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Le radici e la cosmologia

Empedocle nacque in SIcilia, ad Agrigento, nel 490 a.C. circa. Durante il suo periodo di attività, scrisse due opere in prosa intitolate rispettivamente “Sulla natura” e “Purificazioni”. Entrambe le opere si interrogavano e cercavano di dare spiegazioni riguardanti il mondo fisico ed empirico.

Gli uomini comuni commettono l’errore di trattare il nascere ed il perire delle cose senza porsi la domanda di cosa si nasconda al di sotto di tali trasformazioni.

Secondo Empedocle, dietro al nascere ed al perire delle cose materiali e visibili, rimangono costanti e indistruttibili delle cose ben precise, che egli definisce come radici e che successivamente prenderanno il nome di elementi. Questi sono quattro e comprendono: terra, acqua, aria e fuoco.

Gli elementi possiedono due caratteristiche fondamentali: possono muoversi e possono aggregarsi e disgregarsi secondo due determinati principi. Il primo principio (quello di aggregazione) avviene qualora sia presente l’uniformità. Il secondo principio (quello di disgregazione) avviene, invece, qualora sia presente il caos.

Attraverso le mescolanze dei quattro elementi in modo proporzionato, si andranno a formare gli oggetti che osserviamo e con cui interagiamo. Le differenti capacità che intercorrono tra gli oggetti e gli esseri viventi sono determinate dalla maggiore o minore presenza di uno degli elementi.

Empedocle è un naturalista che si interessa dei fenomeni riguardanti il “vivente“, e ritiene necessario che per conoscere il mondo naturale l’uomo debba farlo attraverso la conoscenza del simile.

All’interno della cosmologia di Empedocle possiamo notare come per il filosofo ci sia un qualcosa che rimane invariato durante i processi di aggregazione e disgregazione: l’anima. Questa non è da intendere tanto come anima in senso religioso. Il filosofo prende come riferimento il tema della metempsicosi: esiste una legge di natura che fa scontare agli uomini le proprie colpe attraverso un’anima che trasmigra da un essere vivente all’altro in una serie di reincarnazioni.

Questa concezione permette di affermare che sacrificare animali o esseri umani sia un peccato incredibile, in quanto al loro interno era sicuramente presente un’anima che stava compiendo un ciclo di purificazione (o reincarnazione). Se nel corso del ciclo l’anima si è comportata giustamente, potrà tornare nella sua condizione divina.

Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching