Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele Trevisani “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.
L’analisi delle micro-competenze riguarda anche il piano dell’esecuzione meccanica, dei comportamenti agiti fisicamente. Osserviamo i precetti di Musashi, rimanendo nella formazione dei Samurai, rispetto ad alcuni dettagli:
intendo affermare che non dovete allungare le braccia. Secondo questa tecnica dovete avvicinarvi all’avversario con rapidità, senza distendere i gomiti, così non gli sarà facile respingervi. Approfondite questa tecnica[1].
I dettagli di meccanica esecutiva sono isolabili solo all’interno della specifica performance. Ad esempio, come un calciatore può tirare una punizione con un effetto speciale nel pallone, come un pugile può fare una determinata finta o schivata, come un manager può gestire un’obiezione o una categoria di obiezioni, come un leader può aprire una riunione trimestrale con il suo team.
In ciascuna di queste azioni isolate è possibile utilizzare un grado di attenzione che porti a far emergere i dettagli esecutivi e migliorarli.
Il training per le micro-skill
Vale per l’amore ciò che vale per l’arte:
chi sa amare soltanto l’immenso è più povero e meschino
di chi sa entusiasmarsi per il minimo.
Herman Hesse (da Expressionismus in der Dichtung –
L’espressionismo nella poesia)
Per fare training efficace a livello micro, le azioni devono essere il più possibile localizzate e distinte in fasi, es.: le micro-competenze di un medico eccellente durante la fase di analisi del paziente, durante le interazioni con altri medici, durante la decisione su quale terapia applicare, o le micro-competenze di un venditore eccellente in fase di chiusura, in fase di intervista, in fase di preparazione.
Possono essere coinvolte abilità relazionali e skill linguistiche, competenze motorie specifiche da acquisire o da affinare, per generare addestramento e formazione su micro-abilità motorie o mentali.
L’allenamento alle micro-competenze prevede la capacità di amare i momenti generativi di risultati e amare ciò che si fa anche nei dettagli. Un vero pittore ama mescolare i colori, non vuole solo un quadro finito. Un vero pescatore ama preparare le canne, gioisce anche di questi momenti. Un pugile riflette su di se anche mentre benda i polsi. Sono atti preparatori importanti e pieni di significato, atti dotati di una loro sacralità.
Il training per le micro-competenze si basa sul fatto di isolare i dettagli e prepararsi, gustarli e non sorvolarli.
Richiede quindi la volontà di cogliere dettagli inusuali e portarli allo stato del controllo inconsapevole (controllo automatizzato, immediato, acquisito, attuato senza bisogno di pensare).
In termini manageriali, possiamo condurre un allenamento volto a riconoscere la condizione bioenergetica e psicoenergetica (People Perception) nelle persone che incontriamo, osservando i tratti del volto, le espressioni facciali (stanchezza, disgusto, gioia), le movenze, le posture, gli accessori.
Si tratta di qualcosa che tutti facciamo inconsapevolmente ma senza tecnica specifica. Portare questo tratto a livello di training significa farlo emergere allo stato consapevole, lavorarvi sopra, darvi metodo, impararlo, per poi “dimenticare la tecnica” e usarla come normale acquisizione della propria vita quotidiana. Più in generale, i principi che aiutano ad individuare un lavoro corretto sulle micro competenze sono elencati di seguito.
Principio 28 – Microcompetenze, frames e centri di gravità per le performance
Le performance vengono depotenziate o non si raggiungono quando:
- manca un lavoro adeguato di individuazione dei frames (momenti significativi) nei quali la performance stessa si divide e si articola;
- manca l’individuazione dei dettagli in grado di fare la differenza, all’interno della performance stessa;
- non vengono individuati i centri di gravità (CdG) della performance, attorno ai quali ruotano e da cui dipendono i risultati;
- non viene allenato in modo attivo il repertorio di competenze e abilità che permettono di ottimizzare i diversi frames e i dettagli significativi;
- l’analisi è incompleta o parziale, perdendo di vista frames e abilità di tipo: (1) comunicative e relazionali, (2) cognitive, abilità mentali, e (3) meccaniche, cinetiche, esecutive.
Le performance aumentano quando:
- viene svolto un lavoro adeguato di individuazione dei frames (momenti significativi) inquadrando come si suddivide in fasi e sequenze una performance;
- vengono individuati i dettagli in grado di fare la differenza, all’interno della performance stessa;
- vengono individuati i centri di gravità (CdG) della performance, attorno ai quali ruotano e da cui dipendono i risultati;
- viene allenato in modo attivo il repertorio di competenze e abilità che permettono di ottimizzare i diversi frames e i dettagli significativi della performance;
- si praticano analisi complete e corrette per individuare frames e dettagli lavorabili nei diversi livelli di competenze: (1) comunicative e relazionali, (2) cognitive, abilità mentali, e (3) meccaniche, cinetiche, esecutive.
Dobbiamo ricordare che le micro-competenze non sono solo esecuzioni meccaniche ma possono riguardare decisamente anche il piano relazionale, come la leadership. All’interno di questo piano, dovremo localizzare tratti lavorabili, ad esempio la leadership conversazionale.
Allenare la leadership conversazionale richiede (1) l’individuare un caso, poniamo il ritardo di un collaboratore, (2) localizzare un obiettivo comportamentale allenabile: smettere di parlare del problema tecnico o manageriale e passare ad affrontare il vero problema, la chiarezza dei ruoli, chi decide cosa, chi comanda, (3) riconoscere le micro-competenze tecniche: topic-shifting (spostamento dell’argomentazione), ricentraggio conversazionale, domande, probing, metacomunicazione. Una volta individuati casi, obiettivi e tecniche, sarà possibile passare al training e coaching attivo, centrati sull’acquisizione pratica e sperimentazione concreta delle competenze.
Anche il campo sportivo ci offre continuamente spunti determinanti per cogliere a pieno il concetto delle micro-skill. I campioni, di qualsiasi specialità, sono tali perché riescono (con un vero piano strategico, o grazie ad un intuito raffinato) ad allenare delle micro-competenze che ad altri sfuggono.
Vediamo l’esempio del campione di calcio Ronaldinho, considerato tra i più forti giocatori della storia, ed il dettaglio del suo allenamento speciale sulla spiaggia per abituarsi a gestire rimbalzi anomali.
Questa testimonianza ci offre anche altri spunti che poi esamineremo:
Gli allenamenti di Ronaldinho sulla spiaggia di Castelldefels, una sorta di Rimini catalana 20 chilometri a sud di Barcellona, sono stati a lungo considerati una leggenda metropolitana, finché i giornali hanno ricevuto alcune fotografie scattate col telefono dai passanti eccitati. Allora Gonçalves, in una intervista alla «Folha di San Paulo», ha ammesso qualche tempo fa che il fuoriclasse brasiliano aggiunge spesso del lavoro sulla sabbia al quotidiano allenamento col Barça. L’abitudine, avviata quando doveva recuperare un infortunio, gli è rimasta: Ronaldinho sceglie sempre orari nei quali la spiaggia è vuota, il mattino presto oppure l’imbrunire. Oltre al jogging, ama palleggiare a piedi nudi in una zona in cui la sabbia è piena di gobbe, per abituarsi a controllare i rimbalzi irregolari, e quando ospita qualche amico brasiliano non di rado ne approfitta per scendere al mare, alzare una rete e giocare a futevolei, la pallavolo giocata con i piedi che spopola a Copacabana[1].
Vediamo gli spunti:
il lavoro sulla sabbia offre al calciatore un terreno di allenamento diverso dall’usuale, aumenta i gradi di difficoltà, prepara a gestire condizioni anomale;
notiamo che l’allenamento viene svolto in un timing psicologicamente favorevole alla concentrazione (all’alba o al tramonto) senza il disturbo di altre persone, per trovare uno stato mentale ottimale;
rileviamo inoltre che il campione pratica un’attività collaterale, una pallavolo giocata con i piedi, che permette di aumentare i gradi di difficoltà nella gestione del pallone, rendendo obbligatorio mantenere la palla in aria. Questo stimola le abilità acrobatiche e di controllo, rispetto all’allenamento di calcio standard, e offre spunti ulteriori.
Senza dubbio questi elementi di training (1) diverso/differenziato e (2) addizionale, contribuiscono ad affinare le micro-competenze che hanno reso Rondaldinho uno dei migliori giocatori della storia.
Non dobbiamo trascurare il fatto che le micro-competenze sono difficili da estrarre dalle normali competenze, e che allenarsi alle micro-competenze non è facile, finché esse non sono state “isolate”, identificate, e non è stato trovato un modo per allenarle. Il training sulle micro-competenze richiede quindi:
- tecniche identificative: saper isolare le micro-competenze, estrapolarle dal normale flusso della performance o dell’azione, notarle, farle emergere;
- tecniche formative speciali: trovare modalità diverse, addizionali, differenziali, per allenare i dettagli di esecuzione e performance in modo esperienziale, non unicamente (a volte nemmeno necessariamente) sul piano teorico.
Come possiamo disaggregare le micro-competenze che fanno la differenza in una performance manageriale, o atletica, in un task specifico? Come possiamo allenarle? È questa la sfida posta dal micro-skills training.
[1] Condò, P. (2006), Com’è normale quel fenomeno. Le corse in spiaggia, il figlio, la famiglia. Viaggio (fuori dal campo) con Ronaldinho, La Gazzetta Sportiva, 16 aprile, p. 16.
[1] Ibidem.
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