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©Copyright. Estratto dal testo di Daniele Trevisani “Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone”. Roma, Mediterranee. Articolo estratto dal testo e pubblicato con il permesso dell’autore.

Un approccio grounded alla performance. Micro-performance, per macro-obiettivi

Cercare di raggiungere la performance richiede un approccio grounded, radicato sul lavoro continuativo. Il che significa, inoltre, tenere i piedi per terra. 

Questo si traduce nel lavorare con continuità, nell’attenzione al dettaglio e all’insieme

Serve la capacità di disaggregare un risultato in componenti significative e lavorabili concretamente, coltivare la preparazione e non illudere nessuno su miracoli che avvengano senza impegno. 

Questo vale nelle singole operazioni quotidiane (per il manager), nei singoli gesti o atti preparatori (per lo sportivo), e nei singoli ragionamenti e motivazioni, per ogni persona che dirige un’organizzazione. 

E – alla fine, prima, e durante – occorre trovare un senso in ciò che si fa, avere un perché, una motivazione interiore.

Essere grounded significa anche essere umili: prendersi il tempo necessario, evitare atteggiamenti boriosi e arroganti, sospettare delle scorciatoie e promesse facili.

È bene fare di sè un laboratorio, il che significa essere “laboriosi”, evitare di dare per certa e acquisita una competenza che si è in realtà solo sfiorata, o non è ancora entrata stabilmente nel nostro repertorio, anche se ci illudiamo e vorremo che così fosse.

Caliamoci per un attimo nell’ambito delle prestazioni didattiche, per avere un ulteriore esempio. Se prendiamo una lezione, chiediamoci se esiste una sola performance (fare bene la lezione) o se in realtà esistono più livelli.

Possiamo, infatti, disaggregare almeno 

(1) una buona apertura della lezione, in grado di elevare attenzione, interesse e motivazione, 

(2) una buona parte centrale di contenuto, 

(3) la capacità di proporre e far svolgere esercitazioni in gruppi di lavoro, e 

(4) una buona capacità di farne conclusione e sintesi che riesca a fissare bene i contenuti trattati ed esercitati. 

Ovviamente questo non è l’unico modo per condurre una lezione, qui vogliamo solamente evidenziare un fatto: se non poniamo attenzione alle sottosezioni o micro-performance, non riusciremo a conseguire i macro-obiettivi. Una volta identificati i vettori di crescita e i metodi, il micro-management prevale sul macro-management.

Rimanere grounded significa rimanere con i piedi per terra, costruire ponti con fondamenta, non dimenticare che le grandi prestazioni si basano su piccoli miglioramenti.

La liberazione dell’essere umano parte dal principio che “crescere ed evolvere è possibile”. 

Nell’Umanesimo e Rinascimento italiani si è iniziato a credere fortemente nel potenziale dell’Uomo e nella possibilità di eccellere in più arti e discipline. 

Al contrario, nel Medioevo la credenza dominante era che l’individuo potesse o dovesse rimanere per sempre nel ceto sociale di partenza o nella posizione in cui era nato. 

Le culture che aspirano al potenziale umano devono creare le condizioni illuministiche e umanistiche che permettono all’individuo di esprimersi, non solo in un ambito, ma in una serie disparata e variegata di piani. 

Le nostre azioni devono costruire un nuovo Rinascimento. 

E il Rinascimento deve partire da te. Tu stesso devi rinascere, tu stesso devi ridarti un’occasione di cambiare, di pulire le incrostazioni mentali che ti rallentano, e di cambiare di conseguenza piccole cose, come l’alimentazione, l’attività fisica, alcune relazioni. Ogni piccolo cambiamento darà nuova linfa ed energia vitale al tuo sistema. Ogni tossina in circolo, invece, lo soffoca. Fai di te stesso un Rinascimento vivente.

È necessario trovare e costruire le condizioni che rendono possibile la crescita, e quindi i percorsi e i metodi.

Su quali punti agire quindi per raggiungere il potenziale?

È naturale concludere che la performance, i risultati, le prestazioni che ognuno di noi riesce a dare nella vita, nella società, nello sport, o persino verso se stessi come unici referenti e giudici (performance autorealizzative) siano condizionate dal livello di potenziale raggiunto. 

Non è possibile chiedere a un motore di dare prestazioni elevate e a lungo (pur se il suo potenziale è elevato) se il suo stato di manutenzione è pessimo. 

Se la base genetica è un dato di fatto, esiste comunque un’enorme mole di possibilità di lavoro che ogni persona può svolgere per modificare la potenza e performance del proprio corpo, del pensiero, dell’azione, dei suoi progetti.

Un training olistico deve toccare tutti i principali aspetti della crescita umana. Il corpo si può potenziare, una malattia si può sfidare, una vita si può cambiare.

Rimanere con i piedi per terra significa prendere atto del bisogno di credere, del bisogno di integrare aree solo apparentemente lontane, quali il funzionamento biologico, le energie mentali, le competenze personali, la Vision e i goal, il benessere e le e condizioni necessarie al raggiungimento di obiettivi personali.  

Se credi che sia possibile, troverai le energie per impegnarti. 

E i risultati arriveranno.

Non lasciate che vi rubino i sogni. Seguite il vostro cuore, accada quel che accada. 
(Jack Canfield)

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Costruire la Forza Interiore

La mente è il nostro organo più debole e forte allo stesso tempo. Può essere il migliore alleato di chi vuole vivere a pieno il suo viaggio nelle arti marziali e negli sport di combattimento. 

Ma occorre un metodo anche per coltivare le abilità mentali, e la coscienza profonda di cosa significa trasformarsi in un’arma

Esistono “tecniche” molto precise per il potenziamento delle facoltà mentali.

Queste tecniche – derise dagli ignoranti – vengono utilizzate da millenni nelle arti marziali e in diverse religioni, ma paradossalmente, proprio dalle arti marziali moderne sono via via sempre più dimenticate, in onore di una modernità “veloce e rapida”. Malissimo. 

Negli sport da ring dove vengono considerate superflue, il messaggio che passa è “sei un duro e non devi avere emozioni”, errore mortale. Soprattutto quando scopri che un atleta ben preparato perde quasi sempre per motivi soprattutto psicologici e tattici, e non di forza muscolare o allenamento fisico.

Queste tecniche sono invece praticate al massimo livello dalla stragrande maggioranza dei vincitori olimpici in ogni disciplina. Ci sarà un motivo o no?

E nella vita, vogliamo una mente allenata da usare come arma contro i nostri nemici interni ed esterni, o no? Cosa facciamo, ci arrendiamo al primo che passa?

Caricare la mente

L’area più importante di analisi della forza interiore è la carica psicoenergetica. Sentirsi psicologicamente carichi è fondamentale.

L’aggettivo “psicoenergetico” si riferisce a ciò che nasce puramente da processi mentali o emozionali, e non da processi unicamente fisiologici.

Si tratta quindi di isolare l’energia autoctona dello spirito vitale, cercando di distinguerla da quella delle energie fisiche e biologiche. Un lavoro pionieristico e complesso su cui le conoscenze sono in fase davvero embrionale, lavoro difficile, ma per questo affascinante.

La carica psicoenergetica si riferisce alle energie psichiche che il soggetto riesce a produrre, separatamente dallo stato biologico e fisiologico.

Le energie mentali possono certamente essere condizionate dallo stato del corpo – ciascuno di noi può subire il condizionamento negativo che deriva dalla stanchezza, da un dolore fisico, dalla fame o sete, da uno squilibrio corporeo. Tuttavia, quando il corpo si trova in condizione di calma, di equilibrio, omeostasi, relativa quiete, la componente mentale non è ferma. I tuoi pensieri possono continuare ad accavallarsi.

Puoi trovarti a fluttuare tra stati di carica energetica (positiva) o di mancanza di energia.

Il compito della psicoenergetica è di isolare i fattori che determinano queste fluttuazioni nella carica mentale, al di là del piano fisico. 

È necessario capire a quali fattori esistenziali si associano ai diversi livelli umorali, analizzare come ci si sente interiormente e come questo incide sulle nostre energie mentali.

Dobbiamo quindi analizzare prima di tutto i fattori di natura il più possibile isolata dalla condizione organismica fisica, quali l’autostima (ci sentiamo meglio o peggio ne vederci come artisti marziali o fighter della vita?), l’autorealizzazione (ho un ideale di me stesso a cui puntare?), il desiderio di riscatto personale e di riscatto sociale (nelle mie professioni e nei miei ruoli, trovo la possibilità di esprimere ciò che mi è possibile fare o ciò che amo fare?)

Quando, in che situazioni, e per quanto tempo – durante un anno, o una giornata – ci si sente realizzati, motivati, sicuri di sé o piuttosto afflitti e avviliti? Quanto spesso demotivati, frustrati, o invece grintosi e forti? 

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Trovare le parole per capirsi. Concetti di Coaching e Counseling, Psicologia e Comunicazione

Esponiamo alcuni concetti chiave a mò di glossario, anticipando tuttavia in tutta franchezza che la comprensione di questi concetti e soprattutto la loro vera assimilazione nella tua personale vita, richiedono un lavoro personalizzato, in presenza, e sicuramente non sono sufficienti letture frettolose e ricette facili. 

Possono aiutare ad avvicinarsi al concetto, ma non il suo “embodiment”, il fatto che il concetto “ti entri” nei comportamenti reali.

Esponiamoli comunque nella speranza di poterci incontrare in vita e sperimentarne la potenza per il benessere e la libertà che possono generare.

  • Calco comportamentale. Un’esperienza che ti entra e resta tale, anche quando la ragione di questo calco è finita. Consolidamento di un modello che è nato per un motivo ma rimane anche senza quel motivo scatenante
  • Sequestro sensoriale. Il corpo è costantemente coinvolto in una vastità di segnali, il sequestro avviene quando veniamo avviluppati senza la nostra volontà esplicita in una determinata sensazione corporea o emotiva e non riusciamo a liberarcene o a capirla
  • Flessibilità esistenziale ed energie mutevoli. Per vivere a pieno, dobbiamo mantenere il grounding (radicamento solido nel terreno e nella nostra identità) ma farlo in modi di volta in volta diversi, con libertà di cambiare 
  • Stile comunicativo: che tu te ne accorga o no, hai uno stile, un “modo” nel chiedere le cose, più o meno assertivo o supplichevole o invece arrogante, o invece razionale, o ancora assertivo, o poetico. Esiste un modo nel dire le cose, piuttosto deciso o invece cortese, o esitante o confuso, qualsiasi sia questo “modo” esso influisce su quello che gli altri fanno di te e con te. Scoprire il proprio stile comunicativo e lavorarvi sopra è una grandissima conquista da adulti consapevoli. Questo, anche nel dialogo interiore. Breve nota di riflessione. Questo vale anche nei linguaggi d’azienda. Il politically correct aziendale consiste nell’usare 155 parole per dire quello per cui ne basterebbero 10, deviando allo stesso tempo un’analisi vera del problema e spostandola su temi di massima in cui, alla fine, non si capisca nulla. Entropia comunicativa allo stato puro, che porta i problemi a rimanere tali e le aziende a chiudere. Usarlo con se stessi, è farsi del male. Meglio che i problemi emergano e li guardiamo in faccia, piuttosto che lasciarli marcire nel silenzio, perché da dentro, non affrontati, corrodono.
  • Assertività esistenziale. Decido di costruire situazioni e ambienti ecologicamente buoni per me, decido di liberarmi di quelli che mi intossicano. Questo comprende anche fenomeni molto pratici come il quanto insistere se una persona non mi risponde subito al telefono (per alcuni il numero di chiamate massime è “1 poi se vuole mi richiama”, per altri “lo chiamo 13 volte o finché non mi risponde chiamo”. Non esiste un giusto o sbagliato, esiste solo una grande presa di coscienza su cosa va bene per noi in un certo momento e in una certa situazione.
  • Preparazione Mentale e Presenza Mentale, alla presenza dell’altro possiamo “esserci mentalmente” o essere “altrove”. La presenza mentale è fondamentale durante l’esecuzione di compiti e attività, la non-distrazione, la totale assenza di pensieri interferenti che impediscono il fluire dell’azione e il successo dell’azione. Questo è uno dei motivi per cui, ad esempio, il mio scrivere un libro funziona meglio se in una biblioteca spaziosa e tranquilla, magari in un tavolo da solo, piuttosto che in un ufficio dove 100 altri stimoli possono distrarmi e dai quali, se voglio mai scrivere, devo usare energie per schermarmi. Nella biblioteca ideale, invece, le energie che non sono costretto ad usare si liberano e diventano energie per la scrittura. E la biblioteca ideale probabilmente esiste solo dopo averne visitate dieci che non andavano bene e nelle quali non sarei riuscito a scrivere. Questo concetto di attenzione al setting, alla preparazione mentale, al contesto, vale in ogni ambito della vita.
  • Pattern corporei, modelli corporei, es. curvatura del dorso, posizioni del corpo, posizioni delle spalle, tipo di camminata, velocità o lentezza dei movimenti, modelli di body language, danno luogo a veri e propri modelli psico-corporei alcuni dei quali vanno bene mentre su altri è necessario lavorare per ripristinare condizioni di equilibrio psicologico e fisiologico.
  • Pattern comportamentali. Accorgersi di quando siamo in condizione di disagio, di come facciamo a cacciarci nei casini da soli e finire nel disagio, a volte involontariamente; accorgersi di quali comportamenti automatici mettiamo in campo, di quando vanno bene, e cosa vogliamo imparare a cambiare e automatizzare.
  • Battle Rhythm. Nella vita facciamo tante cose, ma le facciamo con il ritmo e per il tempo giusto? Esempio, per fare un lavoro corporeo sano, è bene allenarsi tutti i giorni o al massimo a giorni alterni, e servono strategie, piuttosto che stare fermi per 6 giorni e massacrarsi di iper-allenamento una domenica mattina. Non funziona così! Eccedere porta a distruggendosi con il malsano pensiero di recuperare l’intera settimana. Una “dose allenante” sana al giorno invece fa bene, benissimo. Lo stesso vale per il Training Mentale e l’allenamento di facoltà mentali. Perdere il Battle Rhythm in qualsiasi area della vita significa dimenticare per troppo tempo una certa attività e farla arrugginire. Tenere il Battle Rhythm significa invece tenere “sotto pressione” un certo problema fino a che non se ne sia andato o eliminato in modo sensibile. In altre parole, finché non hai vinto tu.
  • Vettore memetico. Un “meme” è una traccia mentale, un ricordo, una credenza, può essere persino un ritornello o una frase del tipo “prima il dovere poi il piacere”. E’ tutto quello che abbiamo appreso sinora e ci circola nel “database mentale”. A volte questa traccia, sotto forma di persona o di messaggio, ti trascina o vuole portare la tua vita verso un determinato stato. Quello stato è buono per te? Lo vuoi davvero? Ti fa bene? Se dici di no ma lo fai per dispetto sarebbe possibile invece dire si? O ancora, dici un si “forzato” che non senti veramente dentro, e vorresti imparare a dire un sano no?

Ciò che importa è notare quando, grazie a un lavoro di Coaching e Counseling, alcuni meccanismi di funzionamento del soggetto si sono rimessi in moto, ed è in atto un percorso di ricerca, di esplorazione di nuove possibilità di vita, una ricerca che ha una sua direzionalità positiva.

La presa di coscienza di nuove aree di crescita personale e organizzativa, legate a competenze mai prima prese in considerazione, è uno dei fattori che permette lo sviluppo, la crescita personale, il viaggio verso il benessere, la libertà.

Quando le azioni di formazione, di coaching e counseling iniziano a prendere piede, si nota anche un riverbero (osmosi positiva) tra aumento di micro-competenze apprese su vari livelli. In altre parole, un lavoro sul corpo porta spesso ad un benessere collaterale sulle emozioni. E un lavoro sulle emozioni o sulle scelte di vita può ridare energie al corpo o cambiare e migliorare il sonno. Nel corpo, nella respirazione, o nelle relazioni umane, come la gestione di incontri e riunioni, tutto è collegato.

La sensazione di avere un orizzonte temporale nuovo, non più rigidamente legato a abitudini vecchie e obsolete, offre un senso di “movimento” interno che si può trasformare anche in movimento esterno, fino al camminare, correre o viaggiare.

Tutti questi dati vengono da descrizioni soggettive, sensazioni interne, ed è esattamente questo il livello che ci interessa in questo momento: quanto una persona senta o meno voglia di viverespirito vitale, slancio, quanto pensa di poter far fronte a sfide o stress, quanta voglia di fare e di esistere ha in circolo o si senta invece finito, annientato, bruciato, spento, svuotato.

Per realizzare una consulenza alla persona, al team o all’organizzazione, è indispensabile individuare i vettori su cui lavorare.

Bisogna scoprire come guardare in modo da riuscire a vedere tutte le cose che accadono all’esterno e all’interno di noi come un processo unitario, un movimento totale.

Jiddu Krishnamurti, La domanda impossibile

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Personal Energy di Daniele Trevisani - Energie PersonaliUno spirito che non accetta di essere imbrigliato…

Dal libro Personal Energy di Daniele Trevisani

Chiunque può, con sforzo maggiore o minore, bloccare il nostro corpo, ma la mente è diversa.

Se impariamo, nessuno potrà bloccare la nostra felicità, il nostro spirito vitale.Installeremo un “firewall mentale” per proteggerci dai pensieri negativi e agiremo nel mondo come “agenti di crescita e di felicità” per noi stessi e per gli altri.

Per rendere lo spirito indomabile dobbiamo ripetere a noi stessi:

  1. Non accetto una vita a metà e non accetto la stasi, distinguo chiaramente il rilassamento positivo e recupero, dalla stasi e apatia
  2. La mia vita ha senso
  3. Io valgo, al di là di qualsiasi risultato possa emergere
  4. Provo e riprovo senza timore
  5. Errare è umano, il mio fine è più importante e va perseguito
  6. Accetto l’alternanza di momenti positivi e negativi, ma mi dirigo verso la luce
  7. So che se mi impegno verso il mio scopo di crescita arriverà il momento in cui vedrò risultati
  8. So che anche un micro-passo in avanti nella focalizzazione di ciò che voglio è un grande passo per la mia energia complessiva
  9. Niente e nessuno può impedirmi di cercare di dare senso alla mia vita e lasciare un’impronta positiva nel mondo
  10. Le mie capacità ed energie sono allenabili e potenziabili lavorandoci quotidianamente, con formazione, coaching, letture, esperienze, e qualsiasi fonte di apprendimento

Senza questo ragionamento, il disagio esistenziale sale, distrugge progressivamente la fiducia in sè, limita la sensazione di potercela fare, di avere i mezzi e le capacità necessarie per raggiungere un certo obiettivo o affrontare una sfida e rinnovarsi.

È passato tanto tempo, ma i sogni sono sempre quelli di allora. E non è mai troppo tardi per riprovare a realizzarli.
I Sogni dei Bambini, Sergio Bambarén

La mancanza di una buona fiducia in sè, cosciente e consapevole dei propri reali punti di forza e debolezza, manda in cancrena la personalità, distrugge le energie mentali e l’autostima, creando un circolo vizioso.

Una azione sana e rigeneratrice su questi punti è possibile. L’idea di perdere una battaglia sacra non deve spaventarci.

Piuttosto, l’idea di morire in un letto senza avere vissuto la vita – questa si –  deve spaventarci. Così come l’idea di diventare progressivamente codardi, stanchi, senza più spirito vitale.

Dobbiamo respirare e assorbire lo spirito indomabile che ha permeato i Samurai, i Ronin (Samurai senza padrone), i Missionari veri, i profeti, i ricercatori, e tantissimi esseri umani che hanno rischiato – senza pretesa di fama e onore, agendo ogni giorno, per lasciare un mondo migliore.

Lo spirito, l’idea e l’amore non si possono distruggere.

Possiamo cancellare i confini dentro i quali erano racchiusi.

Ma essi rimarranno sempre con noi.

Albert Einstein

e – ripetendomi…  non mi stanco di ripetere questa affermazione… “dobbiamo respirare e assorbire lo spirito indomabile che ha permeato i samurai, i ronin, i missionari veri, i profeti, i ricercatori, e i tantissimi esseri umani che hanno rischiato – senza pretesa di fama e onore, agendo ogni giorno, per lasciare un mondo migliore”

(Trevisani  Daniele., Personal Energy, Milano, Franco Angeli).

Per chi interessa, il volume è in italiano, si trova in qualsiasi libreria o al massimo lo ordinano. se si vuole comprare online su IBS questo è il sito http://www.ibs.it/code/9788820411893/trevisani-daniele/personal-energy-una-mappa.html?shop=4636

Villaggio_di_DAN_JAR_militari_italiani_prestano_assistenza_sanitaria_alla_popolazione_672-458_resizefirefighters3gruppone 1 ridotta

(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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In una battaglia, chi vorresti al tuo fianco?

Bene… quella persona devi diventare tu.

 (Daniele Trevisani)

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L’energia e la forza hanno un potere enorme: creano.

La forza, nelle sue mille manifestazioni – fisica, mentale, progettuale – genera. Può creare un mondo migliore. Così come la sua assenza uccide.

L’energia personale trasuda da persone minute come Madre Teresa di Calcutta, così come da atleti fisicamente potenti che trovano lo spirito per salire sul ring, resistere a colpi massacranti e controbattere.

La troviamo in chi si dedica agli altri, a ricercare, ad esplorare l’universo o la mente. La troviamo in chi si impegna nell’aiutare gli altri.

Ogni giorno in cui ci dedichiamo energie alla nostra crescita spirituale, fisica, mentale, è un omaggio alla vita. La nostra forza aumenta.

E ogni volta che ne facciamo buon uso, qualcuno in cielo ringrazia.

Anche una pianta o un insetto sono immersi in questo viaggio chiamato vita, ma, a differenza di noi, non possono riflettere su di sé o sul senso da dare al viaggio. Se sia meglio o peggio per loro, non lo sappiamo. Ci sono pro e contro. Per quanto mi riguarda, dato che questa occasione che mi viene data una sola volta, voglio sfruttarla. E so che per lottare serve forza, quantomeno, forza di spirito.

Se ci è data una “possibilità” di farlo, non la dobbiamo sprecare.

È una possibilità che non tutti sfruttano: sviluppare piena autocoscienza su chi sei, chiedersi che significato ha il tuo esistere. Che valore hanno le tue azioni. Giorno dopo giorno.

In altre parole, la volontà di dare senso al tuo viaggio.

Per rendere positivo il viaggio ci sono tante cose da imparare. Alcune facili, alcune difficili. Credo sia bene imparare partendo dalle piccole cose.

Ad esempio, alzarsi la mattina. Alzarsi e sentire la “sacralità” del fatto di essere vivi non è solo un vago sentimento, ma è una competenza – una precisa competenza  o abilità mentale- qualcosa che quindi possiamo apprendere, possiamo sviluppare. Anche solo questa micro-competenza ci offre la grande possibilità di dare un “colore” del tutto particolare all’inizio di un giorno, vada come vada il resto della giornata. E se applichiamo questo atteggiamento all’intera vita, ne potranno emergere grandi cose.

Il gesto quotidiano dell’alzarsi con il quale iniziamo a rendere omaggio ad un viaggio che a noi è stato permesso, e a tanti è stato negato.

Di questo omaggio, la vita, dobbiamo essere fieri.

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore