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Gennaio 29, 2014

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

SA-coaching-tab1coaching cloudImparare a comunicare (...anche da adulti)

Rogers e Kinget, parecchi anni fa, parlavano della nozione di libertà esperienziale, che è prima di tutto la libertà di riconoscere ed elaborare i propri sentimenti[1]. Non si tratta solo di libertà esterna, ma anche di libertà interiore.

Non dobbiamo mai silenziare le nostre voci interiori. Che si tratti di voci buone o invece negative. Che ci parlino di fatica, senso di inadeguatezza, di una confusione e perdita di orientamento, di malessere, o di voglia di raggiungere sogni e progetti. Ascoltarle, falle parlare, lasciarle esprimere, è un segreto fondamentale delle energie mentali.

Quali sono alcune delle nostre mete? Ne citiamo alcune, che diventano altrettanti obiettivi per il nostro modello di Coaching:

  • Lucidità Mentale
  • Prontezza di Spirito
  • Energia vitale
  • Forza emotiva
  • Capacità di riconoscimento: capire le persone, le culture, le situazioni
  • Calma, Silenzio interiore, Concentrazione,
  • Allontanarsi dalla superficialità
  • Riappropriarsi del tempo
  • Capacità di decidere e non posticipare decisioni importanti
  • Serenità di fondo
  • Pace Mentale: allontanare la ruminazione mentale negativa
  • Dinamicità e Efficienza
  • Velocità di Intuizione
  • Percezione Aumentata
  • Essere capaci di Risposta e Azione
  • Essere capaci di Recupero, Rilassamento, Meditazione
  • Essere capaci nell’equilibrare Attivazione (sforzo) e Recupero (rigenerazione, riposo, rilassamento).

 

Crescere su questi piani è buono, e saggio. E’ possibile. Si può fare allenando ogni singola specifica area, in un piano di Coaching Olistico serio, scientifico, alla larga dagli improvvisatori e imbonitori.

Se riusciremo a provocare una riflessione, a ripulire qualcuno o qualcosa da idee sporche e inutili e far entrare aria nuova e speranza, questo viaggio non sarà stato inutile, nemmeno se durasse un solo passo.


[1] Rogers, C.R & Kinget, G. M (1965), Psychothérapie et relations humaines, Nauwelaerts, Lovanio.

 

Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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Per molte generazioni se tuo padre era contadino tu diventavi contadino. C’era bisogno di te nei campi. Punto. Potevi avere le doti per diventare un medico o uno scienziato ma non avevi la “libertà esperienziale” di provarci.

Questo accade ancora oggi in molte zone del pianeta. Nasci povero, rimani povero, nasci da genitori drogati, diventi drogato. Chi sfugge a questo gioco è solo una minima parte della popolazione mondiale.

Se non sei in quella esatta condizione di schiavitù, cominci a godere di qualche margine di libertà esperienziale. Sei un privilegiato, che te ne rendi conto o meno. E chi ha privilegi deve fare qualcosa per chi ha avuto meno fortuna. Hai margini di libertà esperienziale? Allora, è bene farne buon uso. Non sprecarla.

È bello pensare che la libertà si associ ad una crescita, uno sviluppo, nei campi più vari: sul piano fisico, mentale e psicologico, sportivo, culturale e intellettuale, o spirituale.

Un’anima libera è in grado di liberarne altre. Pensaci. Per cui, quando fai qualcosa per te, per la tua mente, e per potenziare la tua libertà, stai facendo qualcosa anche per gli altri.

Se vogliamo fare sul serio, nella ricerca della libertà e del nostro potenziale, dobbiamo intraprendere un percorso, evitando le scorciatoie facili che, spesso, sono nient’altro che prese in giro, bugie, trappole.

Un percorso di crescita personale apre a nuove possibilità.

  • È benvenuto chiunque crede nell’idea che sia possibile cercare e potenziare i lati più positivi dell’essere umano, nonostante tutti i suoi limiti e difetti.
  • E’ benvenuto chiunque pensa che – nonostante ciò che si vede e si ascolta, in giro, nei telegiornali, nella vita quotidiana, sia spesso disgustoso, e faccia poco onore all’uomo –  non per questo si debba mollare.
  • E’ un viaggio per chi crede utile dare contributi di metodo e pensiero per poter coltivare il lato nobile della vita, far crescere se stessi, le persone, o per chi lavora, far crescere i team, e le imprese, le organizzazioni, le società. È davvero nobile chi riesce – nonostante le miserie quotidiane che sentiamo e vediamo – a mantenere attenzione verso la ricerca dell’elevazione di sé, e a cercare il lato nobile della vita.
  • È benvenuto chi non crede più in niente e ha ricevuto duri colpi dalla vita, ma sente che esiste un motivo per rialzarsi, un motivo di cui non capisce nemmeno la ragione, un motivo che trascende la sua stessa comprensione.
  • E’ benvenuto inoltre chi non sopporta l’oppressione, l’arroganza dei regimi, il senso di soffocamento delle idee, o delle ideologie totalitarie, e anche di quelle subdole che cercano di entrare nelle nostre teste travestite da regalo, da serial televisivo o spot pubblicitario, da ricatto morale, e qualsiasi cosa provochi impoverimento psicologico.
  • È benvenuto chi è all’inizio, chi parte proprio adesso nel suo viaggio di vita. Adolescenti o giovani iniziano una vita di studio o di lavoro, e sfruttamento da parte dei “bastardi” che abbondano. Per loro, è essenziale capire presto alcuni concetti fondamentali per non farsi fregare, nutrirsi di idee e pensieri buoni che li aiutino ad avere fondamenta solide, prima che la vita li bastoni duramente senza corazze.

Possiamo costruire una forma di corazza contro le mazzate tribali, esistenziali e professionali, sapendo benissimo che non riusciremo mai ad eliminare le clave, in giro ce ne sono troppe. È decisamente meglio imparare a parare i colpi, capire da dove arrivano, rafforzarsi, ma anche a mettere le ali e volare sopra i cavernicoli.

Il vero scopo non è chiuderci in un guscio, ma aprire le ali e volare ad un livello di coscienza elevato.

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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  • Ho conosciuto persone infelici che possedevano nell’ordine una casa in montagna, una al mare, una in città, il fuoristrada, un’azienda sana, la fuoriserie, sposati, due figli e piena salute. Allora? Quanti minuti della loro giornata erano vissuti nella felicità? Quanto tempo passi a guardare dalla finestra della casa in montagna, giù verso il lago, e a cosa serve se nella tua testa vedi solo problemi? Quando accendi il camino ti fermi a sentire il rumore del fuoco? Ti fermi a osservare tuo figlio che dorme e senti la sacralità della vita, o ci passi di fianco distrattamente? E quando osservi il cielo la notte, a cosa pensi?
  • Ho conosciuto atleti incredibilmente dotati il cui unico scopo – entrati in palestra – era finire l’allenamento prima possibile, invece di sentire ogni singola fibra muscolare pompare, cogliere le occhiate, sentire il piacere del sudore e l’amore per la vita che senti pulsare nel tuo corpo… prova a pensare a cosa succede se invertiamo completamente tutto questo!

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Nessun atleta farà mai grandi passi in avanti se non apprende a gustare ogni allenamento come un frutto da mangiare, una fiore da annusare, una pietra preziosa lungo il cammino.

Quando l’atleta impara ad amare ogni singolo allenamento, i risultati arriveranno. L’allenamento è il vero frutto, ancor prima del suo risultato verificabile in gara. La vera gara è vivere ogni allenamento come un momento sacro e magico.

Questo vale anche nelle aziende. Nessun manager avrà mai risultati da una riunione o una vendita se non impara a capire, dominare e gustare le dinamiche conversazionali che accadono in una riunione o in una vendita. La conversazione è il succo, le conseguenze del parlare e i risultati arriveranno dopo.

Nei rapporti umani e sentimentali, anche sessuali, accade lo stesso.

Nessun amante sarà mai tale se non impara a soffermarsi sulle sensazioni che vive, e in quelle che fa vivere nell’altro, uscendo dal fattore meccanico ed entrando nei flussi emotivi che fa nascere, e vuole far vivere agli altri.

Nessun genitore sarà mai vero se non esce dalla sindrome del “far laureare il figlio” o “far sposare la figlia” come obiettivi finali e quasi unici, perdendo di vista ogni singolo istante della crescita del proprio figlio.

Nessun formatore o educatore sarà mai tale se si pone solo lo scopo di “smarcare” la lezione o seguire il programma burocraticamente, anziché far succedere qualcosa di significativo (atti di vero apprendimento) nella sua classe o corso.

Nessun leader sarà mai tale se si illude che i galloni o il grado, il potere o il denaro gli diano automaticamente rispetto vero.

Man mano che l’autocoscienza di una persona aumenta, e cambiano i metri di valore che utilizza, emerge progressivamente il piacere per una nuova forma di viaggio: il percorso di scoperta, cosciente e volontaria, delle proprie potenzialità attuali e nascoste, siano esse fisiche, mentali, progettuali.

Fa bene all’anima e alle energie personali esplorare alternative di vita, costruire attivamente un futuro migliore per noi, per le persone che ci sono care, e per l’intera collettività umana.

Le nostre evoluzioni possibili sono enormi e ancora poco note, persino a noi stessi.

L’autocoscienza, e il grado di autocoscienza, sono quindi uno dei punti basilari dai quali vogliamo partire: se non ti chiedi a che punto sei nel tuo viaggio, e se non ti rendi conto di essere in viaggio, nessun ragionamento successivo ha più alcun valore. Ma non cercare risposte. Non ora. E’ troppo presto. Le risposte arrivano, piano piano, man mano che aumenta il flusso di coscienza, e le risorse ed energie di cui disponiamo.

Questo lavoro ci porta quindi in un viaggio.

Un viaggio è aperto a chiunque creda nelle enormi potenzialità umane. È un viaggio positivo che pare agli scettici inutile, utopico.

Sappiamo benissimo che l’essere umano è una creatura imperfetta, ma – nonostante tutti i limiti e carichi enormi che ognuno di noi porta sulle spalle, ci radicano o ci vorrebbero statici e bloccati – l’essere umano trova in alcuni momenti, momenti magici – nuove possibilità di espressione, vie prima impensabili.

Si solleva dai baratri più profondi solo chi ama sognare.

(DT)

Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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Devi renderti conto se sono tuoi ragionamenti o assimilazioni da altri, e chi ce li ha inculcati, chiederti quali sono veri e quali sono falsi, e –  per questi – cercare di sostituirli con qualcosa di più produttivo e “vero”.

Cosa “senti” quando guardi in faccia una certa persona? Che valori trasmette il suo comportamento? Che stile di vita sembra avere dato il suo corpo e il suo modo di essere? Stai guardando secondo te una persona vera o una “maschera”?

Guardate le persone in faccia. Guardatele bene. E chiedetevi se dalle loro facce traspare un’anima

Daniele Trevisani

Per parlare di auto-espressione e auto-realizzazione dobbiamo necessariamente porci il problema della Qualità dell’Esperienza, concetto identificato già da Cantril[1]: la capacità di dare valore ad un’esperienza, di sentire il valore dell’esperienza che stiamo facendo, di capire che cosa ci rende un’esperienza interessante o meno (gli “attributi di valore” cui prestiamo attenzione).

Affrontare un percorso di crescita personale ha un valore in sé? Se si, siamo già ad un ottimo punto. Non solo buono, ottimo.

Secondo quali parametri interiori giudichiamo un’esperienza frustrante oppure ricca di valore? Lo stesso gesto – sollevare un peso, danzare o picchiare un sacco (punching ball), o zappare un orto – può essere per qualcuno un fastidio, o peggio, odioso, e per altri un piacere, una gioia immensa.

Tutto è soggetto al nostro filtro di qualità dell’esperienza, e anche lo studio può essere vissuto come una dolorosa incombenza, o come piacere di apprendere.

Qualsiasi attività diventa una fatica inutile per chi è sconnesso al flusso di esperienza (flow of experience) che l’attività produce. Chi ha imparato a “sentirla”, ha imparato a sintonizzarsi su queste “onde” di sensazione, la vive fino in fondo.

Curare un albero in miniatura può essere chiamata scemenza, o arte e passatempo (Bonsai) a seconda del piacere che queste azioni producono, e che possiamo imparare a “sentire”.

Per un lottatore, prevale la gioia del movimento, in cui la fatica stessa diventa piacevole. Per un bodybuilder, la sensazione di “pompaggio muscolare” generata dal lavoro con il “Ferro” (pesi) è qualcosa di impagabile, una vera droga che fa star bene. Giocare con un bambino può essere uno stress disumano o la cosa più bella del mondo. Altrettanto si può dire per il lavarsi, o il fare da mangiare.

Lo stesso vale per la crescita e sviluppo umano. Occuparsi della propria crescita persona è arte della quale possiamo o meno renderci conto, volerla o subirla, viverla come obbligo o invece farla entrare nella nostra sfera di autocoscienza e nel nostro volere più intimo.


[1] Cantril, Hadley (1950), The “Why” of Man’s Experience, New York, The Macmillian Company. Trad. it: Le Motivazioni dell’Esperienza, La Nuova Italia, 1958.

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

Riconoscere il vuoto dell’anima e potenziare il legame con i significati profondi della vita

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Quando si apre un cratere dentro, un vuoto dell’anima, questo divora le nostre energie.

Il vuoto dell’anima si avvicina quando non sentiamo più senso in quanto facciamo.

Se sentiamo una connessione ad uno scopo superiore, le nostre energie come per miracolo si accedono.

Niente che possiamo comprare, possedere o “avere fisicamente” ci rende umani.

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Passai accanto a 200 persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.

 Charles Bukowski – Una pioggia di donne

 Chi cerca di dare senso alla propria vita lo fa perché sente una voce, e non vuole silenziarla. Questa voce parla anche a chi si sente pienamente appagato, ma è curioso di capire dove possano spingersi le proprie azioni e se per caso non esistano altri mondi da esplorare e altre aree della vita, altre risorse, altre tappe, a cui non aveva nemmeno pensato.

Il vuoto dell’anima non è permanente, è una condizione patologica che si può curare. La cura è spesso molto vicina, la cura è nella conoscenza, nella vicinanza a persone sagge, nella buona lettura, nel viaggio, nelle esperienze di vita. E’ nel fare sport ogni giorno, o movimento fisico, nello stile alimentare, nel meditare e saper praticare tecniche di rilassamento. E’ nel decondizionamento dai pensieri sociali dominanti della nostra cultura tossica.

E’ nell’apprendere le tecniche della Psicologia Positiva che ti aiutano a vedere il miracolo…

Quale miracolo?

Quale miracolo? Vivere. Vivere dove siamo.

  • Vivere lanciati su una palla-proiettile (il Pianeta Terra) che viaggia attorno al sole a 108.000 km/h in una galassia sparata nello spazio.
  • Vivere in un sistema solare che a sua volta vola a 792 000 km/h attorno al centro della Galassia. Mica male, se pensi di essere fermo…
  • Vivere e essere ancora vivi su un pianeta che in fin dei conti ha una crosticina sottile sotto la quale bolle lava fusa…
  • Vivere respirando in una sottilissima coltre di ossigeno che ti fa respirare (e la gente continua a riempire di porcherie…)…
  • Vivere sapendo che ogni tanto arriva un flusso di raggi gamma da una supernova e spazza via il 95% della vita sulla terra… poi un asteroide… e un terremoto…
  • Vivere in un epoca dove ogni tanto un dittatore fanatico ammazza milioni di persone che non la pensano come lui… e con tutto questo… essere ancora vivi, noi, qui, adesso, a leggere!

Ma soprattutto, il miracolo è vivere con coscienza, è nella crescita e nel Viaggio…. un percorso di vita verso le energie personali, la cui pienezza alimenta qualsiasi speranza.

Le energie personali per il viaggio della vita

Non bisogna essere ipocriti. Senza risorse personali, il viaggio sarà breve. E stancante.

Occorre quindi partire dal principio di base: senza energie personali, nessun vero viaggio è possibile.

La qualità dell’esperienza di vita è assolutamente correlata alle energie personali. Se senti forti energie interiori, avrai una vita piena e densa, ricca, mai – in nessun momento – ti sentirai inutile. Se non senti energie dentro, la tua corsa sarà affannosa e ti chiederai persino se vale la pena alzarsi la mattina.

Un buon potenziamento delle risorse fisiche e psicologiche della persona avrà ripercussioni a catena su tutto il suo percorso di crescita personale.

I percorsi di crescita personale che seguono il metodo HPM (Human Potential Modeling[1]) sono centrati sull’amplificazione delle risorse personali.

Il potenziamento delle risorse personali, riguarda tutti.

Chi vuole iniziare a riflettere seriamente sulle proprie risorse personali deve fare i conti con alcuni concetti basilari. Ne citiamo solo alcuni:

  • Auto-espressione (potersi esprimere): un buon coaching delle risorse personali deve trovare delle attività, dei campi di gioco sui quali potersi esprimere. Esprimersi è bene, focalizzare dove, è ancora meglio. In cosa? Quando? In quali campi della vita? E in quali altri spazi di vita o attività che non conosciamo ancora?
  • Auto-realizzazione: arriverà prima o poi il momento dei bilanci. Ti chiederai se ti senti realizzato, se ti senti appagato di quanto hai fatto o tentato di fare. Ti chiederai se hai dei rimorsi per non aver tentato.
  • Auto-coscienza: il grado di conoscenza dei nostri funzionamenti interni, e la consapevolezza del percorso che stiamo facendo. Se la nostra vita fosse un film, che personaggio stiamo giocando? E in che tempo siamo?
  • Qualità dell’Esperienza (Quality of Experiencing): porci il problema della qualità di ogni nostro giorno, di ogni mattina, di ogni pomeriggio, di ogni sera, di come stiamo vivendo, di quali sensazioni viviamo e vogliamo vivere. E ancora, diventare più consapevoli di quali sono i “metri” o misure di valore che usiamo per giudicare se una nostra esperienza è buona o meno.

In un percorso di crescita personale, una delle primissime azioni, o “cose da fare”, è valutare con quali parametri di misura una persona giudica la sua vita e la qualità della sua vita.

Usi la cilindrata dell’auto come indicatore? Usi il numero di amici sui quali poter contare? Usi il numero di amanti? Usi il numero di libri che hai scritto? Ti basi sul contributo che stai creando per la scienza, o per l’umanità? Ti basi sulla tua forma fisica? Usi lo sguardo che le persone hanno quando passi? Usi il metro della popolarità? In pratica… che metro usi per valutare te stesso?

E, se non bastasse, ti chiedo se di questo parli mai con qualcuno, o se lasci questo tema al tuo solo dialogo interiore, o se invece non te ne occupi mai.

Il dialogo medio delle persone è fatto di migliaia di parole dedicate ai temi più idioti, questioni che non hanno alcun senso vero. Le nostre conversazioni sono ripiene di falsi problemi che non hanno nemmeno il valore di verme che striscia, e sfuggono come la peste il ragionamento su cosa e per cosa vale la pena vivere.

Pensate a tutti i milioni di persone che vivono insieme anche se non gli piace, che odiano il loro lavoro e sono spaventati all’idea di perderlo: non c’è da stupirsi che le loro facce abbiano l’aspetto che hanno.

 Charles Bukowski – Shakespeare non l’ha mai fatto

Occorre capire presto, come misurare la propria realizzazione e quella altrui. Occorre capire se questi “metri” sono genuini o sono invece falsi e da buttare, se sono solo costruzioni sociali artefatte, o sono valori forti.


[1] In particolare, il modello HPM trova una prima trattazione nel volume di Daniele Trevisani “Il Potenziale Umano”, edito da Franco Angeli, 2009.

Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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Ho aiutato. Si, ho aiutato atleti internazionali a vivere in modo diverso gli incontri decisivi, viverli ad un livello superiore, rimuovendo l’ansia e generando un forte senso di gioia e di “festa” per l’avvenimento.

Ho aiutato persone che non erano soddisfatte sul piano professionale a “riposizionare” la propria attenzione su un piano superiore, con effetti potenti su come essi conducevano la vita professionale e non solo: maggiore coscienza del proprio valore, maggiore coscienza del valore del proprio tempo, maggiore capacità di concentrazione e allo stesso tempo maggiore capacità di rilassamento.

Ho aiutato ragazzi a diventare uomini in palestra e a volte mi sono sostituito ai loro genitori come figura di riferimento, senza mai volerlo fare di proposito. Ma saperlo è fondamentale, perchè sai che quello che farai verrà visto e entrerà, coscientemente o meno. Allora sento di avere una responsabilità in più.

Mi sono impegnato per portare semplici “istruttori” a diventare “maestri” in alcuni settori delle Arti Marziali, così come mi sono impegnato a portare persone insoddisfatte della vita a sentire di vivere a pieno.

Ci sono riuscito? Lo sapremo veramente solo tra cinque o sette anni… quando il Maestro sarà rimasto Maestro o sarà scivolato indietro nella “buca” del semplice istruttore…. Quando quel ragazzo dovrà scegliere se aiutare una persona in difficoltà per strada o farà finta di niente. Quando l’imprenditore che ho aiutato a riportare la sua vita al centro delle sue attenzioni continuerà a farlo o sarà scivolato nel baratro. Quale baratro? Identificarsi unicamente e totalmente con la sua azienda sino a dimenticare i figli o anzi vederli solo come rotelle dell’ingranaggio da utilizzare in sostituzione dei vecchi ingranaggi…Ci sono tante prove che la vita ci offre. Tante

Vedremo… Per ora una valutazione:

In tutti questi casi personali così come nei casi aziendali che ho trattato, ho sempre trovato una costante: usare metri di giudizio sbagliati, metri del “mondo inferiore” e non del “mondo superiore”.

Un esempio di metri del mondo inferiore: se tuo figlio gioca in una squadra amatoriale o invece professionistica, e a che livello di prestigio. Un esempio di metri del mondo superiore: se tuo figlio sta assimilando i valori puliti della sacralità della sua esistenza, se ti considera degno di comunicare i suoi momenti difficili o condividere, se sente che ci sei, o se invece è immerso nel sistema produci-consuma-muori, gioca-alle-slot-studiare-poco-fottere-il-prossimo e anche peggio. In campo sportivo: quanto “picchio forte” rispetto a “quanto riesco ad essere concentrato e focalizzato durante uno sparring e gustarmi l’allenamento”.

Generalmente in una prima seduta di coaching olistico fatta “non da improvvisatori” scopri che qualche distorsione c’è. Quando impari che i metri che stavi usando prima erano distorti, lo choc è forte ma subito dopo stai meglio. Spariscono alcuni sensi di colpa, ti “ricentri” su quello che vuoi davvero, lo focalizzi, cerchi il senso delle cose e progressivamente lo trovi.

La cultura di cui siamo parte mette in circolo continue “esche” che possono bloccare il nostro decollo o appesantirci e farci atterrare nella banalità.

Dobbiamo riconoscerle, dobbiamo starci lontano, dobbiamo continuare a volare il nostro volo.

Di conseguenza, il nostro tempo subirà un netto ricentraggio.

Capiremo che la nostra stessa vita merita attenzione, come processo, come qualità, come contributo, inizieremo a riflettere sui frutti che sarebbe bello lasciare.

Un percorso di crescita personale non parla solo di risollevarsi da condizioni di vita non appaganti. Parla anche a persone che possono anche avere raggiunto un livello di risultato che tutti giudicherebbero buono (notorietà, denaro, successi sportivi o professionali).

Ci sono stati di vita che esternamente appaiono abbondanti e appaganti, ma una vocina, dentro, dice che le cose non vanno proprio bene.

Avere braccia, gambe, un lavoro, o un matrimonio, una macchina, non significa essere umani sino in fondo.

Nessun oggetto sostituisce il vuoto interiore.

Per cui, cambiare metri di giudizio, è un’operazione che dobbiamo portare avanti ogni giorno, sino alla fine, verso la luce.

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

Conosco Persone che…

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Null’altro siamo che non parte del gioco,
muoviamo su una scacchiera di giorni e notti;
ad ogni mossa un pezzo cade preso,
la partita continua mentre noi veniamo riposti.
Omar Khayam

Esistenza, significati, onore, percorso… già… facile a dirsi. Dare senso all’esistenza, e viverla con onore… qualsiasi cosa capiti. Non c’è sfida più grande…

Conosco persone che vivono a livelli superiori. Sanno perfettamente di essere minuscoli grani in una Galassia enorme, parti di un sistema di Galassie ancora più vasto, in una rete di energie che non potranno mai vedere, condividendo un pianeta che non potranno mai visitare tutto, assieme a tante persone che non potranno mai comunicare fino in fondo, e tante ingiustizie verso le quali sanno benissimo di non poter offrire soluzioni definitive… inseriti o meglio gettati e proiettati in un ciclo di vita che dura quanto un battito di ciglia… eppure a questo battito di ciglia vogliono dare un senso.

Questo, per me, si chiama vivere con Onore.

Il ciclo nascita, vita, morte, tocca tutti. Ne siamo sfiorati come il vento che solleva un seme, lo fa viaggiare, lo deposita.

Se ci impegniamo a rendere onore a questo ciclo, questo seme potrà crescere e lasciare frutti.

Ma questo seme deve imparare a volare, a volare alto, a volare ad un livello superiore rispetto alla media.

Vivi ad un livello superiore ogni volta che senti una connessione con valori e pensieri che toccano il mondo immateriale e lo spirito anziché il mondo tangibile. Lo vivi meditando ma anche agendo, da fermo o in movimento.

Vivere alto significa solamente imparare a “pensare” e dirigere il pensiero verso livelli superiori (azione di ricentraggio) anziché essere confusi e sequestrati dalla moltitudine di messaggi circostanti che ti vorrebbero impegnato a fare lotterie, guardare la tv, discutere di gossip, senza mai mettere in discussione il perché esisti e di quale processo sei parte.

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Copyright, estratto Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani