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Mental Coach

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Corsi base e avanzati di Mental Coach

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Consulta i nostri programmi per Mental Coach e contattaci da questo form, ti richiameremo al più presto

Programma 1 di Formazione di 6 Mesi per Corso Mental Coach (Metodo HPM™ di Daniele Trevisani)

Struttura del corso:

  • Durata: 6 mesi
  • Incontri in presenza: 1 incontro al mese (durata 1-2 ore)
  • Zoom Call settimanale: da 30 minuti a 1 ora a settimana

Corsi di Mental Coach Mese 1: Fondamenti del Metodo HPM™ e Introduzione al Coaching Profondo

  • Incontro in presenza:
    • Introduzione al Metodo HPM™ (Human Potential Modeling)
    • I principi fondamentali del coaching e della crescita personale
    • Esercitazioni pratiche su ascolto attivo e empatia
  • Zoom Call settimanali:
    • Analisi delle dinamiche interne e esterne del coachee
    • Applicazione dei concetti in situazioni reali
    • Feedback e discussione su esercizi pratici
  • Aforisma del mese:
    “La vera crescita inizia quando smettiamo di resistere al cambiamento.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 2: Analisi del Potenziale Umano e Definizione degli Obiettivi

  • Incontro in presenza:
    • Come identificare e valorizzare il potenziale inespresso del coachee
    • La definizione di obiettivi chiari e misurabili
    • Tecniche di visualizzazione e pianificazione strategica
  • Zoom Call settimanali:
    • Approfondimento sulle tecniche di goal-setting
    • Studio di casi e condivisione di esperienze
    • Feedback sugli esercizi di goal-setting
  • Aforisma del mese:
    “Un obiettivo chiaro è la bussola che ci guida attraverso le tempeste della vita.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 3: Gestione delle Emozioni e Resilienza Psicologica

  • Incontro in presenza:
    • Come gestire le emozioni nei momenti di stress
    • Strumenti per potenziare la resilienza mentale
    • Esercizi di auto-riflessione e autoconsapevolezza
  • Zoom Call settimanali:
    • Discussione sulle tecniche di gestione dello stress
    • Condivisione di esperienze personali
    • Supporto reciproco tra i partecipanti
  • Aforisma del mese:
    “La resilienza non è resistere, ma sapersi rialzare ogni volta che cadiamo.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 4: Comunicazione Efficace e Relazioni Interpersonali

  • Incontro in presenza:
    • Migliorare le abilità di comunicazione nel coaching
    • Come creare empatia e fiducia con il coachee
    • Tecniche avanzate di ascolto e feedback
  • Zoom Call settimanali:
    • Esercizi di comunicazione attiva
    • Analisi di situazioni comunicative problematiche
    • Esercitazioni in piccoli gruppi
  • Aforisma del mese:
    “La qualità delle tue relazioni determina la qualità della tua vita.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 5: Coaching per la Performance e Motivazione Continua

  • Incontro in presenza:
    • Strumenti per motivare i coachee a lungo termine
    • Tecniche di monitoraggio e follow-up delle prestazioni
    • Il coaching per la performance e il miglioramento continuo
  • Zoom Call settimanali:
    • Revisione di piani d’azione e monitoraggio dei progressi
    • Esercizi di motivazione e leadership
    • Supporto e feedback
  • Aforisma del mese:
    “La vera motivazione nasce dall’interno, non è un fuoco che puoi alimentare dall’esterno.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 6: Sviluppo di un Piano di Coaching Personalizzato

  • Incontro in presenza:
    • Creazione di un piano di coaching personalizzato per i coachee
    • Come adattare il Metodo HPM™ alle esigenze individuali
    • Simulazioni di sessioni di coaching
  • Zoom Call settimanali:
    • Discussione e affinamento dei piani di coaching
    • Revisione dei casi di studio e feedback finale
    • Chiusura e riflessioni finali
  • Aforisma del mese:
    “Un coach non dà risposte, ma guida il coachee verso la scoperta delle proprie soluzioni.”
    — Daniele Trevisani

Programma 2 di Formazione di 6 Mesi per Corso Mental Coach Avanzato (Metodo HPM™ di Daniele Trevisani)

Programma Avanzato di Formazione di 6 Mesi per Mental Coach (Metodo HPM™ di Daniele Trevisani)

Struttura del corso:

  • Durata: 6 mesi
  • Incontri in presenza: 1 incontro al mese (durata 1-2 ore)
  • Zoom Call settimanale: 1 ora a settimana

Corsi di Mental Coach Mese 1: Neuroscienze del Coaching e Psicologia della Motivazione

  • Incontro in presenza:
    • Introduzione avanzata alle neuroscienze applicate al coaching
    • Comprendere i meccanismi cerebrali alla base della motivazione e del cambiamento
    • Come stimolare il sistema di ricompensa del cervello nel coaching
  • Zoom Call settimanali:
    • Analisi di casi pratici in cui la motivazione è bloccata
    • Strategie per superare le barriere psicologiche
    • Discussione su come utilizzare le neuroscienze per personalizzare gli interventi
  • Aforisma del mese:
    “Non è mai il cervello che ci limita, ma il modo in cui lo usiamo.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 2: Approfondimento sul Modello HPM™ e Gestione delle Dinamiche Interne

  • Incontro in presenza:
    • Analisi dettagliata dei livelli del Modello HPM™ (corpo, mente, emozioni, valori, spirito)
    • Come mappare in profondità il potenziale del coachee
    • Tecniche di esplorazione delle dinamiche inconsce
  • Zoom Call settimanali:
    • Discussione su come applicare il Modello HPM™ nei casi complessi
    • Esercizi per identificare i blocchi interni e trasformarli in risorse
    • Analisi critica di casi reali
  • Aforisma del mese:
    “Per trasformare il potenziale in azione, occorre prima comprendere le radici profonde del sé.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 3: Gestione dello Stress e Potenziamento della Resilienza del Coachee

  • Incontro in presenza:
    • Strategie avanzate di gestione dello stress e delle emozioni nel coaching
    • Tecniche di mindfulness e visualizzazione per rafforzare la resilienza
    • Esercizi per aiutare il coachee a gestire situazioni di forte pressione
  • Zoom Call settimanali:
    • Discussione sui risultati delle tecniche di gestione dello stress applicate
    • Case study: come il coaching può aumentare la resilienza psicologica
    • Feedback e miglioramento continuo delle tecniche utilizzate
  • Aforisma del mese:
    “La resilienza non è solo forza, è la capacità di trasformare lo stress in energia costruttiva.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 4: Coaching Cognitivo e Comportamentale per il Cambiamento Sostenibile

  • Incontro in presenza:
    • Principi avanzati di coaching cognitivo-comportamentale
    • Come aiutare i coachee a riconoscere e trasformare schemi di pensiero disfunzionali
    • Strategie per il cambiamento comportamentale sostenibile nel tempo
  • Zoom Call settimanali:
    • Esercizi pratici per il riconoscimento e la gestione dei pensieri limitanti
    • Role-play per simulare situazioni di coaching cognitivo
    • Discussione e feedback sui progressi dei partecipanti
  • Aforisma del mese:
    “Cambiare i pensieri è il primo passo per cambiare il mondo interiore del coachee.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 5: Leadership Personale e Coaching di Gruppo

  • Incontro in presenza:
    • Sviluppare la leadership personale come Mental Coach
    • Tecniche per il coaching di gruppo e la gestione dinamica delle sessioni di team coaching
    • Come creare sinergia e fiducia tra i partecipanti durante sessioni di gruppo
  • Zoom Call settimanali:
    • Condivisione di esperienze nel coaching di gruppo
    • Analisi delle dinamiche di gruppo e gestione di situazioni critiche
    • Feedback e riflessioni sugli esercizi di leadership personale
  • Aforisma del mese:
    “La leadership non è dominio, è l’arte di guidare se stessi e gli altri verso nuove possibilità.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Mese 6: Costruzione di un Modello Personalizzato di Coaching e Chiave per la Maestria

  • Incontro in presenza:
    • Come sviluppare un proprio modello di coaching basato sull’HPM™
    • L’importanza della maestria continua e dell’autosviluppo nel coaching
    • Simulazioni avanzate di coaching, feedback e revisione finale
  • Zoom Call settimanali:
    • Condivisione e discussione sui modelli di coaching personalizzati dei partecipanti
    • Case study: analisi avanzate e riflessioni sul lavoro svolto
    • Discussione sui passi successivi per il perfezionamento continuo come Mental Coach
  • Aforisma del mese:
    “La maestria nel coaching è una strada senza fine, dove ogni passo porta a nuove scoperte.”
    — Daniele Trevisani

Corsi di Mental Coach Avanzato. Sintesi

Questo programma avanzato si concentra sull’approfondimento delle competenze chiave del Mental Coaching attraverso il Metodo HPM™ di Daniele Trevisani. L’obiettivo è fornire strumenti pratici e concettuali per gestire casi complessi e supportare i coachee a livelli profondi, sviluppando un approccio personalizzato e sostenibile.

Corso di Mental Coach – Bibliografia di Daniele Trevisani: (per la bibliografia completa dei corsi di Mental Coach vedi le pubblicazioni qui)

  1. Trevisani, Daniele (1989) A systems/semiotic approach to the study of intercultural communication effectiveness, Fulbright Commission, New York.
  2. Trevisani, Daniele (1992). A Semiotic Models Approach to the Analysis of International/Intercultural Communication; pubblicato in Proceedings of the 9th International and Intercultural Communication Conference, University Of Miami, FL., USA, 19 – 21 May 1992.
  3. Trevisani, Daniele (2000). Competitività aziendale, personale, organizzativa. Strumenti di sviluppo e creazione del valore. Milano, Franco Angeli.
  4. Trevisani, Daniele (2001). Psicologia di marketing e comunicazione. Pulsioni d’acquisto, leve persuasive, nuove strategie di comunicazione e management. Milano, Franco Angeli.
  5. Trevisani, Daniele (2003). Comportamento d’Acquisto e Comunicazione Strategica. Dall’analisi del Consumer Behavior alla progettazione comunicativa. Milano, Franco Angeli.
  6. Trevisani Daniele (2005). Negoziazione interculturale. Comunicazione oltre le barriere culturali. Dalle relazioni interne sino alle trattative internazionali. Milano, Franco Angeli.
  7. Trevisani Daniele (2007). Regie di Cambiamento. Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo, e al Coaching. Milano, Franco Angeli.
  8. Trevisani Daniele (2009). Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Milano, Franco Angeli.
  9. Trevisani, Daniele (2011). Strategic Selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse. Milano, Franco Angeli.
  10. Trevisani, Daniele (2013). Personal Energy. Una mappa per potenziare le Energie Mentali. Milano, Franco Angeli.
  11. Trevisani, Daniele (2014). Self-Power. Psicologia della motivazione e della performance. Milano, Franco Angeli.Trevisani, Daniele (2015). Il Coraggio delle Emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Milano, Franco Angeli.
  12. Trevisani, Daniele (2016). Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Milano, Franco Angeli.
  13. Trevisani, Daniele (2017). Strategie di comunicazione e marketing. Un metodo in 12 punti per campagne di comunicazione persuasiva. Milano, Franco Angeli.
  14. Trevisani, Daniele (2018). Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone. Roma, Mediterranee.
  15. Trevisani, Daniele (2019). Parliamoci chiaro. Il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva. Verona, Gribaudo-Feltrinelli.
  16. Trevisani, Daniele (2019). Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli.
  17. Trevisani, Daniele (2020). Direzione vendite e Leadership. Coordinare e formare i propri venditori per creare un team efficace. Milano, Franco Angeli.
  18. Trevisani, Daniele (2021). Deep Coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità, e la formazione attiva. Milano, Franco Angeli.
  19. Trevisani, Daniele (2022). Il coraggio di evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia. Bologna, OM.
  20. Trevisani, Daniele (2023). Solution Selling. Il manuale della vendita consulenziale. Milano, Franco Angeli.
  21. Trevisani, Daniele (2024). Crescita Personale. Il Metodo HPM. Milano, Mind.
  22. Trevisani, Daniele (2024). Il Libro Rosso del Coaching. Roma, Lit Edizioni.
  23. Trevisani, Daniele (2024). Gestire lo Stress e migliorare i rapporti umani. Capponi, Ascoli Piceno.

Corsi di Mental Coach Avanzato – Altra Bibliografia Scientifica:

  1. Whitmore, J. (2009). Coaching for Performance: Growing Human Potential and Purpose. London, Nicholas Brealey Publishing.
  2. Stober, D. R., & Grant, A. M. (Eds.). (2006). Evidence Based Coaching Handbook: Putting Best Practices to Work for Your Clients. Hoboken, NJ: Wiley.
  3. Neenan, M., & Dryden, W. (2013). Life Coaching: A Cognitive-Behavioural Approach. London, Routledge.
  4. Passmore, J. (Ed.). (2016). Excellence in Coaching: The Industry Guide. London, Kogan Page.
  5. ICF (2019). International Coaching Federation Competency Model.

Questo programma è stato strutturato per fornire una formazione solida e completa sul coaching secondo il Metodo HPM™, con un mix di teoria, pratica e auto-riflessione.

Corsi di Mental Coach – Semantica articolo

  1. Mental coach
  2. Corso di mental coaching
  3. Formazione mental coach
  4. Diventare mental coach
  5. Mental coaching avanzato
  6. Corso avanzato mental coach
  7. Migliore corso mental coaching
  8. Certificazione mental coach
  9. Coaching mentale
  10. Corso online mental coaching
  11. Programma di mental coach
  12. Mental coach professionista
  13. Mental coaching per la crescita personale
  14. Corsi di coaching mentale
  15. Corsi di mental coach online
  16. Tecniche di mental coaching
  17. Metodologia HPM™ mental coaching
  18. Mental coach motivazionale
  19. Coaching per la performance mentale
  20. Allenamento mentale
  21. Coaching avanzato per coach
  22. Corsi per diventare mental coach certificato
  23. Coaching mentale per leader
  24. Mental coaching per il benessere
  25. Master mental coach
  26. Mental coach per atleti
  27. Coaching per la resilienza mentale
  28. Gestione dello stress tramite mental coaching
  29. Mental coaching per la motivazione
  30. Coaching per il miglioramento mentale
  31. Programma di formazione mental coach
  32. Coaching cognitivo comportamentale
  33. Tecniche avanzate di mental coaching
  34. Miglior corso di mental coach
  35. Corso di coaching mentale in presenza
  36. Mental coaching professionale
  37. Formazione avanzata per mental coach
  38. Coaching per la gestione delle emozioni
  39. Mental coach per lo sport
  40. Psicologia del mental coaching
  41. Coaching per lo sviluppo personale
  42. Migliori scuole di mental coaching
  43. Coaching per la performance professionale
  44. Training avanzato per mental coach
  45. Sviluppo del potenziale mentale
  46. Corso di coaching mentale certificato
  47. Mental coaching per il cambiamento personale
  48. Corso di formazione mental coach certificato
  49. Coaching per l’autoefficacia mentale
  50. Strategie avanzate di mental coaching

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo: “Solution selling. Il manuale della vendita consulenziale”. Franco Angeli editore, Milano.

Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore, piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita.” (Martin Luther King)

Nel nostro viaggio verso il successo e il benessere, la speranza si presenta come un’abilità fondamentale. Essa si manifesta nella ricerca di scopi nobili da perseguire, nell’automotivazione nel raggiungimento di questi obiettivi e nella capacità di trovare soluzioni alternative quando si incontrano ostacoli.

Nel modello di Psicologia Positiva, la speranza si declina in due aspetti cruciali: la volontà di agire e la determinazione nel cercare vie alternative per perseguire i propri obiettivi. Questa prospettiva ci conduce alla concezione di una “Speranza Attiva”, in cui l’individuo non si accontenta di sperare passivamente, ma si impegna attivamente nella ricerca di soluzioni e nel perseguimento dei suoi scopi con determinazione e passione.

Nel contesto della vendita, individui con un elevato livello di speranza sono in grado di individuare e perseguire con successo molteplici strategie per raggiungere gli obiettivi di vendita. Anche di fronte a blocchi o ostacoli, essi dimostrano una straordinaria capacità di adattamento e perseveranza nel perseguire i propri obiettivi.

In ogni ambito della vita e del lavoro, le persone con speranza attiva sono mosse da una fede interiore nella possibilità di raggiungere il successo nonostante le difficoltà. Ogni azione intrapresa per difendere ideali, migliorare il destino degli altri o combattere ingiustizie trasmette una piccola onda di speranza nell’umanità.

Un percorso di Coaching Efficace e Professionale esplora il potere della speranza attiva e come possa influenzare positivamente il nostro percorso verso il successo e il benessere personale e professionale.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo: “Solution selling. Il manuale della vendita consulenziale”. Franco Angeli editore, Milano.

Nel mondo competitivo di oggi, la nostra percezione del controllo sulla nostra vita, nota come “Locus of Control”, gioca un ruolo fondamentale nel determinare la nostra volontà di agire. Chi possiede un Locus of Control interno, pur mantenendo un equilibrio sano, mostra una maggiore predisposizione ad agire rispetto a coloro che si affidano completamente a fattori esterni.

Quindi, se crediamo che il destino sia in gran parte plasmato dai nostri atteggiamenti, scelte e azioni, saremo più propensi ad impegnarci attivamente nella realizzazione dei nostri obiettivi personali e professionali. Questo concetto è valido in ogni aspetto della vita: dalla vendita allo sport, dall’azienda alla politica e al sociale.

Il pensiero del filosofo cinese Lao Tzu ci ricorda come i nostri pensieri si trasformino in azioni e queste, a loro volta, plasmino il nostro destino. È qui che entra in gioco il concetto di Capitale Psicologico, basato sui principi della Psicologia Positiva, che si concentra sul potenziamento delle risorse psicologiche anziché sulla cura delle malattie mentali.

Il Capitale Psicologico si compone di quattro fattori interconnessi – pensiero positivo, resilienza, fiducia e ottimismo – che agiscono sinergicamente per massimizzare il potenziale individuale. Queste risorse positive, quando coltivate e integrate, possono portare alla massima espressione delle nostre capacità.

Al centro di tutto ciò c’è l’importanza delle energie personali e dell’amore per il lavoro, come sottolineato da Carl Gustav Jung. Questo amore traslato nel lavoro, unito alle competenze e al substrato psicologico di un individuo, costituisce il suo potenziale personale. Quando questo potenziale è sostenuto da un alto livello di Capitale Psicologico, l’individuo si trova in una posizione di forza per affrontare sfide e perseguire i suoi obiettivi con passione e determinazione.

In sintesi, per raggiungere il successo personale e professionale, è essenziale coltivare il nostro Capitale Psicologico, credere nel nostro lavoro e nelle nostre capacità, e abbracciare ogni sfida come un’opportunità di crescita e realizzazione.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo: “Solution selling. Il manuale della vendita consulenziale”. Franco Angeli editore, Milano.

Potenziare il Capitale Psicologico per il Successo Personale e Professionale

Nel mondo della crescita personale e del management, un concetto cruciale si presenta sotto il nome di capitale psicologico, o PsyCap. Questo concetto non solo riveste un ruolo essenziale nel coaching e nella consulenza, ma è fondamentale anche per strategie di vendita come la vendita consulenziale, strategic selling e solution selling.

Il capitale psicologico si definisce come uno stato di sviluppo psicologico positivo caratterizzato da: avere fiducia (auto-efficacia) nel mettere in campo lo sforzo necessario per avere successo in compiti sfidanti, come il vendere bene e vendere soluzioni di lungo periodo al cliente, dopo averlo ascoltato a fondo; realizzare attribuzioni positive (ottimismo) sulle possibilità di successo ora e nel futuro, perseverare verso gli obiettivi (speranza), e, quando necessario, ridirezionare il percorso verso gli obiettivi, quando si incontrano cadute e avversità, sostenerli e rialzarsi (resilienza).”

Questo modello si basa su quattro fattori primari: Autoefficacia (Self Efficacy), Ottimismo (Optimism), Speranza (Hope) e Resilienza (Resilience).

La speranza, intesa come “speranza attiva”, richiede determinazione, pianificazione, volontà e potere della volontà, oltre alla perseveranza nel cercare strade efficaci per raggiungere gli obiettivi. Non è una semplice illusione che le cose migliorino, ma un impegno attivo per costruire il proprio futuro.

Analogamente, l’efficacia si basa sulla percezione chiara delle sfide e dei progetti in cui possiamo dimostrare efficacia, oltre che sull’entusiasmo per il successo. La resilienza è un concetto attivo che richiede persistenza, costanza e la capacità di trovare strade alternative dopo i fallimenti.

L’ottimismo, nel contesto del modello PsyCap, implica la sensazione di poter influenzare il proprio futuro attraverso le proprie azioni e scelte. Il Locus of Control, cioè la percezione di controllare il proprio destino, è fondamentale in questo contesto, poiché indica quanto una persona sia propensa a credere di poter incidere sul proprio stato attuale e futuro.

In conclusione, il potenziamento del capitale psicologico richiede un impegno quotidiano e pratico. Non è solo una questione di attitudine, ma di azione e determinazione. Coltivare la speranza, l’efficacia, la resilienza e l’ottimismo non solo migliora il benessere personale, ma anche le performance professionali.

Il Mental Coach Sportivo è un professionista che allena la mente di atleti, manager, studenti, e persone comuni, nell’assumere atteggiamenti e comportamenti più efficaci ai fini delle performance e del benessere.

Vedi questo articolo sul Mental Coaching Sportivo e Agonistico o segui l’approfondimento in questo post.

mental coaching sportivo

Se desideri un approfondimento sulla fattibilità di un intervento del Dott. Daniele Trevisani come Mental Coach Sportivo compila questo form di contatto e sarà nostra cura metterci in collegamento

Mental Coach Sportivo. Elementi teorici e pratica

Il mental coaching è una scienza interdisciplinare che attinge alla conoscenza di molti campi correlati tra cui la biomeccanica , la fisiologia , la chinesiologia e la psicologia . Implica lo studio di come i fattori psicologici influenzino le prestazioni e di come la partecipazione allo sport e all’esercizio fisico influenzino i fattori psicologici e fisici, ma anche le competenze strategiche e manageriali [1] Gli psicologi dello sport insegnano strategie cognitive e comportamentali agli atleti al fine di migliorare la loro esperienza e le loro prestazioni sportive. [2] Oltre all’istruzione e alla formazione delle abilità psicologiche per il miglioramento delle prestazioni , la psicologia dello sport applicata può includere il lavoro con atleti, allenatori e genitori in merito a infortuni , riabilitazione , comunicazione, team building e transizioni di carriera. Strettamente associato anche alla psichiatria sportiva .

Mental Coach Sport – Storia antica

Nella sua formazione, la psicologia dello sport era principalmente il dominio degli educatori fisici, non dei ricercatori, il che può spiegare la mancanza di una storia coerente. [3] Tuttavia, molti istruttori hanno cercato di spiegare i vari fenomeni associati all’attività fisica e hanno sviluppato laboratori di psicologia dello sport.

La nascita della psicologia dello sport in Europa è avvenuta in gran parte in Germania. Il primo laboratorio di psicologia dello sport fu fondato dal Dr. Carl Diem a Berlino, all’inizio degli anni ’20. [4] I primi anni della psicologia dello sport furono evidenziati anche dalla formazione della Deutsche Hochschule für Leibesübungen (College of Physical Education) a Berlino in Germania da parte di Robert Werner Schulte nel 1920. Il laboratorio misurò le capacità fisiche e l’attitudine nello sport e nel 1921 Schulte pubblicato Corpo e Mente nello Sport . In Russia, gli esperimenti di psicologia dello sport iniziarono già nel 1925 presso gli istituti di cultura fisica a Mosca e Leningrado, e i dipartimenti formali di psicologia dello sport furono formati intorno al 1930. [5] Tuttavia, fu un po’ più tardi durante il periodo della Guerra Fredda (1946-1989). ) che si sono formati numerosi programmi di scienza dello sport, a causa della competitività militare tra Unione Sovietica e Stati Uniti e in seguito ai tentativi di aumentare il numero delle medaglie olimpiche. [6] Gli americani hanno ritenuto che le loro prestazioni sportive fossero inadeguate e molto deludenti rispetto a quelle dei sovietici, quindi questo li ha portati a investire di più nei metodi che potessero migliorare le prestazioni dei loro atleti, e ha portato loro un maggiore interesse sull’argomento . Il progresso della psicologia dello sport è stato più deliberato nell’Unione Sovietica e nei paesi dell’Est, a causa della creazione di istituti sportivi in cui gli psicologi dello sport hanno svolto un ruolo importante.

In Nord America, i primi anni di psicologia dello sport includevano studi isolati sul comportamento motorio, la facilitazione sociale e la formazione di abitudini. Durante il 1890, EW Scrittura condusse una serie di esperimenti comportamentali, inclusa la misurazione del tempo di reazione dei corridori, il tempo di pensiero negli scolari e l’accuratezza della bacchetta di un direttore d’orchestra. [7] Nonostante i precedenti esperimenti della Scrittura, il primo studio riconosciuto di psicologia dello sport fu condotto da uno psicologo americano Norman Triplett, nel 1898. [8] Il lavoro di Norman Triplett dimostrò che i ciclisti avevano maggiori probabilità di pedalare più velocemente con un pacemaker o un concorrente , che è stato fondamentale nella letteratura della psicologia sociale e della facilitazione sociale. [9] Scrisse delle sue scoperte in quello che fu considerato il primo articolo scientifico sulla psicologia dello sport, intitolato “The Dynamogenic Factors in Pacemaking and Competition”, che fu pubblicato nel 1898 sull’American Journal of Psychology . La ricerca degli ornitologi Lashley e Watson sulla curva di apprendimento per gli arcieri principianti ha fornito un modello solido per la futura ricerca sulla formazione delle abitudini, poiché hanno affermato che gli esseri umani avrebbero livelli più elevati di motivazione da raggiungere in un compito come il tiro con l’arco rispetto a un compito banale. [10] I ricercatori Albert Johanson e Joseph Holmes hanno testato la giocatrice di baseball Babe Ruth nel 1921, come riportato dal giornalista sportivo Hugh S. Fullerton. La velocità di oscillazione di Ruth, il suo respiro subito prima di colpire una palla da baseball, la sua coordinazione e rapidità di movimento del polso e il suo tempo di reazione sono stati tutti misurati, con i ricercatori che hanno concluso che il talento di Ruth potrebbe essere attribuito in parte a capacità motorie e riflessi ben al di sopra di quelli della persona media. [11]

Mental Coach Sport – Coleman Griffith: “Il primo psicologo sportivo d’America”

Coleman Griffith ha lavorato come professore americano di psicologia dell’educazione all’Università dell’Illinois , dove ha svolto per la prima volta ricerche complete e psicologia dello sport applicata. Ha eseguito studi causali sulla vista e l’attenzione dei giocatori di basket e calcio ed era interessato ai loro tempi di reazione, alla tensione muscolare e al rilassamento e alla consapevolezza mentale. [12] Griffith iniziò il suo lavoro nel 1925 studiando la psicologia dello sport presso l’Università dell’Illinois finanziata dal Research in Athletics Laboratory. [13] Fino alla chiusura del laboratorio nel 1932, ha svolto attività di ricerca e praticato psicologia dello sport sul campo. Il laboratorio è stato utilizzato per lo studio della psicologia dello sport; dove sono stati studiati diversi fattori che influenzano le prestazioni atletiche e le esigenze fisiologiche e psicologiche delle competizioni sportive. Ha poi trasmesso le sue scoperte agli allenatori e ha contribuito a far progredire la conoscenza della psicologia e della fisiologia sulle prestazioni sportive. Griffith pubblicò anche due importanti opere durante questo periodo: The Psychology of Coaching (1926) e The Psychology of Athletics (1928). Coleman Griffith è stato anche il primo a descrivere il lavoro degli psicologi dello sport e parlare dei compiti principali che dovrebbero essere in grado di svolgere. Ne ha parlato nella sua opera “La psicologia e la sua relazione con la competizione atletica”, pubblicata nel 1925. [14] Uno dei compiti era insegnare agli allenatori più giovani e inesperti i principi psicologici che venivano usati dagli allenatori di maggior successo ed esperienza . L’altro compito è stato quello di adattare le conoscenze psicologiche allo sport, e l’ultimo compito è stato quello di utilizzare il metodo scientifico e il laboratorio allo scopo di scoprire nuovi fatti e principi che possono aiutare altri professionisti del settore.

Nel 1938, Griffith tornò nel mondo dello sport come consulente psicologo sportivo per i Chicago Cubs . Assunto da Philip Wrigley per $ 1.500, Griffith ha esaminato una serie di fattori come: capacità, personalità, leadership, apprendimento delle abilità e fattori psicologici sociali legati alle prestazioni. [13] Griffith ha svolto analisi rigorose dei giocatori e ha anche fornito suggerimenti per migliorare l’efficacia degli allenamenti. [15] Griffith ha anche fatto diverse raccomandazioni al signor Wrigley, inclusa una “clinica di psicologia” per manager, allenatori e giocatori senior. Wrigley ha offerto a Griffith una posizione a tempo pieno come psicologo sportivo, ma ha rifiutato l’offerta di concentrarsi sull’istruzione superiore di suo figlio.

Coleman Griffith ha dato numerosi contributi al campo della psicologia dello sport, ma la cosa più notevole è stata la sua convinzione che gli studi sul campo (come le interviste ad atleti e allenatori) potessero fornire una comprensione più approfondita di come i principi psicologici si esplicano in situazioni competitive. Griffith si dedicò a una ricerca rigorosa e pubblicò anche per il pubblico sia accademico che accademico, osservando che l’applicabilità della ricerca sulla psicologia dello sport era ugualmente importante con la generazione di conoscenza. Infine, Griffith ha riconosciuto che la psicologia dello sport promuove il miglioramento delle prestazioni e la crescita personale.

Nel 1923, Griffith sviluppò e insegnò i primi corsi universitari di psicologia dello sport (“Psicologia e atletica leggera”) presso l’Università dell’Illinois, e divenne noto come “Il padre della psicologia dello sport” negli Stati Uniti, come risultato del suo risultati pionieristici in quel campo. Tuttavia, è anche conosciuto come “Il profeta senza discepoli”, poiché nessuno dei suoi studenti ha proseguito con la psicologia dello sport, e il suo lavoro ha iniziato a ricevere attenzione solo a partire dagli anni ’60 [14]

Mental Coach Sport –  Crescita rinnovata ed emergere come disciplina

Franklin M. Henry è stato un altro ricercatore che ha avuto un’influenza positiva sulla psicologia dello sport. [16] Nel 1938 iniziò a studiare come diversi fattori nella psicologia dello sport possono influenzare le capacità motorie dell’atleta. Ha anche studiato come le alte quote possono avere un effetto sull’esercizio e sulle prestazioni, sull’aeroembolia e sulla malattia da decompressione e nel suo laboratorio sono stati condotti studi sulla percezione cinestesica, sull’apprendimento delle capacità motorie e sulla reazione neuromuscolare. [17] Nel 1964 scrisse un articolo “Physical Education: An Academic Discipline”, che aiutò a far avanzare ulteriormente la psicologia dello sport e iniziò a darle una forma accademica e scientifica. Inoltre, ha pubblicato oltre 120 articoli, è stato membro del consiglio di varie riviste e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per i suoi contributi.

Dato il trasporto relativamente libero di informazioni tra i praticanti europei, la psicologia dello sport è fiorita prima in Europa, dove nel 1965 si è tenuto a Roma, in Italia, il Primo Congresso Mondiale di Psicologia dello Sport. Questo incontro, a cui hanno partecipato circa 450 professionisti provenienti principalmente da Europa, Australia e Americhe, ha dato origine alla Società Internazionale di Psicologia dello Sport (ISSP). L’ISSP è diventata un’importante organizzazione di psicologia dello sport dopo il Terzo Congresso mondiale di psicologia dello sport nel 1973. Inoltre, nel 1968 è stata fondata la Federazione europea di psicologia dello sport .

In Nord America, il sostegno alla psicologia dello sport è nato dall’educazione fisica. La Società nordamericana per la psicologia dello sport e dell’attività fisica (NASPSPA) è cresciuta da gruppo di interesse a organizzazione a tutti gli effetti, la cui missione includeva la promozione della ricerca e dell’insegnamento del comportamento motorio e della psicologia dello sport e dell’esercizio. In Canada, la Canadian Society for Psychomotor Learning and Sport Psychology (SCAPPS) è stata fondata nel 1977 per promuovere lo studio e lo scambio di idee nei campi del comportamento motorio e della psicologia dello sport.

Nel 1979 Rainer Martens pubblicò un articolo intitolato “About Smocks and Jocks” , in cui sosteneva che era difficile applicare ricerche di laboratorio specifiche alle situazioni sportive. Ad esempio, come si può duplicare in laboratorio la pressione di un tiro falloso di fronte a 12.000 fan urlanti? Martens ha affermato: “Ho seri dubbi sul fatto che studi psicologici isolati che manipolano alcune variabili, tentando di scoprire gli effetti di X su Y, possano essere cumulativi per formare un quadro coerente del comportamento umano. Sento che l’elegante controllo ottenuto nella ricerca di laboratorio è tale che ogni significato viene prosciugato dalla situazione sperimentale. La validità esterna degli studi di laboratorio è nella migliore delle ipotesi limitata alla previsione del comportamento in altri laboratori”. [18] Martens ha esortato i ricercatori a uscire dal laboratorio e sul campo per incontrare atleti e allenatori sul proprio campo. L’articolo di Martens ha stimolato un maggiore interesse per i metodi di ricerca qualitativa nella psicologia dello sport, come l’articolo fondamentale “Mental Links to Excellence”. [19]

La prima rivista The Journal of Sport Psychology uscì nel 1979; e nel 1985, diversi professionisti della psicologia dello sport applicata, guidati da John Silva, credevano che fosse necessaria un’organizzazione per concentrarsi sulle questioni professionali nella psicologia dello sport, e quindi formarono l’Association for the Advancement of Applied Sport Psychology (AAASP). Ciò è stato fatto in risposta alla votazione della NASPSPA per non affrontare le questioni applicate e per mantenere la concentrazione sulla ricerca. [20] Nel 2007, AAASP ha abbandonato “Advancement” dal suo nome per diventare l’Association for Applied Sport Psychology (AASP), come è attualmente conosciuta.

Seguendo il suo obiettivo dichiarato di promuovere la scienza e la pratica della psicologia dello sport applicata, AAASP ha rapidamente lavorato per sviluppare standard di pratica uniformi, evidenziati dallo sviluppo di un codice etico per i suoi membri negli anni ’90. Lo sviluppo del programma AAASP Certified Consultant (CC-AAASP) ha contribuito a portare la standardizzazione nella formazione richiesta per praticare la psicologia dello sport applicata. Inoltre, nel 2018 AASP ha aggiornato il proprio programma di certificazione e lanciato il Certified Mental Performance Consultant (CMPC). AASP mira a fornire la leadership per lo sviluppo della teoria, della ricerca e della pratica applicata nello sport, nell’esercizio e nella psicologia della salute. [21] [ fonte inaffidabile? ] Sempre durante questo stesso periodo, oltre 500 membri dell’American Psychological Association (APA) hanno firmato una petizione per creare la Divisione 47 nel 1986, incentrata sull’esercizio e sulla psicologia dello sport.

La psicologia dello sport iniziò a diventare visibile ai giochi olimpici nel 1984, [22] quando le squadre olimpiche iniziarono ad assumere psicologi dello sport per i loro atleti e nel 1985, quando la squadra statunitense assunse il loro primo psicologo sportivo permanente. Per le Olimpiadi estive del 1996, gli Stati Uniti avevano già oltre 20 psicologi dello sport che lavoravano con i loro atleti.

Più recentemente, il ruolo di psicologo dello sport è stato chiamato a soddisfare la crescente domanda di gestione della rabbia per gli atleti. Gli psicologi dello sport hanno sempre più bisogno di affrontare questo argomento e fornire strategie e interventi per superare la rabbia e l’aggressività eccessive negli atleti e tecniche per gli atleti per gestire le emozioni. Un programma completo di gestione della rabbia per gli atleti è stato sviluppato dal Dr. Mitch Abrams, uno psicologo sportivo autorizzato che ha scritto “Anger Management in Sport” [23]

Mental Coach Sport –  Dibattito sulla professionalizzazione della psicologia dello sport

Come sosteneva Martens per i metodi applicati nella ricerca sulla psicologia dello sport, il crescente emergere di professionisti della psicologia dello sport (inclusi consulenti di psicologia dello sport che insegnavano abilità e principi di psicologia dello sport ad atleti e allenatori e psicologi clinici e di consulenza che fornivano consulenza e terapia agli atleti) ha portato mettono a fuoco due domande chiave e un dibattito che continua fino ai giorni nostri: in quale categoria rientra la disciplina della psicologia dello sport?, e chi governa le pratiche accettate per la psicologia dello sport? La psicologia dello sport è una branca della chinesiologia o della scienza dello sport e dell’esercizio (come la fisiologia dell’esercizio e la preparazione atletica)? È una branca della psicologia o della consulenza? O è una disciplina indipendente? [ citazione necessaria ]

Danish e Hale (1981) hanno sostenuto che molti psicologi clinici stavano usando modelli psicologici medici per problematizzare i problemi sportivi come segni di malattia mentale invece di attingere alla base di conoscenza empirica generata dai ricercatori di psicologia dello sport, che in molti casi indicavano che i problemi sportivi non erano segni di malattia mentale. Danish e Hale hanno proposto di utilizzare un modello di sviluppo umano per strutturare la ricerca e la pratica applicata. [24] Heyman (1982) ha esortato alla tolleranza per molteplici modelli (educativi, motivazionali, evolutivi) di ricerca e pratica, [25] mentre Dishman (1983) ha ribattuto che il campo aveva bisogno di sviluppare modelli unici di psicologia dello sport, invece di prendere in prestito da psicologia clinica. [26]

Con l’espansione della pratica della psicologia dello sport negli anni ’80 e ’90, alcuni praticanti hanno espresso preoccupazione per il fatto che il campo mancasse di uniformità e avesse bisogno di coerenza per diventare “una buona professione”. [27] Le questioni dell’accreditamento dei corsi di laurea e della formazione uniforme degli studenti laureati in psicologia dello sport sono state considerate da alcuni come necessarie per promuovere il campo della psicologia dello sport, educare il pubblico su ciò che fa uno psicologo dello sport e garantire un mercato del lavoro aperto per i praticanti. [28] Tuttavia, Hale e Danish (1999) hanno sostenuto che l’accreditamento dei corsi di laurea non era necessario e non garantiva l’uniformità. Invece, questi autori hanno proposto una pratica speciale in psicologia dello sport applicata che includeva maggiori ore di contatto con i clienti e una supervisione più stretta. [29]

Mental Coach Sport – Stato attuale

Sarebbe fuorviante confondere lo status di AASP e lo status della professione di psicologia dello sport. Tuttavia, considerando che l’AASP ha la più grande adesione di qualsiasi organizzazione professionale interamente dedicata alla psicologia dello sport, vale la pena menzionare la natura controversa del futuro dell’organizzazione.

Sembra esserci una spaccatura tra i membri di AASP che vorrebbero che l’organizzazione funzionasse come un gruppo commerciale che promuove il certificato CC-AASP e spinge per lo sviluppo del lavoro, e ci sono molte persone dei membri AASP di AASP che preferirebbero l’organizzazione rimanere come una società professionale e un forum per lo scambio di idee di ricerca e pratica. Molti membri dell’AASP ritengono che l’organizzazione possa soddisfare entrambe le esigenze in modo efficace. Questi problemi sono stati illustrati nel discorso del presidente fondatore dell’AASP John Silva alla conferenza del 2010. Silva ha evidenziato cinque punti necessari per l’AASP e il più ampio campo della psicologia dello sport applicata da affrontare nel prossimo futuro :

  1. Sviluppo ordinato e avanzamento della pratica della psicologia dello sport
  2. Abbracciare e migliorare la natura interdisciplinare della psicologia dello sport
  3. Sviluppo avanzato dell’istruzione e della formazione universitaria in psicologia dello sport
  4. Opportunità di lavoro avanzate per la pratica negli sport collegiali, olimpici e professionistici
  5. Sii guidato dai membri e servi la sua appartenenza

Silva ha quindi suggerito che l’AASP faccia avanzare la posizione giuridica del termine “consulente di psicologia dello sport” e adotti un modello educativo per la formazione collegiale e post-laurea dei consulenti di psicologia dello sport. Sebbene la certificazione AASP Certified Consultant (CC-AASP) fornisca un percorso legittimo alla formazione post-laurea, non impedisce legalmente a un individuo senza le credenziali CC-AASP di praticare la psicologia dello sport. Silva ha affermato che i futuri professionisti della psicologia dello sport dovrebbero avere una laurea sia in psicologia che in scienze dello sport e che la loro formazione alla fine si conclude con l’ottenimento di un titolo legale. È stato affermato che ciò dovrebbe aumentare la probabilità che i clienti ricevano un servizio competente poiché i praticanti avranno ricevuto una formazione sia nei pezzi “sport” che “psicologia” della psicologia dello sport. Silva ha concluso che AASP e APA lavorano insieme per creare protezione legale per il termine “consulente di psicologia dello sport”. I risultati del rapporto del comitato di pianificazione strategica dell’AASP saranno pubblicati alla fine del 2011 [ necessita di aggiornamento ] e continueranno la discussione e il dibattito sul futuro del settore. [ citazione necessaria ]

Mental Coach Sport – Applicato

La psicologia applicata dello sport e dell’esercizio consiste nell’istruire atleti, allenatori, squadre, atleti, genitori, professionisti del fitness, gruppi e altri artisti sugli aspetti psicologici del loro sport o attività. L’obiettivo della pratica applicata è ottimizzare le prestazioni e il divertimento attraverso l’uso delle abilità psicologiche e l’uso della psicometria e della valutazione psicologica. [30] La pratica della psicologia dello sport applicata non è legalmente limitata alle persone che possiedono un tipo di certificazione o licenza. L’argomento “cosa costituisce esattamente la psicologia dello sport applicata e chi può praticarla?” è stato dibattuto tra i professionisti della psicologia dello sport e fino ad oggi manca ancora una risoluzione legale formale negli Stati Uniti. Alcuni mettono in dubbio la capacità dei professionisti che possiedono solo una formazione in scienze dello sport o kinesiologia di praticare la “psicologia” con i clienti, mentre altri ribattono che gli psicologi clinici e di consulenza senza una formazione in scienze dello sport non hanno la competenza professionale per lavorare con gli atleti. Tuttavia, questo dibattito non deve mettere in ombra la realtà che molti professionisti esprimono il desiderio di lavorare insieme per promuovere le migliori pratiche tra tutti i professionisti, indipendentemente dalla formazione o dal background accademico.

Esistono diversi approcci che uno psicologo dello sport può utilizzare mentre lavora con i suoi clienti. Ad esempio, l’approccio socio-psicologico si concentra sull’ambiente sociale e sulla personalità dell’individuo e su come le complesse interazioni tra i due influenzino il comportamento. L’approccio psicofisiologico si concentra sui processi cerebrali e sulla loro influenza sull’attività fisica, mentre l’approccio cognitivo-comportamentale analizza i modi in cui i pensieri individuali determinano il comportamento. In generale, ci sono due diversi tipi di psicologi dello sport che si concentrano su atleti con gravi disturbi emotivi: educativo e clinico.

[31]

Psicologi dell’educazione sportiva

Gli psicologi dello sport educativo enfatizzano l’uso dell’allenamento delle abilità psicologiche (p. es., definizione degli obiettivi, immagini, gestione dell’energia, dialogo interiore) quando lavorano con i clienti educandoli e istruendoli su come utilizzare queste abilità in modo efficace durante le situazioni di performance. L’obiettivo comune di uno psicologo educativo dello sport è il miglioramento delle prestazioni insegnando abilità agli atleti su come gestire i fattori mentali dello sport per massimizzare il potenziale. [32]

Psicologa clinica dello sport

Gli psicologi clinici ottengono un dottorato in psicologia clinica o di consulenza. [33] Si incontrano con atleti che hanno problemi di salute mentale e lavorano per fornire le soluzioni di salute mentale di cui hanno bisogno sia individualmente che in contesti di gruppo. Le aree di competenza includono principalmente problemi clinici, che includono, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, depressione, disturbi alimentari e abuso di sostanze. [33] Sono in grado di prescrivere farmaci o altre forme di trattamento per affrontare problemi clinici. Uno psicologo sportivo non clinico potrebbe indirizzare uno dei suoi clienti a uno psicologo clinico se si pensa che l’atleta possa aver bisogno di ulteriore aiuto per quanto riguarda la sua salute mentale. [32] Molti psicologi clinici dello sport applicano semplicemente la loro esperienza clinica agli atleti e sono limitati nelle loro capacità di migliorare le prestazioni.

Mental Coach Sport – Aree comuni di studio

Di seguito sono elencate ampie aree di ricerca nel campo. Questo non è un elenco completo di tutti gli argomenti, ma piuttosto una panoramica dei tipi di problemi e concetti studiati dagli psicologi dello sport. Recentemente, [ quando? ] la critica alla qualità, ai presupposti e ai metodi della ricerca sullo stress della psicologia dello sport ha attirato una crescente attenzione, [34] e si è evoluto un fiorente dibattito accademico sulla qualità della ricerca sullo sport, i suoi limiti e le direzioni future.

Mental Coach Sport –  Personalità

Un’area di studio comune all’interno della psicologia dello sport è la relazione tra personalità e prestazioni. Questa ricerca si concentra su caratteristiche specifiche della personalità e su come sono correlate alle prestazioni o ad altre variabili psicologiche. Ci sono varie caratteristiche della personalità che sono risultate coerenti tra gli atleti d’élite. Questi includono, ma non sono limitati a, forza mentale, autoefficacia, eccitazione, motivazione, impegno, competitività e controllo. La forza mentale è un vantaggio psicologico che aiuta a esibirsi costantemente ad alto livello. Gli atleti mentalmente duri mostrano quattro caratteristiche: una forte fiducia in se stessi (fiducia) nella loro capacità di esibirsi bene, una motivazione interna per avere successo, la capacità di focalizzare i propri pensieri e sentimenti senza distrazioni e la compostezza sotto pressione. [35] L’autoefficacia è la convinzione che si può svolgere con successo un compito specifico. [36] Nello sport, l’autoefficacia è stata concettualizzata come fiducia nello sport. [37] Tuttavia, le convinzioni sull’efficacia sono specifiche per un determinato compito (es., credo di poter realizzare con successo entrambi i tiri liberi), mentre la fiducia è una sensazione più generale (es., credo che oggi farò una buona partita). L’eccitazione si riferisce alla propria attivazione fisiologica e cognitiva. Mentre molti ricercatori hanno esplorato la relazione tra eccitazione e prestazioni, una teoria unificante non è stata ancora sviluppata. Tuttavia, la ricerca suggerisce che la percezione dell’eccitazione (cioè, come buona o cattiva) è correlata alla performance. [38] La motivazione può essere definita in senso lato come la volontà di svolgere un determinato compito. Le persone che giocano o si esibiscono per ragioni interne, come divertimento e soddisfazione, sono motivate intrinsecamente, mentre le persone che giocano per ragioni esterne, come denaro o attenzione da parte degli altri, sono motivate in modo estrinseco. [39] L’impegno si riferisce alla dedizione a continuare uno sport dal primo sviluppo fino a un alto livello di competenza sportiva. La competitività è la capacità di sfidare gli avversari con l’obiettivo del successo. [40] Il controllo è la capacità di separare e concentrarsi su diversi eventi che accadono nella propria vita, sia all’interno che all’esterno dell’atletica. [40] Inoltre, ci sono abilità psicologiche specifiche che sono radicate nella personalità che sono possedute a livelli più alti negli atleti d’élite rispetto alla persona tipica. Questi includono la regolazione dell’eccitazione, la definizione degli obiettivi, le immagini, le routine pre-esibizione e il dialogo interiore. [40]

Secondo Hollander’s Model (1971), si pensa che la personalità sia composta da tre dimensioni: comportamento correlato al ruolo, risposte tipiche e nucleo psicologico. I comportamenti legati al ruolo sono le azioni che una persona esibisce quando si trova in una determinata situazione. Questi comportamenti cambiano frequentemente, quindi sono esterni e dinamici. Le risposte tipiche sono il modo in cui una persona di solito si comporta come risultato di un evento. Il nucleo psicologico di una persona si riferisce alla morale, alle convinzioni e ai valori che detiene. Questo non cambia in varie circostanze, quindi è interno e costante. Esistono molteplici approcci alla personalità e al modo in cui viene modellata. [32]

La teoria dell’approccio psicodinamico esplora come il subconscio interagisce con la coscienza di un individuo. Propone che i pensieri, i sentimenti e le emozioni sottostanti influenzino il modo in cui pensiamo e agiamo. Il subconscio è strettamente correlato alle esperienze di risoluzione dei conflitti da bambino. Questa teoria enfatizza la comprensione dell’individuo nel suo insieme, piuttosto che in base a ciascun tratto. Questa teoria non considera i fattori ambientali che influenzano il comportamento. [32]

L’approccio dei tratti si concentra sui tratti che sono comunemente attribuiti a un individuo e su come influenzano il modo in cui uno agirà su base normale. I tratti sono utili per predire il comportamento abituale, tuttavia, non possono sempre predisporre il comportamento situazionale [32] .

L’approccio situazionale suggerisce che il modo in cui un individuo agirà dipende interamente dall’ambiente. Ad esempio, se un giocatore agisce in modo aggressivo sul campo di gioco, potrebbe non essere così fuori dal campo. Questa teoria trascura i tratti individuali e non considera le differenze tra le persone [32] .

dell’approccio interattivo è una combinazione di tratto e approccio situazionale. Suggerisce che i tratti comunemente attribuiti a un individuo predispongono il comportamento, tuttavia, questi tratti non influenzeranno il comportamento a meno che la situazione non lo richieda. Questa teoria è più comunemente usata dagli psicologi dello sport perché prende in considerazione le componenti di ogni persona e la situazione a portata di mano. Il metodo di misurazione della personalità prevede la valutazione dei tratti, o dello stile tipico di comportamento, rispetto allo stato, all’emozione o al comportamento immediati del momento [32] .

Mental Coach Sport – Prestazioni atletiche

Uno dei campi di ricerca più interessanti è la performance degli atleti. Le prestazioni atletiche possono essere misurate tramite auto-report o dati oggettivi ( ad es . statistiche giocatore/squadra). Attualmente la preferenza di molti studiosi è verso l’uso di autovalutazioni o una combinazione di misurazioni soggettive e oggettive, a causa della natura complessa della prestazione atletica. Ad esempio, l’Athlete’s Subjective Performance Scale (ASPS) è stata sviluppata e convalidata con dati oggettivi (statistiche del giocatore) e si è rivelata uno strumento affidabile per valutare le prestazioni atletiche negli sport di squadra. [41]

Mental Coach Sport – Sport giovanile

Lo sport giovanile si riferisce a programmi sportivi organizzati per bambini di età inferiore ai 18 anni. I ricercatori in quest’area si concentrano sui vantaggi o gli svantaggi della partecipazione allo sport giovanile e su come i genitori influiscono sulle esperienze sportive dei loro figli. Al giorno d’oggi , sempre più giovani sono influenzati da ciò che vedono in TV dai loro idoli sportivi. Per questo motivo non è raro vedere un bambino di sette anni recitare in una partita di calcio perché è socialmente influenzato da ciò che vede in TV.

Le abilità di vita si riferiscono alle abilità e alle risorse mentali, emotive, comportamentali e sociali sviluppate attraverso la partecipazione allo sport. [42] La ricerca in quest’area si concentra su come le competenze per la vita vengono sviluppate e trasferite dallo sport ad altre aree della vita (ad esempio, dal tennis alla scuola) e sullo sviluppo e l’attuazione del programma. [43] Il burnout nello sport è tipicamente caratterizzato da tre dimensioni: esaurimento emotivo, spersonalizzazione e un ridotto senso di realizzazione. [44] Gli atleti che sperimentano il burnout possono avere diversi fattori che contribuiscono, ma i motivi più frequenti includono perfezionismo, noia, infortuni, pressione eccessiva e sovrallenamento. [45] Il burnout è studiato in molte diverse popolazioni atletiche (ad esempio, allenatori), ma è un grave problema negli sport giovanili e contribuisce al ritiro dallo sport. La genitorialità nello sport giovanile è necessaria e fondamentale per i giovani atleti. La ricerca sulla genitorialità esplora i comportamenti che contribuiscono o ostacolano la partecipazione dei bambini. Ad esempio, la ricerca suggerisce che i bambini vogliono che i loro genitori forniscano supporto e siano coinvolti, ma non diano consigli tecnici a meno che non siano esperti in questo sport. [46] Anche le richieste eccessive da parte dei genitori possono contribuire al burnout. Il comportamento dell’allenatore è un importante contributo al modo in cui gli atleti giovanili sperimentano lo sport. [47] Nella ricerca diretta a codificare gli stili comportamentali degli allenatori, è stato riscontrato che i bambini sono più accurati nel percepire i comportamenti di coaching rispetto al coach. Questa mancanza di consapevolezza contribuisce pesantemente ai comportamenti negativi degli atleti e al burnout. [47]

Mental Coach Sport Coaching

Vedi anche: Allenatore (sport) , Psicologia del coaching § Allenamento degli atleti e Coaching § Allenamento sportivo

Mentre gli psicologi dello sport lavorano principalmente con gli atleti e concentrano la loro ricerca sul miglioramento delle prestazioni atletiche, gli allenatori sono un’altra popolazione in cui l’intervento può aver luogo. I ricercatori in quest’area si concentrano sul tipo di cose che gli allenatori possono dire o fare per migliorare la loro tecnica di coaching e le prestazioni dei loro atleti.

clima motivazionale si riferisce ai fattori situazionali e ambientali che influenzano gli obiettivi degli individui. [48] I due principali tipi di clima motivazionale che gli allenatori possono creare sono orientati al compito e orientati all’ego. Mentre vincere è l’obiettivo generale delle competizioni sportive indipendentemente dal clima motivazionale, un orientamento al compito enfatizza la costruzione di abilità, il miglioramento, lo sforzo completo e la padronanza del compito da svolgere (cioè, obiettivi autoreferenziali), mentre un orientamento all’ego enfatizza dimostrando abilità superiori, competizione, e non promuove lo sforzo o il miglioramento individuale (cioè, altri obiettivi di riferimento). È stato riscontrato che un clima orientato al compito sviluppa una maggiore motivazione intrinseca e autodeterminata negli atleti rispetto a un clima orientato all’ego. [49] Inoltre, un ambiente con l’auto-miglioramento come obiettivo principale crea una motivazione intrinseca maggiore rispetto a uno con la vittoria come obiettivo.

Pratiche di coaching efficaci esplorano i modi migliori in cui gli allenatori possono guidare e insegnare ai loro atleti. Ad esempio, i ricercatori possono studiare i metodi più efficaci per fornire feedback, premiare e rafforzare il comportamento, comunicare ed evitare profezie che si autoavverano nei loro atleti. [50] Gli allenatori influenzano la motivazione degli atleti principalmente attraverso il comportamento di interazione con gli atleti. Gli allenatori possono essere percepiti dai loro atleti come sostenitori dell’autonomia o controllo. [49] Gli allenatori che supportano l’autonomia forniscono struttura, oltre ad essere coinvolti e premurosi nei confronti degli atleti. Gli allenatori che sono percepiti come controllanti instillano una motivazione meno intrinseca nei loro atleti. La motivazione è massimizzata quando un allenatore è percepito come un supporto all’autonomia, fornendo al contempo un alto livello di formazione e istruzione. A causa di questi risultati, gli interventi che lo psicologo dello sport implementa sono focalizzati sull’aumento dei comportamenti di supporto all’autonomia degli allenatori. [49]

La filosofia del coaching si riferisce a un insieme di convinzioni intrinseche a un coach che guidano il suo comportamento e la sua esperienza. [51] La filosofia dovrebbe facilitare la consapevolezza di sé, dare priorità agli obiettivi del coaching ed essere centrata sull’atleta. Avere una filosofia centrale per l’individuo consentirà a un allenatore di reagire in modo più efficiente alle decisioni frenetiche durante lo sport in modo sistematico e ponderato. Un coach deve essere consapevole dei propri valori al fine di monitorare se questi valori sono in linea con i propri pensieri e azioni. Spesso, ottenere feedback da fonti esterne affidabili è utile per sviluppare questa consapevolezza di sé. Un allenatore deve anche determinare e dare priorità agli obiettivi di coaching tra vittoria, benessere dell’atleta e tempo al di fuori dello sport. Una filosofia incentrata sull’atleta enfatizza l’apprendimento e il miglioramento rispetto alla vittoria, il che mette lo sviluppo dell’atleta al primo posto. Questa filosofia dovrebbe essere dinamica man mano che si verificano e cambiano sia le esperienze sociali che quelle di coaching. [51]

Il Mental Coaching è la tecnica più utilizzata per aumentare i risultati delle prestazioni migliorando la forza mentale . Viene utilizzato principalmente con atleti d’élite e grandi talenti. Il Global Performance Index è uno strumento sviluppato per supportare questo approccio. Questa filosofia olistica (Mente-Corpo-Cuore-Spirito) valuta rapidamente la Salute mentale degli atleti misurandone i progressi nelle prestazioni.

comunicazione è un concetto importante che gli psicologi dello sport devono sviluppare con gli allenatori. [51] La comunicazione è un ruolo costante per gli allenatori rivolto ad atleti, genitori, amministratori, altri allenatori, media e sostenitori. Si presenta principalmente nelle forme di parlare, scrivere, linguaggio del corpo e ascolto. La comunicazione verbale avviene attraverso la parola; tuttavia, la comunicazione non verbale contribuisce enormemente al modo in cui le persone percepiscono la comunicazione degli allenatori . La comunicazione non verbale passa attraverso azioni, espressioni facciali, posizione del corpo e gesti. Gli allenatori devono essere consapevoli delle parole, del tono e dei comportamenti che usano. La ricerca ha scoperto che gli atleti rispondono meglio a feedback positivi, istruzioni tecniche specifiche e incoraggiamento generale. Gli psicologi dello sport si concentrano sullo sviluppo di stili di comunicazione di coaching che siano diretti, completi, immediati e chiari, ma anche di supporto, specifici per l’atleta e congruenti verbalmente e non verbalmente. [51]

Gli allenatori sono diventati più aperti all’idea di avere una buona relazione atleta-allenatore professionista. Questa relazione sarà la base per un’impostazione efficace delle prestazioni. [52]

Mental Coach Sport – Processi di squadra

Gli psicologi dello sport possono svolgere attività di consulenza o condurre ricerche con intere squadre. Questa ricerca si concentra sulle tendenze, i problemi e le convinzioni del team a livello di gruppo, non a livello individuale.

coesione di squadra può essere definita come la tendenza di un gruppo a restare unito mentre persegue i propri obiettivi. [53] La coesione del team ha due componenti: la coesione sociale (quanto bene i compagni di squadra si piacciono l’un l’altro) e la coesione del compito (quanto bene i compagni di squadra lavorano insieme per raggiungere il loro obiettivo). L’efficacia collettiva è la convinzione condivisa di un team di poter o non poter svolgere un determinato compito. [54] In altre parole, questa è la convinzione del team sul livello di competenza di cui dispone per svolgere un compito. È importante notare che l’efficacia collettiva è una convinzione condivisa globale tra i membri del team e non semplicemente la somma delle convinzioni di autoefficacia individuali. La leadership può essere considerata come un processo comportamentale che influenza i membri del team verso il raggiungimento di un obiettivo comune. [55] La leadership nello sport è pertinente perché ci sono sempre leader in una squadra (cioè capitani, allenatori, allenatori). La ricerca sulla leadership studia le caratteristiche dei leader efficaci e lo sviluppo della leadership.

Psicologia Organizzativa dello Sport

Dall’inizio degli anni 2000, c’è stata una tendenza crescente verso la ricerca e la pratica che riconosce meglio l’importanza di creare ambienti sportivi che consentano alle persone di prosperare. La psicologia organizzativa dello sport è un sottocampo della psicologia dello sport dedicato a una migliore comprensione del comportamento individuale e dei processi sociali nelle organizzazioni sportive per promuovere il funzionamento organizzativo. L’obiettivo della psicologia organizzativa dello sport è sviluppare conoscenze che supportino lo sviluppo di organizzazioni sportive funzionanti in modo ottimale attraverso il miglioramento delle esperienze quotidiane per coloro che operano all’interno della loro sfera di influenza. [56] Questa conoscenza può essere utilizzata in vari modi attraverso interventi a livello individuale, di gruppo o organizzativo, e quindi la psicologia organizzativa dello sport riflette una prospettiva sistemica per lo studio accademico e un aspetto sempre più necessario della competenza del professionista. [57] [58]

Mental Coach Sport – La motivazione nello sport

La motivazione nel campo della psicologia è vagamente definita come l’intensità e la direzione in cui viene applicato lo sforzo. La direzione della motivazione si riferisce a come si cercano le situazioni o se si evitano cose che potrebbero essere difficili. L’intensità si riferisce a quanto sforzo si mette in qualsiasi sfida o situazione. La motivazione è strettamente legata alla personalità e può essere classificata come un tratto della personalità. Esistono tre teorie generali sulla motivazione: teoria dei partecipanti/tratti, teoria situazionale e teoria dell’interazione. Queste teorie sono simili a quelle della personalità [59] .

La teoria del partecipante / tratto afferma che la motivazione consiste nei tratti della personalità, nei desideri e negli obiettivi di un atleta. Ad esempio, alcuni atleti potrebbero essere estremamente competitivi e avere il desiderio di migliorare e vincere costantemente. Questi atleti sarebbero motivati dalla competizione con se stessi e con gli altri [59] . Altre teorie affermano che la motivazione dipende dalla situazione e dall’ambiente. Ad esempio, alcuni atleti potrebbero non sentire il desiderio di lavorare sodo quando sono da soli, ma sono motivati da altri che li guardano. La loro motivazione dipenderebbe dalla presenza o meno di altre persone in giro [59] .

La teoria interazionale combina le idee di partecipante/tratto e situazionale, in cui il livello di motivazione di un individuo dipende dai suoi tratti e dalla situazione a portata di mano. Ad esempio, se un atleta potrebbe essere intrinsecamente competitivo e si sente più motivato quando partecipa a una partita contro molte altre persone. [59]

A seconda dei tratti e delle situazioni, per alcuni individui può essere più facile trovare la motivazione rispetto ad altri. Detto questo, a coloro che sono in grado di trovare la motivazione più facilmente non è garantito il successo e gli atleti che lottano possono modificare alcune cose per migliorare la loro spinta. La motivazione può essere facilitata da coaching o leader, cambiando l’ambiente, trovando molteplici ragioni o motivazioni per fare qualcosa ed essendo realistici su ciò che è realizzabile. È più probabile che gli atleti ad alto rendimento siano motivati a raggiungere il successo piuttosto che essere motivati a evitare il fallimento [59] .

La teoria dell’inversione della motivazione afferma che tutto il comportamento umano è vissuto in otto stati, [60] quattro serie di due. Uno stato motivazionale di ciascuna delle quattro coppie è presente in qualsiasi momento. La teoria dell’inversione supporta la ricerca che collega i fenomeni psicologici e fisiologici a questi stati. Inversioni intenzionali da uno stato meno desiderato o utile possono aumentare le prestazioni e la resistenza. [61] L’eccitazione e lo stress possono essere utilizzati in un modo unico e utile con l’uso di questo quadro teorico. [62] La teoria è stata ben supportata in studi in diversi continenti e in una varietà di sport. [63]

Mental Coach Sport – Tecniche di uso comune

Di seguito sono elencate alcune delle tecniche o abilità più comuni che gli psicologi dello sport insegnano agli atleti per migliorare le loro prestazioni.

Regolazione dell’eccitazione

La regolazione dell’eccitazione si riferisce all’entrare e mantenere un livello ottimale di attivazione cognitiva e fisiologica al fine di massimizzare le prestazioni. Ciò può includere il rilassamento se si diventa troppo ansiosi o stressati attraverso metodi come il rilassamento muscolare progressivo , esercizi di respirazione profonda e meditazione, o l’uso di tecniche energizzanti (p. es., ascolto di musica, segnali energizzanti) se non si è abbastanza vigili. [64] Ciò può includere anche strategie cognitive di rilassamento attraverso metodi di preparazione psicologica e dialogo interiore positivo.

Il rilassamento muscolare progressivo (PMR) si riferisce alla progressiva tensione e rilassamento dei gruppi muscolari target, che possono aiutare ad abbassare la pressione sanguigna, ridurre l’ansia di stato, migliorare le prestazioni e ridurre gli ormoni dello stress. [65] Questa tecnica è stata sviluppata da Edmund Jacobson, il quale ha scoperto che le persone sotto stress mostravano tipicamente un aumento della tensione muscolare. [66] Questa tecnica richiede agli atleti di sentire la tensione in un gruppo muscolare per riconoscere il successivo rilassamento. Per utilizzare con successo questa tecnica, gli atleti devono dedicare da venti a trenta minuti all’attività, tendere ciascun gruppo muscolare per circa quattro-otto secondi e assicurarsi che venga applicata anche una respirazione controllata e profonda. [66] È importante notare che questa tecnica può aumentare la sensazione di affaticamento. Sebbene questa tecnica non sia adatta come metodo di regolazione dell’eccitazione prima della performance, è stato riscontrato che la pratica regolare a lungo termine può ridurre l’ansia di stato [67] e il dolore correlato allo sport, che è spesso esacerbato dall’ansia. [68]

Gli esercizi di respirazione profonda implicano la consapevolezza del proprio ritmo del respiro e lo sforzo cosciente di fare respiri lenti e profondi. La respirazione profonda e lenta è una pratica tradizionale nella cultura orientale, nello yoga e nella meditazione. Viene utilizzato per attivare il sistema nervoso parasimpatico , che aiuta a ridurre la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. [69] La frequenza respiratoria tipica negli esseri umani è compresa tra 10-20 respiri al minuto, mentre la respirazione lenta è compresa tra 4-10 respiri al minuto. [70] Esistono vari metodi per applicare la respirazione lenta, come la tecnica 4-7-8. La forma più semplice è respirare profondamente per 1-5 minuti a ritmo lento. Per potenziare gli effetti, gli individui possono utilizzare la respirazione diaframmatica contemporaneamente. Per fare ciò, un individuo inspira attraverso il naso, permettendo alla sua pancia di sollevarsi mentre i polmoni si riempiono. Quindi, dopo una pausa momentanea, rilascia lentamente il respiro attraverso la bocca o il naso. Insieme al suo uso fisiologico, ci sono prove che la respirazione profonda può aumentare il senso di rilassamento e ridurre l’ansia. [69] Uno studio su nuotatori competitivi ha scoperto che la pratica regolare di esercizi di respirazione profonda può migliorare le funzioni polmonari aumentando la resistenza respiratoria. [71]

L’uso della meditazione e, in particolare, della consapevolezza, è una pratica in crescita nel campo del riconoscimento dell’eccitazione. La teoria della consapevolezza-accettazione-impegno (MAC) è la forma più comune di consapevolezza nello sport ed è stata costituita nel 2001. L’obiettivo del MAC è massimizzare il potenziale umano per una vita ricca, piena e significativa. [72] Include un protocollo specifico che prevede pratiche di meditazione e accettazione su base regolare, nonché prima e durante la competizione. Questi protocolli sono stati testati più volte utilizzando giocatori di basket NCAA maschili e femminili. In uno studio condotto da Frank L. Gardner, una giocatrice di basket femminile NCAA ha aumentato la sua soddisfazione personale nelle sue prestazioni da 2,4 su 10 a 9,2 su 10 dopo aver eseguito il protocollo MAC specifico per diverse settimane. Inoltre, l’effetto delle barriere mentali sul suo gioco è diminuito da 8 su 8 a 2,2 su 8 durante lo stesso periodo di tempo come risultato del protocollo MAC. [73]

Un altro studio del protocollo MAC eseguito da Frank Gardner e Zella Moore su un subacqueo competitivo adolescente ha mostrato che quando il protocollo MAC è adattato a una popolazione specifica, ha il potenziale per migliorare le prestazioni. In questo caso, il vocabolario e gli esempi nel protocollo sono stati adattati per essere più pratici per un dodicenne. Dopo aver eseguito il protocollo MAC per diverse settimane, il subacqueo ha mostrato un aumento tra il 13 e il 14 percento dei suoi punteggi di immersione. [74] Questo risultato è importante perché in precedenza la maggior parte dei test eseguiti utilizzando il protocollo MAC era stata eseguita su atleti di livello mondiale.

Ansia da eccitazione e stress

Sebbene l’ansia o lo stress siano spesso considerati una cosa negativa, in realtà sono una risposta necessaria per la sopravvivenza del corpo. È naturale che il corpo mostri determinati livelli di ansia e stress, tuttavia diventa un problema quando inizia a inibire l’attività. [75] L’eccitazione è l’attivazione fisiologica e psicologica del corpo in risposta a un evento. L’ansia di tratto esiste in un individuo quando sperimenta livelli di risposta insolitamente elevati a un’ampia gamma di situazioni che non sono minacciose. L’ansia di stato è la momentanea sensazione di nervosismo o preoccupazione che accompagna l’eccitazione del corpo. L’ansia di stato può essere definita cognitivamente, dove per un momento si verificano pensieri e preoccupazioni nervose. C’è anche l’ansia da stato somatico, in cui il corpo sperimenta una risposta fisiologica all’eccitazione. Questo a volte si manifesta momentaneamente come uno sbattimento nello stomaco o un battito cardiaco elevato. Ci sono quattro teorie principali dell’eccitazione e dell’ansia [32] .

La teoria della pulsione è un approccio che considera l’ansia una risorsa positiva. In situazioni in cui l’ansia è elevata, le prestazioni aumentano proporzionalmente. Questa teoria non è ben accettata perché si pensa che gli atleti possano essere psichici, ma possono anche essere psichici. Ciò significa semplicemente che l’ansia può funzionare per motivare alcuni, ma può inibire altri. Dipende interamente dalla personalità dell’individuo, quindi non può essere ampiamente applicato a tutti gli atleti [32] .

La teoria dell’U invertita è un approccio che propone che le migliori prestazioni si verifichino quando lo stress è moderato (non troppo alto o basso). Questa idea è dimostrata in un grafico in cui l’eccitazione fisiologica viene tracciata rispetto alle prestazioni. La curva è simile e invertita a U perché la performance è al suo valore più alto dove l’eccitazione è a metà del suo valore più alto. [32]

La teoria della zona di funzionamento ottimale esamina ogni tipo di ogni atleta e il livello di eccitazione di cui ha bisogno per esibirsi al meglio. Ciò suggerisce che ogni atleta richiede il proprio livello di stress ed eccitazione per sentirsi motivato e ottenere buoni risultati. Questa teoria è specifica ma difficile da quantificare. [32] Un modello proposto per un funzionamento ottimale è stato proposto da Yuri Hanin . Questo modello si concentra sull’interazione tra l’esperienza emotiva naturale e la ripetizione dell’atletica. La combinazione di questi concetti crea uno schema emotivo stabile per ogni individuo . Tiene conto delle esperienze emotive positive, negative, ottimali e disfunzionali e del modo in cui influiscono sulle prestazioni atletiche. [76] Il picco di prestazione si ha quando un atleta sperimenta questa zona di funzionamento ottimale. Questa fase è descritta come comprendente dissociazione e concentrazione intensa al punto da non essere consapevoli di ciò che ci circonda, mancanza di fatica e dolore, rallentamento percettivo del tempo e sensazione di potere e controllo. Questo stato non può essere forzato a verificarsi, sebbene gli atleti possano sviluppare il controllo su diverse variabili psicologiche che contribuiscono al raggiungimento del massimo delle prestazioni. [77] Gli psicologi dello sport cercano di fornire agli atleti gli strumenti per avere un maggiore controllo sul raggiungimento di questo livello di prestazioni di picco. Questi interventi mirano a controllare l’ansia di stato e il livello di eccitazione per l’individuo e le esigenze del compito per massimizzare le capacità di prestazione. Alcune delle strategie utilizzate includono la rivalutazione cognitiva, la respirazione e il rilassamento e l’ipnosi. [78]

Modello di eccitazione basato sulla specificità della pratica

Il “Modello di eccitazione basato sulla specificità della pratica” ( Movahedi , 2007) sostiene che, per ottenere prestazioni migliori e massime, gli atleti devono solo creare un livello di eccitazione simile a quello che hanno sperimentato durante le sessioni di allenamento. Per le massime prestazioni, gli atleti non hanno bisogno di avere livelli di eccitazione alti o bassi. È importante che creino lo stesso livello di eccitazione durante le sessioni di allenamento e la competizione. In altre parole, alti livelli di eccitazione possono essere utili se gli atleti sperimentano livelli così elevati di eccitazione durante alcune sessioni di allenamento consecutive. Allo stesso modo, bassi livelli di eccitazione possono essere utili se gli atleti sperimentano livelli così bassi di eccitazione durante alcune sessioni di allenamento consecutive. [79]

Mental Coach Sport –Impostazione degli obiettivi

obiettivi è il processo di pianificazione sistematica dei modi per ottenere risultati specifici entro un certo periodo di tempo. [80] La ricerca suggerisce che gli obiettivi dovrebbero essere specifici, misurabili, difficili ma raggiungibili, basati sul tempo, scritti e una combinazione di obiettivi a breve e lungo termine. [81] [82] Una meta-analisi della definizione degli obiettivi nello sport suggerisce che, rispetto a non fissare obiettivi oa “fare del proprio meglio”, impostare i tipi di obiettivi sopra indicati è un metodo efficace per migliorare le prestazioni. [83] Secondo la dott.ssa Eva V. Monsma , gli obiettivi a breve termine dovrebbero essere utilizzati per aiutare a raggiungere gli obiettivi a lungo termine. La dott.ssa Monsma afferma anche che è importante “fissare obiettivi in termini positivi concentrandosi sui comportamenti che dovrebbero essere presenti piuttosto che su quelli che dovrebbero essere assenti”. [84] Ogni obiettivo a lungo termine dovrebbe avere anche una serie di obiettivi a breve termine che progrediscono in difficoltà. [85] Ad esempio, gli obiettivi a breve termine dovrebbero passare da quelli che sono facili da raggiungere a quelli che sono più impegnativi. [85] Avere obiettivi impegnativi a breve termine rimuoverà la ripetitività degli obiettivi facili e darà un vantaggio quando si lotta per i propri obiettivi a lungo termine. Esistono tre tipi principali di obiettivi all’interno della psicologia dello sport: obiettivi di risultato, obiettivi di prestazione e obiettivi di processo. [86]

Mental Coach Sport – Tipi di obiettivi

Gli obiettivi di risultato descrivono come un individuo o una squadra mira a confrontarsi con gli altri concorrenti. [86] Questo tipo di obiettivo è unico perché la sua natura è radicata nel confronto sociale. Vincere è l’obiettivo di risultato più comune. Questo tipo di obiettivo è il meno efficace perché dipende da tanti fattori che sono estrinseci all’individuo. [86]

prestazione sono obiettivi soggettivi che riguardano il raggiungimento personale in un risultato finale. [86] Questi prodotti di prestazione si basano su standard soggettivi per l’individuo e generalmente basati su misurazioni numeriche. Gli esempi includono la fine di una gara in un certo tempo, il salto di una certa altezza o il completamento di un determinato numero di ripetizioni. [86]

obiettivi del processo sono focalizzati sul processo di performance. [86] Questi includono l’esecuzione dei comportamenti utilizzati nell’attività per arrivare al prodotto finale della prestazione. Gli esempi includono il controllo della respirazione, il mantenimento della postura del corpo o l’uso di immagini. [86]

Immagini

Le immagini (o immagini motorie ) possono essere definite come l’utilizzo di più sensi per creare o ricreare esperienze nella propria mente. [87] Inoltre, più le immagini sono vivide, più è probabile che vengano interpretate dal cervello come identiche all’evento reale, il che aumenta l’efficacia della pratica mentale con le immagini. [88] Una buona immaginazione, quindi, tenta di creare un’immagine il più realistica possibile attraverso l’uso di più sensi (ad es. vista, olfatto, cinestetico ), tempismo, prospettiva e rappresentazione accurata del compito. [89] Sia le prove aneddotiche degli atleti che i risultati della ricerca suggeriscono che le immagini sono uno strumento efficace per migliorare le prestazioni e gli stati psicologici rilevanti per le prestazioni (ad esempio, la fiducia). [90] Questo è un concetto comunemente usato da allenatori e atleti il giorno prima di un evento. Ci sono due prospettive che si possono assumere quando si utilizzano le immagini: in prima persona, in cui uno fotografa mentre esegue l’abilità da solo , e immagini in terza persona, in cui uno fotografa l’abilità che viene eseguita da se stesso o da un altro atleta. Gli atleti possono utilizzare qualsiasi prospettiva sia più comoda per loro. Esistono molteplici teorie su come gli atleti usano le immagini [1] .

teoria psiconeuromuscolare propone che gli atleti attivino i muscoli associati a un’azione immaginandosi mentre eseguono l’azione. Attivare i neuroni che forniscono input ai muscoli è simile a praticare effettivamente il movimento [1] .

La teoria dell’apprendimento simbolico propone che gli atleti riconoscano i modelli nelle attività e nelle prestazioni. I modelli vengono quindi utilizzati per creare una mappa mentale o un modello di come completare una serie di azioni [1] .

La teoria della vivacità suggerisce che gli atleti utilizzino i cinque sensi per acquisire informazioni mentre completano un’azione, e quindi utilizzare i ricordi di questi stimoli per rendere la loro ricreazione mentale dell’evento il più realistica possibile [1] .

La teoria della controllabilità si concentra sulla capacità degli atleti di manipolare le immagini nella loro mente. In questo modo, sono in grado di immaginarsi mentre correggono un errore o fanno qualcosa in modo corretto. Questo è pensato per far sembrare gli obiettivi più raggiungibili per gli atleti. Questo tipo di immagini può anche essere dannoso, in cui gli atleti visualizzano se stessi commettendo un errore ripetutamente. [1]

Tutte le strategie di immaginazione sono funzionali, ma ogni atleta potrebbe trovarne una più efficace di altre. Ogni strategia può essere utilizzata in base alle esigenze individuali e agli obiettivi dell’atleta. Per essere efficace, la pratica delle immagini deve essere inculcata nelle routine regolari come supplemento all’allenamento fisico. Gli atleti devono imparare a utilizzare le immagini in un luogo tranquillo e non distratto mentre immaginano immagini realistiche e raggiungibili. L’uso di parole chiave può facilitare le immagini e avvicinare l’atleta all’obiettivo nella foto. [1]

Routine di pre-spettacolo

Le routine pre-performance si riferiscono alle azioni e ai comportamenti che gli atleti usano per prepararsi a una partita o a una performance. Ciò include routine pre-partita, routine di riscaldamento e azioni che un atleta eseguirà regolarmente, mentalmente e fisicamente, prima di eseguire la performance. Spesso, questi incorporeranno altre tecniche comunemente usate, come le immagini o il dialogo interiore. Esempi potrebbero essere le visualizzazioni fatte dagli sciatori, i dribbling dei giocatori di basket sulla linea di fallo e le routine di pre -tiro che i giocatori di golf o di baseball usano prima di un tiro o di un lancio. [91] Queste routine aiutano a sviluppare coerenza e prevedibilità per il giocatore. Ciò consente ai muscoli e alla mente di sviluppare un migliore controllo motorio.

Parlare di sé

Il discorso interiore si riferisce ai pensieri e alle parole che gli atleti e gli artisti dicono a se stessi, di solito nella loro mente. Le frasi (o spunti) di conversazione personale vengono utilizzate per dirigere l’attenzione su una cosa particolare al fine di migliorare la concentrazione o vengono utilizzate insieme ad altre tecniche per facilitarne l’efficacia. [92] Questi usi rientrano in genere in due categorie di auto-conversazione: didattici e motivazionali. [93] Il dialogo interiore istruttivo si riferisce a segnali che un atleta potrebbe usare per concentrarsi e ricordare a se stesso la tecnica corretta. [93] Ad esempio, un giocatore di softball può pensare “punto di rilascio” quando è alla battuta per dirigere la sua attenzione sul punto in cui il lanciatore rilascia la palla, mentre un giocatore di golf può dire “colpo liscio” prima di mettere per rimanere rilassato. Il dialogo interiore motivazionale indica segnali che potrebbero creare fiducia, massimizzare lo sforzo o riaffermare le proprie capacità. Ad esempio, uno potrebbe dire a se stesso di “dare tutto” o che “posso farcela”. La ricerca suggerisce che il dialogo interiore positivo o negativo può migliorare le prestazioni, suggerendo che l’efficacia delle frasi di conversazione personale dipende da come la frase viene interpretata dall’individuo. [94] Tuttavia, l’uso del dialogo interiore positivo è considerato più efficace [95] ed è coerente con la teoria della rete associativa di Gordon Bower [96] e il principio dell’autoefficacia all’interno della più ampia teoria cognitiva sociale di Albert Bandura . [97] [98] L’uso delle parole nello sport è stato ampiamente utilizzato. La capacità di bombardare la mente inconscia con una sola frase positiva, è una delle abilità psicologiche più efficaci e facili da usare a disposizione di qualsiasi atleta.

Biofeedback

Il biofeedback utilizza la tecnologia esterna per misurare e rendere un individuo consapevole dei processi fisiologici interni. [78] Ci sono alcune prove che le misure fisiologiche, come la frequenza cardiaca o le onde cerebrali, sembrano essere diverse negli atleti d’élite rispetto a quelle della persona tipica. Questo è un campo che dovrebbe essere ulteriormente approfondito; tuttavia, potrebbe avere implicazioni benefiche per gli atleti essere in grado di monitorare e controllare queste misure fisiologiche per massimizzare le prestazioni. [78]

Modellazione

La modellazione è una forma di apprendimento osservazionale in cui un atleta osserva un altro individuo con lo stesso livello di apprendimento delle abilità eseguire movimenti relativi allo sport e ricevere feedback. [78] È stato dimostrato che ciò aiuta a modificare i pensieri, le emozioni e i comportamenti degli atleti in modi benefici. Affinché questa forma di apprendimento funzioni, l’atleta deve essere motivato, attento, capace di ricordare e disposto a cercare di imitare la propria osservazione del modello. [78]

Musica

La musica può essere utilizzata una strategia preziosa per aiutare gli atleti a gestire i livelli di eccitazione per aumentare i risultati delle prestazioni. La musica può essere sedativa o stimolante. [99] In primo luogo, la musica può essere sedativa mitigando l’ansia da stato somatico. Ad esempio, musica rilassante sconosciuta, musica eccitante sconosciuta e musica eccitante familiare hanno tutti dimostrato di avere un effetto sui parametri fisiologici: risposta galvanica della pelle, temperatura periferica e frequenza cardiaca. Tuttavia, in uno studio particolare, la musica rilassante non familiare ha ridotto i livelli di eccitazione più degli altri due tipi di musica selezionati. [100]

Anche la musica può essere usata come stimolante. Gli atleti ascolteranno la musica per portarli a un livello di eccitazione ottimale. [101] Inoltre, gli atleti ascoltano musica per prepararsi (o “entrare nell’atmosfera di”) eventi. [102] La musica influenza i livelli di eccitazione attraverso l’attivazione della corteccia prefrontale che ha un’influenza diretta sullo stato emotivo di un individuo. [103] Inoltre, è stato riscontrato che l’ascolto di musica aumenta il rilascio di dopamina che illustra una componente gratificante dell’ascolto della musica. [104] Se gli atleti vogliono cambiare i livelli di eccitazione, dovrebbero essere consapevoli dell’effetto che il tempo ha sui livelli di eccitazione. Ad esempio, gli atleti dovrebbero ascoltare musica a tempo veloce invece di musica a tempo lento per ottenere livelli di eccitazione più elevati. [105] Infine, la musica è efficace nel gestire l’eccitazione spostando l’attenzione dell’atleta verso l’interno, impedendo all’atleta di cedere a distrazioni esterne che potrebbero portare a una maggiore eccitazione e avere un impatto negativo sulle prestazioni. [106]

Differenze specifiche per lo sport [ modifica ]

Mental Coach Sport – Caratteristiche della personalità

È utile per gli psicologi dello sport capire come le personalità degli atleti variano sistematicamente a seconda del tipo di sport praticato. [107] La ricerca sulla personalità degli atleti consente ai professionisti di investire al massimo e selezionare sport specifici grazie a una comprensione di base della dinamica in cui stanno intervenendo. Le caratteristiche della personalità differiscono tra gli sport di squadra e quelli individuali, nonché i diversi tipi di sport. [107]

Grandi 5 tratti della personalità

La ricerca sui cinque grandi tratti della personalità (apertura, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e nevroticismo) e su alcune altre caratteristiche hanno differenziato le personalità degli atleti negli sport individuali rispetto agli sport di squadra. [107] Gli atleti negli sport individuali hanno ottenuto punteggi più alti nelle misure di coscienziosità e autonomia. Gli atleti di sport di squadra hanno ottenuto punteggi più alti nelle misure di gradevolezza e sociotrofia . Queste caratteristiche possono essere spiegate dalle esigenze di ogni tipo di sport. Gli sport individuali richiedono che gli atleti siano autosufficienti, mentre gli sport di squadra richiedono coesione di gruppo per avere successo. Gli atleti che partecipano a sport di squadra e individuali ottengono punteggi uguali nelle misure di nevroticismo, estroversione e apertura. Questi tratti aiutano a fornire un profilo di personalità per lo psicologo dello sport che cerca di lavorare con determinati tipi di sport. [107]

Cercando emozioni

La ricerca di sensazioni è un fenomeno in cui un individuo cerca di partecipare ad attività nuove, complesse o intense con una maggiore quantità di brivido per soddisfare il proprio bisogno personale di eccitazione. [108] Questa è un’area in cui è possibile differenziare le personalità in diversi tipi di sport. I cercatori di sensazioni forti tendono a partecipare agli sport estremi da brivido, come il paracadutismo, le corse automobilistiche, le immersioni subacquee, gli sport acquatici e lo sci. La ricerca di sensazioni non è un motivo per altri sport ad alto rischio come l’alpinismo e il canottaggio oceanico. [109] Gli sport da brivido comportano un’intensa velocità ed eccitazione, nonché una percezione del rischio. Gli individui con un livello moderato di ricerca delle sensazioni tendono a partecipare a sport comuni che sono imprevedibili ma anche minimamente rischiosi. Alcuni esempi sono basket, baseball, pallavolo e golf. I cercatori di basse sensazioni partecipano a sport che richiedono grandi quantità di allenamento e costanza, come la corsa su lunghe distanze, la ginnastica o il nuoto. [108] Questa è un’area del tipo di personalità che differisce per i diversi sport.

Psicopatologia

Diverse categorie di sport mostrano diversi profili di salute mentale. [110] Nel complesso, le atlete hanno maggiori probabilità di sviluppare una psicopatologia, come ansia, depressione o disturbi alimentari. L’unico problema che è più diffuso negli atleti di sesso maschile è l’uso di droghe e alcol. Questi sono coerenti anche con il pubblico in generale. Ansia, depressione e problemi di sonno sono prevalenti negli sport altamente estetici, come il balletto o la ginnastica. Questi sono meno diffusi negli sport ad alto rischio e negli sport con la palla di squadra. I disturbi alimentari sono più diffusi negli atleti rispetto al pubblico in generale . Per le donne i disturbi alimentari sono molto diffusi negli sport estetici, nelle corse e negli sport motoristici e meno prevalenti negli sport con la palla di squadra. I disturbi alimentari sono più diffusi per gli uomini negli sport da combattimento e di contatto. [110] Ci sono comportamenti alimentari più problematici negli sport che pongono l’accento sulla magrezza e sulla dipendenza dal peso. [111] Ciò dimostra che i problemi di salute mentale sono fortemente correlati alle richieste che gli sport specifici impongono agli atleti coinvolti.

Mental Coach Sport –  Psicologia dell’esercizio

La psicologia dell’esercizio può essere definita come lo studio di problemi psicologici e teorie relative all’esercizio. [112] La psicologia dell’esercizio è una sottodisciplina all’interno del campo della psicologia ed è tipicamente raggruppata con la psicologia dello sport. Ad esempio, la Divisione 47 dell’APA riguarda l’esercizio e la psicologia dello sport, non solo l’uno o l’altro, mentre organizzazioni come l’AASP comprendono sia l’esercizio che la psicologia dello sport.

Il legame tra esercizio e psicologia è stato a lungo riconosciuto. Nel 1899, William James discusse l’importanza dell’esercizio, scrivendo che era necessario “fornire lo sfondo di sanità mentale, serenità … e renderci di buon umore e di facile approccio”. [113] Altri ricercatori hanno notato la connessione tra esercizio e depressione, concludendo che una moderata quantità di esercizio era più utile di nessun esercizio nel miglioramento dei sintomi. [114] Inoltre, soddisfare i requisiti di esercizio può anche aiutare ad alleviare i sintomi dei disturbi dell’evitamento e dell’ansia, fornendo anche una migliore qualità di vita per il paziente in termini di salute fisica. [115]

Come sottodisciplina, la quantità di ricerca sulla psicologia dell’esercizio è aumentata negli anni ’50 e ’60, portando a diverse presentazioni al secondo incontro della Società internazionale di psicologia dello sport nel 1968. [116] Nel corso degli anni ’70 e ’80, William Morgan ha scritto diversi pezzi sulla relazione tra esercizio e vari argomenti, come umore, [117] ansia, [118] e aderenza ai programmi di esercizio. [119] Morgan ha anche fondato APA Division 47 nel 1986. [120]

In quanto materia interdisciplinare, la psicologia dell’esercizio attinge a diversi campi scientifici, che vanno dalla psicologia alla fisiologia alle neuroscienze. I principali argomenti di studio sono il rapporto tra esercizio e salute mentale (es. stress, affettività, autostima), interventi che promuovono l’attività fisica, esplorazione dei modelli di esercizio in diverse popolazioni (es. anziani, obesi), teorie sul cambiamento del comportamento e problemi associati all’esercizio (p. es., lesioni, disturbi alimentari, dipendenza dall’esercizio). [121] [122]

Prove recenti suggeriscono anche che oltre alla salute mentale e al benessere, la pratica sportiva può migliorare le capacità cognitive generali. Quando richiede sufficienti richieste cognitive, l’attività fisica sembra essere un modo ottimale per migliorare la cognizione, forse in modo più efficiente rispetto all’allenamento cognitivo o al solo esercizio fisico [123]

Guarda anche

Mental Coach – Riferimenti

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  122. ^Buckworth , J. & Dishman, RK (2002). Psicologia dell’esercizio . Champaign, IL: Cinetica umana.
  123. ^Moreau, D.; Conway, ARA (2013). “Miglioramento cognitivo: una revisione comparativa dei programmi di preparazione atletica e informatizzata”. Rassegna Internazionale di Psicologia dello Sport e dell’Esercizio. 6 (1): 155–183. doi : 1080/1750984X.2012.758763 . S2CID 143479987 .

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Perchè un Mental Coach può esserti utile per dimagrire? Ne ho già parlato in questo articolo dedicato a quello che può fare il mental coaching per il dimagrimento. Qui voglio proporre alcune riflessioni e alcuni spunti di ricerca.

mental coaching fitness dimagrimentoIl Mental Coaching per dimagrire. Alcuni concetti fondamentali

  1. tutti “sappiamo” a livello razionale e conscio che è bene avere un peso forma ottimale, ma se fosse sufficiente “saperlo” non saremmo nemmeno qui a discutere. “Sapere” a livello concettuale qualcosa non equivale a farlo ed applicarlo praticamente, in ogni campo della vita
  2. esistono dei programmi mentali che lavorano in background, nel subconscio e nell’inconscio, che portano le persone ad avere un rapporto scorretto con il cibo e l’attività fisica. Esempi tipici sono le diete troppo rigorose che poi portano ad un rimbalzo e ad una ricrescita ancora maggiore, o le decisioni malsane di “ammazzarsi di ginnastica” improvvisamente con il risultato di trovarsi pieni di infiammazioni o peggio rompersi, per poi peggiorare subito dopo, e perdere anche quel briciolo di motivazione residua (“tanto non ha funzionato, cosa mi impegno a fare?”)
  3. Un Mental coach per dimagrire può essere utile. Soprattutto se ha una preparazione certificata come Mental Coach, ma anche vicina a quella del preparatore atletico, o un Diploma di Bodybuilding o Fitness, o è un Maestro di Arti Marziali, o ha praticato su se stesso quello che può insegnare agli altri, e a queste competenze unisce quella del coaching o del counseling. Risultano utili anche figure professionali come il medico e lo psicologo o psicoterapeuta che conoscano le tecniche di Mental Coaching.
  4. dimagrire non è il risultato primario e immediato cui punta un mental coach per dimagrire. Può sembrare un paradosso, ma il vero obiettivo da perseguire in un mental coaching per dimagrire è quello di avere uno stato di forma sano, sentirsi pieni di energie, trovare un equilibrio sano su se stessi e stare bene
  5. la migliore bilancia è lo specchio, ma esiste sia uno specchio fisico (il normale specchio) e uno specchio interiore che deforma l’immagine che abbiamo di noi stessi, a volte portandoci verso obiettivi malsani. Fare pulizia sul quadro di come vogliamo essere (stato Y o stato di destinazione) rispetto al come siamo ora (stato X o stato attuale) è una delle prime grandi e importanti azioni di pulizia mentale che pratichiamo nel Metodo HPM
  6. per ottenere risultati da un Mental Coach per dimagrire, è bene mettere in conto una serie di sessioni dedicate alle tecniche di rilassamento. Occorre imparare a rilassarsi perchè solo con il rilassamento si può ottenere uno stato mentale di benessere mentre uno stato di tensione mentale produce fame emotiva che si traduce molto spesso in fame di cibo. Un Mental coach per il dimagrimento può aiutarti a rilassare le tensioni mentali e corporee che provocano la fame emotiva.

Se ti interessa un consulto preliminare gratuito con uno dei nostri professionisti per valutare assieme un programma personalizzato, scrivici a questo form.

Mental Coach per dimagrire. I principi fondamentali per una buona gestione delle energie fisiche nel Metodo HPM

Copyright, fonte: dal libro “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani

Mental Coach per dimagrire. Libro Il Potenziale Umano

La crescita e coltivazione delle energie fisiche: lo stato organismico e bioenergetico, le sinergie mente-corpo

Non permettere al tuo corpo di divenire

la tomba della tua anima.

(Pitagora)

La prestazione umana (anche professionale, non solo sportiva) viene veicolata attraverso atti fisici.

Nella performance sportiva il buon funzionamento del corpo è un obiettivo persino scontato, ma nelle prestazioni manageriali, relazionali, o mentali, tale componente viene ampiamente trascurata.

Possiamo dire che ogni prestazione intellettuale, psichica, lavorativa o personale, poggia letteralmente su un substrato bioenergetico che la rende possibile. Come suggerisce Pitagora, il corpo può diventare tomba dello spirito o invece fornire ali su cui volare per andare avanti.

Seguendo la metafora fisica degli edifici, avere una ampia base d’ap­pog­gio è il requisito affinché gli strati superiori trovino un forte supporto e un solido basamento (grounding). Il grounding bioenergetico consiste quindi nella qualità, solidità e spessore della base di appoggio fisica e organismica che fa da supporto fisico, materiale, per le azioni umane e le attività mentali.

Una forte base bioenergetica consente alle energie mentali di trovare un hardware di supporto e poter trasformare un desiderio in azione concreta.

Per azione non si intende unicamente uno sforzo fisico-atletico di portata eccezionale: ogni atto umano, ogni suo funzionamento, compreso il pensiero, richiede il supporto dell’apparato biologico.

L’atto stesso del conversare, che appare così fisicamente facile, richiede l’attivazione del sistema respiratorio, visivo, muscolare, e di numerosi altri apparati, ma soprattutto di una mente lucida e ben funzionante. La respirazione utilizzata durante una conversazione può essere sbagliata e indurre affaticamento prematuro, ma può essere anche modificata per alimentare maggiormente lo scambio gassoso e incidere positivamente sugli stati emotivi che si correlano agli stili di respirazione. Il pensiero può essere affannoso a causa di stanchezza cronica, malattia, o intossicazione fisiologica.

Anche un semplice atto come il respirare (respirare durante una conversazione, durante una trattativa, durante una telefonata, durante una lite, durante un atto sportivo) può essere svolto in numerosi modi, alcuni dei quali positivi e altri deleteri o controproducenti.

Per alcuni atti manageriali, la componente della fisicità è più evidente. Una trasferta di lavoro all’estero comporta spostamenti, sollevamento di bagagli, camminate, a volte corse per raggiungere un treno o taxi, salite, discese, e una innumerevole serie di atti fisici che vengono quasi sempre banalizzati, dati per scontati. A pochi viene in mente il fatto che lavorare seriamente con concentrazione mentale elevata per 4, 6, 8 o 12 ore, è una performance notevole, impegnativa anche per l’organismo

La gestione corretta della fisicità correlata alla prestazione professionale può portare un manager al momento di una importante trattativa in eccellente stato di carica energetica, pronto per affrontare tranelli, trappole mentali, sfide negoziali, impegni mentali gravosi.

Al contrario, un manager potrà trovarsi in stato di completo affaticamento e scarica energetica, rendendolo pronto a cedere anticipatamente, ritirarsi dall’interazione, e meno capace di utilizzare a pieno i propri sistemi cognitivi, attentivi e decisionali. Le trappole, nei negoziati, sono spesso infide e richiedono il massimo delle energie attentive per non cadervi.

Questo vale non solo per i manager ma per tutti gli esseri viventi.

Ogni prestazione, anche intellettuale, ha una forte componente di fisicità e di supporto biologico. La mente funziona bene quando il corpo la sorregge.

Il buon funzionamento della stessa mente ha quindi forti connessioni e dipendenze con il funzionamento degli apparati biologici che la supportano.

Ci rendiamo conto di quanto sia importante il substrato bioenergetico soprattutto quando è ridotto o impoverito, es., non poter contare improvvisamente su una buona masticazione a causa di un problema di denti, o non riuscire a camminare bene per un problema articolare o un mal di schiena.

Chi vuole essere produttivo al massimo in un lavoro manageriale con un potente mal di testa in corso è il benvenuto nella stanza dell’impossibile.

Il substrato bioenergetico fornisce due tipi di supporto:

  • supporto attivo: l’azione diretta, l’intervento dell’apparato fisico al­l’in­ter­no della prestazione;
  • supporto passivo: il non-disturbo, il silenzio o quiete, la mancanza di in­ter­ferenza negativa verso la mente e l’azione.

Se prendiamo come performance manageriale e comunicativa una presentazione in pubblico, noteremo che il sistema respiratorio fornisce un contributo essenziale e diretto, consentendo di parlare con un tono di voce elevato anziché con un filo di voce.

Nella stessa performance, altri sistemi e sottosistemi (pensiamo ad esempio alle articolazioni, o al sistema digestivo) forniscono un supporto silente, passivo. È sufficiente che non “entrino in scena” arrecando disturbi. Possiamo dire che il loro contributo – durante la performance comunicativa – consiste prevalentemente nel funzionare bene in silenzio, o “starsene zitti” e non portare intralcio alla prestazione.

Come notiamo bene in un attore o in un docente, la scarsa condizione fisica può anche causare diminuzione dell’impatto comunicativo, impedendo alla persona di utilizzare a pieno il sistema espressivo non verbale

Per un manager che debba svolgere una vita attiva, l’atto lavorativo è anche un atto fisico, nel quale sono coinvolti innumerevoli sistemi sensoriali e biologici.

Un dolore alla schiena (lombalgia) può rendere la guida una tortura snervante e distruggere la pianificazione giornaliera e il morale, minando alla radice il desiderio di spostarsi o fare una visita in più ad un cliente.

Per un medico, la capacità di dare attenzione al malato e svolgere diagnosi dipendono anche dallo stato di forma fisica, che si riverbera sulla acutezza mentale, sulla prontezza di ragionamento e sulla lucidità. Un’interferenza come un mal di testa può creare seri disturbi fisiologici alla prestazione professionale, come quella di un avvocato o di un docente, le cui azioni sono apparentemente così poco fisiche.

Quando siamo privati di tale tranquillità di fondo e in background agiscono rumori psicologici, dolori fisici, malesseri, il substrato bioenergetico viene danneggiato, e la prestazione ne risente.

Altro caso di evidente connessione mente-corpo, in cui l’importanza del substrato bioenergetico diventa chiara, è la condizione di superlavoro, il senso di stanchezza generalizzato, la mancanza di riposo acuta e/o cronica.

In queste condizioni vediamo la mente perdere di lucidità, il ragionamento diviene più difficoltoso, al punto di perdere ogni affidabilità, sia in casi di vita quotidiana (giornate negative) o in eventi acuti, generando malattie psicosomatiche di apparati, che finiscono comunque per mettere in crisi l’intero sistema corpo-mente e la capacità decisionale.

Il training bioenergetico (attività di rafforzamento della componente bioenergetica) è efficace: non può intervenire sulla genetica umana, cambiare il colore dei capelli o degli occhi, ma può agire affinché ogni sistema biologico sia al massimo del potenziale e dia un contributo di forte grounding (basamento) alla prestazione.

Larga parte del raggiungimento del potenziale umano consiste nell’elimi­nazione di blocchi bioenergetici e di errori di lifestyle bioenergetico (stile di vita, attenzione allo stato corporeo che si desidera ottenere).

Esistono due tipi di lavoro con effetto sulle energie fisiche:

  1.  lavoro localizzato su distretti ed aree, es.: migliorare la flessibilità articolare, curare la forza muscolare, sfiammare un’articolazione, aumentare la capacità aerobica (lavoro sull’economia del distretto);
  2. lavoro generalizzato con benefici multipli, es.: approccio dietetico ottimizzato, stile di vita, qualità e quantità del riposo, per un lavoro sull’econo­mia corporea complessiva.

Ogni immissione di energie, intesa come miglioramento in un’area corporea, aumenta le energie sommatorie del sistema, sia quelle necessarie nell’imme­diato che le energie potenziali di riserva, utilizzabili in occasioni di emergenza.

Anche interventi apparentemente inutili per i più, es. aumentare l’elasti­cità della pelle, creano benefici, in quanto ogni organo o struttura fisica in buona condizione è una risorsa, mentre ogni organo o struttura fisica malata o non in buona condizione crea problemi, attivi o latenti.

Lo stesso vale per interventi di tipo generalizzato, come un approccio volto ad aumentare “fiato”, resistenza, e forza: oltre a dare un beneficio ad ogni atto quotidiano, non sappiamo mai se e quando ne avremmo davvero bisogno in casi di emergenza, e nel caso, meglio essere preparati.

Nel tragico evento terroristico delle due torri di New York (9/11) è appurato che diverse persone sopravvissute alle esplosioni iniziali, ma poco allenate, sedentarie, non sono poi riuscite a fuggire rapidamente dalle scale o scendere per tempo data la grande quantità di piani necessari per salvarsi. Le energie fisiche, per quelle persone, erano diventate un improvviso fattore di sopravvivenza.

La vita è piena di eventi imprevisti. Meglio quindi farsi trovare pronti per quanto possiamo, tenersi il più possibile forti, in salute, dinamici (condizione di Readiness, o “prontezza”, “approntamento”, “farsi trovare pronti”).

Con quanta perseveranza e determinazione applicare il training bioenergetico dipende dalla consapevolezza e motivazione di ciascuno.

In ogni caso, se non esiste la volontà e carica motivazionale di farlo, la presa in carico del proprio corpo, la cura dell’organismo, non diventano materia di lavoro, verranno trascurate.

L’invecchiamento anticipato parte dal trascurarsi.

Dobbiamo considerare – nel coaching – anche la necessità di creare forte consapevolezza della connessione tra energie mentali e fisiche, e stimolare la volontà di impegnarsi in un lavoro costruttivo e positivo per il corpo, indispensabile per generare ricadute positive a cascata, anche e soprattutto sul piano intellettuale e della qualità del pensiero.

Copyright, fonte: dal libro “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani

______________________

Mental Coach per dimagrire. I principi guida generali del raggiungimento di un peso ottimale

Perdita di peso

Ns. rielaborazione e traduzione da Wikipedia in Inglese

La perdita di peso , nel contesto della medicina, della salute o della forma fisica , si riferisce a una riduzione della massa corporea totale , mediante una perdita media di liquidi, grasso corporeo ( tessuto adiposo ) o massa magra (ovvero depositi minerali ossei, muscoli, tendine e altro tessuto connettivo). La perdita di peso può verificarsi involontariamente a causa della malnutrizione o di una malattia sottostante, o da uno sforzo cosciente per migliorare uno stato di sovrappeso o obesità reale o percepito . La perdita di peso “inspiegabile” che non è causata dalla riduzione dell’apporto calorico o dall’esercizio fisico è chiamata cachessia e può essere un sintomo di una grave condizione medica  per la quale è assolutamente necessario rivolgersi ad un medico. La perdita di peso intenzionale è comunemente indicata come  dimagrimento .

1.1. Perdere peso – la perdita di peso intenzionale

La perdita di peso intenzionale è la perdita di massa corporea totale come risultato degli sforzi per migliorare la forma fisica e la salute, o per cambiare aspetto attraverso il dimagrimento. La perdita di peso è il principale trattamento per l’obesità , [1] [2] [3] e vi sono prove concrete questo può prevenire la progressione da prediabete al diabete di tipo 2 con una perdita di peso del 7-10% e gestire la salute cardiometabolico per le persone diabetiche con una perdita di peso del 5-15%. [4]

La perdita di peso in individui in sovrappeso o obesi può ridurre i rischi per la salute, [5] aumentare la forma fisica, [6] e può ritardare l’insorgenza del diabete. [5] Potrebbe ridurre il dolore e aumentare il movimento nelle persone con osteoartrite del ginocchio. [6] La perdita di peso può portare a una riduzione dell’ipertensione (pressione alta), tuttavia non è chiaro se ciò riduca i danni correlati all’ipertensione. [5]  La perdita di peso si ottiene adottando uno stile di vita in cui si consumano meno calorie di quelle consumate. [7] La depressione, lo stress o la noia possono contribuire all’aumento di peso, [8] . Uno studio del 2010 ha scoperto che le persone a dieta che hanno dormito tutta la notte hanno perso più del doppio di grassi rispetto alle persone a dieta prive di sonno. [9] [10] Sebbene si sia ipotizzato che l’integrazione di vitamina D possa aiutare, gli studi non lo supportano. [11] La maggior parte delle persone a dieta riacquista peso a lungo termine. [12] Secondo il servizio sanitario nazionale del Regno Unito e le linee guida dietetiche per gli americani, coloro che raggiungono e gestiscono un peso sano lo fanno con maggior successo facendo attenzione a consumare calorie sufficienti per soddisfare i propri bisogni ed essendo fisicamente attivi. [13] [7]

Affinché la perdita di peso sia permanente, anche i cambiamenti nella dieta e nello stile di vita devono essere permanenti. [14] [15] [16] Ci sono prove che la consulenza o l’esercizio da soli non provocano la perdita di peso, mentre la dieta da sola provoca una significativa perdita di peso a lungo termine e una combinazione di dieta ed esercizio fisico fornisce i migliori risultati. [17] Anche i sostituti del pasto, l’ orlistat e gli interventi dietetici a bassissimo contenuto calorico producono una significativa perdita di peso. [18]

1.1.1. tecniche

Vedi anche: Gestione dell’obesità

I metodi di perdita di peso meno invadenti, e quelli più spesso raccomandati, sono gli adeguamenti ai modelli alimentari e l’aumento dell’attività fisica, generalmente sotto forma di esercizio. L’ Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda alle persone di combinare una riduzione degli alimenti trasformati ricchi di grassi saturi , zucchero e sale [19] e del contenuto calorico della dieta con un aumento dell’attività fisica. [20] L’automonitoraggio della dieta, dell’esercizio fisico e del peso sono strategie benefiche per la perdita di peso, [21] [22] in particolare all’inizio dei programmi di perdita di peso. [23] La ricerca indica che coloro che registrano i propri alimenti circa tre volte al giorno e circa 20 volte al mese hanno maggiori probabilità di ottenere una perdita di peso clinicamente significativa. [24]

Si raccomanda un aumento dell’apporto di fibre per regolare i movimenti intestinali . Altri metodi per perdere peso includono l’uso di farmaci e integratori che riducono l’ appetito , bloccano l’assorbimento dei grassi o riducono il volume dello stomaco. La chirurgia bariatrica può essere indicata nei casi di obesità grave. Due procedure chirurgiche bariatriche comuni sono il bypass gastrico e il bendaggio gastrico . [25] Entrambi possono essere efficaci nel limitare l’assunzione di energia alimentare riducendo le dimensioni dello stomaco, ma come con qualsiasi procedura chirurgica, entrambi comportano i propri rischi [26] che dovrebbero essere considerati in consultazione con un medico. Gli integratori alimentari , sebbene ampiamente utilizzati, non sono considerati un’opzione salutare per la perdita di peso. [27] Molti sono disponibili, ma pochissimi sono efficaci a lungo termine. [28]

Il bendaggio gastrico virtuale utilizza l’ ipnosi per far credere al cervello che lo stomaco sia più piccolo di quanto non sia in realtà e quindi ridurre la quantità di cibo ingerito. Questo porta come conseguenza la riduzione del peso. Questo metodo è integrato con il trattamento psicologico per la gestione dell’ansia e con l’ ipnopedia . Sono state condotte ricerche sull’uso dell’ipnosi come alternativa alla gestione del peso. [29] [30] [31] [32] Nel 1996, uno studio ha scoperto che la terapia cognitivo-comportamentale era più efficace per la riduzione del peso se rinforzata con l’ipnosi. [30] La terapia dell’accettazione e dell’impegno , un approccio consapevole alla perdita di peso, si è dimostrata utile. [33] Sono stati suggeriti anche farmaci a base di erbe; tuttavia, non ci sono prove evidenti che i medicinali a base di erbe siano efficaci. [34]

1.1.2. Industria della perdita di peso

C’è un mercato consistente per i prodotti che pretendono di rendere la perdita di peso più facile, veloce, più economica, più affidabile o meno dolorosa. Questi includono libri, DVD, CD, creme, lozioni, pillole, anelli e orecchini, bendaggi per il corpo, cinture per il corpo e altri materiali, centri fitness , cliniche, personal trainer , gruppi per la perdita di peso e prodotti alimentari e integratori . [35]

Nel 2008, negli Stati Uniti sono stati spesi annualmente tra i 33 e i 55 miliardi di dollari in prodotti e servizi per la perdita di peso, comprese procedure mediche e farmaci, con centri per la perdita di peso che hanno assorbito tra il 6 e il 12% della spesa annuale totale. Oltre $ 1,6 miliardi all’anno sono stati spesi in integratori per la perdita di peso. Circa il 70 per cento dei tentativi di dieta degli americani sono di natura di auto-aiuto . [36] [37]

In Europa occidentale, le vendite di prodotti per la perdita di peso, esclusi i farmaci da prescrizione, hanno superato 1,25 miliardi di euro (900 milioni di sterline/1.4 miliardi di dollari) nel 2009. [37]

La validità scientifica delle diete commerciali da parte delle organizzazioni commerciali per la gestione del peso varia ampiamente, essendo in precedenza non basata su prove, quindi ci sono solo prove limitate a sostegno del loro uso, a causa degli alti tassi di abbandono. [38] [39] [40] [41] [42] [43] Le diete commerciali comportano una modesta perdita di peso a lungo termine, con risultati simili indipendentemente dalla marca, [40] [42] [44] [45] e in modo simile alle diete non commerciali e alle cure standard. [38] [3] Programmi dietetici completi, che forniscono consulenza e obiettivi per l’apporto calorico, sono più efficienti della dieta senza guida (“auto-aiuto”), [38] [46] [45] sebbene le prove siano molto limitate. [43] Il National Institute for Health and Care Excellence ha ideato una serie di criteri essenziali che devono essere soddisfatti dalle organizzazioni commerciali per la gestione del peso da approvare. [41]

1.2. Miti da sfatare sulla perdita di peso

È stato dimostrato che alcune credenze popolari legate alla perdita di peso hanno un effetto minore sulla perdita di peso rispetto a quanto comunemente creduto o sono attivamente malsane. Secondo Harvard Health, l’idea che il tasso metabolico sia la “chiave per il peso” è “in parte verità e in parte mito” poiché mentre il metabolismo influisce sulla perdita di peso, le forze esterne come la dieta e l’esercizio fisico hanno lo stesso effetto. [61] Hanno anche commentato che l’idea di cambiare il proprio tasso di metabolismo è in discussione. [61] Anche i piani dietetici nelle riviste di fitness sono spesso ritenuti efficaci, ma possono effettivamente essere dannosi limitando l’assunzione giornaliera di calorie e sostanze nutritive importanti che possono essere dannose a seconda della persona e sono persino in grado di allontanare le persone dalla perdita di peso. [62]

1.3. Perdita di peso – Effetti sulla salute

Per ulteriori informazioni: Obesità § Effetti sulla salute  

L’obesità aumenta i rischi per la salute, tra cui diabete, cancro, malattie cardiovascolari, ipertensione e steatosi epatica non alcolica, solo per citarne alcuni. La riduzione dell’obesità riduce tali rischi. Una perdita di peso corporeo di 1 kg è stata associata a un calo della pressione sanguigna di circa 1 mm Hg. [63] La perdita di peso intenzionale è associata a miglioramenti delle prestazioni cognitive negli individui in sovrappeso e obesi. [64]

1.4. Guarda anche

1.5. Riferimenti

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    64. ^ Veronese, N; Facchini , S; Stubbs, B; Luchini , C; Solmi , M; Manzato , E; Sergio , G; Maggi, S; Cosco , T; Fontana, L (gennaio 2017). “La perdita di peso è associata a miglioramenti della funzione cognitiva tra le persone in sovrappeso e obese: una revisione sistematica e una meta-analisi” (PDF) . Recensioni di neuroscienze e biocomportamentali. 72 : 87-94. doi : 10.1016/j.neubiorev.2016.11.017 . PMID 27890688 . S2CID 207093523 .

Articolo per scopo divulgativo inerente il ruolo del Mental Coach per dimagrire. L’articolo non è da considerare come sostituto di alcuna terapia medica o psicologica. Consultare sempre il proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco o integratore. Non assumere mai alcuna sostanza acquistata da siti che fanno promesse di dimagrimento rapido.

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Mental Coaching Sportivo. La preparazione psicologica prima di una gara

Il testo offre un esempio di attività svolta da un Mental Coach per favorire il massimo rendimento negli sport da ring e nelle arti marziali, ma la procedura – in termini di struttura – è applicabile ad ogni sport

Copyright, capitolo di Daniele Trevisani pubblicato nel libro “Preparazione Atletica e Riabilitazione. Fondamenti del Movimento Umano, Scienza e traumatologia nello sport. Principi di trattamento riabilitativo”. A cura di Davide Carli e Silvia di Giacomo, CG Edizioni Medico Scientifiche, Torino. P. 369-372. Il Dott. Daniele Trevisani è uno dei coach italiani più famosi e uno dei formatori italiani più famosi in campo aziendale, sportivo e scientifico, essendo inoltre il formatore e coach che ha scritto più libri in Italia (vedi bibliografia nel sito)

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Fare Mental Coaching Sportivo. Come il Mental Coach può aiutare l’atleta a conoscere e gestire l’attivazione psicologica generata da una gara, distinguere l’attivazione positiva da quella negativa, e dirigerla verso i canali giusti

Che si tratti di arti marziali o sport da ring, di calcio, di pallavolo, di nuoto o qualsiasi altro sport, prima di una gara tutti vivono stati emotivi alterati. Si tratta di una forma di “attivazione” psicologica, a volte piena di tranelli che dobbiamo conoscere. Così come è importante per un coach evoluto saper fornire agli atleti strumenti per gestire le energie mentali.

L’attivazione psicologica può prendere due strade:

  • Attivazione positiva: vivere l’evento nei suoi lati più belli, sentendone soprattutto i lati positivi, il piacere dell’esperienza, il gusto della passione e dell’azione, il fluire delle propri energie vitali.
  • Attivazione negativa: l’evento si carica di ansia, tensione, distrugge le energie mentali, rende la persona incapace di esprimere liberamente se stessa, le sue potenzialità, e annienta di colpo tutta la sua preparazione.

Per tantissimi motivi, i praticanti sportivi professionisti nelle società occidentali vivono soprattutto nel secondo stato. Nessuno insegna veramente loro cosa fare, al di là del dare consigli derivanti dal buon senso. Un buon punto di partenza è iniziare a esaminare le credenze potenzianti e le credenze depotenzianti che si generano prima di una gara.

Le credenze potenzianti sottostanti l’attivazione positiva sono:

  • non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, che vinca o che perda il mio valore viene dal mio essere, dal mio allenamento, e non dal mio piazzamento
  • chi ha detto che non posso sbagliare? Faccio del mio meglio, ma io posso sbagliare come ogni essere umano
  • non devo far contenti gli altri, ma cercare le emozioni positive che questo evento può darmi
  • si vive una volta sola, e questa giornata è un inno alla vita, da gustare e gioire come tale.

Le credenze de-potenzianti che generano attivazione negativa sono:

  • devo assolutamente dimostrare che valgo
  • non posso permettermi di sbagliare, devo essere teso al massimo
  • gli altri saranno delusi se sbaglio e non posso deluderli
  • da questa giornata dipende tutto.

Vi sono tecniche applicabili per aumentare le energie positive nel pre-gara. Ne citiamo una che tutti possono praticare.

Esercizio di visualizzazione (visual imagery) pre-gara

La tecnica consiste nella visualizzazione positiva: ogni giorno (per circa 20 giorni), per 30 minuti, occorre creare uno “spazio mentale vuoto” nel quale ricercare la condizione migliore. Se ci alleniamo ogni giorno per il corpo, lo stesso dobbiamo fare per la mente.

Occorre distendersi su un divano, o su un letto con doppio cuscino per evitare eventuali capogiri dovuti al fatto di avere la testa troppo bassa. La persona deve sentire di avere sempre la padronanza della situazione e la massima libertà.

Occorre inoltre coprirsi in caso di climi freddi o freschi, e non avere luci forti sugli occhi. L’esercizio di visualizzazione va svolto ad occhi chiusi. Occorre inoltre una musica di sottofondo rilassante (es, musiche Reiki, o altre musiche sinfoniche, orientali, o classiche, niente di “agitato”).

  1. Nella prima fase occorre concentrarsi solo sul respiro, respirare lentamente e profondamente, senza troppo sforzo.
  2. Nella seconda fase (derivante dal Training Autogeno) si avvia la pratica delle ripetizioni mentali: occorre ripetere mentalmente e molto lentamente la frase “il mio corpo è pesante (5 volte), e io sono calmo, tranquillo, sereno. Il mio corpo è pesante, e io sto bene”. Vi sono numerose varianti a queste frasi, ma l’essenziale è che siano frasi positive, sul “sentirsi bene” nel presente e non nel futuro (evitare di dire, ad esempio, “ed io starò bene”, ma dire “e io sto bene”).
  3. Fase di visualizzazione positiva: vedersi mentalmente mentre ci si prepara negli spogliatoi, mentre si viaggia verso la destinazione, mentre ci si riscalda, mentre si combatte, e vedersi in tutte queste fasi esattamente come dovremmo essere: felici, rilassati, appagati di quello che stiamo facendo senza nessuna ossessione per il risultato, ma solo sentire il piacere di quello che stiamo vivendo.
  4. Vedersi nel combattimento o in azione, vedere i colpi fluire, vedersi padroni del proprio corpo e della situazione, vedersi al meglio di come possiamo essere. Nelle forme, vedersi muovere esattamente come vorremmo, vedere il proprio corpo che fluisce nel movimento, alternando velocità e rallentamento, pienamente padroni. Tutto ciò permetterà di aumentare la coordinazione e la determinazione con cui si eseguono le tecniche da combattimento, aumentandone così l’efficacia; inoltre anche la scelta tattica risulterà migliore e quindi verranno create le condizioni più favorevoli per il raggiungimento della vittoria.
  5. Fase di meditazione o “raffreddamento”: fermare i pensieri consapevoli, immaginare un luogo della natura che amiamo, lasciare che la mente vaghi, lasciare che i pensieri vadano e vengano, lasciare che i pensieri si susseguano liberamente, sino ad arrivare ad un sentimento di rilassamento (in genere, arriva dopo alcune sessioni).
  6. Fase di ripresa: muovere lentamente mani e piedi, stirarsi ad occhi chiusi, rialzarsi lentamente, stirarsi ancora, riprendere a muoversi lentamente, alzarsi lentamente dopo essersi stirati.

Questa sequenza è una delle numerose opzioni che utilizzo nei coaching di training mentale e coaching agonistico. Ve ne sono molte altre che prevedono in addizione azioni fisiche che pratico sulla persona – compressioni, trazioni, e altre tecniche derivanti dalla psicologia organismica – che non possono essere facilmente prescritte ma vanno realizzate ad-hoc, di volta in volta, in base allo stato dell’atleta.

Esponiamo di seguito un esempio della tecnica utilizzata in uno degli incontri preparatori diversi campioni che ho allenato nel training mentale. Le tecniche esposte sono solo indicative e non seguono esattamente le verbalizzazioni date all’atleta, vengono offerte solo come esempio.

Inizio della procedura

Adesso inizieremo l’esercizio, sentiti libero di muoverti in qualsiasi momento, di fare quello che ti senti e prenderti questi minuti per te stesso e per potenziare le tue energie … Chiudi gli occhi, sentiti rilassato, senti ogni tuo muscolo abbandonato … la testa e i muscoli della fronte, il collo, le braccia, la schiena… l’addome, le gambe, le caviglie e i piedi …  (ogni zona viene richiamata molto lentamente, senza fretta) … fai un buon respiro e preparati a visualizzarti mentre ti prepari ad una gara o ad un allenamento.

Durante l’esercizio, ascolta le parole senza nessun obbligo, sentiti libero di riaprire gli occhi in qualsiasi momento, libero completamente, anche di interrompere l’esercizio, di riaprirli per poi richiuderli … non hai alcun obbligo di ascoltare, lascia semplicemente che le parole scorrano e la tua mente le colga senza sforzo alcuno … il senso di queste parole entrerà comunque … consideralo un momento per te, un momento prezioso che ti prendi per te … una riflessione, e nient’altro …

(ogni frase viene pronunciata molto lentamente, con musica di sottofondo accuratamente selezionata dal Mental Trainer. L’utilizzo di musiche sbagliate può completamente annullare gli effetti)

Ora, immagina di essere nel giorno dell’incontro … ti alzi la mattina e senti una sensazione di benessere, di pienezza, di gioia … Immaginati mentre ti svegli e decidi di rimanere ancora un po’ disteso, per assaporare questa sensazione … e ora ti vedi durante la giornata della gara …. tranquillo, riposato, sereno ….

Siamo al momento della preparazione prima della gara, sei negli spogliatoi … vedi la fase della bendatura e senti un’energia positiva crescere dentro … ad ogni giro della benda … ti senti calmo e forte, niente può disturbarti … sei assolutamente concentrato, tranquillo, focalizzato …

Immagina adesso di vederti durante l’incontro, immagina che l’inizio del tuo incontro sia un film … e adesso vedi questo film in bianco e nero, immagina che il film sia in bianco e nero … guardati mentre ti muovi nel peggiore dei modi, ti senti goffo, fai degli errori, ti senti poco concentrato … focalizzati su questo film in bianco e nero, e guardalo mentre si svolge, come se tu fossi solo uno spettatore esterno del film … ti vedi e non ti piaci …

Adesso immagina che il film sia una proiezione su uno schermo o una finestra del computer … la finestra si rimpicciolisce … va in alto, a destra, si fa sempre più piccola mentre il film continua … e mentre si fa più piccola e si sposta in alto a destra … si sgrana … diventa come polvere … il film si frantuma in tanti pezzettini che volano via … vanno via in alto a destra ed escono dallo schermo ….

Ora rimane solo uno schermo bianco …. Nessun film, e tu osservi questo schermo sereno …

Respira lentamente mentre l’immagine esce di scena e si frantuma in tanti piccoli pezzetti e volano via ….

Ora lo schermo inizia ad animarsi, e stavolta il film è a colori, ci sei tu, vedi i tuoi occhi aperti, diretti, determinati … vedi energia nei tuoi occhi, il tuo corpo è forte, la tua mente è lucida, sei pienamente padrone della situazione e non vedi l’ora che inizi l’incontro …

L’incontro inizia e ti vedi muovere con assoluta padronanza del tuo corpo…. L’avversario tira colpi, ci prova ma non ci riesce … tu li vedi e li schivi o li pari e l’avversario si sente impotente … in questo film a colori ti senti pieno di energia … veloce …  riesci a prevedere ogni singola mossa … e adesso vedi che l’avversario si muove come al rallentatore … mentre tu lo osservi e lo studi… poi decidi di affondare alcuni colpi … li vedi potenti, decisivi, a bersaglio … ti senti nel pieno delle tue forze, i tuoi colpi sono potenti … vedi l’avversario arretrare, chiudersi, girarsi … mentre avanzi …  senti chiaramente che sei tu a decidere come deve andare l’incontro … vediti completamente padrone, i tuoi occhi aperti, lucidi, la tua mente concentrata, il tuo sguardo come un raggio laser, percepisci ogni movimento, anticipi ogni mossa …

… la ripetizione della alternanza tra visualizzazione negativa e positiva viene ripetuta diverse volte, mentre il Mental Trainer osserva la presenza di segnali di distensione nella respirazione diaframmatica dell’atleta e altri segnali specifici

Fase finale dell’esercizio

Ed ora  in scena nuovamente  l’immagine a colori … e ti vedi esattamente come vuoi … ti vedi sicuro, tranquillo, determinato …. Niente ti sfugge … riesci a percepire ogni cosa … i tuoi colpi sono forti e potenti, il tuo sguardo determinato, lucido … come quello di un lupo che osserva la preda…  e quando azzanna colpisce esattamente dove vuole, senza scampo … (fase archetipica)… vedi chiaramente i tuoi canini esposti, fondi l’immagine mentale di te con quella di un lupo…

Poi ti vedi alla fine dell’incontro, soddisfatto di come l’hai condotto … di come ti sei sentito … provi gioia … il verdetto non ti interessa nemmeno … saluti il tuo avversario che ti ha permesso di fare questo viaggio … un viaggio che è soprattutto dentro di te …. Sai che questa è solo una tappa di un lungo viaggio … dove vuoi gustarti ogni istante, ogni allenamento, come qualcosa di sacro … di potente, di immenso… non hai nessuna fretta di arrivare alla fine…. Perché il viaggio in sé ha per te un valore

Tecniche principali utilizzate e mixate nella traccia:

  • Psicologia degli archetipi
  • Terapia organismica
  • Bioenergetica

Come il Mental Coach può aiutare l’agonista a capire e dominare la tensione psicologica pre-gara

Al di la della tecnica che useremo, dobbiamo capire la radice del problema: la generazione dell’ansia e la sua gestione, la sua rimozione per dare spazio alle energie positive.

L’ansia, uno dei mali più drammatici della società contemporanea, è stret­tamente correlata allo stress.

L’ansia è – nella nostra visione – il prodotto di un incremento di attivazione mentale (arousal) mixato ad emozioni negative (paura, angoscia, timore, apprensione). La sola attivazione mentale, di per se positiva, acquisisce nell’ansia sfumature negative e innesca un dialogo interiore tutto centrato sugli eventi negativi, producendo un “sequestro emotivo” della persona.

L’ansia può essere uno stato permanente o prodursi in relazione ad alcuni eventi scatenanti o trigger (eventi che l’individuo vede come problematici, es, parlare in pubblico, stare in situazioni pubbliche, o prendere un aereo, una galleria, o in ambiti sociali e nella vita di relazione).

Alcuni autori erroneamente espongono il concetto di “ansia positiva”, intesa come fonte di energie. In realtà è corretto trattare come fenomeno ipoteticamente positivo unicamente l’arousal (aumento dell’attivazione mentale), mentre l’ansia – espressa come un correlato tra attivazione ed emozioni negative – porta con sé numerosi rischi dal punto di vista psicoenergetico.

Si distingue nella letteratura tra:

  • ansia di stato (collegata ed eventi specifici, es., prendere l’ascensore), e
  • ansia di tratto (componente ansiosa più permanente, insita nella personalità dell’individuo, con componenti che possono essere sia di derivazione genetica che apprese durante la vita).

Il training psicoenergetico adeguato consiste in diverse linee di attacco:

  • eliminare l’arousal connesso agli eventi scatenanti o trigger, tramite tecniche di rilassamento, refraiming cognitivo o ristrutturazione cognitiva; eliminare l’ansia situazionale nei contesti precisi in cui si presenta (es., prima di una lezione, prima di un discorso pubblico);
  • associare gli eventi scatenanti o trigger ad emozioni positive, con una ristrutturazione cognitiva profonda, es. trasformare l’ansia da lezione in gioia per l’essere protagonista di una relazione d’aiuto, gioia del dare e dell’aiutare il prossimo a capire o a crescere; questo richiede smontare la componente competitiva insita nella prestazione didattica (io contro loro) e sostituirla con la componente della relazione di aiuto (io per loro);
  • affrontare la componente ansiosa della personalità e quella appresa (ansia di tratto). Questo può richiedere di andare alla ricerca del disagio trans-generazionale (assorbimento di ansia dai genitori e altri referenti importanti nel passato della persona) e degli schemi mentali appresi che la producono e mantengono in vita. Quando sono stati appresi? Da chi? Come rimangono attivi? Quali relazioni personali e culturali la mantengono elevata? Quali abitudini dobbiamo sradicare? Quali inserire? Un lavoro profondo richiede anche la ricerca dei messaggi genitoriali o sociali assimilati che la alimentano (es.: devi riuscire a qualsiasi costo), delle credenze disfunzionali che vivono nella mente dell’individuo, e come virus mentali la danneggiano, dei prototipi cognitivi personali (relazioni tra valori, credenze, atteggiamenti) che la nutrono (es.: devi sempre essere perfetto altrimenti non vali)

In sintesi, possiamo dire che il Training Mentale è una tecnica per potenziare la crescita umana, il Potenziale Umano dell’agonista[1], al di la dello specifico risultato ottenuto in un incontro.

Le tecniche del Potenziale Umano sono spesso decisive nel creare un vantaggio competitivo, ma ancora di più per aiutare l’atleta a trovare equilibri psicologici ed emotivi, generare energie positive in sé e nel proprio team. Secondo la filosofia del Potenziale Umano che ho sviluppato, migliorare la persona, la sua maturità e la sua crescita assume un valore assolutamente superiore al migliorare unicamente l’atleta.

La traiettoria complessiva di crescita personale porta inevitabilmente con sé risultati positivi nella vita così come nella pratica sportiva.

Dott. Daniele Trevisani

Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani (www.danieletrevisani.com), Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching (www.studiotrevisani.it) insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione nel 1990, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali formatori italiani nella formazione risorse umane, formazione formatori, coaching, formazione di manager, di istruttori e trainer.

Copyright, capitolo di Daniele Trevisani pubblicato nel libro “Preparazione Atletica e Riabilitazione. Fondamenti del Movimento Umano, Scienza e traumatologia nello sport. Principi di trattamento riabilitativo”. A cura di Davide Carli e Silvia di Giacomo, CG Edizioni Medico Scientifiche, Torino. P. 369-372

[1] Per approfondimenti, vedi il volume: Trevisani, Daniele (2009), Il Potenziale Umano, Franco Angeli editore, Milano.

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Certificazione per il Coaching – Il metodo HPM (Human Potential Modeling)

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Tra i Metodi di Coaching, il Metodo HPM si distingue per un approccio sia scientifico che pragmatico (operativo), descritto in un’ampia letteratura, sotto riportata.

Come si ottiene la Certificazione per il Metodo di Coaching HPM

  • 100 crediti per il diploma di Certificazione
  • 1 credito HPM per ogni ora di formazione, counseling o coaching svolte effettivamente, o altre indicazioni date dall’autore
  • Vincolo di svolgere almeno 6 sessioni di coaching individuali da 2h ciascuno (2 crediti per ora, per un totale di 12 crediti formativi)

Conoscenze e capacità attese

  • Conoscenza del modello piramidale HPM
  • Conoscenza dei Principi del Potenziale Umano
  • Competenza d’uso della Piramide dei Livelli di Ascolto – Ascolto attivo ed Empatia
  • Conoscenza del modello “4 Distances Model” e capacità di applicazione per svolgere analisi comunicative
  • Capacità di utilizzare le tecniche di elicitazione emozionale metodo HPM (utilizzando l’elenco delle emozioni) e svolgere esercizi centrati sulle emozioni
  • Tecniche di Analisi della Conversazione (Conversation Analysis)
  • Conoscenza e capacità di applicazione del metodo T-Chart per inquadrare sia eventi passati che goals e obiettivi futuri
  • Capacità di svolgere sessioni di Training Mentale basate sul Metodo HPM
  • Utilizzo della tecnica delle “Frasi Stimolo” e osservazione delle risonsanze e feedback
  • Capacità di realizzare progetti di Personal Coaching, Life Coaching o Business Coaching, attingendo alle variabili del Metodo HPM

Bibliografia del Metodo di Coaching HPM

Libro di testo obbligatorio

libro Il Potenziale Umano - tecniche di coaching

  • Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2TUjHNn

3 libri a scelta tra i seguenti:

psicologia della libertà - liberare le potenzialità delle persone

  • Regie di cambiamento. Approcci integrati alle risorse umane, allo sviluppo personale e organizzativo e al coaching, Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/38DPXIx
  • Personal energy. Una mappa per potenziare le proprie energie mentali. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2RR98b9
  • Self-power. Psicologia della motivazione e della performance. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/38ET3ft
  • Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2tHLoyn
  • Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli, Milano. https://amzn.to/2RRnl7T
  • Ascolto attivo ed empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Franco Angeli, Milano https://amzn.to/38QL2o3
  • Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone. Roma, Mediterranee. https://amzn.to/2TYEmje
  • Parliamoci chiaro. Il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva. Verona, Gribaudo-Feltrinelli. https://amzn.to/3aSZ0HM
  • Neotropia. La scienza del nuovo. (in fase di pubblicazione)

Destinatari. Chi può chiedere la partecipazione al Percorso di Accreditamento per il Coaching HPM?

  • Persone interessate ad acquisire competenze specifiche nel Coaching
  • Diplomati scuola secondaria con interesse per la Crescita Personale
  • Laureati
  • Coach
  • Psicologi
  • Psicoterapeuti
  • Counselor
  • Manager e leader
  • Imprenditori e professionisti
  • Operatori di relazioni d’aiuto
  • Operatori sanitari e medici
  • Professionisti della comunicazione

La Certificazione del Metodo di Coaching HPM è riconosciuta da APIC (Associazione Professionisti Italiani Coaching)

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Per chi vuole approfondire: Alcune riflessioni sul Metodo HPM, tratte dalla letteratura

Riflessioni sul Metodo di Coaching HPM, dal testo “Self Power”

Il sentimento e senso della missione, i valori personali, e la volontà, rimangono astratti finché non vengono concretizzati. Essi richiedono un passaggio delicato: portare la volontà entro progetti di sviluppo concreti (capacità di “canalizzazione”). Ma non solo: per concretizzare servono competenze (saper fare) ed energie, le forze che ci permettono di agire.

Quando manca anche una sola delle tre componenti (energie, competenze, valori), l’individuo entra in crisi, smette di funzionare in modo ottimale, “perde colpi”, non riesce a raggiungere i propri obiettivi, o anche semplicemente a condurre la vita che vorrebbe. Si cade nella perdita di significato e di senso.

Esiste sempre un tratto eroico nella vita di ciascuno. Perderne il senso significa uccidere la vita stessa. Il senso di una vita non viene sempre e solo dalla capacità di accumulare, ma nel contributo ad un sogno o ad una causa.

Il sogno di ciò che potrebbe essere una razza umana felice e un pianeta dove regna la pace e il benessere per tutte le creature deve essere il motore più profondo della motivazione.

Non serve cercare la motivazione in ciò che ancora non abbiamo. Basterebbe farlo come ringraziamento per chi ci ha preceduto. Pensare al fatto che noi oggi esistiamo, e siamo liberi di parlare, perché migliaia di persone hanno lottato per rendere possibile la continuazione della razza umana, e hanno lottato per la libertà, anche a costo della vita.

I nostri genitori hanno lottato perché noi arrivassimo, i nostri nonni, i nostri bisnonni, tutti hanno superato difficili prove per far si che noi oggi esistiamo. E ogni frutto della conoscenza umana è la somma degli sforzi di mille antenati.

E allora tu a cosa dedichi la tua vita?

 

Cento volte al giorno ricordo a me stesso che la mia vita interiore e

esteriore sono basate sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti, e che io devo sforzarmi al massimo per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto.

Albert Einstein

 

La mancanza di voglia di dare un contributo, di partecipare ad un sogno e missione genera anche crisi personali e aziendali, stati depressivi, perdita di interessi o di volontà. In questa condizione ogni attività diventa fatica e sforzo, non ci si sente adeguati, si subisce lo stress, è difficile reagire.

Quando invece i tre fattori (energie, competenze, direzionalità) sono ben funzionanti, abbiamo la netta sensazione di procedere, di avanzare, ci sentiamo forti, riusciamo a produrre soddisfazione per noi stessi e per chi ci è vicino, la vita cambia colore. Non abbiamo paura delle sfide, ci sentiamo vivi, abbiamo voglia di fare. Sentiamo finalmente la vita pulsare forte e il soffio dei venti.

Possiamo addirittura vivere e sperimentare lo “stato di flusso” o flow, la sensazione di benessere, totale coinvolgimento, immersività positiva nelle esperienze accompagnata a sensazioni piacevoli, stimolanti

Sentiamo il gusto della vita, il fluire delle energie fisiche e mentali, entriamo in relazione con gli altri con piacere e con sicurezza, guardiamo al futuro con speranza.

Lavorare e potenziare questi tre fattori è quindi uno scopo nobile e produttivo. Tuttavia serve un metodo scientifico, non possiamo affidarci al caso o all’improvvisazione.

Lo schema a sei celle del metodo HPM espone un possibile schema di riferimento. Il lavoro sulle sei variabili primarie permette di amplificare il potenziale personale, conseguire performance, ricercare un funzionamento ottimale (Optimal Functioning), stimolare un ricentraggio delle proprie attività, degli stili di vita e di relazione, dello stile di pensiero e di azione.

Schema visivo del Metodo di Coaching HPM

Ciascuno di questi macrouniversi contiene intere costellazioni, sistemi e  mondi da esplorare.

Trovando i giusti livelli di attenzione, sapendo dove è possibile intervenire,  lo sviluppo personale diventa un fatto perseguibile, non più solo un sogno o un desiderio.

Si è trattato e ancora si tratta di un “viaggio” di scoperta ed analisi, in un campo di studi sterminato.

Trattando un tema di frontiera, ampio, multidisciplinare, le fonti devono necessariamente essere altrettanto variegate. Ogni singola esperienza, di ogni uomo, è fonte di conoscenza.

Ogni pensatore del passato o del presente può darci un contributo. Ogni singola anima può contenere spirito vitale, e portare contributi.

 

Sei miliardi di persone al mondo, 6 miliardi di anime, ma a volte ne basta 1 sola.

Dal film: “One tree hill”

 

Un viaggio che riguarda anche te

Man mano che gli studi aumentano e l’analisi di casi concreti sul tema delle performance avanza, si fa più forte l’evidenza che il “viaggio” nella psicologia delle performance non riguarda solo le élite, i campioni, le aziende leader, i manager di alto livello, ma ha implicazioni in ogni processo di crescita della persona, in ogni attività umana. La performance comprende una sfida piccola o grande, sia sportiva che manageriale, o di vita, e in ogni forma di scoperta o avventura umana. Per cui, che tu sia un campione o ti stia addentrando in un nuovo ramo della vita, ti riguarda.

I suggerimenti degli esperti e dei praticanti, in ogni campo, se osservati bene e ripresi nella vita quotidiana, possono insegnare molto anche fuori dalle competizioni. Ci insegnano un approccio che va ben fuori dalle gare o degli impegni massimali e tocca la vita stessa.

È utile saper “estrarre” le conoscenze, farne un distillato, ed utilizzare queste pozioni alchemiche ovunque siano utili e produttive. Le indicazioni che arrivano da una certa disciplina possono andare ben oltre la fonte originaria, e dobbiamo chiederci come renderle utili e produttive anche in altri campi.

Ad esempio, se prendiamo lo sport della corsa di resistenza, e riusciamo a chiarirne alcune dinamiche psicologiche, possiamo applicarne il distillato anche ad altre aree che richiedono resistenza, come il lavoro manageriale, o l’essere genitori.

In campo atletico, Massini, ad esempio, osserva come nella preparazione dei corridori esista un training psicologico, un allenamento che aiuti a saper perseverare, tenere il ritmo e non mollare durante la propria preparazione[1]. La dottrina militare, similmente parla del Battle Rythm come una cadenza di attività indispensabili per tenere sotto pressione il nemico.

In sostanza, saper gestire una fase di stress anziché venirne schiacciati.

Per l’atleta vengono predisposte fasi di allenamento che cercano di far crescere le persone su questo piano.

Se prendiamo altre discipline, come le arti marziali, possiamo ricavarne molto: la sacralità di un allenamento al di la del fattore fisico, il bisogno di condurre uno stile di vita coerente con i propri obiettivi, la necessità di avere test di realtà (combattimenti realistici), sapere affrontare la propria preparazione con un lavoro variegato, variarne le modalità e le intensità, ma soprattutto trovare una soddisfazione intrinseca in ogni allenamento.

Viene da chiedersi quanta utilità potrebbe esserci nell’applicare queste ed altre tecniche di coaching anche nelle aziende. E non solo, quanto sia veramente indispensabile allenare e coltivare le capacità di apprendere, in ogni persona, anche e soprattutto fuori dallo sport, dalla tenera età in avanti.

Tra le diverse discipline che si occupano di crescita e sviluppo, le contaminazioni possibili sono molte, e non vanno solo dallo sport verso le imprese, ma possono anche compiere il viaggio inverso. Ad esempio, le tecniche proposte dalla formazione di tipo esperienziale (Experiential Learning) offrono eccezionali strumenti per rendere un allenamento sportivo più coinvolgente e produttivo, e per creare atleti e praticanti più consapevoli e motivati.

Una delle tecniche di base dell’Experiential Learning aziendale (la formazione aziendale di tipo attivo ed esperienziale) è data dal  ciclo briefingattivitàdebriefing, il che significa:

Spiego cosa andremo a fare e perché, su quali aree di capacità andremo a lavorare oggi.

Lavoriamo e ci alleniamo.

Dopo aver lavorato, riflettiamo sull’esperienza appena svolta, sulle difficoltà incontrate, sugli insegnamenti che ho tratto oggi, su quello che non è andato bene, su cosa invece ha funzionato ed è stato utile.

Si tratta di un ciclo basilare in tre fasi, che potrebbe essere utilizzato in numerosissime attività sportive, soprattutto nei settori giovanili, con un enorme beneficio. Purtroppo, questo succede molto raramente.

I diversi mondi delle performance – sport, management, scuola/università, forze di sicurezza, ricerca – raramente dialogano tra loro e si scambiano esperienze di successo.

Quando il dialogo si interrompe, quando si crea stasi, vi sono solo due possibilità: una positiva, la meditazione o riflessione positiva, ed una negativa, la depressione. In questo senso dobbiamo ricordare che il semplice fatto di essere impegnati in un percorso di miglioramento è di valore in quanto azione positiva.

 

L’uomo è nato per l’azione,

come il fuoco tende verso l’alto e la pietra verso il basso.

Non essere occupato e non esistere è per l’uomo la stessa cosa.

Voltaire

Riflessioni sul Metodo di Coaching HPM, dal testo “Psicologia della Libertà”

I Gradi della libertà

Ho potuto analizzare in vari libri il sistema HPM (Human Potential Modeling: dare forma al Potenziale Umano) che fa da base al mio approccio al coaching e al counseling,[2] dove ho distinto varie fasi, che qui collegheremo al concetto di libertà.

Libertà del corpo (area bioenergetica)

Con il corpo si fanno i conti solo quando va male, si ammala, o una parte di esso smette di funzionare bene. Cambiare la cultura del corpo per manager è fondamentale, per lavorare meglio, per vivere meglio, per essere migliori

La cultura dell’abitare in un corpo cui dai “attenzione” è stata persa man mano che il lavoro si è spostato sul piano intellettuale. Si crede, erroneamente, che un compito come essere manager sia un compito della mente, dimenticando che è un compito ampiamente dipendente dalle energie corporee a disposizione. Provate a dirigere con attenzione una riunione avendo mal di testa, e capirete immediatamente quanto questo sia vero. Vi è poi un altro capitolo, quello dell’effetto che ha un corpo forte e sano sull’auto-immagine. L’assertività e la pacatezza di un corpo sano e forte sono un connubio assoluto. La malattia o un corpo debole portano sempre con sè anche disturbi dell’umore, sino a vere e proprie distorsioni della personalità

 

La libertà del corpo è qualcosa che si conquista. Persino imparare a camminare, o a mangiare da soli, è una conquista e deve essere letteralmente “imparata”.

Se poi vogliamo essere liberi di correre o fare sport impegnativi, allora è davvero il caso che per ottenere questa libertà, mettiamo il corpo, il nostro corpo, al centro di un serio piano di allenamento, alimentazione, recupero, e lo trattiamo come macchina delicata, evitando di romperlo.

Qui diventa fondamentale distinguere tra stimoli allenanti (un buon allenamento, anche duro, e progressivamente impegnativo, fa bene) e stress inutili (intasarsi di smog, di stress relazionale, di climi tossici, non fa bene, mai).

La libertà corporea è condizionata dalle nostre credenze e abitudini sul funzionamento del corpo e del rapporto corpo-mente. Questo sfondo di conoscenze è spesso viziato da enormità di errori e informazioni dissonanti assorbite dalle fonti più disparate, riviste, media, amici, parenti.

Rispetto al corpo, esiste ogni tipo di atteggiamento e il suo contrario, per cui andiamo dai vegani che rifiutano ogni fonte di cibo legata agli animali (definendo il latte “sangue bianco”), ai fan delle proteine ad ogni pasto (mangio ogni cosa che abbia due occhi e un naso), dai fautori dello yoga del respiro ai praticanti di Mixed Martial Arts e dell’allenamento estremo. E non sto giudicando queste discipline, ne pratico parecchie. Ma è bene essere coscienti di cosa si fa con il proprio corpo e di quali effetti ne verranno.

Per cui, spendiamo tempo a curare la nostra macchina corporea, alleniamola, curiamola, diamogli attenzione. Ci ripagherà!

Mai dare per scontato niente. Un buon coach, deve verificare eventuali squilibri sul piano corporeo e biologico che impediscono all’individuo di avere un corpo libero, flessibile, sano, e uno stile di vita in cui il corpo va usato, gli va fatta manutenzione, va curato, e non solo abusato.

La libertà è anche alzarsi sulle proprie gambe e avere un corpo che ti porti dove vuoi e non ti faccia da ostacolo o palla al piede. E per quanto la vecchiaia, gli handicap, le malattie, non aiutino, l’attenzione al corpo e il lavoro allenante ha sempre una sua dignità, in qualsiasi condizione si sia.

Libertà mentale (psicoenergetica)

La libertà psicoenergetica riguarda il pieno possesso delle nostre energie mentali e facoltà mentali. Quali facoltà? Ne cito solo alcune tra le migliaia individuabili:

resilienza psicologica e resistenza allo stress;

forza emotiva e connessione alla fragilità emotiva;

  • capacità di percezione;
  • capacità propriocettive (percezione dei propri stati interni);
  • capacità di analisi;
  • capacità di isolamento mentale (concentrazione focalizzata);
  • capacità di concentrazione sul task/compito;
  • capacità di focalizzazione;
  • capacità di ricentrare le energie mentali;
  • capacità di rilassamento;
  • capacità di meditazione;
  • capacità emozionali (intelligenza emotiva);
  • capacità di distanziare l’ansia;
  • capacità relazionali (es.: empatiche e assertive).

Quando siamo in pieno possesso della motivazione, della volontà, dell’attenzione, delle facoltà di percezione, siamo molto più pronti ad essere liberi o a diventarlo. Siamo in grado di recepire i segnali corporei, e le atmosfere umane.

Siamo più in grado di capire cosa ci nutre, cosa ci intossica, e intervenire.

Il lavoro comprende il conoscere come funziona la propria motivazione ed energie mentali interiori; tocca la libertà dall’ansia, dalle paure immotivate e inutili.

Se non impariamo a filtrare i messaggi in ingresso, ad ancorarci a facoltà mentali con buona capacità di accedervi quando lo vogliamo, rischiamo di venire strattonati da ogni possibile persona che vuole influenzarci, vittime di ogni possibile gruppo o messaggio, sino ad ingolfare la mente ed entrare in dissonanza totale.

Libertà dalle “Emozioni parassite” e capacità di attivare una “Ginnastica delle Emozioni”

Lo scopo del metodo HPM sull’area psicoenergetica è che le emozioni siano vissute in armonia con i propri bisogni e desideri, e soprattutto che possano esserne un supporto, e non un peso.

Le emozioni che l’individuo vive però a volte sfuggono di mano, diventano zavorra, anziché aiutare, possono impedirgli di realizzare sogni, bisogni e desideri. Ad esempio, potresti sentirti triste seppure accanto ad una persona con cui invece vorresti essere, oppure invaso da pensieri negativi, introversione e tristezza ad una festa, una festa dove desideri socializzare. Potresti vivere un convegno interessante e ricco di possibili incontri e scoperte come una serie di fastidi e obblighi.

La tristezza viene vissuta nel momento sbagliato e porta il tempo verso un crescente isolamento, In questo caso, la tristezza diventa un’emozione parassita.

Le emozioni parassite si presentano spesso unite a svalutazione di sè, a pensieri del tipo “non valgo”, non merito, non sono all’altezza e altre ruminazioni mentali negative.

Nel metodo HPM ci occupiamo proprio di riconoscere e rimuovere questi stati, che non riguardano una “patologia” ma un bisogno di alfabetizzazione ai vissuti emotivi.

Le tecniche utilizzate vanno dall’Emotional Detection (riconoscere l’emozione, grazie ad un lavoro di “Focusing”), all’Emotional Labeling (saperla denominare), Emotional Refraiming (saper sostituire uno stato emotivo con pensieri alternativi e positivi), Emotional Communication (saper comunicare i propri stati emotivi e condividerli con le persone giuste e i momenti giusti per non lasciarli macerare dentro).

Tutto questo repertorio porta verso una “Ginnastica delle Emozioni”, di cui ho parlato già nel libro “Il Coraggio delle Emozioni”, e altro materiale verrà esposto in questo libro.

Libertà dei propri ruoli di vita

Vivere ha spesso l’obbligo sottostante di interpretare un ruolo. Medico, cantante, saldatore, giardiniere, studente di architettura, sportivo, padre, single, studente di scuola media, artista, leader, capitano, gregario. Sono tutti ruoli rispettabili.

Il punto è: quando viene il momento in cui tu decidi il tuo ruolo? E quanto sei in grado di far convivere tra di loro più ruoli? Es. essere padre senza rinunciare ad essere sportivo ed evitare di cedere allo stile “lavoro-stress-mangiare-divano-tv-pancia”?

Come fare per trovare forme di autoregolazione tali che il desiderio di carriera non distrugga la famiglia e te? Intanto sappiamo che è possibile. Secondo, sappiamo che è materia di Life Coaching: trovare equilibri di vita, sperimentare, provare e riprovare senza paura.

Questo ha a che fare con le conoscenze su come si forma un ruolo e sul funzionamento delle proprie competenze di ruolo; credenze su come “si fa carriera”, su cosa significa progredire, avanzare, trovare se stessi in un ruolo.

Per ogni ruolo, esiste quello che è bene conoscere e quello che puoi fare a meno di conoscere. E nella vita, i ruoli si susseguono, non sono statici, e non devono mai diventarlo. La libertà, è anche libertà di cambiare ruolo.

Occorre liberare le idee su quanto si possa o non si possa incidere attivamente sul proprio futuro, su dove esso è o non può essere diretto o bloccato.

In questo campo il coaching è fondamentale per assistere la persona nel dotarsi di competenze indispensabili per costruire il proprio futuro anziché lasciarlo in mano al destino o alle volontà di altri. Vivere la propria vita a pieno significa anche acquisire i saperi, saper fare, e saper essere, che lo rendono possibile. Vivere con gioia un ruolo è un forte stato di libertà.

Libertà di esprimersi nei dettagli

Possiamo decidere di andare in profondità nelle cose anziché starne solo alla superficie? Questa è una forma interessante di libertà. Una “micro-libertà”.

Riguarda la libertà di appassionarsi a cose che altri giudicano futili, es fare modellini di auto in miniatura, o bonsai, o curare un giardino.

Esiste un grado di abilità nei dettagli di esecuzione, i possibili miglioramenti di esecuzione rispetto ad attività che la persona compie e in cui vuole migliorarsi; ad esempio, un coaching sulla respirazione durante il gesto sportivo, o in campo manageriale, migliorare le tecniche di apertura di un public speaking, imparare a riconoscere le micro-espressioni. Un buon coach sa capire e far emergere quali sono i dettagli lavorabili che possono aumentare l’efficacia della persona.

Maggiore è la nostra padronanza nei dettagli di qualcosa che per noi è importante, maggiore è il senso di autoefficacia, potenza e libertà esecutiva.

Libertà progettuale

Essere liberi significa anche saper realizzare progetti.

Avere sogni che non si concretizzano mai e poi mai, non è vera libertà. Quando ve ne sono le condizioni, o impariamo a crearle, fare progetti diventa bellissimo e liberatorio. Un atto di espressività.

Dobbiamo quindi esaminare le nostre credenze sul tema della propria capacità progettuale, ampliamento della capacità di concretizzare un proprio progetto, tradurre un ideale in progetto.

Il coaching qui è veramente fondamentale per far passare un sogno da qualcosa di utopico ad un progetto realizzabile. Se sogno di dimagrire, un progetto concreto per dimagrire mi sarà di enorme aiuto, e qualcuno che mi segue diventa un mio compagno di viaggio. Se voglio esplorare i mercati asiatici, devo identificare gli step da compiere, e iniziare con step praticabili molto pratici. Non posso solo sognare di farlo.

La libertà di progetto è una “libertà pragmatica”, fatta di cose tangibili, di azione, di “chi fa cosa”, di gestione di risorse e dei tempi. Ma è creativa tanto quanto la pittura o la scultura. Così come la libertà di portare avanti un progetto “a modo nostro” senza dovere sempre seguire la tradizione.

Assagioli[3], un grandissimo scienziato Italiano vissuto negli USA, in un classico degli studi sul potere personale del “fare”, tuttora attualissimo, è ci parla dell’Atto di Volontà” come forma suprema di espressione umana. Bene, quando questo atto si concretizza e passa dal “voglio” al “lo faccio, ci provo”, abbiamo fatto grandi passi avanti.

Libertà di valori e libertà ideologica. Come queste diventano libertà nei comportamenti di tutti i giorni

La libertà della persona di assumere sistemi di valori che sente propri, di cambiarli.  Esaminare il sistema di valori ritenuti importanti nella vita, priorità tra valori e eventuali aspettative divergenti. Si tratta di un esame delle ideologie, dei “credo” valoriali, delle scelte di fondo che ci possono rendere un’attività soddisfazione o sacrificio. In cosa credi? Cosa è importante per te? Cosa da senso alla vita?

Questo tratto è il più difficile da far emergere, toccando le scelte esistenziali, il significato stesso dell’esistenza. Se però riusciamo a far emergere alcuni di questi elementi forti, essi possono costituire l’ancoraggio di qualsiasi motivazione al fare, al crescere al migliorarsi. Un faro che guida la persona nella nebbia e verso la libertà più vera.

I valori determinano comportamenti, in azienda e nel privato

Un valore vero si trasforma sempre in comportamento. In azienda, se un imprenditore crede veramente nel valore delle persone, fisserà un budget per la formazione, imprescindibile. Sul piano privato, se un tuo valore è mantenerti sano, un tuo comportamento sarà mangiare molta verdura e frutta, e fare ogni giorno attività fisica. Se non succede, siamo di fronte ad una dissonanza pesante. E la scusa “non ho tempo” regge poco, pochissimo.

Non parlo di diventare “santi”, parlo di diventare sinceri con se stessi e lavorare sulle dissonanze che troviamo, quando andiamo a scavare tra quello che facciamo realmente e i valori che possediamo e enunciamo essere nostri.

Non è un lavoro che fai per gli altri. Lo fai per te.

C’è gente che riesce ad allenarsi anche 10 minuti al giorno, in modo molto efficace, in stanza d’albergo prima di fare una doccia. Per diversi miei clienti che viaggiano molto ho sviluppato un circuito serio di 10 minuti con 10 esercizi diversi da fare in camera, a corpo libero, e con attrezzi quali il pavimento, le seggiole e niente altro, che vi garantisco che “fa”.

E questo vale per tutto. Se un tuo valore vero è la meritocrazia, ci sono comportamenti che ne derivano, molto concreti.

Ogni intervento di formazione o di coaching inerente il potenziale personale deve obbligatoriamente comprendere lo stato attuale delle credenze (sfondo memetico della persona) e la coerenza valori-comportamenti, rispetto alle aree su cui vuole intervenire.

Più specificamente, dovrà inoltre analizzare le credenze attive su specifici quadranti che riguardano la performance (sfondi memetici di dettaglio), rimuovere e modificare credenze dannose rispetto agli obiettivi di coaching, e costruire un quadro consonante rispetto agli obiettivi desiderati di crescita e sviluppo personale.

Come conseguenza, va ribadito che le azioni di coaching in profondità e di coaching analitico non si accontentano di cambiare il comportamento esteriore ma devono obbligatoriamente incidere sugli sfondi memetici, sulle credenze profonde delle persone, localizzando blocchi e limitazioni, e stimolando stili di pensiero positivi.

Il coaching agisce sulla “cultura personale”, non su psicopatologie, e quando investiamo sulla nostra cultura, quando una persona lavora su di sè, diventa più libera.

Non esiste investimento migliore. È probabile che la cultura dell’investire su di sè riguardi per ora un’elite di professionisti, di manager, di persone che non si accontentano di adagiarsi su un nido vecchio ma desiderano lavorare al proprio “nido interiore” e renderlo più accogliente sia per se che per gli altri. Questa, a mio parere, è una grande forma di libertà.

Life Coaching: Aumentare i “Gradi di libertà” fisici e mentali

Avrai sentito molte volte la frase “sii te stesso”.

Bella frase, ma quel “me stesso”, è veramente chi sono io, o è quello che è stato buttato dentro al mio frullatore mentale? Scoprire chi e cosa è veramente quel “me stesso” è un lavoro stupendo e sfidante per il coaching e il counseling.

Il nostro sistema mente-corpo è immerso in un oceano di messaggi, di informazioni, di sensazioni tattili, olfattive, gustative, di pensieri su cosa è giusto e sbagliato, sui “devi” e “non devi fare”, persino “cosa devi e non devi pensare, nella tua testa”, messaggi che lo plasmano sin dalla nascita.

Ci sono persone che vedono lontano e non hanno timore di esprimere il loro sogno, la loro visione. Alcune di queste visioni sono state considerate pazzie, altre sono diventate realtà e storia.

 

“Non solo la potenza atomica verrà sprigionata, ma un giorno imbriglieremo la salita e la discesa delle maree e imprigioneremo i raggi del sole.”

Thomas Edison

 

Edison, pensavano i suoi contemporanei, sognava. Oggi possiamo dire: anticipava.

Il timore crea prigioni. Alcune persone temono persino di farsi notare, di esistere, di dire qualsiasi cosa che qualcuno possa contraddire. Muoiono da vivi.

La libertà non è uno stato singolo, ma piuttosto una posizione tra un continuum tra due poli. Da un lato abbiamo la costrizione assoluta (fisica e mentale) e dall’altro lato la libera scelta assoluta (fisica e mentale). Ogni “grado di libertà” che possiamo e riusciamo a scalfire dalla costrizione aggiunge un tassello alla nostra libertà totale.

La formazione dei guerrieri Ninja passava attraverso fasi importanti di superamento delle paure. Queste paure erano viste come ombre che impedivano alle abilità di esprimersi. I Ninja consideravano il superamento delle paure attraverso formazione iniziatica.

Nelle iniziazioni e addestramenti venivano inseriti elementi di paura controllata, “in modo che l’ombra possa essere portata alla luce della mente dell’iniziato, che potrà così attraversare quella determinata paura. La paura è la porta più importante, perché senza lo slancio energetico che deriva dall’abbandono delle nostre paure ci sarà difficile proseguire nel nostro viaggio”[4].

Nelle pratiche di coaching esistono specifici esercizi, sia tradizionali (es, firewalking, seppure condotti da personaggi a volte discutibili) che innovativi. Personalmente, mi sono occupato di sviluppare alcuni esercizi speciali i quali attingono dalla mia esperienza trentennale nelle arti marziali, mentre altri nascono sulla base di esercizi psicodrammatici o comunicativi. Il fine ultimo è di crescere superando paure e generare slancio emotivo, senza con questo creare rischi fisici stupidi e inutili. Le stesse tecniche possono essere applicate nel counseling.

Possiamo dire che il coaching e il counseling siano due discipline che vogliono dire un grande “adesso basta!” all’essere plasmati a forza da ideologie esterne, da paure interne inutili, e cercano una via vera, più personale, depurata da ogni forma di falsità, consci persino che la libertà vera diventa un fine utopico ma senza quel fine ci sentiremmo morti. Queste discipline vogliono una vita più vera, più propria, più gestita con consapevolezza anziché in un sentimento di schiavitù.

E’ un approccio rivoluzionario di sommossa esistenziale e non armata ma che cambia, attimo dopo attimo, vita dopo vita, l’intero pianeta.

Non bastassero le informazioni esterne, siamo a nostra insaputa inondati da informazioni interne (enterocettive, provenienti dal corpo stesso), alle quali prestiamo scarsa attenzione se non adeguatamente allenati.

Alcune di queste sono deboli, sottili, ma importanti, ad esempio i segnali dello stress fisico e mentale, le posture, il respiro stesso.

Le tensioni muscolari latenti, croniche, dovute a stress mentale, sono un esempio classico di segnale “non ascoltato” che però porta a mal di testa, a mal di stomaco, a dolore fisico poi molto concreto, persino all’alterazione della nostra postura.

Sto dicendo, assolutamente, che il nostro corpo fa trasparire fuori come ci sentiamo dentro, e se impariamo a leggerlo e a leggerci, possiamo fare di noi stessi un grande laboratorio di crescita personale.

Imparare a leggere i segnali deboli e farli diventare segnali forti è un’arte che si apprende nel coaching e nel counseling corporeo.

Questi segnali sono così anestetizzati dalle nostre menti bombardate da rumore, che scopriamo che qualcosa non va solo quando ci troviamo al pronto soccorso.

Siamo persino sottoposti ad energie come onde elettromagnetiche (la luce solare è una), la forza di gravità e tantissime altre, sulle quali non riflettiamo più di tanto e ancora meno “sentiamo”, tranne quando, come il sole preso troppo, ti bruciano.

Esistono anche forze psicologiche, come i “calchi mentali” e le credenze più forti che abbiamo assorbito dalle famiglie e dalle persone con cui ci siamo rapportati. Sono forze che sono penetrate nella nostra testa tramite religioni, libri di testo, letture, televisioni, conversazioni, e tanto altro materiale dell’acquario comunicativo nel quale abbiamo respirato e nuotato sinora.

 

“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, metti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore. i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e soprattutto prova a rialzarti come ho fatto io.” Luigi Pirandello

 

Siamo in balia di forze tanto potenti e persistenti, che il fatto di metterle in discussione non passa nemmeno nella testa ai più. Qualche lamento si, qualche boffonchiamento si, ma niente di vero, niente di radicale. Anche nelle città dove l’economia fa schifo e le economie languono, anno dopo anno, i voti non cambiano più di tanto, gli stili di vita non cambiano più di tanto, e molti se potessero non cambierebbero proprio, resistendo al cambiamento fino a morire.

Zombie che camminano verso la bara.

Ma risvegliarsi in vita è possibile. Può accadere quando accade un incontro con una persona illuminata, o molto più spesso una crisi, un esaurimento fisico o nervoso, o un trauma, ti fanno capire che quel sistema di forze e di equilibri ora non regge più.

Non è più adatto per te. Poteva andare bene per chi l’ha sviluppato, nell’epoca in cui si è formato, ma non va bene per te, non ora, non qui. E tu te ne rendi conto e vuoi agire.

Coaching Umanistico

Siamo fatti per seguire la direzione mitica della nostra vita, per scoprire e poi intraprendere le più grandi imprese”

 Caroline Miss.

 

Il Coaching Umanistico vuole dare voce ad una pulsione di speranza, di forza, di azione, di vita vissuta a pieno.

Il Counseling Corporeo pone invece l’accento sugli intricati meccanismi che rendono il nostro corpo l’unico mezzo abilitante, il mezzo con cui poter, di fatto, accedere al mondo esterno, l’unico ponte della mente verso realtà.

Da questo ponte possiamo cogliere le “pietre preziose” che il nostro cosmo racchiude, quando riusciamo a sviluppare facoltà di percezione aumentata, il che significa che la nostra percezione deve essere (1) abilitata e (2) allenato a vedere queste pietre preziose.

Parliamo di “Abilitato” (enabled) in quanto alcune parti del nostro corpo, come la retina, devono esistere, materialmente, per cogliere fotoni, e quindi vedere, e questo solo per quanto riguarda la vista, ma per ogni fonte di senso e informazione. Ma qui non parliamo solo di una “abilitazione fisica”, bensì di allenare la nostra percezione a “vedere” di più e cogliere messaggi che ci sono, ma non percepisci semplicemente perché non li sai vedere.

La mente va anche “Allenata” (trained) perché in ogni secondo di “visione” entrano nel nostro cervello circa 20 Giga di dati, ma se nessuno ti ha mai insegnato a cogliere l’essenza e alcuni dettagli speciali, selezionando, di quei 20 giga non rimarrà altro che il nulla, o una visione sbiadita.

Peggio ancora non vedrai le “pietre preziose” che l’universo costantemente ci mette sotto gli occhi in un flusso costante di possibili meraviglie.

Solo passando attraverso un training specifico di percezione aumentata potrai vedere la realtà un pò più vera, un pò più vicina a quella che è.

Sarai, allora, un pò più libero.

 

[1] Massini, Fulvio (2008). Hard Run. I suggerimenti del coach per atleti d’alto livello. In: Runner’s World, gennaio 2008, p. 32.

[2] Per un esame completo del sistema HPM, vedi: Trevisani, Daniele (2009) “Il Potenziale Umano“, Franco Angeli, Milano; Trevisani, Daniele (2013) “Personal Energy” Franco Angeli, Milano.

[3] Assagioli, Roberto (1973). The Act of Will. Viking Press, NY. Trad it. L’atto di volontà, Roma, Astrolabio, 1977.

[4] Heaven, Ross (2006). The Spiritual Practices of the Ninja. Inner Traditions, Rochester. Trad it: 2008, Le Pratiche Spirituali dei Ninja. p. 43-44. Macroedizioni.

Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching