni di base). [84]

Un contrasto centrale tra le lingue è tra le lingue naturali e quelle artificiali o costruite . Le lingue naturali, come l’inglese , lo spagnolo e il giapponese , si sono sviluppate in modo naturale e per la maggior parte non pianificato nel corso della storia. I linguaggi artificiali, come l’Esperanto , il Quenya , il C++ e il linguaggio della logica del primo ordine , sono appositamente progettati da zero. [89] La maggior parte della comunicazione verbale quotidiana avviene utilizzando i linguaggi naturali. Forme centrali di comunicazione verbale sono la parola e la scrittura insieme alle loro controparti di ascolto e lettura. [90] [91] Le lingue parlate utilizzano i suoni per produrre segni e trasmettere significato mentre per la scrittura i segni sono fisicamente inscritti su una superficie. [90] [92] [81] Le lingue dei segni , come la lingua dei segni americana e la lingua dei segni nicaraguense , sono un’altra forma di comunicazione verbale. Si affidano a mezzi visivi, principalmente utilizzando i gesti con le mani e le braccia, per formare frasi e trasmettere significato. [90] [81]

La comunicazione verbale svolge varie funzioni. Una funzione chiave è lo scambio di informazioni, cioè il tentativo dell’oratore di rendere il pubblico consapevole di qualcosa, solitamente di un evento esterno. Ma il linguaggio può essere utilizzato anche per esprimere i sentimenti e gli atteggiamenti di chi parla. Un ruolo strettamente correlato è quello di stabilire e mantenere relazioni sociali con altre persone. La comunicazione verbale viene utilizzata anche per coordinare il proprio comportamento con gli altri e influenzarli. In alcuni casi, la lingua non viene utilizzata per scopi esterni ma solo per intrattenimento o divertimento personale. [80] [93] [94] La comunicazione verbale aiuta ulteriormente le persone a concettualizzare il mondo che li circonda e se stessi. Ciò influenza il modo in cui vengono interpretate le percezioni degli eventi esterni, il modo in cui le cose vengono classificate e il modo in cui le idee sono organizzate e correlate tra loro. [95] [96]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Non verbale

La comunicazione non verbale è lo scambio di informazioni attraverso modalità non linguistiche, come espressioni facciali, gesti e posture . [97] Tuttavia, non tutte le forme di comportamento non verbale costituiscono comunicazione non verbale. Alcuni teorici, come Judee Burgoon , sostengono che dipenda dall’esistenza di un sistema di codifica socialmente condiviso utilizzato per interpretare il significato del comportamento non verbale. [98] La comunicazione non verbale ha molte funzioni. Contiene spesso informazioni su emozioni, atteggiamenti, personalità, relazioni interpersonali e pensieri privati. [99] [98] [100]

La comunicazione non verbale avviene spesso in modo involontario e inconscio, come sudare o arrossire , ma esistono anche forme intenzionali coscienti, come stringere la mano o alzare il pollice . [100] [98] [101] Spesso avviene contemporaneamente alla comunicazione verbale e aiuta a ottimizzare lo scambio attraverso l’enfasi e l’illustrazione o aggiungendo informazioni aggiuntive. I segnali non verbali possono chiarire l’intento dietro un messaggio verbale. [99] L’uso di più modalità di comunicazione in questo modo di solito rende la comunicazione più efficace se i messaggi di ciascuna modalità sono coerenti. [102] [103] Tuttavia, in alcuni casi, modalità diverse possono contenere messaggi contrastanti. Ad esempio, una persona può concordare verbalmente con un’affermazione ma premere insieme le labbra, indicando così disaccordo non verbalmente. [101]

Esistono molte forme di comunicazione non verbale. Includono cinesica , prossemica , aptica , paralinguaggio , cronemica e aspetto fisico. [104] [100] La cinesica studia il ruolo del comportamento corporeo nel trasmettere informazioni. Viene comunemente chiamato linguaggio del corpo , anche se in senso stretto non si tratta di un linguaggio ma piuttosto di una comunicazione non verbale. Comprende molte forme, come gesti, posture, stili di camminata e danza. [98] [100] [105] Le espressioni facciali, come ridere, sorridere e accigliarsi, appartengono tutte alla cinesica e sono forme di comunicazione espressive e flessibili. [106] L’oculesica è un’altra sottocategoria della cinesica per quanto riguarda gli occhi. Copre domande come il modo in cui il contatto visivo, lo sguardo, la frequenza delle palpebre e la dilatazione della pupilla fanno parte della comunicazione. [107] Alcuni modelli cinesici sono innati e involontari, come sbattere le palpebre, mentre altri sono appresi e volontari, come fare un saluto militare . [101]

La prossemica studia come viene utilizzato lo spazio personale nella comunicazione. La distanza tra i parlanti riflette il loro grado di familiarità e intimità reciproca, nonché il loro status sociale. [107] L’aptica esamina il modo in cui le informazioni vengono trasmesse utilizzando comportamenti tattili, come strette di mano, tenersi per mano, baci o schiaffi. I significati legati alla sensazione tattile includono cura, preoccupazione, rabbia e violenza. Ad esempio, la stretta di mano è spesso vista come un simbolo di uguaglianza ed equità, mentre il rifiuto di stringere la mano può indicare aggressività. Il bacio è un’altra forma spesso usata per mostrare affetto e vicinanza erotica. [107] [108]

Il paralinguaggio, noto anche come vocalità, comprende elementi non verbali nel discorso che trasmettono informazioni. Il paralinguaggio è spesso usato per esprimere i sentimenti e le emozioni che chi parla prova ma non esplicitamente dichiarati nella parte verbale del messaggio. Non si tratta delle parole usate ma di come vengono espresse. Ciò include elementi come articolazione, controllo delle labbra, ritmo, intensità, intonazione, fluidità e volume. [109] [100] [110] Ad esempio, dire qualcosa ad alta voce e con un tono acuto trasmette un significato diverso a livello non verbale rispetto a sussurrare le stesse parole. Il paralinguaggio riguarda principalmente la lingua parlata, ma include anche aspetti della lingua scritta, come l’uso di colori e caratteri, nonché la disposizione spaziale nei paragrafi e nelle tabelle. [111] [110] Anche i suoni non linguistici possono trasmettere informazioni; il pianto indica che il bambino è angosciato e il balbettio trasmette informazioni sulla salute e il benessere del bambino. [112] [113]

La cronologia riguarda l’uso del tempo, ad esempio quali messaggi vengono inviati se si è puntuali o in ritardo per una riunione. [114] Anche l’aspetto fisico del comunicatore, come altezza, peso, capelli, colore della pelle, sesso, vestiti, tatuaggi e piercing, trasporta informazioni. [115] [97] L’apparenza è un fattore importante per la prima impressione, ma è più limitata come modalità di comunicazione poiché è meno mutevole. [115] Alcune forme di comunicazione non verbale avvengono utilizzando artefatti come tamburi, fumo, manganelli, semafori e bandiere. [116] [117]

Tradizionalmente, la maggior parte della ricerca si concentrava sulla comunicazione verbale. Tuttavia, questo paradigma iniziò a cambiare negli anni ’50, quando l’interesse della ricerca sulla comunicazione non verbale aumentò e ne enfatizzò l’influenza. [118] [119] [120] Ad esempio, molti giudizi sulla natura e sul comportamento di altre persone si basano su segnali non verbali. [98] Inoltre è presente in una certa misura in quasi ogni atto comunicativo e alcune parti di esso sono universalmente comprese. [121] Queste considerazioni hanno spinto alcuni teorici della comunicazione, come Ray Birdwhistell , ad affermare che la maggior parte delle idee e delle informazioni viene veicolata in questo modo. [122] [123] È stato anche suggerito che la comunicazione umana sia fondamentalmente non verbale e che le parole possano acquisire significato solo grazie alla comunicazione non verbale. [102] Le prime forme di comunicazione umana, come il pianto e il balbettio, sono non verbali. [112] [113] La comunicazione non verbale è studiata in vari campi oltre agli studi sulla comunicazione, come la linguistica, la semiotica , l’antropologia e la psicologia sociale . [98]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Interpersonale

Articolo principale: comunicazione interpersonale

La comunicazione interpersonale è la comunicazione tra persone distinte. La sua forma tipica è la comunicazione diadica , cioè tra due persone, ma può riferirsi anche alla comunicazione all’interno di gruppi . [124] [125] [126] Può essere pianificato o non pianificato e si verifica in molte forme, come quando si saluta qualcuno, durante le trattative salariali o quando si fa una telefonata. [125] [127] Alcuni teorici della comunicazione, come Virginia M. McDermott, comprendono la comunicazione interpersonale come un concetto confuso che si manifesta per gradi. [128] In questa visione, uno scambio varia nel modo in cui è interpersonale in base a diversi fattori. Dipende da quante persone sono presenti e se avviene di persona piuttosto che tramite telefono o e-mail. Un ulteriore fattore riguarda la relazione tra i comunicatori: [129] la comunicazione di gruppo e la comunicazione di massa sono forme meno tipiche di comunicazione interpersonale e alcuni teorici le trattano come tipologie distinte. [125] [130] [129]

La comunicazione interpersonale può essere sincrona o asincrona. Per la comunicazione asincrona, le parti si alternano nell’invio e nella ricezione dei messaggi. Ciò si verifica quando si scambiano lettere o e-mail. Per la comunicazione sincrona, entrambe le parti inviano messaggi contemporaneamente. [124] Ciò accade quando una persona parla mentre l’altra persona invia messaggi non verbali in risposta segnalando se è d’accordo con ciò che viene detto. [30] Alcuni teorici della comunicazione, come Sarah Trenholm e Arthur Jensen, distinguono tra messaggi di contenuto e messaggi relazionali. I messaggi di contenuto esprimono i sentimenti di chi parla rispetto all’argomento di discussione. I messaggi relazionali, invece, dimostrano i sentimenti di chi parla nei confronti della sua relazione con gli altri partecipanti. [131]

Sono state proposte varie teorie sulla funzione della comunicazione interpersonale. Alcuni si concentrano su come aiuta le persone a dare un senso al loro mondo e a creare la società. Altri sostengono che il suo scopo principale sia capire perché le altre persone si comportano in un certo modo e adattare il proprio comportamento di conseguenza. [132] Un approccio strettamente correlato è quello di concentrarsi sulle informazioni e vedere la comunicazione interpersonale come un tentativo di ridurre l’incertezza sugli altri e sugli eventi esterni. [133] Altre spiegazioni lo intendono in termini di bisogni che soddisfa. Ciò include i bisogni di appartenere a qualche posto, essere inclusi, piacere, mantenere relazioni e influenzare il comportamento degli altri. [133] [134] A livello pratico, la comunicazione interpersonale viene utilizzata per coordinare le proprie azioni con quelle degli altri per portare a termine le cose. [135] La ricerca sulla comunicazione interpersonale include argomenti come il modo in cui le persone costruiscono, mantengono e dissolvono le relazioni attraverso la comunicazione. Altre domande sono perché le persone scelgono un messaggio piuttosto che un altro e quali effetti questi messaggi hanno sui comunicatori e sulla loro relazione. Un ulteriore argomento è come prevedere se due persone si piaceranno. [136]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Intrapersonale

La comunicazione intrapersonale è la comunicazione con se stessi. [127] [137] [138] In alcuni casi ciò si manifesta esternamente, come quando si è impegnati in un monologo , si prendono appunti, si evidenzia un passaggio e si scrive un diario o una lista della spesa. Ma molte forme di comunicazione intrapersonale avvengono internamente sotto forma di scambio interiore con se stessi, come quando si pensa a qualcosa o si sogna ad occhi aperti . [137] [139] Strettamente correlata alla comunicazione intrapersonale è la comunicazione che avviene all’interno di un organismo al di sotto del livello personale, come lo scambio di informazioni tra organi o cellule. [140]

La comunicazione intrapersonale può essere innescata da stimoli interni ed esterni. Può avvenire sotto forma di articolazione di una frase prima di esprimerla esternamente. Altre forme sono fare progetti per il futuro e tentare di elaborare le emozioni per calmarsi in situazioni stressanti. [125] [141] Può aiutare a regolare la propria attività mentale e il comportamento esteriore, nonché a interiorizzare norme culturali e modi di pensare. [142] Forme esterne di comunicazione intrapersonale possono aiutare la memoria. Ciò accade, ad esempio, quando si compila la lista della spesa. Un altro utilizzo è quello di risolvere problemi difficili, come quando si risolve un’equazione matematica complessa riga per riga. In questo modo è anche possibile interiorizzare nuove conoscenze, ad esempio ripetendo a se stessi un nuovo vocabolario. A causa di queste funzioni, la comunicazione intrapersonale può essere intesa come “uno strumento di pensiero eccezionalmente potente e pervasivo”. [143]

Sulla base del suo ruolo nell’autoregolamentazione , alcuni teorici hanno suggerito che la comunicazione intrapersonale è più basilare della comunicazione interpersonale. I bambini piccoli a volte usano un linguaggio egocentrico mentre giocano nel tentativo di dirigere il proprio comportamento. In questa visione, la comunicazione interpersonale si sviluppa solo più tardi, quando il bambino passa dalla sua prospettiva egocentrica iniziale a una prospettiva più sociale. [144] [145] Una spiegazione diversa sostiene che la comunicazione interpersonale è più basilare poiché viene utilizzata per la prima volta dai genitori per regolare ciò che fa il loro bambino. Una volta che il bambino ha imparato questo, può applicare la stessa tecnica a se stesso per ottenere un maggiore controllo sul proprio comportamento. [142] [146]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Canali

Perché la comunicazione abbia successo, il messaggio deve viaggiare dal mittente al destinatario. Il canale è il modo in cui ciò viene realizzato. Non si occupa del significato del messaggio ma solo dei mezzi tecnici con cui il significato viene trasmesso. [75] [76] I canali sono spesso intesi in termini di sensi utilizzati per percepire il messaggio, ovvero udito, vista, olfatto, tatto e gusto. [75] [147] [148] Ma nel senso più ampio, i canali comprendono qualsiasi forma di trasmissione, compresi i mezzi tecnologici come libri, cavi, onde radio, telefoni o televisione. [75] [130] I messaggi trasmessi naturalmente di solito svaniscono rapidamente mentre alcuni messaggi che utilizzano canali artificiali hanno una durata di vita molto più lunga, come nel caso dei libri o delle sculture. [130]

Le caratteristiche fisiche di un canale hanno un impatto sul codice e sui segnali che possono essere utilizzati per esprimere le informazioni. Ad esempio, le telefonate tipiche sono limitate all’uso del linguaggio verbale e del paralinguaggio, ma escludono le espressioni facciali. Spesso è possibile tradurre i messaggi da un codice all’altro per renderli disponibili su un canale diverso. Un esempio è scrivere un messaggio parlato o esprimerlo utilizzando il linguaggio dei segni. [149]

La trasmissione delle informazioni può avvenire attraverso più canali contemporaneamente. Ad esempio, la comunicazione faccia a faccia spesso combina il canale uditivo per trasmettere informazioni verbali con il canale visivo per trasmettere informazioni non verbali utilizzando gesti ed espressioni facciali. L’utilizzo di più canali può migliorare l’efficacia della comunicazione aiutando il destinatario a comprendere meglio l’argomento. [103] [150] [151] La scelta dei canali spesso è importante poiché la capacità di comprensione del ricevente può variare a seconda del canale scelto. Ad esempio, un insegnante può decidere di presentare alcune informazioni oralmente e altre visivamente, a seconda del contenuto e dello stile di apprendimento preferito dallo studente. [152] [150]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Competenza comunicativa

Articolo principale: competenza comunicativa

La competenza comunicativa è la capacità di comunicare in modo efficace o di scegliere il comportamento comunicativo appropriato in una determinata situazione. [153] Riguarda cosa dire, quando dirlo e come dirlo. [154] Include inoltre la capacità di ricevere e comprendere messaggi. [155] La competenza viene spesso contrapposta alla prestazione poiché la competenza può essere presente anche se non viene esercitata, mentre la prestazione consiste nella realizzazione di questa competenza. [156] [157] [158] Tuttavia, alcuni teorici rifiutano un netto contrasto e sostengono che la prestazione è la parte osservabile e viene utilizzata per dedurre la competenza in relazione alle prestazioni future. [159]

Due componenti centrali della competenza comunicativa sono l’efficacia e l’appropriatezza. [153] [160] [161] L’efficacia è il grado in cui l’oratore raggiunge i risultati desiderati o il grado in cui vengono realizzate le alternative preferite. [162] [160] [155] Ciò significa che l’efficacia di un comportamento comunicativo non dipende solo dal risultato effettivo ma anche dall’intenzione di chi parla, cioè se questo risultato era ciò che intendeva ottenere. Per questo motivo, alcuni teorici richiedono inoltre che chi parla sia in grado di fornire una spiegazione del motivo per cui si è impegnato in un comportamento piuttosto che in un altro. [162] L’efficacia è strettamente correlata all’efficienza , con la differenza che l’efficacia riguarda il raggiungimento degli obiettivi mentre l’efficienza riguarda l’utilizzo di poche risorse (come tempo, impegno e denaro) nel processo. [160]

Appropriatezza significa che il comportamento comunicativo soddisfa gli standard e le aspettative sociali. [162] [161] Il teorico della comunicazione Brian H. Spitzberg lo definisce come “la legittimità percepita o l’accettabilità del comportamento o delle azioni in un dato contesto”. [160] Ciò significa che chi parla è consapevole del contesto sociale e culturale per adattare ed esprimere il messaggio in un modo considerato accettabile nella situazione data. [162] [163] [164] [165] Ad esempio, per dire addio al proprio insegnante, uno studente può usare l’espressione “Addio, signore” ma non l’espressione “Devo separarmi , amico”, che può usare quando parlando con un coetaneo. [166] [154] Essere efficaci e appropriati significa raggiungere i propri risultati preferiti in un modo che segua gli standard e le aspettative sociali. [167] Alcune definizioni di competenza comunicativa pongono l’accento principale sull’efficacia o sull’adeguatezza, mentre altre combinano entrambe le caratteristiche. [168]

Sono state suggerite molte componenti aggiuntive della competenza comunicativa, come empatia , controllo, flessibilità, sensibilità e conoscenza. [169] [170] Viene spesso discusso in termini di abilità individuali impiegate nel processo, cioè le componenti comportamentali specifiche che compongono la competenza comunicativa. [171] [172] Le abilità di produzione del messaggio includono la lettura e la scrittura. Sono correlati con le capacità di ricezione dell’ascolto e della lettura. [155] [91] Esistono abilità di comunicazione sia verbali che non verbali. [155] Ad esempio, le abilità di comunicazione verbale implicano la corretta comprensione di una lingua, compresa la sua fonologia , ortografia , sintassi, lessico e semantica. [154]

Molti aspetti della vita umana dipendono dal successo della comunicazione, dalla garanzia delle necessità di base della sopravvivenza alla costruzione e al mantenimento delle relazioni. [173] La competenza comunicativa è un fattore chiave per stabilire se una persona è in grado di raggiungere i propri obiettivi nella vita sociale, come avere una carriera di successo e trovare un coniuge adatto. [174] Per questo motivo, può avere un grande impatto sul benessere dell’individuo . [173] [171] La mancanza di competenza comunicativa può causare problemi sia a livello individuale che sociale, compresi problemi professionali, accademici e sanitari. [171]

Gli ostacoli a una comunicazione efficace possono distorcere il messaggio. Potrebbero causare problemi di comunicazione e causare effetti indesiderati. Ciò può accadere se il messaggio è espresso male perché utilizza termini con i quali il destinatario non ha familiarità, o perché non è pertinente ai bisogni del destinatario, o perché contiene troppo poche o troppe informazioni. Anche la distrazione, la percezione selettiva e la mancanza di attenzione al feedback possono essere responsabili. [175] [176] Il rumore è un altro fattore negativo. Si tratta di influenze che interferiscono con il messaggio nel suo percorso verso il destinatario e lo distorcono. [30] [177] I crepitii durante una telefonata sono una forma di rumore. Le espressioni ambigue possono anche inibire una comunicazione efficace e rendere necessario disambiguare tra le possibili interpretazioni per discernere l’intenzione del mittente. [178] [179] Queste interpretazioni dipendono anche dal background culturale dei partecipanti . Differenze culturali significative costituiscono un ulteriore ostacolo e aumentano la probabilità che i messaggi vengano interpretati male. [63] [64] [180]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Altre specie

Vedi anche: Biocomunicazione (scienza) e Biosemiotica

Oltre alla comunicazione umana, esistono molte altre forme di comunicazione presenti nel regno animale e tra le piante. Sono studiati in campi come la biocomunicazione e la biosemiotica . [181] [125] [182] Ci sono ulteriori ostacoli in quest’area per giudicare se la comunicazione ha avuto luogo tra due individui. I segnali acustici sono spesso facili da notare e analizzare per gli scienziati, ma è più difficile giudicare se i cambiamenti tattili o chimici debbano essere intesi come segnali comunicativi piuttosto che come altri processi biologici. [183]

Per questo motivo, i ricercatori spesso utilizzano definizioni di comunicazione leggermente modificate per facilitare il loro lavoro. Un presupposto comune a questo riguardo viene dalla biologia evoluzionistica e sostiene che la comunicazione dovrebbe in qualche modo avvantaggiare i comunicatori in termini di selezione naturale . [24] [25] I biologi Rumsaïs Blatrix e Veronika Mayer definiscono la comunicazione come “lo scambio di informazioni tra individui, in cui sia il segnalatore che il ricevente possono aspettarsi di trarre vantaggio dallo scambio”. [184] Secondo questo punto di vista, il mittente trae vantaggio influenzando il comportamento del ricevente e il ricevente trae vantaggio rispondendo al segnale. Questi benefici dovrebbero esistere in media ma non necessariamente in ogni singolo caso. In questo modo la segnalazione ingannevole può essere intesa anche come forma di comunicazione. Un problema dell’approccio evoluzionistico è che spesso è difficile valutare l’impatto di tale comportamento sulla selezione naturale. [184] [185] Un altro vincolo pragmatico comune è ritenere che sia necessario osservare una risposta da parte del ricevente dopo il segnale quando si giudica se la comunicazione è avvenuta. [186]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Studi di comunicazione

Articolo principale: studi sulla comunicazione

Gli studi sulla comunicazione, detti anche scienze della comunicazione , sono la disciplina accademica che studia la comunicazione. È strettamente correlato alla semiotica, con la differenza che gli studi sulla comunicazione si concentrano maggiormente su questioni tecniche relative al modo in cui i messaggi vengono inviati, ricevuti ed elaborati. La semiotica, invece, affronta questioni più astratte relative al significato e al modo in cui i segni lo acquisiscono. [80] Gli studi sulla comunicazione coprono un’ampia area che si sovrappone a molte altre discipline, come la biologia , l’antropologia, la psicologia , la sociologia , la linguistica, gli studi sui media e il giornalismo . [277]

Molti contributi nel campo degli studi sulla comunicazione si concentrano sullo sviluppo di modelli e teorie della comunicazione . I modelli di comunicazione mirano a fornire una panoramica semplificata delle principali componenti coinvolte nella comunicazione. Le teorie della comunicazione cercano di fornire quadri concettuali per presentare accuratamente la comunicazione in tutta la sua complessità. [278] [279] [280] Alcune teorie si concentrano sulla comunicazione come arte pratica del discorso mentre altre esplorano il ruolo dei segni, dell’esperienza, dell’elaborazione delle informazioni e dell’obiettivo di costruire un ordine sociale attraverso l’interazione coordinata. [281] Gli studi sulla comunicazione si interessano anche alle funzioni e agli effetti della comunicazione. Copre questioni come il modo in cui la comunicazione soddisfa i bisogni fisiologici e psicologici, aiuta a costruire relazioni e aiuta a raccogliere informazioni sull’ambiente, sugli altri individui e su se stessi. [282] [134] Un ulteriore argomento riguarda la questione di come i sistemi di comunicazione cambiano nel tempo e come questi cambiamenti sono correlati ad altri cambiamenti sociali. [283] Un argomento correlato si concentra sui principi psicologici alla base di tali cambiamenti e sugli effetti che hanno sul modo in cui le persone si scambiano idee. [284]

La comunicazione veniva studiata già nell’antica Grecia . Le prime teorie influenti furono create da Platone e Aristotele , che enfatizzavano il parlare in pubblico e la comprensione della retorica . Secondo Aristotele, ad esempio, lo scopo della comunicazione è persuadere il pubblico. [285] Il campo degli studi sulla comunicazione è diventato una disciplina di ricerca separata solo nel XX secolo, soprattutto a partire dagli anni Quaranta. [286] [287] Lo sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione, come telefono, radio, giornali, televisione e Internet, ha avuto un grande impatto sulla comunicazione e sugli studi sulla comunicazione. [286] [288] [289]

Oggi gli studi sulla comunicazione sono una disciplina ampia. Alcuni lavori in esso contenuti tentano di fornire una caratterizzazione generale della comunicazione nel senso più ampio. Altri tentano di dare un’analisi precisa di una forma specifica di comunicazione. Gli studi sulla comunicazione comprendono molti sottocampi. Alcuni si concentrano su argomenti ampi come la comunicazione interpersonale, la comunicazione intrapersonale, la comunicazione verbale e la comunicazione non verbale. Altri indagano sulla comunicazione all’interno di un’area specifica. [286] [290] [291] La comunicazione organizzativa riguarda la comunicazione tra membri di organizzazioni come aziende , organizzazioni no-profit o piccole imprese. Centrale a questo riguardo è il coordinamento del comportamento dei diversi membri nonché l’interazione con i clienti e il pubblico in generale. [292] [293] Termini strettamente correlati sono comunicazione aziendale , comunicazione aziendale e comunicazione professionale . [294] [295] [296] L’elemento principale della comunicazione di marketing è la pubblicità , ma comprende anche altre attività di comunicazione volte a promuovere l’obiettivo dell’organizzazione presso il suo pubblico, come le pubbliche relazioni . [297] [298] La comunicazione politica copre argomenti come le campagne elettorali per influenzare gli elettori e la comunicazione legislativa, come le lettere a un congresso o i documenti di una commissione. Un’enfasi specifica viene spesso data alla propaganda e al ruolo dei mass media . [299]

La comunicazione interculturale è rilevante sia per la comunicazione organizzativa che per quella politica poiché spesso implicano tentativi di scambio di messaggi tra comunicatori provenienti da contesti culturali diversi. [300] Il background culturale influenza il modo in cui i messaggi vengono formulati e interpretati e può essere causa di malintesi. [301] [64] È rilevante anche per la comunicazione sullo sviluppo , che riguarda l’uso della comunicazione per assistere allo sviluppo, come gli aiuti forniti dai paesi del primo mondo ai paesi del terzo mondo . [302] [303] La comunicazione sanitaria riguarda la comunicazione nel campo dell’assistenza sanitaria e degli sforzi di promozione della salute. Uno dei suoi argomenti è il modo in cui gli operatori sanitari, come medici e infermieri, dovrebbero comunicare con i loro pazienti. [304] [305]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Storia

Articolo principale: Storia della comunicazione

La storia della comunicazione studia come i processi comunicativi si sono evoluti e hanno interagito con la società, la cultura e la tecnologia. [306] [307] La comunicazione umana ha una lunga storia e il modo in cui le persone comunicano è cambiato notevolmente nel tempo. Molti di questi cambiamenti sono stati innescati dallo sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione e hanno avuto vari effetti sul modo in cui le persone si scambiano idee. [308] [309] [310] Le nuove tecnologie della comunicazione di solito richiedono nuove competenze che le persone devono imparare per usarle in modo efficace. [311] [312] [313]

Nella letteratura accademica, la storia della comunicazione è solitamente divisa in epoche in base alla forma di comunicazione dominante in quell’epoca. Il numero di età e la periodizzazione precisa sono controversi. Di solito includono l’età necessaria per parlare, scrivere e stampare, nonché per la comunicazione di massa elettronica e Internet. [314] Secondo il teorico della comunicazione Marshall Poe , i media dominanti per ogni età possono essere caratterizzati in relazione a diversi fattori. Includono la quantità di informazioni che un mezzo può archiviare, quanto tempo persiste, quanto tempo occorre per trasmetterlo e quanto è costoso utilizzare il mezzo. Poe sostiene che le età successive di solito comportano qualche forma di miglioramento di uno o più fattori. [315] [308]

Secondo alcune stime scientifiche, il linguaggio si è sviluppato circa 40.000 anni fa, mentre altri lo ritengono molto più antico. Prima di questo sviluppo, la comunicazione umana somigliava alla comunicazione animale e avveniva attraverso una combinazione di grugniti, grida, gesti ed espressioni facciali. Il linguaggio ha aiutato i primi esseri umani a organizzarsi e a pianificare in modo più efficiente. [316] [317] Nelle prime società, la lingua parlata era la principale forma di comunicazione. [130] [309] La maggior parte della conoscenza veniva trasmessa attraverso di essa, spesso sotto forma di storie o detti saggi. Questa forma non produce conoscenza stabile poiché dipende dalla memoria umana imperfetta . Per questo motivo, molti dettagli differiscono da un racconto all’altro e vengono presentati in modo diverso da narratori distinti. [130] Quando le persone iniziarono a stabilirsi e a formare comunità agricole , le società crebbero e vi fu una maggiore necessità di registrazioni stabili della proprietà della terra e delle transazioni commerciali. Ciò ha dato il via all’invenzione della scrittura, che è in grado di risolvere molti problemi derivanti dall’uso esclusivamente della comunicazione orale. [318] [319] È molto più efficace nel preservare la conoscenza e trasmetterla tra le generazioni poiché non dipende dalla memoria umana. [320] [319] Prima dell’invenzione della scrittura si erano già sviluppate alcune forme di protoscrittura . La protoscrittura comprende segni visibili di lunga durata utilizzati per archiviare informazioni, come decorazioni su oggetti in ceramica, nodi in una corda per tracciare le merci o sigilli per contrassegnare la proprietà. [321] [322]

La maggior parte delle prime comunicazioni scritte avveniva tramite pittogrammi . I pittogrammi sono simboli grafici che trasmettono significato assomigliando visivamente a oggetti del mondo reale. L’uso di simboli pittografici di base per rappresentare cose come i prodotti agricoli era comune nelle culture antiche e iniziò intorno al 9000 a.C. Il primo sistema di scrittura complesso comprendente pittogrammi fu sviluppato intorno al 3500 a.C. dai Sumeri e si chiama cuneiforme . [323] I pittogrammi sono ancora in uso oggi, come i cartelli di divieto di fumare e i simboli di figure maschili e femminili sulle porte dei bagni. [320] Uno svantaggio significativo dei sistemi di scrittura pittografica è che necessitano di una grande quantità di simboli per riferirsi a tutti gli oggetti di cui si vuole parlare. Questo problema è stato risolto dallo sviluppo di altri sistemi di scrittura. Ad esempio, i simboli dei sistemi di scrittura alfabetici non rappresentano oggetti regolari. Si riferiscono invece ai suoni utilizzati nella lingua parlata. [320] [324] [325] Altri tipi di primi sistemi di scrittura includono i sistemi di scrittura logografici e ideografici . [326] [327] Uno svantaggio di molte prime forme di scrittura, come le tavolette di argilla usate per il cuneiforme, era che non erano molto portatili. Ciò ha reso difficile trasportare i testi da un luogo all’altro per condividere le informazioni. La situazione cambiò con l’invenzione del papiro da parte degli egiziani intorno al 2500 a.C. e fu ulteriormente migliorata in seguito dallo sviluppo della pergamena e della carta . [325] [328]

Fino al 1400, quasi tutta la comunicazione scritta richiedeva la scrittura a mano. Per questo motivo la diffusione della comunicazione scritta all’interno della società era ancora piuttosto limitata poiché copiare i libri a mano era costoso. L’introduzione e la divulgazione della stampa di massa nella metà del XV secolo da parte di Johann Gutenberg portò a rapidi cambiamenti. La stampa di massa aumentò rapidamente la circolazione dei mezzi scritti e portò anche alla diffusione di nuove forme di documenti scritti, come giornali e opuscoli. Un effetto collaterale fu che la maggiore disponibilità di documenti scritti migliorò significativamente l’ alfabetizzazione generale della popolazione. Questo sviluppo servì come base per rivoluzioni in vari campi, tra cui scienza, politica e religione. [329] [330] [331]

Le scoperte scientifiche del XIX e XX secolo hanno portato molti ulteriori sviluppi nella storia della comunicazione. Tra questi ricordiamo l’invenzione del telegrafo e del telefono, che resero ancora più semplice e veloce la trasmissione di informazioni da un luogo all’altro senza la necessità di trasportare documenti scritti. [332] [333] Inizialmente queste forme di comunicazione si limitavano ai collegamenti via cavo, che dovevano essere stabiliti prima. Sviluppi successivi trovarono modi di trasmissione senza fili utilizzando segnali radio. Permisero di raggiungere un vasto pubblico e la radio divenne presto una delle forme centrali di comunicazione di massa. [334] [332] Varie innovazioni nel campo della fotografia hanno consentito la registrazione di immagini su pellicola, che ha portato allo sviluppo del cinema e della televisione. [335] [336] La portata della comunicazione senza fili è stata ulteriormente ampliata con lo sviluppo dei satelliti , che hanno permesso di trasmettere segnali radiofonici e televisivi alle stazioni di tutto il mondo. In questo modo, le informazioni potrebbero essere condivise quasi istantaneamente ovunque nel mondo. [337] Lo sviluppo di Internet costituisce un’ulteriore pietra miliare nella storia della comunicazione. Ha reso più facile che mai per le persone scambiarsi idee, collaborare e accedere alle informazioni da qualsiasi parte del mondo utilizzando una varietà di mezzi, come siti Web, posta elettronica, social media e videoconferenze. [338] [339]

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Guarda anche

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Riferimenti

Citazioni

  1. ^
  2. ^ Vai a: aB Personale HarperCollins 2022 .
  3. ^Personale Merriam-Webster 2022 .
  4. ^ Vai a: aB Personale del dizionario Cambridge 2022 .
  5. ^ Vai a: aB C D Rosengren 2000 , pp. 1–2, 1.1 Sulla comunicazione.
  6. ^ Vai a: aB Munodawafa 2008 , pp. 369–370.
  7. ^Blackburn 1996a , Significato e comunicazione .
  8. ^Danza 1970 , pp. 201–202.
  9. ^Craig 1999 , pagine 119, 121–122, 133–134 .
  10. ^Danza 1970 , pp. 201–203.
  11. ^Danza 1970 , pp. 207–210.
  12. ^ Vai a: aBKetcham 2020 , pag. 100 .
  13. ^ Vai a: aBDanza 1970 , pp. 207–209.
  14. ^Miller 1966 , pagine 92–93 .
  15. ^Blackburn 1996 , Intenzione e comunicazione .
  16. ^Danza 1970 , pp. 208–209.
  17. ^Danza 1970 , pag. 209.
  18. ^Nöth 2013 , pag. 101.
  19. ^Lione 1998 , pag. 31 .
  20. ^Nöth 1995 , pag. 172 .
  21. ^Congresso degli Stati Uniti, Office of Technology Assessment 1990 , p. 31 .
  22. ^Skyttner 2006 , pag. 207 .
  23. ^
  24. ^ Vai a: aBSchenk & Seabloom 2010 , pp. 1, 3.
  25. ^ Vai a: aBC Håkansson & Westander 2013 , pag. 7.
  26. ^ Vai a: aBKarban 2015 , pag. 5.
  27. ^Ruben 2001 , pp. 607–608 , Modelli di comunicazione.
  28. ^ Vai a: aBC D McQuail 2008 , pp. 3143–3149 , Modelli di comunicazione.
  29. ^Narula 2006 , pag. 23 , 1. Modelli comunicativi fondamentali.
  30. ^ Vai a: aBC D e Personale UMN 2016a , 2 Il processo di comunicazione .
  31. ^Cobley & Schulz 2013 , pp. 7–8 , Introduzione.
  32. ^Fiske 2011a , pp. 24, 30 , 2. Altri modelli.
  33. ^Narula 2006 , pag. 15 , 1. Modelli di comunicazione di base.
  34. ^Chandler e Munday 2011 , pag. 438 , modelli di trasmissione.
  35. ^Kastberg 2019 , pag. 56 .
  36. ^Fielding 2006 , pag. 24 .
  37. ^
  38. ^ Vai a: aBC D Nicotera 2009 , pag. 176.
  39. ^ Vai a: aBBarnlund 2013 , pag. 48.
  40. ^Fiske 2011a , pp. 30–31 , 2. Altri modelli.
  41. ^Watson & Hill 2012 , pag. 154, il modello di comunicazione di Lasswell .
  42. ^Wenxiu 2015 , pp. 245–249.
  43. ^Steinberg 2007 , pp.52–53.
  44. ^Tengan, Aigbavboa e Thwala 2021 , pag. 110 .
  45. ^Berger 1995 , pp. 12–13 .
  46. ^Sapienza, Iyer & Veenstra 2015 , §Errore 1: è un modello statico con categorie fisse.
  47. ^Feicheng 2022 , pag. 24 .
  48. ^Braddock 1958 , pp.88–93.
  49. ^ Vai a: aBChandler e Munday 2011 , pag. 387 , modello di Shannon e Weaver.
  50. ^Li 2007 , pp. 5439–5442.
  51. ^Fiske 2011 , pp. 6–10 , 1. Teoria della comunicazione.
  52. ^Shannon 1948 , pp. 380–382.
  53. ^Fiske 2011 , pp. 10–15 , 1. Teoria della comunicazione.
  54. ^Weaver 1998 , pp. 4–9, 18–19 , Contributi recenti alla teoria matematica della comunicazione.
  55. ^Januszewski 2001 , pag. 29 .
  56. ^Watson & Hill 2012 , pp. 112–113, il modello di comunicazione di Gerbner .
  57. ^Melkote & Steeves 2001 , pag. 108 .
  58. ^Straubhaar, LaRose & Davenport 2015 , pp. 18–19 .
  59. ^Steinberg 1995 , pag. 18 .
  60. ^Bowman e Targowski 1987 , pp.25–26.
  61. ^ Vai a: aBSaggiamente 1994 , pp. 90–91 .
  62. ^ Vai a: aBSchramm 1954 , pp. 3–5 , Come funziona la comunicazione.
  63. ^ Vai a: aBBlythe 2009 , pag. 188 .
  64. ^ Vai a: aBC Meng 2020 , pag. 120 .
  65. ^Schramm 1954 , pp. 5–7 , Come funziona la comunicazione.
  66. ^Hamilton, Kroll & Creel 2023 , pag. 46 .
  67. ^Barnlund 2013 , pag. 47.
  68. ^ Vai a: aBWatson & Hill 2015 , pagine 20–22 .
  69. ^Lawson et al. 2019 , pagine 76–77 .
  70. ^Dwyer 2012 , pag. 12 .
  71. ^Barnlund 2013 , pagine 57–60.
  72. ^Chandler e Munday 2011 , pag. 58.
  73. ^Burton e Dimbleby 2002 , pag. 126 .
  74. ^Sinding & Waldstrom 2014 , pag. 153.
  75. ^ Vai a: aBC D Chandler e Munday 2011 , pag. 44 , canali.
  76. ^ Vai a: aBFiske 2011 , pp. 17–18 , 1. Teoria della comunicazione.
  77. ^Beynon-Davies 2010 , pag. 52 .
  78. ^Bussmann 2006 , pp. 65–66 .
  79. ^ Vai a: aBChandler e Munday 2011 , pag. 448.
  80. ^ Vai a: aBC D e Danesi 2000 , pp. 58–59.
  81. ^ Vai a: aBC Kyle et al. 1988 , pag. 59 .
  82. ^Butterfield 2016 , pagine 2–3 .
  83. ^Lione 1981 , pp. 3, 6 .
  84. ^ Vai a: aBHarley 2014 , pagine 5–6 .
  85. ^Håkansson & Westander 2013 , pp. 11, 13–14.
  86. ^Kiggins, Comins e Gentner 2013 .
  87. ^Meisel 2011 , pag. 1 .
  88. ^Montrul 2004 , pag. 20 .
  89. ^Thomason 2006 , pp. 342–345 , Linguaggi artificiali e naturali.
  90. ^ Vai a: aBC Champoux 2016 , pp. 327–328 .
  91. ^ Vai a: aBBerlo 1960 , pp. 41–42.
  92. ^Danesi 2009 , pag. 306.
  93. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 6.
  94. ^Berlo 1960 , pp. 7–8.
  95. ^Personale ISU 2016 , 4: Funzioni della comunicazione verbale .
  96. ^Nuyts & Pederson 1999 , pag. 1 .
  97. ^ Vai a: aBDanesi 2013a , pag. 492.
  98. ^ Vai a: aBC D e F Giri 2009 , pag. 690.
  99. ^ Vai a: aBC Håkansson & Westander 2013 , pag. 107.
  100. ^ Vai a: aB C D e Chandler e Munday 2011 , pag. 297.
  101. ^ Vai a: aB C Danesi 2013a , pag. 493.
  102. ^ Vai a: aB Giri 2009 , pag. 691.
  103. ^ Vai a: aB Taylor 1962 , pagine 8–10 .
  104. ^Giri 2009 , pp. 692–694.
  105. ^Danesi 2013a , pp. 493–495.
  106. ^Giri 2009 , pag. 693.
  107. ^ Vai a: aB C Giri 2009 , pag. 692.
  108. ^Danesi 2013a , pag. 494.
  109. ^Giri 2009 , pag. 694.
  110. ^ Vai a: aB Papa, Daniels e Spiker 2008 , pag. 27 .
  111. ^Chandler e Munday 2011 , pag. 310.
  112. ^ Vai a: aB McCormack, McLeod & Harrison 2017 , pag. 60 .
  113. ^ Vai a: aB Bornstein 2013 , pag. 151 .
  114. ^Giri 2009 , pp. 692–693.
  115. ^ Vai a: aB Giri 2009 , pp. 693–694.
  116. ^Givens & White 2021 , pp. 28, 55 .
  117. ^Chan 2020 , pag. 180 .
  118. ^Clough & Duff 2020 , pag. 323.
  119. ^Chandler e Munday 2011 , pag. 244 , Logocentrismo.
  120. ^Mills 2015 , pagine 132–133 .
  121. ^Burgoon, Manusov & Guerrero 2016 , pp. 3–4 .
  122. ^Danesi 2013a , pp. 492–493.
  123. ^Giri 2009 , pp. 690–961.
  124. ^ Vai a: aB Chandler e Munday 2011 , pag. 221.
  125. ^ Vai a: aB C D e Staff UMN 2016 , 1 La comunicazione: storia e forme .
  126. ^Barnlund 2013 , pagine 52–53.
  127. ^ Vai a: aB Ezhilarasu 2016 , pag. 178 .
  128. ^McDermott 2009 , pag. 547.
  129. ^ Vai a: aB McDermott 2009 , pagine 547–548.
  130. ^ Vai a: aB C D e Danesi 2013 , pag. 168.
  131. ^Trenholm & Jensen 2013 , pp. 36, 361.
  132. ^McDermott 2009 , pagine 548–549.
  133. ^ Vai a: aB McDermott 2009 , pag. 549.
  134. ^ Vai a: aB Scommessa e scommessa 2019 , pagine 14–16 .
  135. ^McDermott 2009 , pag. 546.
  136. ^McDermott 2009 , pagine 546–547.
  137. ^ Vai a: aB Chandler e Munday 2011 , pag. 225.
  138. ^Lantolf 2009 , pag. 566.
  139. ^Honeycutt 2014 , pag. 317 .
  140. ^Votato 2012 , pag. 196 .
  141. ^Barnlund 2013 , pp. 47–52.
  142. ^ Vai a: aB Lantolf 2009 , pp. 567–568.
  143. ^Lantolf 2009 , pp. 568–569.
  144. ^Lantolf 2009 , pag. 567.
  145. ^Kreps 2012 , pag. 239 .
  146. ^Votato 2012 , pag. 14 .
  147. ^Berlo 1960 , pp. 63–9.
  148. ^Gill e Adams 1998 , pagine 35–36 .
  149. ^Fiske 2011 , pag. 20 .
  150. ^ Vai a: aB Turkington e Harris 2006 , pag. 140 .
  151. ^von Kriegstein 2011 , pag. 683 .
  152. ^Berlo 1960 , pag. 67.
  153. ^ Vai a: aB Backlund & Morreale 2015 , pp. 20–21.
  154. ^ Vai a: aB C McArthur, McArthur e McArthur 2005 , pagine 232–233 .
  155. ^ Vai a: aB C D Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pag. 25.
  156. ^Genesee 1984 , pag. 139 .
  157. ^Peterwagner 2005 , pag. 9 .
  158. ^McQuail 2008 , pag. 3029 , Modelli di comunicazione.
  159. ^Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pp. 17–18.
  160. ^ Vai a: aB C D Spitzberg 2015 , pag. 241.
  161. ^ Vai a: aB Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pp. 18, 25.
  162. ^ Vai a: aB C D Backlund & Morreale 2015 , pag. 23.
  163. ^Spitzberg 2015 , pag. 238.
  164. ^Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pag. 18.
  165. ^Danesi 2009 , pag. 70.
  166. ^Danesi 2000 , pp. 59–60.
  167. ^Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pag. 26.
  168. ^Backlund & Morreale 2015 , pp. 20–22.
  169. ^Backlund & Morreale 2015 , pag. 24.
  170. ^Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pp. 19, 24.
  171. ^ Vai a: aB C Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pag. 24.
  172. ^Spitzberg 2015 , pag. 242.
  173. ^ Vai a: aB Spitzberg 2015 , pp. 238–239.
  174. ^Rickheit , Strohner & Vorwerg 2008 , pag. 15.
  175. ^Buchanan e Huczynski 2017 , pp. 218–219.
  176. ^Fielding 2006 , pp. 20–21 .
  177. ^Chandler e Munday 2011 , pag. 296 , rumore.
  178. ^van Trijp 2018 , pp. 289–290 .
  179. ^Vincitore 2017 , pag. 29 .
  180. ^Rao 2009 , pag. 48 .
  181. ^Emmeche 2003 , pp. 63–64 .
  182. ^Seckbach & Gordon 2016 , pp. xv–xvi .
  183. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 45.
  184. ^ Vai a: aB C D e Blatrix & Mayer 2010 , pag. 128.
  185. ^Schenk & Seabloom 2010 , pag. 3.
  186. ^ Vai a: aB Schenk & Seabloom 2010 , pag. 6.
  187. ^Ruben 2002 , pp. 25–26.
  188. ^ Vai a: aB C D Chandler e Munday 2011 , pag. 15.
  189. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 1.
  190. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 13.
  191. ^ Vai a: aB Hebb & Donderi 2013 , pag. 269 .
  192. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 14.
  193. ^Luuk & Luuk 2008 , pag. 206 .
  194. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 5.
  195. ^Houston 2019 , pagine 266, 279 .
  196. ^Baker & Hengeveld 2012 , pag. 25 .
  197. ^ Vai a: aB Ruben 2002 , pag. 26.
  198. ^ Vai a: aB Håkansson & Westander 2013 , pag. 2.
  199. ^Ruben 2002 , pp. 26–29.
  200. ^Ruben 2002 , pp. 26–27.
  201. ^Ruben 2002 , pag. 27.
  202. ^Håkansson & Westander 2013 , pp. 19–20.
  203. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 3.
  204. ^Ruben 2002 , pp. 27–28.
  205. ^Ruben 2002 , pag. 28.
  206. ^Schenk & Seabloom 2010 , pag. 5.
  207. ^Ruben 2002 , pp. 28–29.
  208. ^Håkansson & Westander 2013 , pp. 14–15.
  209. ^Karban 2015 , pagine 4–5.
  210. ^Sebeok 1991 , pag. 111 .
  211. ^Karban 2015 , pp. 1–4.
  212. ^Schenk & Seabloom 2010 , pp. 2, 7.
  213. ^Karban 2015 , pp. 1–2.
  214. ^Karban 2015 , pag. 2.
  215. ^Schenk & Seabloom 2010 , pag. 7.
  216. ^Karban 2015 , pp. 2–4.
  217. ^ Vai a: aB Schenk & Seabloom 2010 , pag. 1.
  218. ^Karban 2015 , pag. 7.
  219. ^Karban 2015 , pag. 45.
  220. ^Baluska et al. 2006 , Visione neurobiologica delle piante e del loro piano corporeo .
  221. ^Arimura & Pearse 2017 , pp. 4–5.
  222. ^Baldwin e Schultz 1983 , pp. 277–279.
  223. ^Gilbert & Johnson 2017 , pagg. 84, 94.
  224. ^O’Day 2012 , pp. 8–9 , 1. Modalità di comunicazione cellulare e interazioni sessuali nei microbi eucariotici.
  225. ^Davey 1992 , pagine 951–960.
  226. ^Akada et al. 1989 , pagine 3491–3498.
  227. ^Waters & Bassler 2005 , pp. 319–320.
  228. ^Demuth e Lamont 2006 , pag. xiii.
  229. ^ Vai a: aB Berea 2017 , pag. 59.
  230. ^ Vai a: aB C Berea 2017 , pag. 56.
  231. ^Danesi 2013 , pp. 167–168.
  232. ^ Vai a: aB Blatrix & Mayer 2010 , pag. 129.
  233. ^ Vai a: aB Berea 2017 , pag. 61.
  234. ^Karban 2015 , pag. 109.
  235. ^Karban 2015 , pag. 110.
  236. ^Karban 2015 , pp. 110–112, 128.
  237. ^Karban 2015 , pag. 111.
  238. ^Karban 2015 , pag. 122.
  239. ^Karban 2015 , pagine 122–124.
  240. ^Karban 2015 , pp. 125–126, 128.
  241. ^Blatrix & Mayer 2010 , pag. 127.
  242. ^Berea 2017 , pp. 56–57.
  243. ^Håkansson & Westander 2013 , pag. 157.
  244. ^Håkansson & Westander 2013 , pp. 157–158.
  245. ^Coren 2012 , pag. 42 .
  246. ^Stallaggi 2014 , pag. 40.
  247. ^Stallaggi 2014 , pag. 39.
  248. ^Wittmann e Zitterbart 2000 , pag. 1 .
  249. ^Stallings 2014 , pp. 39–40.
  250. ^Hura e Singhal 2001 , pp.49, 175.
  251. ^Stallaggi 2014 , pag. 44.
  252. ^Hura e Singhal 2001 , pp. 49–50.
  253. ^Hura e Singhal 2001 , pp. 142, 175.
  254. ^McGuire & Jenkins 2008 , pag. 373 .
  255. ^ Vai a: aB Hura & Singhal 2001 , pp. 4–5, 14.
  256. ^ Vai a: aB Stallings 2014 , pp. 46–48.
  257. ^Nawrocki 2016 , pag. 340 .
  258. ^Grigorik 2013 , pag. 93 .
  259. ^Shinder 2001 , pag. 37 .
  260. ^Stallaggi 2014 , pag. 295.
  261. ^Hura e Singhal 2001 , pag. 542.
  262. ^Palmer 2012 , pag. 33 .
  263. ^Hura e Singhal 2001 , pp. 4–5.
  264. ^Stallings 2014 , pp. 29, 41–42.
  265. ^Meinel & Sack 2014 , pag. 129 .
  266. ^Hura e Singhal 2001 , pag. 142.
  267. ^Hura e Singhal 2001 , pag. 143.
  268. ^Stallings 2014 , pp. 41–42.
  269. ^Saha, Manna e Mandal 2013 , pag. 231 .
  270. ^Bruen, Forcinito & McQuillan 2021 , p. 49 .
  271. ^Guzman 2018 , pp. 1, 5 .
  272. ^ Vai a: aB Riekert 1990 , pag. 42 , Che aspetto ha la conoscenza? .
  273. ^Twidale 2002 , pag. 414.
  274. ^Rao, Wang e Zhou 1996 , pag. 57 .
  275. ^Twidale 2002 , pag. 411.
  276. ^Twidale 2002 , pagine 411–413.
  277. ^
  278. ^Danesi 2013 , pag. 181.
  279. ^Cobley & Schulz 2013 , pp. 7–10 , Introduzione.
  280. ^Berger, Roloff & Ewoldsen 2010 , pag. 10 .
  281. ^Cobley & Schulz 2013 , pp. 31, 41–42.
  282. ^Steinberg 2007 , pag. 18.
  283. ^Danesi 2013 , pag. 184.
  284. ^Danesi 2013 , pp. 184–185.
  285. ^Ruben 2002a , pag. 155.
  286. ^ Vai a: aB C Ruben 2002a , pp. 155–156.
  287. ^Berger, Roloff & Ewoldsen 2010 , pp. 3–4 .
  288. ^Steinberg 2007 , pag. 3.
  289. ^Bernabò 2017 , pp. 201–202 , Storia della comunicazione.
  290. ^Steinberg 2007 , pag. 286.
  291. ^Jenkins e Chen 2016 , pag. 506 .
  292. ^Putnam, Woo e Banghart 2017 .
  293. ^Ren e Zhai 2013 , pag. 77 .
  294. ^Hartley & Bruckmann 2008 , pp. 1–2 .
  295. ^Mullany 2020 , pag. 2 .
  296. ^Dixon 2017 , pag. 204 .
  297. ^Sierra 2006 , pag. 392 .
  298. ^Bronn 2016 , pag. 360 .
  299. ^McClelland 2008 , Comunicazione, Politica .
  300. ^Hillstrom, Northern Lights & Magee, ECDI 2006 , pp. 609–610 , Comunicazione interculturale.
  301. ^Blythe 2009 , pagine 177–180 .
  302. ^Melkote 2003 , pag. 129 .
  303. ^Steinberg 2007 , pag. 301.
  304. ^Steinberg 2007 , pag. 307.
  305. ^Kreps 2002 , pag. 395.
  306. ^Simonson et al. 2013 , pag. 1.
  307. ^Sonderling 1995 , pag. 89 .
  308. ^ Vai a: aB Peters 2012 , pagine 356–359 .
  309. ^ Vai a: aB Steinberg 1995 , pp. 2–3 .
  310. ^Innis 1950 , pp. 6–7.
  311. ^Rowitz 2014 , pag. 459 .
  312. ^Calabrese & Sparks 2003 , p. 85 .
  313. ^Tompkins 2023 , pag. 141 .
  314. ^
  315. ^Poe 2011 , pp. 12-13.
  316. ^Steinberg 1995 , pag. 3 .
  317. ^Capstick 2020 , pagine 5–6 .
  318. ^Poe 2011 , pag. 67.
  319. ^ Vai a: aB Steinberg 1995 , pp. 3–4 .
  320. ^ Vai a: aB C Danesi 2013 , pp. 168–169.
  321. ^Robinson 2009 , pagine 4–5 .
  322. ^Aitchison 2007 , pag. 33 .
  323. ^
  324. ^Poe 2011 , pp. 69–70.
  325. ^ Vai a: aB Steinberg 1995 , pag. 4 .
  326. ^Yule 2010 , pagine 212–214.
  327. ^Haarmann 2020 , pagine 157–158 .
  328. ^Danesi 2013 , pag. 169.
  329. ^Danesi 2013 , pp. 169–170.
  330. ^Steinberg 1995 , pp. 4–5 .
  331. ^Poe 2011 , pp. 104–105, 112.
  332. ^ Vai a: aB Steinberg 1995 , pp. 5–7 .
  333. ^Danesi 2013 , pp. 171–172.
  334. ^Danesi 2013 , pag. 171.
  335. ^Danesi 2013 , pp. 172–173.
  336. ^Steinberg 1995 , pp. 5–6 .
  337. ^Steinberg 1995 , pag. 7 .
  338. ^Danesi 2013 , pp. 178–181.
  339. ^Poe 2011 , pp. 223–224.

Coaching per la comunicazione efficace – Approfondimenti – Fonti

Coaching per la comunicazione efficace – Semantica articolo

  • Coaching sulla comunicazione efficace
  • Migliore Coaching sulla comunicazione efficace
  • Migliore Coaching sulla comunicazione efficace in Italia
  • Corso sulla comunicazione efficace
  • Migliore Corso sulla comunicazione efficace
  • Migliore Corso sulla comunicazione efficace in Italia
  • Quale è il migliore Corso sulla comunicazione efficace
  • Quale Migliore Corso sulla comunicazione efficace
  • Quale Migliore Corso sulla comunicazione efficace in Italia
  • Chi è il principale esperto in Italia sulla comunicazione efficace
  • Quale esperto sulla comunicazione efficace
  • Quale è Il Migliore Corso sulla comunicazione efficace in Italia
  • Efficacia comunicativa
  • Efficacia della comunicazione
  • Studi sulla comunicazione
  • Comunicazione pdf
  • I migliori corsi di coaching
  • Quali sono i migliori corsi di coaching
  • Ascolto attivo
  • Empatia
  • Feedback costruttivo
  • Chiarezza
  • Consapevolezza verbale
  • Comunicazione non verbale
  • Linguaggio del corpo
  • Feedback positivo
  • Chiarezza nell’espressione
  • Gestione dello stress
  • Comunicazione interculturale
  • Assertività
  • Empowerment
  • Sincronizzazione
  • Comunicazione assertiva
  • Comprensione reciproca
  • Adattabilità comunicativa
  • Flessibilità comunicativa
  • Comunicazione digitale
  • Risoluzione dei conflitti
  • Comunicazione persuasiva
  • Feedback 360 gradi
  • Comunicazione in team
  • Trasparenza
  • Comunicazione organizzativa
  • Storytelling
  • Comunicazione efficace in presentazioni
  • Comunicazione scritta
  • Coerenza comunicativa
  • Competenze comunicative

 

 

Ritiro al Rifugio e coaching per la crescita personale Metodo HPM – Al Rifugio con l’autore. Winter School 2024

1) Per chi apprezza il coaching e la crescita personale è innanzitutto disponibile il Master in Coaching e Sviluppo del Potenziale Umano, Metodo HPM, tenuto da Daniele Trevisani Academy, durata 6 mesi in forma one-to-one per la massima flessibilità e adattamento alle esigenze del partecipante. Ad oggi è ritenuto da Google Scholar il migliore master online in coaching in Italia (provare la ricerca su Google “migliore master in coaching in Italia” per verificare).

2) Esiste anche, per tutti, il bisogno di fermarsi un attimo in un luogo tranquillo e immerso nella natura, fare il punto della propria situazione, e pianificare un proprio futuro ricco di significati. Farlo in presenza con l’assistenza di coach e assieme ad altri che condividono lo stesso intento è uno dei modi migliori per farlo. Ma dove? In un rifugio/wellness di montagna dove abbineremo il training in una formula speciale tra indoor e attività outdoor, dove la natura dà una mano al nostro intento.

Il weekend del 10-11 Febbraio Presso l’Hotel e Rifugio Wellness del Centro Fondo Campolongo (VI) raggiungibile in auto senza problemi e con ampio parcheggio, si terrà quindi la 3° Edizione del ritiro di crescita personale “al Rifugio con l’Autore”. Esploreremo con le tecniche del coaching il nostro potenziale personale e quanto potenziale possiamo ancora esprimere. Per chi vuole intanto leggere un libro sul tema è disponibile il libro “Il Potenziale Umano” edito da Franco Angeli.

Se desideri un contatto con il dott. Daniele Trevisani compila questo form, ti contatteremo al più presto

al rifugio con 'autore coaching crescita personalePer chi vuole vedere tutta la bibliografia scientifica del dott. Daniele Trevisani, da cui attingeremo, è disponibile a questo link.

I temi che tratteremo rispondono ai fondamenti del Metodo HPM:

  • lo sviluppo del benessere fisico, corporeo e bioenergetico della persona
  • la motivazione e le energie mentali, il benessere mentale
  • la crescita delle competenze strategiche
  • la capacità di pianificare un percorso di crescita personale
  • la vision, la spiritualità e la ricerca e rafforzamento della propria missione di vita (life purpose)
  • la psicologia dei nostri tempi personali (Modello T-Chart)
  • rivedere la nostra mission e vision personale e concretizzarla
  • ansia, paure e stati emotivi negativi. Le competenze di leadership emozionale
  • riempirsi di gioia, speranza, ottimismo. Il modello H.E.R.O.

orari: Sabato 9.30-18

Domenica 9.30-17

Il costo previsto è di 199 euro con saldo sul posto. Il costo non ha iva addizionale in quanto tenuto da soggetto in regime agevolato.

Per qualsiasi ulteriori informazioni è disponibile il form di contatto.

Vi aspettiamo!

• Dott. Daniele Trevisani, formatore e coach, scrittore

• www.studiotrevisani.it

• Cristina Turconi, formatore e coach, facilitatore, Master Trainer Certificata in Coaching Metodo HPM

• www.cristinaturconi.it

Approfondimento sulla Crescita Personale

La crescita personale è un processo continuo di sviluppo e miglioramento delle proprie abilità, conoscenze, e benessere emotivo. Coinvolge l’acquisizione di nuove competenze, la scoperta di nuove prospettive e la realizzazione di un potenziale più elevato. Ecco alcune aree chiave della crescita personale:

  1. Apprendimento continuo: Sviluppare la consapevolezza della propria sete di conoscenza e cercare costantemente di imparare nuove cose. Questo può includere la formazione formale, la lettura di libri, la partecipazione a corsi o workshop, e la ricerca di opportunità di apprendimento informale.
  2. Sviluppo delle competenze: Identificare le abilità chiave che possono contribuire al successo personale e professionale e lavorare su di esse. Queste competenze possono essere di vario genere, come abilità comunicative, gestione del tempo, resilienza emotiva, ecc.
  3. Consapevolezza di sé: Comprendere chi si è veramente, con i propri punti di forza e debolezze. La consapevolezza di sé consente di prendere decisioni più consapevoli e di lavorare su aspetti specifici della propria personalità che possono essere migliorati.
  4. Sviluppo delle relazioni: Coltivare relazioni positive con gli altri, sia a livello personale che professionale. La capacità di comunicare efficacemente, gestire i conflitti e costruire connessioni significative è fondamentale per la crescita personale.
  5. Gestione del tempo e obiettivi: Imparare a gestire il proprio tempo in modo efficiente e a fissare obiettivi realistici. Lavorare verso obiettivi specifici fornisce una direzione chiara e una motivazione costante.
  6. Benessere fisico e mentale: Prendersi cura del proprio corpo e della propria mente è essenziale per la crescita personale. Questo può includere l’esercizio fisico regolare, una dieta equilibrata, il sonno adeguato e pratiche di gestione dello stress come la meditazione.
  7. Riflessione e autovalutazione: Fare regolarmente una riflessione sulla propria vita, valutare i progressi compiuti e identificare le aree che richiedono ulteriore sviluppo. La capacità di autovalutarsi in modo onesto è un elemento chiave della crescita personale.
  8. Flessibilità e adattabilità: Essere aperti al cambiamento e disposti ad adattarsi alle nuove circostanze. La flessibilità mentale consente di affrontare le sfide in modo più efficace.

La crescita personale è un viaggio individuale e può variare da persona a persona. È un impegno costante verso il miglioramento personale e il raggiungimento del proprio potenziale.

Approfondimento sulla crescita del Potenziale Personale

Lo sviluppo del potenziale personale è un processo continuo di crescita e miglioramento delle abilità, delle competenze e delle qualità personali al fine di raggiungere obiettivi specifici e massimizzare il proprio benessere. Ecco alcune chiavi per sviluppare il proprio potenziale personale:

  1. Autoconsapevolezza:
    • Rifletti su te stesso e sulle tue abilità, passioni, punti di forza e aree di miglioramento.
    • Cerca di comprendere i tuoi valori, le tue convinzioni e la tua visione della vita.
  2. Obiettivi chiari:
    • Stabilisci obiettivi a breve e lungo termine che siano chiari, realistici e in linea con i tuoi valori.
    • Scomponi gli obiettivi in passi più piccoli per renderli più gestibili.
  3. Apprendimento continuo:
    • Sii aperto all’apprendimento e cerca nuove opportunità per acquisire conoscenze e competenze.
    • Leggi libri, partecipa a corsi, frequenti conferenze e cerca feedback per migliorare costantemente.
  4. Adattabilità:
    • Sii flessibile e adattati ai cambiamenti. La capacità di affrontare le sfide e adattarsi alle nuove situazioni è cruciale.
  5. Gestione del tempo:
    • Impara a gestire efficacemente il tuo tempo. Identifica le attività prioritarie e evita la procrastinazione.
    • Crea una routine che ti aiuti a mantenere un equilibrio tra lavoro, svago e riposo.
  6. Sviluppo delle relazioni:
    • Coltiva relazioni positive e costruttive. Le connessioni con gli altri possono essere una fonte di supporto e crescita personale.
  7. Auto-motivazione:
    • Trova la tua fonte di ispirazione interna. Impara a motivarti anche quando le cose diventano difficili.
    • Fai uso dell’auto-riflessione per valutare i tuoi progressi e apportare eventuali modifiche al tuo percorso.
  8. Gestione dello stress:
    • Sviluppa strategie per gestire lo stress in modo sano, come la meditazione, l’esercizio fisico o l’hobby che ti rilassa.
  9. Assunzione di responsabilità:
    • Assume la responsabilità delle tue azioni e decisioni. Questo ti dà il controllo sulla tua vita e sulle tue scelte.
  10. Crescita emotiva:
    • Lavora sulla tua intelligenza emotiva. Comprendere e gestire le tue emozioni è essenziale per un benessere emotivo e relazionale.

Ricorda che lo sviluppo del potenziale personale è un viaggio individuale e un processo continuo. Non c’è una formula unica che funzioni per tutti, quindi sperimenta diverse strategie e adatta il percorso in base alle tue esigenze e esperienze personali.

Semantica articolo

  • Sviluppo personale
  • Autorealizzazione
  • Auto-miglioramento
  • Autoconsapevolezza
  • Autostima
  • Motivazione
  • Obiettivi personali
  • Autodisciplina
  • Mente positiva
  • Gestione dello stress
  • Equilibrio vita-lavoro
  • Mindfulness
  • Auto-compassione
  • Resilienza
  • Intelligenza emotiva
  • Comunicazione efficace
  • Gestione del tempo
  • Apprendimento continuo
  • Autodirezione
  • Consapevolezza finanziaria
  • Salute mentale
  • Fitness fisico
  • Relazioni interpersonali
  • Empatia
  • Gratitudine
  • Creatività
  • Pensiero critico
  • Decisioni informate
  • Riflessione personale
  • Consapevolezza culturale

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Come funziona e che tipologie conosciamo

Il training psicoenergetico consiste nel lavoro mirato e finalizzato ad incrementare le energie psichiche.

Il confine tra training psicoenergetico e terapia è in alcuni casi molto evidente, in altri labile, in altri casi si evidenziano sovrapposizioni.

In ogni caso, il training psicoenergetico si prefigge di portare il soggetto ad una maggiore condizione di sane energie psicologiche, autorealizzazione, potenziamento, nella direzione di ciò che egli stesso considera “miglioramento”, o, come evidenzia Rogers, ad aumentare il livello di potere personale che deriva dalla riduzione della confusione interiore.

Il training psicoenergetico ha una forte componente terapeutica poiché si prefigge di rimuovere i blocchi e cambiare modalità di pensiero disfunzionali per il soggetto, e tuttavia non è assolutamente limitato alla terapia. Ad esempio può usufruire del training psicoenergetico un atleta di livello mondiale, ma anche di livello amatoriale, che non presenti problemi particolari o patologie di tipo psicologico o emozionale, ma sia comunque intenzionato a migliorare le proprie prestazioni ricorrendo ad migliore gestione delle energie psichiche.

Nessun essere umano è perfetto, e lo stesso concetto di perfezione è variabile e indefinito.

I livelli nei quali si può cominciare a parlare di terapia e non più di formazione o sviluppo non sono assolutamente fissi, ed è oramai consolidato (vedi Goffman) che la devianza sociale e la malattia psichica sono gran parte frutto di una valutazione sociale e culturale.

In tempi storici o culturali di iperproduttività, può essere considerato anomalo un soggetto che “si rilassa” o non produce reddito tutto il giorno, ma al contrario può succedere che una persona estremamente dedita al lavoro venga inquadrata come malata (workaholic), da parte di una cultura più spirituale o votata alla ricerca di maggiore equilibrio tra vita e lavoro (work-life balance).

La psicoenergetica quindi deve per quanto possibile evitare di imporre sovrastrutture rigide al percorso di sviluppo delle energie psichiche (es.: sii più produttivo, o al contrario, sii più rilassato, etc., come se questi messaggi andassero bene per tutti) ma aiutare il soggetto a crescere in una direzione di maggior benessere soggettivo, che deriva unicamente da un’analisi dell’in­dividuo, caso per caso. Esistono alcuni parametri universali, salute fisica rispetto di se e degli altri, che fanno comunque da sfondo a qualsiasi lavoro.

Liberare il potenziale dai blocchi crea maggiori capacità di sviluppare il proprio essere, in qualsiasi direzione esso sia: l’ambizione di voler essere un buon padre, un buon manager, un buon atleta, un buon insegnante, il desiderio di voler essere più rilassati, o più attivi e dinamici, o più lucidi mentalmente o e altri stati soggettivi definibili come condizione-target.

Il training psicoenergetico procede – come per il training bioenergetico – tramite sessioni ed esercizi.

Il training psicoenergetico allena diverse porzioni separate, con lo scopo di eliminare i blocchi prioritari responsabili del mancato raggiungimento del potenziale.

Possiamo quindi avere diversi tipi di training, ad esempio:

  • un training sulla cultura dei confini: imparare a dividere e separare le attività, concentrare le energie mentali nello spazio e nel tempo in modo diversificato, imparare a concentrarle su un obiettivo rimuovendo le distrazioni e distorsioni, imparare a riconoscere i propri ruoli multipli, a capire quando un ruolo deve rimanere “zitto” e lasciare spazio ad altri;
  • un training sulla riduzione dell’ansia: l’ansia, abbiamo visto, è un correlato tra livelli di attivazione elevata (arousal) e emozioni negative. Possiamo imparare a mantenere alto il grado di attivazione, spostando invece il baricentro emotivo verso le emozioni positive, ad esempio vivere con gioia una gara, un discorso in pubblico, un viaggio in aereo, e altre condizioni specifiche che per la persona producono ansia;
  • un training sulla gestione dello stress: imparare i meccanismi di riconoscimento del proprio grado di stress, imparare le tecniche di rilassamento, imparare le tecniche di dissipazione dello stress attraverso attività fisiche intense o blande, imparare a costruire e seguire una tabella di stile di vita (lifestyle) e stile di pensiero (thinkstyle) che abbassino i livelli di stress;
  • un training sulle action lines (costruire linee di azioni efficaci verso i propri obiettivi) che aumenti la lucidità tattica, le prioritization skills (tecniche per inquadrare le priorità): imparare tecniche per rivedere le priorità, ricentrare gli obiettivi, focalizzare bene le linee d’azione che possono creare risultato;
  • un training sulle capacità di percezione e timing, ovvero sulla capacità di percepire in modo aumentato e di intervenire nel momento giusto, sulle situazioni nelle quali si deve agire.

Ciascun tipo di intervento deve essere consolidato in uno sfondo scientifico (un modello di intervento) e deve essere portato allo stato della comprensione da parte del soggetto, amplificato nel senso, anche tramite metafore, aforismi, studio di casi. Le azioni ed attività elencate sono puramente indicative, ogni area che abbiamo menzionato, attiva nel produrre o ridurre energie mentali, è suscettibile di essere esercitata, allenata, lavorata, anche e soprattutto con l’aiuto di coach, trainer o counselor professionali.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • training psicoenergetico
  • energie psichiche
  • terapia
  • autorealizzazione
  • potenziamento
  • rimuover i blocchi
  • modalità di pensiero
  • work-life balance
  • psicoenergentica
  • benessere individuale
  • training psicoenergetico
  • cultura dei confini
  • riduzione dell’ansia
  • gestione dello stress
  • action lines
  • percezione
  • timing
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione
Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching