Tag

formazione aziendale

Browsing

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Il grounding bioenergetico come base per progettare nuove sfide

Gli studiosi che si sono occupati di analizzare lo stato del corpo, della salute fisica e delle condizioni corporee nella storia, hanno evidenziato che mai, sinora, l’essere umano è stato nella condizione di essere veramente libero dal male fisico, dalla fame o da alimentazione sbagliata, dalla schiavitù di un corpo che soffre e lo frena, o da un’educazione che opprime anziché liberare. Questo per alcuni è solo un sogno, ma la direzione è tracciata. Approfittare di questa nuova libertà, quando sarà completa, è la sfida del futuro.

Il mirabile lavoro di Piero Camporesi – che ha recuperato dalla letteratura italiana lo stato in cui vivevano le persone nella storia medievale[1] – ci parla di uno sfondo quotidiano tremendo, fatto di costante sensazione di fame, di denutrizione, di sofferenza psichica, di ossessione e terrore, di cibo malato, avvelenante, andato a male, o drogato (il pane veniva spesso mescolato ad erbe con effetti allucinogeni).

Violenza e stupro hanno segnato la storia della razza umana. Il vissuto del corpo è, salvo poche isole felici, una storia di dolore, di malattia, carenze fisiologiche, cure inefficaci, affidate a stregoni e rimedi incredibili.

Nella condizione in cui domina fame o sofferenza, l’essere umano ha avuto pochi lampi di luce per idee e aspirazioni positive, sogni e orizzonti nuovi.

Ancora oggi molte persone e aree del mondo non sono libere dal dolore.

Quando la mente sia in grado di pensare ad altro, a sognare in avanti e verso il futuro, anziché vivere la sofferenza, i risultati possibili sono enormi.

Questo richiede però un forte impegno politico su scala mondiale, e per se stessi, un impegno quotidiano, costante, nel non “dare per scontato” né il proprio corpo, né lo sviluppo di sè come menti pensanti, le capacità da coltivare, i sogni e ambizioni che rendono onore al fatto di esistere.

Rendere onore ad essi nel viaggio nella vita è un impegno, ed ogni piccolo passo compiuto, come una preghiera, ha un valore che va oltre il momento.

Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte non possa mai entrare nel tuo cuore.

Non attaccare nessuno per la sua religione; rispetta le idee degli altri, e chiedi che essi rispettino le tue.

Ama la tua vita, migliora la tua vita, abbellisci le cose che essa ti da.

Cerca di vivere a lungo e di avere come scopo quello di servire il tuo popolo.

Prepara una nobile canzone di morte per il giorno in cui ti incamminerai verso la grande separazione.

Rivolgi sempre una parola od un saluto quando incontri un amico, anche se straniero, in un posto solitario.

Mostra rispetto per tutte le persone e non umiliarti davanti a nessuno.

Quando ti svegli al mattino ringrazia per il cibo e per la gioia della vita.

Se non trovi nessun motivo per ringraziare, la colpa giace solo in te stesso.

Non abusare di niente e di nessuno, per farlo cambia le cose sagge in quelle sciocche e priva lo spirito delle sue visioni.

Quando arriverà il tuo momento di morire, non essere come quelli i cui cuori sono pieni di paura, e quando arriverà il loro momento essi piangeranno e pregheranno per avere un ‘altro poco di tempo per vivere la loro vita in maniera diversa.  

Canta la tua canzone della morte e muori come un eroe che sta tornando alla casa.

Capo Tecumseh[1]


[1] Fonte: Bent, D. (2008), The Madison Era: Native Americans, James Madison Uni­ver­si­ty, Harrisonburg, VA, nostra traduzione.
 

[1] Camporesi, P. (1980), Il pane selvaggio, Il Mulino, Bologna.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • nuovi orizzonti
  • stato del corpo
  • salute fisica
  • salute mentale
  • aspirazioni
  • sogni
  • impegno quotidiano
  • grounding
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Ogni sistema bioenergetico umano attiva continui scambi con i fattori esterni e con il sistema ambientale: aria, cambiamenti climatici, pressione, tem­peratura, umidità, alimenti, inquinanti, attività fisica, igiene personale, ecologia sessuale (carica-scarica), alimentazione e dieta (abitudini alimentari).

Nel Lifestyle Training e nel LifeCoaching l’obiettivo è di (1) accrescere la consapevolezza del funzionamento bioenergetico, e (2) agire attivamente, sui rapporti uomo-ambiente per migliorare lo stato di carica energetica.

Seguendo il principio generale delle Regie di Cambiamento, il Lifestyle Training bioenergetico dovrà quindi prevedere l’integrazione tra:

  • interventi di immissione di nuove pratiche nell’attività giornaliera;
  • interventi di immissione di nuove pratiche nell’attività settimanale;
  • interventi di immissione di nuove pratiche nell’attività mensile;
  • interventi di eliminazione (espulsione) di pratiche errate e dannose per l’equilibrio fisico, nei diversi livelli temporali.

I risultati del training si prefiggono in generale un innalzamento delle soglie fisiologiche di affaticamento dei diversi sistemi, una maggiore resistenza allo stress, una maggiore carica complessiva di energia.

Training per il sistema nervoso simpatico e training per il parasimpatico

Il sistema nervoso autonomo gestisce le risposte involontarie dell’or­ga­nis­mo, come il battito cardiaco. Ne fanno parte anche altri sistemi, come il co­mando del sudore, la salivazione, e altri aspetti umani che non sono sotto il controllo diretto della volontà.

