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il potere delle abitudiniLibro di  Charles Duhigg –  Scheda su Amazon per l’acquisto

Il potere delle abitudini

La maggior parte delle scelte che compiamo ogni giorno non sono frutto di riflessioni consapevoli bensì di abitudini. E benché, singolarmente, non abbiano grande significato, nel loro complesso le abitudini influenzano enormemente la nostra salute, il nostro lavoro, la nostra situazione economica e la nostra felicità. Da secoli gli uomini studiano le abitudini, ma è solo negli ultimi anni che la neurologia, la psicologia, la sociologia e gli esperti di marketing hanno realmente iniziato a capire in che modo funzionano. Questo libro indaga la formazione delle abitudini sia a livello individuale sia collettivo, nelle aziende e nelle istituzioni. La buona notizia è che le abitudini non sono un destino: si possono ignorare, cambiare, sostituire o… mantenere. Charles Duhigg ci spiega come! Già pubblicato con il titolo: “La dittatura delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle”.

Approfondimento sulle Abitudini, fonte Wikipedia

Abitudine

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L’abitudine (dal latino habitudohabitudinis, struttura fisica o morale) è la disposizione o attitudine acquisita mediante un’esperienza ripetuta. Questa disposizione è insita nel comportamento degli esseri umani e degli animali. È stata alla base della scoperta del rito dell’abitudine.

L’abitudine in fisiologia e psicologia

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Rito dell’abitudine.

Il termine abitudine viene usato per indicare sia le attività motorie, sia le attività mentali, che dopo numerose ripetizioni vengono svolte in modo relativamente automatico o, più semplicemente, con maggior facilità e coordinazione.

L’abitudine è il processo mediante il quale un comportamento diventa abituale. I comportamenti si ripetono in un contesto coerente, vi è un aumento incrementale nel collegamento tra il contesto e l’azione. Per azione si intendono sia attività mentali che motorie che, dopo un periodo relativamente lungo in cui vengono ripetute, vengono poi svolte in maniera più sciolta o con maggiore coordinazione dei movimenti. Questo aumenta l’automaticità del comportamento in tale contesto.[1] Caratteristiche di un comportamento automatico possono essere: efficienza, mancanza di consapevolezza, la non intenzionalità, l’incontrollabilità.[2]. Una ricerca del Massachusetts Institute of Technology degli anni novanta condotta sui topi ha dimostrato che le abitudini operano in tre fasi: segnale, rituale e gratificazione[3]; Lo svolgimento di un’azione, una routine, per ottenere la ricompensa allo stimolo del segnale. È stato visto come la gratificazione alimenti il ciclo, tanto che la routine tenda a diventare un comportamento quasi automatico ogni volta che compare un segnale (anche ad insaputa dell’individuo). Questo ciclo dell’abitudine è stato chiamato Habit loop.

Cattive abitudini

Una cattiva abitudine è un modello di comportamento negativo. Alcuni esempi includono: procrastinazione, irrequietezza, onicofagia.[4]

Un fattore chiave per distinguere una cattiva abitudine da una dipendenza o da malattia mentale è l’elemento della forza di volontà. Se una persona sembra ancora avere il controllo sul suo comportamento, allora è solo un’abitudine.[5] Le buone intenzioni sono in grado di escludere l’effetto negativo delle cattive abitudini, ma il loro effetto sembra essere indipendente e le cattive abitudini restano, ma sono sottomesse invece che annullate.[6]

Secondo l’autore Bill Borcherdt, il momento migliore per correggere una cattiva abitudine è prima che l’azione diventi regolare. Ecco perché è più facile che lo sviluppo di cattive abitudini possa essere impedito maggiormente durante l’infanzia.[7]

Ci sono molte tecniche per la rimozione di cattive abitudini una volta che esse si sono stabilizzate. Uno dei metodi prevede l’identificazione e la rimozione dei fattori che innescano l’abitudine e che incoraggiano la sua persistenza a lungo termine.[8]

Solitamente in psicologia e in pedagogia, l’abitudine viene classificata come meccanismo psicologico messo in moto dalla persona per adattarsi in maniera più proficua all’ambiente che lo circonda. L’abitudine diventa quindi uno dei fattori che contribuiscono in maniera maggiore alla formazione del carattere sin dalla prima infanzia.

Buone abitudini

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Condizionamento operante.

Le buone abitudini sono quei comportamenti che ci permettono di arrivare ai nostri obiettivi primari nella vita. Ci sono molte tecniche per innescare le buone abitudini, ad esempio quello di unire più piccole modifiche comportamentali in una routine quotidiana.[9]

L’abitudine

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Abito (filosofia).

Nella storia della filosofia, sono individuabili due diversi approcci sistematici riguardo al fenomeno dell’abitudine. Una prima tendenza riduce il fenomeno ad una semplice azione motoria ripetuta in arco relativamente lungo di tempo e in maniera relativamente regolare. Tale concezione può essere ravvista già in Cartesio e, più in generale, nelle teorie degli atomisti, e prende il nome di teoria meccanicistica.

Il secondo approccio, più naturalistico, mette in evidenza la spontaneità delle azioni che, ripetute a più riprese, favoriscono la stabilità delle stesse e una loro regolarizzazione in arco di tempo relativamente lungo. Questa tendenza si rifà alle concezioni aristoteliche riprese poi da Maine de BiranÉmile BoutrouxGottfried LeibnizFelix Ravaisson-Mollien ed Henri Bergson e prende il nome di teoria vitalistica in cui il concetto di abitudine assume connotazione positiva e l’abitudine stessa diventa il mezzo per il divenire morale.

Di contro, Jean-Jacques Rousseau e Immanuel Kant classificarono l’abitudine in maniera negativa, ossia come ostacolo alla spontaneità dello spirito e alla naturalezza della libera iniziativa.

Il peccato d’abitudine

Nella religione cattolica, l’abitudine diviene peccato quando un’azione si ripete continuamente per difetto di volontà, sia per la prevalenza della passione, ossia per una consuetudine negativa. Il grado di gravità del peccato d’abitudine varia a seconda della posizione reale del peccatore.

Modi di dire

  • Prendere (o perdere) un’abitudine: assumere un modo di agire costante e quasi meccanico
  • Essere legato alle proprie abitudini
  • Per abitudine: senza riflettere e seguendo una consuetudine acquisita col tempo
  • Cattive abitudini: contrarie alle regole della morale o dell’educazione

Note

  1. ^ Wood W, Neal DT (2007). “A new look at habits and the habit-goal interface.” Psychological Review114: 843–863
  2. ^ Bargh JA (1994). “The four horsemen of automaticity: Awareness, intention, efficiency, and control in social cognition.” In Wyer RS, Srull TK (eds.), Handbook of social cognition: Vol. 1 Basic processes, pp. 1–40. Hove: Lawrence Erlbaun Associates Publishers
  3. ^ Ricerca del MIT sull’habit loop Archiviato il 3 febbraio 2013 in Internet Archive.
  4. ^ Suzanne LeVert, Gary R. McClain, The Complete Idiot’s Guide to Breaking Bad Habits, Alpha Books, 2001, ISBN 0-02-863986-3.
  5. ^ Mariana Valverde, Disease or Habit? Alcoholism and the Exercise of Freedom, in Diseases of the Will: Alcohol and the Dilemmas of Freedom, 1998, ISBN 0-521-64469-0.
  6. ^ Bas Verplanken, Suzanne Faes, Good intentions, bad habits, and effects of forming implementation intentions on healthy eating, in European Journal of Social Psychology, vol. 29, 5–6, 21 giugno 1999, pp. 591–604, DOI:10.1002/(SICI)1099-0992(199908/09)29:5/6<591::AID-EJSP948>3.0.CO;2-HURL consultato il 3 agosto 2011 (archiviato dall’url originale il 5 gennaio 2013).
  7. ^ Bill Borcherdt, Making Families Work and What to Do When They Don’t, Haworth Press, 1996, p. 172, ISBN 0-7890-0073-3.
  8. ^ Herbert Fensterheim, Jean Baer, Don’t Say Yes When You Want to Say No, Dell, 1975, ISBN 0-440-15413-8.
  9. ^ S.J.Scott, Un’abitudine sopra l’altra: 97 modi per cambiare vita in cinque minuti o meno, Babelcube, 2014.

Voci correlate

 

Quando mi chiedono cosa sia la Team Leadership e Comunicazione Operativa, dal titolo del libro omonimo visibile qui https://www.ibs.it/team-leadership-comunicazione-operativa-principi-libro-daniele-trevisani/e/9788891740083
trovo utile fare soprattutto degli esempi.
La regola base è togliere entropia (caos) dal sistema, che significa prima di tutto disporre una gestione professionale e organizzata del team, e poi emettere comunicazioni non entropiche, chiare, dirette ad uno scopo chiaro a tutti, e quindi “disentropizzare” la comunicazione (rimuovere incertezza, dubbio, gradi di confusione, fare pulizia comunicativa).
Ecco uno stupendo esempio (in negativo) di messaggio entropico di Schettino: “la situazione a bordo è che al limite ci mandino un rimorchiatore” – una frase priva di senso, “al limite” non significa niente, non è una richiesta precisa, e non è la situazione a bordo.
Per 2 anni, dopo la tragedia, sono stato impegnato in Coaching sulla Crisis Communication & Leadership a bordo nave, ed essendo passato parecchio tempo, voglio iniziare a condividere pensieri e risultati per il beneficio di tutti, in nome di una “comunicazione per la sicurezza” che non deve passare mai in secondo piano. Prima la sicurezza, poi tutto il resto.
Di seguito: Un estratto conversazionale, dalla relazione tecnica del GIP del Tribunale di Grosseto.

Cos’è l’Ikigai e a cosa serve. Video sul modello Ikigai. Articolo sul tema ascolto avanzato con utilizzo del modello Ikigai immediatamente dopo il video.

https://youtu.be/YT6CFbq-T1g

  • Anteprima editoriale esclusiva per i lettori del blog, realizzata dall’autore del libro, articolo

    condivisibile, si prega di citare sempre la fonte.

  • © Daniele Trevisani, Volume “L’ascolto Attivo: Metodi e Strumenti per l’ascolto attivo ed empatico”. Anteprima editoriale, Franco Angeli editore Milano, 2019.
  • Per ricevere altri articoli appena escono, iscriversi al blog https://studiotrevisani.it sulla destra in alto, inserire la mail e fare clic su “segui il blog”.

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Possiamo potenziare l’ascolto tramite modelli che ci aiutano a fare domande più corrette e centrate, sia

  1. nel modo (modalità di ascolto) che
  2. nei contenuti (contenuti delle domande).

Se centriamo entrambe, avremo fatto un centro perfetto.

Anticipiamo per questo fine il modello, centrale per questo libro, della “scala dei livelli di ascolto”, che riguarda soprattutto il “modo” di ascoltare.

La scala è esposta nella figura che segue.

Approfondiremo i dettagli di questa scala nel capitolo successivo. Per ora, ci basti sapere che gli strumenti per fare salti di qualità nell’ascolto attivo esistono, e si possono fare enormi passi in avanti, sino a farne uno dei punti di forza della propria vita e cambiare il nostro modo di essere.

L’ascolto è parte della comunicazione, la comunicazione è parte della vita delle persone, e la vita delle persone è parte dell’universo.

Ascoltando, stiamo dando un contributo alla comprensione anche della parte di universo che vive in noi.

Lo sforzo di capire l’universo è tra le pochissime cose che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa,

conferendole un pò della dignità di una tragedia.

 (Steven Weinberg)

Come vediamo, si parte dal basso, con un ascolto impreciso, giudicante, agressivo, sino ad arrivare ad un ascolto attivo, empatico, positivo, attraversando tratti intermedi.

Queste sono le modalità di ascolto.

Se applichiamo queste modalità ad un modello, che sia psicosociale o organizzativo, otteniamo un “ascolto modellizzato”.

Il modello su cui ci concentriamo brevemente ora è l’Ikigai.

L’Ikigai (生き甲斐) è l’equivalente giapponese di significati quali “ragione di vita”, “ragion d’essere”, “scopo della vita”. Nella zona di Okinawa l’ikigai è visto come “una ragione per svegliarsi al mattino”, e certamente, “qual’è la tua ragione per svegliarti al mattino” è sia una domanda potente che una domanda che richiede poi empatia potente e ascolto attivo avanzato.

Infatti,

“Tutti, secondo la cultura giapponese, avrebbero il proprio ikigai. Trovare quale sia la ragione della propria esistenza richiede però una ricerca interiore che può spesso essere lunga e difficile. Tale ricerca viene considerata molto importante e la sua conclusione positiva porta alla persona una profonda soddisfazione.

Oltre che aspetti positivi per chi segue il proprio ‘ikigai possono esserci anche aspetti negativi: coloro che vivono la vita con estrema passione rischiano infatti di esserne consumati sino alla degradazione.”[1]

Occorre innanzitutto vedere il modello per capire di cosa tratta.

Lo vedremo prima nella versione ufficiale in lingua inglese:

 

 

 

 

 

I quattro grandi vettori o variabili sono

  1. Cioè che ami (What you LOVE)
  2. Ciò che serve nel mondo (What the world NEEDS)
  3. Ciò per cui puoi essere pagato (What you can be PAID FOR)
  4. Ciò che sei abile a fare (What you are GOOD AT)

L’Ikigai rappresenta il centro perfetto, la condizione che soddisfa tutte le altre condizioni, per cui riusciamo a fare un lavoro che amiamo, un lavoro utile al mondo, un lavoro per cui siamo pagati, e un lavoro nel quale siamo abili.

In psicologia, questa condizione assomiglia molto ad una vita o esistenza in stato di Flow, o Flusso, “il momento magico in cui tutto scorre perfettamente e il tempo sembra svanire”, concetto introdotto nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi poi diffuso in vari campi di applicazione della psicologia, alel performance, allo sport, sino alla a spiritualità, all’istruzione e al lavoro, all’immersività dell’esperienza nella vita quotidiana, alla creatività, e persino alla meditazione.[2]

Nei momenti di flow, tutto sembra funzionare magicamente e perfettamente, nonostante le sfide ci siano e siano anche alte. Possiamo dire che l’ascolto in stato di Flow esiste, ed è reso possibile da una nostra totale “Presenza Mentale” nell’ascolto unita alla presenza mentale dell’altro e alla disponibilità reciproca.

Figura 3 Modello Ikigai, italiano

Notiamo come le intersazioni imperfette, quegli spazi in cui una o più delle quattro esigenze di base non sono soddisfatte, generano diverse tipologie di “stato di vita”, esaminabili nella figura stessa.

Un ascolto potenziato arriva dall’unire il modello della “scala di ascolto” all’Ikigai, come nella figura seguente:

Figura 4 Combinazione tra scala dei livelli di ascolto e modello Ikigai

Avremo quindi domande come:

  • Cosa ami fare nella vita?
  • Cosa pensi serva al pianeta e al mondo in questo momento?
  • Quali sono i lavori per cui puoi ricevere una remunerazione?
  • Quali sono le cose che ti fanno stare bene?

L’ascolto può farsi via via più complesso, come in un coaching manageriale dove vogliamo poter capire in che condizione è una persona rispetto al suo vissuto lavorativo. Quindi ad esempio:

  • Ami quello che stai facendo ora?
  • Pensi che quello che stai facendo ora sia utile?
  • Sei soddisfatto della tua remunerazione?
  • Ottieni gratificazioni sul lavoro, al di la della remunerazione?
  • Come vivi la tua giornata lavorativa?
  • In quali momenti senti che stai dando il massimo sul lavoro con piacere?

E tante altre domande, un numero non infinito, ma decisamente ampio, e allargabile quando poi le risposte possono permetterci di realizzare dei “ganci” su quanto emerge per approfondire e allargare il discorso, o invece entrare nei dettagli con un ascolto selettivo quando troviamo un problema, o centrare un dettaglio emotivo di un conflitto con un collaboratore o un problema di leadership, e applicare un ascolto empatico.

Non importa quanto o quando finiremo, all’inizio. All’inizio occorrono modelli di partenza utili, che ci aiutino a partire con il piede giusto, per poi correggere la rotta strada facendo.

L’ascolto è una delle attività umane più sensibili, l’utilizzo di modelli la potenzia di certo, ma non sostituisce mai la sensibilità umana che serve per praticare un ascolto di qualità.

Cogliere le sfumature delle persone, sul lavoro o nella vita, richiede enorme volontà empatica, metodo, e un pizzico di arte.

Le persone sono universi, sono mondi infiniti, guardarci dentro può far venire le vertigini, ma ne vale la pena. Perchè conoscere una persona è conoscere un brano di universo.

È strano come la tua vita possa prendere una direzione.

Poi conosci una persona e tutto cambia.

Sophia Danko (Britt Robertson)

dal film “La risposta è nelle stelle” di George Tillman Jr.

 

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Ikigai

[2] Csikszentmihalyi, Mihaly (1975). “Beyond Boredom and Anxiety“. Jossey-Bass: San Francisco, CA. 36. ISBN 0875892612, ISBN 978-0875892610

Csikszentmihalyi, Mihaly (1990). Flow: The Psychology of Optimal Experience. New York: Harper & Row ISBN 0-06-092043-2

Csikszentmihalyi, Mihaly (1996). Creativity: Flow and the Psychology of Discovery and Invention. New York: Harper Perennial. ISBN 0-06-092820-4

Csikszentmihalyi, Mihaly (1998). Finding Flow: The Psychology of Engagement With Everyday Life. Basic Books. ISBN 0-465-02411-4

Csikszentmihalyi, Mihaly (2003). Good Business: Leadership, Flow, and the Making of Meaning. New York: Penguin Books. ISBN 0-14-200409-X

Langer, Ellen J. (1989). Mindfulness. Reading, Mass: Addison Wesley. ISBN 0-201-52341-8

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  • © Daniele Trevisani, Volume “L’ascolto Attivo: Metodi e Strumenti per l’ascolto attivo ed empatico”. Anteprima editoriale, Franco Angeli editore Milano, 2019.
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Nella nostra società, rimane sempre forte e pulsante una sorta di “pressing” verso l’essere comunicativi e persuasivi, veloci-rapidi-vincenti, ma mai verso l’ascolto, il rallentare per ragionare, riflettere, il prendersi il tempo che serve per generare la qualità e non solo la quantità.

Eppure paradossalmente, anche in azienda – dove la qualità viene giustamente idolatrata e premiata –  nonostante questo le persone tra di loro non si ascoltano mai veramente e a fondo, a volte persino in una riunione. Per non parlare dei colloqui tra capi e collaboratori.

Siamo tutti invitati a “parlare bene”, ma meno ad “ascoltare bene”. L’ascolto comprende anche “l’ascolto delle cose”. I ponti parlano, le navi parlano, le auto parlano, se solo ne sai ascoltare i linguaggi, se solo sai dove andare a guardare, se solo passi con un’occhio, orecchio allenati a cogliere dissonanze e problemi. E se hai voglia di farlo.

Siamo spinti ad essere incisivi, ad esempio per passare un colloquio di lavoro, oppure in un corso di public speaking dove si studiano i meccanismi dell’arte oratoria, o in pubblicità, i meccanismi psicologici del comunicare alle masse e persuadere. Ma è sempre comunicazione “ad una via”. Non è ascolto vero. E mai e poi mai, qualcuno penserebbe di “ascoltare un ponte”, o una nave, o un aereo.

L’altra faccia della medaglia comunicativa, il saper ascoltare, il saper percepire, è sparita. Inglobata da un mondo che “va troppo veloce” per potersi permettere il lusso di fermarsi ad ascoltare.

Eppure, senza ascolto si muore. Non si colgono i segnali di pericolo, non si coglie la natura dei messaggi sottili.

Prima di morire, un ponte dà tantissimi segnali. Nei miei coaching a Comandanti di Navi da Crociera, con 4-5.000 persone a bordo, facevo fare un esercizio speciale, dicevo “Adesso stenditi a terra e ascolta la nave”. “Chiudi gli occhi. Ascolta la nave”. All’inizio sbalorditi, emergevano dopo pochi minuti una enormità di segnali, dalle vibrazioni note a quelle mai ascoltate, dal rumore vibratorio di una pompa che non doveva essere percepibile, alla capacità di fare un “ascolto olistico” della nave, inclusi gli uomini, gli equipaggi, le loro vere conversazioni e stati emotivi in manovra. La parte “macchina” si chiama nel mio metodo “Ascolto Strutturale”, la parte “uomo” si chiama “Ascolto dei Climi Emotivi”

Vorrei che i responsabili spendessero meno soldi per fare pubblicità e più per “ascoltare i ponti”, e i tanti altri “oggetti” su cui contiamo per la nostra vita, treni, aerei, viadotti, ponti, strade, alberi, che silenziosamente parlano, se solo li sai ascoltare con la tecnica giusta. I morti riposino in pace, i feriti guariscano, ma che non vi sia pace per chi ha delle responsabilità.

Daniele Trevisani

Scorrendo le professioni che wikipedia riconosce come valide nei suoi template interni, è curiosissimo, esistono i “multiplisti” (non chiedetemi cosa fanno), esistono i “sensitivi” (che Laurea serve?), oppure ancora gli slamballer, e finalmente, i thaiboxer, ma non esistono i “formatori“. Proprio non esiste nemmeno la “formazione“. Che manchi qualcosa?

Comunque, per fini di ricerca o di puro divertimento, ecco come classifica il mondo delle professioni Wikipedia, in ambito di libera conoscenza, mi sembra doveroso rendere pubblico questo documento interno ai wikipediani, nello spirito di wikipedia stessa.

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[“badessa”] = “abati e badesse”,
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[“artista”] = “artisti”,
[“assassina seriale”] = “assassini seriali”,
[“assassino seriale”] = “assassini seriali”,
[“serial killer”] = “assassini seriali”,
[“assassina”] = “assassini”,
[“assassino”] = “assassini”,
[“omicida”] = “assassini”,
[“assiriologa”] = “assiriologi”,
[“assiriologo”] = “assiriologi”,
[“assistente arbitrale di calcio”] = “assistenti arbitrali di calcio”,
[“ex assistente arbitrale di calcio”] = “assistenti arbitrali di calcio”,
[“guardalinee”] = “assistenti arbitrali di calcio”,
[“astista”] = “astisti”,
[“ex astista”] = “astisti”,
[“astrofisica”] = “astrofisici”,
[“astrofisico”] = “astrofisici”,
[“astrologa”] = “astrologi”,
[“astrologo”] = “astrologi”,
[“astronauta”] = “astronauti”,
[“ex astronauta”] = “astronauti”,
[“astronoma”] = “astronomi”,
[“astronomo”] = “astronomi”,
[“atleta paralimpica”] = “atleti paralimpici”,
[“atleta paralimpico”] = “atleti paralimpici”,
[“ex atleta paralimpica”] = “atleti paralimpici”,
[“ex atleta paralimpico”] = “atleti paralimpici”,
[“atleta”] = “atleti”,
[“ex atleta”] = “atleti”,
[“atleta di forza”] = “atleti di forza”,
[“attivista”] = “attivisti”,
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[“attore pornografico”] = “attori pornografici”,
[“attrice pornografica”] = “attori pornografici”,
[“ex attore pornografico”] = “attori pornografici”,
[“ex attrice pornografica”] = “attori pornografici”,
[“pornostar”] = “attori pornografici”,
[“attore teatrale”] = “attori teatrali”,
[“attrice teatrale”] = “attori teatrali”,
[“attore”] = “attori”,
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[“attrice cinematografica”] = “attori”,
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[“autore di giochi”] = “autori di giochi”,
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[“autrice di videogiochi”] = “autori di videogiochi”,
[“autore televisivo”] = “autori televisivi”,
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[“avvocata”] = “avvocati”,
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[“BMXer”] = “bMXer”,
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[“bibliotecario”] = “bibliotecari”,
[“biblista”] = “biblisti”,
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[“biografo”] = “biografi”,
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[“cacciatore di taglie”] = “cacciatori di taglie”,
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[“cantante castrato”] = “castrati”,
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[“chimica”] = “chimici”,
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[“conduttore radiofonico”] = “conduttori radiofonici”,
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[“cristallografo”] = “cristallografi”,
[“critica cinematografica”] = “critici cinematografici”,
[“critico cinematografico”] = “critici cinematografici”,
[“critica d’arte”] = “critici d’arte”,
[“critico d’arte”] = “critici d’arte”,
[“critica letteraria”] = “critici letterari”,
[“critico letterario”] = “critici letterari”,
[“critica musicale”] = “critici musicali”,
[“critico musicale”] = “critici musicali”,
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[“critico teatrale”] = “critici teatrali”,
[“critico televisivo”] = “critici televisivi”,
[“crittanalista”] = “crittografi”,
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[“culturista”] = “culturisti”,
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[“cuoca”] = “cuochi”,
[“cuoco”] = “cuochi”,
[“pasticcera”] = “cuochi”,
[“pasticcere”] = “cuochi”,
[“pasticciera”] = “cuochi”,
[“pasticciere”] = “cuochi”,
[“curatore editoriale”] = “curatori editoriali”,
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[“danzatore su ghiaccio”] = “danzatori su ghiaccio”,
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[“ex danzatore su ghiaccio”] = “danzatori su ghiaccio”,
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[“ballerina”] = “danzatori”,
[“ballerino”] = “danzatori”,
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[“ex ballerina”] = “danzatori”,
[“danzatore”] = “danzatori”,
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[“decoratore”] = “decoratori”,
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[“delfino”] = “delfini”,
[“dermatologa”] = “dermatologi”,
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[“dialoghista”] = “dialoghisti”,
[“diplomatica”] = “diplomatici”,
[“diplomatico”] = “diplomatici”,
[“direttore artistico”] = “direttori artistici”,
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[“casting director”] = “direttori del casting”,
[“direttore del casting”] = “direttori del casting”,
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[“direttore di banda”] = “direttori di banda”,
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[“direttore teatrale”] = “direttori teatrali”,
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[“dirigente d’azienda”] = “dirigenti d’azienda”,
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[“dirigente pubblica”] = “dirigenti pubblici”,
[“dirigente pubblico”] = “dirigenti pubblici”,
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[“dirigente sportivo”] = “dirigenti sportivi”,
[“dirigibilista”] = “dirigibilisti”,
[“disc jockey”] = “disc jockey”,
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[“discobolo”] = “discoboli”,
[“discobola”] = “discoboli”,
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[“ex discobola”] = “discoboli”,
[“disegnatore”] = “disegnatori”,
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[“divulgatore scientifico”] = “divulgatori scientifici”,
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[“doge”] = “dogi”,
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[“commediografa”] = “drammaturghi”,
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[“editrice musicale”] = “editori musicali”,
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[“etnografa”] = “etnografi”,
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[“fantino”] = “fantini”,
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[“geodeta”] = “geodeti”,
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[“ginnasta”] = “ginnasti”,
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[“giocoliere”] = “giocolieri”,
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[“commentatore televisivo”] = “giornalisti”,
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[“grammatico”] = “grammatici”,
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[“ex hockeista in carrozzina”] = “hockeisti in carrozzina”,
[“hockeista in carrozzina”] = “hockeisti in carrozzina”,
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[“hockeista in-line”] = “hockeisti in-line”,
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[“impresario teatrale”] = “impresari teatrali”,
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[“litografo”] = “litografi”,
[“liutaia”] = “liutai”,
[“liutaio”] = “liutai”,
[“liutista”] = “liutisti”,
[“logica”] = “logici”,
[“logico”] = “logici”,
[“lottatore di sumo”] = “lottatori di sumo”,
[“ex lottatore”] = “lottatori”,
[“ex lottatrice”] = “lottatori”,
[“lottatore”] = “lottatori”,
[“lottatrice”] = “lottatori”,
[“lunghista”] = “lunghisti”,
[“ex lunghista”] = “lunghisti”,
[“maestro di karate”] = “maestri di karate”,
[“maestro di scherma”] = “maestri di scherma”,
[“maestro zen”] = “maestri zen”,
[“mafioso”] = “mafiosi”,
[“mafiosa”] = “mafiosi”,
[“giudice”] = “magistrati”,
[“ex magistrata”] = “magistrati”,
[“ex magistrato”] = “magistrati”,
[“magistrata”] = “magistrati”,
[“magistrato”] = “magistrati”,
[“maratoneta”] = “maratoneti”,
[“ex maratoneta”] = “maratoneti”,
[“marciatore”] = “marciatori”,
[“marciatrice”] = “marciatori”,
[“ex marciatore”] = “marciatori”,
[“ex marciatrice”] = “marciatori”,
[“marinaio”] = “marinai”,
[“marittimo”] = “marittimi”,
[“comandante marittimo”] = “marittimi”,
[“lavoratore marittimo”] = “marittimi”,
[“lavoratrice marittima”] = “marittimi”,
[“martellista”] = “martellisti”,
[“ex martellista”] = “martellisti”,
[“matematica”] = “matematici”,
[“matematico”] = “matematici”,
[“mecenate”] = “mecenati”,
[“medaglista”] = “medaglisti”,
[“medica”] = “medici”,
[“medico”] = “medici”,
[“medievista”] = “medievisti”,
[“mercante d’arte”] = “mercanti d’arte”,
[“mercante”] = “mercanti”,
[“mercenaria”] = “mercenari”,
[“mercenario”] = “mercenari”,
[“meteorologa”] = “meteorologi”,
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[“mezzofondista”] = “mezzofondisti”,
[“ex mezzofondista”] = “mezzofondisti”,
[“mezzosoprano”] = “mezzosoprani”,
[“micologa”] = “micologi”,
[“micologo”] = “micologi”,
[“microbiologa”] = “microbiologi”,
[“microbiologo”] = “microbiologi”,
[“ex militare”] = “militari”,
[“ex ufficiale”] = “militari”,
[“militare”] = “militari”,
[“ufficiale”] = “militari”,
[“mimo”] = “mimi”,
[“minatore”] = “minatori”,
[“mineralogista”] = “mineralogisti”,
[“miniatore”] = “miniatori”,
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[“miniaturista”] = “miniatori”,
[“missionaria”] = “missionari”,
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[“mistica”] = “mistici”,
[“mistico”] = “mistici”,
[“mitografa”] = “mitografi”,
[“mitografo”] = “mitografi”,
[“ex modella”] = “modelli”,
[“ex modello”] = “modelli”,
[“modella”] = “modelli”,
[“modello”] = “modelli”,
[“supermodella”] = “modelli”,
[“supermodello”] = “modelli”,
[“top model”] = “modelli”,
[“monaca buddhista”] = “monaci buddhisti”,
[“monaco buddhista”] = “monaci buddhisti”,
[“monaca cristiana”] = “monaci cristiani”,
[“monaco cristiano”] = “monaci cristiani”,
[“monaco giainista”] = “monaci giainisti”,
[“monaca induista”] = “monaci induisti”,
[“monaco induista”] = “monaci induisti”,
[“monaca taoista”] = “monaci taoisti”,
[“monaco taoista”] = “monaci taoisti”,
[“montatore”] = “montatori”,
[“montatrice”] = “montatori”,
[“biker”] = “mountain biker”,
[“ex biker”] = “mountain biker”,
[“mountain biker”] = “mountain biker”,
[“ex mountain biker”] = “mountain biker”,
[“multiplista”] = “multiplisti”,
[“ex multiplista”] = “multiplisti”,
[“museologa”] = “museologi”,
[“museologo”] = “museologi”,
[“musicista”] = “musicisti”,
[“musicologa”] = “musicologi”,
[“musicologo”] = “musicologi”,
[“naturalista”] = “naturalisti”,
[“navigatore”] = “navigatori”,
[“navigatrice”] = “navigatori”,
[“neurologa”] = “neurologi”,
[“neurologo”] = “neurologi”,
[“neurofisiologa”] = “neuroscienziati”,
[“neurofisiologo”] = “neuroscienziati”,
[“neuroscienziata”] = “neuroscienziati”,
[“neuroscienziato”] = “neuroscienziati”,
[“nobildonna”] = “nobili”,
[“nobile”] = “nobili”,
[“nobiluomo”] = “nobili”,
[“notaia”] = “notai”,
[“notaio”] = “notai”,
[“numismatica”] = “numismatici”,
[“numismatico”] = “numismatici”,
[“ex nuotatore”] = “nuotatori”,
[“ex nuotatrice”] = “nuotatori”,
[“nuotatore”] = “nuotatori”,
[“nuotatrice”] = “nuotatori”,
[“sincronetta”] = “sincronetti”,
[“sincronetto”] = “sincronetti”,
[“oboista”] = “oboisti”,
[“oceanografa”] = “oceanografi”,
[“oceanografo”] = “oceanografi”,
[“oculista”] = “oculisti”,
[“dentista”] = “odontoiatri”,
[“odontoiatra”] = “odontoiatri”,
[“oncologa”] = “oncologi”,
[“oncologo”] = “oncologi”,
[“operaia”] = “operai”,
[“operaio”] = “operai”,
[“opinionista”] = “opinionisti”,
[“orafa”] = “orafi”,
[“orafo”] = “orafi”,
[“organara”] = “organari”,
[“organaro”] = “organari”,
[“organista”] = “organisti”,
[“orientalista”] = “orientalisti”,
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[“ornitologa”] = “ornitologi”,
[“ornitologo”] = “ornitologi”,
[“orologiaia”] = “orologiai”,
[“orologiaio”] = “orologiai”,
[“ostacolista”] = “ostacolisti”,
[“ex ostacolista”] = “ostacolisti”,
[“ottica”] = “ottici”,
[“ottico”] = “ottici”,
[“paleografa”] = “paleografi”,
[“paleografo”] = “paleografi”,
[“paleontologa”] = “paleontologi”,
[“paleontologo”] = “paleontologi”,
[“ex pallamanista”] = “pallamanisti”,
[“pallamanista”] = “pallamanisti”,
[“ex pallanuotista”] = “pallanuotisti”,
[“pallanuotista”] = “pallanuotisti”,
[“ex pallavolista”] = “pallavolisti”,
[“pallavolista”] = “pallavolisti”,
[“pallonista”] = “pallonisti”,
[“papa”] = “papi”,
[“paracadutista”] = “paracadutisti”,
[“paraciclista”] = “paraciclisti”,
[“ex paraciclista”] = “paraciclisti”,
[“parapsicologa”] = “parapsicologi”,
[“parapsicologo”] = “parapsicologi”,
[“paroliera”] = “parolieri”,
[“paroliere”] = “parolieri”,
[“partigiana”] = “partigiani”,
[“partigiano”] = “partigiani”,
[“pastore metodista”] = “pastori metodisti”,
[“pastora protestante”] = “pastori protestanti”,
[“pastore protestante”] = “pastori protestanti”,
[“patologa”] = “patologi”,
[“patologo”] = “patologi”,
[“patriarca cattolico”] = “patriarchi cattolici”,
[“patriota”] = “patrioti”,
[“ex pattinatore artistico a rotelle”] = “pattinatori artistici a rotelle”,
[“ex pattinatrice artistica a rotelle”] = “pattinatori artistici a rotelle”,
[“pattinatore artistico a rotelle”] = “pattinatori artistici a rotelle”,
[“pattinatrice artistica a rotelle”] = “pattinatori artistici a rotelle”,
[“ex pattinatore artistico su ghiaccio”] = “pattinatori artistici su ghiaccio”,
[“ex pattinatrice artistica su ghiaccio”] = “pattinatori artistici su ghiaccio”,
[“pattinatore artistico su ghiaccio”] = “pattinatori artistici su ghiaccio”,
[“pattinatrice artistica su ghiaccio”] = “pattinatori artistici su ghiaccio”,
[“ex pattinatore di figura in-line”] = “pattinatori di figura in-line”,
[“ex pattinatrice di figura in-line”] = “pattinatori di figura in-line”,
[“pattinatore di figura in-line”] = “pattinatori di figura in-line”,
[“pattinatrice di figura in-line”] = “pattinatori di figura in-line”,
[“ex pattinatore di short track”] = “pattinatori di short track”,
[“ex pattinatrice di short track”] = “pattinatori di short track”,
[“pattinatore di short track”] = “pattinatori di short track”,
[“pattinatrice di short track”] = “pattinatori di short track”,
[“ex pattinatore di velocità in-line”] = “pattinatori di velocità in-line”,
[“ex pattinatrice di velocità in-line”] = “pattinatori di velocità in-line”,
[“pattinatore di velocità in-line”] = “pattinatori di velocità in-line”,
[“pattinatrice di velocità in-line”] = “pattinatori di velocità in-line”,
[“ex pattinatore di velocità su ghiaccio”] = “pattinatori di velocità su ghiaccio”,
[“ex pattinatrice di velocità su ghiaccio”] = “pattinatori di velocità su ghiaccio”,
[“pattinatore di velocità su ghiaccio”] = “pattinatori di velocità su ghiaccio”,
[“pattinatrice di velocità su ghiaccio”] = “pattinatori di velocità su ghiaccio”,
[“ex pattinatore”] = “pattinatori”,
[“ex pattinatrice”] = “pattinatori”,
[“pattinatore”] = “pattinatori”,
[“pattinatrice”] = “pattinatori”,
[“pedagoga”] = “pedagogisti”,
[“pedagogista”] = “pedagogisti”,
[“pedagogo”] = “pedagogisti”,
[“pediatra”] = “pediatri”,
[“pentatleta”] = “pentatleti”,
[“percussionista”] = “percussionisti”,
[“performance artist”] = “performance artist”,
[“personaggio televisivo”] = “personaggi televisivi”,
[“personalità religiosa”] = “personalità religiose”,
[“pesista”] = “pesisti”,
[“ex pesista”] = “pesisti”,
[“pianista”] = “pianisti”,
[“ex pilota automobilistica”] = “piloti automobilistici”,
[“ex pilota automobilistico”] = “piloti automobilistici”,
[“pilota automobilistica”] = “piloti automobilistici”,
[“pilota automobilistico”] = “piloti automobilistici”,
[“pilota di Formula 1”] = “piloti automobilistici”,
[“copilota di rally”] = “copiloti di rally”,
[“ex copilota di rally”] = “copiloti di rally”,
[“pilota di rally”] = “piloti di rally”,
[“ex pilota di rally”] = “piloti di rally”,
[“ex motociclista”] = “piloti motociclistici”,
[“ex pilota motociclistica”] = “piloti motociclistici”,
[“ex pilota motociclistico”] = “piloti motociclistici”,
[“motociclista”] = “piloti motociclistici”,
[“pilota motociclistica”] = “piloti motociclistici”,
[“pilota motociclistico”] = “piloti motociclistici”,
[“pilota motonautico”] = “piloti motonautici”,
[“pioniere dell’aviazione”] = “pionieri dell’aviazione”,
[“pirata”] = “pirati”,
[“ex pistard”] = “pistard”,
[“pistard”] = “pistard”,
[“pittore”] = “pittori”,
[“pittrice”] = “pittori”,
[“poeta”] = “poeti”,
[“poetessa”] = “poeti”,
[“polistrumentista”] = “polistrumentisti”,
[“legislatore”] = “politici”,
[“politica”] = “politici”,
[“ex politica”] = “politici”,
[“politico”] = “politici”,
[“ex politico”] = “politici”,
[“politologa”] = “politologi”,
[“politologo”] = “politologi”,
[“agente di Polizia”] = “poliziotti”,
[“agente scelto di Polizia”] = “poliziotti”,
[“carabiniere”] = “militari”,
[“poliziotta”] = “poliziotti”,
[“poliziotto”] = “poliziotti”,
[“powerlifter”] = “powerlifter”,
[“predicatore”] = “predicatori”,
[“predicatrice”] = “predicatori”,
[“preparatore atletico”] = “preparatori atletici”,
[“preparatrice atletica”] = “preparatori atletici”,
[“presbitero”] = “presbiteri”,
[“prete”] = “presbiteri”,
[“principe”] = “principi”,
[“principessa”] = “principi”,
[“procuratore sportivo”] = “procuratori sportivi”,
[“produttore cinematografico”] = “produttori cinematografici”,
[“produttrice cinematografica”] = “produttori cinematografici”,
[“produttore discografico”] = “produttori discografici”,
[“produttrice discografica”] = “produttori discografici”,
[“produttore teatrale”] = “produttori teatrali”,
[“produttrice teatrale”] = “produttori teatrali”,
[“produttore televisivo”] = “produttori televisivi”,
[“produttrice televisiva”] = “produttori televisivi”,
[“profeta”] = “profeti”,
[“profumiere”] = “profumieri”,
[“progettista”] = “progettisti”,
[“pseudoscienziata”] = “pseudoscienziati”,
[“pseudoscienziato”] = “pseudoscienziati”,
[“psichiatra”] = “psichiatri”,
[“psichiatra forense”] = “psichiatri”,
[“psicanalista”] = “psicoanalisti”,
[“psicoanalista”] = “psicoanalisti”,
[“psicologa”] = “psicologi”,
[“psicologo”] = “psicologi”,
[“psicoterapeuta”] = “psicoterapeuti”,
[“pubblicitaria”] = “pubblicitari”,
[“pubblicitario”] = “pubblicitari”,
[“ex pugile”] = “pugili”,
[“pugile”] = “pugili”,
[“rabbino”] = “rabbini”,
[“rapper”] = “rapper”,
[“regista teatrale”] = “registi teatrali”,
[“regista”] = “registi”,
[“regista cinematografica”] = “registi cinematografici”,
[“regista cinematografico”] = “registi cinematografici”,
[“regista radiofonica”] = “registi radiofonici”,
[“regista radiofonico”] = “registi radiofonici”,
[“regista televisiva”] = “registi televisivi”,
[“regista televisivo”] = “registi televisivi”,
[“religiosa”] = “religiosi”,
[“religioso”] = “religiosi”,
[“restauratore”] = “restauratori”,
[“restauratrice”] = “restauratori”,
[“radiologa”] = “radiologi”,
[“radiologo”] = “radiologi”,
[“oratore”] = “retori”,
[“oratrice”] = “retori”,
[“retore”] = “retori”,
[“rettore”] = “rettori”,
[“rettrice”] = “rettori”,
[“rivoluzionaria”] = “rivoluzionari”,
[“rivoluzionario”] = “rivoluzionari”,
[“ex rugbista a 13”] = “rugbisti a 13”,
[“ex rugbysta a 13”] = “rugbisti a 13”,
[“rugbista a 13”] = “rugbisti a 13”,
[“ex rugbista a 15”] = “rugbisti a 15”,
[“ex rugbysta a 15”] = “rugbisti a 15”,
[“rugbista a 15”] = “rugbisti a 15”,
[“ex rugbista a 7”] = “rugbisti a 7”,
[“ex rugbysta a 7”] = “rugbisti a 7”,
[“rugbista a 7”] = “rugbisti a 7”,
[“rugbysta a 7”] = “rugbisti a 7”,
[“sacerdote”] = “sacerdoti”,
[“sacerdotessa”] = “sacerdoti”,
[“saggista”] = “saggisti”,
[“ex saltatore con gli sci”] = “saltatori con gli sci”,
[“ex saltatrice con gli sci”] = “saltatori con gli sci”,
[“saltatore con gli sci”] = “saltatori con gli sci”,
[“saltatrice con gli sci”] = “saltatori con gli sci”,
[“santa”] = “santi”,
[“santo”] = “santi”,
[“sassofonista”] = “sassofonisti”,
[“scacchista”] = “scacchisti”,
[“sceneggiatore”] = “sceneggiatori”,
[“sceneggiatrice”] = “sceneggiatori”,
[“scenografa”] = “scenografi”,
[“scenografo”] = “scenografi”,
[“ex schermidore”] = “schermidori”,
[“ex schermitrice”] = “schermidori”,
[“schermidore”] = “schermidori”,
[“schermitrice”] = “schermidori”,
[“sci orientista”] = “sci orientisti”,
[“scialpinista”] = “scialpinisti”,
[“ex sciatore alpino”] = “sciatori alpini”,
[“ex sciatrice alpina”] = “sciatori alpini”,
[“sciatore alpino”] = “sciatori alpini”,
[“sciatrice alpina”] = “sciatori alpini”,
[“ex sciatore d’erba”] = “sciatori d’erba”,
[“ex sciatrice d’erba”] = “sciatori d’erba”,
[“sciatore d’erba”] = “sciatori d’erba”,
[“sciatrice d’erba”] = “sciatori d’erba”,
[“sciatore di pattuglia militare”] = “sciatori di pattuglia militare”,
[“sciatrice di pattuglia militare”] = “sciatori di pattuglia militare”,
[“ex sciatore di pattuglia militare”] = “sciatori di pattuglia militare”,
[“ex sciatrice di pattuglia militare”] = “sciatori di pattuglia militare”,
[“sciatore freestyle”] = “sciatori freestyle”,
[“sciatrice freestyle”] = “sciatori freestyle”,
[“ex sciatore nautico”] = “sciatori nautici”,
[“ex sciatrice nautica”] = “sciatori nautici”,
[“sciatore nautico”] = “sciatori nautici”,
[“sciatrice nautica”] = “sciatori nautici”,
[“ex sciatore nordico”] = “sciatori nordici”,
[“ex sciatrice nordica”] = “sciatori nordici”,
[“sciatore nordico”] = “sciatori nordici”,
[“sciatrice nordica”] = “sciatori nordici”,
[“ex sciatore”] = “sciatori”,
[“ex sciatrice”] = “sciatori”,
[“sciatore”] = “sciatori”,
[“sciatrice”] = “sciatori”,
[“scienziata”] = “scienziati”,
[“scienziato”] = “scienziati”,
[“autore di fantascienza”] = “scrittori di fantascienza”,
[“autrice di fantascienza”] = “scrittori di fantascienza”,
[“scrittore di fantascienza”] = “scrittori di fantascienza”,
[“scrittrice di fantascienza”] = “scrittori di fantascienza”,
[“romanziera”] = “scrittori”,
[“romanziere”] = “scrittori”,
[“scrittore”] = “scrittori”,
[“scrittrice”] = “scrittori”,
[“scultore”] = “scultori”,
[“scultrice”] = “scultori”,
[“semiologa”] = “semiologi”,
[“semiologo”] = “semiologi”,
[“senatore”] = “senatori”,
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[“sensitiva”] = “sensitivi”,
[“sensitivo”] = “sensitivi”,
[“sessuologa”] = “sessuologi”,
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[“showgirl”] = “showgirl e showman”,
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[“siepista”] = “siepisti”,
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[“sindacalista”] = “sindacalisti”,
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[“skateboarder”] = “skateboarder”,
[“ex skeletonista”] = “skeletonisti”,
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[“slamballer”] = “slamballer”,
[“slavista”] = “slavisti”,
[“ex slittinista”] = “slittinisti”,
[“slittinista”] = “slittinisti”,
[“snowboarder”] = “snowboarder”,
[“sociologa”] = “sociologi”,
[“sociologo”] = “sociologi”,
[“ex sollevatore”] = “sollevatori”,
[“ex sollevatrice”] = “sollevatori”,
[“sollevatore”] = “sollevatori”,
[“sollevatrice”] = “sollevatori”,
[“sondaggista”] = “sondaggisti”,
[“soprano”] = “soprani”,
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[“re”] = “sovrani”,
[“regina”] = “sovrani”,
[“sovrana”] = “sovrani”,
[“sovrano”] = “sovrani”,
[“speedcuber”] = “speedcuber”,
[“speleologa”] = “speleologi”,
[“speleologo”] = “speleologi”,
[“sportiva”] = “sportivi”,
[“sportivo”] = “sportivi”,
[“statistica”] = “statistici”,
[“statistico”] = “statistici”,
[“stilista”] = “stilisti”,
[“storica del cinema”] = “storici del cinema”,
[“storico del cinema”] = “storici del cinema”,
[“storica dell’architettura”] = “storici dell’architettura”,
[“storico dell’architettura”] = “storici dell’architettura”,
[“storica dell’arte”] = “storici dell’arte”,
[“storico dell’arte”] = “storici dell’arte”,
[“storica della filosofia”] = “storici della filosofia”,
[“storico della filosofia”] = “storici della filosofia”,
[“storica della letteratura”] = “storici della letteratura”,
[“storico della letteratura”] = “storici della letteratura”,
[“storica della scienza”] = “storici della scienza”,
[“storico della scienza”] = “storici della scienza”,
[“storica delle religioni”] = “storici delle religioni”,
[“storico delle religioni”] = “storici delle religioni”,
[“storica”] = “storici”,
[“storico”] = “storici”,
[“storiografa”] = “storici”,
[“storiografo”] = “storici”,
[“stratego”] = “generali”,
[“strongman”] = “atleti di forza”,
[“stuccatore”] = “stuccatori”,
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[“stuntman”] = “stuntman”,
[“sultana”] = “sultani”,
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[“suonatore di banjo”] = “suonatori di banjo”,
[“suonatrice di banjo”] = “suonatori di banjo”,
[“suonatore di tuba”] = “suonatori di tuba”,
[“suonatrice di tuba”] = “suonatori di tuba”,
[“surfista”] = “surfisti”,
[“ex taekwondoka”] = “taekwondoka”,
[“taekwondoka”] = “taekwondoka”,
[“tastierista”] = “tastieristi”,
[“tecnico del suono”] = “tecnici del suono”,
[“fonico”] = “tecnici del suono”,
[“telecronista sportivo”] = “telecronisti sportivi”,
[“telecronista sportiva”] = “telecronisti sportivi”,
[“ex tennistavolista”] = “tennistavolisti”,
[“tennistavolista”] = “tennistavolisti”,
[“pongista”] = “tennistavolisti”,
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[“ex tennista”] = “tennisti”,
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[“tenore”] = “tenori”,
[“teologa”] = “teologi”,
[“teologo”] = “teologi”,
[“teorica dell’architettura”] = “teorici dell’architettura”,
[“teorico dell’architettura”] = “teorici dell’architettura”,
[“teorica della musica”] = “teorici della musica”,
[“teorica musicale”] = “teorici della musica”,
[“teorico della musica”] = “teorici della musica”,
[“teorico musicale”] = “teorici della musica”,
[“teosofa”] = “teosofi”,
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[“ex terrorista”] = “terroristi”,
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[“thaiboxer”] = “thaiboxer”,
[“tipografa”] = “tipografi”,
[“tipografo”] = “tipografi”,
[“tiratore di fune”] = “tiratori di fune”,
[“tiratrice di fune”] = “tiratori di fune”,
[“ex tiratore a volo”] = “tiratori a volo”,
[“ex tiratrice a volo”] = “tiratori a volo”,
[“tiratore a volo”] = “tiratori a volo”,
[“tiratrice a volo”] = “tiratori a volo”,
[“ex tiratore a segno”] = “tiratori a segno”,
[“ex tiratrice a segno”] = “tiratori a segno”,
[“tiratore a segno”] = “tiratori a segno”,
[“tiratrice a segno”] = “tiratori a segno”,
[“topografo”] = “topografi”,
[“topografa”] = “topografi”,
[“torero”] = “toreri”,
[“traduttore”] = “traduttori”,
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[“trasformista”] = “trasformisti”,
[“ex triatleta”] = “triatleti”,
[“triatleta”] = “triatleti”,
[“triplista”] = “triplisti”,
[“ex triplista”] = “triplisti”,
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[“trombonista”] = “trombonisti”,
[“trobairitz”] = “trovatori”,
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[“truccatore”] = “truccatori”,
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[“truffatore”] = “truffatori”,
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[“ex tuffatore”] = “tuffatori”,
[“ex tuffatrice”] = “tuffatori”,
[“tuffatore”] = “tuffatori”,
[“tuffatrice”] = “tuffatori”,
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[“ex ultramaratoneta”] = “ultramaratoneti”,
[“umanista”] = “umanisti”,
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[“urbanista”] = “urbanisti”,
[“ex velista”] = “velisti”,
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[“velocista”] = “velocisti”,
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[“vescova anglicana”] = “vescovi anglicani”,
[“vescovo anglicano”] = “vescovi anglicani”,
[“vescovo ariano”] = “vescovi ariani”,
[“vescovo cattolico”] = “vescovi cattolici”,
[“vescovo cristiano orientale”] = “vescovi cristiani orientali”,
[“vescova luterana”] = “vescovi luterani”,
[“vescovo luterano”] = “vescovi luterani”,
[“vescovo ortodosso”] = “vescovi ortodossi”,
[“vescovo vetero-cattolico”] = “vescovi vetero-cattolici”,
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[“veterinaria”] = “veterinari”,
[“veterinario”] = “veterinari”,
[“vetraia”] = “vetrai”,
[“vetraio”] = “vetrai”,
[“viaggiatore”] = “viaggiatori”,
[“viaggiatrice”] = “viaggiatori”,
[“vibrafonista”] = “vibrafonisti”,
[“vignettista”] = “vignettisti”,
[“violinista”] = “violinisti”,
[“violista”] = “violisti”,
[“violoncellista”] = “violoncellisti”,
[“virologa”] = “virologi”,
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[“ex wrestler”] = “wrestler”,
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[“youtuber”] = “youtuber”,
[“zoologa”] = “zoologi”,
[“zoologo”] = “zoologi”
}

Ciò che sta tra le parole è più importante delle parole.

Non è il nulla, è un campo di energia. Il fatto stesso che tu possa notare i momenti di silenzio tra le parole, significa che tu stai portando la tua presenza mentale a quei momenti, e che sono significativi.

Nel momento di pausa tra le frasi, puoi permetterti di non pensare, e se il divario diventa troppo lungo, noterai che riesci a pensare, o potresti anche non farlo.

Questo andirivieni di pensieri è la cosa più importante da notare nell’intero ciclo della vita di una persona. Le sensazioni che si provano nel pensare, il poter pensare senza perdere consapevolezza di sè, sono momenti sacri, rari e nobili.

Nella prospettiva di una mente ordinaria, il silenzio tra le parole sembra quasi un nulla, un niente, qualcosa che non sia nemmeno comprensibile.

E invece, è il momento fondamentale dell’essere, della forma più importante dell’essere, quella che sta sullo sfondo, il background, la non-forma che costituisce la maggior parte di noi stessi.

Il campo di consapevolezza comprende sia le parole e sia, soprattutto, il silenzio, i suoi significati, e ciò che emerge durante il silenzio, soprattutto quello che nasce dal silenzio: la percezione sensoriale, la quiete, il radicamento, la pace interiore.

Tutto ciò che conta in questa sede è portare la presenza ai momenti di silenzio, di vuoto apparente, che rende possibili le parole stesse.

Esiste una speciale abilità, l’abilità di stare allerta fuori dall’illusione del pensiero, fuori dall’illusione che porta ad identificarci con il continuo flusso dei pensieri.

Mantenere la consapevolezza anche nei momenti di silenzio, significa conquistare l’auto-consapevolezza, la conoscenza dell’esistere anche senza bisogno delle “cose” tangibili, il sapere di essere, a prescindere di qualsiasi cosa accada.

Ascoltare e apprezzare il silenzio non fa aumentare la conoscenza o i saperi pratici, ma fa aumentare la consapevolezza di sè.

articolo di: Daniele Trevisani, riflessioni sul pensiero di Eckart Tolle

eckaet tolle

Rimuovere l’ansia nel parlare in pubblico grazie al “Frame Shift”. In cosa consiste? Consiste nello spostare completamente l’atteggiamento mentale dal “devo fare bella figura” al “cosa voglio aiutare il pubblico a capire?”

Nella modalità “devo fare bella figura”, al centro della scena ci sono io, si innesca l’ansia da prestazione, mi sento sotto i riflettori, giudicato, imbarazzato. Penso di “dover fare”, il piacere del fare sparisce sino a diventare un dovere.

Nella modalità “relazione di aiuto” mi motiva il fatto di voler far si che il pubblico capisca un certo concetto che voglio trasmettere, al di la della bella forma, al di la dei riflettori o dell’ambiente, io sarò contento quando sono riuscito ad aiutare il pubblico a capire quel concetto o riflettervi.

Si tratta di un cambiamento epocale, un “salto di paradigma” che fa praticamente sparire l’ansia di stato (l’ansia legata all’evento). Se persiste ancora ansia, quella è probabilmente un’ansia di sfondo, un’ansia “di stato”, che va trattata con il Counseling e la Psicoterapia, o con un Coaching, soprattutto attoriale e agito, per sbloccare il meccanismo sino alla massima fluidità.

Video tematico sul parlare in pubblico senza ansia concentrandosi sulla relazione d’aiuto

Perchè può persistere un senso di inadeguatezza nel parlare in pubblico anche dopo tanti corsi? Passare dal concetto di prestazione alla “relazione d’aiuto” verso l’audience, fare un cambio di paradigma (frame shift) L’ansia nel parlare in pubblico può essere superata. Come superare l’ansia nel parlare in pubblico? Cambiando l’atteggiamento di fondo, concentrarsi sul perchè voglio dire quella cosa, anzichè sul come la dirò e andare diritti al cuore delle persone con un messaggio che sentiamo dentro e vogliamo che anche gli altri sappiano

 

https://youtu.be/hP7wpfOB7kA

Un approfondimento derivato dal libro Self-power. Psicologia della motivazione e della performance, con note inedite dell’autore, Copyright © di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano.

Emozioni Alfa ed Emozioni Beta

In ogni momento in cui ci esponiamo può scattare un’emozione, un’attivazione. Questo non è male, se l’emozione è positiva, il senso vibrante di fare, di agire, di esistere, di confrontarsi. Quando si colora di nero, quando l’attivazione si associa ad emozioni negative, abbiamo invece l’ansia.

 

Emozioni Alfa ed emozioni Beta

Un approccio che centri il fronte emotivo di come una persona vive gli obiettivi, deve procedere verso due specifiche aree di analisi

le emozioni viscerali che sento verso un certo effetto o end-state: sento davvero mio un certo obiettivo? Lo sento come qualcosa che mi tocca davvero? Provo passione per un certo obiettivo o lo vivo come uno dei tanti momenti che mi tocca fare, o un momento obbligato? Lo sento importante per i miei valori?  Quanto? Voglio davvero vedere quel risultato finale raggiunto? Mi attiva emotivamente l’immagine di un certo risultato? La situazione che voglio si produca è davvero importante per me? O è un risultato più o meno burocratico, che non mi cambia la vita, che non mi attiva veramente? Denominiamo qui le emozioni verso l’obiettivo emozioni alfa.

Le emozioni che provo per le azioni necessarie (operations), le attività quotidiane, o i singoli step di un percorso. Mi annoiano le operazioni intermedie e vorrei solo vedere il risultato finale raggiunto? Provo invece piacere dell’azione, gusto del fare e dell’agire? Le operations mi annoiano o mi energizzano, le vorrei saltare o “guai a chi me le toglie”? Denominiamo qui le emozioni che accompagnano l’azione emozioni beta.

Il senso che le emozioni Alfa, quelle verso il lo scopo finale,  è ben espresso nella seguente metafora:

‎”Se vuoi costruire una nave non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi;

non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro…

Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare

lontano e sconfinato.

Appena si sarà risvegliata in loro questa sete

si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”.

(Antoine-Marie-Roger de Saint Exupéry)

Il leader o motivatore che  riesce a far visualizzare e apprezzare il risultato finale atteso, potrà generare motivazione autonoma.

Questa è una delle due strade.

Immaginiamo un vetraio di Murano, a Venezia, intendo nel produrre bicchieri artistici. Quanto è importante per lui arrivare a fine giornata ad avere prodotto X bicchieri (emozioni alfa)? Quanto sono importanti il gesto del produrre il bicchiere, del soffiare dentro alla cannuccia, del vedere il bicchiere prendere forma? Sono attività di per se gratificanti (emozioni beta)?

O ancora, esaminiamo il lavoro di un pittore. È mosso dal piacere di usare la tela e i colori, dall’idea di trovare un luogo o soggetto che lo ispira, o ogni singola attività gli è di peso e vorrebbe vedere il quadro finito prima possibile?

Ogni artista vive in modo diverso sia l’effetto da produrre (il quadro) che il modo di produrlo (le operations).

Le sfumature in questo campo sono molteplici.

Anche un pilota di aereo intento in una missione di salvataggio vive due momenti emotivi: sia voler vedere raggiunto un certo risultato strategico finale a cui contribuisce con la sua missione (salvare la persona), oppure essere ammaliato dal piacere del volare, energizzato dalle operazioni di volo, dall’adrenalina dell’azione, al di la degli effetti che l’azione avrà (essere parte di un processo).

Possiamo avere persino casi in cui non interessi assolutamente il perché della missione (emozioni alfa azzerate) ma interessi unicamente il fatto di farla bene, il piacere che si prova durante,  la totale gratificazione che accompagna il gesto (emozioni beta massimizzate).

Io non mi sono mai sentita tanto viva come dopo una battaglia dalla quale sono uscita viva e indenne. […]

È dopo aver vinto quella sfida che ti senti così vivo.

Vivo quanto non ti senti nemmeno nei momenti più ubriacanti di gioia o nei momenti più travolgenti d’amore.

Oriana Fallaci, da Accetto la morte ma la odio, 2006

Chi ha praticato boxe o arti di combattimento lo sa bene. Usciti dal ring e dopo una doccia sembra di avere un’altra occasione per vivere. Sembra che il mondo, prima ostile, sia diventato un posto migliore. Questa è una delle gratificazioni maggiori di chi fa sport estremi.

Ma entriamo nel mondo del lavoro, analizziamo le performance di un venditore: le emozioni alfa si attivano nel volere fortemente il risultato finale (vedere la vendita conclusa), le emozioni beta si attivano quando il venditore è emotivamente e positivamente coinvolto nella trattativa di vendita, nella strategia di preparazione, vede le trattative  in sé come attività comunicativa e persuasiva interessante, come relazione di aiuto, o come sforzo di condivisione, o come esercizio di tattica e strategia, come sfida con se stesso, o come palestra del proprio stato o condizione mentale (attivazione delle emozioni beta).

Lo stesso per uno scrittore: siamo attivati unicamente dall’idea di vedere il libro finito, o si prova piacere nello scrivere? Se nessuna delle due aree attiva la persona, non avremo mai uno scrittore compiuto. E  non avremo mai un buon libro.

Trattare di performance, di effetti da produrre, e di operazioni tattiche, tocca inevitabilmente il fronte delle emozioni soggettive.

Posso avere emozioni alfa plurime – più di una motivazione – verso la meta, ed emozioni beta plurime – più di una sensazione positiva collegata all’azione.

Per esempio, un formatore può avere emozioni alfa plurime se è interessato al compenso economico del suo lavoro, ma anche al vedere un corso terminato, e ad avere trasmesso bene i concetti che voleva lasciare. Allo stesso tempo può avere emozioni beta plurime: il piacere di avviare un contatto umano ad inizio attività, il piacere di vedere le persone all’opera durante, il gusto di un lavoro che scorre fluido e con un clima positivo.

Così come si arrabbierà quando qualcuno si comporta con maleducazione verso il formatore, verso altri studenti e verso la sacralità del momento formativo. E glielo dirà. Senza paura.

Agirò senza paura ogni volta in cui vorrò dire qualcosa in cui credo…

Daniele Trevisani

Copyright © dal libro Self-power. Psicologia della motivazione e della performance, con note inedite dell’autore, Copyright ©

Personal Branding. senza bisogno di citarlo, Patti Smith ce ne parla, e ci offre una testimonianza speciale: rimanere fedeli alla propria “chiamata” e alla propria missione, il nome che ti costruisci dipende da questo

https://youtu.be/7fv-3rCrScg

“Mantieni il tuo nome pulito” – Patti Smith, cantautrice, poetessa e artista, ci porta un messaggio speciale sul condividere i nostri pensieri e #successi, non scendere a compromessi, lavorare con #serietà e andare verso la #felicità, curare se stessi, il proprio nome, il proprio corpo, il proprio essere più profondo.

E per chi lo ascolta bene, una grande lezione e anticipazione forte sul concetto di #personalbranding

Per visualizzare l’articolo e video anche su Linkedin:

https://www.linkedin.com/embed/feed/update/urn:li:activity:6412941728629747712

Personal Branding. Approfondimento del concetto su base Wikipedia

Il Personal Branding è l’attività con cui prima si consapevolizza e poi si struttura il proprio brand ovvero la propria marca personale.

Può essere definito come ciò che viene detto, sentito e pensato a livello collettivo dalle persone su di voi e sui servizi che offrite, nella vostra vita professionale e non.[1]

Il termine brand a un primo livello di significato è il nome stesso, attraverso il quale si è riconoscibili. A un livello successivo, è una connotazione emozionale[2], ciò che evoca nel cliente i significati di quel nome.[3]

Origine del termine

Il termine viene comunemente fatto risalire ad un articolo di Tom Peters del 1997: «You’re branded, branded, branded, branded. […] Everyone has a chance to learn, improve, and build up their skills. Everyone has a chance to be a brand worthy of remark».[4] Tuttavia, i concetti di self-branding e brand individuale vengano già menzionati in un libro del 1980.[5]

Oltre a questo, la psicologia sociale, sin dalla sua nascita, si occupa di inquadrare e misurare le percezioni che le persone generano presso gli interlocutori, individuali o pubblici.

Caratteristiche

Il personal branding è un processo attraverso cui una persona definisce i punti di forza (conoscenze, competenze, stile, carattere, abilità, ecc.) che la contraddistinguono in modo univoco, creando un proprio marchio personale, che comunica poi nel modo che reputa più efficace. Il personal branding adotta le tecniche utilizzate dal Marketing per promuovere i prodotti commerciali e le adatta per la promozione dell’identità delle singole persone. L’obiettivo in entrambi i casi è il brand positioning ovvero, posizionare nella mente dell’utente il brand (o il nome del professionista) associato a una precisa peculiarità, a un concetto che inequivocabilmente lo distinguerà dai concorrenti.[6]

Con il personal branding si influenza l’utenza, attraverso esperienze da far vivere al cliente (Engagement marketing) o diventando capace di influenzare una comunità virtuale di seguaci fedeli.

Chi applica il personal branding al web ha lo scopo di creare una rete di seguaci attraverso social media e blog personali ed eventi (formazione e fiere di settore) con l’obiettivo di aumentare la propria web reputation.

I professionisti utilizzano software di monitoraggio della reputazione digitale che applicano diverse operazioni dette di monitoraggio i media sociale in grado di valutare la soddisfazione dell’utenza, di fare indagini di mercato e di monitorare le tendenze dei propri follower con operazioni di ascolta. Lo strumento primario di psicologia del marketing utilizzato per valutare la “forza” e “percezione” di un marchio, nel personal branding è definito “differenziale semantico”, e permette di costruire un vero e proprio “profilo di percezione” anche grafico e visuale, di una persona, e di come l’audience o un segmento di audience specifico la percepisce rispetto ai parametri che si vogliono misurare.[7]

«Oggi la sfida che tutti noi siamo chiamati ad affrontare è quella del personal branding. Con un mercato del lavoro sempre più liquido e frammentato, chiunque ha l’onere e la responsabilità di accreditarsi sia all’interno dei contesti relazionali in cui vive sia nell’ambito dei social media e della Rete dove sempre più datori di lavoro e committenti, partner e fornitori s’informano in merito alle nostre credenziali e alle nostre competenze.»[8]

Note

  1. ^ Pagani, Andrea., Il successo professionale (2.0) : per le relazioni d’aiuto, psicoterapeuti, counselor, coach, Sovera, 2012, ISBN 8866520101, OCLC 785335407.
  2. ^ Sorchiotti, Tommaso., Personal branding : promuovere se stessi online per creare nuove opportunità, Ulrico Hoepli, 2013, ISBN 9788820352257, OCLC 955994924.
  3. ^Il Personal Branding per lo psicologo – Consulenza, orientamento e formazione per il lavoro, su www.aspiclavoro.it. URL consultato il 28 giugno 2017.
  4. ^ Tom Peters, The brand Called You, in Fast Company, nº 10, Mansueto Ventures LLC., agosto 1997, pp. 83.
  5. ^ Ries, Al e Trout, Jack, Positioning. The battle for your mind., ISBN 978-0071373586.
  6. ^Ibidem.
  7. ^Trevisani, Daniele (2017) Psicologia di marketing e comunicazione, 9° Edizione, Franco Angeli, Milano. Capitolo 5 “Misurazione dell’immagine e psicologia degli atteggiamenti di marketing”, p 97.
  8. ^ Boscaro, Andrea., Porta, Riccardo. e Di Marzio, Gianluca., Effetto digitale : le nuove professioni, gli strumenti e il personal branding, FrancoAngeli, 2015, p. 135, ISBN 9788891710154, OCLC 919705894.

Riferimenti bibliografici

  • Agostini A. e De Nardis A., La tua reputazione su Google e i Social Media, Hoepli, 2013, ISBN 978-88-203-5777-1
  • Boscaro A., Porta R. e Di Marzio G., Effetto digitale : le nuove professioni, gli strumenti e il personal branding, F. Angeli, 2015, ISBN 9788891710154
  • Centenaro L. e Sorchiotti T., Personal Branding, Hoepli, 2013
  • Peters, T., The Brand You 50: Or: Fifty Ways to Transform Yourself from an “Employee” into a Brand That Shouts Distinction, Commitment, and Passion!, Knopf, 1999, ISBN 978-0375407727
  • Scandellari R., Promuovi te stesso : crea il tuo personal branding con una comunicazione mirata e vincente, D. Flaccovio, 2016
  • Schawbel, D., Me 2.0: Build a powerful brand to achieve career success, Kaplan Publishing, 2009, ISBN 978-1-4277-9820-6
  • Trevisani, D. Psicologia di marketing e comunicazione. Pulsioni d’acquisto, leve persuasive, nuove strategie di comunicazione e management, 9° Edizione, Franco Angeli, Milano, 2017. ISBN 9788846428448
  • William A. e Dib D., Personal Branding per il manager, Hoepli, 2013

Voci correlate

patti smith personal branding

 

Durante ogni interazione umana , esistono momenti di  di avvicinamento e allontanamento tra persone. Esistono distanze, distanze relazionali, non meno importanti delle distanze fisiche. L’ascolto è il meccanismo più potente che abbiamo per ridurre le distanze relazionali tra esseri umani.

L’incomunicabilità è un nemico sia della comunicazione inter-individuale che tra nazioni e aree globali.

La comunicazione è sempre interculturale, anche se non ce ne accorgiamo

La comunicazione interculturale è un incontro tra culture e background diversi,  e se ci pensiamo bene, queste diversità non sono solo nazionali o etniche, ma persino professionali o legati agli studi compiuti, e alle famiglie e zone di provenienza.

Fare buona comunicazione significa avere la capacità di attivare un flusso di ascolto che faccia emergere elementi che sono in un sistema diverso dal nostro, e allo stesso far passare messaggi attraverso barriere culturali.

Diamo tutti troppo per scontato che gli altri ci capiscano, quasi fosse un automatismo. Non lo è!

Ad esempio, se cito Proust, do per scontato che l’altro abbia un background umanistico e letterario. Se parlo di ROI (Return on Investment) e partita doppia, sto dando per scontato che l’altro abbia una formazione aziendalista. Se parlo di fibre bianche e fibre rosse (due diversi tipi di fibre muscolari), do per scontato che l’altro mi capisca e abbia studiato scienze motorie o medicina o fisiologia.

L’estrazione culturale e professionale, unita alla nostra storia personale, ci rende “sistemi” unici, ogni singolo individuo è unico.

Ogni persona può essere assimilata ad un campo di energia, un campo di luce, che in qualche momento arriva in contatto con altri campi di energia, altri campi di luce, trovando o meno possibilità di scambio, di osmosi, di trasmissione di segnali, o rimanendone invece distanti, impermeabili.

Se do per scontato tutto, non farò un ascolto di qualità, infatti ascoltare significa anche avvicinarsi a mondi che non conosciamo, e non solo far entrare parole dalle orecchie.

Ci troviamo in un mondo in cui ciascuno è all’interno di una propria “sfera” – un insieme di pensieri, segnali, parole, pensieri denominato “Semiosfera”. Ognuno di noi vive in un “mondo”, in una sfera di parole, concetti, ideologie e credenze sul mondo. La comunicazione interculturale pone la sfida del far passare messaggi tra persone di estrazione diversa

Anche la differenza tra una formazione umanistica e una tecnico-ingegneristica può creare un grado di incomunicabilità, e una specifica forma-mentis.

Non capirsi è più frequente di quanto si pensi.

Ogni sfondo professionale o familiare ti offre un mondo fatto di parole che usi quotidianamente, fino a che quelle parole diventano il tuo mondo

Questo mondo diventa la tua sfera quotidiana, la tua sfera di parole, la tua sfera di relazioni, la tua sfera di energie alte o basse, forti o deboli.

In qualche momento, queste sfere hanno occasione di contatto, ma i background diversi rendono la comprensione non automatica o scontata.

Quando succede questo momento di contatto, le due “sfere” possono respingersi “a pelle”, in quanto elementi arcaici del cervello (archipallio) ci danno segnali di sgradimento o piacevolezza, verso un volto o degli odori che ci offrono segnali di pericolo, o con segnali che provengono anche dal body language, dalla postura, dal sorriso e espressioni facciali. Ascoltare significa quindi molto più che far entrare parole dall’udito, ma osservare il movimento, il corpo, i movimenti, le espressioni facciali, gli oggetti.

Miracolosamente (ma non si tratta di un miracolo, bensì dell’effetto di meccanismi umani molto ben analizzabili) possiamo trovare con qualcuno un’intesa, una modalità per condividere qualcosa tra le nostre sfere di significati.

La comunicazione umana diventa quindi uno stato esistenziale, dove le persone si attivano per cercare di uscire dalla propria sfera di energie limitate e entrare in contatto con altre entità umane.

Ci sono tanti mondi quante sono le persone viventi, per cui relazionarsi e praticare ascolto richiede una notevole dose di umiltà e impegno.

Il messaggio positivo è che la scienza, e un approccio scientifico, può aiutarci moltissimo per capire i motivi dei fallimenti della comunicazione e gli ingredienti per incrementare le probabilità di successi comunicativi.

Siamo in un mondo dove è possibile creare progetti eccezionali, epocali, e se riusciamo a far convergere le nostre migliori energie, ogni avanzamento nel futuro e nel mondo sarà possibile.

https://youtu.be/IEmLyp-Pk0k

Articolo in anteprima editoriale, Copyright dott. Daniele Trevisani www.danieletrevisani.it www.studiotrevisani.it

 

Per migliorare l’azione di contrasto e gestione dello stress, in chi vuole sviluppare performance e avanzare nel potenziale personale, è indispensabile localizzare alcuni tipi specifici di stress. Il modello HPM permette di far emergere alcune tipologie specifiche.

Le 6 tipologie di Stress sono ufficialmente citabili, previa citazione della fonte originale. Identificate dal dott. Daniele Trevisani in base a studi specifici su manager e atleti, sono pubblicate nel testo “Il Potenziale Umano” edito da Franco Angeli editore, Milano.

tipologie di stress - i diversi tipi di stress

Stress di tipo 1 – Stress bioenergetico (stress corporeo e fisiologico)

Riguarda la presenza di un compito o stile di vita che risulta troppo gravoso rispetto alle energie organismiche, fisiche, biologiche.

Tra questi: dormire troppo poco rispetto alle esigenze personali, alterare ripetutamente i ritmi sonno-veglia, svolgere lavori che impegnano eccessivamente alcuni apparati senza sufficiente tempo di recupero (es: apparato visivo), intasarsi di sostanze tossiche (fumo, alcool, cibi spazzatura, farmaci, smog e altro) senza valutarne le dosi e/o senza purificarsi o contrastare i “veleni” con sostanze riparanti o curative (integratori, cibo di qualità, aria sana, rigenerazione fisica).

Lo stress bioenergetico eccessivo e cronico emerge sia in casi di fatica acuta, oltre la soglia di riserva, che come forma di affaticamento cronico o fatica cronica, e va ad intaccare negativamente lo stato psicoenergetico, la volontà, la motivazione, e persino la sicurezza di sé, sino a distruggere progressivamente la salute fisica.

Stress di tipo 2 – Stress psicoenergetico (energie mentali)

Si verifica ogniqualvolta le risorse mentali necessarie sono superiori a quelle disponibili e attivabili. Tra i casi, citiamo la condizione in cui vi sia un compito da svolgere che richiede energie motivazionali superiori a quelle disponibili, ruoli che il soggetto non sente come propri, o ancora manca la linfa vitale del sostegno del gruppo, o vi sono troppe persone che drenano le energie mentali rispetto a quelle che invece apportano energie all’individuo.

Fanno parte dello stress psicoenergetico anche le crisi di ansia (timore e attivazione negativa, generalizzata o specifica per situazioni) e le crisi di senso (perdita di un riferimento o significati nel proprio orizzonte).

Ad esempio, uno studente di chirurgia che non sopporti la vista del sangue e stia studiando medicina su pressione dei genitori si sta sottoponendo a stress psicoenergetico forte. È stress andare a lavorare in un ruolo che non piace e non si sente proprio. È stress fare nel lavoro ripetutamente un’azione in cui non si crede, ad esempio, per un venditore può essere stress ascoltare il cliente, se non crede fermamente nel valore dell’empatia ai fini della vendita.

È stress psicoenergetico ogni lavoro svolto malvolentieri, ogni relazione obbligata, non voluta o desiderata, forzata, ogni situazione emotiva che non corrisponde ai desideri.

Tali situazioni sono sicuramente comuni, ma la condizione di stress si manifesta proprio nel divario tra risorse energetiche in grado di attivarsi per far fronte (almeno momentaneamente) alla situazione, e il compito stesso.

Le tecniche di training psicoenergetico possono incidere favorevolmente sulla capacità di metabolizzare gli stressor, sulla sopportazione, flessibilità, capacità di straniamento e distanziamento, capacità di contestualizzazione degli eventi, sino alla superiorità esistenziale.

Stress di tipo 3 – Micro-stress (gap di micro-competenze)

Ogni task o sfida si correla a precise micro-abilità. Quando diciamo “c’è qualcosa che mi sfugge, ma non so bene cosa” stiamo incontrando un esempio di micro-stress. Lo incontriamo anche sul piano dei gesti meccanici, quando le micro-abilità legate all’esecuzione fisica di un compito non sono sufficientemente possedute e interiorizzate. Quando succede,  l’individuo deve aumentare lo sforzo di esecuzione, consuma e assorbe più energie, a volte nemmeno questo risulta sufficiente e l’azione fallisce.

Le abilità che sono invece completamente possedute si esprimono con naturalezza, richiedono meno sforzo, e producono meno stress.

Lo stress nelle micro-competenze comprende fattori sfuggenti, micro-dettagli, imperfezioni operative, che creano un divario tra esecuzione ottimale di una performance e esecuzione reale.

È spesso il risultato di azioni formative che si fermano troppo presto rispetto alla reale esigenza.

Stress di tipo 4 – Macro-stress (stress di ruolo, stress esistenziale)

Consiste in disallineamenti nei profili professionali e di competenze, scostamenti tra proprio portfolio di competenze, ruolo atteso e ruolo ricoperto.

In azienda, si manifesta come crescente difficoltà nel dare una contribuzione reale, nella difficoltà a sviluppare risultati e generare valore.

Possiamo avere un macro-stress di competenze quando il ruolo viene cambiato senza adeguata formazione, o quando lo scenario evolve con una rapidità tale da rendere vecchio il patrimonio di conoscenza acquisito sinora.

Si verifica quindi un’obsolescenza delle competenze quando i nostri saperi diventano pressoché inutili rispetto alle esigenze nuove, attuali, mutate. Questo produce entropia delle competenze, uno stato di disordine o caos nei profili professionali.

Di forte interesse per il coaching è soprattutto individuare e intervenire sulla dinamica di entropia delle competenze, termine da noi fissato per identificare l’erosione di valore e applicabilità del proprio bagaglio professionale, quando non viene svolta “manutenzione professionale” e formazione adeguata. Se gli scenari cambiano e si rimane fermi, questo equivale ad arretrare.

In condizione di entropia, un’organizzazione perde contatto con i fattori che generano il suo valore. Ad esempio, un centro di formazione che non sa fare didattica attiva, uno studio legale che non si aggiorna sulle legislazioni, un medico che non conosce nuove forme di terapia e nuovi farmaci, un’impresa familiare che resiste all’ingresso di un modello di gestione più manageriale anche quando il modello familiare non regge più, una squadra sportiva che non fa preparazione atletica.

Stress di tipo 5 – Stress progettuale (stress legato ai goal)

Deriva dal possesso di obiettivi e goal inadeguati, e comprende sia aspetti di ipo-stimolazione che di iper-stimolazione. Gli obiettivi possono essere troppi o troppo pochi, oppure mal definiti e imprecisi. Distinguiamo:

  • stress da iper-stimolazione: deriva da goal eccessivi rispetto alle risorse individuali, goal praticamente irraggiungibili (es.: tre, quattro progetti significativi contemporanei). È spesso il frutto di un coaching poco etico che ripete alla persona messaggi del tipo “puoi dare di più, devi fare di più, tu sei un leader, risveglia il leader che è in te”, e simili, ma non si prende il tempo necessario per formare veramente la persona;
  • stress da ipostimolazione: deriva da goal assenti, insufficienti come numero o grado di sfida, obiettivi di portata non sufficiente per attivare curiosità, interesse o motivazione, o superare la noia;
  • stress da eccesso di varianze temporali nei goal: avviene quando i goal variano troppo rapidamente, “cambiano le carte in tavola”, non consentendo al soggetto di attuare quanto previsto; troppi progetti si aprono e nessuno si chiude, ci si perde, si attivano energie su progetti che poi vengono dimenticati o dispersi nel caos organizzativo;
  • stress da molteplicità nelle definizioni e attese dei referenti: accade quando più persone si attendono goal diversi dalla persona; troppe persone creano attese e pongono richieste, e il soggetto non è in grado di rispondere simultaneamente ai diversi goal, o il rispondere ad un goal crea automaticamente soddisfazione in un referente e contrasto con un altro referente;
  • stress da offuscamento dei confini dei goal: avviene quando un soggetto non ha più chiaro cosa la sua struttura o organizzazione si attenda da lui/lei, cosa costituisca un goal e cosa non lo sia, cosa verrà apprezzato e cosa non sarà apprezzato;
  • stress da mancanza di riconoscenza: deriva dalla mancata gratificazione psicologica verso chi raggiunge il goal, o attua impegno consistenze: la mancanza di riconoscimento demotiva il soggetto sia nel presente che verso l’impegno futuro;
  • stress da difficoltà di canalizzazione: difficoltà a tradurre un ideale (sogno, visione) in una sequenza di azioni concrete, goal pratici, tale che il soggetto continua per lungo tempo ad essere attivato (volontà elevata) ma non riesce a tradurre l’energia in progettualità e azione;
  • stress da dissonanza tra aspettative interne concorrenti: è uno stress psicologico molto forte in cui ci si trova nella condizione di dover rispondere a più input interni ma in modo dissonante, tale che il perseguimento di uno porti al decadimento dell’altro. Si crea una forma di concorrenza nelle aspettative interne quando l’individuo non riesce a risolvere le tensioni psicologiche sottostanti e queste continuano a macerarlo o “torturarlo”. Ad esempio, per un padre di famiglia, il caso in cui le aspettative su di lui siano duplici e contrastanti: dover portare a casa più soldi e contemporaneamente essere più presente in famiglia; per una madre di famiglia: sentire pressioni per essere produttiva e di successo e contemporaneamente più presente come moglie e madre. Per un’azienda, classicamente, dover scegliere tra investimenti e taglio di costi.

Stress di tipo 6 – Stress legato alla vision e ai valori

Distinguiamo anche in questo campo:

  • stress da hyper-visioning non canalizzato: deriva dalla costruzione di obiettivi di lungo periodo eccessivi rispetto alle risorse individuali, praticamente irraggiungibili. Lo hyper-visioning (sognare e progettare in un orizzonte temporale molto lungo, o su sfide estremamente ambiziose) è una pratica positiva quando attuata entro confini personali e manageriali adeguati, e rappresenta invece una fonte di disagio se si trasforma in “ru­minazione mentale permanente” o insoddisfazione permanente. Sognare lontano e guardare lontano è positivo. Farlo e pretendere che tutto si avveri immediatamente no. La vision parla di sogni e ambizioni, e questo è positivo, ma se non vengono fatti i conti con la realtà essi rischiano di far male. La presenza nella vision di elementi decisamente eccessivi per le risorse individuali, vissuti come castrazione permanente, riduce la motivazione anziché aumentarla; ambizioni irraggiungibili che diventano non più motivatori in back­ground (positivi) ma ossessioni o afflizioni; deve essere chiarito se un tratto di vision si considera sostanzialmente riportabile all’area dei goal (vision raggiungibile) o invece come visione puramente ispirativa;
  • stress da hypo-visioning: un vissuto permeato da una mancanza di “senso delle cose”, o “senso del perché”, mancano desideri e traguardi nobili o significativi per il sistema di valori dell’individuo. La visione del futuro è imprecisa, manca un senso del “tendere a…”, gli obiettivi personali o aziendali sono confusi, o variano continuamente, manca un “faro” nella vita, un ideale cui tendere, viene meno una linea di tendenza e si perde il senso del percorso non capendo più per chi o per cosa affaticarsi, verso cosa tendere, per cosa darsi da fare;
  • stress da incoerenza tra valori individuali e valori dell’organizzazione: il soggetto non sente di poter aderire ai valori che percepisce nella realtà aziendale o del team di cui fa parte. Ed ancora: il soggetto percepisce uno scontro o un divario tra valori iniziali a cui ha aderito nell’entrare in azienda o nell’organizzazione, e i comportamenti reali che osserva in seguito e quotidianamente;
  • stress derivante dal conflitto tra scuole di pensiero, stress da diversità delle scuole metodologiche: spesso le scuole di provenienza portano con se precise visioni dell’uomo e valori di riferimento ben consolidati, cui le persone aderiscono. In ogni organizzazione si creano confronti (positivi) o scontri (conflittuali) tra scuole di provenienza delle varie persone. Si creano anche cordate aziendali, gang, bande interne, tribù, clan, e altre dinamiche di antropologia tribale dell’organizzazione. Lo stress deriva in questo caso dal dover operare entro modelli di valori e visioni che non si sentono propri. Es.: in una clinica, quando i diversi professionisti appartengono a scuole diverse e queste non trovano convergenze, collidono sul da farsi pratico sul paziente, e il medico o terapeuta può trovarsi a dover lavorare con metodi e prassi in cui non crede. Questo accade frequentemente anche nei sistemi educativi, scuola, università, aziende, e in ogni organizzazione.

Copyright, articolo di: Dott. Daniele Trevisani dal testo “Il Potenziale Umano” edito da Franco Angeli editore, Milano.

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Per approfondire, due video di supporto

Nel primo video, un breve commento su uno dei più grandi nemici dello stress: le competenze. Le competenze, professionali, relazionali, emotive, sono un enorme antidoto allo stress, e nel modello HPM si distinguono 2 diversi tipi di competenze, micro e macro competenze. Qui il video

https://www.youtube.com/watch?v=Xsa_iWMeR2A&t=18s

Un secondo grande antidoto allo stress è chiarire la propria “vision”, i propri ancoraggi nei valori, da cui far discendere azioni concrete, progetti reali che ci tengano impegnati nel “fare positivo”.

Qui il video con alcune tracce su questi argomenti, dal metodo HPM

https://www.youtube.com/watch?v=AWkTDqZfFK4