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Il Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva e Resilienza Emotiva è il dott. Daniele Trevisani, in base ad una speciale classifica di Google Scholar che valuta numero, qualità e continuità delle Pubblicazioni. Il Dott. Daniele Trevisani, laureato con Lode in DAMS-Comunicazione con la prima tesi in Italia sulla Comunicazione Interculturale, ha poi ottenuto il Master of Arts in Communication presso la University of Florida con onori  accademici e la specializzazione in Comunicazione Interculturale alla American University of Washington, DC. Dal 1991 svolge attività di consulenza per primarie aziende italiane ed estere, con oltre 200 diverse aziende formate. Per le sue ricerche e contributi alla materia dell’intelligenza emotiva nella comunicazione ha ricevuto l’onorificenza Fulbright(Governo USA)

Contatta il Dott. Daniele Trevisani per corsi o coaching sull’intelligenza emotiva tramite questo form, ti ricontatteremo al più presto.

La Danza dell’Intelligenza Emotiva e della Resilienza Emotiva

L’aria era densa di emozioni nella piccola sala riunioni, mentre un gruppo di colleghi si sedeva in cerchio per discutere della recente sfida che l’azienda stava affrontando. Elena, la leader del team, sapeva che gestire le emozioni di tutti era cruciale in quel momento. La sua intelligenza emotiva, affinata nel corso degli anni, le permetteva di percepire le sfumature sottili nelle espressioni dei suoi colleghi e di comprendere il clima emotivo della stanza.

L’Intelligenza Emotiva (IE) è un elemento chiave per il successo personale e professionale. Consiste nella consapevolezza e nella gestione delle proprie emozioni, nonché nella capacità di comprendere e influenzare le emozioni degli altri. Tuttavia, l’IE da sola potrebbe non essere sufficiente in momenti di crisi o di sfide significative. È qui che entra in gioco la Resilienza Emotiva.

La Resilienza Emotiva è la capacità di affrontare le avversità, adattarsi ai cambiamenti e riprendersi dalle difficoltà emotive. Essa si nutre dell’Intelligenza Emotiva, diventando il baluardo che ci permette di superare le tempeste emotive senza romperci. Nella danza sottile tra Intelligenza Emotiva e Resilienza Emotiva, emergono strategie e competenze che rendono possibile affrontare le sfide con coraggio e determinazione.

Elena prese la parola con calma, consapevole che la sua espressione e tono di voce influenzavano il clima emotivo del gruppo. Utilizzando la sua Intelligenza Emotiva, comunicò empatia e comprensione, condividendo le proprie emozioni senza perdere il controllo. Questo gesto aprì la strada per una discussione aperta e costruttiva.

Nel corso della riunione, emersero diversi elementi chiave della Resilienza Emotiva. La capacità di tollerare l’incertezza, adattarsi ai cambiamenti e mantenere una visione ottimistica del futuro erano tra le competenze chiave che il team avrebbe dovuto coltivare. Inoltre, la consapevolezza delle proprie forze e debolezze emotive era fondamentale per affrontare le sfide in modo costruttivo.

Durante le settimane successive, il team lavorò insieme per implementare strategie basate sull’Intelligenza Emotiva e sulla Resilienza Emotiva. La consapevolezza delle emozioni individuali e collettive divenne la linfa vitale del gruppo, alimentando la sua capacità di adattamento e di superare gli ostacoli.

Nel corso del tempo, il team non solo superò la sfida, ma ne uscì più forte e coeso. La danza tra Intelligenza Emotiva e Resilienza Emotiva aveva plasmato il percorso del team attraverso le tempeste emotive, rivelando la forza interiore che scaturisce dalla consapevolezza emotiva e dalla capacità di recuperare dopo le difficoltà.

In conclusione, la combinazione di Intelligenza Emotiva e Resilienza Emotiva crea un equilibrio armonioso nella gestione delle emozioni. Questa sinergia diventa la chiave per navigare le acque agitate della vita, permettendoci di ballare con grazia attraverso le sfide e emergere più forti dall’altra parte.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici

Intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva ( EI ) è definita come la capacità di percepire, utilizzare, comprendere, gestire e gestire le emozioni. Le persone con elevata intelligenza emotiva possono riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, utilizzare le informazioni emotive per guidare il pensiero e il comportamento, discernere tra sentimenti diversi ed etichettarli in modo appropriato e adattare le emozioni per adattarsi agli ambienti. [1]

Sebbene il termine sia apparso per la prima volta nel 1964, [2] ha guadagnato popolarità nel libro bestseller del 1995 Intelligenza emotiva del giornalista scientifico Daniel Goleman . Goleman ha definito l’EI come l’insieme di abilità e caratteristiche che guidano le prestazioni di leadership. [3] Alcuni ricercatori suggeriscono che l’intelligenza emotiva può essere appresa e rafforzata, mentre altri sostengono che sia una caratteristica innata. [4]

Sono stati sviluppati vari modelli per misurare l’EI. Nel 1987, Keith Beasley usò il termine Quoziente Emozionale ( QE ) in un articolo, dal nome del Quoziente Intelligente (QI). [5] Il modello dei tratti , sviluppato da Konstantinos V. Petrides nel 2001, si concentra sull’autodenuncia delle disposizioni comportamentali e delle abilità percepite. [6] Il modello di abilità (Mayeret al., 2023) si concentra sulla capacità dell’individuo di elaborare le informazioni emotive e di utilizzarle per navigare nell’ambiente sociale . [7] Il modello originale di Goleman può ora essere considerato un modello misto che combina ciò che da allora è stato modellato separatamente come EI dell’abilità e EI del tratto .

La ricerca recente si è concentrata sul riconoscimento delle emozioni , che si riferisce all’attribuzione di stati emotivi sulla base dell’osservazione di segnali non verbali visivi e uditivi. [8] Inoltre, gli studi neurologici hanno cercato di caratterizzare i meccanismi neurali dell’intelligenza emotiva. [9]

Gli studi dimostrano che esiste una correlazione tra persone con elevata IE e prestazioni lavorative positive, [10] sebbene non sia stata dimostrata alcuna relazione causale . L’IE è tipicamente associata all’empatia perché coinvolge una persona che collega le proprie esperienze personali con quelle degli altri. Dalla sua diffusione negli ultimi decenni, i metodi per sviluppare l’IE sono diventati ricercati da persone che cercano di diventare leader più efficaci. [11]

Le critiche si sono concentrate sul fatto se l’IE sia una vera intelligenza e se abbia una validità incrementale rispetto al QI e ai tratti della personalità dei Big Five . [12] [13] Tuttavia, le meta-analisi hanno scoperto che alcune misure di EI hanno validità anche quando si controlla il QI e la personalità. [14] [15]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Storia

Il concetto di forza emotiva è stato introdotto da Abraham Maslow negli anni ’50. [16] Il termine “intelligenza emotiva” sembra essere apparso per la prima volta in un articolo del 1964 di Michael Beldoch, [17] e nell’articolo del 1966 di B. Leuner intitolato Emotional Intelligence and Emancipation , apparso sulla rivista psicoterapeutica Practice of Child Psychology and psichiatria infantile . [18]

Nel 1983, Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences di Howard Gardner [ 19] introdusse l’idea che i tipi tradizionali di intelligenza, come il QI , non riescono a spiegare completamente l’abilità cognitiva. Ha introdotto l’idea di intelligenze multiple che includevano sia l’intelligenza interpersonale (la capacità di comprendere le intenzioni, le motivazioni e i desideri di altre persone) sia l’intelligenza intrapersonale (la capacità di comprendere se stessi, di apprezzare i propri sentimenti, paure e motivazioni). [20]

Il primo uso pubblicato del termine “EQ” (quoziente emotivo) è un articolo di Keith Beasley nel 1987 sulla rivista britannica Mensa . [5]

Nel 1989, Stanley Greenspan propose un modello per descrivere l’EI, seguito da un altro da Peter Salovey e John Mayer l’anno successivo. [21]

Tuttavia, il termine divenne ampiamente noto con la pubblicazione del libro di Goleman: Intelligenza Emotiva – Perché può importare più del QI (1995). [22] È allo status di bestseller di questo libro che il termine può attribuire la sua popolarità. [23] Goleman ha poi pubblicato diverse pubblicazioni simili che rafforzano l’uso del termine. [24] [25]

Verso la fine del 1998, l’articolo di Goleman sulla Harvard Business Review intitolato “What Makes a Leader?” [3] ha attirato l’attenzione del senior management della Johnson & Johnson’s Consumer Companies (JJCC). L’articolo parlava dell’importanza dell’intelligenza emotiva (EI) nel successo della leadership e citava diversi studi che dimostravano che l’intelligenza emotiva è spesso il fattore distintivo tra i grandi leader e i leader medi. JJCC ha finanziato uno studio che ha concluso che esiste una forte relazione tra leader con prestazioni superiori e competenza emotiva , supportando i suggerimenti dei teorici secondo cui l’insieme di competenze sociali, emotive e relazionali denominato Intelligenza Emotiva è un fattore distintivo nelle prestazioni di leadership. [26]

I test che misurano l’IE non hanno sostituito i test del QI come metrica standard dell’intelligenza, [27] e l’intelligenza emotiva ha ricevuto critiche riguardo al suo ruolo nella leadership e nel successo aziendale. [28]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Definizioni

L’intelligenza emotiva è stata definita, da Peter Salovey e John Mayer, come “la capacità di monitorare le proprie emozioni e quelle degli altri, di discriminare tra emozioni diverse ed etichettarle in modo appropriato, e di utilizzare le informazioni emotive per guidare il pensiero e il comportamento”. Questa definizione è stata successivamente scomposta e perfezionata in quattro abilità proposte: percepire, utilizzare, comprendere e gestire le emozioni. Queste abilità sono distinte ma correlate. [1]

L’intelligenza emotiva riflette anche la capacità di unire intelligenza, empatia ed emozioni per migliorare il pensiero e la comprensione delle dinamiche interpersonali. [29] Tuttavia, esiste un sostanziale disaccordo riguardo alla definizione di EI, rispetto sia alla terminologia che all’operazionalizzazione. Attualmente esistono tre modelli principali di EI:

  1. Modello di abilità
  2. Modello misto (solitamente sussunto sotto il tratto EI) [30] [31]
  3. Modello di tratto

Diversi modelli di EI hanno portato allo sviluppo di vari strumenti per la valutazione del costrutto. Sebbene alcune di queste misure possano sovrapporsi, la maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che utilizzano costrutti diversi.

I modelli di abilità specifici affrontano i modi in cui le emozioni facilitano il pensiero e la comprensione. Ad esempio, le emozioni possono interagire con il pensiero e consentire alle persone di essere decisori migliori. [29] Una persona che è più emotivamente reattiva alle questioni cruciali si occuperà degli aspetti più cruciali della propria vita. [29] Il fattore di facilitazione emotiva implica anche saper includere o escludere le emozioni dal pensiero, a seconda del contesto e della situazione. [ necessita di modifica della copia ] [29] Questa abilità [ specificare ] è correlata a [ vago ] ragionamento emotivo e comprensione in risposta alle persone, all’ambiente e alle circostanze che si incontrano. [29]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Modello di abilità

Salovey e Mayer si sforzano di definire l’IE entro i confini dei criteri standard per una nuova intelligenza. [32] A seguito della loro continua ricerca, la loro definizione iniziale di EI è stata rivista in “La capacità di percepire le emozioni, integrare le emozioni per facilitare il pensiero, comprendere le emozioni e regolare le emozioni per promuovere la crescita personale”. Tuttavia, dopo aver portato avanti ulteriori ricerche, la loro definizione di IE si è evoluta in “la capacità di ragionare sulle emozioni, e delle emozioni, per migliorare il pensiero. Include la capacità di percepire accuratamente le emozioni, di accedere e generare emozioni in modo da assistere il pensiero, per comprendere le emozioni e la conoscenza emotiva e regolare riflessivamente le emozioni in modo da promuovere la crescita emotiva e intellettuale.” [7]

Il modello basato sulle abilità vede le emozioni come utili fonti di informazione che aiutano a dare un senso e a navigare nell’ambiente sociale. [33] [34] Il modello propone che gli individui differiscano nella loro capacità di elaborare informazioni di natura emotiva e nella loro capacità di mettere in relazione l’elaborazione emotiva con una cognizione più ampia. Questa capacità si manifesta in alcuni comportamenti adattivi. Il modello afferma che l’EI comprende quattro tipi di abilità:

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Percepire le emozioni

la capacità di rilevare e decifrare le emozioni in volti, immagini, voci e artefatti culturali, inclusa la capacità di identificare le proprie emozioni. La percezione delle emozioni è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva, poiché rende possibili tutte le altre elaborazioni delle informazioni emotive.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Usare le emozioni

la capacità di sfruttare le emozioni per facilitare varie attività cognitive, come il pensiero e la risoluzione dei problemi. La persona emotivamente intelligente può sfruttare appieno i suoi mutevoli stati d’animo per adattarsi al meglio al compito da svolgere.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Comprendere le emozioni

la capacità di comprendere il linguaggio delle emozioni e di apprezzare le relazioni complesse tra le emozioni. Ad esempio, la comprensione delle emozioni comprende la capacità di essere sensibili alle leggere variazioni tra le emozioni e la capacità di riconoscere e descrivere come le emozioni si evolvono nel tempo.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Gestire le emozioni

la capacità di regolare le emozioni sia in noi stessi che negli altri. La persona emotivamente intelligente può sfruttare le emozioni, anche quelle negative, e gestirle per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il modello EI delle abilità è stato criticato per la mancanza di validità e di validità predittiva sul posto di lavoro. [35] Tuttavia, in termini di validità di costrutto , i test di abilità EI hanno un grande vantaggio rispetto alle scale di autovalutazione dell’EI perché confrontano la prestazione massima individuale con scale di prestazione standard e non si basano sull’approvazione da parte degli individui di dichiarazioni descrittive su se stessi. [36]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Misurazione

L’attuale misura del modello di EI di Mayer e Salovey, il Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test (MSCEIT), si basa su una serie di elementi di risoluzione dei problemi basati sulle emozioni. [34] [37] Coerentemente con l’affermazione del modello secondo cui l’IE è un tipo di intelligenza, il test è modellato su test del QI basati sulle abilità . Testando le abilità di una persona su ciascuno dei quattro rami dell’intelligenza emotiva, si generano punteggi per ciascuno dei rami e un punteggio totale.

Centrale nel modello a quattro rami è l’idea che l’EI richieda la sintonia con le norme sociali . Pertanto, il MSCEIT viene valutato in base al consenso , con punteggi più alti che indicano una maggiore sovrapposizione tra le risposte di un individuo e quelle fornite da un campione mondiale di intervistati. Il MSCEIT può anche essere valutato da esperti in modo che venga calcolata la quantità di sovrapposizione tra le risposte di un individuo e quelle fornite da un gruppo di 21 ricercatori sulle emozioni . [34]

Sebbene promosso come test di abilità, il test MSCEIT è diverso dai test del QI standard in quanto i suoi elementi non hanno risposte oggettivamente corrette. Tra le altre sfide, il criterio del punteggio di consenso significa che è impossibile creare elementi (domande) che solo una minoranza di intervistati può risolvere, perché, per definizione, le risposte sono ritenute emotivamente “intelligenti” solo se la maggioranza del campione le ha approvate. . Questo e altri problemi simili hanno portato alcuni esperti di abilità cognitive a mettere in discussione la definizione di IE come vera intelligenza. [38]

In uno studio di Føllesdal, [39] i risultati dei test MSCEIT di 111 leader aziendali sono stati confrontati con il modo in cui i loro dipendenti descrivevano il loro leader. Si è riscontrato che non c’erano correlazioni tra i risultati dei test di un leader e il modo in cui veniva valutato dai dipendenti, per quanto riguarda l’ empatia , la capacità di motivare e l’efficacia del leader. Føllesdal ha criticato anche la società canadese Multi-Health Systems, che gestisce il test. Il test contiene 141 domande ma dopo la pubblicazione del test si è riscontrato che 19 di queste non davano le risposte attese. Ciò ha portato Multi-Health Systems a rimuovere le risposte a queste 19 domande prima di assegnare il punteggio, ma senza dichiararlo ufficialmente.

Altre misurazioni

Varie altre misure specifiche valutano anche l’abilità nell’intelligenza emotiva. Questi includono:

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Analisi diagnostica dell’accuratezza non verbale (DANVA) [40]

La versione Adult Facial include 24 fotografie di pari quantità di espressioni facciali felici, tristi, arrabbiate e paurose di intensità sia alta che bassa, bilanciate per genere. Il compito dei partecipanti è rispondere quale delle quattro emozioni è presente negli stimoli dati.

Test breve di riconoscimento affettivo giapponese e caucasico (JACBART) [41]

I partecipanti cercano di identificare 56 volti di individui caucasici e giapponesi che esprimono sette emozioni quali felicità, disprezzo, disgusto, tristezza, rabbia, sorpresa e paura, che possono anche sfumare per 0,2 secondi in un’emozione diversa.

Test situazionale di comprensione emotiva (STEU) [42]

I partecipanti al test completano 42 domande a scelta multipla valutando se comprendono quale delle cinque emozioni che una persona proverebbe in una determinata situazione. Esiste anche una versione breve (STEU-B) composta da 19 item.

Test situazionale di gestione delle emozioni (STEM) [42]

I partecipanti al test completano 44 domande a scelta multipla in cui selezionano quale delle quattro possibili risposte è l’azione più efficace per gestire le emozioni in una situazione specifica. Esiste anche una versione breve (STEM-B) composta da 18 item.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Modello misto

Il modello introdotto da Daniel Goleman [24] si concentra sull’IE come un’ampia gamma di competenze e abilità che guidano le prestazioni di leadership. Il modello di Goleman delinea cinque principali costrutti EI: [3]

  1. Consapevolezza di sé : la capacità di conoscere le proprie emozioni, i propri punti di forza, di debolezza, le pulsioni, i valori e gli obiettivi e di riconoscere il loro impatto sugli altri utilizzando i sentimenti viscerali per guidare le decisioni
  2. Autoregolamentazione : implica il controllo o il reindirizzamento delle proprie emozioni e impulsi dirompenti e l’adattamento alle mutevoli circostanze
  3. Abilità sociale : gestire le relazioni per andare d’accordo con gli altri
  4. Empatia : considerare i sentimenti degli altri soprattutto quando si prendono decisioni
  5. Motivazione : essere consapevoli di ciò che li motiva

Goleman include un insieme di competenze emotive all’interno di ciascun costrutto dell’IE. Le competenze emotive non sono talenti innati, ma piuttosto capacità apprese su cui è necessario lavorare e che possono essere sviluppate per ottenere prestazioni eccezionali. Goleman postula che gli individui nascono con un’intelligenza emotiva generale che determina il loro potenziale di apprendimento delle competenze emotive. [43] Il modello di EI di Goleman è stato criticato nella letteratura di ricerca come mera ” psicologia pop “. [29]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Misurazione

Due strumenti di misurazione si basano sul modello di Goleman:

  1. L’Emotional Competence Inventory (ECI), creato nel 1999, e l’Emotional and Social Competence Inventory (ESCI), una nuova edizione dell’ECI, sviluppata nel 2007. L’Emotional and Social Competence – University Edition (ESCI-U ) è anche disponibile. Questi strumenti sviluppati da Goleman e Boyatzis forniscono una misura comportamentale delle competenze emotive e sociali.
  2. La valutazione dell’intelligenza emotiva , creata nel 2001 e che può essere considerata come un self-report o una valutazione a 360 gradi. [44]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Modello di tratto

Vedi anche: Teoria dei tratti

Konstantinos V. Petrides ha proposto una distinzione concettuale tra il modello di EI basato sulle abilità e un modello di EI basato sui tratti e ha sviluppato quest’ultimo nel corso di molti anni in numerose pubblicazioni. [45] [46] Il tratto EI è “una costellazione di autopercezioni emotive situate ai livelli inferiori della personalità”. [46] In parole povere, il tratto EI si riferisce all’autopercezione di un individuo delle proprie capacità emotive. Questa definizione di EI comprende le disposizioni comportamentali e le abilità autopercepite ed è misurata tramite auto-relazione , in contrapposizione al modello basato sulle abilità che si riferisce alle abilità effettive, che si sono dimostrate altamente resistenti alla misurazione scientifica. L’EI dei tratti dovrebbe essere studiata all’interno di un quadro di personalità . [47] Un’etichetta alternativa per lo stesso costrutto è tratto di autoefficacia emotiva .

Il modello EI dei tratti è generale e sussume il modello di Goleman discusso sopra. La concettualizzazione dell’IE come tratto della personalità porta a un costrutto che si trova al di fuori della tassonomia delle capacità cognitive umane. Questa è una distinzione importante in quanto riguarda direttamente l’operazionalizzazione del costrutto e le teorie e le ipotesi che vengono formulate al riguardo. [45]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Misurazione

Esistono molte misure di autovalutazione dell’EI, [48] tra cui l’EQ-i, lo Swinburne University Emotional Intelligence Test (SUEIT) e il modello Schutte EI. Nessuno di questi valuta l’intelligenza, le abilità o le abilità (come spesso affermano i loro autori), ma piuttosto sono misure limitate dell’intelligenza emotiva dei tratti. [46] La misura più utilizzata e ampiamente studiata dell’intelligenza emotiva self-report o self-schema (come viene attualmente definita) è l’EQ-i 2.0. [ citazione necessaria ] Originariamente noto come BarOn EQ-i, è stata la prima misura di autovalutazione dell’intelligenza emotiva disponibile, l’unica misura precedente al libro bestseller di Goleman. [ citazione necessaria ]

Il Trait Emotional Intelligence Questionnaire (TEIQue) fornisce un’operazionalizzazione del modello di Konstantinos V. Petrides e colleghi, che concettualizza l’IE in termini di personalità. [49] Il test comprende 15 sottoscale organizzate in quattro fattori: benessere , autocontrollo , emotività e socievolezza . Le proprietà psicometriche del TEIQue sono state studiate in uno studio su una popolazione di lingua francese, dove è stato riportato che i punteggi TEIQue erano globalmente distribuiti normalmente e affidabili . [50]

I ricercatori hanno scoperto che i punteggi TEIQue non erano correlati al ragionamento non verbale ( matrici di Raven ), che hanno interpretato come supporto per la visione dei tratti della personalità dell’EI (in contrasto con l’idea che sia una forma di intelligenza). Come previsto, i punteggi TEIQue erano positivamente correlati ad alcuni dei Big Five tratti della personalità ( estroversione , gradevolezza , apertura , coscienziosità ) e inversamente correlati ad altri ( alessitimia , nevroticismo ). Sono stati condotti numerosi studi genetici quantitativi all’interno del modello EI dei tratti, che hanno rivelato effetti genetici ed ereditarietà significativi per tutti i punteggi EI dei tratti. [51] Due studi (uno una meta-analisi) che prevedevano confronti diretti di più test EI hanno prodotto risultati molto favorevoli per TEIQue. [31] [52]

La teoria dei Big Five Personality Traits offre un quadro semplice per comprendere e migliorare le relazioni scoprendo le motivazioni dietro i comportamenti delle persone. Questa teoria è ugualmente preziosa per la consapevolezza di sé e per migliorare le dinamiche interpersonali. Chiamato anche modello dei cinque fattori, il modello Big Five è la teoria della personalità più ampiamente accettata. Suggerisce che la personalità può essere distillata in cinque dimensioni fondamentali, spesso ricordate come CANOA o OCEAN (coscienziosità, gradevolezza, nevroticismo, apertura, estroversione). In contrasto con altre teorie sui tratti che classificano gli individui in categorie binarie (ad esempio introverso o estroverso), il modello Big Five afferma che ogni tratto della personalità esiste in uno spettro. Di conseguenza, gli individui si posizionano lungo un continuum tra due poli contrastanti. [53]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Effetti generali

Una revisione pubblicata sull’Annual Review of Psychology nel 2008 ha rilevato che una maggiore intelligenza emotiva è positivamente correlata con: [29]

  1. Migliori relazioni sociali per i bambini – Tra i bambini e gli adolescenti, l’intelligenza emotiva è correlata positivamente con buone interazioni e relazioni sociali e negativamente con la devianza dalle norme sociali e il comportamento antisociale misurati sia dentro che fuori la scuola, come riportato dai bambini stessi, dai loro genitori. familiari e i loro insegnanti.
  2. Migliori relazioni sociali per gli adulti – Un’elevata intelligenza emotiva tra gli adulti è correlata con una migliore percezione di sé delle capacità sociali e relazioni interpersonali di maggior successo, con meno aggressività e problemi interpersonali.
  3. Le persone altamente emotivamente intelligenti sono percepite più positivamente dagli altri – Le altre persone percepiscono quelle con un’elevata IE come più piacevoli, socialmente abili ed empatiche.
  4. Migliori risultati accademici [54] – L’intelligenza emotiva è correlata con maggiori risultati accademici come riportato dagli insegnanti, ma generalmente non con voti più alti una volta preso in considerazione il fattore QI.
  5. Migliori dinamiche sociali sul lavoro e migliore capacità di negoziazione .
  6. Migliore benessere – L’intelligenza emotiva è correlata positivamente con una maggiore soddisfazione di vita e autostima e minori livelli di insicurezza o depressione. È anche correlato negativamente con scelte e comportamenti sanitari inadeguati.

Le persone emotivamente intelligenti hanno maggiori probabilità di avere una migliore comprensione di se stesse e di prendere decisioni consapevoli basate sulla combinazione di emozioni e logica. Nel complesso, porta una persona all’autorealizzazione . [55]

La rilevanza e l’importanza dell’intelligenza emotiva in contesti di leadership aziendale, negoziazione commerciale e risoluzione delle controversie sono state riconosciute, e le qualifiche professionali e lo sviluppo professionale continuo hanno incorporato aspetti di comprensione delle emozioni e sviluppo di una maggiore comprensione delle interazioni emotive. [56] Soprattutto nel mondo globalizzato, la capacità di essere leader mondiale sta diventando importante. Un elevato QE consente ai leader aziendali di interagire con varie culture diverse e devono sentirsi a proprio agio in questi diversi ambienti culturali, avendo team e organizzazioni diversi. [ editoriale ] L’IE è diventata una parte essenziale della guida di un’organizzazione. [ citazione necessaria ]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Interazioni con altri fenomeni

Bullismo

Articolo principale: bullismo e intelligenza emotiva

Il bullismo è un abuso interazione sociale tra pari che può includere aggressività , molestie e violenza . Il bullismo è tipicamente ripetitivo e messo in atto da coloro che occupano una posizione di potere sulla vittima. Un crescente numero di ricerche illustra una relazione significativa [ chiarimento necessario ] tra bullismo e intelligenza emotiva. [57] Mostra anche che l’intelligenza emotiva è un fattore chiave nella vittimizzazione informatica. [58]

L’intelligenza emotiva (EI) è un insieme di abilità legate alla comprensione, all’uso e alla gestione delle emozioni in relazione a se stessi e agli altri. Mayer et al. definire l’EI come: “percepire accuratamente le emozioni, usare le emozioni per facilitare il pensiero, comprendere le emozioni e gestirle”. [59] Il concetto combina processi emotivi e intellettuali. [60] Una minore intelligenza emotiva sembra essere correlata al coinvolgimento nel bullismo, in quanto bullo e/o vittima di bullismo. L’EI sembra svolgere un ruolo importante sia nel comportamento di bullismo che nella vittimizzazione nel bullismo; dato che l’EI è dimostrato essere [ chiarimenti necessari ] malleabile, l’educazione all’EI potrebbe migliorare le iniziative di prevenzione e intervento del bullismo. [61]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Prestazioni di lavoro

Articolo principale: prestazioni lavorative e intelligenza emotiva

Una meta-analisi dell’intelligenza emotiva e della prestazione lavorativa ha mostrato correlazioni di r = 0,20 (per prestazione lavorativa e abilità EI) e r = 0,29 (per prestazione lavorativa ed EI mista). [15] Ricerche precedenti sull’IE e sulla prestazione lavorativa avevano mostrato risultati contrastanti: in alcuni studi è stata trovata una relazione positiva, mentre in altri non c’era alcuna relazione o era incoerente. [15] Ciò ha portato i ricercatori Cote e Miners [62] a offrire un modello compensativo tra EI e QI, che presuppone che l’associazione tra EI e prestazioni lavorative diventi più positiva al diminuire dell’intelligenza cognitiva, un’idea proposta per la prima volta nel contesto delle prestazioni accademiche. . [63] [ citazione completa necessaria ] I risultati del primo studio [ specificare ] hanno supportato il modello compensativo: i dipendenti con un basso QI ottengono prestazioni più elevate nei compiti e un comportamento di cittadinanza organizzativa diretto all’organizzazione, maggiore è la loro IE. È stato inoltre osservato che non esiste un legame significativo tra intelligenza emotiva e atteggiamento-comportamento lavorativo. [64]

Un altro studio suggerisce che l’EI non è necessariamente un tratto universalmente positivo. [65] Lo studio ha rilevato una correlazione negativa tra EI e richieste di lavoro manageriale [ chiarimento necessario ] ; mentre con bassi livelli di richieste di lavoro manageriale, hanno riscontrato una relazione negativa tra EI ed efficacia del lavoro di squadra. Una spiegazione per questo [ come? ] potrebbero esserci differenze di genere nell’IE , poiché le donne tendono a ottenere punteggi più alti rispetto agli uomini. [13] Ciò promuove l’idea che il contesto lavorativo gioca un ruolo nelle relazioni tra EI, efficacia del lavoro di squadra e prestazioni lavorative.