Il sistema nervoso autonomo è diviso in due parti:

  • Sistema nervoso simpatico: avvia la risposta corporea agonistica, attraverso meccanismi di “combatti o fuggi”, mettendo il corpo in stato di allerta e sostanzialmente preparandolo al combattimento. Sintomi di attivazione simpatica sono la salivazione che diminuisce, il battito cardiaco aumentato, aumenta la pressione sanguigna per irrorare di sangue i muscoli, la pelle comincia a sudare, i muscoli si contraggono e si preparano per l’azione e la lotta, la digestione viene fermata per dirottare il sangue verso i muscoli, aumenta la velocità respiratoria.
  • Sistema nervoso parasimpatico: ristabilizza i processi corporei per il ritorno allo stato di quiete, rallenta la velocità respiratoria, rallenta il battito cardiaco e la pressione, migliora l’afflusso di sangue allo stomaco e si velocizza la digestione, si rilassano le fibre muscolari.

In condizioni normali, il sistema simpatico viene attivato dalle emozioni quali rabbia o terrore, paura o aggressività, mentre il sistema parasimpatico viene attivato dal riposo e dal sonno ma anche dalla meditazione e dalle tecniche di rilassamento.

Nelle condizioni lavorative e nei contesti ad alte prestazioni, il sistema simpatico (agonistico) è continuamente sollecitato, al punto che l’organismo può avere difficoltà a recuperare un normale ritmo di alternanza tra performance e riposo e trovarsi in perenne stato di attivazione.

Il training bioenergetico e psicoenergetico si prefigge di ampliare le risorse personali attivando le capacità di attingere ad entrambi i sistemi.

Nel training bioenergetico per la componete simpatica (aggressiva), si stimolano e canalizzano le aree dell’agonismo come manifestazione fisica espres­siva e liberatrice dell’aggressività. I meccanismi intrapsichici che si attivano sono la rimozione delle aggressività latenti, e la sublimazione (trasformazione dell’impulso aggressivo in una azione socialmente accettabile).

A livello sociale invece si attivano i meccanismi di catarsi e della ritualizzazione.

Nel training bioenergetico per la componente parasimpatica (rilassamento) si stimola la capacità dell’organismo di ritrovare la quiete e il recupero.

Ciò che conta è che l’individuo possa avere accesso a entrambe queste grandi risorse (energie aggressive e energie del rilassamento) e che nessuna di essa sia bloccata.

I blocchi energetici e disfunzioni energetiche emergono quando l’in­di­vi­duo non riesce ad attivare le energie agonistiche o le attiva nei momenti sbagli­ati, ma anche quando non riesce ad attivare le capacità di recupero, e l’or­ganismo rimane per così dire “acceso” ed in stato di tensione anche nei momen­ti in cui desidera il riposo, o desidera affrontare le situazioni di vita (life events) in modo non necessariamente e unicamente agonistico.

Principio 27 – Training simpatico e parasimpatico

La performance umana è condizionata dalla capacità di:

  • sviluppare e canalizzare la componente simpatica (agonistica), dando spazio all’aggressività intrinseca, tramite esercizi fisici, o in azioni non distruttive o dannose (es.: percussioni su colpitori, esercizi derivanti dagli sport agonistici e dalle arti marziali), o in esercitazioni di tipo militare o agonistico; dare sfogo alle pulsioni agonistiche, aggressive, competitive; sublimare le pulsioni;
  • sviluppare la componente parasimpatica: riattivare e potenziare le capacità di recupero, riposo e decompressione, tramite tecniche di rilassamento, meditazione, respirazione, tecniche di training mentale (aprire i canali del recupero e del rilassamento);
  • sviluppare autocoscienza e consapevolezza di quali parti del sistema nervoso siano all’opera nei diversi momenti della giornata, per poter valutare se questi stati interiori siano quelli che cerchiamo nel momento o se stiamo subendo o attivando involontariamente uno stato inadeguato alla situazione (aprire i canali della consapevolezza istantanea sul tipo di attivazione corporea in atto).

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • Lifestyle training
  • lifestyle coaching
  • sistema bioenergetico
  • scambi
  • fattori esterni
  • clima
  • ambiente
  • consapevolezza
  • regie di cambiamento
  • sistema nervoso simpatico
  • sistema nervoso parasimpatico
  • performance
  • riposo
  • stato di attivazione
  • training bioenergetico
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Tecniche a prevalenza fisica, mentale e combinata

La composizione organizzata e strutturata strategicamente di tutti gli elementi evidenziati produce la cosiddetta tabella di allenamento bioenergetico. Si utilizzano tabelle di gruppo o tabelle personalizzate.

Tecniche a prevalenza fisica

Di derivazione sportiva, le tecniche a prevalenza fisica impegnano notevolmente il corpo e riguardano:

  • sviluppo della forza, es.: allenamento con sovraccarico. La differenza so­stanziale tra il bodybuilding e il training bioenergetico con sovraccarico con­siste nella concentrazione mentale sull’atto. Non si pratica la ricerca del massimo sviluppo muscolare possibile, ma della migliore condizione fisica possibile. Vengono inoltre esaltati gli esercizi che provocano maggiore flusso energetico e non quelli che provocano maggiore massa muscolare;
  • sviluppo della resistenza (resistenza alla fatica e stress fisico): tecniche in­centrate prevalentemente sulla resistenza allo sforzo continuato;
  • sviluppo della flessibilità: tecniche operanti prevalentemente sulla liberazione e aumento della flessibilità nelle articolazioni, sulla mobilità articolare, sull’allungamento muscolare;
  • sviluppo del coordinamento: tecniche finalizzare ad incrementare la con­sapevolezza corporea, la percezione delle parti e del tutto, il raccordo tra input mentale e risposta fisica;
  • alimentazione, dietologia: principi e tabelle finalizzate ad eliminare abitu­dini alimentari errate e assumere nuove consapevolezze e abitudini su co­me incrementare le energie fisiche attraverso l’alimentazione e l’inte­gra­zione alimentare strategica.

