Il Segno: “qualcosa a noi manifesto che ci conduce a qualcosa di nascosto”… (Tommaso D’Aquino, 1225-1274)

… a voi la profondità di questo pensiero
… a voi la valutazione di quanto poco lo stiamo applicando.
…di quanto ci fermiamo alla superficie invece di investigare
…di quanto cerchiamo l’evidente invece che il nascosto.
(Daniele Trevisani)

Per chi vuole apprfondite consiglio di approfondire concetti di Semiotica, scienza delle scienze,
così male condotta da intellettuali vuoti, una scienza che ha il potere di portare luce all’intera umanità.

Un esempio di “segno”, la fotografia di due auto che sono in produzione nello stesso momento, può essere segno di molte interpretazioni possibili (anche dette “ipotesi interpretative”). Ad esempio, l’età “culturale” del prodotto (che nel caso della Fiat Bravo sembra appartenere più agli anni 90 che agli anni post 2010), oppure essere segno della mentalità che usano i progettisti (tradizionalista vs. futurista) o anche della qualità manageriale (nepotismo vs orientamento agli obiettivi), e molte altre ipotesi

FIAT BRAVO kia proceed

Fiat Bravo vs Kia ProCeed

Comparazione delle miniature di presentazione di due modelli della stessa classe di veicolo, tra Fiat Bravo e Kia ProCeed, dalle foto del sito ufficiale di appartenenza.

L’analisi dei segni si applica a qualsiasi tema della vita.

Ad esempio, l’analisi delle interpretazioni che partono dal Segno verso il Referente (stile di vita del proprietario), per cui noi siamo portati automaticamente a fare ragionamenti. Es, che tipo di donna è la proprietaria di ciascuno di questi diversi tipi di scarpe, se avessimo solo l’indizio della “scarpa trovata nel suo armadio”? Che locali o luoghi potrebbe frequentare secondo voi? Dove la cerchereste se si fosse smarrita?

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L’analisi Denotativa è la parte della semiotica che si occupa di “descrivere” il segno nelle sue componenti percepibili dai sensi (es, una scarpa tipo stivale, con scritte e segni rosa e bianchi simili a graffiti, con tacco alto 2 cm… etc etc)

L’analisi Connotativa è la parte della Semiotica che si occupa di ricercare un “senso complessivo” del segno, una ipotesi interpretativa. Es, quella è una “scarpa da punk”, o “chi ha queste scarpe è sicuramente una freak”, e via così.

Esempio di applicazione come esercizio per il lettore.

In un ristorante diverse persone ordinano da bere

  1. una coca cola con ghiaggio
  2. acqua naturale temperatura ambiente
  3. doppio wiscky senza ghiaccio
  4. Gatorade
  5. Red Bull
  6. una camomilla

…che cosa scatta nella testa di chi “interpreta” rispetto alla persona che potrebbe essere il bevitore tipico di questo tipo di bevanda?

Il marketing spende enormi energie, ad esempio, per associare un marchio come “Red Bull” a specifiche aree associative nella mappa mentale del ricevente”, es “coraggio, forza, energia, dinamismo”, per ottenere stimoli d’acquisto associati alle pulsioni che il prodotto genera e le associazioni che è in grado di creare.

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approfondimenti (fonte Wikipedia)

Tipi di segni

Fu sant’Agostino il primo a classificare tre tipi di segni. I primi sarebbero i segni naturali, cioè tutti quei segni che non sono stati creati per significare qualcosa, ma che rimandano ad altri oggetti per l’esperienza. Ad esempio, una nuvola rimanda all’idea di pioggia non perché è stata creata per comunicare questa azione. Poi vi sarebbero i segni artificiali, cioè creati proprio per la comunicazione. Sono detti anche segni intenzionali proprio perché alle spalle c’è l’intenzione di voler trasmettere un concetto.

I segni del primo tipo sono detti anche indizi, per distinguerli da quei segni non artificiali, come il linguaggio, che però servono a comunicare

Segno, Interpretante, Oggetto

Peirce nell’ambito della semiotica elaborò una teoria riguardante qualsiasi processo di significazione, o semiosi. In questo contesto Peirce utilizzò la parola traduzione riferendosi al processo tramite cui è possibile ricavare significato da un segno. Tale processo si basa sulla relazione fra tre elementi: segno, oggetto e interpretante.

Segno

Può essere qualsiasi cosa susciti un’interpretazione: un’immagine, un rumore, una melodia, un gesto, un sogno. Affinché un elemento funga effettivamente da segno deve essere percepito come tale ed entrare in relazione con un oggetto producendo nella mente del soggetto una rappresentazione mentale che stabilisce la relazione tra quel segno e quell’oggetto. Nel caso dei codici naturali, le lingue, i segni sono le parole, le lettere, le frasi.

Interpretante

È una porzione di materiale mentale, un’idea o un pensiero, che interpreta il segno e lo collega all’oggetto. L’interpretante è soggettivo e incostante. Un segno non produce sempre lo stesso interpretante. Sicuramente due individui differenti di uno stesso segno avranno due interpretanti diversi, ma anche uno stesso individuo che incappa in un segno due volte, a distanza di tempo l’una dall’altra, potrebbe produrre due interpretanti diversi.
Bisogna fare attenzione a non considerare l’interpretante come una persona che interpreta. La parola interpretante è una sorta di abbreviazione per segno interpretante, si tratta quindi di un segno mentale, mentre è l’interprete la persona che interpreta.

Oggetto

Ciò a cui rimanda il segno attraverso l’interpretante. Esiste a prescindere dal segno ma è conoscibile solo per mezzo del segno. Può essere percepibile o immaginabile. Si tratta del significato che una persona attribuisce a un segno.

Tali osservazioni di Peirce sono di enorme portata per la scienza della traduzione.

I cinque percorsi indicati da San Tommaso sono:

  • Ex motu et mutatione rerum (tutto ciò che si muove esige un movente primo perché, come insegna Aristotele nella Metafisica: “Non si può andare all’infinito nella ricerca di un primo motore”);
  • Ex ordine causarum efficientium (cioè “dalla causa efficiente”, intesa in senso subordinato, non in senso coordinato nel tempo. Tommaso non è, per sola ragione, in grado di escludere la durata indefinita nel tempo di un mondo creato da Dio, la cosiddetta creatio ab aeterno: ogni essere finito, partecipato, dipende nell’essere da un altro detto causa; necessità di una causa prima incausata);
  • Ex rerum contingentia (cioè “dalla contingenza”. Nella terminologia di Tommaso la generabilità e corruttibilità sono prese come segno evidente della possibilità di essere e non essere legata alla materialità, sinonimo, nel suo vocabolario di “contingenza”, ben diverso dall’uso più comune, legato ad una terminologia avicenniana, dove “contingente” è qualsiasi realtà che non sia Dio. Tommaso, in questa argomentazione della Summa Theologiae distingue attentamente il necessario dipendente da altro (anima umana e angeli) e necessario assoluto (Dio). L’ esistenza di esseri generabili e corruttibili è in sé insufficiente metafisicamente, rimanda ad esseri necessari, dapprima dipendenti da altro, quindi ad un essere assolutamente necessario);
  • Ex variis gradibus perfectionis (le cose hanno diversi gradi di perfezioni, intese in senso trascendentale, come verità, bontà, nobiltà ed essere, sebbene sia usato un ‘banale’ esempio fisico legato al fuoco ed al calore; ma solo un grado massimo di perfezione rende possibile, in quanto causa, i gradi intermedi);
  • Ex rerum gubernatione (cioè “dal governo delle cose”: le azioni di realtà non intelligenti nell’universo sono ordinate secondo uno scopo, quindi, non essendo in loro quest’intelligenza, ci deve essere un’intelligenza ultima che le ordina così).

Processo conoscitivo

Tommaso, che riteneva la conoscenza acquisibile solo attraverso la sensibilità, rifiuta la visione della conoscenza di Agostino, che pensava che questa avvenisse tramite l’illuminazione divina.

La conoscenza degli universali però appartiene solo alle intelligenze angeliche; noi, invece, conosciamo gli universali post-rem, ossia li ricaviamo dalla realtà sensibile. Soltanto Dio conosce ante rem.

La conoscenza è, quindi, un processo di adeguamento dell’anima o dell’intelletto e della cosa, secondo una formula che dà ragione del sofisticato platonismo di Tommaso:

(LA)
« Veritas: Adaequatio intellectus ad rem. Adaequatio rei ad intellectum. Adaequatio intellectus et rei. »
(IT)
« Verità: Adeguamento dell’intelletto alla cosa. Adeguamento della cosa all’intelletto. Adeguamento dell’intelletto e della cosa. »
Author

Formatore e Coach su temi di Sviluppo del Potenziale Personale, Comunicazione Interculturale e Negoziazione Internazionale, Psicologia Umanistica. Senior Expert in HR, Human Factor, Psicologia delle Performance, Comunicazione e Management, Metodologie Attive di Formazione e Coaching.