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Comunicazione olistica: il comunicatore viene prima della comunicazione.

Copyright dott. Daniele Trevisani https//studiotrevisani.it

Esercizio in 3 fasi. Localizzare aspetti che caratterizzano

1) la mia identità personale, il “chi sono io”

2) Tag descrittivi della mia identità, le parole o aggettivi o frasi che caratterizzano la mia identità,

3) gli “altri significativi” o ” significant others”, le persone che contano per me e alle quali voglio comunicare la mia identità

  1. Chi sono io?
  2. Quali keywords mi caratterizzano, connesse all’identità? Che keyword metterei per descrivere me stesso?
  3. Gli altri significativi percepiscono questi tag o stati della mia identità o no?
  4. Quale è il mio Target Audience? Singolo o multiplo?
  5. Verso chi voglio produrre degli effetti comunicativi, effetti derivanti dal mio mix di comunicazione olistica, di messaggi che emano?
  6. Riusciamo a creare percezione di verità, e quindi affidabilità?

Esaminiamo la questione dei “tag” o etichette. Cosa vede di noi un robot? Questo è un’esempio dei tag rilevati da un motore di ricerca rispetto a tutti i miei video youtube

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E’ una visione – parziale, riduttiva, sintetica – nella quale io tuttavia mi ritrovo. Parla di me.

Questa mappa di significati raccoglie elementi persino dell’ultimo video appena caricato, nel quale compare il tag “significato dei tatuaggi”, e che mi piaccia o meno, così mi vede il software, così mi caratterizza, e molto probabilmente, queste sono le “cose” che pensano di me le persone che non mi conoscono altro che tramite YouTube.

Che io sia percepito come una fonte autorevole (alta source credibility) o scarsamente autorevole (bassa source credibility) influenza in modo determinante il “processing” del messaggio, la sua elaborazione, la sua ricezione, e l’effetto di persuasione alto o invece basso o nullo. L’elaborazione del messaggio avviene non tanto in base al messaggio che io “penso” di avere dato ma in base alla ricezione olistica di tutti i messaggi che trasudano da me, dal mio essere, dalla mia identità, dai miei “segni distintivi”.

La “percezione di verità” è uno degli effetti che i comunicatori cercano, al di la del messaggio, il fatto di essere percepiti come persone che comunicano in modo “vero”. Queste percezioni caratterizzano il mio modo di comunicare e lo alterano

Non potendo avere una macchina del tempo per sapere chi ero veramente prima e la mia storia vera, i riceventi del messaggio vanno avidamente a caccia di dissonanze comunicative, incongruenze, segnali di stress vocale, di imbarazzo, di segni e simboli concordanti o discordanti che io come comunicatore “emano”.

La comunicazione olistica risponde a molte più domande rispetto al “cosa dico con la voce”.

Le persone con cui sono in contatto estraggono significati dagli elementi più disparati, come:

  • che musica ascolti
  • quanto è congruente il tuo genere musicale preferito con le identità che gli altri percepiscono
  • l’aspetto esteriore generale
  • il taglio dei capelli e la loro cura (sfumature, gel, accessori di capigliatura)
  • tatuaggi, loro dimensione, tipologia, simbolismi
  • tono della voce
  • stress vocale
  • abbigliamento, esempio il grado di “casual” vs “professionale”
  • l’adesione o meno al “dress code” che la situazione sociale impone (esempio, non mettere la cravatta in un colloquio formale è una forma di messaggio di “indipendenza”)
  • il corpo, muscolarità, toni muscolari, forme corporee, posture
  • cosa comunicano i “tuoi ambienti”, cosa c’è alla parete, come è l’arredamento della tua casa. La comunicazione degli ambienti, come ogni altra forma di comunicazione olistica, diventa una “emanazione del Sè”
  • l’orologio che hai, la sua tipologia (orologio da “avventura” ripieno di funzionalità, barometro, altimetro, profondimetro, bussola etc) vs orologio classico a lancette d’oro o d’acciaio
  • gli occhiali, la loro forma e marca, il fatto che siano occhiali – per forma e montatura – “tattici” o “poco vistosi” indici di “understatement
  • che film guardi, che programmi preferisci, quali social usi, come appari sui tuoi profili social se ti osserva qualcuno che non ti conosce o qualcuno che invece ti conosce
  • le “infiltrazioni mentali informative” o “infiltrazioni memetiche” che possediamo, esempio sapere una notizia che occupa la nostra ram mentale senza volerlo avere intenzionalmente appreso, sapere che “George Clooney è scivolato in modo in Sardegna ma non si è fatto male” senza mai essere andati a cercare quella notizia (ci dice che hai frequentato ambienti pubblici, come un bar)
  • la forza e convinzione con cui esprimi un messaggio
  • la tua pelle, il suo stato, i segni che ha e non ha, il grado di cura, la “parola del corpo”.
  • I “nomi” che dai alle cose o animali o oggetti, densi di significati connotativi che riverberano il tuo modo di essere e la tua personalità e la applicano agli oggetti, animali e cose che ti circondano.

La comunicazione olistica ci porta ad una consapevolezza aumentata della enorme varietà di mezzi, canali e strumenti che emettono messaggi, per essere più consapevoli di tutti gli strumenti che abbiamo e a volte non usiamo, o delle fonti da cui arriva la percezione, e dicono qualcosa di chi siamo noi.

Copyright dott. Daniele Trevisani http;//www.studiotrevisani.it

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Copyright, testo originale di Daniele Trevisani, dal volume “Psicologia di Marketing e Comunicazione”, Franco Angeli editore, Milano, 2001.

Un aspetto semiotico aziendalmente rilevante è dato dalle modalità di descrizione del segno, tra cui l’analisi denotativa e l’analisi connotativa.

L’analisi connotativa richiede l’utilizzo di frame interpretativi (angoli di osservazione valoriali e sociali del prodotto). A seconda del punto di osservazione semiotico, infatti il prodotto diviene “segno” di un insieme di relazioni tra oggetti sociali. La pelliccia può divenire “segno” dell’appartenenza ad una classe agiata o di aspirazione ad appartenervi. Questo segno assume una valenza positiva o negativa in funzione del frame interpretativo adottato: un frame alto-borghese porterà alla decodifica della pelliccia come oggetto di classe e distinzione. Un frame ambientalista porterà ad una decodifica della pelliccia come sinonimo di superficialità del proprietario. Inoltre, connoterà in esso il possesso di valori antisociali, consumistici, antiambientalistici.

È il frame di osservazione, in altre parole, che determina il giudizio del prodotto e il suo luogo all’interno dei valori e significati del soggetto.

Mentre l’analisi denotativa si prefigge la descrizione “oggettiva”, non valutativa, dei contenuti manifesti del prodotto o del messaggio, l’analisi connotativa si prefigge di stabilire le associazioni di significato legate al segno.

analisi denotativa, analisi connotativa
analisi denotativa, analisi connotativa

Definire la funzione semantica del prodotto permette di capirne il suo significato sociale e simbolico, i vincoli e le barriere che esso può incontrare, i motivi di accettazione e rifiuto che esso incontra sul mercato.

Principio 10 – Carica simbolica  – loading semantico del prodotto

· Gli effetti pragmatici (vendite, reazioni del mercato) derivano dalla capacità di definire le componenti sintattiche del prodotto (forme, strutture, e caratteristiche) e le componenti semantiche (valenze culturali e valoriali, simbolismi ed associazioni).

· Il valore del prodotto aumenta al crescere della carica simbolica che esso assume.

Materiale estratto dal libro di Daniele Trevisani (2002), “Psicologia di marketing e comunicazione”, FrancoAngeli Editore, Milano. Copyright. Pubblicato per concessione dell’autore da www.studiotrevisani.it.
E’ consentita la riproduzione solo con citazione dell’autore e del volume originario.

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