Tecniche a prevalenza mentale

Tra le tecniche bioenergetiche che attivano prevalentemente la componente mentale segnaliamo (un breve elenco, rispetto alla enorme varietà di stili e approcci):

  • rilassamento muscolare frazionato;
  • training autogeno;
  • tecniche di sovraccarico emotivo e comunicazionale (es.: colloquio under stress) seguite da rielaborazione e recupero;
  • ristrutturazione cognitiva;
  • Imagery (immaginazione guidata);
  • ascolto di musica (selezionata);
  • letture (selezionate, di sfondo rilassante);
  • tecniche di meditazione;
  • lavoro sulle componenti comunicazionali (es.: assertività, apprendere a stop­pare le pressioni esterne nelle relazioni, imparare a “dire no” a specifici stressor);
  • il lavoro sulla propria rete di supporto personale (network analysis personale).

Tecniche combinate

Tra le tecniche bioenergetiche che attivano sia la parte fisica che mentale dell’organismo segnaliamo:

  • metafore bioenergetiche. Riguardano l’eseguire con il corpo esercitazioni che toccano sfere relazionali, per studiare il comportamento da un punto di vista diverso. Es.: sulla leadership, seguire i movimenti imposti da un conduttore in un ambiente difficoltoso, in piscina, o in un terreno leggermente accidentato, valutando bene se il leader è consapevole o meno dei diversi stili di guida che sta utilizzando, dell’ambiente in cui agisce, e di come reagisce la persona o collaboratore alle proprie strategie;
  • ricerca e consapevolizzazione dei blocchi corporei e contratture;
  • lavoro sul corpo, es.: tecniche di massaggio, o esercizi che derivano da tecniche di riabilitazione, es.: il “dialogo tonico”;
  • ricerca delle tensioni psicofisiche e blocchi emotivi;
  • lavoro di grounding e ricerca di equilibrio, risposta a stimoli che alterano gli equilibri;
  • analisi della respirazione e miglioramento della respirazione, pranayama (tecniche di respirazione di origine indiana).

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • Training integrato
  • training fisico
  • training mentale
  • corpo e mente
  • tabella di allenamento bioenergetico
  • tecniche a prevalenza fisica
  • flessibilità
  • coordinamento
  • alimentazione
  • tecniche a prevalenza mentale
  • training mentale
  • training autogeno
  • network analysis personale
  • tecniche combinate
  • grounding
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Nella programmazione del training bioenergetico i fattori da considerare sono i seguenti:

  • stato organismico,
  • tools disponibili,
  • frequenza del training,
  • frazionamento,
  • durata,
  • intensità,
  • continuità.

Vediamo i seguenti punti in maggiore dettaglio.

Stato organismico, tools disponibili

 L’ana­lisi delle condizioni generali e momentanee dello stato organismico permette di evidenziare le priorità su cui intervenire.

L’analisi delle condizioni momentanee evidenzia i livelli di energia disponibili al momento del training, al fine di modularlo ed evitare sovraccarico o ipo-stimolazioni. Tools disponibili: La programmazione del training deve valutare gli strumenti disponibili, consistenti sia negli apparati fisici (attrezzi) che negli strumenti ambientali (set­ting, aule, sale, strutture, ambienti fisici quali mare, montagna, bosco, acque, attrezzi). In particolare per gli outdoor training, la disponibilità di aree naturali e strutture attrezzate deve essere attentamente progettata.

Frequenza del training

È necessario progettare la cadenza delle sessioni allenanti. La frequenza è determinata dall’intensità e dalle capacità di recupero. Sessioni molto intense richiedono frequenza allenante minore, maggiore dilatazione tra una sessione la successiva, per consentire tempi di recupero adeguati. Sessioni moderate possono richiedere invece tempi di recupero brevi e maggiore frequenza.

È da notare che per “training”, in campo organismico o bioenergetico, si intende un’attività fisica, mentre in termini di lifecoaching può essere training anche svolgere una attività non fisica ma mentale, o un training relazionale.

Frazionamento del training

Il frazionamento del training consiste nel dividere le sessioni in base a criteri, per far si che ogni sessione alleni specifiche aree o abilità, e l’intero organismo e le intere aree e abilità di interesse vengano ad essere allenate – area per area, abilità per abilità – con maggiore specificità e localizzazione.

È possibile allenare singoli distretti (esercizi di isolamento bioenergetico) o intere catene di distretti (esercizi a catena lunga). Il frazionamento consiste nella divisione del training in sessioni separate e dedicate a specifiche aree o distretti fisici, o a separate funzioni umane (es.: resistenza, forza, o in campo manageriale – decisione, ragionamento, logica, comunicazione, creatività).

In campo sportivo si possono creare frazionamenti in molti modi, ne esponiamo alcuni:

esercizi per la parte superiore vs. esercizi per la parte inferiore;

esercizi di trazione vs. esercizi di spinta;

esercizi lineari vs. esercizi angolari (tipo di movimento svolto);

esercizi a catena lunga (multi-articolari) vs. esercizi a catena singola (mo­no­-articolari);

esercizi singoli o a coppie;

esercizi di sollevamento vs. esercizi di percussione;

esercizi di forza vs. esercizi di abilità e coordinamento;

esercizi a prevalenza mentale vs. esercizi a prevalenza fisica;

esercizi sequenziali vs. esercizi in circuito (circuit training);

esercizi isometrici (tenere una posizione) vs. esercizi balistici (movimento);

… ogni altra forma di frazionamento efficace su base scientifica.

In campo manageriale possiamo frazionare il training organizzativo in molti modi, ad esempio:

esercitazioni a bassa difficoltà vs. esercizi ad alta difficoltà;

esercitazioni di ripasso o manutenzione vs. esercizi di nuova acquisizione;

esercitazioni creative vs. esercitazioni applicative;

esercitazioni individuali vs. esercitazioni di gruppo;

esercitazioni d’aula vs. esercizi outdoor;

esercitazioni in casi reali vs. simulazioni;

esercizi di apprendimento vs. esercizi di rimozione (unlearning)

training centrato sul sistema nervoso simpatico (attività di tipo agonistico, aggressivo, competitivo, ad alta tensione, under pressure) vs. training centrato sul sistema nervoso parasimpatico (attività di tipo rilassato, calmo, sereno, tranquillo, meditativo, low pressure).