Un altro studio ha valutato un possibile legame tra EI e comportamenti e successo imprenditoriali. [66]

Sebbene gli studi tra intelligenza emotiva (EI) e prestazioni lavorative abbiano mostrato risultati contrastanti di correlazioni alte e basse, l’IE è innegabilmente un predittore migliore rispetto alla maggior parte dei metodi di assunzione comunemente utilizzati nelle aziende, come le lettere di referenza o le lettere di accompagnamento . Nel 2008, 147 aziende e società di consulenza negli Stati Uniti avevano sviluppato programmi che prevedevano l’EI per la formazione e l’assunzione dei dipendenti. [15] Van Rooy e Viswesvaran [67] hanno dimostrato che l’IE era significativamente correlato con diversi domini della performance, che andavano da .24 per la prestazione lavorativa a .10 per la prestazione accademica. I dipendenti con un alto livello di IE sarebbero più consapevoli delle proprie emozioni e di quelle degli altri, il che, a sua volta, potrebbe portare le aziende a maggiori profitti e meno spese inutili. [ Come? ] Ciò è particolarmente importante per i manager espatriati, che devono affrontare emozioni e sentimenti contrastanti, adattandosi a una nuova cultura lavorativa. [67] I dipendenti con un alto livello di IE mostrano maggiore fiducia nei loro ruoli, che consentono loro di affrontare positivamente compiti impegnativi. [68]

Secondo un libro scientifico del giornalista Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva conta più del QI per il successo professionale. [69] Altri studi hanno sostenuto che i dipendenti con un alto livello di IE ottengono risultati sostanzialmente migliori rispetto ai dipendenti con un basso livello di IE. Questo viene misurato mediante autovalutazioni e diversi indicatori di prestazione lavorativa, come salari, promozioni e aumenti salariali. [70] Secondo Lopes et al. [71] L’EI contribuisce allo sviluppo di relazioni forti e positive con i colleghi e al rendimento efficiente nei gruppi di lavoro. Ciò avvantaggia le prestazioni dei lavoratori fornendo supporto emotivo e risorse strumentali necessarie per avere successo nei loro ruoli. [72] I dipendenti emotivamente intelligenti dispongono di risorse migliori per affrontare situazioni stressanti e compiti impegnativi, che consentono loro di ottenere risultati migliori in tali situazioni. [71] Ad esempio, Law et al. [70] hanno scoperto che l’EI era il miglior predittore della prestazione lavorativa oltre le capacità cognitive generali tra gli scienziati IT di un’azienda informatica in Cina.

Quando si esamina la connessione tra prestazione lavorativa e intelligenza emotiva, è essenziale tenere conto dell’impatto della ” gestione “, che indica un rapporto positivo tra un dipendente e il suo supervisore. [73] Ricerche precedenti hanno rilevato che la qualità di questa relazione potrebbe influenzare le valutazioni soggettive delle prestazioni lavorative. [74] I dipendenti con una forte intelligenza emotiva tendono a dedicare più tempo a coltivare il loro rapporto con i supervisori. Di conseguenza, quelli con un EI più elevato hanno maggiori probabilità di ottenere risultati favorevoli nelle valutazioni delle prestazioni rispetto a quelli con un EI inferiore. [68]

Sulla base di approcci teorici e metodologici, le misure di EI sono classificate in tre flussi principali: (1) misure basate sulle abilità (ad esempio MSCEIT), (2) autovalutazioni delle misure di abilità (ad esempio SREIT, SUEIT e WLEIS) e (3) modelli misti (ad esempio AES, ECI, questionario EI, EIS, EQ-I e GENOS), che includono misure di EI e abilità sociali tradizionali. [75] O’Boyle Jr. et al. [14] hanno scoperto che i tre flussi di EI insieme avevano una correlazione positiva di 0,28 con la prestazione lavorativa. Allo stesso modo, ciascuno dei flussi EI ha ottenuto indipendentemente una correlazione positiva rispettivamente di 0,24, 0,30 e 0,28. I flussi 2 e 3 hanno mostrato una validità incrementale nel predire la prestazione lavorativa al di là della personalità ( modello a cinque fattori ) e dell’abilità cognitiva generale . Entrambi i flussi 2 e 3 erano il secondo predittore più importante della prestazione lavorativa, al di sotto delle capacità cognitive generali. Il flusso 2 spiega il 13,6% della varianza totale, mentre il flusso 3 spiega il 13,2%. Per esaminare l’attendibilità di questi risultati, è stata sviluppata un’analisi dei bias di pubblicazione. I risultati hanno indicato che gli studi sulla correlazione EI-performance lavorativa prima del 2010 non presentano prove sostanziali [ citazione necessaria ] per suggerire la presenza di bias di pubblicazione . Notando che O’Boyle Jr. et al. [14] avevano incluso le prestazioni di autovalutazione e quelle accademiche nella loro meta-analisi, Joseph, Jin, Newman e O’Boyle [15] hanno collaborato per aggiornare la meta-analisi per concentrarsi specificamente sulle prestazioni lavorative; Utilizzando misure di prestazione lavorativa, questi autori hanno mostrato r = 0,20 (per prestazione lavorativa e abilità EI) e r = 0,29 (per prestazione lavorativa ed EI mista). [15]

Il Consortium for Research on Emotional Intelligence in Organizations sostiene che esiste un business case a favore dell’intelligenza emotiva [76] ma, nonostante la validità dei risultati precedenti, alcuni ricercatori si chiedono ancora se la correlazione EI-performance lavorativa abbia un impatto reale sulle strategie aziendali . I critici sostengono che la popolarità degli studi sull’EI è dovuta alla pubblicità sui media, piuttosto che a risultati scientifici oggettivi. [62] Inoltre, la relazione tra prestazioni lavorative e IE non è così forte come suggerito. Questa relazione richiede la presenza di altri costrutti per ottenere risultati importanti. Ad esempio, gli studi hanno scoperto che l’EI è positivamente associata all’efficacia del lavoro di squadra in contesti lavorativi con elevate richieste di lavoro manageriale, il che migliora le prestazioni lavorative. Ciò è dovuto all’attivazione di forti emozioni durante la prestazione in questo contesto lavorativo. In questo scenario, gli individui emotivamente intelligenti mostrano un insieme migliore di risorse per avere successo nei loro ruoli. Tuttavia, gli individui con un’elevata IE mostrano un livello di prestazione simile rispetto ai dipendenti non emotivamente intelligenti in diversi contesti lavorativi. [65] Inoltre, Joseph e Newman [13] suggeriscono che le componenti di percezione emotiva e regolazione emotiva dell’IE contribuiscono fortemente alla prestazione lavorativa in contesti lavorativi di elevate richieste emotive. Moon e Hur [77] hanno scoperto che l’esaurimento emotivo (“burn-out”) influenza in modo significativo la relazione prestazione lavorativa-EI. L’esaurimento emotivo ha mostrato un’associazione negativa con due componenti dell’EI (ottimismo e abilità sociali). Questa associazione ha avuto un impatto negativo anche sulle prestazioni lavorative. [ chiarimento necessario ] Quindi, la relazione prestazione lavorativa-EI è più forte in contesti di elevato esaurimento emotivo o burn-out; in altre parole, i dipendenti con alti livelli di ottimismo e abilità sociali possiedono risorse migliori per sovraperformare quando affrontano contesti di elevato esaurimento emotivo .

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Leadership e Direzione/Comando

Diversi studi tentano di studiare la relazione tra EI e leadership. Sebbene l’IE svolga un ruolo positivo nell’efficacia della leadership, ciò che rende efficace un leader è ciò che fa con il suo ruolo, piuttosto che le sue capacità e abilità interpersonali. Sebbene in passato un leader bravo ed efficace dasse ordini e controllasse le prestazioni complessive dell’organizzazione, oggigiorno quasi tutto è diverso: ora ci si aspetta che i leader motivino e creino un senso di appartenenza che faccia sentire i dipendenti a proprio agio, facendoli quindi lavorare di più. effettivamente. [78]

Ciò non significa che le azioni siano più importanti dell’intelligenza emotiva. I leader hanno ancora bisogno di crescere emotivamente per gestire lo stress, l’equilibrio della vita e altre cose. [79] Un modo corretto per crescere emotivamente, ad esempio, è sviluppare un senso di empatia poiché l’empatia è un fattore chiave quando si tratta di intelligenza emotiva. In uno studio condotto per analizzare la relazione tra l’IE dei consulenti scolastici e le capacità di leadership, si è concluso [ come? ] che diversi partecipanti erano buoni leader perché la loro intelligenza emotiva è stata sviluppata nella preparazione dei consulenti, dove viene insegnata l’empatia. [80]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Salute

Una meta-analisi del 2007 di 44 dimensioni degli effetti di Schutte et al. hanno scoperto che l’intelligenza emotiva era associata a una migliore salute mentale e fisica. In particolare, il tratto EI aveva la più forte associazione con la salute mentale e fisica. [81] Ciò è stato replicato nel 2010 dalla ricercatrice Alexandra Martins che ha scoperto che l’EI del tratto è un forte predittore della salute dopo aver condotto una meta-analisi basata su 105 dimensioni dell’effetto e 19.815 partecipanti. Questa meta-analisi ha anche indicato che questa linea di ricerca ha raggiunto sufficiente sufficienza e stabilità per concludere che l’EI è un predittore positivo per la salute. [31]

Uno studio precedente di Mayer e Salovey ha sostenuto che un’elevata IE può aumentare il benessere grazie al suo ruolo nel migliorare le relazioni. [82]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Autostima

Uno studio del 2012 condotto in India ha esaminato in modo incrociato l’intelligenza emotiva, l’autostima e la dipendenza dalla marijuana . [83] Su un campione di 200 soggetti, 100 dei quali erano dipendenti dalla cannabis e gli altri 100 emotivamente sani, il gruppo dipendente ha ottenuto un punteggio eccezionalmente basso sull’EI rispetto al gruppo di controllo. Hanno anche scoperto che anche il gruppo dipendente aveva un punteggio basso in termini di autostima rispetto al gruppo di controllo.

Un altro studio del 2010 ha esaminato se bassi livelli di IE avessero o meno una relazione con il grado di dipendenza da droga e alcol in Australia. [84] Nella valutazione di 103 residenti in un centro di riabilitazione dalla droga, hanno esaminato la loro IE insieme ad altri fattori psicosociali in un intervallo di trattamento di un mese. Hanno scoperto che i punteggi EI dei partecipanti miglioravano man mano che i loro livelli di dipendenza diminuivano come parte del trattamento.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Rendimento scolastico

Una meta-analisi del 2020 ha mostrato che gli studenti con una maggiore intelligenza emotiva mostrano risultati accademici più elevati a scuola. [54] Questo era un riepilogo di oltre 1.246 effetti provenienti da 158 studi diversi, con una dimensione del campione di 42.529. Gli studenti con una maggiore intelligenza emotiva hanno ottenuto punteggi migliori nei test standardizzati e hanno ottenuto voti più alti. L’effetto è stato significativamente maggiore per le aree di studio delle discipline umanistiche rispetto a quelle scientifiche/matematiche, e significativamente maggiore per le abilità dell’intelligenza emotiva (misurate con compiti oggettivi), rispetto alle scale di valutazione dell’intelligenza emotiva . L’associazione tra intelligenza emotiva e risultati accademici più elevati era ancora significativa anche dopo aver considerato l’effetto della personalità e dell’intelligenza dei Big Five degli studenti.

Ci sono tre ragioni per cui una maggiore intelligenza emotiva potrebbe predire un rendimento scolastico migliore. In primo luogo, gli studenti emotivamente intelligenti sono in grado di regolare le proprie emozioni a scuola: sono in grado di controllare l’ansia che circonda i test e le valutazioni, e la noia quando il materiale non è intrinsecamente interessante. Ciò significa che le loro emozioni non ostacolano i punteggi dei test o la loro capacità di apprendere. In secondo luogo, gli studenti emotivamente intelligenti sono in grado di costruire migliori relazioni sociali con gli altri studenti e con gli istruttori. Ciò significa che hanno fonti di aiuto quando necessario: altri studenti e insegnanti sono più disposti ad aiutarli quando si trovano in difficoltà. In terzo luogo, alcune delle capacità dell’intelligenza emotiva (comprensione delle emozioni, ad esempio) si sovrappongono ai contenuti accademici, in particolare nelle discipline umanistiche. Cioè, analizzare i temi universali della letteratura o le forze sociali alla base degli eventi storici richiede una conoscenza delle emozioni umane.

Landy distingue tra la discussione “commerciale” e quella “accademica” dell’EI, basando questa distinzione sul presunto potere predittivo dell’EI così come visto da ciascuno dei due. [86] Secondo Landy, il primo fa affermazioni espansive sul valore applicato dell’EI, mentre il secondo cerca di mettere in guardia gli utenti da queste affermazioni. Ad esempio, Goleman (1998) [ ambiguo ] [ citazione completa necessaria ] afferma che “i leader più efficaci sono simili in un aspetto cruciale: hanno tutti un alto grado di quella che è diventata nota come intelligenza emotiva…. l’intelligenza emotiva è la condizione sine qua non della leadership”. Al contrario, Mayer (1999) [ citazione completa necessaria ] avverte che “l’implicazione della letteratura popolare – che le persone altamente emotivamente intelligenti possiedono un vantaggio assoluto nella vita – appare attualmente eccessivamente entusiasta e non comprovata da ragionevoli standard scientifici”. Landy rafforza ulteriormente questa argomentazione sottolineando che i dati su cui si basano queste affermazioni sono conservati in “database proprietari”, il che significa che non sono disponibili a ricercatori indipendenti per rianalisi, replica o verifica. [86]

È difficile creare misure oggettive dell’intelligenza emotiva e dimostrare la sua influenza sulla leadership poiché molte scale sono misure di autovalutazione. [87]

In uno scambio accademico del 2009, Antonakis e Ashkanasy/Dasborough concordavano per lo più sul fatto che i ricercatori che testano se l’EI è importante per la leadership non lo hanno fatto utilizzando solidi progetti di ricerca; pertanto, attualmente non esistono prove concrete che dimostrino che l’IE preveda i risultati della leadership tenendo conto della personalità e del QI. [88] Antonakis ha sostenuto che l’EI potrebbe non essere necessaria per l’efficacia della leadership (si è riferito a questo come il fenomeno della “maledizione delle emozioni”, perché i leader che sono troppo sensibili ai propri stati emotivi e a quelli degli altri potrebbero avere difficoltà a prendere decisioni che si tradurrebbe in lavoro emotivo per il leader o i seguaci). Una meta-analisi del 2010 sembra supportare la posizione di Antonakis: ha scoperto che, utilizzando dati esenti da problemi di fonte comune e metodi comuni, le misure di EI correlavano solo ρ = 0,11 con misure di leadership trasformazionale . [89] Anche Barling, Slater e Kelloway sostengono questa posizione sulla leadership trasformazionale. [90]

Le misure di abilità dell’EI hanno avuto i risultati peggiori (cioè ρ = 0,04); il WLEIS (misura di Wong-Law) ha fatto un po’ meglio (ρ=0,08), e il Bar-On [91] misura leggermente meglio (ρ=0,18). Tuttavia, la validità di queste stime non include gli effetti del QI o della personalità dei cinque grandi, che sono correlati sia alle misure di EI che alla leadership. [92] Uno studio che analizza l’impatto dell’EI sia sulle prestazioni lavorative che sulla leadership ha rilevato che le stime di validità meta-analitica per l’EI sono scese a zero quando sono stati controllati i tratti Big Five e il QI. [93] Una meta-analisi ha mostrato lo stesso risultato per Ability EI. [13]

Le misure auto-riferite e di Trait EI mantengono una discreta validità predittiva per le prestazioni lavorative dopo aver controllato i tratti Big Five e il QI. [13] Tuttavia, la maggiore validità predittiva delle misure di Trait EI può essere attribuita alla loro inclusione di contenuti relativi alla motivazione al raggiungimento, all’autoefficacia e alle prestazioni di autovalutazione. [94] Le prove meta-analitiche confermano che l’intelligenza emotiva auto-riferita che prevede la prestazione lavorativa è dovuta a misure di EI mista e di tratto che attingono all’autoefficacia e alla prestazione auto-valutata, oltre ai domini di nevroticismo, estroversione, coscienziosità e QI. Pertanto, la capacità predittiva dell’IE mista rispetto alla prestazione lavorativa scende a zero quando si controllano questi fattori. [15]

Uno studio sulla capacità predittiva dell’IE per le prestazioni lavorative ha concluso che un EI più elevato era associato a una maggiore efficacia della leadership per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi organizzativi. [95] Questo studio mostra che l’EI può servire come strumento di identificazione per comprendere chi è (o meno) in grado di trattare in modo efficace con i colleghi. Inoltre, si possono sviluppare e migliorare le proprie qualità di leadership facendo avanzare la propria intelligenza emotiva. L’IE può essere sviluppata deliberatamente, in particolare gli aspetti di “facilitare il pensiero con le emozioni” e “monitoraggio e regolazione delle emozioni” sul posto di lavoro. [96]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Correlazioni con la personalità

I ricercatori hanno sollevato preoccupazioni sulla misura in cui le misure di EI self-report sono correlate con le dimensioni della personalità stabilite. Le misure di EI self-report e le misure di personalità convergono perché entrambe pretendono di misurare i tratti della personalità. [46] Due dimensioni dei Big Five si distinguono come maggiormente correlate all’EI auto-riportata: nevroticismo ed estroversione . Il nevroticismo si riferisce all’emotività negativa e all’ansia . Le persone che ottengono un punteggio elevato nel nevroticismo hanno probabilità di ottenere un punteggio basso nelle misure di EI auto-valutate.

Gli studi hanno esaminato gli effetti multivariati della personalità e dell’intelligenza sull’EI e hanno tentato di correggere le stime per l’errore di misurazione. Ad esempio, uno studio ha dimostrato che l’intelligenza generale (misurata con il Wonderlic Personnel Test), la gradevolezza (misurata dal NEO-PI) e il genere potrebbero prevedere in modo affidabile la misura dell’abilità EI. [97] Hanno fornito una correlazione multipla (R) di 0,81 con il MSCEIT (la previsione perfetta sarebbe 1). Questo risultato è stato replicato. [98] La replica ha rilevato un multiplo R di 0,76 utilizzando il test di intelligenza “Culture Fair” di Cattell e il Big Five Inventory (BFI); covariate significative erano l’intelligenza (beta standardizzato = .39), la gradevolezza (beta standardizzato = .54) e l’apertura mentale (beta standardizzato = .46).

Uno studio sull’Ability Emotional Intelligence Measure ha trovato risultati simili (R multiplo = .69), con predittori significativi che sono intelligenza, beta standardizzato = .69 (utilizzando il test degli scambi e un subtest delle scale Wechsler, il compito di conoscenza generale di 40 elementi) e empatia, beta standardizzato = .26 (utilizzando il questionario di misura della tendenza empatica). [99] Antonakis e Dietz (2011b) [ citazione completa necessaria ] mostrano anche come l’inclusione o l’esclusione di variabili di controllo importanti possa modificare radicalmente i risultati.

Le interpretazioni delle correlazioni tra questionari EI e personalità sono state varie, ma una visione prominente è la visione Trait EI, che reinterpreta l’EI come una raccolta di tratti della personalità. [50] [100]

Una meta-analisi del 2011 ha classificato gli studi sull’EI in tre flussi: “(1) modelli basati sulle abilità che utilizzano elementi di test oggettivi; (2) misure di self – report o peer – report basate sul modello a quattro rami dell’EI; e (3 ) “modelli misti” di competenze emotive.” Ha scoperto che questi “tre flussi hanno correlazioni corrette che vanno da 0,24 a 0,30 con le prestazioni lavorative. I tre flussi erano correlati in modo diverso con l’abilità cognitiva e con nevroticismo, estroversione, apertura, gradevolezza e coscienziosità. I flussi 2 e 3 hanno la più grande validità incrementale oltre abilità cognitive e il modello a cinque fattori (FFM).” La meta-analisi ha concluso che “tutti e tre i flussi di EI hanno mostrato una sostanziale importanza relativa in presenza di FFM e intelligenza nel prevedere le prestazioni lavorative”. [14] Una meta-analisi di follow-up nel 2015 ha ulteriormente corroborato questi risultati e ha affrontato le preoccupazioni sulla “discutibile validità di costrutto delle misure di EI miste” sostenendo che “gli strumenti di EI misti valutano una combinazione di abilità EI e autopercezioni, in oltre alla personalità e alle capacità cognitive.” [15]

Una meta-analisi del 2017 di 142 fonti di dati ha rilevato un’ampia sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’EI del tratto. La sovrapposizione era così ampia da concludere che “I risultati suggeriscono che il fattore generale della personalità è molto simile, forse anche un sinonimo, al tratto EI”. [101] Tuttavia, la sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’abilità EI era più moderata, con una correlazione di circa 0,28. [101]

Nel 2021, due articoli di revisione hanno esaminato la relazione tra intelligenza emotiva e la triade oscura dei tratti della personalità ( narcisismo , machiavellismo e psicopatia ). [102] Questa ricerca ha scoperto che l’intelligenza emotiva mostrava associazioni negative con tutti e tre i domini della triade oscura della personalità. Dei quattro rami di abilità dell’intelligenza emotiva, gli effetti maggiori riguardavano la gestione delle emozioni (rispetto alla percezione, all’uso o alla comprensione delle emozioni) e alla psicopatia (rispetto al narcisismo o al machiavellismo). I due diversi aspetti del narcisismo hanno mostrato relazioni diverse con l’intelligenza emotiva. Il narcisismo vulnerabile (caratterizzato da ansia e fragile autostima) era associato a una minore intelligenza emotiva. Tuttavia, il narcisismo grandioso (caratterizzato da fiducia in se stessi, dominanza e senso di ego gonfiato) è correlato a livelli più elevati di intelligenza emotiva. Ciò indica che non tutte le personalità “oscure” mancano di intelligenza emotiva.

Una meta-analisi del 2021 ha mostrato che l’intelligenza emotiva era associata positivamente all’attaccamento sicuro negli adulti, ma associata negativamente a stili di attaccamento insicuri come l’attaccamento ansioso e l’attaccamento evitante. [103] Le associazioni con l’attaccamento ansioso e l’attaccamento evitante erano significative sia per l’abilità EI che per le scale di valutazione dell’EI. Tuttavia, solo le scale di valutazione dell’EI hanno mostrato un’associazione significativamente positiva con l’attaccamento sicuro. Gli autori suggeriscono che lo sviluppo precoce degli stili di attaccamento può facilitare (o ostacolare) lo sviluppo delle capacità emotive e dei tratti coinvolti nell’EI.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Risposta socialmente desiderabile

La risposta socialmente desiderabile (SDR), o “falso bene”, è un modello di risposta in cui i partecipanti al test si rappresentano sistematicamente con un pregiudizio positivo eccessivo. [104] [ citazione completa necessaria ] È noto da tempo che questo bias contamina le risposte sugli inventari di personalità, [105] [ citazione completa necessaria ] agendo come mediatore delle relazioni tra le misure di autovalutazione. [106] [ citazione completa necessaria ]

È stato suggerito che rispondere in modo desiderabile sia un “insieme di risposte”, un modello di risposta situazionale e temporaneo. [107] [ citazione completa necessaria ] Questo è in contrasto con uno “stile di risposta”, che è una qualità simile a un tratto più a lungo termine. Considerando i contesti in cui vengono utilizzati alcuni inventari di EI self-report (ad esempio, contesti lavorativi), i problemi delle serie di risposte in scenari ad alta posta in gioco sono chiari. [108] [ citazione completa necessaria ]

Esistono alcuni metodi per impedire risposte socialmente desiderabili agli inventari di comportamento. Alcuni ricercatori ritengono che sia necessario avvertire i partecipanti al test di non fingere di essere bravi prima di sostenere un test della personalità. [109] [ citazione completa necessaria ] Alcuni inventari utilizzano scale di validità per determinare la probabilità o la coerenza delle risposte tra tutti gli item.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – EI come comportamento piuttosto che come intelligenza

I primi lavori di Goleman sono stati criticati per aver presupposto che l’IE sia un tipo di intelligenza o abilità cognitiva . Eysenck scrive che la descrizione dell’EI di Goleman contiene presupposti infondati sull’intelligenza in generale e che è addirittura contraria a ciò che i ricercatori si aspettano quando studiano i tipi di intelligenza:

“[Goleman] esemplifica più chiaramente di molti altri la fondamentale assurdità della tendenza a classificare quasi ogni tipo di comportamento come ‘intelligenza’… Se queste cinque ‘capacità’ definiscono ‘intelligenza emotiva’, ci aspetteremmo qualche prova che siano altamente correlati; Goleman ammette che potrebbero essere del tutto incorrelati, e in ogni caso, se non possiamo misurarli, come facciamo a sapere che sono correlati? Quindi l’intera teoria è costruita sulle sabbie mobili: non esiste una solida base scientifica.” [110]

Allo stesso modo, Locke afferma che il concetto di EI è un’interpretazione errata del costrutto dell’intelligenza, e offre un’interpretazione alternativa: non è un’altra forma o tipo di intelligenza, ma l’intelligenza – la capacità di cogliere astrazioni – applicata a un particolare ambito della vita: emozioni. Suggerisce che il concetto dovrebbe essere rietichettato e denominato abilità. [111]

L’essenza di queste critiche è che l’indagine scientifica dipende dall’utilizzo di costrutti validi e coerenti e che prima dell’introduzione del termine EI, gli psicologi avevano stabilito distinzioni teoriche tra fattori come abilità e risultati, abilità e abitudini, atteggiamenti e valori e tratti della personalità. e stati emotivi. [112] Alcuni studiosi ritengono che il termine EI unisca e confonda tali concetti e definizioni accettati.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – EI come abilità piuttosto che qualità morale

Adam Grant ha messo in guardia contro la percezione comune ma errata dell’IE come una qualità morale desiderabile piuttosto che come un’abilità. [113] Grant ha affermato che un’IE ben sviluppata non è solo uno strumento strumentale per raggiungere obiettivi, ma può funzionare come un’arma per manipolare gli altri derubandoli della loro capacità di ragionare. [113]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – EI come misura di conformità

Una critica ai lavori di Mayer e Salovey viene da uno studio che suggerisce che l’EI, misurata dal MSCEIT, potrebbe solo misurare la conformità. [114] Questo argomento è radicato nell’uso da parte del MSCEIT della valutazione basata sul consenso e nel fatto che i punteggi del MSCEIT sono distribuiti negativamente (il che significa che i suoi punteggi differenziano meglio tra le persone con bassa IE rispetto alle persone con alta IE).

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – L’EI come forma di conoscenza

Un’altra critica afferma che, a differenza dei test di capacità cognitiva, il MSCEIT “verifica la conoscenza delle emozioni ma non necessariamente la capacità di eseguire compiti legati alla conoscenza valutata”. [115] Se qualcuno sa come dovrebbe comportarsi in una situazione emotivamente carica, non ne consegue necessariamente che possa effettivamente mettere in atto il comportamento segnalato.

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Il NICHD spinge per il consenso

L’ Istituto Nazionale per la Salute Infantile e lo Sviluppo Umano ha riconosciuto che, poiché esistono divisioni sul tema dell’EI, la comunità della salute mentale deve concordare alcune linee guida per descrivere una buona salute mentale e condizioni di vita mentale positive. Nella loro sezione “Psicologia positiva e concetto di salute”, spiegano: “Attualmente esistono sei modelli concorrenti di salute positiva, che si basano su concetti come essere al di sopra della norma, forza caratteriale e virtù fondamentali, maturità evolutiva, socialità e intelligenza emotiva, benessere soggettivo e resilienza . Ma questi concetti definiscono la salute in termini filosofici piuttosto che empirici. Il dottor [Lawrence] Becker ha suggerito la necessità di un consenso sul concetto di salute psicologica positiva…”. [116]

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Guarda anche

Migliore Esperto Italiano in Intelligenza Emotiva – Approfondimenti tematici – Riferimenti

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L’intelligenza emotiva è un concetto introdotto da Daniel Goleman che si riferisce alla capacità di percepire, comprendere, gestire e utilizzare le emozioni in modo efficace. I fattori chiave dell’intelligenza emotiva includono:

  1. Autoconsapevolezza: Consapevolezza delle proprie emozioni, dei propri sentimenti e del loro impatto sul comportamento. Questo coinvolge la capacità di riconoscere emozioni specifiche e comprendere come influenzano i tuoi pensieri e azioni.
  2. Autoregolazione: Capacità di gestire le proprie emozioni in modo costruttivo. Questo include il controllo degli impulsi, la gestione dello stress e la capacità di rimanere calmi anche in situazioni difficili.
  3. Motivazione: La capacità di ispirare e guidare se stessi verso obiettivi significativi, nonostante gli ostacoli. L’intelligenza emotiva motiva le persone a perseguire il successo e ad affrontare le sfide con determinazione.
  4. Empatia: La capacità di comprendere le emozioni degli altri e rispondere in modo empatico. Questo coinvolge la capacità di mettersi nei panni degli altri, cogliere i loro sentimenti e reagire con comprensione.
  5. Abilità sociale: La capacità di gestire relazioni interpersonali in modo efficace. Questo include la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti e la costruzione di rapporti positivi con gli altri.

L’intelligenza emotiva è considerata una competenza chiave per il successo personale e professionale, poiché influisce sulla qualità delle relazioni interpersonali, sulla gestione del lavoro di squadra, sulla leadership e sulla capacità di adattarsi alle sfide della vita quotidiana. Lo sviluppo di questi fattori può contribuire a una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, migliorare la comunicazione e favorire un ambiente più sano ed equilibrato.

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Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti

Intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva ( EI ) è definita come la capacità di percepire, utilizzare, comprendere, gestire e gestire le emozioni. Le persone con elevata intelligenza emotiva possono riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, utilizzare le informazioni emotive per guidare il pensiero e il comportamento, discernere tra sentimenti diversi ed etichettarli in modo appropriato e adattare le emozioni per adattarsi agli ambienti. [1]

Sebbene il termine sia apparso per la prima volta nel 1964, [2] ha guadagnato popolarità nel libro bestseller del 1995 Intelligenza emotiva del giornalista scientifico Daniel Goleman . Goleman ha definito l’EI come l’insieme di abilità e caratteristiche che guidano le prestazioni di leadership. [3] Alcuni ricercatori suggeriscono che l’intelligenza emotiva può essere appresa e rafforzata, mentre altri sostengono che sia una caratteristica innata. [4]

Sono stati sviluppati vari modelli per misurare l’EI. Nel 1987, Keith Beasley usò il termine Quoziente Emozionale ( QE ) in un articolo, dal nome del Quoziente Intelligente (QI). [5] Il modello dei tratti , sviluppato da Konstantinos V. Petrides nel 2001, si concentra sull’autodenuncia delle disposizioni comportamentali e delle abilità percepite. [6] Il modello di abilità ( Mayeret al., 2023) si concentra sulla capacità dell’individuo di elaborare le informazioni emotive e di utilizzarle per navigare nell’ambiente sociale . [7] Il modello originale di Goleman può ora essere considerato un modello misto che combina ciò che da allora è stato modellato separatamente come EI dell’abilità e EI del tratto .

La ricerca recente si è concentrata sul riconoscimento delle emozioni , che si riferisce all’attribuzione di stati emotivi sulla base dell’osservazione di segnali non verbali visivi e uditivi. [8] Inoltre, gli studi neurologici hanno cercato di caratterizzare i meccanismi neurali dell’intelligenza emotiva. [9]

Gli studi dimostrano che esiste una correlazione tra persone con elevata IE e prestazioni lavorative positive, [10] sebbene non sia stata dimostrata alcuna relazione causale . L’IE è tipicamente associata all’empatia perché coinvolge una persona che collega le proprie esperienze personali con quelle degli altri. Dalla sua diffusione negli ultimi decenni, i metodi per sviluppare l’IE sono diventati ricercati da persone che cercano di diventare leader più efficaci. [11]

Le critiche si sono concentrate sul fatto se l’IE sia una vera intelligenza e se abbia una validità incrementale rispetto al QI e ai tratti della personalità dei Big Five . [12] [13] Tuttavia, le meta-analisi hanno scoperto che alcune misure di EI hanno validità anche quando si controlla il QI e la personalità. [14] [15]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Storia

Il concetto di forza emotiva è stato introdotto da Abraham Maslow negli anni ’50. [16] Il termine “intelligenza emotiva” sembra essere apparso per la prima volta in un articolo del 1964 di Michael Beldoch , [17] e nell’articolo del 1966 di B. Leuner intitolato Emotional Intelligence and Emancipation , apparso sulla rivista psicoterapeutica Practice of child psychology and psichiatria infantile . [18]

Nel 1983, Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligfences di Howard Gardner [19] introdusse l’idea che i tipi tradizionali di intelligenza, come il QI , non riescono a spiegare completamente l’abilità cognitiva. Ha introdotto l’idea di intelligenze multiple che includevano sia l’intelligenza interpersonale (la capacità di comprendere le intenzioni, le motivazioni e i desideri di altre persone) sia l’intelligenza intrapersonale (la capacità di comprendere se stessi, di apprezzare i propri sentimenti, paure e motivazioni). [20]

Il primo uso pubblicato del termine “EQ” (quoziente emotivo) è un articolo di Keith Beasley nel 1987 sulla rivista britannica Mensa . [5]

Nel 1989, Stanley Greenspan propose un modello per descrivere l’EI, seguito da un altro da Peter Salovey e John Mayer l’anno successivo. [21]

Tuttavia, il termine divenne ampiamente noto con la pubblicazione del libro di Goleman: Intelligenza Emotiva – Perché può importare più del QI (1995). [22] È allo status di bestseller di questo libro che il termine può attribuire la sua popolarità. [23] Goleman ha poi pubblicato diverse pubblicazioni simili che rafforzano l’uso del termine. [24] [25]

Verso la fine del 1998, l’articolo di Goleman sulla Harvard Business Review intitolato “What Makes a Leader?” [3] attirò l’attenzione del senior management della Johnson & Johnson’s Consumer Companies ( JJCC ). L’articolo parlava dell’importanza dell’intelligenza emotiva (EI) nel successo della leadership e citava diversi studi che dimostravano che l’intelligenza emotiva è spesso il fattore distintivo tra i grandi leader e i leader medi. JJCC ha finanziato uno studio che ha concluso che esiste una forte relazione tra leader con prestazioni superiori e competenza emotiva , supportando i suggerimenti dei teorici secondo cui l’insieme di competenze sociali, emotive e relazionali denominato Intelligenza Emotiva è un fattore distintivo nelle prestazioni di leadership. [26]

I test che misurano l’IE non hanno sostituito i test del QI come metrica standard dell’intelligenza, [27] e l’intelligenza emotiva ha ricevuto critiche riguardo al suo ruolo nella leadership e nel successo aziendale. [28]

Definizioni

L’intelligenza emotiva è stata definita, da Peter Salovey e John Mayer, come “la capacità di monitorare le proprie emozioni e quelle degli altri, di discriminare tra emozioni diverse ed etichettarle in modo appropriato, e di utilizzare le informazioni emotive per guidare il pensiero e il comportamento”. Questa definizione è stata successivamente scomposta e perfezionata in quattro abilità proposte: percepire, utilizzare, comprendere e gestire le emozioni. Queste abilità sono distinte ma correlate. [1]

L’intelligenza emotiva riflette anche la capacità di unire intelligenza, empatia ed emozioni per migliorare il pensiero e la comprensione delle dinamiche interpersonali. [29] Tuttavia, esiste un sostanziale disaccordo riguardo alla definizione di EI, rispetto sia alla terminologia che all’operazionalizzazione. Attualmente esistono tre modelli principali di EI:

  1. Modello di abilità
  2. Modello misto (solitamente sussunto sotto il tratto EI) [30] [31]
  3. Modello di tratto

Diversi modelli di EI hanno portato allo sviluppo di vari strumenti per la valutazione del costrutto. Sebbene alcune di queste misure possano sovrapporsi, la maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che utilizzano costrutti diversi.

I modelli di abilità specifici affrontano i modi in cui le emozioni facilitano il pensiero e la comprensione. Ad esempio, le emozioni possono interagire con il pensiero e consentire alle persone di essere decisori migliori. [29] Una persona che è più emotivamente reattiva alle questioni cruciali si occuperà degli aspetti più cruciali della propria vita. [29] Il fattore di facilitazione emotiva implica anche saper includere o escludere le emozioni dal pensiero, a seconda del contesto e della situazione. [ necessita di modifica della copia ] [29] Questa abilità [ specificare ] è correlata a [ vago ] ragionamento emotivo e comprensione in risposta alle persone, all’ambiente e alle circostanze che si incontrano. [29]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Modello di abilità

Salovey e Mayer si sforzano di definire l’IE entro i confini dei criteri standard per una nuova intelligenza. [32] A seguito della loro continua ricerca, la loro definizione iniziale di EI è stata rivista in “La capacità di percepire le emozioni, integrare le emozioni per facilitare il pensiero, comprendere le emozioni e regolare le emozioni per promuovere la crescita personale”. Tuttavia, dopo aver portato avanti ulteriori ricerche, la loro definizione di IE si è evoluta in “la capacità di ragionare sulle emozioni, e delle emozioni, per migliorare il pensiero. Include la capacità di percepire accuratamente le emozioni, di accedere e generare emozioni in modo da assistere il pensiero, per comprendere le emozioni e la conoscenza emotiva e regolare riflessivamente le emozioni in modo da promuovere la crescita emotiva e intellettuale.” [7]

Il modello basato sulle abilità vede le emozioni come utili fonti di informazione che aiutano a dare un senso e a navigare nell’ambiente sociale. [33] [34] Il modello propone che gli individui differiscano nella loro capacità di elaborare informazioni di natura emotiva e nella loro capacità di mettere in relazione l’elaborazione emotiva con una cognizione più ampia. Questa capacità si manifesta in alcuni comportamenti adattivi. Il modello afferma che l’EI comprende quattro tipi di abilità:

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Percepire le emozioni

la capacità di rilevare e decifrare le emozioni in volti, immagini, voci e artefatti culturali, inclusa la capacità di identificare le proprie emozioni. La percezione delle emozioni è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva, poiché rende possibili tutte le altre elaborazioni delle informazioni emotive.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Usare le emozioni

la capacità di sfruttare le emozioni per facilitare varie attività cognitive, come il pensiero e la risoluzione dei problemi. La persona emotivamente intelligente può sfruttare appieno i suoi mutevoli stati d’animo per adattarsi al meglio al compito da svolgere.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Comprendere le emozioni

la capacità di comprendere il linguaggio delle emozioni e di apprezzare le relazioni complesse tra le emozioni. Ad esempio, la comprensione delle emozioni comprende la capacità di essere sensibili alle leggere variazioni tra le emozioni e la capacità di riconoscere e descrivere come le emozioni si evolvono nel tempo.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Gestire le emozioni

la capacità di regolare le emozioni sia in noi stessi che negli altri. La persona emotivamente intelligente può sfruttare le emozioni, anche quelle negative, e gestirle per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il modello EI delle abilità è stato criticato per la mancanza di validità e di validità predittiva sul posto di lavoro. [35] Tuttavia, in termini di validità di costrutto , i test di abilità EI hanno un grande vantaggio rispetto alle scale di autovalutazione dell’EI perché confrontano la prestazione massima individuale con scale di prestazione standard e non si basano sull’approvazione da parte degli individui di dichiarazioni descrittive su se stessi. [36]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Misurazione

L’attuale misura del modello di EI di Mayer e Salovey, il Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test ( MSCEIT ), si basa su una serie di elementi di risoluzione dei problemi basati sulle emozioni. [34] [37] Coerentemente con l’affermazione del modello secondo cui l’IE è un tipo di intelligenza, il test è modellato su test del QI basati sulle abilità . Testando le abilità di una persona su ciascuno dei quattro rami dell’intelligenza emotiva, si generano punteggi per ciascuno dei rami e un punteggio totale.

Centrale nel modello a quattro rami è l’idea che l’EI richieda la sintonia con le norme sociali . Pertanto, il MSCEIT viene valutato in base al consenso , con punteggi più alti che indicano una maggiore sovrapposizione tra le risposte di un individuo e quelle fornite da un campione mondiale di intervistati. Il MSCEIT può anche essere valutato da esperti in modo che venga calcolata la quantità di sovrapposizione tra le risposte di un individuo e quelle fornite da un gruppo di 21 ricercatori sulle emozioni . [34]

Sebbene promosso come test di abilità, il test MSCEIT è diverso dai test del QI standard in quanto i suoi elementi non hanno risposte oggettivamente corrette. Tra le altre sfide, il criterio del punteggio di consenso significa che è impossibile creare elementi (domande) che solo una minoranza di intervistati può risolvere, perché, per definizione, le risposte sono ritenute emotivamente “intelligenti” solo se la maggioranza del campione le ha approvate. . Questo e altri problemi simili hanno portato alcuni esperti di abilità cognitive a mettere in discussione la definizione di IE come vera intelligenza. [38]

In uno studio di Føllesdal , [39] i risultati dei test MSCEIT di 111 leader aziendali sono stati confrontati con il modo in cui i loro dipendenti descrivevano il loro leader. Si è riscontrato che non c’erano correlazioni tra i risultati dei test di un leader e il modo in cui veniva valutato dai dipendenti, per quanto riguarda l’ empatia , la capacità di motivare e l’efficacia del leader. Føllesdal ha criticato anche la società canadese Multi-Health Systems, che gestisce il test. Il test contiene 141 domande ma dopo la pubblicazione del test si è riscontrato che 19 di queste non davano le risposte attese. Ciò ha portato Multi-Health Systems a rimuovere le risposte a queste 19 domande prima di assegnare il punteggio, ma senza dichiararlo ufficialmente.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Altre misurazioni

Varie altre misure specifiche valutano anche l’abilità nell’intelligenza emotiva. Questi includono:

Analisi diagnostica dell’accuratezza non verbale ( DANVA ) [40]

La versione Adult Facial include 24 fotografie di pari quantità di espressioni facciali felici, tristi, arrabbiate e paurose di intensità sia alta che bassa, bilanciate per genere. Il compito dei partecipanti è rispondere quale delle quattro emozioni è presente negli stimoli dati.

Test breve di riconoscimento affettivo giapponese e caucasico ( JACBART ) [41]

I partecipanti cercano di identificare 56 volti di individui caucasici e giapponesi che esprimono sette emozioni quali felicità, disprezzo, disgusto, tristezza, rabbia, sorpresa e paura, che possono anche sfumare per 0,2 secondi in un’emozione diversa.

Test situazionale di comprensione emotiva (STEU) [42]

I partecipanti al test completano 42 domande a scelta multipla valutando se comprendono quale delle cinque emozioni che una persona proverebbe in una determinata situazione. Esiste anche una versione breve (STEU-B) composta da 19 item.

Test situazionale di gestione delle emozioni (STEM) [42]

I partecipanti al test completano 44 domande a scelta multipla in cui selezionano quale delle quattro possibili risposte è l’azione più efficace per gestire le emozioni in una situazione specifica. Esiste anche una versione breve (STEM-B) composta da 18 item.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Modello misto

Il modello introdotto da Daniel Goleman [24] si concentra sull’IE come un’ampia gamma di competenze e abilità che guidano le prestazioni di leadership. Il modello di Goleman delinea cinque principali costrutti EI: [3]

  1. Consapevolezza di sé : la capacità di conoscere le proprie emozioni, i propri punti di forza, di debolezza, le pulsioni, i valori e gli obiettivi e di riconoscere il loro impatto sugli altri utilizzando i sentimenti viscerali per guidare le decisioni
  2. Autoregolamentazione : implica il controllo o il reindirizzamento delle proprie emozioni e impulsi dirompenti e l’adattamento alle mutevoli circostanze
  3. Abilità sociale : gestire le relazioni per andare d’accordo con gli altri
  4. Empatia : considerare i sentimenti degli altri soprattutto quando si prendono decisioni
  5. Motivazione : essere consapevoli di ciò che li motiva

Goleman include un insieme di competenze emotive all’interno di ciascun costrutto dell’IE. Le competenze emotive non sono talenti innati, ma piuttosto capacità apprese su cui è necessario lavorare e che possono essere sviluppate per ottenere prestazioni eccezionali. Goleman postula che gli individui nascono con un’intelligenza emotiva generale che determina il loro potenziale di apprendimento delle competenze emotive. [43] Il modello di EI di Goleman è stato criticato nella letteratura di ricerca come mera ” psicologia pop “. [29]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Misurazione

Due strumenti di misurazione si basano sul modello di Goleman:

  1. L’Emotional Competence Inventory (ECI), creato nel 1999, e l’Emotional and Social Competence Inventory ( ESCI ), un’edizione più recente dell’ECI, sviluppata nel 2007. L’Emotional and Social Competence – University Edition ( ESCI -U ) è anche disponibile. Questi strumenti sviluppati da Goleman e Boyatzis forniscono una misura comportamentale delle competenze emotive e sociali.
  2. La valutazione dell’intelligenza emotiva , creata nel 2001 e che può essere considerata come un self-report o una valutazione a 360 gradi. [44]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Modello di tratto

Vedi anche: Teoria dei tratti

Konstantinos V. Petrides ha proposto una distinzione concettuale tra il modello di EI basato sulle abilità e un modello di EI basato sui tratti e ha sviluppato quest’ultimo nel corso di molti anni in numerose pubblicazioni. [45] [46] Il tratto EI è “una costellazione di autopercezioni emotive situate ai livelli inferiori della personalità”. [46] In parole povere, il tratto EI si riferisce all’autopercezione di un individuo delle proprie capacità emotive. Questa definizione di EI comprende le disposizioni comportamentali e le abilità autopercepite ed è misurata tramite auto-relazione , in contrapposizione al modello basato sulle abilità che si riferisce alle abilità effettive, che si sono dimostrate altamente resistenti alla misurazione scientifica. L’EI dei tratti dovrebbe essere studiata all’interno di un quadro di personalità . [47] Un’etichetta alternativa per lo stesso costrutto è tratto di autoefficacia emotiva .

Il modello EI dei tratti è generale e sussume il modello di Goleman discusso sopra. La concettualizzazione dell’IE come tratto della personalità porta a un costrutto che si trova al di fuori della tassonomia delle capacità cognitive umane. Questa è una distinzione importante in quanto riguarda direttamente l’operazionalizzazione del costrutto e le teorie e le ipotesi che vengono formulate al riguardo. [45]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Misurazione

Esistono molte misure di autovalutazione dell’EI, [48] tra cui l’EQ-i, il test di intelligenza emotiva della Swinburne University ( SUEIT ) e il modello EI di Schutte. Nessuno di questi valuta l’intelligenza, le abilità o le abilità (come spesso affermano i loro autori), ma piuttosto sono misure limitate dell’intelligenza emotiva dei tratti. [46] La misura più utilizzata e ampiamente studiata dell’intelligenza emotiva self-report o self-schema (come viene attualmente definita) è l’EQ-i 2.0. [ citazione necessaria ] Originariamente noto come BarOn EQ-i, è stata la prima misura di autovalutazione dell’intelligenza emotiva disponibile, l’unica misura precedente al libro bestseller di Goleman. [ citazione necessaria ]

Il Trait Emotional Intelligence Questionnaire ( TEIQue ) fornisce un’operazionalizzazione del modello di Konstantinos V. Petrides e colleghi, che concettualizza l’IE in termini di personalità. [ 49] Il test comprende 15 sottoscale organizzate in quattro fattori: benessere , autocontrollo , emotività e socievolezza . Le proprietà psicometriche del TEIQue sono state studiate in uno studio su una popolazione di lingua francese, dove è stato riportato che i punteggi TEIQue erano globalmente distribuiti normalmente e affidabili . [50]

I ricercatori hanno scoperto che i punteggi TEIQue non erano correlati al ragionamento non verbale ( matrici di Raven ), che hanno interpretato come supporto per la visione dei tratti della personalità dell’EI (in contrasto con l’idea che sia una forma di intelligenza). Come previsto, i punteggi TEIQue erano positivamente correlati ad alcuni dei Big Five tratti della personalità ( estroversione , gradevolezza , apertura , coscienziosità ) e inversamente correlati ad altri ( alessitimia , nevroticismo ). Sono stati condotti numerosi studi genetici quantitativi all’interno del modello EI dei tratti, che hanno rivelato effetti genetici ed ereditarietà significativi per tutti i punteggi EI dei tratti. [51] Due studi (uno una meta-analisi) che prevedevano confronti diretti di più test EI hanno prodotto risultati molto favorevoli per il TEIQue . [31] [52]

La teoria dei Big Five Personality Traits offre un quadro semplice per comprendere e migliorare le relazioni scoprendo le motivazioni dietro i comportamenti delle persone. Questa teoria è ugualmente preziosa per la consapevolezza di sé e per migliorare le dinamiche interpersonali. Chiamato anche modello dei cinque fattori, il modello Big Five è la teoria della personalità più ampiamente accettata. Suggerisce che la personalità può essere distillata in cinque dimensioni fondamentali, spesso ricordate come CANOA o OCEAN (coscienziosità, gradevolezza, nevroticismo, apertura, estroversione). In contrasto con altre teorie sui tratti che classificano gli individui in categorie binarie (ad esempio introverso o estroverso), il modello Big Five afferma che ogni tratto della personalità esiste in uno spettro. Di conseguenza, gli individui si posizionano lungo un continuum tra due poli contrastanti. [53]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Effetti generali

Una revisione pubblicata sull’Annual Review of Psychology nel 2008 ha rilevato che una maggiore intelligenza emotiva è positivamente correlata con: [29]

  1. Migliori relazioni sociali per i bambini – Tra i bambini e gli adolescenti, l’intelligenza emotiva è correlata positivamente con buone interazioni e relazioni sociali e negativamente con la devianza dalle norme sociali e il comportamento antisociale misurati sia dentro che fuori la scuola, come riportato dai bambini stessi, dai loro genitori. familiari e i loro insegnanti.
  2. Migliori relazioni sociali per gli adulti – Un’elevata intelligenza emotiva tra gli adulti è correlata con una migliore percezione di sé delle capacità sociali e relazioni interpersonali di maggior successo, con meno aggressività e problemi interpersonali.
  3. Le persone altamente emotivamente intelligenti sono percepite più positivamente dagli altri – Le altre persone percepiscono quelle con un’elevata IE come più piacevoli, socialmente abili ed empatiche.
  4. Migliori risultati accademici [54] – L’intelligenza emotiva è correlata con maggiori risultati accademici come riportato dagli insegnanti, ma generalmente non con voti più alti una volta preso in considerazione il fattore QI.
  5. Migliori dinamiche sociali sul lavoro e migliore capacità di negoziazione .
  6. Migliore benessere – L’intelligenza emotiva è correlata positivamente con una maggiore soddisfazione di vita e autostima e minori livelli di insicurezza o depressione. È anche correlato negativamente con scelte e comportamenti sanitari inadeguati.

Le persone emotivamente intelligenti hanno maggiori probabilità di avere una migliore comprensione di se stesse e di prendere decisioni consapevoli basate sulla combinazione di emozioni e logica. Nel complesso, porta una persona all’autorealizzazione . [55]

La rilevanza e l’importanza dell’intelligenza emotiva in contesti di leadership aziendale, negoziazione commerciale e risoluzione delle controversie sono state riconosciute, e le qualifiche professionali e lo sviluppo professionale continuo hanno incorporato aspetti di comprensione delle emozioni e sviluppo di una maggiore comprensione delle interazioni emotive. [56] Soprattutto nel mondo globalizzato, la capacità di essere leader mondiale sta diventando importante. Un elevato QE consente ai leader aziendali di interagire con varie culture diverse e devono sentirsi a proprio agio in questi diversi ambienti culturali, avendo team e organizzazioni diversi. [ editoriale ] L’IE è diventata una parte essenziale della guida di un’organizzazione. [ citazione necessaria ]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Interazioni con altri fenomeni

Bullismo

Articolo principale: bullismo e intelligenza emotiva

Il bullismo è un abuso interazione sociale tra pari che può includere aggressività , molestie e violenza . Il bullismo è tipicamente ripetitivo e messo in atto da coloro che occupano una posizione di potere sulla vittima. Un crescente numero di ricerche illustra una relazione significativa [ chiarimento necessario ] tra bullismo e intelligenza emotiva. [57] Mostra anche che l’intelligenza emotiva è un fattore chiave nella vittimizzazione informatica. [58]

L’intelligenza emotiva (EI) è un insieme di abilità legate alla comprensione, all’uso e alla gestione delle emozioni in relazione a se stessi e agli altri. Mayer et al. definire l’EI come: “percepire accuratamente le emozioni, usare le emozioni per facilitare il pensiero, comprendere le emozioni e gestirle”. [59] Il concetto combina processi emotivi e intellettuali. [60] Una minore intelligenza emotiva sembra essere correlata al coinvolgimento nel bullismo, in quanto bullo e/o vittima di bullismo. L’EI sembra svolgere un ruolo importante sia nel comportamento di bullismo che nella vittimizzazione nel bullismo; dato che l’EI è dimostrato essere [ chiarimenti necessari ] malleabile, l’educazione all’EI potrebbe migliorare le iniziative di prevenzione e intervento del bullismo. [61]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Prestazioni di lavoro

Articolo principale: prestazioni lavorative e intelligenza emotiva

Una meta-analisi dell’intelligenza emotiva e della prestazione lavorativa ha mostrato correlazioni di r = 0,20 (per prestazione lavorativa e abilità EI) e r = 0,29 (per prestazione lavorativa ed EI mista). [15] Ricerche precedenti sull’IE e sulla prestazione lavorativa avevano mostrato risultati contrastanti: in alcuni studi è stata trovata una relazione positiva, mentre in altri non c’era alcuna relazione o era incoerente. [15] Ciò ha portato i ricercatori Cote e Miners [62] a offrire un modello compensativo tra EI e QI, che presuppone che l’associazione tra EI e prestazioni lavorative diventi più positiva al diminuire dell’intelligenza cognitiva, un’idea proposta per la prima volta nel contesto delle prestazioni accademiche. . [63] [ citazione completa necessaria ] I risultati del primo studio [ specificare ] hanno supportato il modello compensativo: i dipendenti con un basso QI ottengono prestazioni più elevate nei compiti e un comportamento di cittadinanza organizzativa diretto all’organizzazione, maggiore è la loro IE. È stato inoltre osservato che non esiste un legame significativo tra intelligenza emotiva e atteggiamento-comportamento lavorativo. [64]

Un altro studio suggerisce che l’EI non è necessariamente un tratto universalmente positivo. [65] Lo studio ha rilevato una correlazione negativa tra EI e richieste di lavoro manageriale [ chiarimento necessario ] ; mentre con bassi livelli di richieste di lavoro manageriale, hanno riscontrato una relazione negativa tra EI ed efficacia del lavoro di squadra. Una spiegazione per questo [ come? ] potrebbero esserci differenze di genere nell’IE , poiché le donne tendono a ottenere punteggi più alti rispetto agli uomini. [13] Ciò promuove l’idea che il contesto lavorativo gioca un ruolo nelle relazioni tra EI, efficacia del lavoro di squadra e prestazioni lavorative.

Un altro studio ha valutato un possibile legame tra EI e comportamenti e successo imprenditoriali. [66]

Sebbene gli studi tra intelligenza emotiva (EI) e prestazioni lavorative abbiano mostrato risultati contrastanti di correlazioni alte e basse, l’IE è innegabilmente un predittore migliore rispetto alla maggior parte dei metodi di assunzione comunemente utilizzati nelle aziende, come le lettere di referenza o le lettere di accompagnamento . Nel 2008, 147 aziende e società di consulenza negli Stati Uniti avevano sviluppato programmi che prevedevano l’EI per la formazione e l’assunzione dei dipendenti. [15] Van Rooy e Viswesvaran [67] hanno dimostrato che l’IE era significativamente correlato con diversi domini della performance, che andavano da .24 per la prestazione lavorativa a .10 per la prestazione accademica. I dipendenti con un alto livello di IE sarebbero più consapevoli delle proprie emozioni e di quelle degli altri, il che, a sua volta, potrebbe portare le aziende a maggiori profitti e meno spese inutili. [ Come? ] Ciò è particolarmente importante per i manager espatriati, che devono affrontare emozioni e sentimenti contrastanti, adattandosi a una nuova cultura lavorativa. [67] I dipendenti con un alto livello di IE mostrano maggiore fiducia nei loro ruoli, che consentono loro di affrontare positivamente compiti impegnativi. [68]

Secondo un libro scientifico del giornalista Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva conta più del QI per il successo professionale. [69] Altri studi hanno sostenuto che i dipendenti con un alto livello di IE ottengono risultati sostanzialmente migliori rispetto ai dipendenti con un basso livello di IE. Questo viene misurato mediante autovalutazioni e diversi indicatori di prestazione lavorativa, come salari, promozioni e aumenti salariali. [70] Secondo Lopes et al. [71] L’EI contribuisce allo sviluppo di relazioni forti e positive con i colleghi e al rendimento efficiente nei gruppi di lavoro. Ciò avvantaggia le prestazioni dei lavoratori fornendo supporto emotivo e risorse strumentali necessarie per avere successo nei loro ruoli. [72] I dipendenti emotivamente intelligenti dispongono di risorse migliori per affrontare situazioni stressanti e compiti impegnativi, che consentono loro di ottenere risultati migliori in tali situazioni. [71] Ad esempio, Law et al. [70] hanno scoperto che l’EI era il miglior predittore della prestazione lavorativa oltre le capacità cognitive generali tra gli scienziati IT di un’azienda informatica in Cina.

Quando si esamina la connessione tra prestazione lavorativa e intelligenza emotiva, è essenziale tenere conto dell’impatto della ” gestione “, che indica un rapporto positivo tra un dipendente e il suo supervisore. [73] Ricerche precedenti hanno rilevato che la qualità di questa relazione potrebbe influenzare le valutazioni soggettive delle prestazioni lavorative. [74] I dipendenti con una forte intelligenza emotiva tendono a dedicare più tempo a coltivare il loro rapporto con i supervisori. Di conseguenza, quelli con un EI più elevato hanno maggiori probabilità di ottenere risultati favorevoli nelle valutazioni delle prestazioni rispetto a quelli con un EI inferiore. [68]

Sulla base di approcci teorici e metodologici, le misure di EI sono classificate in tre flussi principali: (1) misure basate sulle abilità (ad esempio MSCEIT ), (2) autovalutazioni delle misure di abilità (ad esempio SREIT , SUEIT e WLEIS ) e (3) modelli misti (ad esempio AES, ECI, questionario EI, EIS, EQ-I e GENOS), che includono misure di EI e abilità sociali tradizionali. [75] O’Boyle Jr. et al. [14] hanno scoperto che i tre flussi di EI insieme avevano una correlazione positiva di 0,28 con la prestazione lavorativa. Allo stesso modo, ciascuno dei flussi EI ha ottenuto indipendentemente una correlazione positiva rispettivamente di 0,24, 0,30 e 0,28. I flussi 2 e 3 hanno mostrato una validità incrementale nel predire la prestazione lavorativa al di là della personalità ( modello a cinque fattori ) e dell’abilità cognitiva generale . Entrambi i flussi 2 e 3 erano il secondo predittore più importante della prestazione lavorativa, al di sotto delle capacità cognitive generali. Il flusso 2 spiega il 13,6% della varianza totale, mentre il flusso 3 spiega il 13,2%. Per esaminare l’attendibilità di questi risultati, è stata sviluppata un’analisi dei bias di pubblicazione. I risultati hanno indicato che gli studi sulla correlazione EI-performance lavorativa prima del 2010 non presentano prove sostanziali [ citazione necessaria ] per suggerire la presenza di bias di pubblicazione . Notando che O’Boyle Jr. et al. [14] avevano incluso le prestazioni di autovalutazione e quelle accademiche nella loro meta-analisi, Joseph, Jin, Newman e O’Boyle [15] hanno collaborato per aggiornare la meta-analisi per concentrarsi specificamente sulle prestazioni lavorative; Utilizzando misure di prestazione lavorativa, questi autori hanno mostrato r = 0,20 (per prestazione lavorativa e abilità EI) e r = 0,29 (per prestazione lavorativa ed EI mista). [15]

Il Consortium for Research on Emotional Intelligence in Organizations sostiene che esiste un business case a favore dell’intelligenza emotiva [76] ma, nonostante la validità dei risultati precedenti, alcuni ricercatori si chiedono ancora se la correlazione EI-performance lavorativa abbia un impatto reale sulle strategie aziendali . I critici sostengono che la popolarità degli studi sull’EI è dovuta alla pubblicità sui media, piuttosto che a risultati scientifici oggettivi. [62] Inoltre, la relazione tra prestazioni lavorative e IE non è così forte come suggerito. Questa relazione richiede la presenza di altri costrutti per ottenere risultati importanti. Ad esempio, gli studi hanno scoperto che l’EI è positivamente associata all’efficacia del lavoro di squadra in contesti lavorativi con elevate richieste di lavoro manageriale, il che migliora le prestazioni lavorative. Ciò è dovuto all’attivazione di forti emozioni durante la prestazione in questo contesto lavorativo. In questo scenario, gli individui emotivamente intelligenti mostrano un insieme migliore di risorse per avere successo nei loro ruoli. Tuttavia, gli individui con un’elevata IE mostrano un livello di prestazione simile rispetto ai dipendenti non emotivamente intelligenti in diversi contesti lavorativi. [65] Inoltre, Joseph e Newman [13] suggeriscono che le componenti di percezione emotiva e regolazione emotiva dell’IE contribuiscono fortemente alla prestazione lavorativa in contesti lavorativi di elevate richieste emotive. Moon e Hur [77] hanno scoperto che l’esaurimento emotivo (“burn-out”) influenza in modo significativo la relazione prestazione lavorativa-EI. L’esaurimento emotivo ha mostrato un’associazione negativa con due componenti dell’EI (ottimismo e abilità sociali). Questa associazione ha avuto un impatto negativo anche sulle prestazioni lavorative. [ chiarimento necessario ] Quindi, la relazione prestazione lavorativa-EI è più forte in contesti di elevato esaurimento emotivo o burn-out; in altre parole, i dipendenti con alti livelli di ottimismo e abilità sociali possiedono risorse migliori per sovraperformare quando affrontano contesti di elevato esaurimento emotivo .

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Leadership

Diversi studi tentano di studiare la relazione tra EI e leadership. Sebbene l’IE svolga un ruolo positivo nell’efficacia della leadership, ciò che rende efficace un leader è ciò che fa con il suo ruolo, piuttosto che le sue capacità e abilità interpersonali. Sebbene in passato un leader bravo ed efficace dasse ordini e controllasse le prestazioni complessive dell’organizzazione, oggigiorno quasi tutto è diverso: ora ci si aspetta che i leader motivino e creino un senso di appartenenza che faccia sentire i dipendenti a proprio agio, facendoli quindi lavorare di più. effettivamente. [78]

Ciò non significa che le azioni siano più importanti dell’intelligenza emotiva. I leader hanno ancora bisogno di crescere emotivamente per gestire lo stress, l’equilibrio della vita e altre cose. [79] Un modo corretto per crescere emotivamente, ad esempio, è sviluppare un senso di empatia poiché l’empatia è un fattore chiave quando si tratta di intelligenza emotiva. In uno studio condotto per analizzare la relazione tra l’IE dei consulenti scolastici e le capacità di leadership, si è concluso [ come? ] che diversi partecipanti erano buoni leader perché la loro intelligenza emotiva è stata sviluppata nella preparazione dei consulenti, dove viene insegnata l’empatia. [80]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Salute

Una meta-analisi del 2007 di 44 dimensioni degli effetti di Schutte et al. hanno scoperto che l’intelligenza emotiva era associata a una migliore salute mentale e fisica. In particolare, il tratto EI aveva la più forte associazione con la salute mentale e fisica. [81] Ciò è stato replicato nel 2010 dalla ricercatrice Alexandra Martins che ha scoperto che l’EI del tratto è un forte predittore della salute dopo aver condotto una meta-analisi basata su 105 dimensioni dell’effetto e 19.815 partecipanti. Questa meta-analisi ha anche indicato che questa linea di ricerca ha raggiunto sufficiente sufficienza e stabilità per concludere che l’EI è un predittore positivo per la salute. [31]

Uno studio precedente di Mayer e Salovey ha sostenuto che un’elevata IE può aumentare il benessere grazie al suo ruolo nel migliorare le relazioni. [82]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Autostima e dipendenza dalla droga

Uno studio del 2012 condotto in India ha esaminato in modo incrociato l’intelligenza emotiva, l’autostima e la dipendenza dalla marijuana . [83] Su un campione di 200 soggetti, 100 dei quali erano dipendenti dalla cannabis e gli altri 100 emotivamente sani, il gruppo dipendente ha ottenuto un punteggio eccezionalmente basso sull’EI rispetto al gruppo di controllo. Hanno anche scoperto che anche il gruppo dipendente aveva un punteggio basso in termini di autostima rispetto al gruppo di controllo.

Un altro studio del 2010 ha esaminato se bassi livelli di IE avessero o meno una relazione con il grado di dipendenza da droga e alcol in Australia. [84] Nella valutazione di 103 residenti in un centro di riabilitazione dalla droga, hanno esaminato la loro IE insieme ad altri fattori psicosociali in un intervallo di trattamento di un mese. Hanno scoperto che i punteggi EI dei partecipanti miglioravano man mano che i loro livelli di dipendenza diminuivano come parte del trattamento.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Rendimento scolastico

Una meta-analisi del 2020 ha mostrato che gli studenti con una maggiore intelligenza emotiva mostrano risultati accademici più elevati a scuola. [54] Questo era un riepilogo di oltre 1.246 effetti provenienti da 158 studi diversi, con una dimensione del campione di 42.529. Gli studenti con una maggiore intelligenza emotiva hanno ottenuto punteggi migliori nei test standardizzati e hanno ottenuto voti più alti. L’effetto è stato significativamente maggiore per le aree di studio delle discipline umanistiche rispetto a quelle scientifiche/ matematiche , e significativamente maggiore per le abilità dell’intelligenza emotiva (misurate con compiti oggettivi), rispetto alle scale di valutazione dell’intelligenza emotiva. L’associazione tra intelligenza emotiva e risultati accademici più elevati era ancora significativa anche dopo aver considerato l’effetto della personalità e dell’intelligenza dei Big Five degli studenti.

Ci sono tre ragioni per cui una maggiore intelligenza emotiva potrebbe predire un rendimento scolastico migliore. In primo luogo, gli studenti emotivamente intelligenti sono in grado di regolare le proprie emozioni a scuola: sono in grado di controllare l’ansia che circonda i test e le valutazioni, e la noia quando il materiale non è intrinsecamente interessante. Ciò significa che le loro emozioni non ostacolano i punteggi dei test o la loro capacità di apprendere. In secondo luogo, gli studenti emotivamente intelligenti sono in grado di costruire migliori relazioni sociali con gli altri studenti e con gli istruttori. Ciò significa che hanno fonti di aiuto quando necessario: altri studenti e insegnanti sono più disposti ad aiutarli quando si trovano in difficoltà. In terzo luogo, alcune delle capacità dell’intelligenza emotiva (comprensione delle emozioni, ad esempio) si sovrappongono ai contenuti accademici, in particolare nelle discipline umanistiche. Cioè, analizzare i temi universali della letteratura o le forze sociali alla base degli eventi storici richiede una conoscenza delle emozioni umane.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Critiche

L’EI e l’analisi originale di Goleman del 1995 sono state criticate all’interno della comunità scientifica : [85]

Potere predittivo

Landy distingue tra la discussione “commerciale” e quella “accademica” dell’EI, basando questa distinzione sul presunto potere predittivo dell’EI così come visto da ciascuno dei due. [86] Secondo Landy, il primo fa affermazioni espansive sul valore applicato dell’EI, mentre il secondo cerca di mettere in guardia gli utenti da queste affermazioni. Ad esempio, Goleman (1998) [ ambiguo ] [ citazione completa necessaria ] afferma che “i leader più efficaci sono simili in un aspetto cruciale: hanno tutti un alto grado di quella che è diventata nota come intelligenza emotiva…. l’intelligenza emotiva è la condizione sine qua non della leadership”. Al contrario, Mayer (1999) [ citazione completa necessaria ] avverte che “l’implicazione della letteratura popolare – che le persone altamente emotivamente intelligenti possiedono un vantaggio assoluto nella vita – appare attualmente eccessivamente entusiasta e non comprovata da ragionevoli standard scientifici”. Landy rafforza ulteriormente questa argomentazione sottolineando che i dati su cui si basano queste affermazioni sono conservati in “database proprietari”, il che significa che non sono disponibili a ricercatori indipendenti per rianalisi, replica o verifica. [86]

È difficile creare misure oggettive dell’intelligenza emotiva e dimostrare la sua influenza sulla leadership poiché molte scale sono misure di autovalutazione. [87]

In uno scambio accademico del 2009, Antonakis e Ashkanasy / Dasborough concordavano per lo più sul fatto che i ricercatori che testano se l’EI è importante per la leadership non lo hanno fatto utilizzando solidi progetti di ricerca; pertanto, attualmente non esistono prove concrete che dimostrino che l’IE preveda i risultati della leadership tenendo conto della personalità e del QI. [88] Antonakis ha sostenuto che l’EI potrebbe non essere necessaria per l’efficacia della leadership (si è riferito a questo come il fenomeno della “maledizione delle emozioni”, perché i leader che sono troppo sensibili ai propri stati emotivi e a quelli degli altri potrebbero avere difficoltà a prendere decisioni che si tradurrebbe in lavoro emotivo per il leader o i seguaci). Una meta-analisi del 2010 sembra supportare la posizione di Antonakis: ha scoperto che, utilizzando dati esenti da problemi di fonte comune e metodi comuni, le misure di EI correlavano solo ρ = 0,11 con misure di leadership trasformazionale . [89] Anche Barling, Slater e Kelloway sostengono questa posizione sulla leadership trasformazionale. [90]

Le misure di abilità dell’EI hanno avuto i risultati peggiori (cioè ρ = 0,04); il WLEIS (misura di Wong-Law) ha fatto un po’ meglio (ρ=0,08), e il Bar-On [91] misura leggermente meglio (ρ=0,18). Tuttavia, la validità di queste stime non include gli effetti del QI o della personalità dei cinque grandi, che sono correlati sia alle misure di EI che alla leadership. [92] Uno studio che analizza l’impatto dell’EI sia sulle prestazioni lavorative che sulla leadership ha rilevato che le stime di validità meta-analitica per l’EI sono scese a zero quando sono stati controllati i tratti Big Five e il QI. [93] Una meta-analisi ha mostrato lo stesso risultato per Ability EI. [13]

Le misure auto-riferite e di Trait EI mantengono una discreta validità predittiva per le prestazioni lavorative dopo aver controllato i tratti Big Five e il QI. [13] Tuttavia, la maggiore validità predittiva delle misure di Trait EI può essere attribuita alla loro inclusione di contenuti relativi alla motivazione al raggiungimento, all’autoefficacia e alle prestazioni di autovalutazione. [94] Le prove meta-analitiche confermano che l’intelligenza emotiva auto-riferita che prevede la prestazione lavorativa è dovuta a misure di EI mista e di tratto che attingono all’autoefficacia e alla prestazione auto-valutata, oltre ai domini di nevroticismo, estroversione, coscienziosità e QI. Pertanto, la capacità predittiva dell’IE mista rispetto alla prestazione lavorativa scende a zero quando si controllano questi fattori. [15]

Uno studio sulla capacità predittiva dell’IE per le prestazioni lavorative ha concluso che un EI più elevato era associato a una maggiore efficacia della leadership per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi organizzativi. [95] Questo studio mostra che l’EI può servire come strumento di identificazione per comprendere chi è (o meno) in grado di trattare in modo efficace con i colleghi. Inoltre, si possono sviluppare e migliorare le proprie qualità di leadership facendo avanzare la propria intelligenza emotiva. L’IE può essere sviluppata deliberatamente, in particolare gli aspetti di “facilitare il pensiero con le emozioni” e “monitoraggio e regolazione delle emozioni” sul posto di lavoro. [96]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Correlazioni con la personalità

I ricercatori hanno sollevato preoccupazioni sulla misura in cui le misure di EI self-report sono correlate con le dimensioni della personalità stabilite. Le misure di EI self-report e le misure di personalità convergono perché entrambe pretendono di misurare i tratti della personalità. [46] Due dimensioni dei Big Five si distinguono come maggiormente correlate all’EI auto-riportata: nevroticismo ed estroversione . Il nevroticismo si riferisce all’emotività negativa e all’ansia . Le persone che ottengono un punteggio elevato nel nevroticismo hanno probabilità di ottenere un punteggio basso nelle misure di EI auto-valutate.

Gli studi hanno esaminato gli effetti multivariati della personalità e dell’intelligenza sull’EI e hanno tentato di correggere le stime per l’errore di misurazione. Ad esempio, uno studio ha dimostrato che l’intelligenza generale (misurata con il Wonderlic Personnel Test), la gradevolezza (misurata dal NEO-PI) e il genere potrebbero prevedere in modo affidabile la misura dell’abilità EI. [97] Hanno fornito una correlazione multipla (R) di 0,81 con il MSCEIT (la previsione perfetta sarebbe 1). Questo risultato è stato replicato. [98] La replica ha rilevato un multiplo R di 0,76 utilizzando il test di intelligenza “Culture Fair” di Cattell e il Big Five Inventory (BFI); covariate significative erano l’intelligenza (beta standardizzato = .39), la gradevolezza (beta standardizzato = .54) e l’apertura mentale (beta standardizzato = .46).

Uno studio sull’Ability Emotional Intelligence Measure ha trovato risultati simili (R multiplo = .69), con predittori significativi che sono intelligenza, beta standardizzato = .69 (utilizzando il test degli scambi e un subtest delle scale Wechsler, il compito di conoscenza generale di 40 elementi) e empatia, beta standardizzato = .26 (utilizzando il questionario di misura della tendenza empatica). [99] Antonakis e Dietz (2011b) [ citazione completa necessaria ] mostrano anche come l’inclusione o l’esclusione di variabili di controllo importanti possa modificare radicalmente i risultati.

Le interpretazioni delle correlazioni tra questionari EI e personalità sono state varie, ma una visione prominente è la visione Trait EI, che reinterpreta l’EI come una raccolta di tratti della personalità. [50] [100]

Una meta-analisi del 2011 ha classificato gli studi sull’EI in tre flussi: “(1) modelli basati sulle abilità che utilizzano elementi di test oggettivi; (2) misure di self – report o peer – report basate sul modello a quattro rami dell’EI; e (3 ) “modelli misti” di competenze emotive.” Ha scoperto che questi “tre flussi hanno correlazioni corrette che vanno da 0,24 a 0,30 con le prestazioni lavorative. I tre flussi erano correlati in modo diverso con l’abilità cognitiva e con nevroticismo, estroversione, apertura, gradevolezza e coscienziosità. I flussi 2 e 3 hanno la più grande validità incrementale oltre abilità cognitive e il modello a cinque fattori ( FFM ).” La meta-analisi ha concluso che “tutti e tre i flussi di EI hanno mostrato una sostanziale importanza relativa in presenza di FFM e intelligenza nel prevedere le prestazioni lavorative”. [14] Una meta-analisi di follow-up nel 2015 ha ulteriormente corroborato questi risultati e ha affrontato le preoccupazioni sulla “discutibile validità di costrutto delle misure di EI miste” sostenendo che “gli strumenti di EI misti valutano una combinazione di abilità EI e autopercezioni, in oltre alla personalità e alle capacità cognitive.” [15]

Una meta-analisi del 2017 di 142 fonti di dati ha rilevato un’ampia sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’EI del tratto. La sovrapposizione era così ampia da concludere che “I risultati suggeriscono che il fattore generale della personalità è molto simile, forse anche un sinonimo, al tratto EI”. [101] Tuttavia, la sovrapposizione tra il fattore generale della personalità e l’abilità EI era più moderata, con una correlazione di circa 0,28. [101]

Nel 2021, due articoli di revisione hanno esaminato la relazione tra intelligenza emotiva e la triade oscura dei tratti della personalità ( narcisismo , machiavellismo e psicopatia ). [102] Questa ricerca ha scoperto che l’intelligenza emotiva mostrava associazioni negative con tutti e tre i domini della triade oscura della personalità. Dei quattro rami di abilità dell’intelligenza emotiva, gli effetti maggiori riguardavano la gestione delle emozioni (rispetto alla percezione, all’uso o alla comprensione delle emozioni) e alla psicopatia (rispetto al narcisismo o al machiavellismo). I due diversi aspetti del narcisismo hanno mostrato relazioni diverse con l’intelligenza emotiva. Il narcisismo vulnerabile (caratterizzato da ansia e fragile autostima) era associato a una minore intelligenza emotiva. Tuttavia, il narcisismo grandioso (caratterizzato da fiducia in se stessi, dominanza e senso di ego gonfiato) è correlato a livelli più elevati di intelligenza emotiva. Ciò indica che non tutte le personalità “oscure” mancano di intelligenza emotiva.

Una meta-analisi del 2021 ha mostrato che l’intelligenza emotiva era associata positivamente all’attaccamento sicuro negli adulti, ma associata negativamente a stili di attaccamento insicuri come l’attaccamento ansioso e l’attaccamento evitante. [103] Le associazioni con l’attaccamento ansioso e l’attaccamento evitante erano significative sia per l’abilità EI che per le scale di valutazione dell’EI. Tuttavia, solo le scale di valutazione dell’EI hanno mostrato un’associazione significativamente positiva con l’attaccamento sicuro. Gli autori suggeriscono che lo sviluppo precoce degli stili di attaccamento può facilitare (o ostacolare) lo sviluppo delle capacità emotive e dei tratti coinvolti nell’EI.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Risposta socialmente desiderabile

La risposta socialmente desiderabile ( SDR ), o “falso bene”, è un modello di risposta in cui i partecipanti al test si rappresentano sistematicamente con un pregiudizio eccessivamente positivo. [104] [ citazione completa necessaria ] È noto da tempo che questo bias contamina le risposte sugli inventari di personalità, [105] [ citazione completa necessaria ] agendo come mediatore delle relazioni tra le misure di autovalutazione. [106] [ citazione completa necessaria ]

È stato suggerito che rispondere in modo desiderabile sia un “insieme di risposte”, un modello di risposta situazionale e temporaneo. [107] [ citazione completa necessaria ] Questo è in contrasto con uno “stile di risposta”, che è una qualità simile a un tratto più a lungo termine. Considerando i contesti in cui vengono utilizzati alcuni inventari di EI self-report (ad esempio, contesti lavorativi), i problemi delle serie di risposte in scenari ad alta posta in gioco sono chiari. [108] [ citazione completa necessaria ]

Esistono alcuni metodi per impedire risposte socialmente desiderabili agli inventari di comportamento. Alcuni ricercatori ritengono che sia necessario avvertire i partecipanti al test di non fingere di essere bravi prima di sostenere un test della personalità. [109] [ citazione completa necessaria ] Alcuni inventari utilizzano scale di validità per determinare la probabilità o la coerenza delle risposte tra tutti gli item.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – EI come comportamento piuttosto che come intelligenza

I primi lavori di Goleman sono stati criticati per aver presupposto che l’IE sia un tipo di intelligenza o abilità cognitiva . Eysenck scrive che la descrizione dell’EI di Goleman contiene presupposti infondati sull’intelligenza in generale e che è addirittura contraria a ciò che i ricercatori si aspettano quando studiano i tipi di intelligenza:

“[Goleman] esemplifica più chiaramente di molti altri la fondamentale assurdità della tendenza a classificare quasi ogni tipo di comportamento come ‘intelligenza’… Se queste cinque ‘capacità’ definiscono ‘intelligenza emotiva’, ci aspetteremmo qualche prova che siano altamente correlati; Goleman ammette che potrebbero essere del tutto incorrelati, e in ogni caso, se non possiamo misurarli, come facciamo a sapere che sono correlati? Quindi l’intera teoria è costruita sulle sabbie mobili: non esiste una solida base scientifica.” [110]

Allo stesso modo, Locke afferma che il concetto di EI è un’interpretazione errata del costrutto dell’intelligenza, e offre un’interpretazione alternativa: non è un’altra forma o tipo di intelligenza, ma l’intelligenza – la capacità di cogliere astrazioni – applicata a un particolare ambito della vita: emozioni. Suggerisce che il concetto dovrebbe essere rietichettato e denominato abilità. [111]

L’essenza di queste critiche è che l’indagine scientifica dipende dall’utilizzo di costrutti validi e coerenti e che prima dell’introduzione del termine EI, gli psicologi avevano stabilito distinzioni teoriche tra fattori come abilità e risultati, abilità e abitudini, atteggiamenti e valori e tratti della personalità. e stati emotivi. [112] Alcuni studiosi ritengono che il termine EI unisca e confonda tali concetti e definizioni accettati.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – EI come abilità piuttosto che qualità morale

Adam Grant ha messo in guardia contro la percezione comune ma errata dell’IE come una qualità morale desiderabile piuttosto che come un’abilità. [113] Grant ha affermato che un’IE ben sviluppata non è solo uno strumento strumentale per raggiungere obiettivi, ma può funzionare come un’arma per manipolare gli altri derubandoli della loro capacità di ragionare. [113]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – EI come misura di conformità

Una critica ai lavori di Mayer e Salovey viene da uno studio che suggerisce che l’EI, misurato dal MSCEIT , potrebbe solo misurare la conformità. [114] Questo argomento è radicato nell’uso da parte del MSCEIT della valutazione basata sul consenso e nel fatto che i punteggi del MSCEIT sono distribuiti negativamente (il che significa che i suoi punteggi differenziano meglio tra le persone con bassa IE rispetto alle persone con alta IE).

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – L’IE come forma di conoscenza

Un’altra critica afferma che, a differenza dei test di capacità cognitiva, il MSCEIT “verifica la conoscenza delle emozioni ma non necessariamente la capacità di eseguire compiti legati alla conoscenza valutata”. [115] Se qualcuno sa come dovrebbe comportarsi in una situazione emotivamente carica, non ne consegue necessariamente che possa effettivamente mettere in atto il comportamento segnalato.

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Il NICHD spinge per il consenso

L’ Istituto Nazionale per la Salute Infantile e lo Sviluppo Umano ha riconosciuto che, poiché esistono divisioni sul tema dell’EI, la comunità della salute mentale deve concordare alcune linee guida per descrivere una buona salute mentale e condizioni di vita mentale positive. Nella loro sezione “Psicologia positiva e concetto di salute”, spiegano: “Attualmente esistono sei modelli concorrenti di salute positiva, che si basano su concetti come essere al di sopra della norma, forza caratteriale e virtù fondamentali, maturità evolutiva, socialità e intelligenza emotiva, benessere soggettivo e resilienza . Ma questi concetti definiscono la salute in termini filosofici piuttosto che empirici. Il dottor [Lawrence] Becker ha suggerito la necessità di un consenso sul concetto di salute psicologica positiva…”. [116]

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Guarda anche

Migliore Corso di Intelligenza Emotiva – Approfondimenti – Riferimenti

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Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

Riconoscere le emozioni

La leadership emozionale propone di inserire tra i fattori di successo della gestione di un gruppo la capacità del leader nel “leggere le persone” sotto il profilo emozionale, capire i propri stati interiori e quelli altrui.

leadership emozionale

Questo permette di muovere il cursore della comunicazione con consapevolezza tra le polarità (entrambe necessarie) della direttività (fronte hard) e del­l’empatia e della relazione d’aiuto (fronte soft).

Quali le implicazioni pratiche nella direzione dei team? La prima e più forte considerazione viene dalla natura biologica del­l’essere umano che opera in azienda. Le emozioni sono risposte psicobiologiche del­l’organi­smo e non possono essere “spente” a comando.

A un livello “immaturo” di leadership emozionale, possiamo al massimo pensare di attutire e “camuffare” la manifestazione esterna delle emozioni, ma non impedire il loro prodursi. A un livello “intermedio” possiamo affinare le sensibilità propriocettive (la percezione interna) e agire sulle intensità emotive diventando più abili nel gestirle. A un livello “avanzato” possiamo ristrutturare completamente le nostre risposte emotive agli stimoli esterni.

Quando predominano emozioni negative, la produttività scende al di sotto di qualsiasi soglia di accettazione, la leadership stessa viene vissuta come una condizione di frustrazione e la partecipazione al gruppo diventa sempre più un obbligo (dal quale sfuggire prima possibile). Se predominano emozioni positive possiamo invece aspirare alla “condizione di flusso”, uno stato nel quale il lavoro viene vissuto come una gioia – una sensazione piacevole dello scorrere del tempo e dei rapporti con le persone, una condizione esistenziale che trasforma il lavoro: da gabbia a luogo di espressione e autorealizzazione.

Le implicazioni per la produttività sono immediate, enormi, ma questo è nulla a fronte della rivoluzione sociologica che questo passaggio può implicare: il lavoro come liberazione cessa di essere utopia ed entra nella sfera del possibile. Ovviamente, non bastano trucchi e scorciatoie per raggiungere questo stato, e chiunque creda/proponga soluzioni “da un minuto” o altre ricette facili e pronte per l’uso sta compiendo un grave falso e un errore di sottovalutazione.

Le implicazioni pratiche

Rispetto alle possibili interrelazioni tra i diversi temi, il metodo HPM evidenzia come il successo nel gestire un team dipenda largamente dalla capacità di riconoscere e valorizzare le dinamiche conversazionali che avvengono nelle interazioni quotidiane dei gruppi. Allo stesso tempo, viene evidenziata la necessità di sviluppare la componente emotiva che inevitabilmente accompagna le relazioni umane e le comunicazioni interne.

La qualità della vita al­l’interno di un gruppo è fortemente influenzata da due fattori.

•     L’ecologia della comunicazione: l’analisi e gestione del clima psicologico al­l’interno di un gruppo dipende largamente dalla comunicazione e dagli stati conversazionali che intercorrono tra i membri. Non possiamo pensare di “acquistare” climi positivi: si tratta di una merce non in vendita. È invece necessario sforzarsi nella direzione del­l’ampliamento delle competenze comunicative e conversazionali.

•     La leadership emozionale, la capacità di attingere con successo alle risorse emotive della persona e del gruppo per coordinare e dirigere i team e i progetti, richiede competenze comunicative ad hoc. Larga parte del lavoro richiede un dis-apprendimento (unlearning) di schemi mentali assimilati durante la crescita, nei quali è stato creato il “blocco espressivo emozionale” (tappo, o coperchio al­l’espressione delle emozioni) che l’adulto trascina con sé come un fardello per il resto della sua esistenza.

Date queste premesse, è necessario approfondire gli strumenti operativi e pragmatici che permettono di agire su due fronti.

Sul versante aziendale:

•     cambiare la qualità della vita e i risultati aziendali agendo sulle variabili comunicative dei gruppi;

•     produrre climi comunicativi positivi in un gruppo di lavoro intento a raggiungere un obiettivo;

•     migliorare la prontezza di risposta aziendale verso le sfide esterne, agendo sui processi di comunicazione interna e direzione.

Sul piano individuale e della crescita personale:

•     capire i fattori del proprio successo al­l’interno delle dinamiche di gruppo;

•     dotarsi di strumenti operativi nella direzione dei team;

•     crescere sotto il profilo della capacità di creare relazioni profonde, empatiche, emozionalmente ricche, nei rapporti umani, relative ai gruppi personali o familiari di cui si faccia parte.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

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Temi e Keywords dell’articolo:

  • Leadership
  • Leadership emozionale
  • Direzione dei team
  • Stati interiori
  • Empatia
  • Emozioni
  • Stato di flusso
  • Ecologia della comunicazione
  • Stati conversazionali
  • Clima comunicativo
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  • Risorse emotive
  • Crescita personale
  • Metodo HPM

Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

La consapevolezza emotiva per una comunicazione di qualità

I team ad alte performance, siano essi sportivi, aziendali, civili, affrontano situazioni che altre persone non incontreranno mai nella vita.

Una finale di calcio in uno stadio gremito da 80.000 persone, o il tentativo di salvare persone in una casa che brucia, liberare degli ostaggi da persone armate, o rivoluzionare e rimuovere i parassitismi di un’azienda, sono sfide enormi.

Queste situazioni mettono in gioco inevitabilmente le emozioni.

Comunicazione di qualità.1

•     In molte situazioni bisogna ricorrere alla capacità di suscitare emozioni (altrui) e reagire con consapevolezza delle proprie emozioni.

•     La leadership è una sfida. Come ogni sfida, può essere affrontata tramite la fuga (reazione di evitazione), tramite l’attacco (reazione aggressiva), il blocco (stallo) o il problem solving (reazione analitica). La mancanza di consapevolezza emotiva provoca reazioni incontrollate di fuga o, al contrario, di blocco o di aggressività ingiustificata.

•     La leadership emotiva consente di attivare flussi di comunicazione interna (intrapersonale) e tra membri di un team, dove le emozioni smettono di essere considerate “accessori” per divenire pilastri portanti di una comunicazione di qualità.

•     Tramite la formazione e il coaching, è possibile affinare le tecniche e capacità, aprire il dialogo emozionale sia interno che esterno, ottimizzare i flussi operativi e migliorare sensibilmente le proprie capacità direzionali, far leva sulla componente di fattore umano insita in ogni team vincente o forza speciale per ottenere risultati superiori.

Diventano quindi importanti, essenziali, nuovi strumenti per ottenere partecipazione e risultato. Tra questi, anticipiamo alcune aree di attenzione che svilupperemo nel capitolo dedicato alla leadership emozionale e al test EmLead, da noi elaborato.

Temi avanzati di leadership emozionale nel modello EmLead 72:

•     analisi e gestione del­l’aggressività;

•     analisi e gestione della passività;

•     competenze e sviluppo delle abilità nelle relazioni di aiuto (coaching, training, counseling, mentoring);

•     ascolto emotivo interiore;

•     capacità di espressione esterna ed espressione degli stati emozionali;

•     microanalisi comportamentale, analisi dei frame comportamentali;

•     locus of control emozionale;

•     bioenergetica della performance professionale nella leadership;

•     gestione e recupero dello stress emotivo;

•     autoefficacia e sviluppo del­l’efficacia personale.

Una squadra che vince tiene ai suoi membri. Sapere che sei in un gruppo dove non verrai abbandonato, non verrai lasciato indietro, dà forza e coraggio a tutti.

Volando in formazione le oche aumentano del 71 per cento la portata del loro volo rispetto al viaggiare da sole. Le oche emettono suoni per mantenersi coordinate in volo. Se chi tira la formazione si stanca, scala e un’altra oca la sostituisce. Se un’oca si ammala o è ferita e deve lasciare lo stormo, due oche la scortano e rimangono con lei fin quando si riprende o muore (http://ancoralearning.com.au/ blog/can-geese-teach-us-teams).

Se questo sanno fare le oche, possiamo noi fare almeno altrettanto, e addirittura di più?

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  • Leadership emotiva
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  • Dialogo emozionale
  • Fattore umano
  • Formazione
  • Coaching
  • Gestione dell’aggressività
  • Gestione della passività
  • Ascolto emotivo interiore
  • Espressione degli stati emozionali
  • Microanalisi comportamentale
  • Locus of control emozionale
  • Bioenergetica
  • Stress emotivo
  • Efficacia personale

Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

Siamo scintille in uno spettacolo universale di fuochi d’artificio. Noi compariamo qui, ora, adesso. Facciamo di questa scintilla un miracolo.

Daniele Trevisani

Chi dirige persone o gruppi con vera passione sente prima o poi il bisogno di migliorare le proprie modalità di comunicazione e quindi la propria leadership.

Per farlo, uno dei modi più efficaci è ispirare la propria comunicazione e la propria leadership non tanto a “regole preconfezionate” che valgono in sostanza nulla, ma piuttosto a dei “principi guida”.

Da un buon principio ispiratore possono derivare una grande varietà di regole pratiche, comportamenti positivi e soprattutto modalità di decisione molto solide.

La difficoltà decisionale è spesso dovuta alla perdita di principi ispirativi, ancoraggi solidi che possano guidare le scelte. Chi ha principi saldi difficilmente non sa che cosa vuole.

Nessun ancoraggio è forte quanto un principio che ci guida. Se cerchiamo la parola “principio” tra i suoi sinonimi troviamo “origine” e “inizio”, ed è così.

Da esso trae genesi tutto ciò che ne deriva, come un piccolo ruscello è l’origine di un fiume e di tutte le sue diramazioni, o come il tronco sorregge tanti rami e ogni foglia. La linfa vitale di un gruppo scorre dentro ai “principi guida” di cui esso si dota.

Esaminiamo alcuni aspetti fondamentali per la leadership e la comunicazione operativa.

Il primo principio: qualsiasi team, per quanto dotato di supporti materiali e tecnologie, è composto di persone, esseri umani, con i pregi e difetti che questo comporta. Gli studi sul fattore umano nei viaggi spaziali evidenziano come uno dei limiti più forti del­l’essere umano in azione la human dependability, in altre parole, l’affidabilità umana, il fatto di “poter contare” su un essere così delicato come la creatura umana. Poter contare su una persona è importantissimo ma non scontato. Gli esseri umani possono essere soggetti a “malfunzionamenti” fisici non voluti (malattia, cadute, injuries, che li rendono incapaci di contribuire), ma anche a malfunzionamenti umorali, emozionali, caratteriali, proprio perché umani. Cadute emotive, umorali, motivazionali, sono altrettanto pericolose delle cadute fisiche, e allontanano dallo scopo. E tuttavia, sono proprio le fragilità che rendono gli umani così speciali. La forza potenziale delle loro emozioni, la potenza che un sentimento può generare, l’enorme beneficio quando le emozioni sono valorizzate e canalizzate bene.

Il secondo principio: chi dirige un team è anch’egli una persona, e porta nel team tutto il proprio repertorio personale positivo e negativo, capacità e valori, energie o limiti, il proprio carattere, la propria personalità, la propria storia, lo stato fisico ed emozionale, culture ed esperienze, amplificando risultati, modificandoli in meglio o in peggio. Conoscere se stessi, in questo senso, e lavorare su di sé, diventano obbligo morale, pratico, positivo e forte.

Il terzo principio, la relazione forte tra qualità comunicativa e portata della sfida affrontabile: in un team vero, le persone interagiscono tra di loro, comunicano tra di loro, sono persino costrette a farlo se vogliono coordinarsi e organizzarsi bene. La necessità di comunicare bene è tanto maggiore quanto più grande è la portata della sfida. Nei miei contributi di ricerca a ESA (European Space Agency) (Trevisani e Stene 2016) ho potuto esaminare come la comunicazione faccia la differenza tra vita e morte. Un team composto da astronauti, equipaggio e operatori della sala di controllo a terra, durante una passeggiata spaziale (Extra Vehicular Activity, EVA) comunica, e nel farlo può rischiare involontariamente la morte di un’astro­nauta, per colpa di un singolo messaggio sbagliato o di un singolo misunderstanding. E questo non ipoteticamente. È accaduto all’astronauta Luca Parmitano, il quale si è ritrovato in procinto di annegare nello spazio per una perdita di acqua al­l’interno della tuta spaziale, rientrato con l’acqua oramai sopra gli occhi; gli operatori faticavano a capire che cosa accadeva, a dare istruzioni e messaggi operativi. Lo stesso vale per un’équipe medica nei riguardi del paziente, e ogni altro team che affronta sfide difficili. La qualità della comunicazione interna ai gruppi, e la qualità comunicativa di ciascun ruolo specifico, fanno la differenza rispetto alle sfide che gli stessi possono affrontare e vincere. Comunicare bene può essere fatto con metodo, o affidandosi alla sorte (che non è mai in genere una strategia vincente). Comunicare bene serve per raggiungere scopi che i singoli, da soli, non potrebbero mai conseguire e, a volte, nemmeno sognare.

 

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  • Aspirazioni
  • Lavoro su di sè
  • Energie
  • Sfide
  • Potenziale delle emozioni

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani – “Deep coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità e la formazione attiva”. Franco Angeli editore, Milano.

L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.

Charles Bukowski

La crescita personale assomiglia ad un viaggio compiuto per ritrovarsi, o per scoprire chi siamo davvero, o cosa potremmo essere. Questo vale anche per la crescita professionale. Alla base di tutto vi è la volontà di accedere a nuovi livelli di vita, o a nuovi livelli professionali, e persino a nuovi stati emotivi. Per farlo con successo, tuttavia, serve un modello che ci guidi. 

Il modello Deep Coaching, derivazione del Modello HPM (Human Potential Modeling) sviluppato per la crescita del potenziale umano, ha proprio questo scopo.

In particolare, un metodo di crescita personale o professionale deve rispondere ad alcune domande di base: 

  1. quali fattori primari prendere in considerazione per liberare il potenziale e di conseguenza le performance? 
  2. come si può attivare una buona formazione esperienziale e un coaching in profondità (Deep Coaching) per stimolare la crescita delle energie personali, delle competenze, della progettualità, sino ai valori e alla spiritualità? 

Al centro di tutto questo ragionamento c’è la convinzione profonda che l’essere umano possa prendere in mano larga parte delle redini del suo destino. Per farlo, occorre fare alcuni cambiamenti radicali, proposti nel Metodo HPM (Human Potential Modeling), che qui trattiamo. Dobbiamo imparare a fare cose che non facevamo prima, come il lavoro bioenergetico sul corpo, il training mentale, e tante altre aree previste nel metodo, e farle diventare abitudini sane e positive per la nostra crescita personale.

Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto

Nelson Mandela

Se fai tuo questo pensiero, scoprirai che puoi avventurarti in nuove strade della vita, crescere, migliorare e cambiare il tuo modo di pensare, il tuo corpo, il tuo stato mentale e la tua comunicazione e i rapporti con gli altri. Puoi arricchire emotivamente la tua vita. Puoi aiutare gli altri a migliorare a loro volta. Puoi lasciare un segno del tuo passaggio. Puoi dare un contributo alla Civiltà Umana.

Il metodo si interessa sia di chi opera nelle performance di élite (testato in 30 anni di lavoro sul campo nel top management, sport agonistici, ma anche progetti aziendali di alta rilevanza strategica) che della vita quotidiana, e delle azioni di tutti i giorni.

È convinzione diffusa che le performance siano sforzi destinati ad un fine. Vero, ma proviamo per un attimo ad invertire il punto di vista, ed osservare le performance umane come un “termometro”, un indicatore del grado di libertà e di auto-espressione raggiunto. 

Questo ci permette di trovare un fine molto più nobile che non siano prestazioni aride e fini a sé stesse: l’elevazione verso livelli di energie, competenze e cause superiori, sia in senso materiale che spirituale.

Il tema dominante di tutto il nostro pensiero va ricentrato, e presto. 

Dobbiamo spostarlo dal baratro di banalità in cui il pensiero comune, la televisione, i media commerciali, le letture stupide, e la cultura mediana cercano continuamente di spingerci per non farci pensare. 

Dobbiamo cambiare i parametri che usiamo per valutare noi stessi e gli altri. Il conto corrente o la bellezza esteriore sono solo indicatori apparenti, e spesso fuorvianti, di chi sia veramente una persona e di quale sia il suo vero valore.

Dobbiamo liberarci dal cancro mentale che tu sia solo Genetica e tu non abbia alcuna possibilità di influire su ciò che sei, a cosa guardi, verso dove sei diretto, e quindi sul tuo futuro. Dobbiamo iniziare a praticare concretamente la crescita personale e non solo a desiderarla.

Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.

Johan Wolfgang von Goethe

La tua dote genetica può aver deciso la tua altezza, ma sono nelle tue mani il tuo potenziamento muscolare, la tua flessibilità articolare, o il tuo peso, e persino la tua rapidità di ragionamento, o la liberazione dall’ansia mentale e dallo stress inutile, o da un’immagine di sé improduttiva e dannosa. Sono tutti fattori allenabili e lavorabili con un buon programma di coaching e di training, fatti in profondità. 

Nel Deep Coaching dobbiamo mettere al centro la sacralità dell’essere umano e il forte bisogno di non sprecare nemmeno una vita, nemmeno un giorno, nemmeno un minuto, in qualcosa che non sia legato ad una visione positiva, di emancipazione e di crescita.

E, per crescere o reindirizzare il pensiero, le buone intenzioni non sono sufficienti. Serve un metodo che aiuti a canalizzare questo sforzo positivo. 

Qualsiasi sia la tua età o condizione, non è mai troppo tardi per iniziare o intensificare un lavoro su te stesso orientato alla tua crescita personale o professionale.

© Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani – “Deep coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità e la formazione attiva”. Franco Angeli editore, Milano. Vietata la riproduzione senza citazione della fonte.

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Leadership empatica: la capacità di dirigere persone e team applicando l’empatia e la sensibilità emozionale. Le aziende e organizzazioni che applicano una leadership empatica hanno maggiore vantaggio competitivo rispetto alle aziende solo direttive, in quanto permettono alle risorse umane di esprimersi e di creare un clima di ascolto e valorizzazione della persona.

leadership empatica e leadership emozionaleSe desideri un contatto per approfondire possibilità di consulenza o formazione sulla leadership empatica, con il Dott. Daniele Trevisani e colleghi, contattaci attraverso questo form. Risponderemo al più presto.

Il tema è espresso nel testo “Comunicazione Olistica” di Daniele Trevisani, di cui riportiamo qui uno stralcio in anteprima, e nel libro di Daniele Trevisani “Ascolto Attivo ed  Empatia” che trovi nella sezione “libri” del sito

Principio 4 – Comunicazione interna all’individuo stesso e “outing” emozionale, leadership empatica

  • Maggiore è il grado di consapevolezza dei propri bisogni razionali, subconsci e inconsci, maggiore è il grado di qualità della comunicazione esterna.
  • L’ascolto non riguarda solo l’ascolto dell’altro ma anche del dialogo interno, le voci interiori alla persona, i rapporti tra quanto la parte “razionale” dice e cosa invece la componente subconscia e inconscia vorrebbe, desidera, e fa trasparire, o non fa trasparire.
  • Il rapporto con una persona capace di fare da “contenitore emotivo”, far uscire le emozioni (outing emozionale) e ascoltare le emozioni anche più sottili o più nascoste, e dotato di empatia forte, è benefico e persino terapeutico, questo sia nelle relazioni personali che in quelle manageriali e ancora di più nelle relazioni di aiuto.
  • Le aziende e organizzazioni che applicano una leadership empatica hanno maggiore vantaggio competitivo rispetto alle aziende solo direttive, in quanto permettono alle risorse umane di esprimersi e di creare un clima di ascolto e valorizzazione della persona.

Per approfondire il concetto di empatia e leadership empatica osserviamo questi studi sul merito.

Leadership empatica – Approfondimenti – Empatia

empatia è la capacità di comprendere o sentire ciò che un’altra persona sta vivendo all’interno del proprio quadro di riferimento, cioè la capacità di mettersi nella posizione dell’altro. [1] Le definizioni di empatia comprendono un’ampia gamma di processi sociali, cognitivi ed emotivi che riguardano principalmente la comprensione degli altri (e le emozioni degli altri in particolare). I tipi di empatia includono empatia cognitiva, empatia emotiva (o affettiva), empatia somatica ed empatia spirituale. [2] [3] [4]

Leadership empatica – Approfondimenti – Etimologia

La parola inglese empatia deriva dal greco antico ἐμ πάθεια ( empatia , che significa “affetto fisico o passione”). [5] Quella parola deriva da ἐν ( en , “in, at”) e π άθος ( pathos , “passione” o “sofferenza”). [6] Theodor https://en.wikipedia.org/wiki/Theodor_LippsLipps https://en.wikipedia.org/wiki/Theodor_Lippsadattò il termine estetico tedesco Einfühlung (“sentirsi dentro”) alla psicologia nel 1903, [7] ed Edward B. Titchener tradusse Einfühlung in inglese come “empatia” nel 1909. [8] In greco moderno εμπάθεια può significare, a seconda di contesto, pregiudizio , malevolenza , malizia o odio. [9]

Leadership empatica – Approfondimenti – Definizioni

Generale

Sin dalla sua introduzione nella lingua inglese, “empatia” ha avuto un’ampia gamma di definizioni (a volte contrastanti) sia tra i ricercatori che tra i profani. [10] [11] [12] Le definizioni di empatia comprendono un’ampia gamma di fenomeni, compreso il prendersi cura delle altre persone e il desiderio di aiutarle; provare emozioni che corrispondono alle emozioni di un’altra persona; discernere ciò che un’altra persona sta pensando o provando; [13] e rendendo meno distinte le differenze [ necessari chiarimenti ] tra il sé e l’altro. [14]

Poiché l’empatia implica la comprensione degli stati emotivi delle altre persone, il modo in cui è caratterizzata deriva dal modo in cui sono caratterizzate le emozioni. Ad esempio, se le emozioni sono caratterizzate da sentimenti corporei, la comprensione dei sentimenti corporei di un altro sarà considerata centrale per l’empatia. D’altra parte, se le emozioni sono caratterizzate da una combinazione di convinzioni e desideri, la comprensione di tali convinzioni e desideri sarà più essenziale per l’empatia. La capacità di immaginarsi come un’altra persona è un processo sofisticato. Tuttavia, la capacità di base di riconoscere le emozioni negli altri può essere innata [15] e può essere raggiunta inconsciamente. La ricerca empirica supporta una varietà di interventi per migliorare l’empatia. [16] [17] [18] [19] [20]

L’empatia non è tutto o niente; piuttosto, una persona può essere più o meno empatica verso un’altra. Paradigmaticamente, una persona mostra empatia quando comunica un riconoscimento accurato del significato delle azioni intenzionali in corso di un’altra persona, degli stati emotivi associati e delle caratteristiche personali in un modo che sembra accurato e tollerabile per la persona riconosciuta. [21] [22]

La propria capacità di riconoscere i sentimenti corporei di un altro è correlata alle proprie capacità imitative e sembra essere radicata in una capacità innata di associare i movimenti corporei e le espressioni facciali che si vedono in un altro con i sentimenti propriocettivi di produrre personalmente quei movimenti o espressioni corrispondenti. [23]

Leadership empatica – Approfondimenti –  Distinzioni tra empatia e concetti correlati

Compassione e simpatia sono termini associati all’empatia. Una persona prova compassione quando nota che gli altri hanno bisogno e questo sentimento motiva quella persona ad aiutare. Come l’empatia, la compassione ha un’ampia gamma di definizioni e presunte sfaccettature (che si sovrappongono ad alcune definizioni di empatia). [24] [25] La simpatia è un sentimento di cura e comprensione per qualcuno che ha bisogno. Alcuni includono nella simpatia una preoccupazione empatica per un’altra persona e il desiderio di vederla meglio o più felice. [26]

L’empatia è anche legata alla pietà e al contagio emotivo . [27] [26] Si prova pietà per gli altri che potrebbero essere in difficoltà o bisognosi di aiuto. Questo sentimento è descritto come “sentirsi dispiaciuto” per qualcuno. Il contagio emotivo è quando una persona (soprattutto un neonato o un membro di una folla ) imitativamente “cattura” le emozioni che gli altri stanno mostrando senza necessariamente riconoscere che ciò sta accadendo. [28]

L’alessitimia descrive una carenza nella comprensione, elaborazione o descrizione delle proprie emozioni (a differenza dell’empatia che riguarda le emozioni di qualcun altro). [29]

Leadership empatica – Approfondimenti –  Classificazione

L’empatia ha due componenti principali: [30]

  1. L’empatia affettiva , chiamata anche empatia emotiva , [31] è la capacità di rispondere con un’emozione appropriata agli stati mentali di un altro. [30] La nostra capacità di empatizzare emotivamente si basa sul contagio emotivo: [31] essere influenzati dallo stato emotivo o di eccitazione di un altro. [32] L’empatia affettiva può essere suddivisa nelle seguenti scale: [30] [33]
    • Preoccupazione empatica : simpatia e compassione per gli altri in risposta alla loro sofferenza. [30] [34] [35]
    • Distress personale : sentimenti di disagio e ansia in risposta alla sofferenza di un altro. [30] [34] [35] Non c’è consenso sul fatto che il disagio personale sia una forma di empatia o invece sia qualcosa di distinto dall’empatia. [27] [34] Potrebbe esserci un aspetto evolutivo in questa suddivisione. I bambini rispondono all’angoscia degli altri angosciandosi loro stessi; solo quando hanno due anni iniziano a rispondere in modo diverso: cercando di aiutare, confortare e condividere. [34]
  2. L’empatia cognitiva è la capacità di comprendere la prospettiva o lo stato mentale di un altro. [36] [30] [37] I termini cognizione sociale , prospettiva , teoria della mente e mentalizzazione sono spesso usati come sinonimi, ma a causa della mancanza di studi che confrontino la teoria della mente con i tipi di empatia, non è chiaro se questi termini sono equivalenti. [38] Sebbene le misure di empatia cognitiva includano questionari di autovalutazione e misure comportamentali, una meta analisi del 2019 [39] ha rilevato solo un’associazione trascurabile tra autovalutazione e misure comportamentali, suggerendo che le persone generalmente non sono in grado di valutare accuratamente le proprie capacità cognitive capacità di empatia. L’empatia cognitiva può essere suddivisa nelle seguenti scale: [30] [33]
    • Assunzione di prospettiva : la tendenza ad adottare spontaneamente le prospettive psicologiche degli altri. [30] [40]
    • Fantasia: la tendenza a identificarsi con personaggi di fantasia. [30]
    • Empatia tattica (o strategica): l’uso deliberato della prospettiva per raggiungere determinati scopi desiderati. [41]

La comunità scientifica non si è fusa attorno a una definizione precisa di questi costrutti, ma c’è consenso su questa distinzione. [42] [43] [44] Anche l’empatia affettiva e cognitiva sono indipendenti l’una dall’altra; qualcuno che empatizza fortemente emotivamente non è necessariamente bravo a capire la prospettiva di un altro. [45]

Leadership empatica – Approfondimenti – Sviluppo

Evoluzione tra specie

Gli studi sul comportamento animale e sulle neuroscienze indicano che l’empatia non è ristretta agli esseri umani (tuttavia l’interpretazione di tale ricerca dipende in parte da quanto ampia adotta una definizione di empatia che i ricercatori adottano [27] ).

Comportamenti simili all’empatia sono stati osservati nei primati , sia in cattività che in natura, e in particolare nei bonobo , forse il primate più empatico. [46]

Uno studio ha dimostrato il comportamento prosociale suscitato dall’empatia nei roditori. [47] I roditori dimostrano empatia per i compagni di gabbia (ma non per gli estranei) che soffrono. [48] Uno studio influente sull’evoluzione dell’empatia di Stephanie Preston e Frans de Waal [49] discute un meccanismo di azione-percezione neurale e postula un modello di empatia dal basso verso l’alto che lega insieme tutti i livelli, [ chiarimento necessario ] dall’abbinamento dello stato [ chiarimento necessario ] alla presa di prospettiva.

Il neurobiologo dell’Università di Chicago Jean Decety concorda sul fatto che l’empatia non è esclusiva degli esseri umani, ma che l’empatia ha profonde basi evolutive, biochimiche e neurologiche e che anche le forme più avanzate di empatia negli esseri umani sono costruite su forme più basilari e rimangono collegate al nucleo meccanismi associati alla comunicazione affettiva, all’attaccamento sociale e alla cura dei genitori . [50] I circuiti neurali coinvolti nell’empatia e nella cura includono il tronco cerebrale , l’ amigdala , l’ ipotalamo , i gangli della base , l’ insula e la corteccia orbitofrontale . [51]

Sviluppo ontogenetico

All’età di due anni, i bambini normalmente iniziano a mostrare comportamenti fondamentali di empatia avendo una risposta emotiva che corrisponde allo stato emotivo di un’altra persona. [52] Anche prima, a un anno di età, i bambini hanno dei rudimenti di empatia; capiscono che, come con le loro stesse azioni, le azioni degli altri hanno degli obiettivi. [53] [54] I bambini piccoli a volte confortano gli altri o mostrano preoccupazione per loro. Durante il secondo anno, giocano a falsità o fingono nel tentativo di ingannare gli altri. Tali azioni richiedono che il bambino sappia in cosa credono gli altri affinché il bambino possa manipolare quelle convinzioni. [55]

Secondo i ricercatori dell’Università di Chicago che hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i bambini di età compresa tra i sette ei dodici anni sembrano essere naturalmente inclini a provare empatia per gli altri che soffrono. [ Chiarimento necessario ] [56] I loro risultati sono coerenti con precedenti studi fMRI sull’empatia del dolore con gli adulti. La ricerca ha rilevato che ulteriori aspetti [ chiarimenti necessari ] del cervello sono stati attivati quando i giovani hanno visto un’altra persona ferita intenzionalmente da qualcuno, comprese le regioni coinvolte nel ragionamento morale. [57]

Sebbene i bambini siano in grado di mostrare alcuni segni di empatia, incluso il tentativo di confortare un bambino che piange, dai 18 mesi ai due anni, la maggior parte non dimostra una teoria mentale completa fino all’età di quattro anni. [58] La teoria della mente implica la capacità di comprendere che altre persone possono avere convinzioni diverse dalle proprie e si pensa che coinvolga la componente cognitiva dell’empatia. [36] I bambini di solito possono superare compiti di falsa credenza (un test per una teoria della mente) intorno all’età di quattro anni. Le persone con autismo spesso trovano molto difficile usare una teoria della mente (ad esempio il test di Sally-Anne ). [59] [60]

La maturità empatica è una teoria cognitivo-strutturale sviluppata presso la Yale University School of Nursing. Affronta il modo in cui gli adulti concepiscono o comprendono la personalità dei pazienti. La teoria, prima applicata agli infermieri e poi applicata ad altre professioni, postula tre livelli di strutture cognitive. Il terzo e più alto livello è una teoria metaetica della struttura morale della cura. Gli adulti che operano con una comprensione di livello III sintetizzano sistemi di giustizia ed etica basata sull’assistenza. [61]

Leadership empatica – Approfondimenti –  Differenze individuali

La scala Empathic Concern valuta i sentimenti di simpatia e preoccupazione orientati verso gli altri e la scala Personal Distress misura i sentimenti auto-orientati di ansia e disagio personale. [62] I ricercatori hanno utilizzato dati comportamentali e di neuroimaging per analizzare l’estroversione e la gradevolezza (il profilo di personalità del calore e dell’altruismo). Entrambi sono associati all’accuratezza empatica e all’aumento dell’attività cerebrale in due regioni cerebrali importanti per l’elaborazione empatica (corteccia prefrontale mediale e giunzione temporoparietale ). [63]

Leadership empatica – Approfondimenti – Differenze di sesso

Vedi anche: Differenze di sesso in psicologia § Empatia e Differenze di sesso nell’intelligenza emotiva § Empatia

In media, le femmine ottengono punteggi più alti rispetto ai maschi nelle misure di empatia, [64] come il Quoziente di empatia (EQ), mentre i maschi tendono a ottenere un punteggio più alto nel Quoziente di sistema (SQ). Sia i maschi che le femmine con disturbi dello spettro autistico di solito ottengono punteggi più bassi sull’EQ e più alti sull’SQ ( vedi sotto per maggiori dettagli su autismo ed empatia). [36]

Altri studi non mostrano differenze di sesso significative e suggeriscono invece che le differenze di genere sono il risultato di differenze motivazionali, come il mantenimento di stereotipi. [64] [65] Gli stereotipi di genere su uomini e donne possono influenzare il modo in cui esprimono le emozioni. La differenza di sesso è da piccola a moderata, alquanto incoerente ed è spesso influenzata dalle motivazioni o dall’ambiente sociale della persona. [64] Bossone et al. dire “le misure fisiologiche delle emozioni e gli studi che seguono le persone nella loro vita quotidiana non trovano differenze di sesso coerenti nell’esperienza delle emozioni”, il che “suggerisce che le donne possono amplificare determinate espressioni emotive o gli uomini possono sopprimerle”. [64] Tuttavia, una revisione del 2014 di Neuroscience & Biobehavioral Reviews ha riportato che ci sono prove che “le differenze di sesso nell’empatia hanno radici filogenetiche e ontogenetiche in biologia e non sono semplicemente sottoprodotti culturali guidati dalla socializzazione”. [66]

Una recensione pubblicata su Neuropsychologia ha rilevato che le donne tendevano a riconoscere meglio gli effetti facciali, l’elaborazione dell’espressione e le emozioni in generale. [67] I maschi tendevano a riconoscere meglio comportamenti specifici come rabbia, aggressività e segnali minacciosi. [67] Una meta-analisi del 2014, in Cognition and Emotion , ha riscontrato un piccolo vantaggio femminile nel riconoscimento emotivo non verbale su 215 campioni. [ necessari chiarimenti ] [68]

L’analisi 2014 Neuroscience & Biobehavioral Reviews ha rilevato differenze di sesso nell’empatia dalla nascita, che crescono con l’età e coerenti e stabili per tutta la durata della vita. [66] Le femmine, in media, avevano una maggiore empatia rispetto ai maschi, mentre i bambini con maggiore empatia, indipendentemente dal sesso, continuano ad essere più empatici durante lo sviluppo. [66] L’analisi dei potenziali correlati agli eventi cerebrali ha rilevato che le donne che hanno visto la sofferenza umana tendevano ad avere forme d’onda ERP più elevate rispetto ai maschi. [66] Un’indagine sulle ampiezze di N400 ha rilevato, in media, un N400 più alto nelle donne in risposta a situazioni sociali che erano correlate positivamente con l’empatia auto-riferita. [66] Studi strutturali di fMRI hanno anche scoperto che le femmine hanno volumi di materia grigia più grandi nelle aree della corteccia parietale posteriore inferiore frontale e anteriore inferiore che sono correlate con i neuroni specchio nella letteratura fMRI . [66] Le femmine tendevano anche ad avere un legame più forte tra empatia emotiva e cognitiva. [66] I ricercatori ritengono che è improbabile che la stabilità di queste differenze di sesso nello sviluppo sia spiegata dalle influenze ambientali, ma piuttosto dall’evoluzione e dall’eredità umana. [66] Per tutta la preistoria, le donne furono le principali nutritrici e custodi dei bambini; quindi questo potrebbe aver portato a un adattamento neurologico evoluto affinché le donne siano più consapevoli e reattive alle espressioni non verbali. Secondo l ‘”ipotesi del custode primario”, gli uomini preistorici non avevano una pressione così selettiva come i custodi primari. Questo potrebbe spiegare le differenze sessuali moderne nel riconoscimento delle emozioni e nell’empatia. [66]

Leadership empatica – Approfondimenti – Influenze ambientali

Alcune ricerche teorizzano che i fattori ambientali, come lo stile e le relazioni genitoriali , influenzino lo sviluppo dell’empatia nei bambini. L’ empatia promuove le relazioni pro-sociali [69] e aiuta a mediare l’aggressività.

Caroline Tisot ha studiato come fattori ambientali come lo stile genitoriale, l’empatia dei genitori e le precedenti esperienze sociali influenzano lo sviluppo dell’empatia nei bambini piccoli. Ai bambini studiati è stato chiesto di completare una misura di empatia efficace, mentre i genitori dei bambini hanno compilato un questionario per valutare lo stile genitoriale e la scala Balanced Emotional Empathy. Lo studio ha rilevato che alcune pratiche genitoriali, al contrario dello stile genitoriale nel suo insieme, hanno contribuito allo sviluppo dell’empatia nei bambini. Queste pratiche includono incoraggiare il bambino a immaginare le prospettive degli altri e insegnare al bambino a riflettere sui propri sentimenti. Lo sviluppo dell’empatia variava in base al sesso del bambino e del genitore. Il calore paterno era significativamente correlato all’empatia nei bambini, in particolare nei ragazzi. Il calore materno era correlato negativamente all’empatia nei bambini, in particolare nelle ragazze. [70]

L’empatia può essere interrotta a causa di traumi cerebrali come un ictus . Nella maggior parte dei casi, l’empatia è compromessa se si verifica una lesione o un ictus sul lato destro del cervello. [71] Il danno al lobo frontale , che è il principale responsabile della regolazione emotiva, può avere un profondo impatto sulla capacità di una persona di provare empatia. [72] Le persone con una lesione cerebrale acquisita mostrano anche livelli più bassi di empatia. Più della metà delle persone con una lesione cerebrale traumatica dichiara di avere un deficit della propria capacità empatica. [73]

Rabbia e angoscia empatica

La rabbia

La rabbia empatica è un’emozione, una forma di sofferenza empatica. [74] La rabbia empatica si sente in una situazione in cui qualcun altro viene ferito da un’altra persona o cosa. [75]

La rabbia empatica colpisce i desideri di aiutare e punire. Due sottocategorie di rabbia empatica sono la rabbia empatica di tratto e la rabbia empatica di stato. [ necessari chiarimenti ] [76]

Maggiore è la capacità di una persona di prendere la prospettiva, meno arrabbiata è in risposta a una provocazione. La preoccupazione empatica, tuttavia, non prevede in modo significativo la risposta alla rabbia e un maggiore disagio personale è associato a un aumento della rabbia. [77]

Angoscia

Articolo principale: disagio personale

L’angoscia empatica è sentire il dolore percepito di un’altra persona. Questo sentimento può trasformarsi in rabbia empatica, sentimenti di ingiustizia o senso di colpa. Queste emozioni possono essere percepite come pro-sociali; tuttavia, le opinioni differiscono sul fatto che servano come motivi per il comportamento morale. [74] [78]

Leadership empatica – Approfondimenti – Influenza sul comportamento di aiuto

Vedi anche: Empatia-altruismo

Gli investigatori sulla risposta sociale ai disastri naturali hanno studiato le caratteristiche associate alle persone che aiutano le vittime. I ricercatori hanno scoperto che l’empatia cognitiva, piuttosto che l’empatia emotiva, prevedeva un comportamento di aiuto nei confronti delle vittime. [79] Assumere le prospettive degli altri (empatia cognitiva) può consentire a questi aiutanti di entrare in empatia con le vittime senza altrettanto disagio, mentre condividere le emozioni delle vittime (empatia emotiva) può causare disagio emotivo, impotenza e incolpare le vittime , e può portare a evitare piuttosto che aiutare. [80]

Gli individui che hanno espresso preoccupazione per i vulnerabili (cioè empatia affettiva) erano più disposti ad accettare le misure di blocco della pandemia COVID-19 che creano angoscia. [81] La conoscenza di come i sentimenti empatici evocano la motivazione altruistica può portare le persone ad adottare strategie per sopprimere o evitare tali sentimenti. Tale intorpidimento, o perdita della capacità di provare empatia per i clienti, è un possibile fattore nell’esperienza del burnout tra gli operatori del caso nell’aiutare le professioni. Le persone possono controllare cognitivamente le loro azioni più capiscono come emerge il comportamento altruistico, sia che provenga dalla riduzione al minimo della tristezza o dall’eccitazione dei neuroni specchio. L’altruismo indotto dall’empatia potrebbe non produrre sempre effetti pro-sociali. Ad esempio, potrebbe portare a esercitare se stessi per conto di coloro per i quali si prova empatia a scapito di altri potenziali obiettivi pro-sociali, inducendo così un tipo di pregiudizio. I ricercatori suggeriscono che gli individui sono disposti ad agire contro il più grande bene collettivo oa violare i propri principi morali di equità e giustizia se ciò andrà a beneficio di una persona per la quale si sente empatia. [82]

La socializzazione basata sull’empatia differisce dall’inibizione degli impulsi egoistici attraverso la modellazione, la modellazione e il senso di colpa interiorizzato. I programmi terapeutici per promuovere gli impulsi altruistici incoraggiando l’assunzione di prospettive e sentimenti empatici potrebbero consentire agli individui di sviluppare relazioni interpersonali più soddisfacenti, soprattutto a lungo termine. L’altruismo indotto dall’empatia può migliorare gli atteggiamenti nei confronti dei gruppi stigmatizzati e per migliorare gli atteggiamenti e le azioni razziali nei confronti delle persone con AIDS, dei senzatetto e dei detenuti. Tale altruismo che ne deriva aumenta anche la cooperazione in situazioni competitive. [83]

Leadership empatica – Approfondimenti – Genetica

Generale

Le misure di empatia mostrano l’evidenza di essere geneticamente influenzati. [84] Ad esempio, i portatori della variante di eliminazione di ADRA2B mostrano una maggiore attivazione dell’amigdala durante la visualizzazione di immagini emotivamente eccitanti. [85] Il gene 5-HTTLPR sembra influenzare la sensibilità alle informazioni emotive negative ed è anche attenuato dalla variante di delezione di ADRA2b. [86] I portatori della variante doppia G del gene OXTR hanno migliori abilità sociali e una maggiore autostima. [ chiarimento necessario ] [87] Un gene situato vicino a LRRN1 sul cromosoma 3 influenza la capacità umana di leggere, comprendere e rispondere alle emozioni degli altri. [88]

Basi neuroscientifiche dell’empatia

La neuroscienza contemporanea offre approfondimenti sulle basi neurali della capacità della mente di comprendere ed elaborare le emozioni. Gli studi sui neuroni specchio tentano di misurare le basi neurali per la lettura della mente umana e le capacità di condivisione delle emozioni e quindi di spiegare le basi della reazione empatica. [89] Le persone che ottengono punteggi elevati nei test di empatia hanno sistemi di neuroni specchio particolarmente impegnati. [90] L’empatia è una condivisione spontanea dell’affetto, provocata dal testimoniare e dal simpatizzare con lo stato emotivo dell’altro. La persona empatica rispecchia o imita la risposta emotiva che si aspetterebbe di provare se fosse al posto dell’altra persona. A differenza del disagio personale, l’empatia non è caratterizzata dall’avversione per la risposta emotiva dell’altro. Questa distinzione è fondamentale perché l’empatia è associata alla simpatia dell’emozione morale, o preoccupazione empatica, e di conseguenza anche all’azione prosociale o altruistica. [89]

Una persona entra in empatia provando quelle che crede essere le emozioni di un altro, il che rende l’empatia sia affettiva che cognitiva. [ chiarimento necessario ] [13] Per gli esseri sociali, negoziare decisioni interpersonali è importante per la sopravvivenza quanto essere in grado di navigare nel paesaggio fisico. [91]

Studi di meta-analisi degli studi di risonanza magnetica funzionale (fMRI) sull’empatia confermano che diverse aree cerebrali vengono attivate durante l’empatia affettivo-percettiva rispetto all’empatia cognitivo-valutativa. L’empatia affettiva è correlata con una maggiore attività nell’insula , mentre l’empatia cognitiva è correlata con l’attività nella corteccia cingolata media e nella corteccia prefrontale dorsomediale adiacente . [92] Uno studio con pazienti che hanno subito diversi tipi di danno cerebrale ha confermato la distinzione tra empatia emotiva e cognitiva. [31] In particolare, il giro frontale inferiore sembra essere responsabile dell’empatia emotiva e il giro prefrontale ventromediale sembra mediare l’empatia cognitiva. [31]

La fMRI è stata impiegata per studiare l’anatomia funzionale dell’empatia. [93] L’osservazione dello stato emotivo di un’altra persona attiva parti della rete neuronale che sono coinvolte nell’elaborazione di quello stesso stato in se stessi, che si tratti di disgusto, [94] tatto, [95] o dolore. [96] [35]

Lo studio delle basi neurali dell’empatia ha ricevuto un maggiore interesse in seguito a un articolo pubblicato da SD Preston e Frans de Waal [97] dopo la scoperta di neuroni specchio nelle scimmie che si attivano sia quando la creatura osserva un’altra eseguire un’azione sia quando loro stessi eseguirlo. I ricercatori suggeriscono che la percezione assistita dello stato dell’oggetto [ chiarimento necessario ] attiva le rappresentazioni neurali e che questa attivazione innesca o genera le risposte autonomiche e somatiche associate (accoppiamento percezione-azione), [98] a meno che non venga inibita. Questo meccanismo ricorda la comune teoria della codifica tra percezione e azione. Un altro studio fornisce prove di percorsi neurali separati che attivano la soppressione reciproca in diverse regioni del cervello associate all’esecuzione di compiti “sociali” e “meccanici”. Questi risultati suggeriscono che la cognizione associata al ragionamento sullo “stato mentale di un’altra persona” e le “proprietà causali/meccaniche degli oggetti inanimati” sono soppresse neuralmente dal verificarsi contemporaneamente. [99]

Il comportamento riflesso nei motoneuroni durante l’empatia può aiutare a duplicare i sentimenti. [100] Tale azione comprensiva può consentire l’accesso a sentimenti comprensivi e, forse, innescare emozioni di gentilezza e perdono. [101]

Leadership empatica – Approfondimenti – Compromissione

Una differenza nella distribuzione tra empatia affettiva e cognitiva è stata osservata in varie condizioni. La psicopatia e il narcisismo sono associati a deficit dell’empatia affettiva ma non cognitiva, mentre il disturbo bipolare e i tratti borderline sono associati a deficit dell’empatia cognitiva ma non affettiva. [42] I disturbi dello spettro autistico sono associati a varie combinazioni, inclusi deficit nell’empatia cognitiva e deficit nell’empatia sia cognitiva che affettiva. [30] [31] [42] [34] [102] [103] Anche la schizofrenia è associata a deficit in entrambi i tipi di empatia. [104] Tuttavia, anche in persone senza condizioni come queste, l’equilibrio tra empatia affettiva e cognitiva varia. [42]

Le risposte empatiche atipiche sono associate all’autismo e a particolari disturbi della personalità come la psicopatia, i disturbi della personalità borderline , narcisistico e schizoide ; disturbo della condotta ; [105] schizofrenia; disordine bipolare; [42] e depersonalizzazione . [106] Gli autori di reati sessuali che erano stati cresciuti in un ambiente in cui era stata mostrata una mancanza di empatia e avevano subito abusi del tipo che in seguito avrebbero commesso, provavano meno empatia affettiva per le loro vittime. [107]

Autismo

L’interazione tra empatia e autismo è un campo di ricerca complesso e in corso. Si propone che siano in gioco diversi fattori.

Uno studio su adulti ad alto funzionamento con disturbi dello spettro autistico ha riscontrato una maggiore prevalenza di alessitimia , [108] un costrutto della personalità caratterizzato dall’incapacità di riconoscere e articolare l’eccitazione emotiva in se stessi o negli altri. [108] [109] Alcune ricerche fMRI indicano che l’alexithymia contribuisce alla mancanza di empatia. [110] La mancanza di sintonia empatica inerente agli stati alessitimici può ridurre la qualità [111] e la soddisfazione [112] delle relazioni. I deficit di empatia associati allo spettro autistico possono essere dovuti a una comorbidità significativa tra alessitimia e condizioni dello spettro autistico piuttosto che il risultato di un deterioramento sociale. [113]

Rispetto ai bambini con sviluppo tipico, i bambini autistici ad alto funzionamento hanno mostrato una ridotta attività dei neuroni specchio nel giro frontale inferiore del cervello ( pars opercularis ) mentre imitavano e osservavano le espressioni emotive nei bambini neurotipici. [114] L’evidenza EEG ha rivelato una soppressione mu significativamente maggiore nella corteccia sensomotoria degli individui autistici. L’attività in quest’area era inversamente correlata alla gravità dei sintomi nel dominio sociale, suggerendo che un sistema di neuroni specchio disfunzionale potrebbe essere alla base dei deficit sociali e comunicativi osservati nell’autismo, inclusa la teoria della mente compromessa e l’empatia cognitiva. [115] Il sistema dei neuroni specchio è essenziale per l’empatia emotiva. [31]

Gli studi hanno suggerito che gli individui autistici hanno una teoria della mente alterata. [30] La teoria della mente si basa sulle strutture del lobo temporale e della corteccia prefrontale; l’empatia si basa sulle cortecce sensomotorie e sulle strutture limbiche e para-limbiche. [116] La mancanza di chiare distinzioni tra teoria della mente ed empatia cognitiva potrebbe aver causato una comprensione incompleta delle capacità empatiche delle persone con sindrome di Asperger; molti rapporti sui deficit empatici di individui con sindrome di Asperger sono in realtà basati su menomazioni nella teoria della mente. [30] [117] [118] Sebbene le persone autistiche abbiano difficoltà a riconoscere e ad articolare le emozioni, alcuni studi hanno riportato che mentre possono mancare di empatia cognitiva (la capacità di assumere le emozioni di un altro), hanno livelli di empatia affettiva superiori alla media ( provare le emozioni che un altro sta provando, una volta conosciute). [119]

Gli individui nello spettro autistico si auto-segnalano livelli più bassi di preoccupazione empatica, mostrano risposte confortanti meno o assenti verso qualcuno che sta soffrendo e riferiscono livelli uguali o superiori di disagio personale rispetto ai controlli. [34] La combinazione di una ridotta preoccupazione empatica e di un aumento del disagio personale può portare alla riduzione generale dell’empatia. [34] Il professor Simon Baron-Cohen suggerisce che le persone con autismo classico spesso mancano di empatia sia cognitiva che affettiva. [103] Tuttavia, altre ricerche non hanno trovato prove di compromissione della capacità degli individui autistici di comprendere le intenzioni o gli obiettivi di base di altre persone; invece, i dati suggeriscono che le menomazioni si trovano nella comprensione di emozioni sociali più complesse o nel considerare i punti di vista degli altri. [120] Le persone con la sindrome di Asperger possono avere problemi a comprendere le prospettive degli altri in termini di teoria della mente, ma la persona media con la condizione mostra la stessa preoccupazione empatica e un disagio personale maggiore rispetto ai controlli. [30] L’esistenza di individui con maggiore disagio personale nello spettro autistico è una possibile spiegazione del motivo per cui alcune persone con autismo sembrano avere un’accresciuta empatia emotiva. [34] [102] Sebbene l’aumento del disagio personale possa essere un effetto di un accresciuto egocentrismo, l’empatia emotiva dipende dall’attività dei neuroni specchio (che, come descritto in precedenza, è stata trovata ridotta nelle persone con autismo) e dall’empatia nelle persone sul lo spettro autistico è generalmente ridotto. [31] [34] I deficit di empatia presenti nei disturbi dello spettro autistico possono essere più indicativi di menomazioni nella capacità di assumere la prospettiva degli altri, mentre i deficit di empatia nella psicopatia possono essere più indicativi di menomazioni nella reattività alle emozioni degli altri. Questi “disturbi dell’empatia” sottolineano ulteriormente l’importanza della capacità di empatizzare, nel modo in cui illustrano alcune delle conseguenze dello sviluppo interrotto dell’empatia. [121]

La teoria empatizzante-sistematizzante (ES) classifica le persone testando le loro capacità lungo due dimensioni indipendenti – empatia (E) e sistematizzazione (S) – per stabilire il loro quoziente di empatia (EQ) e il quoziente di sistematizzazione (SQ). Cinque “tipi di cervello” possono essere distinti in base a tali punteggi, che dovrebbero [ chiarimento necessario ] correlarsi con differenze a livello neurale. Nella teoria dell’ES, l’autismo e la sindrome di Asperger sono associati a empatia inferiore alla media e sistematizzazione media o superiore alla media. La teoria dell’ES è stata estesa alla teoria del cervello maschile estremo, che suggerisce che le persone con una condizione dello spettro autistico hanno maggiori probabilità di avere un tipo di cervello di “tipo S estremo”, corrispondente a un’empatia sistematica ma sfidata sopra la media. [122]

La teoria del cervello maschile estremo ( EMB ) propone che gli individui nello spettro autistico siano caratterizzati da menomazioni nell’empatia dovute a differenze di sesso nel cervello: in particolare, le persone con condizioni dello spettro autistico mostrano un profilo maschile esagerato. Alcuni aspetti della neuroanatomia autistica sembrano essere estrapolazioni della tipica neuroanatomia maschile, che può essere influenzata da livelli elevati di testosterone fetale piuttosto che dal genere stesso. [122] [123]

La teoria del problema della doppia empatia propone che studi precedenti su autismo ed empatia possano essere stati interpretati erroneamente e che le persone autistiche mostrino gli stessi livelli di empatia cognitiva l’una verso l’altra delle persone non autistiche. [124]

Leadership empatica – Approfondimenti – Psicopatia

La psicopatia è un disturbo della personalità in parte caratterizzato da comportamenti antisociali e aggressivi, nonché da deficit emotivi e interpersonali, comprese emozioni superficiali e mancanza di rimorso ed empatia. [125] [126] Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) e la classificazione internazionale delle malattie (ICD) elencano il disturbo antisociale di personalità (ASPD) e il disturbo dissociale di personalità , affermando che questi sono stati indicati o includono ciò che viene indicato come psicopatia. [127] [128] [129] [130]

La psicopatia è associata a risposte atipiche a segnali di angoscia (es. espressioni facciali e vocali di paura e tristezza ), inclusa una ridotta attivazione delle regioni corticali fusiformi ed  HYPERLINK “https://en.wikipedia.org/wiki/Extrastriate_cortex” \o “Extrastriate cortex” extrastriate , che possono in parte spiegare un ridotto riconoscimento e una ridotta risposta autonomica alle espressioni di paura, e disturbi dell’empatia. [131] [132] [133] [134] Anche studi su bambini con tendenze psicopatiche hanno mostrato tali associazioni. [135] [136] [137] Le superfici biologiche sottostanti [ necessari chiarimenti ] per elaborare le espressioni di felicità sono funzionalmente intatte negli psicopatici, sebbene meno reattive rispetto a quelle dei controlli. [134] [135] [136] [137] La letteratura sul neuroimaging non è chiara sul fatto che i deficit siano specifici di particolari emozioni come la paura. Alcuni studi fMRI riportano che i deficit di percezione delle emozioni nella psicopatia sono pervasivi attraverso le emozioni (positive e negative). [138]

Uno studio sugli psicopatici ha scoperto che, in determinate circostanze, potevano entrare volontariamente in empatia con gli altri e che la loro reazione empatica ha avuto inizio nello stesso modo in cui avviene per i controlli. I criminali psicopatici sono stati scansionati nel cervello mentre guardavano i video di una persona che danneggiava un altro individuo. La reazione empatica degli psicopatici è iniziata allo stesso modo dei controlli quando è stato loro chiesto di entrare in empatia con l’individuo danneggiato, e l’area del cervello relativa al dolore è stata attivata quando agli psicopatici è stato chiesto di immaginare come si sentiva l’individuo danneggiato. La ricerca suggerisce che gli psicopatici possono attivare l’empatia a piacimento, il che consentirebbe loro di essere sia insensibili che affascinanti. Il team che ha condotto lo studio afferma di non sapere come trasformare questa empatia volontaria nell’empatia spontanea che la maggior parte delle persone ha, anche se propone che potrebbe essere possibile riabilitare gli psicopatici aiutandoli ad attivare il loro “interruttore di empatia”. Altri hanno suggerito che non è chiaro se l’esperienza di empatia degli psicopatici fosse la stessa di quella dei controlli e hanno anche messo in dubbio la possibilità di escogitare interventi terapeutici che renderebbero le reazioni empatiche più automatiche. [139] [140]

Un problema con la teoria secondo cui la capacità di attivare e disattivare l’empatia costituisce psicopatia è che una tale teoria classificherebbe la violenza e la punizione socialmente sanzionate come psicopatia, poiché queste comportano la sospensione dell’empatia nei confronti di determinati individui e/o gruppi. Il tentativo di aggirare questo problema standardizzando i test di psicopatia per culture con diverse norme punitive è criticato in questo contesto per essere basato sul presupposto che le persone possono essere classificate in culture discrete mentre le influenze culturali sono in realtà miste e ogni persona incontra un mosaico di influenze. La psicopatia può essere un artefatto della standardizzazione della psichiatria lungo immaginarie linee nette tra le culture, in opposizione a una reale differenza nel cervello. [141]

Il lavoro condotto dal professor Jean https://en.wikipedia.org/wiki/Jean_DecetyDecety https://en.wikipedia.org/wiki/Jean_Decetycon ampi campioni di psicopatici incarcerati offre ulteriori spunti. In uno studio, gli psicopatici sono stati scansionati mentre guardavano videoclip che ritraevano persone ferite intenzionalmente. Sono stati anche testati sulle loro risposte alla visione di brevi video di espressioni facciali di dolore. I partecipanti al gruppo ad alta psicopatia hanno mostrato un’attivazione significativamente inferiore nella corteccia prefrontale ventromediale , nell’amigdala e nelle parti grigie periacqueduttali del cervello, ma più attività nello striato e nell’insula rispetto ai partecipanti di controllo. [142] In un secondo studio, gli individui con psicopatia hanno mostrato una forte risposta nelle regioni cerebrali affettive dal dolore quando hanno adottato una prospettiva immagina-sé, ma non sono riusciti a reclutare i circuiti neurali che sono stati attivati nei controlli durante una prospettiva immagina-altro, in particolare la corteccia prefrontale ventromediale e l’amigdala, che possono contribuire alla loro mancanza di preoccupazione empatica. [143]

I ricercatori hanno studiato se le persone che hanno alti livelli di psicopatia hanno livelli sufficienti di empatia cognitiva ma non hanno la capacità di usare l’empatia affettiva. Le persone che ottengono un punteggio elevato nelle misure di psicopatia hanno meno probabilità di mostrare empatia affettiva. C’era una forte correlazione negativa, che mostrava che la psicopatia e la mancanza di empatia affettiva corrispondono fortemente. Il DANVA-2 [ chiarimento necessario ] ha rilevato che coloro che hanno ottenuto un punteggio elevato nella scala della psicopatia non mancano di riconoscere l’emozione nelle espressioni facciali. Pertanto, tali individui non mancano di capacità di parlare in prospettiva, ma mancano di compassione e degli incidenti negativi che accadono agli altri [ chiarimento necessario ] . [144]

Nonostante gli studi suggeriscano che gli psicopatici hanno deficit nella percezione delle emozioni e immaginano gli altri nel dolore, il professor Simon Baron-Cohen afferma che la psicopatia è associata a un’empatia cognitiva intatta, il che implicherebbe una capacità intatta di leggere e rispondere a comportamenti, segnali sociali e ciò che gli altri stanno provando . La psicopatia è, tuttavia, associata alla compromissione dell’altra componente principale dell’empatia, l’empatia affettiva (emotiva), che include la capacità di sentire la sofferenza e le emozioni degli altri ( contagio emotivo ), e coloro che ne sono affetti non sono quindi angosciati dal sofferenza delle loro vittime. Una tale dissociazione di empatia affettiva e cognitiva è stata dimostrata per i criminali aggressivi. [145]

Leadership empatica – Approfondimenti – Altre condizioni

Le risposte empatiche atipiche sono anche correlate con una varietà di altre condizioni.

Il disturbo borderline di personalità è caratterizzato da estese difficoltà comportamentali e interpersonali che derivano da disfunzioni emotive e cognitive. [146] Il comportamento sociale e interpersonale disfunzionale gioca un ruolo nel modo emotivamente intenso in cui le persone con disturbo borderline di personalità reagiscono. [147] Mentre gli individui con disturbo borderline di personalità possono mostrare le loro emozioni in modo eccessivo, diversi autori hanno suggerito che potrebbero avere una capacità compromessa di riflettere sugli stati mentali (compromessa empatia cognitiva ), così come una teoria della mente compromessa . [147] Le persone con disturbo borderline di personalità hanno dimostrato di essere molto brave a riconoscere le emozioni nei volti delle persone, suggerendo una maggiore capacità empatica. [148] [149] La compromissione dell’empatia cognitiva (la capacità di comprendere l’esperienza e la prospettiva di un’altra persona) può spiegare la tendenza degli individui con disturbo borderline di personalità a disfunzioni interpersonali, mentre “l’empatia iper-emotiva” [ verifica necessaria ] può spiegare il loro eccesso emotivo -reattività. [147] Uno studio ha confermato che i pazienti con disturbo borderline di personalità erano significativamente compromessi nell’empatia cognitiva, ma non vi era alcun segno di compromissione nell’empatia affettiva. [147]

Un criterio diagnostico del disturbo narcisistico di personalità è la mancanza di empatia e la riluttanza o incapacità di riconoscere o identificarsi con i sentimenti e i bisogni degli altri. [150]

Le caratteristiche del disturbo schizoide di personalità includono freddezza emotiva, distacco e alterazione degli affetti corrispondenti all’incapacità di essere empatici e sensibili verso gli altri. [151] [152] [153]

Uno studio condotto da Jean https://en.wikipedia.org/wiki/Jean_DecetyDecety https://en.wikipedia.org/wiki/Jean_Decetye colleghi dell’Università di Chicago ha dimostrato che i soggetti con disturbo della condotta aggressiva mostrano risposte empatiche atipiche quando osservano gli altri che soffrono. [105] I soggetti con disturbo della condotta erano almeno altrettanto reattivi dei controlli al dolore degli altri ma, a differenza dei controlli, i soggetti con disturbo della condotta hanno mostrato un’attivazione forte e specifica dell’amigdala e dello striato ventrale (aree che consentono un effetto generale di eccitazione della ricompensa ) , ancora alterata attivazione delle regioni neurali coinvolte nell’autoregolazione e metacognizione (incluso il ragionamento morale ), oltre alla ridotta elaborazione tra l’amigdala e la corteccia prefrontale . [105]

La schizofrenia è caratterizzata da compromissione dell’empatia affettiva, [13] [42] nonché da gravi disturbi cognitivi ed empatici misurati dal quoziente empatico (EQ). [104] Queste menomazioni dell’empatia sono anche associate a menomazioni nei compiti cognitivi sociali. [104]

bipolari hanno una compromissione dell’empatia cognitiva e della teoria della mente, ma una maggiore empatia affettiva. [42] [154] Nonostante la flessibilità cognitiva sia compromessa, il comportamento di pianificazione è intatto. Le disfunzioni nella corteccia prefrontale potrebbero causare empatia cognitiva compromessa, poiché l’empatia cognitiva compromessa è stata correlata all’esecuzione di compiti neurocognitivi che coinvolgono la flessibilità cognitiva. [154]

Dave Grossman , nel suo libro On Killing , racconta come l’addestramento militare crei artificialmente la spersonalizzazione nei soldati, sopprimendo l’empatia e rendendo più facile per loro uccidere altri esseri umani. [106]

Il termine Disturbo da Deficit di Empatia (EDD) ha guadagnato popolarità online, ma non è una diagnosi ai sensi del DSM-5. Il termine è stato coniato in un articolo di Douglas LaBier , PhD. [155] Nell’articolo, riconosce di essersi “inventato, quindi non lo troverai elencato nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association” e che le sue conclusioni derivano dalla sola esperienza personale. [155] Le sue conclusioni non sono state convalidate attraverso studi clinici, né gli studi hanno identificato l’EDD come un disturbo separato piuttosto che un sintomo associato a diagnosi precedentemente stabilite che compaiono nel DSM-5.

Leadership empatica – Approfondimenti – Nei contesti educativi

Un altro obiettivo di indagine crescente è il modo in cui l’empatia si manifesta nell’istruzione tra insegnanti e studenti. [156] Sebbene vi sia un consenso generale sul fatto che l’empatia sia essenziale nei contesti educativi, la ricerca ha riscontrato che è difficile sviluppare empatia negli insegnanti in formazione. [157]

apprendimento insegnando ( LbT ) è un metodo utilizzato per insegnare l’empatia. Gli studenti trasmettono nuovi contenuti ai loro compagni di classe, quindi devono riflettere continuamente sui processi mentali di quei compagni di classe. Questo sviluppa il sentimento degli studenti per le reazioni di gruppo e il networking. Carl R. Rogers ha aperto la strada alla ricerca sulla psicoterapia e sull’insegnamento efficaci che hanno sposato l’empatia unita al rispetto positivo incondizionato o alla cura degli studenti e l’autenticità o la congruenza erano i tratti più importanti che un terapeuta o un insegnante avevano. Altre ricerche e meta-analisi hanno confermato l’importanza di questi tratti centrati sulla persona. [158]

In contesti interculturali

Articolo principale: empatia etnoculturale

Secondo una teoria, l’empatia è una delle sette componenti coinvolte nell’efficacia della comunicazione interculturale. Questa teoria afferma anche che l’empatia è apprendibile. Tuttavia, la ricerca mostra anche che le persone hanno maggiori difficoltà a entrare in empatia con gli altri che sono diversi da loro per caratteristiche come status, cultura, religione, lingua, colore della pelle , sesso ed età. [157]

Per ottenere [ chiarimento necessario ] l’empatia interculturale, gli psicologi utilizzano la formazione sull’empatia. I ricercatori statunitensi William Weeks, Paul Pedersen, et al. affermare che le persone che sviluppano empatia interculturale possono interpretare esperienze o prospettive da più di una visione del mondo. [159] L’empatia interculturale può anche migliorare la consapevolezza di sé e la consapevolezza critica del proprio stile di interazione come condizionato dalle proprie opinioni culturali [160] e promuovere una visione del sé come processo. [161]

Leadership empatica – Approfondimenti – Questioni pratiche

La capacità di empatizzare è un tratto venerato nella società. [30] L’empatia è considerata un fattore motivante per un comportamento disinteressato e prosociale, [162] mentre la mancanza di empatia è correlata al comportamento antisociale . [30] [163] [164] [165]

A parte la tendenza automatica a riconoscere le emozioni degli altri, si può anche impegnarsi deliberatamente in un ragionamento empatico. Tale impegno empatico aiuta un individuo a comprendere e anticipare il comportamento di un altro. Sono stati identificati due metodi generali: un individuo può simulare mentalmente versioni fittizie delle convinzioni, dei desideri, dei tratti caratteriali e del contesto di un altro individuo per vedere quali sentimenti emotivi ciò provoca. Oppure, un individuo può simulare una sensazione emotiva e quindi analizzare l’ambiente per scoprire una ragione adatta affinché la sensazione emotiva sia appropriata per quell’ambiente specifico. [49]

Primi [ chiarimenti necessari ] indicatori di mancanza di empatia:

  1. Trovarsi spesso in discussioni prolungate
  2. Formare opinioni in anticipo e difenderle vigorosamente
  3. Pensare che le altre persone siano eccessivamente sensibili
  4. Rifiutarsi di ascoltare altri punti di vista
  5. Incolpare gli altri per gli errori
  6. Non ascoltare quando si parla
  7. Portare rancore e avere difficoltà a perdonare
  8. Incapacità di lavorare in gruppo [ citazione necessaria ]

Il background emotivo di un empatizzante può influenzare o distorcere il modo in cui percepisce le emozioni negli altri. [166] Le società che promuovono l’individualismo hanno una minore capacità di empatia [ necessario chiarimento ] . [167] I giudizi che l’empatia fornisce sugli stati emotivi degli altri non sono certi. L’empatia è un’abilità che si sviluppa gradualmente nel corso della vita e che migliora quanto più contatti abbiamo con la persona con cui si entra in empatia [ necessari chiarimenti ] .

Gli empatizzanti riferiscono di aver trovato più facile assumere la prospettiva di un’altra persona in una situazione quando ha vissuto una situazione simile, [168] e di aver sperimentato una maggiore comprensione empatica. [169] La ricerca sul fatto che un’esperienza passata simile renda l’empatizzante più accurato è mista. [168] [169]

La misura in cui le emozioni di una persona sono pubblicamente osservabili o reciprocamente riconosciute come tali ha conseguenze sociali significative. Il riconoscimento empatico può essere o meno gradito o socialmente desiderabile. [ esempio necessario ] Questo è particolarmente vero quando riconosciamo le emozioni che qualcuno ha nei nostri confronti durante le interazioni in tempo reale. Basandosi su un’affinità metaforica con il tatto, la filosofa Edith Wyschogrod afferma che la vicinanza implicata dall’empatia aumenta la potenziale vulnerabilità di entrambe le parti. [170]

Leadership empatica – Approfondimenti – Problemi creati da troppa empatia e pregiudizi empatici

Alcune ricerche suggeriscono che le persone sono più capaci e disposte a entrare in empatia con le persone più simili a loro stesse. In particolare, l’empatia aumenta con le somiglianze nella cultura e nelle condizioni di vita. È più probabile che si verifichi empatia tra individui la cui interazione è più frequente. [171] [172] William Ickes ha sviluppato una misura di quanto bene una persona può dedurre il contenuto specifico dei pensieri e dei sentimenti di un’altra persona. [ chiarimento necessario ] [65] In un esperimento, i ricercatori hanno dato a due gruppi di uomini braccialetti in base alla squadra di calcio che hanno sostenuto. Ogni partecipante ha ricevuto una leggera scossa elettrica, poi ha guardato un altro soffrire lo stesso dolore. Quando i braccialetti si sono abbinati, entrambi i cervelli si sono infiammati [ sono necessari chiarimenti ] : con dolore e dolore empatico. Se sostenevano squadre avversarie, si scoprì che l’osservatore aveva poca empatia. [173]

Lo psicologo Paul Bloom , autore di Against Empathy , sottolinea che questo pregiudizio può sfociare in tribalismo e reazioni violente in nome dell’aiuto a persone della stessa “tribù” o gruppo sociale, ad esempio quando il pregiudizio empatico viene sfruttato dai demagoghi . [174] Egli propone come alternativa la “compassione razionale”; un esempio è l’uso dell’altruismo efficace per decidere razionalmente le donazioni di beneficenza, piuttosto che fare affidamento sulle risposte emotive alle immagini nei media. [174] L’empatia può essere sfruttata anche da mendicanti comprensivi . Bloom fa riferimento all’esempio dei bambini di strada in India, che possono ottenere molte donazioni perché sono adorabili , ma questo si traduce nella loro riduzione in schiavitù dalla criminalità organizzata. Bloom dice che sebbene qualcuno possa sentirsi meglio con se stesso e trovare più significato [ chiarimento necessario ] quando dà alla persona che ha di fronte, in alcuni casi farebbe meno male e in molti casi farebbe più bene al mondo dando a un ente di beneficenza efficace attraverso un sito web impersonale. [174]

Bloom crede che l’uso improprio dell’empatia e dell’intelligenza sociale possa portare ad azioni miopi e al campanilismo. [78] Sfida ulteriormente i risultati della ricerca convenzionale di supporto come gremlin da standard distorti. [ richiesto chiarimento ]

Bloom dice che sebbene gli psicopatici abbiano una bassa empatia, la correlazione tra bassa empatia e comportamento violento come documentato negli studi scientifici è “zero”. [174] Altre misure sono molto più predittive di comportamenti violenti, come la mancanza di autocontrollo . [174] Anche le persone con sindrome di Asperger e autismo hanno una bassa empatia, ma sono più spesso vittime di attacchi violenti rispetto agli autori. [174]

Bloom sottolinea che i genitori che hanno troppa empatia a breve termine potrebbero creare problemi a lungo termine per i loro figli, trascurando la disciplina, la genitorialità in elicottero o decidendo di non vaccinare i propri figli a causa del disagio a breve termine. [174] Le persone che provano troppa empatia dopo un disastro possono continuare a inviare donazioni come prodotti in scatola o vestiti usati anche dopo che gli è stato chiesto di interrompere o inviare denaro, e questo può peggiorare la situazione creando la necessità di smaltire donazioni inutili e sottraendo risorse alle attività utili. [174] Bloom ritiene inoltre che l’empatia possa incoraggiare comportamenti non etici quando induce le persone a preoccuparsi più delle persone attraenti che delle persone brutte, o delle persone della propria razza rispetto a persone di una razza diversa. [174] Il pregiudizio dell’attrattiva può anche influenzare gli sforzi di conservazione della fauna selvatica , aumentando la quantità di denaro dedicata e le leggi approvate per proteggere gli animali carini e fotogenici, distogliendo l’attenzione dalle specie più importanti dal punto di vista ecologico. [174]

Affaticamento da stress empatico

Un’eccessiva empatia può portare a “stanchezza da stress empatico”, soprattutto se associata ad altruismo patologico . I rischi medici [ necessari chiarimenti ] sono stanchezza , esaurimento lavorativo , senso di colpa , vergogna , ansia e depressione . [175] [176]

Tania Singer afferma che gli operatori sanitari e gli operatori sanitari devono essere obiettivi riguardo alle emozioni degli altri. Non dovrebbero investire eccessivamente le proprie emozioni nell’altro, a rischio di prosciugare la propria intraprendenza. [177] Paul Bloom sottolinea che gli infermieri ad alta empatia tendono a trascorrere meno tempo con i loro pazienti, per evitare di provare emozioni negative associate all’essere testimoni della sofferenza. [174]

Leadership empatica – Approfondimenti – Approcci disciplinari

Filosofia

Etica

Nel libro del 2007 The Ethics of Care and Empathy , il filosofo Michael https://en.wikipedia.org/wiki/Michael_SloteSlote https://en.wikipedia.org/wiki/Michael_Sloteintroduce una teoria dell’etica basata sulla cura che si basa sull’empatia. La sua affermazione è che la motivazione morale fa, e dovrebbe, derivare da una base di risposta empatica. Afferma che la nostra reazione naturale a situazioni di significato morale si spiega con l’empatia. Spiega che i limiti e gli obblighi dell’empatia e, a sua volta, della moralità sono naturali. Questi obblighi naturali includono un maggiore obbligo empatico e morale nei confronti della famiglia, degli amici e di coloro che ci sono vicini nel tempo e nello spazio. Il nostro obbligo morale verso tali persone ci sembra naturalmente più forte di quello verso estranei a distanza. Slote spiega che ciò è dovuto al naturale processo di empatia. Afferma che le azioni sono sbagliate se e solo se riflettono o mostrano una carenza di preoccupazione empatica completamente sviluppata per gli altri da parte dell’agente. [178]

Fenomenologia

In fenomenologia , l’empatia descrive l’esperienza di qualcosa dal punto di vista dell’altro, senza confusione tra sé e l’ altro . Ciò si basa su [ chiarimento necessario ] il senso di agenzia . Nel senso più elementare, questa è l’esperienza del corpo dell’altro come “il mio corpo laggiù”. Per molti altri aspetti, tuttavia, ciò che viene sperimentato viene vissuto come esperienza dell’altro; nello sperimentare l’empatia, ciò che viene vissuto non è la “mia” esperienza, anche se la vivo io . L’empatia è anche considerata la condizione dell’intersoggettività e, come tale, la fonte della costituzione dell’oggettività [ gergo ] . [179]

Storia

Alcuni storici postmoderni come Keith Jenkins hanno discusso se sia possibile o meno entrare in empatia con le persone del passato. Jenkins sostiene che l’empatia gode di una tale posizione privilegiata nel presente solo perché corrisponde armoniosamente al discorso liberale dominante della società moderna e può essere collegata al concetto di libertà reciproca di John Stuart Mill . Jenkins sostiene che il passato è un paese straniero e poiché non abbiamo accesso alle condizioni epistemologiche di epoche passate, non siamo in grado di entrare in empatia con coloro che vissero allora. [180]

Psicoterapia

Heinz Kohut ha introdotto il principio dell’empatia in psicoanalisi. Il suo principio si applica al metodo di raccolta del materiale inconscio. La possibilità di non applicare il principio è concessa nella cura, ad esempio quando si deve fare i conti con un altro principio, quello della realtà. [ richiesto chiarimento ]

Leadership empatica – Approfondimenti – Business e gestione

Nel libro del 2009 Wired to Care , il consulente strategico Dev Patnaik sostiene che un grave difetto nella pratica aziendale contemporanea è la mancanza di empatia all’interno delle grandi aziende. Afferma che senza empatia le persone all’interno delle aziende lottano per prendere decisioni intuitive e spesso vengono ingannate nel credere di capire il loro business se hanno una ricerca quantitativa su cui fare affidamento. Dice che le aziende possono creare un senso di empatia per i clienti, indicando Nike , Harley-Davidson e IBM come esempi di “organizzazioni aperte per l’empatia”. Tali aziende, afferma, vedono nuove opportunità più rapidamente rispetto alla concorrenza, si adattano ai cambiamenti più facilmente e creano ambienti di lavoro che offrono ai dipendenti un maggiore senso di missione nel loro lavoro. [181] Nel libro del 2011 The Empathy Factor , la consulente organizzativa Marie Miyashiro sostiene allo stesso modo di portare empatia sul posto di lavoro e suggerisce la comunicazione nonviolenta come meccanismo efficace per raggiungere questo obiettivo. [182] Negli studi del Management Research Group, l’empatia è risultata essere il più forte predittore del comportamento di leadership etica su 22 competenze nel suo modello di gestione e l’empatia è stata uno dei tre più forti predittori dell’efficacia dei dirigenti senior. [183] Uno studio del Center for Creative Leadership ha rilevato che l’empatia è positivamente correlata alle prestazioni lavorative anche tra i dipendenti. [184]

Leadership empatica – Approfondimenti – Evoluzione della cooperazione

L’assunzione di prospettiva empatica gioca un ruolo importante nel sostenere la cooperazione nelle società umane, come studiato dalla teoria dei giochi evolutiva. Nei modelli teorici dei giochi, la reciprocità indiretta si riferisce al meccanismo di cooperazione basato su reputazioni morali che vengono assegnate agli individui in base alla loro adesione percepita a un insieme di regole morali chiamate norme sociali. È stato dimostrato che se le reputazioni sono relative [ è necessario un chiarimento ] e gli individui non sono d’accordo sulla posizione morale degli altri (per esempio, perché usano regole di valutazione morale diverse o commettono errori di giudizio), allora la cooperazione non sarà sostenuta. Tuttavia, quando gli individui hanno la capacità di assumere una prospettiva empatica, il comportamento altruistico può evolversi ancora una volta. [40] Inoltre, i modelli evolutivi hanno anche rivelato che la stessa presa di prospettiva empatica può evolversi, promuovendo il comportamento prosociale nelle popolazioni umane. [185]

Misurazione

Gli sforzi per misurare l’empatia risalgono almeno alla metà del XX secolo. [10] [186] I ricercatori affrontano la misurazione dell’empatia da una serie di prospettive.

Le misure comportamentali normalmente coinvolgono i valutatori che valutano la presenza o l’assenza di determinati comportamenti predeterminati o ad hoc [ necessari chiarimenti ] nei soggetti che stanno monitorando. Sia i comportamenti verbali che quelli non verbali sono stati catturati in video da sperimentatori come Truax. [187] Altri sperimentatori, tra cui Mehrabian ed Epstein, [188] richiedevano ai soggetti di commentare i propri sentimenti e comportamenti, o quelli di altre persone coinvolte nell’esperimento, come modi indiretti per segnalare il loro livello di funzionamento empatico ai valutatori.

Le risposte fisiologiche tendono ad essere catturate da elaborate apparecchiature elettroniche che sono state fisicamente collegate al corpo del soggetto. I ricercatori traggono quindi inferenze sulle reazioni empatiche di quella persona dalle letture elettroniche prodotte. [189]

Le misure corporee o “somatiche” possono essere viste come misure comportamentali a livello micro. Misurano l’empatia attraverso reazioni facciali e altre reazioni non espresse verbalmente. Tali cambiamenti sono presumibilmente sostenuti da cambiamenti fisiologici determinati da una qualche forma di “contagio emotivo” o rispecchiamento. [189] Queste reazioni, sebbene sembrino riflettere lo stato emotivo interno dell’empatizzante, potrebbero anche, se l’incidente dello stimolo è durato più del periodo più breve, riflettere i risultati di reazioni emotive basate su cognizioni associate all’assunzione di ruoli (“se fossi in lui mi sentirei…”).

Sono stati adottati indici di empatia per immagini o storie di marionette per consentire anche a soggetti molto giovani in età prescolare di rispondere senza dover leggere domande e scrivere risposte. [190] Le variabili dipendenti (variabili che sono monitorate per qualsiasi cambiamento dallo sperimentatore) per i soggetti più giovani hanno incluso l’auto-segnalazione su una scala di faccine a sette punti e reazioni facciali filmate. [191]

In alcuni esperimenti, ai soggetti è richiesto di guardare scenari video (in scena o autentici) e di fornire risposte scritte che vengono poi valutate per i loro livelli di empatia; [192] gli scenari sono talvolta rappresentati anche in forma stampata. [193]

Leadership empatica – Approfondimenti – Misure di autovalutazione

Le misurazioni dell’empatia richiedono spesso ai soggetti di riferire autonomamente le proprie capacità o capacità di empatia, utilizzando risposte numeriche in stile Likert a un questionario stampato che potrebbe essere stato progettato per rivelare i substrati affettivi, cognitivo-affettivi o in gran parte cognitivi dell’empatia funzionamento. Alcuni questionari affermano di rivelare substrati sia cognitivi che affettivi. [194] Tuttavia, una meta analisi del 2019 mette in dubbio la validità delle misure di autovalutazione dell’empatia cognitiva, scoprendo che tali misure di autovalutazione hanno correlazioni trascurabilmente piccole con le corrispondenti misure comportamentali. [39]

Nel campo della medicina, uno strumento di misurazione per i caregiver è la Jefferson Scale of Physician Empathy, Health Professional Version ( JSPE -HP) . [195]

L’ Indice di reattività interpersonale ( https://en.wikipedia.org/wiki/Interpersonal_Reactivity_IndexIRI https://en.wikipedia.org/wiki/Interpersonal_Reactivity_Index) è tra i più antichi strumenti di misurazione pubblicati ancora in uso frequente (pubblicato per la prima volta nel 1983) che fornisce una valutazione multidimensionale dell’empatia. Comprende un questionario di autovalutazione di 28 item, suddiviso in quattro scale di 7 item che coprono le suddivisioni dell’empatia affettiva e cognitiva sopra descritte. [30] [33] Strumenti di autovalutazione più recenti includono The Empathy Quotient (EQ) creato da Baron-Cohen e Wheelwright [196] che comprende un questionario di autovalutazione composto da 60 item. Un’altra scala multidimensionale è il Questionario di empatia cognitiva e affettiva ( QCAE , pubblicato per la prima volta nel 2011). [197]

La scala dell’esperienza empatica è un questionario di 30 elementi che misura l’empatia da una prospettiva fenomenologica sull’intersoggettività , che fornisce una base comune per l’esperienza percettiva (dimensione dell’esperienza vicaria) e una consapevolezza cognitiva di base (dimensione della comprensione intuitiva) degli stati emotivi degli altri. [198]

Confronto internazionale dell’empatia a livello nazionale

In uno studio del 2016 condotto da un team di ricerca statunitense, i dati di autovalutazione dell’indice di interreattività (vedi misurazione ) sono stati confrontati tra i paesi. Dalle nazioni esaminate, le nazioni con i cinque punteggi di empatia più alti erano (in ordine decrescente): Ecuador , Arabia Saudita , Perù , Danimarca ed Emirati Arabi Uniti . I punteggi più bassi provengono da Bulgaria , Polonia , Estonia , Venezuela e Lituania . [199]

Per finta

Il potere dell’empatia è diventato un’abilità frequente nella narrativa , in particolare in quella dei media sui supereroi . Gli utenti, noti come “empatici”, hanno la capacità di percepire/sentire le emozioni e le sensazioni corporee degli altri e, in alcuni casi, influenzarle o controllarle.

Sebbene a volte sia un potere specifico detenuto da utenti come il personaggio della Marvel Comics Empath , il potere è stato anche spesso collegato a quello della telepatia come nel caso di Jean Gray .

La serie televisiva riavviata Charmed vede il personaggio Maggie Vera come una strega con il potere dell’empatia. I suoi poteri in seguito si espandono per permetterle di controllare le emozioni degli altri e, occasionalmente, di concentrare le emozioni in pura energia. Nella quarta stagione impara a replicare i poteri delle persone comprendendole empaticamente.

Leadership empatica – Approfondimenti – Guarda anche

Leadership empatica – Approfondimenti – Riferimenti

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Leadership empatica – Approfondimenti – link esterno

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Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Come aumentare le energie mentali

Le emozioni sono un vissuto permanente di ogni essere umano. La Self-leadership emozionale consiste nella capacità di vivere le emozioni come una risorsa, siano esse positive o negative, e non solo come un sottoprodotto della vita.

Questo prevede alcune capacità psicologiche che si possono apprendere:

  • riconoscere i propri stati emotivi (abilità di riconoscimento, detection skills);
  • saper ancorare il proprio stato emotivo a precise fonti, esperienze o vissuti (localizzazione emozionale),  riconoscere da dove vengono le propri emozioni;
  • disinnescare gli stati emotivi negativi e allontanarsi da emozioni negative croniche o superiori alle nostre capacità di elaborarle (scudo emozionale, emotional shielding);
  • aumentare la positività dei vissuti emozionali riuscendo a gioire e trarre emozioni positive anche da piccoli eventi (micro-eventi) o grandi eventi della vita (gioia situazionale, sensation windows);
  • aumentare la solidità emotiva opposta ad una fragilità emotiva, soprattutto in condizioni in cui la fragilità emotiva può bloccare o annebbiare l’individuo, rendere confuse le sue azioni e reazioni.

Principio 2 – Leadership emozionale ed energie mentali

Le energie mentali diminuiscono o si esauriscono quando:

  • l’individuo non è consapevole degli stati emotivi che sta vivendo;
  • l’individuo non è consapevole delle cause che producono un certo stato emotivo;
  • l’individuo non è in grado di proteggersi dalle emozioni negative, vivere con maggiore distanziamento le esperienze negative, e i vissuti emotivi negativi impediscono di raggiungere i propri obiettivi e risultati (fragilità emotiva);
  • l’attenzione è imprigionata sui vissuti negativi, in relazione a micro-eventi e macro-eventi personali (traumi emotivi irrisolti);
  • l’individuo non ha appreso a generare stati, situazioni, momenti, eventi (micro e macro) che possono generare emozioni e sensazioni positive;
  • l’individuo viene trascinato negli stati emotivi da persone ed eventi, senza riuscire ad arrestare i trascinamenti (essere in balìa degli eventi e delle persone).

Le energie mentali aumentano quando:

  • si genera consapevolezza degli stati emotivi vissuti (coscienza emotiva), della loro tipologia, intensità e localizzazione, con buona capacità di riconoscimento e di labeling (dare un nome alle emozioni e distinguerle);
  • si genera consapevolezza delle cause degli stati emotivi vissuti;
  • si acquisiscono capacità di protezione dalle emozioni negative, si apprende a far si che esse si manifestino e fluiscano senza bloccare il corso della propria vita e azione;
  • viene condotto un lavoro serio e programmatico per risolvere traumi emotivi passati (gravi o meno gravi) e quelli generati dall’operatività quotidiana, con un supporto umano (evitare l’elaborazione di traumi in solitudine o senza supporto);
  • l’individuo apprende a nutrirsi di emozioni positive, percepire le positività, generare le occasioni di positività, produrre un clima emotivo positivo;
  • l’individuo sa riconoscere e bloccare i trascinamenti emotivi, non è in balìa di eventi e persone, è meno soggetto ai “tiranti emotivi” generati dall’ambiente e dalle relazioni.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

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Studio Trevisani Academy. Stress Management, Emozioni, Resilienza, Comunicazione – Al Rifugio-Wellness di montagna con l’Autore. 5 Marzo (sabato) giornata intera dalle 10 alle 18. 6 Marzo (domenica) dalle 9 alle 12.30.

Costo 200 Euro + commissione Eventbrite + iva. Qui il link per iscriversi tramite piattaforma Eventbrite comodamente con Paypal

Ciao a tutti, sono il vostro Coach per il Seminario Formativo Esperienziale dedicato allo “Stress, Emozioni e Resilienza”, che terremo in presenza in una splendida località, un rifugio-wellness di montagna sull’Altipiano di Asiago (VI). Qui il link della Location https://centrofondocampolongo.it/

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Corso esperienziale su stress emozioni resilienza – i libri di riferimento

Qui la bibliografia che fa da sostegno scientifico per il corso

  • Deep Coaching. Il Metodo HPM per la crescita personale il Coaching in profondità e la formazione attiva. Editore Franco Angeli, Milano, 2021 (256 pag.) Scheda su Amazon
  • Il Potenziale Umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Franco Angeli editore, Milano, 2009. (240 pag.). Bestseller area Formazione Aziendale. Scheda su Amazon
  • Ascolto attivo ed empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Franco Angeli, Milano, 2019 (202 pag.) Scheda su Amazon
  • Self-Power. Psicologia della motivazione e della performance. Franco Angeli editore, Milano, 2014. (176 pag.) Scheda su Amazon
  • Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore, Milano, 2016 (250 pag.) Scheda su Amazon
  • Il Coraggio delle Emozioni. Energie per la vita, la comunicazione, la Crescita Personale. Franco Angeli editore, Milano, 2015. Scheda su Amazon

Perché Stress, Emozioni e Resilienza? Perché mai prima d’ora questi temi sono diventati così importanti.

Direi anche che ora sono indispensabili per vivere bene e lavorare bene.

Studio questi argomenti scientificamente dal 1985, quindi da oltre 30 anni, e inizialmente mi sembrava tutta teoria e continuava a sfuggirmi la parte pratica. Poi, al primo caso di eccesso di stress nella mia vita personale, mi sono reso conto di come le capacità emotive siano qualcosa di “molto pratico”, importante e fondamentale per tutti noi. E allora ho deciso di approfondire, sino ad arrivare ad un modello (HPM) che oggi è il riferimento in Italia per il lavoro sul Potenziale Umano.

Direi che attivarsi su questi temi è ancora più urgente in questo periodo dove tutti sono “stressati” per la situazione attuale. Per cui, con orgoglio, ho sentito il dovere di fare qualcosa di pratico e di farlo in presenza, in mezzo alla natura, in un luogo meraviglioso e raggiungibilissimo con mezzi ed auto.

Approfittiamo quindi di questa occasione per conoscerci più internamente e sviluppare nuove competenze “soft” che – vedrete strada facendo – hanno un impatto molto concreto anche al di fuori del lavoro, oltre a migliorare il lavoro stesso.

Per chi partecipa, a volte in questo campo basta portarsi a casa anche un un’unica riflessione, o un solo “Insight” come si dice tecnicamente, per dare un senso profondo all’intero percorso.

Qui una sintesi dei temi che tratteremo:

il programma è solo indicativo in quanto il training sarà soprattutto esperienziale e comprenderà

  • Brevi lezioni introduttive ai temi
  • Lavoro personale sui temi
  • Escursioni nella natura in outdoor-training
  • Condivisione delle esperienze dei partecipanti in sottogruppi
  • Colloqui di coaching e sviluppo del potenziale personale

Programma

Corso esperienziale su stress emozioni resilienza – Sabato mattina h 10-13

  • I 6 tipi di stress nel modello HPM
  • Le competenze specifiche per superare lo stress
  • Riconoscere i Segni e sintomi di stress
  • Coping e resilienza
  • Coping adattivo e coping disadattivo
  • Come promuovere il coping adattivo
  • Prepararsi in anticipo ad affrontare sfide stressanti
  • Evita il coping disadattivo
  • Promuovere i fattori di resilienza
  • Modelli di ruolo positivi
  • Ottimismo
  • Humor
  • Bussola morale – il potere dei valori interni
  • Altruismo
  • Religione & Spiritualità
  • Supporto sociale

Corso esperienziale su stress emozioni resilienza – Sabato pomeriggio h 14.30-18

  • Trovare i propri Punti di Forza
  • I due modi fisiologici per affrontare lo stress
  • Cause di stress Interne ed Esterne – Come evitare la ruminazione mentale
  • Lo stress sul lavoro – Principali cause di stress organizzativo
  • La Scala di Fisher – Impariamo a riconoscere i nostri stati mentali
  • Malattie comuni associate allo stress
  • Stress – I tipi, dall’Eustress al Distress, Stress Acuto e Stress Cronico
  • Fasi della risposta allo stress – Sindrome di adattamento generale di Hans Selye
  • Stress e risorse personali. Potenziare le proprie risorse fisiche e mentali – Modello transazionale di stress e coping di Richard Lazarus
  • Metodi di riduzione dello stress
  • 2 Modelli delle zone di stress al lavoro – modelli Trevisani e Vygotsky per il Coaching
  • Leadership e coaching
  • Il Capitale Psicologico (PsyCap) e il Modello H.E.R.O.
  • Stress ed Emozioni – la Ruota delle Emozioni (Plutchick)

Corso esperienziale su stress emozioni resilienza – Domenica mattina h 9-12.30

  • Imparare a concentrarsi sulle emozioni esterne e sottili prima che diventino più forti e ingestibili
  • Emozioni Miste – Le Emozioni diadiche e triadiche di Plutchick
  • Emozioni – la Rabbia e le sue tipologie
  • Emozioni – la Paura
  • Emozioni – il Disgusto
  • Emozioni – la Tristezza
  • Emozioni – la Felicità e il Percorso verso la Felicità
  • Gli stati dell’Umore
  • Gestione X-Y – Focalizzazione delle operazioni psicologiche
  • Campi della resilienza
  • Jung e Archetipi. Lo stress degli autoinganni
  • Problem Solving – la Ruota del Problem Solving
  • Ruota della Vita
  • HPM – Il Piano Antistress
  • La curva dello stress e le performance – La Ricerca dello Stato di Flusso (Flow)
  • Dalla resilienza fino all’Autorealizzazione

Corso esperienziale su stress emozioni resilienza – È disponibile per i soli partecipanti:

  • Sintesi delle slides
  • 2 Ebook sul tema del Potenziale Umano e Self Power
  • Pdf con l’elenco delle 333 emozioni e stati emotivi identificati da Trevisani
  • Attestato di partecipazione al corso, in pdf, riconosciuto da Coaching World Federation

Il rifugio ha solo 6 camere per cui consiglio a tutti di cercare con Booking o altri mezzi una sede per dormire tipo B&B in Asiago e dintorni. Da Asiago il rifugio dista circa 20 minuti ed è raggiungibilissimo in auto, con un ampio parcheggio.

Sarà un’esperienza molto pratica ed immersiva, indimenticabile, tra concetti potenti, esercitazioni esperienziali, e l’abbraccio della natura incontaminata.

Intanto un “abbraccio digitale” a tutti

Un saluto,

Dott. Daniele Trevisani – Direttore www.studiotrevisani.it

  • per ricevere articoli gratuiti e notizie aggiornate sui prossimi seminari di crescita personale e professionale, è possibile iscriversi gratuitamente alla rivista di comunicazione “Communication Research e Potenziale Umano” da questo link http://eepurl.com/b727Pv

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© Articolo estratto dal libro di Daniele Trevisani “Negoziazione interculturale. Comunicare oltre le barriere culturali. Dalle relazioni interne sino alle trattative internazionali”. Franco Angeli editore, Milano. Pubblicato con il permesso dell’autore

La Mental Noise Theory (rumore mentale)

La Mental Noise Theory evidenzia che le persone irritate o che vivono emozioni negative hanno maggiori difficoltà nell’ascoltare e nell’elaborare l’informazione.

Il “rumore mentale” può ridurre dell’80% l’abilità di elaborare la comunicazione e di capire[1].

Tra le ragioni che conducono alla riduzione di efficienza comunicativa sino al 20% si collocano:

  • traumi dovuti a esperienze precedenti;
  • agende (priorità) in competizione;
  • eccesso emotivo (eccesso di attivazione);
  • scarso senso di autoefficacia (self-efficacy) e assertività.

La consapevolezza delle proprie predisposizioni emotive

Secondo Schein[2], per poter negoziare o lavorare positivamente è necessario identificare la propria predisposizione emotiva

Schein evidenzia questa dinamica all’interno del processo di consulenza (relazione consulente-cliente) ma essa ha una validità che si estende a tutte le dinamiche di gestione del potere nei gruppi, come nel caso della negoziazione:

Se la mia indole mi predispone a rispondere a certi tipi di fatto con certi tipi di reazione emotiva, è necessario che io conosca questa predisposizione per giudicarne il grado di adeguatezza in determinate situazioni. Se per esempio tendo a mettermi sulla difensiva e adirarmi ogni volta che un cliente mi tiene testa o mi dà torto, devo riconoscere l’esistenza di questa tendenza e imparare a controllarmi o a gestire le mie emozioni nel miglior modo possibile,specialmente se, a mio giudizio, una polemica con il cliente non sarebbe produttiva ai fini del processo di consulenza. Non sempre, tuttavia, è sbagliato mettersi sulla difensiva o adirarsi. Talvolta è anzi la reazione più adeguata, ma per scegliere e decidere il modo migliore di affrontare la situazione è necessario conoscere le proprie predisposizioni[3]..

Come risulta evidente, la direzione data da Schein non è quella della repressione emotiva assoluta, ma la gestione consapevole.

L’ecologia della comunicazione e la leadership emotiva

L’ecologia della comunicazione rappresenta uno stimolo sensoriale complesso (inteso come insieme di input visivi, verbali, tattili, olfattivi, gustativi, cinestesici). Ogni elemento che raggiunge il sistema percettivo del soggetto è in grado di generare emozioni (forti o deboli, centrali o periferiche). 

La serie di stimoli sensoriali che si attivano nella partecipazione alla negoziazione è quindi un portatore di attivazione emozionale.

Noi viviamo costantemente all’interno di specifiche aree emozionali o vissuti emozionali, ci spostiamo di emozione in emozione, spesso velocemente, altre volte lentamente. 

L’incontro negoziale e le attività negoziali sono momenti di forte attivazione emotiva, poiché mettono in gioco i propri interessi personali, gli interessi del ruolo rappresentato, gli interessi dell’impresa, ma anche la propria “faccia” ed immagine, verso se stessi (autostima) e verso gli altri.

L’esito negoziale – positivo o negativo – può incidere sulla propria storia personale, sulla sicurezza di sè, sul senso di autoefficacia. 

Tali fattori emotivi si amplificano in genere nella negoziazione interculturale, in cui possono entrare in gioco altre ed ulteriori dimensioni[4], quali:

  • la Communication Apprehension (apprensione o ansia da comunicazione) amplificata da incontri di tipo interculturale;
  • l’etnocentrismo, la considerazione che la propria cultura sia superiore e la difficoltà di accettare opinioni provenienti da culture diverse;
  • la IWTC (intercultural willingness to communicate), intesa come generale atteggiamento o predisposizione (positiva o negativa) verso l’incontrare genti di culture diverse.

Diversi fenomeni rendono difficile mettere in pratica una gestione delle emozioni consapevole, razionale, in grado di farle emergere dal subconscio e dall’inconscio, per potervi “fare i conti” e reagire adeguatamente.

I rapporti tra le emozioni, la comunicazione interculturale e le performance del lavoro di gruppo

Quanto sono importanti le emozioni nell’incidere sulla performance?

Nel metodo ALM si evidenzia con forza che il vissuto emotivo di un gruppo è uno dei fattori più importanti per poter ottenere performance durature ed efficaci. 

Anche un gruppo momentaneo, composto da persone che negoziano per un tempo limitato, diventa per quel periodo di tempo un team, un raggruppamento di persone che cercano di raggiungere risultati, ciascuno per se (nei modelli più arretrati) o con soddisfazione reciproca elevata, nei modelli win-win più evoluti.

L’importanza dei vissuti emotivi nei gruppi interculturali è evidenziata anche nei setting più estremi, come nei multicultural crews spaziali. La pianificazione e gestione delle missioni spaziali cambia drasticamente quando i team sono composti da persone che provengono da culture e nazioni diverse.

Sebbene accomunati da una passione e da una professione, i diversi bagagli di esperienze e di acculturazione possono portare il team-member a collidere in ambienti ristretti, non appena queste differenze iniziano a trasudare.

Diversi studi esaminano il problema, per meglio comprendere l’influenza e la gestione delle differenze culturali tra membri di equipaggi e team tecnico-scientifici che lavoreranno e vivranno nello spazio nel futuro[5]. Questi studi si rifanno quindi alle ricerche sulla intercultural effectiveness (efficacia interculturale) sulla Terra, si occupano inoltre di come migliorare le procedure di e selezione/valutazione, il training interculturale, il monitoraggio e il supporto, e il debriefing delle esperienze vissute dagli astronauti.

Essere chiusi in una stanza a “far funzionare una negoziazione” non è molto diverso – per le dinamiche interculturali in corso – dall’essere chiusi in un’astronave e doverla far operare.

Durante le manovre (fisiche o conversazionali), possono emergere una molteplicità di vissuti emotivi (rabbia, delusione, o anche semplice fastidio) che stratificandosi possono portare alla rottura del rapporto e al malfunzionamento delle operazioni. 

Non si tratta solo di grandi scelte, ma a volte di micro-dettagli comportamentali, semplici gesti. Piccoli elementi secondari che all’interno di una cultura non disturbano possono risultare sgradevoli quando a giudicarli è una cultura diversa[6].

Riconoscere le emozioni è quindi indispensabile per la performance negoziale.

Il rischio dei trascinamenti emotivi durante le negoziazioni

Per trascinamento emotivo intendiamo la situazione in cui una emozione, apparentemente ben gestita e rimossa, si ripresenti sotto altre forme in momenti successivi e vada ad incidere negativamente sugli esiti di una negoziazione.

Il trascinamento può accadere:

  1. all’interno della stessa sessione negoziale, andando a colpire soggetti diversi da quelli che hanno generato un impatto emotivo negativo, ma anche
  2. tra le diverse sessioni, trasportando stati negativi da un incontro all’altro.

I trascinamenti intra-sessione

I trascinamenti intra-sessione accadono in modo molto maggiore di quanto ritenuto a livello cosciente. Un caso classico è quello della rabbia trattenuta verso uno degli interlocutori, che viene poi rigettata verso un’altro interlocutore presente, in forma modificata, attenuata o rafforzata.

Osserviamo il seguente caso, una trascrizione originale e non censurata, sul vissuto emotivo di una riunione negoziale:

Eravamo al tavolo da circa venti minuti ed eravamo appena entrati nel vivo, dopo un pò di convenevoli vari (chiacchiere sul tempo, il caffè della macchinetta, eccetera), iniziamo a discutere del merito ed ecco che entra uno, si siede, sta zitto un pò, poi inizia a dire le sue cazzate atomiche. Io chiedo se posso avere il piacere di sapere il ruolo nel progetto, e lui dice che lui ha un ruolo in tutti i progetti, e vuole vedere chi entra e chi esce dalla sua azienda. Sul progetto dice che non c’entra niente ma supervisiona un pò. Praticamente è venuto a dire che “teneva a bada” i suoi ragazzotti perché non facessero puttanate. Te la metto in un altro modo: era venuto a segnare il suo territorio come un cane che piscia sugli alberi per dire che quell’albero è suo. In pratica era entrato sulla riunione e aveva pisciato sui presenti, sui suoi collaboratori e sugli esterni, me compreso, per far capire che quello era territorio suo. Io ero appena entrato, non conoscevo nessuno, ero un esterno, e sulle prime ci sono rimasto male. Poi ho pensato che di stronzi come questi ne ho già visti un sacco in giro per le aziende, e non dovevo lasciarmi prendere più di tanto, dovevo andare dritto per la mia strada, che era di portare a casa il contratto e basta. Il bastardo magari se lo incontravo per la strada lo mettevo sotto in macchina, ma li no, altrimenti saltava tutto.

Ho continuato a farmi pisciare in testa per un pò, poi su alcuni punti l’ho contraddetto non in modo forte, ma appena sfumato, giusto per fargli capire che io ero un esperto e su certi punti non poteva permettersi di affermare di tutto e di più, senza sapere un cazzo. Comunque sta di fatto che entra ed esce dalla riunione, fa i cazzi suoi, risponde al cellulare, chiama gente in riunione e lavora li dentro, insomma, fa il figo, forse per far vedere che lui li può fare, poi esce e non torna più. Ho pensato “è morto, è sparito, finalmente, non torna più”. Verso la fine della riunione, lui non c’era ancora, cerchiamo di tirare le somme e a me esce una frase di questo tipo “si, possiamo certamente fare un buon progetto, l’importante è tenere fuori dal progetto la politichetta aziendale da due soldi, io sono uno che se c’è un problema lo dice e non fa finta di niente solo perché è scomodo dirlo”. Teniamo conto di una cosa: ero nel posto più sbagliato del pianeta per dire una cosa così. Avrei dovuto tirarla fuori dopo essere entrato come fornitore, dopo aver trovato qualche alleato, non lì, al primo incontro. E mi accorgo adesso che mentre dicevo questo strizzavo gli occhi, sembravo Clint Eastwood che sta per sparare a qualcuno. Adesso riconosco che avevo un mucchio di rabbia ancora addosso, farmi pisciare addosso dallo stronzo, mi aveva dato fastidio, e la stavo rigettando sugli altri, sui suoi collaboratori. Poi ti dirò che anche la sera a casa ero disturbato, ho fatto fatica ad addormentarmi, non sopportavo l’idea che uno stronzo raccomandato ignorante mi pisci in testa in quel modo. 

I trascinamenti tra sessioni

Il trascinamento tra sessioni si forma in seguito ad esperienze negative avute in rapporti precedenti con lo stesso soggetto o con la stessa categoria di soggetti. Possiamo avere avuto esperienze spiacevoli con una categoria e allargare queste esperienze all’intera categoria, entrando con una disposizione sbagliata nella negoziazione.

Gli stereotipi che si formano debbono essere usati con cautela. Soprattutto, è indispensabile apprendere a fare “pulizia mentale” dagli atteggiamenti negativi frutto di sessioni precedenti e poter entrare nella negoziazione con la mente libera. 

I trascinamenti tra stati emotivi della vita personale e le situazioni professionali

La vita personale genera inevitabilmente vissuti emotivi. 

Le relazioni con amici, familiari, parenti, gli eventi vissuti fuori dal lavoro impattano immancabilmente la persona. Alcuni individui sono bravi nel mascherare quanto accade loro (di negativo, soprattutto) nella vita personale, ma il mascheramento non è la strategia migliore.

Le tecniche più evolute sul piano professionale prevedono – per chi ha necessità di negoziazione pressante e per chi negozia ad alto livello – il ricorso a strumenti di counseling e coaching professionale, in grado di supportare il soggetto nell’elaborare i fatti della vita personale e professionale, ed integrare in modo armonico il vissuto personale con quello manageriale.

Non si può far finta che un manager che abbia appena avuto un trauma familiare o professionale possa vivere il lavoro come nulla fosse ed essere egualmente produttivo. Una difficoltà nel matrimonio, con i figli, o a causa di malattie, riduce la concentrazione e le energie mentali disponibili.

Allo stesso tempo, sul piano opposto, è possibile apprendere ad alimentarsi delle emozioni positive che la vita privata può offrire e assorbire queste energie per nutrire il piano professionale.

Si può tranquillamente affermare che oggi uno dei punti più sottovalutati del management sia la condizione energetica e motivazionale del soggetto, la visione del manager o collaboratore come “essere olistico” che ha una vita sia psicologica che fisica. 

La negoziazione interculturale può creare turbolenza emotiva e stress emotivo elevato. La negoziazione stessa (anche intraculturale) è un fenomeno che impegna a fondo i sistemi energetici della persona. L’addizione della variabile interculturale forte aumenta il costo cognitivo di attenzione, elaborazione, le probabilità di fraintendimento, di rottura, di riparazione.

È sul piano energetico quindi che i manager vanno aiutati a trovare e mantenere una condizione elevata, positiva, in grado di fornire loro il supporto necessario per le sfide negoziali interculturali.

Le tecniche per gestire e ridurre lo stress emotivo da negoziazione

Per gestire lo stress emotivo da negoziazione vengono utilizzate nel metodo ALM diverse strategie.

Le tecniche di training autogeno e meditative (tecniche passive) e altre tecniche di rilassamento (dissipazione fisica, sport, tecniche attive) sono estremamente utili per generare una buona predisposizione emotiva nel negoziatore, soprattutto se praticate nella stessa giornata, prima della sessione negoziale.

Sul piano immediato, la separazione tra vissuti emotivi personali e tempo professionale può essere facilitata da apposite tecniche di rilassamento, mentre a livelli avanzati e sul lungo periodo risulta più produttivo il ricorso alle professionalità di coaching e counseling manageriale, che aiutino il manager a rivedere in profondità sia gli elementi dello stile di vita (lifestyle training) che la modalità di gestire le emozioni (emotional management)[7].

Le tecniche utilizzabili sono:

  • strategie di preparazione concettuale e desk-work: analisi culturale, delle obiezioni culturali latenti, preparazione alla gestione delle obiezioni;
  • strategie di preparazione esperienziale: role playing situazionali per affinare e attivare gli schemi motori e conversazionali, creare readiness nelle le mosse conversazionali e creare sicurezza;
  • strategie di preparazione emozionale e riassetto emotivo: tecniche di rilassamento, training autogeno, concentrazione e meditazione;
  • tecniche fisiche di ricarica bio-energetica: lavoro fisico di rimozione dello stress tramite esercizio fisico finalizzato;
  • tecniche di disidentificazione, come quelle proposte da Assoagioli nella disciplina della Psicosintesi, che “allontanano” emotivamente il soggetto dall’esperienza in corso, come se fosse qualcosa che stia capitando ad altri e non intacca il proprio Self;
  • tecniche di ristrutturazione cognitiva, ad esempio passare dalla concezione della “negoziazione come scontro” alla “negoziazione come relazione d’aiuto” (aiutare la controparte a capire qualcosa o raggiungere un obiettivo);
  • tecniche di debriefing post-trattativa: in grado di sciogliere lo stress da negoziazione, rielaborarlo e utilizzarlo per la crescita anziché lasciare che esso blocchi l’individuo e lo impegni concettualmente ed emotivamente, rendendolo inadeguato a fronteggiare nuovi obiettivi o sfide.

[1] Fonte: ns. elaborazioni basate su Riley, Kirk (2005). Risky Business: Involving the Public in Environmental Decision Making. Materiale didattico, Great Lakes & Mid-Atlantic Center for Hazardous Substance Research, Michigan State University, East Lansing, Michigan

[2] Schein, E. H. (1999). Process Consultation Revisited: Building the Helping Relationship, 1999, Addison Wesley. It.: La consulenza di processo: come costruire le relazioni d’aiuto e promuovere lo sviluppo organizzativo. Milano, Cortina.

[3] Ibidem.

[4] Vedi ad esempio Lin Y, Rancer AS. (2003). Sex differences in intercultural communication apprehension, ethnocentrism, and intercultural willingness to communicatePsychol Rep. 2003 Feb;92(1):195-200

[5] Vedi Kealey DJ (2004). “Research on intercultural effectiveness and its relevance to multicultural crews in space”. Aviation Space Environmental Medicine2004 Jul;75(7 Suppl):C58-64.

[6] Ad esempio, non è difficile vedere uno studente statunitense anche adulto partecipare ad una lezione universitaria in canottiera e ciabatte d’estate, o ancora sentire “tirare sul col naso” frequentemente in una biblioteca americana ove molti abbiano il raffreddore, ma questi comportamenti provocano nella cultura italiana un notevole fastidio, per cui uno studente statunitense che si inserisca in un gruppo di studio italiano potrebbe generare fastidio e provocare emozioni negative, se non consapevole di questi micro-fenomeni.

[7] Esempi di servizi di lifestyle training, coaching e counseling manageriale, e temi di communication management training, sono riportati sul sito www.studiotrevisani.it

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online

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  • Vissuto emotivo
  • Vita personale e professionale