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Principi del Cambiamento (Regie di Cambiamento)

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Nonostante le avversità che incontriamo, l’evoluzione è – e rimane – un fattore di sopravvivenza. In un certo senso siamo tutti “forzati del cambiamento”, costretti dall’ambiente a non fermarci, ad adattarci, a mutare, poiché il territorio fisico e sociale attorno a noi – e quello psicologico dentro di noi –  cambia, è in costante evoluzione. Il movimento del terreno sul quale una persona poggia permette solo due cose: cadere, o trovare nuovi assetti ed equilibri.

Noi ci rivolgiamo a quelli che vogliono farsi trovare pronti nelle sfide, ricercano il grounding (radicamento, sentirsi fisicamente e psicologicamente ancorati) e allo stesso tempo possiedono spirito di ricerca e si sentono diretti verso un fronte positivo, un orizzonte, e amano lottare per questo.

Il “metodo registico” intende offrire strumenti e concetti utili a chi si occupa di cambiamento positivo e “formazione” nel suo senso più vasto, ma anche di evoluzione assertiva (guidata da principi), trasformazioni del modo di essere, di sistemi di apprendimento e di sviluppo organizzativo, e ancora di potenziale individuale, human potential e human performance, crescita e maturazione individuale o delle imprese.

I tre soggetti-tipo cui si indirizza il metodo sono (1) chi desidera praticare un percorso di evoluzione personale con maggiore consapevolezza dei meccanismi che lo governano; (2) i clienti e ruoli istituzionali strategici coinvolti in progetti sul cambiamento, sviluppo e formazione (dirigenti, leader e manager); (3) i professionisti esterni (consulenti organizzativi, formatori, coach, allenatori e direttori di team, aziendali e sportivi) chiamati a supportare e produrre performance, ad avviare relazioni di aiuto per “cambiare le cose” e “far crescere” (una persona, una squadra, un sistema).

Ognuna di queste persone deve essere aiutata ad acquisire le abilità e capacità fondamentali (key-learning) per far fronte a nuove sfide prioritarie (key-challenges). Cambiare e formarsi serve anche per poter affrontare le sfide.

La realtà ci presenta (nei casi migliori) organizzazioni e persone già pronte ad un cambiamento, anche forte. Ci offre anche organizzazioni e persone restie, o persino contrarie, e che tuttavia hanno bisogno di variare il proprio assetto perché non più adeguato. Nell’uno e nell’altro caso, dobbiamo capire come poter procedere, quale strategia adottare, e come muoverci per essere efficaci.

Nei box “cosa fare” – esposti durante il testo – evidenziamo alcuni suggerimenti operativi su vari temi che riguardano il facilitare il cambiamento, connessi agli argomenti trattati. Vediamo quindi il box seguente:

Riflessioni operative:

·            analizzare se e quanto un soggetto (persona o sistema) possa permettersi di non cambiare, alla luce delle sfide ambientali e sociali che lo attendono, o sia invece nella necessità di dover migliorare o progredire;

·            inquadrare i key-learning (apprendimenti chiave) in risposta alle key-challenges (sfide prioritarie) che attendono la persona (o sistema organizzativo);

·            valutare quanto il soggetto (persona o sistema) sia intenzionato ad impegnarsi in un percorso di cambiamento;

·            capire quali sono i blocchi verso il cambiamento;

·            creare un clima positivo verso il percorso di cambiamento, legato ai benefits che il percorso può produrre.

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Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte

Principio 6 – Incisività del cambiamento sui livelli profondi dello stile di pensiero e di azione (lifestyle, thinkstyle)

Il cambiamento positivo viene favorito dai seguenti fattori:

·         azione che promuove e genera modifiche reali nello stile di vita del cliente e/o delle persone che operano in azienda; lo stile di vita non è astratto ma diventa stile di azione pratico (action style, modo di fare le cose).

·         azione che promuove e genera modifiche reali nello stile di pensiero.

 

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

·         finzione di adozione (accordo falso) sul cambiamento nello stile di vita, o rapida regressione verso i modelli precedenti (mancanza di sostegno e follow-up);

·         finzione di adozione (accordo falso) sul cambiamento nello stile di pensiero, o rapida regressione verso i prototipi mentali precedenti

·         isolamento personale, mancanza di sostegno e follow-up dal sistema di appartenenza, mancanza di azioni di rinforzo organizzativo.

·         L’accordo falso tra coach e cliente avviene quando gli obiettivi di facciata prendono il sopravvento rispetto agli obiettivi profondi (giochi tra maschere professionali).

·         L’accordo profondo tra coach o regista/promotore e cliente/sistema avviene quando gli obiettivi profondi emergono chiaramente e si crea un forte patto psicologico e umano verso un percorso condiviso.

Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte.

Principio 5 – Promozione della crescita intellettuale, morale, riflessiva

Il cambiamento positivo viene favorito dai seguenti fattori:

·         coltivazione delle capacità più profonde dell’individuo;

·         collegamento degli obiettivi personali e aziendali a valori morali.

·         uso di strumenti atti a favorire la riflessione e non solo addestramento meccanico.

 

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

·         azioni che toccano solo la superficie del target di cambiamento;

·         perdita di riferimento sul motivo di esistere, sul “perché” impegnarsi in un progetto;

·         strumenti formativi che favoriscono unicamente la memorizzazione o “copiatura” meccanica-comportamentale.

Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte.
 
 

 

Principio 4 – Focalizzazione dei termini di cambiamento

Il cambiamento è favorito da:

·         precisione del linguaggio: è essenziale capirsi, inquadrare, fare luce sugli obiettivi; il successo di un percorso di cambiamento richiede la definizione precisa e la condivisione di termini e concetti cardine, opposta a definizioni approssimative, mal focalizzate, o non condivise tra i diversi protagonisti;

·         esplorazione delle diversità culturali sottostanti, delle possibili visioni diverse, la cui uguaglianza viene erroneamente data per scontata.

                                                   

Il cambiamento è ostacolato da:

·         percezioni distanti: quando il cambiamento rischia di venire percepito dai diversi protagonisti in modo diverso. La diversità di obiettivi, diversità di concetti, diversità di approcci, se non esplorata, porta a situazioni di incomunicabilità, conflitto o perdita di efficacia;

·         mancata fissazione dei concetti cardine.

·         La condivisione dei concetti è essa stessa un percorso, un processo di acculturazione e di sharing (mettere in comune) e non una singola iniezione terminologica. Lo sharing può riguardare sia singoli concetti che interi modelli.

·         La condivisione deve tenere conto del fatto che ogni persona coinvolta possiede tratti culturali diversi (diversità culturale tra coach e cliente, o tra i diversi coach che partecipano ad un progetto).

·         La condivisione prevede fasi di comunicazione interculturale (confrontarsi tra  diverse culture e valori) e di negoziazione interculturale (negoziare per definire quali principi base condivisi vanno utilizzati)[1].

Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Pubblicato su concessione dell’autore, www.studiotrevisani.it


[1] Per approfondire le tematiche delle diversità culturali nella costruzione di un progetto, si suggerisce di esaminare Trevisani, D. (2005), Negoziazione interculturale. Comunicazione oltre le barriere culturali, FrancoAngeli, Milano.

Principio 3 – Focalizzazione dei fattori minimi per generare cambiamento

Il cambiamento positivo viene favorito dai seguenti fattori:

·         conoscenza e uso di modelli (teorie, concetti, frames) sui quali incardinare le azioni di cambiamento;

·         multicanalità: l’uso di più angoli di attacco, più strumenti sinergici, più teorie convergenti;

·         relazione forte – di team reale – tra clienti, progettisti, coach, e ogni altro soggetto coinvolto, con la condivisione dei modelli, la convergenza degli obiettivi, una forte volontà comune di ottenere il risultato.

                                                    

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

·         mancanza di un modello di riferimento, o modelli latenti ma non esplicitati (mancata emersione), utilizzi inappropriati (improvvisazione);

·         monocanalità (strumento singolo) o multicanalità ma accompagnata da una  mancanza di sinergia (ogni strumento/azione “va per proprio conto”); affidamento a teorie uniche con “presunzioni di sufficienza”;

·         divergenze non esplicitate sul metodo, sui risultati, sulla volontà stessa di cambiare o evolvere, e sulla direzione finale di un percorso.

Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte.

Principio 2 – Principio di RME (Retargeting Mental Energy)

Il cambiamento positivo viene favorito dalle seguenti operazioni:

·         mappatura e identificazione delle aree critiche su cui lavorare, e degli stati obiettivo (end-state) su cui centrare la focalizzazione;

·         ritarare le energie mentali sulle priorità e mantenere la concentrazione su end-state positivi (Retargeting Mental Energy).

                                                                                                                

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

·         mappatura confusa, imprecisa o inesatta delle aree critiche e end-state;

·         dispersione di energie mentali su falsi target, su distrattori e absorbers (attività assorbenti) estranei alle aree di focusing.

 

Il processo di RME (Retargeting Mental Energy) richiede la più assoluta concentrazione e dedizione ad “un progetto alla volta”, sulle priorità che contano.

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Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte.

Principio 1 – Principio metabolico

Il cambiamento positivo viene favorito dalle seguenti operazioni:

·         acquisizione: riuscire ad identificare e riconoscere il bisogno di imparare, le acquisizioni importanti, ciò che si deve apprendere, assimilare, far entrare, per avvicinarsi all’obiettivo. L’obiettivo può essere qualsiasi target di cambiamento che si collega all’efficienza o ad un percorso autorealizzativo – immagine di sè ideale, organizzazione ideale o migliore, incremento della serenità o del senso di efficacia, della potenza personale o del sistema, della resistenza o resilienza, della capacità di problem solving, o qualsiasi altro traguardo;

·         consolidamento: è necessario identificare quali sono i punti di ancoraggio (valori, credenze, pensieri, comportamenti) che il soggetto o sistema vuole consolidare e far diventare riferimenti solidi;

·         rimozione: è necessario identificare e riconoscere ciò che sia importante cedere, rimuovere, abbandonare, cosa sia importante eliminare, ripulire, cosa disapprendere, cosa lasciar andare, di cosa disfarsi (identificazione dei cataboliti e degli elementi da espellere dal sistema).

 

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

·         perdita di riferimento o incapacità nel capire cosa si debba acquisire, apprendere, far entrare (mancato riconoscimento dei target, dei “nutrienti” o ingredienti necessari per produrre il cambiamento);

·         focalizzazione sulla sola fase acquisitiva, senza identificare e riconoscere ciò che si deve abbandonare, disapprendere, rinunciare, lasciare dietro di sè (processi mentali, cataboliti mentali o scorie psicologiche, comportamenti, stereotipi, abitudini controproducenti);

·         perdita di ancoraggi fondamentali e indispensabili negli equilibri della persona o dell’organizzazione, mancanza di ancoraggi forti o punti di stabilità.

Articolo tratto dal volume di Daniele Trevisani “Regie di Cambiamento”, FrancoAngeli editore, Milano (2007). Copyright, materiale pubblicato su concessione dell’autore www.studiotrevisani.it – utilizzabile solo previa citazione della fonte.