La modalità di frazionamento e differenziazione tra attività che interessano il sistema nervoso simpatico (alta attivazione agonistica) vs. attività che interessano e stimolano prevalentemente il sistema nervoso parasimpatico (rilassamento e recupero), riguarda indistintamente il lavoro sul corpo così come la formazione relazionale e il coaching.

Nel metodo HPM viene utilizzata in particolare la “cartografia di Fisher”[1], una metodica poco nota, di frontiera, nata per mappare gli stati mentali, la percezione, sino agli stati alterati di coscienza (ASC – Altered States of Consciousness).

Si tratta di un’area di studi di alto interesse negli anni ‘60 e ‘70, oggi poco frequentata, ma assolutamente utile per localizzare i tipi di attivazione mentale. Questa scala è stata da noi ulteriormente rielaborata ed utilizzata su più fronti, per progettare training variati in termini di intensità e tipo di esperienza.

In generale, le tecniche di frazionamento servono per evitare la monotonia e la noia, ma anche la perdita di efficacia di una tecnica che derivano da una mancanza di varietà nel tipo di lavoro allenante svolto.

Permettono inoltre di creare tabelle allenanti e percorsi formativi basati su cicli allenanti, sequenze di input e stimoli, in cui le varie tipologie di esercizio o esercitazione vengono combinate nel tempo, dando luogo a maggiore varietà e maggiore efficacia.

Durata del training

La durata è un fattore soggettivo e non standardizzabile. Alcuni training manageriali hanno effetto operativo forte e significativo solo quando ci si dedica per una intera settimana ad un tema (es.: la negoziazione avanzata), così come si possono praticare micro-training di pochi minuti in un role-playing dedicato a preparare uno specifico incontro.

Anche sul piano fisico le durate sono variabili, da i ritiri di più settimane sino ai training di alta intensità e breve durata, in cui in un quarto d’ora l’organismo viene portato ad esaurimento (nello sport), o viene acquisita una micro-abilità molto localizzata.

Intensità del training e continuità

L’intensità riguarda il volume di lavoro nel tempo. Il fatto di racchiudere uno sforzo entro un tempo limitato, aumentando le necessità di attivazione dell’organismo, aumenta l’intensità. L’intensità può essere determinata dal tipo di esercizio, dalla riduzione dei tempi di recupero, dal grado di sovraccarico e di stress personale esperito durante il training.

La continuità richiede la progettazione di un ciclo di training in un arco temporale lungo. La continuità è uno dei fattori di maggiore successo nel training bioenergetico e manageriale, poiché gli effetti di condizionamento, supercompensazione, e incremento delle energie disponibili, sono cumulativi.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • programmazione
  • training
  • training bioenergetico
  • stato organismico
  • tools disponibili
  • frequenza del training
  • frazionamento
  • durata
  • intensità
  • continuità
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

[1] Fisher, Roland (1971), A Cartography of the Ecstatic and Meditative States, in: Science 26 November 1971: Vol. 174. no. 4012, pp. 897 – 904.

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Per poter agire efficacemente nei programmi personalizzati è necessario conoscere il punto di partenza della condizione o stato di forma.

L’analisi dello stato di forma bio-energetico può essere svolta tramite:

  • test oggettivi di performance: test e prove che misurano una specifica va­riabile legata ad un distretto del sistema o alla prestazione congiunta di più distretti;
  • test di laboratorio: analizzano aspetti chimici e fisici di diverse aree e si­ste­mi;
  • autovalutazioni soggettive: analisi impressionistica praticata dal sogget­to stesso (spesso distorta da fenomeni di distorsione percettiva e atten­zione selettiva);
  • autovalutazioni guidate da check-list: analisi della presenza di sintomi e segnali correlati agli stati dei diversi sistemi, così come percepiti dal sog­getto stesso;
  • colloqui interpersonali con un coach o specialista (medico, preparatore, consulente, terapeuta), il quale utilizzi specifici modelli di que­stionario o intervista atta ad analizzare il tema, o abbia proprie esperien­ze e sensibilità per cogliere segnali deboli da approfondire successiva­mente.

 I test oggettivi di performance e i test di laboratorio

I test di performance analizzano il risultato complessivo del sistema corpo-mente a fronte di un input.

L’input può essere semplice (es.: ruotare le spalle per verificare la mobilità articolare e la rigidità dei muscoli), o complesso: realizzare un percorso ad ostacoli che richiede differenti abilità (salite, discese, passaggi), o la misura di un tempo di reazione ad uno stimolo.

Poiché vi è la compartecipazione di più apparati è necessario essere consapevoli di quali aree effettivamente vengono ad essere misurate con i test.

Sul piano fisico, prendendo a prestito alcuni parametri di valutazione sportiva, sarà possibile analizzare:

  • la resistenza allo sforzo prolungato (endurance);
  • la forza muscolare (forza massimale, es.: peso spostabile in un certo eser­cizio);
  • forza esplosiva (capacità di generare movimenti rapidi);
  • la flessibilità (articolare e muscolare).

Questi test impegnano soprattutto i sistemi cardiovascolari, muscolari e articolari. Altri test, quali quelli di coordinamento motorio, riguardano invece il funzionamento congiunto dei sistemi muscolari e del sistema nervoso.

Tutte le aree e distretti corporei possono essere monitorati nella funzionalità e nello stato di forma, tramite test opportuni.

I test di laboratorio consentono di misurare aspetti non visibili dello stato di carica di diversi sistemi. Rientrano tra questi tutti gli strumenti di diagnostica medica, tra cui:

  • esami di laboratorio (es.: esami del sangue);
  • test di laboratorio in setting controllato (es.: VO2 max per l’analisi dello stato di forma del sistema aerobico, e altri test);
  • test strutturali, es., la composizione corporea (massa grassa e massa ma­gra).

 Autovalutazioni soggettive

Sono le formule più semplici ma anche più suscettibili di errore, in quanto si basano sulla percezione stessa dell’individuo.

Ogni individuo vive all’interno di una serie di filtri percettivi (percezione selettiva, attenzione selettiva, memoria selettiva) che riducono la sua oggettività e rendono difficile una autovalutazione corretta.

Sono comunque utili per avviare un percorso di autoconoscenza e una prima identificazione delle aree critiche auto-percepite, che hanno comunque importanza sul piano soggettivo e psicologico.

 Autovalutazioni guidate da check-list

Sono basate sulla compilazione di test o di batterie di domande a risposta multipla (check-list) in cui sono presentati sintomi di problemi. Dalle risposte fornite è possibile ricavare una serie di indicazioni rispetto al funzionamento dei sistemi analizzati.

Colloquio interpersonale di coaching

Il colloquio interpersonale può utilizzare strumenti strutturati, come un questionario predisposto, strumenti semi-strutturati, come un questionario con parti libere e parti preconfezionate, o strumenti non strutturati, il colloquio in profondità, il colloquio basato su libere associazioni.

L’essenziale, nel colloquio di coaching, è che – mentre procede la rassegna sui vari temi di analisi – il coach impari ad osservare le espressioni non verbali che accompagnano il tema specifico, i segnali che possono trasmettere stati di disagio o problematiche senza che il soggetto le verbalizzi esplicitamente.

La consapevolezza dello stato corporeo

Nessun disagio, nessuna lacuna o mancanza è realmente grave se sappiamo dove è localizzata, da dove viene, come arrestarla.

Il “problema dei problemi” è invece la mancata conoscenza/consape­volezza dei dettagli di un disagio bioenergetico: la (1) misura, (2) localizzazione, e (3) motivazione (il perché è nato o persiste).

Se si riesce a capire la matrice di lifestyle (lo stile di vita, i comportamenti attuati, le abitudini) e di thinkstyle (stili di pensiero) che generano un disagio fisico o problema, è possibile sradicarlo, rimuoverlo alla radice.

Questo vale su ampia scala, sia esso un problema di alimentazione scorretta appresa, un problema di gestione del tempo per il riposo vs. tempo produttivo vs. tempo per il fitness (gestione dei macro-tempi personali), o ancora un problema dovuto a fattori genetici, o ancora a fattori ambientali.

È essenziale appurare ove si colloca e quale è la radice di un malessere bioenergetico.

Prendiamo una indigestione: cosa la ha generata? È stato il cibo o la combinazione di cibi (problema di scelta degli alimenti e delle associazioni alimentari)? È stato il momento della giornata in cui abbiamo mangiato quel cibo (relazione tra capacità digestiva del momento e assunzione di determinate qualità e quantità)? È stata l’attività svolta subito dopo mangiato (elemento di gestione del proprio stile di vita)? O è uno stato di stress emotivo che rende difficile la digestione? Siamo in grado di capire cosa l’ha provocata e come non farla più accadere?

Se non vengono compresi alla radice i comportamenti che provocano disagio bioenergetico, non sarà possibile fare avanzamenti, gli errori si ripeteranno e si aggraveranno.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • analisi
  • forma personale
  • condizione
  • stato di forma
  • punto di partenza
  • test oggettivi
  • performance
  • laboratorio
  • sforzo prolungato
  • endurance
  • forza muscolare
  • flessibilità
  • autovalutazione
  • check list
  • colloqui interpersonali
  • coaching
  • consapevolezza
  • stato corporeo
  • lifestyle
  • gestione del tempo
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Le macro-aree del substrato bioenergetico

Quali sono gli elementi del substrato bioenergetico? Vediamo una rassegna di macro-aree:

  • sistema respiratorio;
  • sistema muscolare;
  • pelle;
  • sistema digestivo integrato (food processing);
  • sistema scheletrico e articolare;
  • sistema circolatorio;
  • sistema nervoso centrale e periferico;
  • sistemi percettivi (uditivo, visivo, tattile, gustativo, olfattivo, cenestesico) che recepiscono e integrano gli stimoli sensoriali;
  • sistema degli organi ed energie sessuali e riproduttive;

… ogni altra area corporea e distretto dell’organismo, comunque lo si voglia suddividere o categorizzare.

È sufficiente che uno solo dei sistemi non sia in condizioni ottimali per ridurre la performance e il benessere soggettivo.

Si definisce grounding bioenergetico la condizione nella quale l’individuo può appoggiarsi ai propri substrati bioenergetici, può fidarsi di essi, può contare sul loro contributo per realizzare la prestazione (grounding: – letteral­mente “appoggio al suolo” – la sensazione dell’“essere ben solido”, “essere ben saldo”, e “sentirsi appoggiato”).

In condizione ottimale il grounding bioenergetico richiede che i diversi ele­menti del sistema possiedano lo stato di carica adeguato, e che nessuno di essi interferisca negativamente con la prestazione.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • substrato bioenergetico
  • macroaree
  • sistema respiratorio
  • sistema muscolare
  • pelle
  • sistema digestivo
  • food processing
  • sistema scheletrico
  • sistema articolare
  • sistema circolatorio
  • sistema nervoso centrale
  • sistema nervoso periferico
  • sistemi percettivi
  • uditivo
  • visivo
  • tattile
  • gustativo
  • olfattivo
  • cenestesico
  • stimoli sensoriali
  • energie sessuali
  • energie riproduttive
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

La gestione del budget energetico

Quando una prestazione è impegnativa, è necessario apprendere a gestire le energie, durante ma soprattutto prima il momento della performance.

Tra le tecniche si inseriscono la riduzione del consumo di energie nelle fasi di riposo e nei pre-gara o pre-prestazione, utilizzandole proficuamente e solo per riposare o allenarsi con serenità.

Vi sono attività svolte durante le fasi di riposo che sono in realtà assolutamente assorbenti e consumano, come le pubbliche relazioni sgradevoli e le relazioni sociali obbligate. Entrambe le attività attingono alle energie e risorse relazionali.

Un lavoro fisico (es.: nuotare o correre) non è invece in concorrenza con l’assorbimento di risorse di tipo relazionale, e attinge a risorse da budget energetici diversi. Possiamo quindi immaginare il sistema mente-corpo come un insieme di contenitori energetici che scambiano tra di loro energia, come vasi comunicanti. Alcuni di questi vasi comunicanti sono in genere bloccati, altri sono aperti.

Il training bioenergetico insegna al soggetto a regolare intenzionalmente i flussi energetici, ad esempio recuperare energie per l’auto­con­trol­lo attingendo alle tecniche di respirazione, a costruire momenti di recupero in cui lasciarsi andare, ma anche a bloccare intenzionalmente la dispersione di energie che altrimenti accadrebbe senza consapevolezza.

La pratica può riguardare non solo performance atletiche o manageriali, ma anche il piano sociale. Ogni persona può apprendere a staccare al termine della giornata lavorativa, diventare consapevole di quando il budget energetico per le relazioni umane è esaurito, per far si che la sua condizione di esaurimento non vada a discapito del clima familiare (litigio familiare come trascinamento di attività lavorative e stress professionali), e viceversa.

La persona può apprendere come inserire nel proprio stile di vita attività che lo mettono in grado di ricaricare il budget energetico per le relazioni umane, es.: fare una attività sportiva a basso impegno relazionale e ad alto impegno fisico, prima di rientrare a casa.

Questo è solo un esempio di un problema più generale che non va sottovalutato: la gestione delle proprie energie e dei budget di partenza.

 

Principio 25 – Riduzione ed eliminazione delle interferenze sulle performance

  • La performance richiede che l’organismo non venga sottoposto ad ulteriori fonti di assorbimento energetico concorrenti sullo stesso budget energetico, durante la performance stessa.
  • Nelle fasi precedenti la performance, sono positive per la performance le attività di pre-empting (eliminazione di tensioni fisiche e mentali) in grado di ridurre la componente ansiosa e la tensione emotiva eccessiva.
  • La performance può essere aumentata ricercando la condizione bioenergetica ideale nei momenti che la precedono.
  • Le energie cui attinge un budget non devono essere consumate da attività apparentemente diverse ma che in realtà attingono allo stesso budget.

Ogni performance attinge a specifici tipi di risorsa energetica e budget energetici, per cui l’integrità del budget energetico – il suo non uso in altre attività concorrenti – è essenziale per avere il massimo delle performance.

In applicazione del principio evidenziato, ad esempio, manager chiamati a sostenere impegnativi public speaking o riunioni difficili, potranno trarre danno dal doversi impegnare precedentemente in attività relazionali estenuanti, e benefici da attività sportive praticate nelle ore precedenti, che svuotino di energie la componente ansiosa ed emotiva (attività di pre-empting energetico o svuotamento preventivo).

Le energie post-prestazione sono altrettanto preziose: il loro utilizzo mi­gliore è in attività che comprendono la celebrazione del risultato e dell’im­pe­gno profuso, il recupero, ed inoltre l’apprendimento dall’esperienza a caldo, la sua rivisitazione, la ricerca di cosa quell’esperienza possa dare anche per il futu­ro.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • gestire le energie
  • performance
  • prestazione
  • consumo di energie
  • riposo
  • pre-gara
  • post-gara
  • energie
  • risorse relazionali
  • risorse energetiche
  • training bioenergetico
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Costruire spazi e tempi di rilassamento e pausa dall’autocontrollo

Le energie biologiche e psicologiche non sono disposte in un “contenitore” unico, ma rispondono a criteri di segmentazione. Sono, cioè, localizzate in giacimenti separati, ciascuno dei quali ha una propria autonomia.

Tra i diversi strati esistono collegamenti, o vasi comunicanti, ma questi non sono automatici.

La limitatezza delle energie specifiche è facilmente sperimentabile ogniqualvolta ci sentiamo stanchi di un’esperienza o situazione: le nostre energie in quel budget di sopportazione sono esaurite, ma non lo sono per attività diametralmente opposte.

Un manager può avere esaurito, a fine giornata, le energie relazionali necessarie a sostenere i rapporti umani basati su conversazioni impegnate (dialogo su temi professionali o “seri”), ma avere integre le energie fisiche per un buon allenamento in palestra o partita di tennis, o le energie sessuali.

Quando la scarica corrisponde ad una precisa performance, come una gara (per un atleta) o il rispetto di una scadenza (per un manager), le interferenze con i meccanismi di carica-scarica assorbono energie e interrompono il buon funzionamento del sistema.

Se un atleta soffre di iperattivazione pre-gara, di ansia da prestazione, brucerà larga parte delle energie prima della competizione, arrivando alla partenza già deprivato e stanco. La condizione ansiosa non gli permetterà di riposare, e ridurrà la capacità digestiva, nonché la concentrazione.

Se un manager litiga con la moglie/marito il giorno prima o il giorno stesso di un importante lavoro, attingerà alle energie relazionali e depriverà pertanto il budget energetico relativo, arrivando al momento in cui deve dare il massimo con il patrimonio emotivo e mentale scarico.

Le energie di ogni persona sono limitate e questo richiede concentrazione. Studi svolti sui meccanismi di autoregolazione (autocontrollo), hanno evidenziato che quando una persona è costretta ad attingere ad energie di autocontrollo per compiere un compito, le energie vengono prosciugate e ne rimangono meno per compiti successivi.

Le ricerche di Baumeister[1] evidenziano che studenti obbligati a controllarsi in qualche campo (es.: mangiare radicchio e astenersi dal mangiare biscotti al cioccolato posti sotto i loro occhi), hanno poi abbandonato più precocemente di altri studenti un puzzle difficile, rispetto agli studenti cui era stato dato permesso di mangiare i dolci al cioccolato.

Resistere ai dolci ha utilizzato alcune delle risorse interne, lasciandoli meno in grado di continuare a provare il puzzle difficile.

