Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani
Devi renderti conto se sono tuoi ragionamenti o assimilazioni da altri, e chi ce li ha inculcati, chiederti quali sono veri e quali sono falsi, e – per questi – cercare di sostituirli con qualcosa di più produttivo e “vero”.
Cosa “senti” quando guardi in faccia una certa persona? Che valori trasmette il suo comportamento? Che stile di vita sembra avere dato il suo corpo e il suo modo di essere? Stai guardando secondo te una persona vera o una “maschera”?
Guardate le persone in faccia. Guardatele bene. E chiedetevi se dalle loro facce traspare un’anima
Daniele Trevisani
Per parlare di auto-espressione e auto-realizzazione dobbiamo necessariamente porci il problema della Qualità dell’Esperienza, concetto identificato già da Cantril[1]: la capacità di dare valore ad un’esperienza, di sentire il valore dell’esperienza che stiamo facendo, di capire che cosa ci rende un’esperienza interessante o meno (gli “attributi di valore” cui prestiamo attenzione).
Affrontare un percorso di crescita personale ha un valore in sé? Se si, siamo già ad un ottimo punto. Non solo buono, ottimo.
Secondo quali parametri interiori giudichiamo un’esperienza frustrante oppure ricca di valore? Lo stesso gesto – sollevare un peso, danzare o picchiare un sacco (punching ball), o zappare un orto – può essere per qualcuno un fastidio, o peggio, odioso, e per altri un piacere, una gioia immensa.
Tutto è soggetto al nostro filtro di qualità dell’esperienza, e anche lo studio può essere vissuto come una dolorosa incombenza, o come piacere di apprendere.
Qualsiasi attività diventa una fatica inutile per chi è sconnesso al flusso di esperienza (flow of experience) che l’attività produce. Chi ha imparato a “sentirla”, ha imparato a sintonizzarsi su queste “onde” di sensazione, la vive fino in fondo.
Curare un albero in miniatura può essere chiamata scemenza, o arte e passatempo (Bonsai) a seconda del piacere che queste azioni producono, e che possiamo imparare a “sentire”.
Per un lottatore, prevale la gioia del movimento, in cui la fatica stessa diventa piacevole. Per un bodybuilder, la sensazione di “pompaggio muscolare” generata dal lavoro con il “Ferro” (pesi) è qualcosa di impagabile, una vera droga che fa star bene. Giocare con un bambino può essere uno stress disumano o la cosa più bella del mondo. Altrettanto si può dire per il lavarsi, o il fare da mangiare.
Lo stesso vale per la crescita e sviluppo umano. Occuparsi della propria crescita persona è arte della quale possiamo o meno renderci conto, volerla o subirla, viverla come obbligo o invece farla entrare nella nostra sfera di autocoscienza e nel nostro volere più intimo.
[1] Cantril, Hadley (1950), The “Why” of Man’s Experience, New York, The Macmillian Company. Trad. it: Le Motivazioni dell’Esperienza, La Nuova Italia, 1958.
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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani
3 Comments
Congratulazioni caro Daniele, attualissima riflessione !
Avrai citato certamente gli autori in questa tua opera che auguro tutto il Successo che merita.
Il tema che stai affrontando è inversamente proporzionale tra il suo fascino e le regole rigorose da rispettare per scoprire la legge che relaziona il doppio movimento della Vita in espansione e in ritrazione.
E interessante come attraverso queste regole, che definiscono i caratteri della morfopsicologia, sia possibile riconoscersi e riconoscere la Persona.
Dalle seguenti letture sono tratti i percorsi e studi del suo scopritore dopo 50 anni di energie dedicate alle relazioni tra forme del viso e tratti della personalità scoperta nel 1937.
VISO e CARATTERE – iniziazione alla morfopsicologia – Louis Corman – ed. mediterranee-
VOLTO E PERSONALITÀ – Jean Spinetta – ed. mediterranee
Con il Successo in Mente per la Tua prossima opera, un cordiale sorriso.
🙂 Junior Venturi
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