©Copyright. Estratto dal testo di Daniele Trevisani “Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone”. Roma, Mediterranee. Articolo estratto dal testo e pubblicato con il permesso dell’autore.
La domanda chiave che molti si pongono dopo aver udito o letto una buona idea o una bella frase, è la stessa: “e io cosa posso fare per riuscirci?”.
Questa domanda ci colpisce quando percepiamo un modo di essere che ci attira. E tuttavia la ricerca delle “regole pratiche”, le “dritte” generiche che vanno bene per tutto, non fanno altro che allontanarci. I suggerimenti pratici durano quanto un fiammifero, un principio guida vale come una torcia che brilla splendente ed eterna.
Se riusciamo ad assimilare in noi un “principio guida” questo dirigerà mille scelte, mentre una “dritta” o “suggerimento” è fine a se stesso, colma una piccola buca ma non il cratere del nostro bisogno di crescita personale globale. Rischia poi di andare bene solo per una persona e fare male ad altre.
Per cui per onestà affermo con convinzione che non credo ai libri con “10 facili regole per” o “i segreti del successo” e altre porcherie vendute da “faciloni” e “venditori di facilità”. Un lavoro sulla crescita della persona deve offrire stimolazione mentale, apertura, spazio di libero pensiero, riflessione, principi guida. Per acquisire i saperi pratici sono più adeguati corsi e seminari.
Questo libro non sostituisce un coaching ma sicuro chi vuole “ascoltare” vi può cercare indicazioni pratiche. Il rischio di cercare soluzioni magiche in un “manuale” è alto. Troppa gente si accontenta di leggere un libro invece di fare un lavoro serio con coach, formatori, terapeuti, Counselor, gruppi, etc.
Questo è solo un libro di riflessioni. Chi sente di voler applicare qualcosa, chi sente un messaggio che vuole fare suo, lo potrà fare.
Se uno mi chiede in tutta onestà cosa deve fare per riuscirci, se voglio essere veramente onesto, dico “vieni a fare coaching da me o segui uno dei nostri percorsi”. Ma voglio cercare ovunque possibile di dare anche suggerimenti fattibili, senza scadere nell’odiato (da me) “manuale pratico in 10 mosse”, che come detto, rischia di diventare una presa in giro.
Trovare “Compagni dell’Anima” è una metafora che riprende il pensiero di Santa Teresa di Avila.
In altre parole, compagni di viaggio che ci sostengono nel nostro percorso. Questi si chiamano coach, Counselor, terapeuti, formatori, gruppi di studio, ma anche gli stessi colleghi che noi sosteniamo e da cui riceviamo sostegno a proseguire.
I “Compagni” rimangono tali anche a distanza, non sono connotati da sesso né età, sono semplicemente menti che si sintonizzano con noi e noi con loro. Trovarli è una grande fortuna ma si può decisamente fare. Larga misura del nostro Master in Coaching e Counseling e Percorsi di Crescita Personale è proprio la costruzione di gruppi che lavorano assieme e dinamiche in cui le persone si sostengono.
È utile anche l’aiuto di “Maestri” lungo un percorso basato sulle competenze ma in fin dei conti, la Maestria diventa soprattutto spirituale.
“Teresa d’Avila adopera un nome speciale per una relazione nella quale gli individui sono in grado di sostenersi reciprocamente nel viaggio della vita con grande generosità di cuore e anima. Dice infatti che è raro trovare un’altra persona che sia in grado di comprendere la devozione a diventare “illuminati”, a vedere chiaramente la verità su se stessi e su Dio. Tuttavia, quando procediamo su questo cammino d’illuminazione, talvolta troviamo lungo la via quelli che Teresa definisce «compagni dell’anima», individui che hanno la profondità di conoscenza ed esperienza necessarie per comprendere il nostro viaggio personale. Un’altra espressione della grazia della Religiosità è il volere dare il meglio delle proprie risorse interiori per aiutare a “illuminare” un altro che si rivolge a te per essere guidato.”[1]
Sembra un discorso realizzato specificamente per coach e Counselor, leader ispirati, formatori ed educatori che lavorano con il cuore e l’anima.
Il discorso di Santa Teresa è di matrice religiosa, ma parla molto chiaramente a chiunque si occupi di coaching, counseling, terapia, formazione, a genitori, insegnanti, e chiunque voglia potersi fregiare del ruolo di “compagno dell’anima” di altri esseri umani. Non parla invece, a chi tiene un “distacco baronale” con le persone. Che siano psicologi o manager, questi personaggi a noi non interessano. Ne stiamo alla larga molto volentieri.
Dai la caccia ai tuoi misteri.
Non fuggire mai da ciò che non comprendi di te:
quella parte di te non svanisce soltanto perché non vuoi osservarla.
Caroline Myss
Vediamo una prima mossa pratica collegata ad un principio: il concetto di “installare un radar mentale”. Il radar mentale è quella “cosa” che installi dentro di te per capire quando una grana limitatrice di libertà sta arrivando. Ti sembra poco?
Ma non basta. Il radar deve sondare anche all’interno.
Il principio di base è imparare ad ascoltare i propri pensieri, capire i propri comportamenti. Perché faccio quello che faccio? Perché mi sento così? Perché provo questo in quella situazione? Perché non riesco a raggiungere un certo obiettivo? Perché non riesco a staccarmi da un certo sfondo emotivo o da un certo pensiero?
Non è operazione semplice. In questo campo, nessuna operazione lo è. Come osserva Taylor[2]:
Qualsiasi rete cognitiva venga attivata quando siamo in preda a una determinata emozione può tingersi di quell’emozione: è in questo senso che le nostre sensazioni si dicono «indiscriminate».
Il radar mentale serve proprio per passare da uno stato A) “schermo piatto” in cui tutto è confuso, indiscriminato, niente è informazione, non capisco bene quello che mi succede e perché, allo stato B) capisco le tracce emotive e sensazioni che vivo dentro, le capisco meglio, le inquadro meglio, le so tracciare meglio, arrivo persino a capire bene da dove vengono e come sono collegate tra loro.
Perché quando una certa situazione “sa di bruciato” me ne rimango li? A volte non ci faccio niente per anni? Voglio imparare a diventare libero davvero?
Tutte queste domande sono collegate al meta-obiettivo del conoscere se stessi, è un principio sano. Conoscersi, sapere come funzionano le nostre scelte, è un enorme passo avanti.
Un coach serio o Counselor può aiutarti enormemente nel trasformare questo principio in abilità pratica, e sapere come funzioni è il primo passo!
Questo radar mentale deve andare a caccia delle idee negative che circolano nella nostra mente, di principi corrosi e sbagliati, magari frutto di mode, di culture, di appartenenza a gruppi, di credo religiosi o politici assorbiti forzatamente e senza ragionarci. Deve andare a caccia di sensazioni, e dei processi che le producono.
Le credenze negative, i principi dannosi, una volta smascherati, diventano nemici identificati e si possono finalmente combattere.
Ogni volta che il radar mentale coglie una convinzione o abitudine chiediamoci? Da dove viene questa convinzione? Mi fa bene o mi fa male? Vorrei averla con me se avessi una seconda vita o vorrei liberarmene? Possiamo creare in parte il nostro destino in questa vita? Credo, definitivamente, di si.
Costruire il radar mentale significa, in una metafora informatica, “andare a vedere” quali sono i processi attivi in background. Ora, e proprio ora, io sono di fronte ad uno schermo. Quello che mi mostra è la “superficie” del mio PC, quanto è osservabile.
Assomiglia proprio a questa schermata:
Figura 1 Esempio di “apparenza esterna”
Tuttavia, se voglio andare in profondità, devo sapere quali sono i processi attivi, quali programmi stanno consumando la mia CPU e in che percentuali, quali stanno impegnando la mia RAM (memoria di lavoro) e come, e quanti stanno accedendo al mio disco rigido.
Figura 2 Esempio di “Processi sottostanti l’apparenza esterna”
Posso vedere ad esempio che un certo programma che assolutamente non sapevo essere attivo, stava lavorando in background a mia insaputa (nel caso, Adobe Acrobat Update Service) e questo, seppure impegnando poco il processore, sta pensando sulla memoria di lavoro del PC. E io non ne ho bisogno. Per il PC ora, è solo un peso.
Non vedo all’opera invece un programma (un firewall) che credevo attivo.
La metafora non può essere migliore per capire cosa significa fare “radar mentale” nella mente umana.
Andare oltre la superficie, capire quali programmi stanno funzionando “sotto”, quali ho installato io volontariamente, quali sono stati installati a mia insaputa, quanto stanno impegnando la mia memoria. Che programmi mentali ho dentro di me? Quali mi mancano ma vorrei avere?
E anche, cercare dei virus, o liberare la memoria da programmi che stanno girando senza il mio permesso consapevole.
Questa operazione non è azione legata alla psicopatologia, ma è azione di “Psicologia Positiva” (Seligman[3]), riappropriazione del proprio io, del proprio funzionamento mentale, e maggiore conoscenza di sè.
Il destino non è scritto, è quello che noi ci creiamo.
(John Connor) dal film Terminator Salvation
Non tutto ciò che di negativo esiste nel creato è nostra colpa e nemmeno è merito nostro tutto il bello che esiste. Vi sono ambiti della vita che consideriamo entro la nostra sfera di competenze e d’azione (es, scegliere il colore della macchina), mentre per altre diamo la colpa o il merito al destino.
Questo meccanismo è quasi sempre da tarare.
Ad esempio, impariamo a liberarci dal senso di colpa per eventi che sono da attribuire alla “sfiga cosmica”. Un asteroide che mi cada sulla testa, è decisamente “sfiga cosmica”.
Ma decidere di fare sport o meno, se non ho particolari problemi fisici, è una mia scelta, fa parte del cosiddetto Locus of Control Interno, la capacità di sapere quali ambiti della vita posso portare entro il mio campo decisionale, e prendere in mano.
Il fatto di definire traguardi, lavorarci un poco ogni giorno, provarci, fa parte del mio atteggiamento combattivo. Andare alla ricerca del miglioramento, in generale, può essere un atteggiamento che voglio assumere. Qualcosa che posso amplificare, cercare, nutrire attivamente.
Altra operazione fondamentale è aprire la nostra mente verso l’ingresso di nuove visioni, nuove idee, nuovi apprendimenti, e lasciare entrare acqua fresca da mille ruscelli. Questo significa aprirsi a nuove esperienze.
In pratica? Almeno una volta l’anno dovremmo fare un viaggio in un posto nuovo, leggere un libro stimolante, ascoltare una persona illuminata. E per i progetti che abbiamo in mente, chiedersi, qual è il primo Step Praticabile, la prima cosa pratica, operativa, che posso fare in quella direzione? Iniziare a fare questo primissimo step è già un grande atto di forza.
Ogni singolo giorno possiamo aggiungere un piccolo tassello alla nostra “area di libertà”, una piccola incursione – di un metro soltanto, verso un obiettivo distante mille miglia – è un passo in avanti.
Puoi leggere un libro che ti fa capire qualcosa di fondamentale e con questo fare un altro passo in avanti. Puoi incontrare una persona e sentire una frase che capisci ti farà bene, e farla tua per un certo periodo.
Puoi decidere attivamente di partecipare a corsi, seminari, fare coaching o counseling, partecipare a gruppi, sport o attività di crescita mentale.
Qualsiasi fonte di apprendimento amplifica le energie sulla bilancia della luce e indebolisce il buio.
Se parti oggi facendo 1 minuto di camminata, ed ogni giorno aggiungi 1 minuto, tra 365 giorni farai 365 minuti di camminata al giorno (oltre 6 ore al giorno, persino troppo!). Chi si ammazza di allenamento 1 giorno stando poi fermo per 1 mese, sta applicando il principio sbagliato.
Il principio “ogni giorno qualcosa” guida ogni altro principio. Significa che ogni giorno è sacro, e in ogni giorno mi impegno a fare un passo avanti verso i miei scopi, o almeno a provarci.
Ogni persona accetta o meno le sfide in base a come funziona la propria “bilancia interiore” che soppesa energie percepite e paure percepite.
Chi è riuscito a fare pulizia mentale e caricarsi di energie, diventa potente oltre ogni limite, e cerca attivamente progetti sfidanti – si getta in battaglie difficili in base alle energie che sente di possedere.
Questo vale per gli atleti, i praticanti di arti marziali, i combattenti della vita, una coppia che decide di avere figli in questo mondo marcio, sapendo che alla fine la luce prevarrà o che almeno questa possibilità esiste. Le sfide insegnano sempre. Quelle che accettiamo ma anche quelle che non accettiamo.
Ogni giorno in cui facciamo qualcosa per potenziare la nostra macchina fisica o nutrire la mente e lo spirito è un giorno rubato alla morte.
Non aspettare l’ispirazione magica. Fai tuo il principio “ogni giorno” e se un giorno riuscirai a lavorare sul corpo andrà bene, un altro giorno sull’anima, e quello dopo ancora sul corpo, e via così, adattandosi alla propria situazione e ai suoi cambiamenti, con un principio ben saldo: ogni giorno vale.
How much of human life is lost in waiting.
(Quanto, della vita umana, si perde aspettando…)
Ralph Waldo Emerson
Il modello Lessons Identified/Lessons Learned (Lezione Identificata – Lezione Appresa) è un concetto tipico della formazione militare, per cui da ogni battaglia persa vi deve essere un apprendimento, e da ogni vittoria un’analisi per capire come ripeterla.
Farlo nostro è un ottimo passo avanti. Finché non capiamo dove sono gli errori che compiamo non riusciremo mai a reagirvi.
La vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% il modo in cui vi reagisci.
Washington Irving
- Primo: identificare le lezioni che la vita ci ha offerto (Lessons Identified). Un evento della vita identificato è già un evento che non passa inosservato, e ci aiuta a crescere, a riflettere, a fermarci un attimo, a pensare.
- Secondo: esaminare le “mosse“: atteggiamenti mentali, scelte mentali, azioni pratiche, frasi dette, cosa abbiamo fatto in risposta ad una certa domanda, come ci siamo comportati, come abbiamo agito, quali atti ci hanno portato a quel risultato (che sia esso positivo o negativo) – scavare nel nostro modo di essere fino a capire cosa vogliamo ripetere e cosa non vogliamo mai più ripetere. E quali atteggiamenti ci hanno fatto bene, e quali ci hanno fatto male. Quando avremo fatto questo, possiamo parlare di una lezione appresa.
Questo è fattibile.
Se non lo facciamo, la vita continuerà che offrirci esperienze da cui non impariamo, ripetiamo noi stessi, ripetiamo i nostri errori, e così crescono le paure, e calano le energie.
Nel momento invece in cui rifletto su un passaggio preciso della mia vita, riesamino al rallentatore cosa ho fatto, cerco di capire perché ho agito così, “apro gli ingranaggi” del mio modo di essere, della mia macchina mentale, e finalmente posso intervenirvi. Questo processo è facilitato sicuramente da un confronto con un coach o Counselor o gruppo di lavoro.
Abbiamo il privilegio di poter pensare a come ragioniamo, e professionisti in grado di aiutarci a farlo, per migliorare come lo facciamo. Usiamolo!
Vivere est cogitare.
Vivere è pensare
Marcus Tullius Cicero
Gli Spartani che sono morti alle Termopoli hanno dato la loro vita non per un articolo di giornale, ma per la consapevolezza che vivere lasciando le proprie famiglie in balia degli invasori sarebbe stato molto peggio che morire. Oggi questo concetto non è più praticato. Come se l’invasione degli spazi mentali della libertà conquistata dalla Rivoluzione Francese e dal Rinascimento Italiano non fosse in discussione. Lo è invece, e molto, da più fronti, sia interni che esterni.
La Mitosfera avvolge chi sa andare oltre il concetto di morte fisica, di progetto fine a se stesso, e sa traguardare il proprio sè o un proprio progetto in un ambito molto più vasto, quello del flusso della vita.
Sapere di essere una pozza d’acqua stagnante fa soffrire. Abbeverarsi li, intossica. Sapere invece di essere un affluente del grande fiume dell’energia energia universale, fa stare bene, e permette anche di abbeverarsi a questo fiume uscendone nutriti e rigenerati.
Siamo acqua, siamo fiume, siamo parte del tutto e a questo tutto vogliamo contribuire. Questo è il lato mitico della ricerca spirituale, e anche della Leadership illuminata. E si conquista passo dopo passo, piccolo passo dopo piccolo passo.
[1] Myss, Caroline (2009) Defy Gravity. Hay House, Australia, Pty.Ltd. Edizione italiana Macro Edizioni, 2010. P. 148
[2] Taylor, Kathleen (2008). Brainwashing. La scienza del controllo del pensiero. Castelvecchi, Roma. Orig. Brainwashing. The Science of Thought Control. Oxford University Press. P 267.
[3]
Seligman, M.E.P. (1990). Imparare L’Ottimismo (Learning Optimism). New York: Knopf. (reissue edition, 1998, Free Press)
Seligman, M.E.P. (1993). What You Can Change and What You Can’t: The Complete Guide to Successful Self-Improvement. New York: Knopf. (Paperback reprint edition, 1995, Ballantine Books)
Seligman, M.E.P. (1996). Come crescere un bambino ottimista (The Optimistic Child: Proven Program to Safeguard Children from Depression & Build Lifelong Resilience). New York: Houghton Mifflin. (Paperback edition, 1996, Harper Paperbacks)
Seligman, M.E.P. (2002). La costruzione della Felicità (Authentic Happiness: Using the New Positive Psychology to Realize Your Potential for Lasting Fulfillment). New York: Free Press. (Paperback edition, 2004, Free Press)
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