Gli studi di Baumeister evidenziano quindi che le energie di autocontrollo sono limitate e non possono essere “stirate” su troppi fronti.

Le energie non sono solo quelle del fare, ma esistono anche le energie del non fare, o dell’autocontrollo, sottoposte alle stesse leggi.

Esperimenti scientifici di Muraven e Baumeister hanno dimostrato che:

esercitare autocontrollo può consumare la forza di autocontrollo, riducendo l’am­mon­tare di forza disponibile per sforzi di autocontrollo successivi.

Affrontare lo stress, cercare di regolare o imbrigliare le proprie emozioni, e resistere alle tentazioni, richiede autocontrollo, e dopo tali sforzi di autocontrollo, tentativi susseguenti ad autocontrollo avranno maggiori probabilità di fallimento.

E non solo, continui sforzi di autocontrollo, come il mantenere una vigilanza elevata per lungo periodo e costantemente, perdono di efficacia nel tempo[2].

L’individuo deve quindi apprendere a costruire spazi e tempi di rilassamento e pausa dal continuo autocontrollo, se vuole sopravvivere.

Deve imparare arti e tecniche del decongestionamento, rilassamento, recupero, spazi di tempo destrutturato e privi di regole assillanti, e non solo l’arte del fare e produrre, soprattutto se vuole dare prestazioni continuative, se ha un futuro davanti a se, e non vuole bruciarsi.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • budget energetici
  • energie limitate
  • autocontrollo
  • energie biologiche
  • energie psicologiche
  • energie fisiche
  • energie mentali
  • segmentazione
  • meccanismo carica-scarica
  • budget energetico
  • energie personali
  • spazi di rilassamento
  • pausa autocontrollo
  • autocontrollo
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

[1] Vedi, tra gli altri: Baumeister, Roy, F. (2002), Yielding to Temptation: Self-Control Failure, Impulsive Purchasing, and Consumer Behavior, Journal Of Consumer Research, Vol. 28, March.

[2] Nostra traduzione, da Muraven, M., Baumeister, Roy F. (2000), Self-Regulation and Depletion of Limited Resources: Does Self-Control Resemble a Muscle?, Psychological Bulletin, Vol. 126, No. 2, pp. 247-259.

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Lo stress allenante e la legge della supercompensazione

Il fisiologo Hans Seyle (autore del concetto di stress), nei suoi studi pionieristici sul funzionamento dell’essere umano in condizioni gravose[1], ha sviluppato la teoria della Sindrome Generale di Adattamento (General Adaptation Syndrome, GAS).

Secondo la teoria, l’organismo risponde agli stress in funzione della loro intensità, con il tentativo di fondo di trovare il modo di adattarsi agli stress, rafforzarsi strutturalmente, e rendersi più pronti ad affrontare futuri stress simili.

Offrendo una sintesi che integra fisiologia e psicologia, un meccanismo generale di risposta allo stress è il seguente:

stadio di allarme: le sollecitazioni (stressor) impattano il sistema e possono venire subite o (al contrario) possono avviarsi meccanismi di difesa;

stadio di resistenza: l’organismo si attiva al massimo per far fronte alle maggiori richieste e combatte gli stress utilizzando le energie disponibili (accesso alle fonti e riserve energetiche);

stadio di esaurimento: gli organi interessati dallo stress esauriscono le proprie energie;

stadi di recupero energetico e ripristino dei danni subiti.

La fisiologia e psicologia dell’essere umano (come in larga parte degli appartenenti al regno animale) risponde alla legge della supercompensazione: dato (1) uno stimolo allenante sufficiente, e (2) un adeguato tempo e modo di recupero (condizioni ottimali ambientali, di alimentazione, di riposo) gli organi o distretti allenati risponderanno con uno sviluppo che li porta di volta in volta a livelli leggermente superiori rispetto al punto di partenza.

Micro-crescita dopo micro-crescita, l’organismo nel complesso (o il distretto o competenza allenata) diventano più forti.

Una sessione allenante, a differenza di uno stress subito involontariamente, si pone l’obiettivo di ingegnerizzare tipo ed intensità di stress e stimoli, affinché la supercompensazione accada e potenzi le aree lavorate (fisiche o mentali). Ingegnerizzare lo stimolo significa progettare intensità e recupero.

Gli incrementi di sessione in sessione sono minimali, ma nel medio e lungo periodo, sessione dopo sessione, gli effetti diventano cumulativi ed enormi.

Il corpo sottoposto a stress allenante (di portata affrontabile) migliora le proprie difese nelle strutture e funzioni interessate, che possono essere muscolari, respiratorie, articolari, aerobiche, anaerobiche, di coordinamento

Anche la mente, sottoposta a training di intensità adeguata, reagisce aumentando le proprie capacità cognitive, le connessioni neurali, gli schemi concettuali e gli schemi motori che permetteranno di fronteggiare lo stesso tipo di sfida o stress simili in futuro.


[1] Vedi: Selye, H. (1956), The Stress of Life, McGraw-Hill, New York.

Selye, H. (1976), Stress in health and disease, Butterworth, Reading, MA.

Selye, H. (1982), History and present status of the stress concept, in L. Goldberger, S. Breznitz (Eds.), Handbook of Stress: Theoretical and Clinical Aspects, The Free Press, New York.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • principi di crescita
  • energie fisiche
  • energie mentali
  • concetto di stress
  • hans seyle
  • sindrome generale di adattamento
  • generla adaptation syndrome
  • risposta allo stress
  • adattamento
  • stadio di allarme
  • stressor
  • stadio di resistenza
  • stadio di esaurimento
  • stadio di recupero energetico
  • legge della supercompensazione
  • stress allenante
  • training mentali
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Come funziona e che tipologie conosciamo

Il training psicoenergetico consiste nel lavoro mirato e finalizzato ad incrementare le energie psichiche.

Il confine tra training psicoenergetico e terapia è in alcuni casi molto evidente, in altri labile, in altri casi si evidenziano sovrapposizioni.

In ogni caso, il training psicoenergetico si prefigge di portare il soggetto ad una maggiore condizione di sane energie psicologiche, autorealizzazione, potenziamento, nella direzione di ciò che egli stesso considera “miglioramento”, o, come evidenzia Rogers, ad aumentare il livello di potere personale che deriva dalla riduzione della confusione interiore.

Il training psicoenergetico ha una forte componente terapeutica poiché si prefigge di rimuovere i blocchi e cambiare modalità di pensiero disfunzionali per il soggetto, e tuttavia non è assolutamente limitato alla terapia. Ad esempio può usufruire del training psicoenergetico un atleta di livello mondiale, ma anche di livello amatoriale, che non presenti problemi particolari o patologie di tipo psicologico o emozionale, ma sia comunque intenzionato a migliorare le proprie prestazioni ricorrendo ad migliore gestione delle energie psichiche.

Nessun essere umano è perfetto, e lo stesso concetto di perfezione è variabile e indefinito.

I livelli nei quali si può cominciare a parlare di terapia e non più di formazione o sviluppo non sono assolutamente fissi, ed è oramai consolidato (vedi Goffman) che la devianza sociale e la malattia psichica sono gran parte frutto di una valutazione sociale e culturale.

In tempi storici o culturali di iperproduttività, può essere considerato anomalo un soggetto che “si rilassa” o non produce reddito tutto il giorno, ma al contrario può succedere che una persona estremamente dedita al lavoro venga inquadrata come malata (workaholic), da parte di una cultura più spirituale o votata alla ricerca di maggiore equilibrio tra vita e lavoro (work-life balance).

La psicoenergetica quindi deve per quanto possibile evitare di imporre sovrastrutture rigide al percorso di sviluppo delle energie psichiche (es.: sii più produttivo, o al contrario, sii più rilassato, etc., come se questi messaggi andassero bene per tutti) ma aiutare il soggetto a crescere in una direzione di maggior benessere soggettivo, che deriva unicamente da un’analisi dell’in­dividuo, caso per caso. Esistono alcuni parametri universali, salute fisica rispetto di se e degli altri, che fanno comunque da sfondo a qualsiasi lavoro.

Liberare il potenziale dai blocchi crea maggiori capacità di sviluppare il proprio essere, in qualsiasi direzione esso sia: l’ambizione di voler essere un buon padre, un buon manager, un buon atleta, un buon insegnante, il desiderio di voler essere più rilassati, o più attivi e dinamici, o più lucidi mentalmente o e altri stati soggettivi definibili come condizione-target.

Il training psicoenergetico procede – come per il training bioenergetico – tramite sessioni ed esercizi.

Il training psicoenergetico allena diverse porzioni separate, con lo scopo di eliminare i blocchi prioritari responsabili del mancato raggiungimento del potenziale.

Possiamo quindi avere diversi tipi di training, ad esempio:

  • un training sulla cultura dei confini: imparare a dividere e separare le attività, concentrare le energie mentali nello spazio e nel tempo in modo diversificato, imparare a concentrarle su un obiettivo rimuovendo le distrazioni e distorsioni, imparare a riconoscere i propri ruoli multipli, a capire quando un ruolo deve rimanere “zitto” e lasciare spazio ad altri;
  • un training sulla riduzione dell’ansia: l’ansia, abbiamo visto, è un correlato tra livelli di attivazione elevata (arousal) e emozioni negative. Possiamo imparare a mantenere alto il grado di attivazione, spostando invece il baricentro emotivo verso le emozioni positive, ad esempio vivere con gioia una gara, un discorso in pubblico, un viaggio in aereo, e altre condizioni specifiche che per la persona producono ansia;
  • un training sulla gestione dello stress: imparare i meccanismi di riconoscimento del proprio grado di stress, imparare le tecniche di rilassamento, imparare le tecniche di dissipazione dello stress attraverso attività fisiche intense o blande, imparare a costruire e seguire una tabella di stile di vita (lifestyle) e stile di pensiero (thinkstyle) che abbassino i livelli di stress;
  • un training sulle action lines (costruire linee di azioni efficaci verso i propri obiettivi) che aumenti la lucidità tattica, le prioritization skills (tecniche per inquadrare le priorità): imparare tecniche per rivedere le priorità, ricentrare gli obiettivi, focalizzare bene le linee d’azione che possono creare risultato;
  • un training sulle capacità di percezione e timing, ovvero sulla capacità di percepire in modo aumentato e di intervenire nel momento giusto, sulle situazioni nelle quali si deve agire.

Ciascun tipo di intervento deve essere consolidato in uno sfondo scientifico (un modello di intervento) e deve essere portato allo stato della comprensione da parte del soggetto, amplificato nel senso, anche tramite metafore, aforismi, studio di casi. Le azioni ed attività elencate sono puramente indicative, ogni area che abbiamo menzionato, attiva nel produrre o ridurre energie mentali, è suscettibile di essere esercitata, allenata, lavorata, anche e soprattutto con l’aiuto di coach, trainer o counselor professionali.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
  • metodo HPM
  • visione
  • valori
  • potenziale umano
  • autorealizzazione
  • crescita personale
  • potenziale personale
  • crescita e sviluppo
  • aspirazioni
  • sogni
  • desideri
  • orientamento
  • viaggio interiore
  • scoperta di sè
  • introspezione
  • smart goals
  • training psicoenergetico
  • energie psichiche
  • terapia
  • autorealizzazione
  • potenziamento
  • rimuover i blocchi
  • modalità di pensiero
  • work-life balance
  • psicoenergentica
  • benessere individuale
  • training psicoenergetico
  • cultura dei confini
  • riduzione dell’ansia
  • gestione dello stress
  • action lines
  • percezione
  • timing
  • Potenziale Umano Veneto
  • Mental Coach
  • Formazione aziendale
  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione