Non solo libertà, ma una riappropriazione della gioia di vivere

Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Mettiamo una persona in una villa tropicale con piscina e spiaggia privata, diamogli libertà e togliamogli la gioia… e si chiederà come mai non è a sciare, o non sta facendo un party come il suo vicino di casa, o non ha mai scritto un libro, o sua moglie o marito non sembrano più amarli, e qunto tempo dovrà ancora trascorrere in quella prigione dorata prima di rientrare nella sua amata città. La libertà è vera solo quando si unisce alla gioia di vivere e al saper trovare quella gioia anche in questioni effimere, intangibili, sottili, carezze senza certezze.

______

La gioia è uno stato immateriale e ha poco a che fare con le dimensioni dei mondi materiali. Ma la gente ha la mente confusa e piena di confusione e rumore psicologico. Per un bodybuilder, i bicipiti e le misure diventano tutto, al punto che anche atleti “grossi” si uccidono con sostanze dopanti perché insoddisfatti fondamentalmente e sempre di sè. Non parlo di integratori, parlo di sostanze che ti uccidono.

Nel mondo delle aziende, straripano pubblicità di manager stressati, che anziché recuperare una vita da persona intelligente, si dopano di qualsiasi cosa li faccia saltare come grilli per le stanze riunioni, spesso “sparando cazzate” in inglese, per far vedere di essere “operativi” e efficienti, sempre e comunque.

Per un amante del wellness, lo stato di energie corporee, il “sentire”, è il dato essenziale, esperienziale, è il vero fulcro. Altre domande sono quelle che dovremmo porci.

  • Quanto ho sentito lavorare il corpo in un allenamento?
  • Quanto ho sentito fluire l’intenzione positiva in una riunione?
  • Come mi sento dopo un allenamento, come mi sento dopo una riunione. Mi alzo al mattino felice o triste?
  • Perché?
  • Come mi sento mentre cammino, come dormo, come mangio, che energie ho in circolo?
  • Quanto riesco a dare voce ai miei progetti e quanto invece rimangono bloccati? Bloccati da cosa?

Essere coscienti che il Life Coaching è un lavoro soprattutto pedagogico su mente e corpo integrati è un grande passo avanti, che si parli di wellness, oppure di impresa, di libera professione, o di direzione aziendale.

Ci sono persone che fanno coincidere il proprio progresso nel “life” con la cilindrata dell’auto o i metri quadri della casa. Mai disastro fu più grande.

La comunicazione è la possibilità del pensiero di uscire ed entrare da mente a mente, per parlare finalmente di cosa sia il valore della vita, di cosa dà senso alla vita, e non solo dell’ultimo modello di cellulare.

Comunichiamo tramite ogni nostro senso (comunicazione Polisensoriale), e la comunicazione è il collante che permette il tutto, che ci consente di essere menti connesse, formare una rete di menti che possono, quando sintonizzate su un fine nobile, fare cose incredibili. Gioire assieme. Imparare a celebrare la vita non ha in sè un costo, è un’abitudine da imparare.

Ma la comunicazione umana è anche difficile, molto complicata, perché quando si tratta di “portare fuori” il nostro pensiero, ogni sorta di distorsione e di barriera si può frapporre, e possiamo essere non capiti, male interpretati, e il nostro valore non esce certo in automatico. Anche per questo, serve allenamento e impegno.

 

Ognun vede quel che tu pari.

Pochi sentono quel che tu sei.

Nicolò Machiavelli

___

Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Author

Formatore e Coach su temi di Sviluppo del Potenziale Personale, Comunicazione Interculturale e Negoziazione Internazionale, Psicologia Umanistica. Senior Expert in HR, Human Factor, Psicologia delle Performance, Comunicazione e Management, Metodologie Attive di Formazione e Coaching.

Write A Comment