Category

motivazione

Category

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Riconoscere le piccole cose

Esiste un enorme confusione su cosa sia una vita piena o una vita vuota. O una giornata piena e una giornata vuota. Posso trovare una spiaggia desolata “piena” di stimoli. Posso scoprire che è in realtà “vuota” di significati quando ripiena di turisti, ombrelloni, radio e caos.

Alcuni associano una vita piena ai party, alla mondanità, al glamour, alle certezze, ad un abito. Altri alla pienezza interiore, al sentimento prepotente di far parte di un flusso di energie universali e sentirle scorrere, liberandosi dal bisogno di certezza e di strutture.

Molti cadono nel tranello opposto: disapprovare qualsiasi lato della vita che abbia il sapore di essere “tangibile” e si immergono in una spiritualità sterile, a volte persino spenta, che non produce niente per nessuno. Mediatori allo stato puro ma di utilità abbastanza dubbia.

Una nuova arte è quella di pensare in modo aperto: equilibrare il tangibile e l’intangibile, abbinare il lavoro sul corpo a quello sulla mente, la spiritualità e la progettualità. Il dio denaro può essere vuoto o pieno, se diventa strumento utile per progetti che fanno bene alla vita.

Anche l’attenzione a se stessi, tacciata come egoismo, deve essere ripensata, Posso essere utile agli altri e non un peso per gli altri. Posso essere tra chi aiuta e non tra chi deve ricevere per poter sopravvivere. Essere deboli e privi di energie non è utile a nessuno, tantomeno a chi ti sta a cuore. Se ami qualcuno, potenziati e fai qualcosa per te.

Non lasciamo che l’essere incompresi fermi il nostro cammino. Se sentiamo il bisogno di progredire, facciamolo.

Self-Power è un metodo olistico che cerca di associare i fronti, cura del corpo e cura della menta, biologia e spiritualità, in un unico processo integrato. Quando siamo davvero identificati con un corpo, la nostra fedeltà deve essere assoluta verso il fine e totalmente dis-identificata con il mezzo che usiamo. Purchè ti avvicini l’anima, ti dia l’impulso verso la gioia e la voglia di vivere la vita come qualcosa di unico, un rarissimo, irripetibile miracolo.

Alcuni esempi di azione orientata al miglioramento delle energie personali:

  • Fare pulizia tra pieno e vuoto: Distinguere la povertà economica e materiale da quella morale, la ricchezza economica dal benessere, per una razza nuova di uomini permeati di ricchezza morale permeata e di spessore umano e non tanto di gioielli e di pellicce;
  • Fare una buona dieta comunicazionale, evitare di ingurgitare quanto passano i mass media e cercare attivamente contenuti che nutrono stimoli, siano essi di apprendimento o di riflessione positiva.
  • Distinguere apparenza e sostanza, maschera e persona. Non confondiamo mai il pieno e il vuoto nella facciata che le persone presentano.
  • Teniamo gli occhi puliti, in grado di riconoscere gli strumenti utili per la crescita personale e destiniamo risorse per vivere momenti di crescita.
  • Il corpo è il tuo taxi permanente, occorre fare attività quotidiana che lo tenga più in forma possibile.
  • Praticare un’attività quotidiana di training mentale

Un lavoro su di sé paga, la coltivazione del nostro potenziale umano fisico, psicologico, del nostro bagaglio di conoscenze, del nostro essere.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Training e coaching atti a potenziare la corteccia

Si tratta della zona celebrale che ci mette in grado di elaborare le emozioni positive e cogliere il bello e il piacere degli elementi della vita e dell’ambiente che ci circondano. Se questa zona non viene allenata, come un muscolo in disuso, si riduce in termini di potenza e capacità, per cui rimaniamo in balia della sola corteccia prefrontale destra e di un continuo vissuto negativo.

Le neuroscienze ed il coaching basato sulle neuroscienze in questo sono di grande aiuto, pratico e concreto, con esercizi fattibili da chiunque. Per apprendere questi temi, la sola lettura non è sufficiente, ma serve la partecipazione ad allenamento speciali.

E anche la perseveranza non deve mancare. Se da un corso non traiamo niente, cambiamolo, senza troppe recriminazioni, finchè non troviamo qualcosa che funzioni su di noi. Se senti una pulsione verso una crescita vuol dire che quella voce va ascoltata, è una voce importante da non seppellire mai.

Ecco un paio di esempi di casi:

  • Esempio in ambito sportivo:
    Obiettivo: riprendere il gusto del ring, assaporare ogni attimo. Questo significa, per un atleta che ha già vissuto un intera vita nello sport, rinascere prima di tutto nelle emozioni, poi come atleta. Riscoprire come in ogni singolo colpo si attiva la catena muscolare dalle dita sino al capo, sentire il respiro dell’aria fresca usciti dalla palestra, il piacere del sudore, ascoltare i segnali del corpo. Far diventare il giorno della gara, tra luci e riflettori con telecamere di tv di tutto il mondo puntate addosso, come un momento di gioia, liberi dal giudizio, un momento di vita pura.
  • Esempio in campo manageriale:
    Per un dirigente riscoprire il gusto di fare un colloquio in profondità, anziché un rapido giro di telefonate. Conoscere le persone e sapere su chi poter contare cogliendo la felicità di chi sente di avere un potere di osservazione nuovo, potente e una dote nascosta finora mai usata. Divertirsi ad esaminare e se necessario smontare le argomentazioni e le riunioni, padroneggiare le riunioni anziché esserne dominato, guadagnarsi la leadership sul campo e non tramite pezzi di carta. Lavorare e vivere meglio.

In entrambi i casi, il lavoro sulla corteccia prefrontale sinistra è partito con osservazioni, di quanto ci fosse di piacevole nell’ambiente umano e fisico potenziale, per poi passare a esercizi di bioenergetica in acque termali, con esercizi di percezione aumentata dei segnali positivi circostanti, dati da immagini, suoni, luci, sensazioni interiori. Poi i role-playing, gli esercizi con “stop dell’azione” e osservazione aumentata, e tante altre fasi di training operativo e non solo teorico.

In tutti i casi si assiste ad un meccanismo unico: lo spalancarsi delle capacità di sentire, il percepire gli elementi e i momenti della vita, e un fantastico trascinamento positivo di questa capacità sia nell’azione che nella vita quotidiana.

Ri-allenare la corteccia prefrontale sinistra significa far assaporare ogni singolo boccone di vita e sentire ogni momento nella sua sacralità, anzichè vivere la giornata o una performance senza sentirne i profumi, i colori, il tatto, i suoni e le sensazioni interne che ti possono produrre.

Se non impari e ti alleni a cogliere le sensazioni positive enormi e immense nessun altro lo farà per te.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Aumentare performance e benessere

Performance e benessere possono essere aumentate quando:

  • la persona prende coscienza di possedere risorse bloccate o latenti, sia tramite autocoscienza, sia tramite l’aiuto di un professionista.
  • la persona decide di intraprendere un percorso di crescita, miglioramento, sblocco, senza accettare questi limiti passivamente.

Molte volte dietro alla tristezza, alle vite che decadono, si nascondono profonde crisi di significato, perdite di senso, mancanze di energie personali. E questo avviene sia in ambito professionale, che personale, che sportivo.

A cosa servono tutti gli strumenti dell’universo se non c’è “fuoco sacro” e volontà ?

Il problema si sposta: dalle semplici competenze ai sistemi di energie delle persone, e di come queste riescono a produrre progetti e usare gli strumenti, o invece li spengono e non utilizzano nemmeno.

Se lavoro in uno spazio mentale in cui non si produce vero sviluppo e vera crescita, non sono appagato. Non sono contento ne professionalmente, ne tantomeno personalmente.

Dal self-handicapping al tirare fuori la potenza nascosta

Un grande numero di persone ha cose da dire, da fare o da tentare, e non parla, non fa o non tenta, per paura di fallire o per vergogna.

Buona parte delle limitazioni sono legate al timore della riprova sociale (non fare qualcosa per timore che gli altri non approvino, dal sentirsi derivi o disapprovati) e quando questa prende il sopravvento su tutto, diventa un meccanismo di autoumiliazione.

Dobbiamo prendere consapevolezza del problema: è l’inconsapevolezza delle persone sul divario tra le loro risorse attuali (stato del momento) e le risorse potenziali (stato che può essere raggiunto con opportuno lavoro).

Troppo spesso si considera una situazione come data, nasce la rassegnazione, le persone si auto-castrano. Il timore della riprova sociale è solo uno dei motivi che tengono a freno la nostra potenzialità.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

L’acquario comunicativo

I due fronti della comunicazione (emissione e ricezione) possono essere combinati con tre tipi fondamentali di effetti: negativi per chi li riceve, effetti neutri ed effetti positivi.

Ognuno di noi abita in una sorta di “acquario comunicativo” dove predomina un certo tipo di colore dell’acqua, e possiamo valutare se l’acqua sia più o meno pura, e vi siano cascate o acqua stagnante.

Se abiti in un acquario comunicativo in cui i messaggi che ricevi sono prevalentemente negativi, prima o poi ti intossicherai. Allo stesso modo, se la maggior parte dei messaggi sono positivi, devi imparare ad aprirti ad essi, altrimenti finiranno per aver effetto neutro, e scivolare via.

Ugualmente, le tue comunicazioni sono importanti: possono fare bene (relazioni di aiuto) o essere essenzialmente indifferenti come effetti (dispersione di energie comunicative), o avere scopo distruttivo, far stare male le persone.

Chiediti sempre in che acquario comunicativo sei, prendi consapevolezza dei messaggi che ti arrivano e dei messaggi che produci.

Risorse attive e risorse bloccate

Il concetto di crescita viene spesso visualizzato come una scalata verso l’alto, tuttavia questo è un errore: può trattarsi di un allargamento o una crescita che guarda dentro, verso se stessi. Anche piccole acquisizioni positive possono dare luogo a importanti variazioni nel lungo periodo, per effetti di trascinamento ed effetti di cascata.

Le operazioni positive richiedono di apprendere ad accedere alle risorse attive ma soprattutto accedere alle risorse bloccate, scoprendo energie prima non accessibili.

Spesso non ci sentiamo pronti, non ci sentiamo all’altezza e ci ritiriamo. Le sfide sembrano insormontabili, ma in alcune di esse, quando ci si trova catapultati all’interno, si scopre di avere qualcosa dentro, qualcosa che non sospettavamo di avere.

Se solo potessimo conoscere il nostro potere fino in fondo accetteremo molte più sfide e andremmo verso ideali ben più grandi di quelli che perseguiamo nel quotidiano.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Diventare consapevoli degli stati personali

La maggior parte delle persone senti di avere dei limiti, ma confonde questi limiti con un senso di impotenza. Esso può degenerare in senso di mancanza di controllo sulla vita, la percezione di non poter dirigere il proprio destino.

Da questo deriva una larga parte delle psicopatologie: la depressione, ad esempio, ha molto a che fare con il senso di inutilità, impotenza di fronte agli eventi. L’ansia è un senso di inferiorità rispetto ad un evento specifico che ci aspetta ma per il quale non ci sentiamo davvero pronti (ansia localizzata) o persino generalizzata alle tante difficoltà del vivere in generale (ansia diffusa).

Migliorarsi è un dovere, ed è sicuramente faticoso. La prima cosa da fare è quella di acquisire maggiore consapevolezza di quali sono le proprie vere condizioni, e scoprire che vi sono molte cose su cui lavorare. Considerarsi arrivati in termini di sviluppo personale significa arrestare una ricerca.

Saper leggere le risorse mentali vere di cui disponiamo

Ogni volta che vogliamo inseguire un sogno, scatta in noi una valutazione sulle risorse mentali di cui disponiamo, sul nostro stato personale. Stiamo parlando di risorse interiori, non monetarie.

Può esistere un forte divario tra le risorse che uno sente di avere (risorse percepite) e le risorse realmente disponibili se sviluppiamo la capacità di accedervi (risorse latenti). Quando le letture non sono coincidenti, possono sorgere problemi: la sottovalutazione delle proprie risorse da una parte, e l’iper-valutazione delle stesse dall’altra. Ne deriva il seguente principio:

Principio di consapevolezza degli stati personali

Le performance possono essere aumentate quando:

  • L’individuo è in grado di conoscere con estrema precisione lo stato delle proprie energie e risorse mentali accessibili e sa quali sono quelle latenti e allenabili.
  • Sulla base dell’analisi, vengono prese coerentemente le decisioni connesse su dove dirigersi per il proprio miglioramento.

Le performance diminuiscono (o vengono messe a rischio) quando:

  • Errori di sottovalutazione del proprio potenziale (self-reduction).
  • Errori di ingigantimento mentale della sfida.
  • Errori di valutazione delle proprie risorse e/o sottovalutazione della sfida.

È importante prendere coscienza sulle proprie risorse, indispensabile per far nascere la voglia di migliorarsi e coltivare il meglio di se stessi, qualsiasi sia il livello di partenza.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Emozioni alfa ed emozioni beta

Le performance possono essere aumentate:

  • Lavorando sulle emozioni alfa, emozioni per il risultato, attivazioni positive che accompagnano obiettivi da raggiungere. Lavoro sulle emozioni interne o profonde, emozioni finalistiche legate al fine
  • Lavorando sulle emozioni beta, emozioni dell’azione, la percezione positiva delle azioni in sè, ristrutturando il vissuto percettivo delle fasi di preparazione, di training, di azione stessa da compiere durante le performance. Questo lavoro prevede l’uso di tecniche atte a far apprezzare le finestre di sensazioni (sensation windows) che un’attività può offrire.

Ogni risultato prevede necessariamente impegno ed azioni da intraprendere e non si può mai prescindere dal piano sentimentale o affettivo di come viviamo un obiettivo. Vi sono stati emotivi che precedono addirittura l’azione stessa, le emozioni legate alle decisioni da prendere e alle priorità da dare, la preparazione mentale all’azione.

Ovviamente, le decisioni migliori vengono prese in condizione di rilassamento e contatto interiore con sé stessi, con le proprie aspirazioni. Le decisioni prese quando prevale l’emotività negativa annebbiano la visione degli obiettivi.

Ascoltare l’istinto e le emozioni, riuscire a canalizzarle e alimentarle, sono competenze su cui lavorare.

Dieci competenze emotive

Se sul piano personale siamo liberi di ascoltare o meno le emozioni, nelle decisioni professionali siamo costretti ad amplificare le nostre capacità. Le principali competenze emozionali su cui focalizzarsi sono:

  • Auto empatia emotiva: riconoscere le emozioni che si provano personalmente,.
  • Empatia emotiva: riconoscere le emozioni che prova l’altro.
  • Emotional shielding: fare scudo alle emozioni negative, agli inondamenti emotivi negativi.
  • Riconoscere i sequestri emotivi: capire quando un’emozione assorbe completamente il vissuto e se questo sia bene o male.
  • Riconoscere gli acquari emotivi: i climi emotivi che si creano nelle situazioni interpersonali e di gruppo.
  • Metabolizzazione emotiva: aiutare se stessi e gli altri a metabolizzare le emozioni.
  • Distinguere le emozioni acute e le emozioni croniche (sfondi emotivi).
  • Distinguere gli stati emotivi complessi, riconoscere le emozioni miste (mixed emotions).
  • Saper esprimere le emozioni
  • Saper usare le emozioni come motore della motivazione: saperle canalizzare in positivo.

Ogni progetto è composto di azioni ed obiettivi e per ognuno di essi si possono attivare stati emozionali diversi nei diversi passaggi.

Competenze emotive di dettaglio e super-competenze emotive

Le performance possono essere aumentate tramite azioni di:

  • Emotional detection: riconoscimento, denominazione e mappatura degli stati emotivi.
  • Scudo emotivo: arrestare fasi di picco negativo distruttive.
  • Metabolismo emotivo: schermarsi e schermare il soggetto da emozioni negative incontrollabili, ed aiutarle a metabolizzare.
  • Analisi emotiva di picco ed analisi di sfondo emotivo.
  • Mixed emotions analysis: esame degli stati emotivi misti.
  • Emotional expression: possibilità di esprimere le emozioni e sentirsi accettati.
  • Emotional management: capacità di gestire e dirigere gli stati emotivi.

Il raggiungimento di questi molteplici livelli di abilità produce una super-competenza emotiva. La performance ottimale viene raggiunta quando sia il mezzo che il fine sono vissuti di volontà, e non vengono subiti come pressioni esterne indesiderate o come mali necessari.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Approfondimento verso obiettivi ed emozioni

Tra le caratteristiche dell’intelligenza emotiva si trovano:

  • la capacità di motivare se stessi, anche in situazioni avverse.
  • la resilienza psicologica, continuare a pensare un obiettivo nonostante le frustrazioni.
  • saper identificare e controllare umore e propri stati d’animo, evitando la sopraffazione di emozioni negative.
  • la capacità di essere empatici, capire gl istati d’animo altrui.
  • auto empatia: capire i propri stati emotivi fino in fondo.
  • speranza: la capacità di mantenere fiducia e di sperare.

Nello specifico delle performance si possono attivare ulteriori capacità:

  • Coltivare emozioni positive e scoprire il lato positivo delle performance, viste come occasioni di crescita.
  • scoprire il lato positivo nella preparazione e lavoro allenante.
  • attivare energie primordiali della lotta e dirottarle contro un nemico: target attivazionale, qualcosa contro cui lotta una performance.

Nelle attività di gruppo, che siano sportive o lavorative, è fondamentale incanalare le emozioni dirigendole verso il raggiungimento di un obiettivo. Occorre stimolare il gruppo a sviluppare nuove energie partendo dalle emozioni positive verso il risultato, e dalle emozioni positive contro il male.

Le performance ad alta intensità positiva sono vissute con maggiore attivazione rispetto a performance sterili e anestetizzate sul piano emotivo, e solo in queste possiamo vivere a pieno e dare il meglio.

Verso lo stato di flusso

Le performance comprendono mezzi e fini:

  • I fini riguardano gli obiettivi.
  • I mezzi riguardano gli strumenti e i modi che vengono utilizzati per raggiungere l’obiettivo.

Ciascun progetto ha quindi due componenti:

  • L’emozione per il risultato atteso che denominiamo “emozioni finalistiche” (emozioni alfa).
  • L’emozione che accompagna l’azione, le operazioni che denominiamo “emozioni di superficie” (emozioni beta).

Le emozioni di superficie hanno una posizione più marginale ed esterna, rispetto al vissuto. Queste emozioni sono visibili, e riguardano il comportamento, l’azione.

Immaginiamo un corridore impegnato nella preparazione per una gara che passo dopo passo di gode il momento prima della competizione: si trova immerso totalmente nell’esperienza. La gara è vista come un obiettivo positivo, un momento di auto-gratificazione, non come un obbligo od una pressione.

Allo stesso modo immaginiamo un altro corridore, che odia allenarsi e vorrebbe solamente vincere. Ogni passo aumenterà in lui il senso di sofferenza, il fastidio per la fatica fino alla perdita di senso in quello che si sta facendo. Per non parlare della preparazione di una gara obbligata, che riguarderebbe un fronte emotivo completamente negativo.

Esistono condizioni intermedie: emozioni beta accese, il che significa che esiste un vissuto dell’azione positivo ma assenza di emozioni alfa, scarsa rilevanza emotiva per il risultato finale. Dall’altra parte, invece, troviamo emozioni alfa accese, ovvero forte valenza emotiva del risultato, ed emozioni beta spente.

Se le fasi delle nostre azioni sono accompagnate da emozioni positive avremmo una performance che viaggia in stato di flusso. Se invece siamo seccati per ogni operazione, tutto risulterà estremamente pesante e gravoso.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Operazioni centrate sugli effetti

La disciplina delle EBO (Effects Based Operations) mette in rilievo l’analisi degli effetti da produrre, individuando tutti gli eventi che li possono generare e le conseguenze di questi, che si possono generare da una singola azione.

Le EBO individuano quindi dei punti di arrivo (end-states): sono esattamente le condizioni che vogliamo una volta che le operazioni saranno finite. Nonostante la letteratura sulle EBO stia crescendo notevolmente negli ultimi anni, ci si sofferma ancora molto poco su quella che è l’analisi della psicologia su come si vive un obiettivo.

Il vissuto dell’obiettivo e il vissuto dell’azione sono temi fondamentali: quello che dovremmo analizzare sarà necessariamente la psicologia delle emozioni.

Se vogliamo approcciare il mondo emotivo, esistono necessariamente due aree di analisi:

  • Le emozioni viscerali che sento verso un certo effetto o end-state: “lo sento alla mia portata?” “Voglio davvero vedere quel risultato finale raggiunto ?”. Sono solo esempi di quelle che vengono denominate emozioni Alfa.
  • Le emozioni che provo per le azioni necessarie (operations): le attività quotidiane, i singoli step di un lungo percorso. Mi annoiano le operazioni intermedie ma mi prova piacere il risultato finale? Le varie emozioni che rientrano qui dentro le chiameremo emozioni Beta.

Il senso delle emozioni alfa , quelle verso lo scopo finale, consiste nella capacità del leader o motivatore nel riuscire a far visualizzare ed apprezzare il risultato finale atteso. Questo potrà generare motivazione autonoma.

Esistono anche casi in cui non sono presenti interessi sul perché di un operazione (emozioni alfa azzerate) ma interessi unicamente il fatto di farla bene, il piacere che si prova durante (emozioni alfa massimizzate).

All’interno del mondo del lavoro per un venditore l’emozione alfa si attiva nel volere fortemente il risultato finale (vendita del prodotto), le emozioni beta si attivano quando il venditore è emotivamente e positivamente coinvolto nella trattativa di vendita. Egli vive le trattative in se come un attività comunicativa e persuasiva interessante, come relazione di aiuto, o sforzo di condivisione.

Entrando in un’ottica più specifica, non possiamo non considerare le emozioni soggettive. Posso avere emozioni alfa plurime verso la meta (più di una motivazione) ed emozioni beta plurime (più di una sensazione positiva legata all’azione).

Quanto più le emozioni sia alfa che beta sono forti e numerose, tanto maggiore sarà l’attivazione verso lo scopo e la performance. Allo stesso modo, quanto più sono assenti o negative le emozioni verso lo scopo o le attività da compiere, tale sarà considerata come un peso o peggio.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Sentire le emozioni altrui

Non è da tutti avvicinarsi emotivamente agli altri. Basti pensare quanto è curioso il fatto di come tutti chiedano agli altri di “capirli“, mentre tutti si sforzano di rimanere chiusi nel proprio mondo e non farvi entrare nessuno.

All’interno del “il cervello emotivo“, Joseph LeDoux evidenzia come gli stimoli esterni attivino le emozioni attraverso dei canali di vario tipo, ma soprattutto che le emozioni trovano vie per esprimersi anche se non vogliamo, al di la della nostra parte razionale.

Questo significa che gli stimoli legati allo svolgere performance possono avere valutazioni duplici e arrecare dissonanza. L’esempio più comune è quello del volare con un aereo: nonostante sia, statisticamente parlando, il mezzo di trasporto più sicuro, noi uomini siamo legati alla componente “animale” ed alla “paura di cadere“.

Altre situazioni sono legate alle performance manageriali, come ad esempio parlare in pubblico: razionalmente non dovrebbe porre ansia, tuttavia per molte persone questo risulta molto difficile da compiere. Il cuore sale di battiti e si attiva il meccanismo di attacco-fuga.

Sul fronte positivo, attiviamo emozioni positive spesso verso attività di cui non capiamo bene il senso anche se ci provano piacere: luoghi, persone, paesaggi o attività. Una buona performance necessità quindi anche si nuove abilità psicologiche, nel saperle riconoscerle e nel saperle esprimerle.

Howard Gardner, in Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences, introduce il concetto delle intelligenze multiple, che includono anche l’intelligenza interpersonale (capacità di capire gli altri) e l’intelligenza intra-personale (capacità di capire se stessi). Secondo Gardner, esistono diverse intelligenze attivabili in ciascuno di noi:

  • intelligenza logico matematica: capacità di astrazione, pensiero logico, ragionamento, uso dei numeri.
  • intelligenza linguistica: capacità nell’uso della parola e del linguaggio.
  • intelligenza visivo-spaziale: capacità di valutazione degli spazi e visualizzazione mentale.
  • intelligenza musicale e armonica: sensibilità per il suono, ritmo, toni e musica
  • intelligenza corporea-cinestesica: capacità di controllo del movimento, del corpo, della gestione degli oggetti.
  • intelligenza inter-personale: sensibilità agli stati d’animo, alle relazioni, alle interazioni umane.
  • intelligenza intra-personale: introspezione e auto-riflessione; comprensione dei propri punti di forza e delle debolezze.
  • intelligenza naturalistica: interazione con l’ambiente, classificazione di oggetti e cose.
  • intelligenza esistenziale: dimensione religiosa, culturale, capacità di inserire se stessi e gli eventi in una cornice filosofica.

Inoltre, esistono le intelligenze fluide, o fluid intelligence, che comprendono il modo di ragionare e risolvere i problemi indipendentemente dalla conoscenza prima acquisita. Un progetto di active learning consente di attivare tutte le intelligenze di cui siamo dotati mentre si apprende una specifica materia. Attiva l’intelligenza emotiva, mentre invece l’apprendimento passivo soffoca questa “emotività”.

Se riusciamo ad avvicinare lentamente lo studente allo sfondo emotivo positivo e spostarlo dal fronte negativo dello stress e repulsione verso il sistema scolastico e lo studio, avremo compiuto un opera straordinaria. Ogni tipo di performance ha componenti emotive e va analizzata caso per caso.

Molti blocchi inerenti alle performance sono di tipo psicologico. Dobbiamo imparare a gestire le emozioni ed analizzarle, per poter modificare i nostri meccanismi abituali, dominandoli e facendoli nostri alleati.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

La dieta motivazionale

Per migliorare noi stessi, dobbiamo necessariamente provvedere ad un esercizio quotidiano di mente e corpo. Proprio la mente sarà in grado di orientare il nostro destino.

Il percorso di allenamento prevedere tecniche di diverse a seconda dello stadio della vita in cui ci troviamo. Ma sia da bambini, che da adulti o anziani, possiamo sempre imparare qualcosa. Gli stimoli positivi potenziano il corpo, così come potenziano la mente. Così come l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per il benessere del corpo, anche il training mentale è di primaria importanza per il nostro benessere.

Dovremmo quindi intraprendere quello che viene definita come dieta comunicazionale, una pratica utile a tenere la mente libera e pulita da virus mentali, paranoie e preoccupazioni infondate. Dovremmo invece nutrirla con senso di rilassamento, concentrazione e desideri.

Il punto di partenza per essere più autodeterminati è sicuramente la scelta tra cosa tenere vicino a sé e cosa no. Iniziamo a porci delle domande da tutti gli stimoli (positivi e negativi) che ci arrivano dall’esterno. Successivamente, filtriamo tutti i messaggi che riceviamo in ingresso, come fossero del cibo: mi creerà del benessere oppure no ?

Nessun altro al di fuori di noi stessi, può decidere di cosa dobbiamo nutrirci.

self power psicologia della motivazione e della performance

Per approfondimenti vedi:

Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching