Category

Attualità

Category

Ciclo di seminari, i sabati mattina di Novembre, formazione esperienziale sul tema del Potenziale Umano e Sviluppo Personale, con rilascio attestato finale: “L’UOMO COME SISTEMA ENERGETICO: AMPLIFICAZIONE DELLE FORZE FISICHE E MENTALI PER AUMENTARE FELICITÀ, SUCCESSO E REALIZZAZIONE” (cliccare sull’immagine per leggere il documento con maggiore ingrandimento)

Bene. Il mega Blackout in California del Settembre 2011 è colpa di una sola persona. O almeno così vogliono farci credere.

blackout California centrali nucleari
Evidentemente, chi scrive (o i portavoce  delle imprese e istituzioni coinvolte) non hanno avuto alcuna formazione sul concetto di “resilienza del Sistema”, la capacità – fondamentale e necessaria – di un sistema di andare avanti nonostante un errore venga commesso, la capacità del sistema di avere contromisure immediate e stare in piedi. E manca evidentemente una sana formazione sulla Gestione delle Crisi, e sulle Comunicazioni in stato di crisi (Crisis Communication).
O non hanno la serietà ed onestà per fare analisi serie e preferiscono scaricare la colpa su un solo uomo.
Facile scaricare tutte le colpe su un operaio.
Ma il problema è in chi ha progettato un sistema costruito così. Un sistema che – se vero quanto scritto – permette ad una singola distrazione di un singolo uomo di mettere al buio 5 milioni di persone, di far chiudere 2 centrali nucleari, di intrappolare negli ascensori migliaia di persone, di bloccare le operazioni chirurgiche negli ospedali.
La Formazione, quella vera, deve insegnare ai Dirigente il senso di responsabilità per l’Organizzazione Strutturale, per la costruzione di strutture che resistano agli errori del singolo, poichè questi sono altamente probabili. Se non si fa Formazione seria, quella vera, quella che tocca i temi che contano davvero, queste sono le conseguenze.
_________
Articolo documentazione sul caso da: http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/9/california-e-messico-blackout-5-milioni-al-buio-per-operaio-che-ha-spento-impianto
Cinque milioni di persone senza corrente elettrica a causa di un operaio sbadato. E’ quanto sta accadendo in California, Arizona e nelle regioni settentrionali del Messico, dove un immenso blackout sta creando disagi a cinque milioni di cittadini. I disagi, probabilmente, continueranno per un altro giorno o due. Il blackout ha gettato il traffico – specie di San Diego -nel caos: e tutti i voli in partenza dall’aeroporto della città sono stati cancellati. A Los Angeles i treni sono rimasti fermi, i semafori erano spenti, molte persone sono state salvate dopo essere rimaste intrappolate negli ascensori e sulle giostre, nei parchi giochi a tema. I due reattori nucleari della California sono stati costretti a fermare l’attività. “Non è mai successo niente di simile”, ha detto Mike Niggli, presidente della San Diego Gas and Electric.
L’indagine per capire che cosa abbia scatenato il blackout è in corso: l’origine del disagio è stata individuata in Arizona. Secondo quanto trapelato, una linea elettrica tra Arizona e California è andata fuori servizio dopo che un operaio ha compiuto una manovra anomala in un impianto dell’Arizona. Insomma: cinque milioni di persone sono senza elettricità a causa dell’imperizia di un solo uomo. Un portavoce di APS, l’azienda che gestisce l’elettricità nella zona, ha detto che “due cose sono andate storte, laggiù: una è tecnica, l’altra umana. e prenderemo provvedimenti su entrambe”. Tempi bui, in arrivo, per l’operaio.
_________
Articolo documentazione sul caso da: http://america24.com/news/blackout-in-california-l-errore-di-un-impiegato
Un errore umano. Sembra questa la causa del blackout che ha lasciato ieri cinque milioni di utenti senza corrente elettrica in California, Arizona e Messico. Un dipendente della società elettrica Aps avrebbe commesso una svista durante una manutenzione. “L’incidente sembrerebbe causato dall’errore di un nostro dipendente”, ha detto un portavoce della società.
I tecnici sono al lavoro da ieri e l’elettricità è tornata in gran parte delle aree rimaste al buio. Ma l’allarme resta alto. Le autorità hanno invitato gli utenti a limitare al massimo il consumo di corrente, perché la rete è ancora fragile e potrebbe crollare di nuovo da un momento all’altro.
A San Diego è tornata la corrente a 1,4 milioni di utenti, ma oltre 1 milione resta al buio e alcune scuole sono rimaste chiuse. Ci vorranno almeno 24 ore, secondo la società San Diego Gas & Electric, per tornare alla normalità. Meglio in Messico, dove la rete elettrica è stata riallacciata al 97 per cento degli utenti vittime del blackout.
I guai sono cominciati alle 3.30 pomeridiane di giovedì (le 21.30 in Italia) a Yuma, in Arizona. Un dipendente della società elettrica Aps, il maggiore produttore dello Stato, era impegnato in un normale intervento di manutenzione. Ma qualcosa è andato storto ed è scattato il gigantesco blackout, che si è diffuso in California e in Messico creando gravi disagi.
L’aereoporto di San Diego è rimasto chiuso per tutta la giornata di ieri. Nel caos anche gli ospedali: “Siamo stati in emergenza tutto il giorno – ha detto Gary Fybel, direttrice del principale ospedale di San Diego – abbiamo dovuto rimandare quasi tutti gli interventi chirurgici, tranne i più urgenti”. Sulle strade, incidenti e lunghe code alle pompe di benzina.
I protocolli di sicurezza, secondo un portavoce della Aps, avrebbero dovuto restringere il cortocircuito alla sola area di Yuma, ma qualcosa è andato storto. “Stiamo conducendo delle indagini interne per stabilire il motivo per cui non sono scattate le operazioni di sicurezza”, ha detto il portavoce.
_________
Articolo documentazione sul caso da: http://www.leggo.it/articolo.php?id=138008&sez=ESTERI

California al buio per un blackout
SAN DIEGO – Un banale «errore umano» sarebbe all’origine di un black-out che per molte ore ha lasciato al buio oltre cinque milioni di persone in parte dell’Arizona, nel Sud della California e nel Nord del Messico, causando danni economici e grandi disagi a città come San Diego e Tijuana. Secondo quanto si è appreso, un tecnico al lavoro in una cruciale sottostazione elettrica nei pressi di Yuma, in Arizona, avrebbe sbagliato le procedure per la sostituzione di alcune componenti che nei giorni scorsi avevano creato problemi. Pochi minuti dopo, nella zona si sono verificate le prime interruzioni, che hanno lasciato senza elettricità decine di migliaia di abitazioni, e in breve, in una sorta di «effetto domino», i problemi si sono poi riversati nella rete di distribuzione che si estende verso Sud. Il risultato è stato per la parte meridionale della California quello che è stato descritto come uno dei peggiori black-out di sempre, ovviamente dopo quello che nel 2003 lasciò senza corrente circa 50 milioni di persone in tutta la costa Est degli Stati Uniti. In particolare il disagio è stato forte a San Diego, la ottava città in ordine di grandezza degli Stati Uniti, dove questa mattina il problema era stato arginato e la fornitura di corrente quasi del tutto ripristinata, così come su buona parte della rete. Con il Black-out sono andati in tilt centri vitali come l’aeroporto internazionale Lindbergh Field, rimasto chiuso per ore, o il sistema di semafori nelle strade, con conseguenti ingorghi diffusi. Molte persone sono inoltre rimaste bloccate negli ascensori, mentre problemi ci sono stati anche nella distribuzione dell’acqua e del gas. Gli ospedali e in particolare le stazioni di polizia hanno però arginato il problema facendo ricorso ai generatori di corrente. In tal modo, secondo quanto hanno riferito alcune fonti, sono pochi i casi di saccheggi o di arresti per furto registrati. L’interruzione di energia ha inoltre causato lo spegnimento automatico di due reattori nucleari nella centrale di San Onofrio, nei pressi di San Clemente, in California. Secondo quanto ha detto un portavoce della società ‘Edison’ per il Sud della California, la cosa non ha creato alcun allarme per la sicurezza, ma per riavviare l’impianto e riportarlo alla normalità saranno ora necessari diversi giorni. L«’errore» che ha causato il problema, che per la verità non è ancora stato accertato, si è verificato su un asse che collega le centrali elettriche con decine di milioni di clienti dal Canada fino alla Baja California, in Messico. Una struttura di particolare importanza, dove «i normali protocolli di protezione avrebbero dovuto prevenire l’interruzione, ma questa volta non l’hanno fatto», ha detto sconsolato alla Cnn Damon Gross, un portavoce del servizio di forniture elettriche in Arizona

Marketing del Centro Fitness e New Business Marketing: attrarre nuovi clienti e sviluppare corsi e progetti innovativi.

Intervista a Daniele Trevisani, relatore presso Fitness Forum Bologna

Copyright Studio Trevisani Formazione Consulenza Centri Fitness e Wellness, Marketing e New Business

__________________

Marketing del Centro Fitness: attrarre nuovi clienti

Altre risorse su:

…l’economia è costantemente dibattuta tra fasi di spinta e fasi di recessione. Adesso, il contesto ci impone di essere più “tecnici” e “scientifici” nel fare marketing e vendita, e da quello che impostiamo oggi – dalle metodologie che andremo ad inserire in questa fase – molto probabilmente impareremo molto anche per il futuro.

– Quali sono le leve oggi più efficaci per il Fitness Marketing?

Per conquistare nuovi clienti, le campagne di ipersegmentazione. Sembra una parolaccia, ma significa essere capaci di fare un lavoro estremamente mirato, ancora più di prima.

Stop alla promozione classica. Ne parleremo approfonditamente appena possibile. Per tenersi stretto il cliente, sicuramente serve poi qualcosa di nuovo, parlo di marketing percettivo da applicare all’interno del centro fitness, parlo di coaching serio, applicato al cliente, sia come linea di servizio, che come “gift” o regalo promozionale.

Ed ancora, il coinvolgimento dei propri clienti più esperti (i “lead users”) per rinnovare costantemente l’offerta. Molti nostri clienti esperti ne sanno ben più di noi su cosa dovremmo fare per migliorare il club nel quale passano centinaia di ore. Sentiamo la loro voce, con umiltà. Ascoltiamo. Progettiamo, impariamo da loro.

– Il New Business Marketing sarà al centro del tuo intervento. Potresti descrivercene, in sintesi, gli aspetti più importanti?

Come dicevo, dobbiamo passare dalla promozione classica alle campagne di marketing caratterizzate da ipersegmentazione: il mercato non è uno sciame generico di grandi fagiani che si coglie con una rete a maglie larghe, qualche cartello pubblicitario, qualche volantino. È caratterizzato da persone che si raggruppano in specifici segmenti localizzabili. Sinora i centri fitness nella media si sono affidati alla promozione generalista. I più bravi hanno lavorato su segmenti localizzati.

Il passo successivo è il marketing fatto tramite micro-campagne. Le nuove tappe verso il miglioramento continuo del marketing nel centro fitness passano attraverso i micro-segmenti.

Facciamo un esempio di alcuni micro-segmenti: mamme che hanno partorito da 2 a 6 mesi fa, e hanno bisogno di un programma mirato. Studenti fuorisede della facoltà di Economia (o qualsiasi facoltà X) appena immatricolati o iscritti e che verranno a trasferirsi nella nostra città e non vogliono smettere di fare sport. Anziani over 70 cui il medico ha prescritto una blanda attività fisica (camminare) e che noi coinvolgeremo in un programma di fit-walking e motivazionale studiato per gli over 70. Neo-adolescenti che praticano calcio cui offrire un programma integrativo (potenziamento e posturale, o altro) rispetto alla loro attività, andando a stipulare convenzioni con le varie società sportive e offrendo un programma dedicato di 1 solo allenamento integrativo settimanale. Convenzione con l’azienda X per la pausa pranzo dei propri dipendenti… Programmi di co-marketing con istituti medici e professionisti della riabilitazione. Programmi di coaching e life-coaching su segmenti mirati, e tanto altro ancora.

Per il marketing della “palestra”, la cosa essenziale è iniziare a pensare che non bastano i volantini, i siti web, la pubblicità classica, ma occorre creare un vero e proprio ufficio commerciale/marketing/vendita del club. Se non esiste lo dobbiamo creare, anche solo partendo con una persona sola, che sia pure il titolare o un suo collaboratore, e poi li dobbiamo preparare a vendere. Se devo fare una convenzione con una impresa locale, devo andare a vendere il mio club e la sua immagine, di persona, assolutamente di persona, ai decisori (titolare, o direttore del personale). Non basta “sapere di fitness” per fare vendita, la vendita o si studia o “si spera vada bene”. Meglio studiarla, credo davvero.

– In base alla tua ampia esperienza di consulente, quali sono i punti deboli sui quali i club devono oggi lavorare di più?

  1. Primo: creare una struttura commerciale e marketing del centro fitness – che in molti club manca.
  2. Secondo: creare “percorsi” e non “corsi”, prendere in carico il cliente completamente, non solo vendere un mensile. Portarlo all’estate con il fisico tonificato e donargli salute tutto l’anno, applicare il marketing esperienziale alle sessioni allenanti. Volere fortemente la sua crescita personale e il suo benessere. Applicare le tecniche del Potenziale Umano e non solo un approccio sportivo.
  3. Terzo:  la formazione manageriale e in comunicazione, lacunosa e improvvisata, lasciata ai margini del budget. E’ obbligatorio per ogni club che si rispetti darsi un budget per la formazione, non c’è scampo, e questa deve toccare tutto il personale, di sala pesi, gli istruttori e allenatori, i dirigenti, il desk. La dobbiamo integrare come parte naturale della vita del club.

Poi dobbiamo preparare gli “incursori”, fare formazione vendite a quelli che andranno a vendere il club all’esterno, a fare convenzioni, a preparare dimostrazioni, nelle fiere, nelle sagre, nei centri commerciali, nelle scuole.

Vendere il club all’esterno, portarlo fuori, non aspettare che il cliente arrivi per miracolo. Imparare a “portare fuori il club”, fare una vendita diretta (personal selling), significa essere capaci di fare un lavoro estremamente mirato e preparare una tattica di vendita. La capacità di vendita non si eredita da nessuno. Si costruisce.

I risultati delle campagne mirate e della vendita diretta hanno una bella caratteristica: si vede subito se funzionano, se quel micro-segmento risponde, se dobbiamo continuare su quella strada o smettere di battere quel segmento e passare ad altri. In altre parole: si toccano i risultati subito e con mano.

Quali sono i target di clientela su cui scommettere di più nel prossimo futuro?

Intanto le imprese, il che richiede fare convenzioni e vendita/negoziazione Business to Business verso l’impresa target.

Poi i privati, ma – come ripeto – non bisogna disperdersi, ma localizzare micro-segmenti.

Sono i micro segmenti che danno più gratificazioni: i newcomers (persino dai 9, 10 anni) e i teenagers, che – se siamo bravi – fidelizzeremo al club per i prossimi 20 anni e più. Gli anziani cui offrire un servizio tra il fitness e il medicale. Le donne che si avvicinano alla maturità e vogliono sentirsi giovani.

I target molto polarizzati che chiedono discipline intense magari combinate con outdoor, le nuove arti marziali miste (MMA), i target polarizzati in senso opposto – le discipline orientali o molto rilassanti (Mindfulness, Bioenergetica e altre), le combinazioni e permutazioni tra discipline, gli abbinamenti tra corsi e coaching.

In altre parole: il club deve diventare una “palestra di creatività” con approccio scientifico, non è solo una palestra per i praticanti: è una palestra di management.

Copyright Daniele Trevisani www.studiotrevisani.it

Fitness Marketing, intervento Daniele Trevisani Fitness Forum Bologna 2010

Abstract a cura di Daniele Trevisani, Studio Trevisani, Copyright

_____________

Conquistare nuovi clienti è scopo di ogni club. Per farlo dobbiamo costruire prodotti che siano sempre più caratterizzati, da affiancare ai prodotti generalisti.

Le campagne di ipersegmentazione sono lo strumento necessario in chi vuole conquistare segmenti di mercato molto mirati. Occorre fare un lavoro estremamente mirato, ancora più di prima. Ma occorre un cambiamento: Stop alla promozione classica. Serve poi qualcosa di nuovo, parlo di marketing percettivo da applicare all’interno del centro fitness, parlo di coaching serio, applicato al cliente, sia come linea di servizio, che come “gift” o regalo promozionale.

Ed ancora, il coinvolgimento dei propri clienti più esperti (i “lead users”) per rinnovare costantemente l’offerta.

Passare dalla promozione classica alle campagne di marketing significa applicare una ipersegmentazione: il mercato non è uno sciame generico di grandi fagiani che si coglie con una rete a maglie larghe, qualche cartello pubblicitario, qualche volantino. È caratterizzato da persone che si raggruppano in specifici segmenti localizzabili.

Sinora i centri fitness nella media si sono affidati alla promozione generalista. I più bravi hanno lavorato su segmenti localizzati. Il passo successivo è il marketing fatto tramite micro-campagne e tramite prodotti di nicchia. Le nuove tappe verso il miglioramento continuo del marketing nel centro fitness passano attraverso i micro-segmenti. Facciamo un esempio di alcuni micro-segmenti: mamme che hanno partorito da 2 a 6 mesi fa, e hanno bisogno di un programma mirato. Studenti fuorisede della facoltà di Economia (o qualsiasi facoltà X) appena immatricolati o iscritti e che, nella nostra città,  non vogliono smettere di fare sport. Come intercettarli?

Ma passiamo ai prodotti: corsi per anziani over 70 cui il medico ha prescritto una blanda attività fisica (camminare) e che noi coinvolgeremo in un programma di fit-walking e motivazionale studiato per gli over 70. Neo-adolescenti che praticano calcio cui offrire un programma integrativo (potenziamento e posturale, o altro) rispetto alla loro attività, andando a stipulare convenzioni con le varie società sportive e offrendo un programma dedicato di 1 solo allenamento integrativo settimanale. Convenzione con l’azienda X per la pausa pranzo dei propri dipendenti… Programmi di co-marketing con istituti medici e professionisti della riabilitazione. Programmi di coaching e life-coaching su segmenti mirati, allenamenti specifici per le forze dell’ordine, e via così. Né sui prodotti, né sulla promozione, possiamo pensare siano sufficienti le attività che facciamo sinora.

Occorre creare un vero e proprio ufficio di innovazione commerciale del club. occorre fare proposte annuali innovative in anticipo, valutare l’interesse, immettere continuamente nuove discipline, sperimentare, e tanto altro di cui parleremo.

Articolo a cura di Daniele Trevisani, Studio Trevisani Human Potential & Communication Research

Ralph Waldo Emerson: Il segreto della forza sta nella concentrazione.

Una frase a volte sintetizza tutto.

La concentrazione mentale diventa potere poichè permette di focalizzare le energie verso un obiettivo “pulito”.

La vita quotidiana, invece, fa di tutto per dirigere la nostra attenzione verso obiettivi “offuscati” e a volte persino dannosi.

Io chiamo questo fenomeno “deriva psicologica”, andare alla deriva, perdersi di vista, perdere di vista gli scopi, perdere di vista il senso delle cose, dove niente ci appassiona più, niente ci attrae davvero, si finisce di vivere in un limbo esistenziale sbattuti tra un carrello di ipermercato, un programma televisivo deficiente, il lavoro come obbligo invece che come forma di espressione, nutriti di informazioni false, deformate, o che non ci servono assolutamente.

Se lo sappiamo, però, possiamo attivare i nostri meccanismi di difesa (nell’Esercito si parla di shielding psicologico e shielding informativo, o strategie di inoculazione contro i messaggi persuasivi del nemico).

Il dramma di molti ragazzi, ma anche di molti adulti e dei manager di oggi, è di non avere più niente su cui concentrarsi.

L’attenzione viene così distorta al punto che per la persona diventa importante sapere e conoscere il massimo sulle più grandi idiozie e niente su se stessi.

Molti nella nostra misera popolazione italiana di questi anni, così culturalmente soggiogata, saprebbero rispondere a decine e centinaia di domande di gossip, sanno qual’è l’ultimo flirt di George Clooney, sanno come sta Madonna, sanno tutto sulle trame di serial televisivi, non perdono una puntata dei Simpson, e sono pieni di altre informazioni che inquinano la mente, “memi” (tracce mentali) inquinanti di questo tipo.

L’inquinamento mentale impedisce di concentrarsi su ciò che conta. Impedisce di esercitare il potere della concentrazione su ciò che serve per vivere e fare onore al dono di essere vivi anzichè sprecare questo dono.

 Alcuni esempi di temi utili su cui concentrarsi:

– nel lavoro che svolgo posso esprimermi? se no, posso provare a stendere un piano di ricerca di alternative?

– la mia vita è ferma? che alternative posso tentare?

 – da quanto tempo non mi sento davvero come vorrei, e perchè?

– quali sono le fonti di informazione meno corrotte, dove trovarle in rete, su internet, invece di digerire le minestre informative precotte?

– come sto fisicamente, ho fatto esami del sangue recentemente? e al di la degli esami, che segnali mi da il mio corpo? li ascolto?

– faccio sport? lo faccio con continuità? se no perchè? ci sono strade che posso prendere con più forza di volontà?

– leggo libri che mi diano stimoli culturali, conoscenze nuove, conoscenze del corpo, della mente, della psicologia, delle scienze, o qualsiasi altro settore che mi faccia crescere personalmente?

– se non leggo, perchè non inizio?

– quante bugie mi auto-racconto?

Le domande possono essere tantissime. Alla fine, raggiungiamo sempre una sola conclusione: il segreto delle persone che hanno raggiunto i loro obiettivi da soli, senza protezione e aiuto esterno, sta

1 – nella concentrazione mentale su obiettivi positivi

2 – rimanere  “puliti” da rumori di fondo psicologici che distraggono la mente

3 – un lavoro attivo di pulizia mentale forte dai falsi obiettivi 

4 – saper riconoscere ed eliminare le perdite di tempo in attività inutili e dannose (tv commerciale, letture stupide, etc) e recupero del piacere del tempo speso in relazioni, in attività che generano piacere relazionale o finalizzate agli scopi personali

Il segreto della forza sta nella concentrazione.

– Quanti manager deconcentrati vedi nelle aziende? E che effetto produce tutto questo?

 – Quante persone che conosci puoi definire “psicologicamente concentrate”?

– Quante persone che conosci puoi definire “libere da inquinamento mentale”?

Non mi considero un campione o modello, ma semplicemente uno che ha iniziato a porsi delle domande…

Sono solo domande. Ma se possono aprire una riflessione, ben vengano i dubbi e la voglia di cambiare qualcosa.

Articolo a cura di Daniele Trevisani, Studio Trevisani Human Potential & Communication Research

Una parte della tua mente si sta atrofizzando e non lo sai ancora? Nuovi studi sul perchè a volte siamo tristi senza saperlo…

© Daniele TrevisaniStudio Trevisani Human Potential & Communication Research

La corteccia prefrontale sinistra (CPS) è la parte del cervello che ci aiuta a vivere le emozioni positive. E tu (mi sia pemesso questo tono confidenziale, almeno per pochi secondi)…  da quanto tempo non vivi davvero emozioni positive forti? Bella domanda vero? Spero, in cuore, da poco, ma non è da tutti. L’azienda, la famiglia, lo stress… accusiamo sempre loro, e se ci fosse un altro colpevole ben più cattivo e meglio nascosto? Le emozioni negative sono pane quotidiano. Ma questo, dicono gli studi recenti, ben più di quanto si dovrebbe.  La causa è una dieta televisiva e fimografica tutta particolare: la dieta che potenzia la CPD (Corteccia Prefrontale Destra). Adesso, per favore, seguimi Bene… molto Bene

E’ un dato scientifico, una scoperta delle neuroscienze. Con stimolazioni elettromagnetiche della zona CPS, si riesca a modificare la positività dei ricordi….  Al contrario, la corteccia prefrontale destra (CPD) elabora le emozioni negative. E allora? Tuto qui? NO. ... ti chiedo di fare un leggero zapping una di queste sere in tv, soffermati per qualche ora, su quello che danno in tv, qualsiasi film o programma in prima serata o tarda serata, ma al pomeriggio non va molto meglio… guarda le trasmissioni, quello che vuoi…  e conta… conta… renditi conto…  numericamente, conta… conta  quanto sono presenti atti come pugni, accoltellamenti, strangolamenti, tentativi di stupro, di violenza, aggressioni, spari, insulti, lotte verbali e fisiche… litigi, discussioni, conversazioni alterate, scene di sofferenza… bene… questi sono doni alla tua corteccia prefrontale destra, doni che non vuoi, pillole dopanti della CPD, ogni singolo schiaffone che vedi la attiva, ogni singolo atto di violenza, ogni singola persona che alza la voce… … quando avrai contato sarai un po più cosciente di quanto nutrimento riceve la tua CPD, così potrai meglio ringraziare per i doni che madre tv ti offre… a te a alla tua famiglia…

… bene, non è finita… siccome ciascuno di questi stimoli neuronali viene elaborato dalla corteccia prefrontale destra, essa risponde ai principi di supercompensazione (Sindrome Generale di Adattamento), in pratica si potenzia, come fanno i muscoli, si ipertrofizzano le connessioni, i circuiti neurali si amplificano, e giorno dopo giorno diventiamo sempre più bravi a percepire emozioni negative… e meno quelle positive. Oggi per far contento un adolescente non basta uno scooter, un giubbino da 200 euro, un cellulare con fotocamera da 3 megapixel, serve sempre di più, perchè il disagio è dentro…

Da dove viene allora? Un adolescente è stato anche bambino, e la maggior parte dei contenuti nei film, persino i film per bambini o adolescenti (Harry Potter, cartoni animati, etc.) ha una trama ansiogena per molti soggetti,  numerose scene sono talmente ansiogene da stimolare paure e attivare la CPD…

… ogni stimolo che allena la tua corteccia prefrontale destra la potenzia… la fortifica… la tiene pronta, affinchè tu sia sempre pieno di disagio, uno stato di lieve paura… di sottile ansia.. di .. chiamiamolo… malessere, si, un malessere di cui non capisci bene il perchè, uno stato di cui ti chiedi da dove viene…

… e allora… per quale motivo ti senti spesso giù di morale senza capire perchè?

Facciamo una metafora? Il meccanismo ha molto a che fare con un fenomeno fisico, un semplice fenomeno neurologico e biologico: sei come uno cui sia costantemente applicato un elettrostimolatore al braccio destro mentre gli viene immobilizzato il braccio sinistro… e questo per mesi e anni… pensi sia possibile sollevare qualcosa con il braccio fermo da anni? Lo stesso vale per la nostra corteccia prefrontale sinistra atrofizzata.

Impossibile essere felice se la tua parete cerebrale deputata viene costantemente sotto-alimentata, e quelle negativa iper-nutrita di stimoli.

Ma come.. è la prima volta che senti queste cose, anche se sono così importanti? Questione di Spirale del Silenzio, ne ho parlato in un post specifico http://potenzialeumano.wordpress.com/2009/08/11/la-spirale-del-silenzio-in-azienda-e-non-solo/

La disuassefazione richiederà tempo, il Potenziale Umano nella sua piena espressione richiede liberazione dai veleni mentali, e non riguarda solo i bambini, ma le intere società, incluse le nostre aziende che si nutrono di libri idioti (…  i 10 facili trucchi per… etc)… insomma, se si mangia “veleno per il sistema nervoso” per tanti anni non è strano sentire qualche fastidio allo stomaco… se si nutre la CPD giorno dopo giorno, non è strano sentirsi spesso a disagio, in ansia o in sottili stati di tensione immotivata, che non capisci da dove vengano…

… Il problema è con cosa sostituire il “veleno digitale” e come farlo… ma non possiamo trattarlo qui e adesso… serve troppo tempo…e  ho troppo poco tempo adesso… posso solo dire che servono attività fisiche, sport, buone conversazioni (non sul tema dei cellulari o di reality) e tanto altro, ma devo andare a fare un pò di boxe, sai… sono anni che mi intossicano senza saperlo…  devo cercare di buttare fuori questo veleno…

Ps. se sei daccordo magari fai clic sulla manina sul pollice alto del link del sito che ospita questo articolo…  così il tema sale di popolarità e se ne parla un pò di più…

Approfondimenti scientifici ed estratti sintetici dal volume:

Trevisani, Daniele (2009), “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”, 240 p., editore Franco Angeli, Milano

©: dott. Daniele Trevisani, www.studiotrevisani.it –estratto dal cap. 2, pag. 55-56,

Le neuroscienze insegnano che il cervello risponde agli stimoli con meccanismi molto simili a quelli dei muscoli: le aree usate frequentemente lavorano, si rafforzano, si “irrobustiscono”, si potenziano; le aree inutilizzate diminuiscono di tono e volume sino a divenire quasi inesistenti (chi ha avuto lunghe ingessature si è potuto rendere conto direttamente di quanto il non-utilizzo produca riduzione del volume della zona ingessata).

Lo stesso meccanismo accade nella mente. Una sequenza di momenti positivi e sensation windows positive (SW) allena e tiene attiva la corteccia prefrontale sinistra, la cui attività si correla a emozioni positive (gioia, capacità di cogliere le positività, sensazioni, energia, coscienza). Al contrario, una sequenza di SW negative allena la corteccia prefrontale destra, maggiormente specializzata nel cogliere emozioni negative.

Addirittura, i neuro-scienziati hanno dimostrato un effetto sull’induzione di percezione e ricordo positivo, tramite stimolazioni magnetiche dirette (repetitive transcranial magnetic stimulation) della zona orbitofrontale sinistra.

In termini di coaching formativo, non volendo confondere i ruoli (le stimolazioni tramite attrezzature biomedicali sono sfera medica), preferiamo indurre una uguale e maggiore capacità (persino più duratura) tramite apprendimento esperienziale, per vivere i goal e obiettivi positivi, generando stimoli allenanti ed esistenziali adeguati. Questi effetti non sono banali.

Va da se che se alleniamo molto un braccio e l’altro no, avremmo degli scompensi. Così come se avessimo una gamba potente e muscolosa e un’al­tra de­bole e avvizzita, la nostra camminata sarebbe zoppicante, e l’equilibrio dell’or­ganismo si farebbe deficitario. Ogni disequilibrio fisico porta a ripercussioni negative su tutto l’apparato scheletrico e muscolare, ed ogni disequilibrio mentale a malfunzionamento del pensiero, malessere e sofferenza psichica.

Il funzionamento ottimale dipende perciò anche dalla capacità di creare equilibri e simmetrie, e un potenziamento “stupido”, che non tenga conto degli equilibri, ma cerchi solo “potenza”, è dannoso, distruttivo.

Lo stesso accade nella mente. Dobbiamo imparare ad allenare e stimolare la corteccia prefrontale sinistra e in generale a vivere le emozioni positive non solo in seguito ad eventi enormi (lotterie, vincite) ma anche e soprattutto in attività che altrimenti non coglieremmo. Dobbiamo programmare spazi e tempi in cui farlo. È questione di sopravvivenza.

Disintossicare la mente non è quindi più solo arte ma anche scienza.

È importante quindi non solo generare spazi e tempi dedicati, ma anche cogliere sensazioni positive (sensation windows), esperienze che sfuggono anche se limitate o non eterne, e il dono che ne deriva.

La vita ci offre continuamente doni, anche se limitati.

Per dono limitato si intende la sensazione che anche un semplice gesto o atto può portare per pochi istanti, senza pretendere che esso duri per sempre.

Ed ancora, apprendere a cogliere energie da una capsula spaziotemporale (il dono di un frame), fa parte di nuove abilità da coltivare in sé e negli altri.


Vedi, tra i contributi di ricerca sul tema: Davidson, R. J. (1998), Understanding Positive and Negative Emotion, in LC/NIMH conference proceedings “Discovering Our Selves: The Science of Emotion”, May 5-6, 1998, Decade of The Brain Series, Library of Congress, Washington DC.

Schutter, D. J., van Honk, J. (2006), Increased positive emotional memory after repetitive transcranial magnetic stimulation over the orbitofrontal cortex, Journal of Psychiatry and Neuroscience, Mar. 31 (2), pp. 101-104 (Department of Psychonomics, Affective Neuroscience Section, Helmholtz Research Institute, Utrecht University, Utrecht, NL).

©: dott. Daniele Trevisaniwww.studiotrevisani.it –estratto dal cap. 2, pag. 55-56,

Paura di pensare e senso di colpa nel pensare – la Spirale del Silenzio, in Azienda e non solo

© Daniele TrevisaniStudio Trevisani Human Potential & Communication Research

Le analisi riguardano spesso ciò che si dice, raramente ciò che non si dice.

Ho incontrato il concetto di Spirale del Silenzio nei miei studi sulle comunicazioni di massa già negli anni ’80 (vedi nota per approfondimenti e bibliografia). Ngli anni ’90, nonostante due anni trascorsi negli USA per conseguire il Master in Mass Communication alla University of Florida, questo concetto era già stato rimosso dagli studi ufficiali in molte facoltà. Rimosso, sparito, annullato. Ancora oggi questo tema è oggetto di “censura”. Credo utile quindi dare un contributo con nuove idee e stimoli, per chi opera nelle Risorse Umane, nella Formazione, nella Pedagogia e nella Psicologia:

La sintesi del meccanismo della Spirale del Silenzio (SDS): un’idea non conforme viene repressa, un pensiero che “non ci dovrebbe essere” viene negato, una frase che non è adeguata viene inghiottita, e piano piano avviene una epurazione progressiva di temi dal dibattito pubblico, dalle conversazioni quotidiane, e – all’ultimo stadio – dal pensiero stesso delle persone. Questo, sia in azienda che fuori.

Tutto questo ricorda molto il film Matrix, con la differenza che questo fenomeno avviene, è reale, ed è scientificametne dimostrato. Il danno per le imprese è evidente: se ad essere rimossi o a non entrare sono concetti utili o addirittura fondamentali per il futuro aziendale, cosa succede?

Se sopravvivono in azienda solo ruffiani e integrati, chi si prenderà la briga di dire con coraggio ad un Amministratore Delegato o alto dirigente che una sua strategia è sbagliata e può portare alla rovina dell’azienda stessa? Una impresa sana dovrebbe avere a fianco costantemente dei consulenti che cercano di immettere nuovi concetti utili (iniezione memetica), e localizzano i pensieri dominanti da mettere in discussione o quantomeno confutare (analisi memetica).

Il problema riguarda l’opinione pubblica in generale,  l’economia, le aziende, il pensiero manageriale, e ogni singola famiglia, che si conforma purtroppo a mode, a trend manageriali del momento, o ai reality.

In azienda – chi arriva da fuori lo vede subito – si pensa spesso con il paraocchi della cultura di direzione. In pratica, nelle aziende “si sente parlare” solo di un ristrettissimo ambito di temi, i temi conversazionali sono impoveriti, la vera innovazione non entra mai, espulsa costantemente dal meccanismo della SDS.

Essere “sudditi psicologici” non significa tanto eseguire, ma soprattutto tacere, o meglio parlare solo nei confini degli argomenti e dei temi che sono “ammessi”, e non deviare mai dalle aspettative. Chi devia viene punito. L’inquisizione ne è un esempio storico.

Le conseguenze dannose sono molto pratiche e concrete: ad esempio, in certe aziende, gli alti dirigenti diventano non più criticabili. Alcuni dirigenti finiscono per diventare intoccabili, anche quando il loro pensiero si fa confuso o delinquenziale, dannoso (vedi i casi di Enron, Parmalat, Coop Costruttori, e tanti altri crac prodotti soprattutto dalla impossibilità di criticare le scelte dirigenziali, indotta tramite sudditanza psicologica).

Ma il problema non si limita all’azienda. In università se parli bene dei militari sei un fascista. Tra i militari americani se dici che pratichi yoga dicono che sei gay. Le cose si fanno di nascosto, poi non si fanno nemmeno più, non si dicono, o anzi, meglio, non si devono nemmeno pensare.

Questa spirale del silenzio non è solo esterna e sociale, ma diventa anche un silenzio interiore: e non si tratta del il silenzio della quiete, ma un silenzio analogo al post-atomico, dove ogni cosa che “spuntava” o “emergeva” dal livello zero viene rasa al suolo.

In questo mio percorso di ricerca sulla Spirale del Silenzio, ho condotto un’analisi estesa di ricerca dei pensieri repressi, tramite interviste in profondità ad un campione di 400 italiani, su una vasta categoria di casi, da manager a persone comuni, dai 18 ai 75 anni, in occasione di un progetto di ricerca ancora in corso. E’ opportuno iniziarne a divulgare i risultati.

Vediamo alcuni esempi di pensieri e “ruminazione mentali” ad essa collegata, tratti da questa indagine:

  • Vorrei che ci fosse la pena di morte immediata per chi compie atti di abuso sessuale verso i bambini, o chi rapisce i bambini per fini sessuali. Ma verrò additato come un fanatico?
  • Vorrei dire che ogni tanto mi piace pregare, ma credo in una spiritualità tutta mia, non riconosco la figura del Papa ma credo in qualcosa. Allo stesso tempo mi piace pregare nella Chiesa e ammiro la figura di Cristo, non sono però veramente certo che sia esistito o che sia vero quello che ci dicono sulla sua vita e storia. Diranno che sono un anticattolico?
  • Vorrei che la gente smettesse di guardare la stupida tv commerciale e si dedicasse a letture che nutrono la mente. Penseranno che sono una vecchia rincoglionita?
  • Vorrei essere di destra ma la mia famiglia è di sinistra. Come faccio?
  • Vorrei essere di sinistra ma la mia famiglia è di destra. Cosa diranno?
  • Oddio, tutta la mia famiglia si aspetta da me che io sia il nuovo capitano dell’azienda, raccolta la tradizione del padre e del nonno, e la tramandi, ma io se potessi farei il cuoco, adoro cucinare. Sarà pazzia? Meglio tornare con i piedi per terra.
  • Provo disagio verso l’idea che il mio matrimonio possa diventare come quello dei miei genitori e me ne vergogno. Quindi taccio, taccio anche il pensiero stesso, gli metto un coperchio sopra. Come andranno le cose?
  • Vorrei dire che l’americano medio è molto stupido e ignorante culturalmente, diranno che sono un comunista?
  • Vorrei dire che Mussolini ha fatto anche cose buone per l’Italia, diranno che sono un fascista?
  • Vorrei dire che la sanità e il diritto di essere curati sono inviolabili, diranno che sono un comunista?
  • Credo che l’Università sia un covo di raccomandati, politicizzati, e di nepotismo, ma come faccio a dirlo, se lo scoprono mi cacciano subito!
  • Penso che Maometto sia stata una figura importante e che la cultura araba sia piena di poeti e intellettuali meravigliosi e poco conosciuti, credo che nella religione islamica ci siano tanti elementi culturalmente validi e insegnamenti interessanti, ma andrebbe ripulita da alcuni fondamentalismi. Diranno che sono un terrorista?
  • Penso in cuor mio che chi siano molti lati oscuri e strani negli attentati dell’11 settembre? Diranno che sono uno che si lascia suggestionare da teorie visionarie?
  • Penso che Osho, nel suo delirio mistico, non sia così delirante sempre, e abbia scritto anche cose veramente interessanti e alcuni dei suoi passaggi li condivido. Diranno che sono un fedele di Osho? Oddio, cosa penseranno di me?
  • Sono un intellettuale, di sinistra, e quindi non devo fare palestra, vero?
  • Sento che vorrei fare una settimana da solo di vacanza lontano dalla famiglia, non sono più un buon padre, vero?
  • Dico che Berlusconi è stato un genio della strategia moderna, sono un filoberlusconiano?
  • Vorrei che si ripristinassero i lavori forzati e chi va in galera invece di essere un costo produca denaro per la collettività, vorrei anche che da questi lavori uno uscisse con la schiena spezzata, poca voglia di tornarci, e magari avendo appreso anche un lavoro. Sono un nazifascista?
  • Penso che si paghino troppe tasse perchè abbiamo un sacco di raccomandati che non fanno un cazzo nella pubblica amministrazione e un sacco di imprese mantenute dallo Stato, sarei quasi favorevole a una forma di sciopero fiscale controllato, o altre forme di protesta civile, per mandare a casa tutti i fannulloni che ci sono in giro e fare posto a gente che abbia voglia di lavorare. Cosa sono?
  • Credo che le università siano assediate dagli intellettuali di sinistra che non hanno mai fatto un ora di lavoro vero nella vita, padroni baroni, che lottizzano e monopolizzano tutti i reparti, e fanno entrare solo i loro amici e le puttane, clan tribali in lotta tra di loro. Perchè non c’è mai una pagina web del tipo “assumiano professori con ottime capaciutà comunicative e volonta di ricerca” nelle pagine web delle università Italiane? Perchè si entra solo per concorsi di cui tutto è già deciso prima di farli? Si può dire o sono un populista
  • La TV è il sistema ufficiale con cui il sistema culturale consumista e capitalista lobotomizza i nostri adolescenti e li riconduce nel gregge dei bravi consumatori, che faranno le loro giuste rate per il prossimo abito firmato, telefono firmato, etc… sono un comunista?
  • Penso che la PNL (NLP) sia una enorme operazione di puro marketing, i suoi fondatori – specialmente Bandler – un montato incosciente, un soggetto deprecabile, assolutamente non meritevole di essere definto terapeuta – e che quello che funziona nella PNL sia rubacchiato (ops, meglio ispirato) concettualmente da altri testi e autori, in particolare dalla Psicosintesi dello psichiatra italiano Assagioli e dalla Psicocibernetica di Maltz, e ad altri autori vari. Credo che Robbins e suoi seguaci siamo nella stragrande maggioranza degli uomini di spettacolo e non si  possano e si debbano chiamare e far chiamare formatori, e che pensano alle persone come ad un gregge di clienti.
  • Credo che tanti psicoterapeuti non sappiano assolutamente fare terapia e facciano più danni che altro, mi fa schifo la terapia breve strategica, penso sia una grande puttanata, penso che chi ha la fortuna di trovare un bravo terapeuta sia forse 1 su 100, non importa che sia o meno iscritto ad un albo. L’albo non dice un cazzo, l’iscrizione all’albo non dice proprio niente, è solo carta. Ci sono dei baristi che sono più bravi.
  • Credo che i professori delle scuole dovrebbero passare ogni anno un check-up di capacità didattica e chi non è un buon insegnante (chi non conosce le tecniche della didattica e non sa comunicare) dovrebbe essere sbattuto fuori a calci, perchè fa danni. Sono un fascistone?
  • Credo che dalla scuola superiore dovrebbero essere sbattuti fuori gli studenti che non hanno voglia di studiare, non serve a niente l’obbligo scolastico. Sono un antipedagogista?
  • Credo che quello che credo adesso non sarà quello che credo quando saprò più cose su tutto quello che non so adesso, e che cambiare idea non sia reato. Son un malato di mente dissociato?
  • Credo che dovremmo instaurare un “obbligo sociale di pulizia dalla trasmissione transgenerazionale del disagio psichico” e istituire forme di counseling e terapia obbligatoria e generalizzata, soprattutto per alcune professioni. Sono un promotore dei Gulag?
  • Credo che quello che io credo ora sia il frutto di un sacco di manipolazioni informative cui sono stato sottoposto dalla nascita, volontariamente (da alcuni media, soprattutto la RAI, e dai libri di testo scolastici, quando ero piccolo sino all’adolescenza) e dalla famiglia (involontariamente), e che sia mio compito liberarmene il più possibile e acquisire informazioni dalle fonti più varie possibile, per capire il più possibile per conto mio. La responsabilità adesso è in mano mia, non posso più incolpare nessuno.

Ve ne sono molti altri, che la mia spirale del silenzio personale mi impedisce di inserire, per paura di eccedere in trasparenza, in devianza, in sovraesposizione di quanto possano essere vasti e diversi dalla norma i pensieri umani.  In altre sedi si potrà fare.

Desidero aggiungere qualche mia riflessione personale, associandomi a questo tipo di analisi e offrendomi come soggetto:

  • Dico che Obama ha vinto anche perchè non è veramente nero, ha una nonna bianca, e il viso leggermente più da mulatto che da nero, ed è anche un bell’uomo, un buon comunicatore, ha vinto sia per le sue idee che per il volto piacevole da “nero ma non troppo nero”… sono un antidemocratico?
  • Credo che si dovrebbero proibire i film del terrore, la loro produzione e distribuzione, applicare la censura verso materiali audio e video che innescano processi di degenerazione mentale e coltivano menti deboli verso il lato più distruttivo anzichè farli crescere. Voglio la censura, e forte, su molti media. Sono un fascista?
  • Vorrei che eroina, cocaina e altre droghe fossero prescrivibili su ricetta medica, per sradicare i business sottostanti, sono un figlio dei fiori, hippy, uno favorevole alle droghe?

© Daniele TrevisaniStudio Trevisani Human Potential & Communication Research

___Nota di approfondimento e bibliografia. Fonte Wikipedia

La teoria della spirale del silenzio venne sviluppata negli anni 1970 da Elisabeth Noelle-Neumann. Questa afferma che i media, ma soprattutto la televisione, possono avere un notevole effetto di persuasione sui riceventi e quindi più in generale sull’opinione pubblica.

Questa teoria ebbe una notevole importanza nella scienza della comunicazione per la rinascita del dibattito sui poteri di persuasioni forti dei mezzi di comunicazione, in contrasto con la scuola di pensiero di un effetto debole dei mass media sul pubblico.

Definizione

La tesi centrale della spirale del silenzio è la seguente: il costante, contemporaneo, ridondante e contorto afflusso di notizie da parte dei media può col passare del tempo causare un’incapacità nel pubblico di selezionare e comprendere i processi di percezione e di influenza dei media; in questo modo verrebbe a formarsi la cosiddetta spirale del silenzio.

In questa situazione la persona singola ha il timore costante di essere una minoranza rispetto all’opinione pubblica generale. Per non rimanere isolata, la persona anche se con un’idea diversa rispetto alla massa non la mostra e cerca di conformarsi con il resto dell’opinione generale.

Nella sua ricerca, Noelle-Neumann ha dimostrato che le persone posseggono una specie di senso statistico innato, grazie al quale riescono a capire quale è l’opinione della massa e in questo modo a conformarsi con quella dominante.

I mezzi di comunicazione di massa non fanno emergere da soli la spirale del silenzio (in quanto fenomeni simili sono stati riscontrati anche in società dove non esistono i mass media) ma accentuano la paura dell’isolamento nell’uomo e quindi il processo di adattamento all’opinione generale.

Bibliografia

  • Noelle-Neumann, Elisabeth, La spirale del silenzio – Per una teoria dell’opinione pubblica. 2002 Meltemi Editore


Altri contributi ai seguenti blog:

Blog di formazione aziendale

  • Blog sul Potenziale Umano
  • Studiotrevisani’s Weblog: Blog di psicologia e comunicazione, management
  • Altre risorse:

    Psicologia della persuasione, psicologia strategica, e senso di colpa

    © Daniele TrevisaniStudio Trevisani Human Potential & Communication Research

    Un ragazzo può viaggiare ai 180 kmh in una strada provinciale, di sera, con altri innocenti ragazzi nell’ auto, senza sentire alcun senso di colpa. Moriranno probabilmente tutti. Una ragazza può invece sentire un senso di colpa per non essere magra e praticamente anoressica come i modelli femminili che osserva nei film e in tv. In entrambi i casi siamo di fronte ad una patologia del senso di colpa, assente nel primo caso e sovra-amplificata nel secondo.

    Il senso di colpa sbagliato è uno dei mali nascosti contemporanei meno studiati e meno conosciuti. I suoi effetti sono tanto devastanti quanto poco noti.

    Se osserviamo un bambino piccolo in un teatro o ad una manifestazione musicale, o ad una sagra, lo vedremo saltare e ballare, indifferente al senso di vergogna che proverebbero gli adulti nel comportarsi nello stesso modo.  Non prova senso di colpa. Al contrario, un adulto potrebbe persino vergognarsi nell’alzarsi da una riunione “pallosa” o da una conferenza in cui un relatore abusa della sua pazienza, e provare un senso di colpa auto-distruttivo.

    Il senso di colpa è una delle basi fondamentali del disagio psichico

    Due componenti principali della generazione del senso di colpa

    1. Devi ricevere un messaggio che lo innesca: i messaggi, comportamenti e azioni che le persone a te vicine (o lontane, come nel caso di un film) lo generano, possono crearlo. Chiediti: quali sono le strategie che le persone esterne (gli altri) utilizzano per crearti un senso di colpa (volontariamente o involontariamente)?

    2. Devi avere poche difese contro quel messaggio: La tua risposta agli input conta. Quando piove, possiamo avere o meno un impermeabile e bagnarci o no. E quando arriva un messaggio che innesca il senso di colpa, abbiamo la protezione giusta? Quanto questi messaggi entrano o no, a quali sei o meno sensibile, quali ti colpiscono senza che tu abbia difese?

    Alcuni suggerimenti preliminari

    – Amentare il livello di consapevolezza su come ti funziona internamente il senso di colpa: se ti rendessi invulnerabile ad ogni tipo di messaggio o aspettativa in grado di creare senso di colpa, diventeresti probabilmente un essere pericoloso per se e per gli altri. Alcuni sensi di colpa sono utili (es, sentirsi in colpa se guido essere ubriaco o continuo a bere rischiando di morire per coma etilico), ed alcuni sono dannosi (es: senso di colpa se vado in palestra e lo vivo come un rubare tempo alla famiglia, dimenticando che se non sto bene io farà male a tutti, a me e agli altri). Capire quale senso di colpa può essere corretto e quale sbagliato è una nuova competenza psicologica che dovrebbero insegnare addirittura nelle scuole.

    –  Autodeterminarsi: Aumentare il livello di coscienza significa imparare ad autodeterminare cosa può e cosa non deve passare il nostrofiltro mentale. Significa anche lavorare per costruire un diverso filtro mentale sul senso di colpa. Significa anche prendere il filtro mentale esistente, gettarlo, e ricostruirne uno nuovo, che possa conservare alcuni tratti esistenti, ma non tutti e non necessariamente.

    Antropologia del senso di colpa: come le culture e i mass media creano i sensi di colpa

    Le culture creano specifici set di sensi di colpa, attraverso i messaggi interpersonali e quelli ricevuti dai mass media –  messaggi che interiorizzati creano stress profuso, esteso, generalizzato in chi li assorbe.

    Esempi

    • cultura giapponese: senso di colpa per la poca produttività
    • cultura USA: senso di colpa per il non avere abbastanza successo, potere, denaro, fama, abbastanza beni, abbastanza consumi, abbastanza status (terrore dell’essere classificati come loser)
    • cultura cattolica (in alcune sue varianti):  senso di colpa per il piacere sessuale fine a se stesso
    • cultura latina: senso di colpa per chi non vive relazioni interpersonali costanti e ama isolarsi o starsene in pace
    • cultura dell’effimero: (tv commerciale, reality show): senso di colpa per non essere trendy, ricchi, star sociali, senso di colpa del non essere protagonisti, senso di colpa per il non consumare ed esibire status symbol, non essere vip. Trasmissione del modello culturale “meglio partecipare ad un reality o essere attori, modelle, modelli, etc. che studiare o impegnarsi seriamente, quelli sono gli sfigati, tu devi essere alla moda, guarda come è facile…)

    La trasudazione delle aspettative e il loro trasformarsi in senso di colpa

    Le persone in relazione tra loro sono assimilabili a “sistemi di aspettative” reciprocamente attivi, e riversano aspettative che quando assimilate generano sensi di colpa, soprattutto nella parte più debole della relazione.

    I mass media allo stesso tempo riversano aspettative tramite modelli culturali che espongono implicitamente, e trasudano dai comportamenti osservati.

    Dalle aspettative esterne alle autoaspettative il passo è breve: quando le aspettative culturali e le componenti normative ti hanno impregnato a tal punto che sono parte di te, avviluppano la persona dall’interno e non più dall’esterno.

    Persuasione e senso di colpa

    Il senso di colpa ha potenti effetti persuasivi. Quando incontra una rete neuronale attivata genera dissonanza, dis-omeostasi, tensione, impulso, attivazione.

    I persuasori apprendono ad individuare le reti attive che rendono una persona vulnerabile. La localizzazione delle vulnerabilità esistenti (vulnerability mapping) è una delle attività fondamentali della ricerca sulla psicologia strategica persuasiva. La creazione delle vulnerabilità (vulnerability generation) è invece un tratto ancora più complesso e delicato, sia eticamente che tecnicamente, in quanto si occupa di come generare vulnerabilità e dissonanze che prima non esistevano.

    Neuropsicologia del senso di colpa: disambiguare il senso di colpa e le sue tracce

    Domande cui la ricerca non ha ancora dato risposte chiare:

    -quali sono i circuiti cerebrali che si attivano nel senso di colpa

    -componente fisiologica: quali sono le sub-tracce della “sensazione sentita” di senso di colpa? Il Bodily Felt Sens (BFS – Gendlin): come si manifesta nelle sue varianti iniziali, sottili, difficili da percepire o subcepire?

    Etica e senso di colpa, avviare una autoanalisi e smontare la matrice: Programmi di Search & Destroy

    Componente culturale e autoanalisi: quali sub-tracce posso scorgere? Quali sono le credenze attive nel mio belief-system, che mi rendono vulnerabile? Quali sono buone e quali cattive? Chi stabilisce i confini e in base a quali criteri culturali?

    Se faccio del male a qualcuno ingiustamente, devo sentire senso di colpa ed è giusto che sia così. Ma se non lavoro 50 ore la settimana, è giusto che provi un senso di colpa? Cosa succede se la mia componente razionale dice che non lo devo provare ma la mia parte inconscia me lo fa provare comunque? Come si insediano i sensi di colpa nella parte inconscia della mente? Quali messaggi genitoriali, sociali, ambientali che entrano e si insediano stabilmente? Come e quando succede?

    Come individuarli? → Caccia, hunting, ai sensi di colpa…

    Come sradicarli? → Clean-up, sanitization, programmi di Search & Destroy dei Memi, pulizia del campo mentale dai sensi di colpa sbagliati, dalle erbe infestanti… anche da quelle che si travestono da fiori…

    Creazione strategica del senso di colpa e comunicazione sociale strategica e persuasiva

    Un caso può aiutarci a capire: è sabato sera, un ragazzo di 20 anni sta andando forte, troppo forte, sulla sua macchina, con gli amici. Uno lo incita ad andare più forte, un altro si disinteressa immerso nel suo lettore diMP3, una ragazza – la più giovane del gruppo – ha il terrore e capisce di essere in pericolo di vita, ma non si azzarda a dirlo per paura di essere considerata una “fifona”, di essere esclusa dalla prossima serata in discoteca. Curva dopo curva l’autista vuole dimostrare quanto è potente il suo mezzo, come lui è abile al volante, deciso, forte, coraggioso. La psicologia degli archetipi direbbe che sta cercando di dimostrare i suoi tratti eroici (ma ha sbagliato modo, tempo, e sta rischiando di uccidere tutti). Abbiamo di fronte a noi una grandissima testa di cazzo al volante, che sta per uccidere se stesso, gli altri ragazzi, i loro sogni, e i sogni di tutti i loro genitori, e non prova senso di colpa nel farlo.

    Soffre della sindrome dell’archetipo del guerriero che deve “dimostrare chi sei-“, ma lo fa nel modo sbagliato. L’energia dell’archetipo è potente solo se direzionata nei canali giusti, altrimenti è distruttiva, e uccide. In questo caso, la psicologia della persuasione pone una domanda: come creare un senso di colpa nel guidatore, se non esiste o è troppo debole per contrastare il suo bisogno di dimostrazione? Come creare un senso di colpa nei viaggiatori che stanno in auto, se non si ribellano a questo tipo di pericolo imminente per la loro vita?

    Creazione del senso di colpa strategico positivo in azioni di consulenza e coaching

    Esempio tramite un caso reale:

    Un imprenditore ostinatamente persevera nell’investire in strutture fisiche e capannoni ma non ha una struttura commerciale adeguata, una rete di vendita preparata. L’azienda comincia a barcollare, la sua scelta lo conduce verso il sicuro fallimento e il peggioramento continuo e progressivo delle condizioni aziendali. La figlia capisce che andando avanti così presto sarà la fine, e chiede aiuto. I consulenti osservano la situazione e se ne rendono conto subito. Come consulenti, se la strada della persuasione razionale non funziona, dovemmo fermarci? Siamo buoni o semplicemente dei vigliacchi? Il falso buonismo è ipocrisia!

    La manipolazione è una scienza neutra, l’etica riguarda i suoi fini, ma non la tecnica. Nel caso, se riusciamo a creare un senso di colpa verso la sua perseveranza nel danneggiare l’azienda, la consapevolezza dei  danni che sta per fare alla sua famiglia e a tutti, siamo buoni o cattivi? È manipolazione pura, ma salva l’azienda, e le famiglie di tanti operai che vi lavorano, per colpa di qualcuno che vuole continuare a condurre la barca contro le rocce. Facciamo bene o male a farlo sentire in colpa? Se qualcuno vuole suicidarsi da solo che faccia, ma se vuole portare con se 100 famiglie qualcuno deve fermarlo o no! E questo “qualcuno” che ha le abilità necessarie per fermarlo, è uno sporco manipolatore o una brava persona?

    Questi e altri temi sono questioni aperte, difficili, complicate, ma ne dobbiamo parlare.

    © Daniele TrevisaniStudio Trevisani Human Potential & Communication Research

    Altri contributi ai seguenti blog:

    Blog di formazione aziendale

  • Blog sul Potenziale Umano
  • Studiotrevisani’s Weblog: Blog di psicologia e comunicazione, management
  • Altre risorse:

    Dr. Daniele Trevisani - Formazione Aziendale, Ricerca, Coaching