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Novembre 2013

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  • Ognuno di noi vive ad un certo grado di consapevolezza, perdendo spesso di vista gli innumerevoli altri piani di coscienza.
  • La spirale della Biocomplessità ci aiuta a prendere atto della varietà di possibili attenzioni che possiamo dare ed essere più coscienti del miracolo della vita.

L’autocoscienza, un miracolo da molti sprecato, o ritenuto banale, consiste nel prendere atto per gli umani di essere un “sistema intermedio” – composti di atomi e addirittura particelle subatomiche, inserire in un contesto enorme quale l’universo, che però ha preso coscienza di se stesso. Qualcosa di straordinario. Da non sprecare perdendo tempo a parlare di gossip, di banalità, e da dedicare ad un percorso di ricerca continuo.

 

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Le azioni di ricentraggio delle energie mentali servono appositamente ad individuare i nostri piani di interesse, ad ampliare la nostra rete di interessi, ad aprirci a livelli di consapevolezza che non sono solo mono-tematici, ma che riguardano veramente la coscienza dell’universo, dall’atomo alle galassie, dalla persona al sistema umano, e persino il funzionamento della nostra mente.

copSei cappelli per pensare

descrizione da IBS: Quante volte abbiamo partecipato a lunghe riunioni inconcludenti, o ci siamo chiesti come rendere più produttivo il nostro pensiero e quello delle persone con cui ci confrontiamo? Spesso a ostacolarci è la confusione: come un giocoliere che usa troppe palle, in noi si sovrappongono creatività, logica, aspettative ed emozioni che non sappiamo gestire. Il sistema inventato da Edward de Bono, e già abbracciato da diverse aziende, consente di scomporre il nostro modo di pensare, affrontando un aspetto alla volta. Si tratta di interpretare ruoli fissi (i cappelli) che incarnano diversi punti di vista, anche quello più lontano dalla nostra indole; questo ci libera dagli schemi creati dalla posizione o dal carattere, permettendo agli ottimisti di esprimere pensieri negativi o ai razionali di provare a essere creativi. Un metodo pratico, semplice, che consente di ottimizzare tempo e risorse, e magari di divertirsi nel farlo.

Per approfondimenti, un utile link di Umberto Santucci http://www.umbertosantucci.it/?p=1292 – da cui un piccolo estratto:

 

 

Il cappello bianco (il foglio bianco, la neve immacolata) è il ragionamento analitico e imparziale, che riporta i fatti così come sono, che fa analisi dei dati, raccolta di informazioni, precedenti, analogie ed elementi raccolti senza giudicarli.

Il cappello rosso (il fuoco della passione, vedere rosso) è l’espressione libera dell’emotività: esprimere di getto le proprie intuizioni, come suggerimenti o sfoghi liberatori, come se si ridiventasse bambini; emozioni, sentimenti positivi e negativi come antipatia, rabbia, timore.

Il cappello nero (la notte, il lutto) è l’avvocato del diavolo che rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andare.

Il cappello giallo (il sole, l’oro) è l’avvocato dell’angelo, rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità.

Il cappello verde (la pianta che fiorisce) indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite.

Il cappello blu (il cielo, l’alto) stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali. Pianifica, organizza, stabilisce le regole del gioco. Conduce il gioco dei sei cappelli. (Umberto Santucci)

Dal libro “Personal Energy”, di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore. © Copyright

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C’è dell’eroismo in giro. C’è sempre stato. Lo si trova nella vita di chiunque non si accontenta della mediocrità. Lo trovi dappertutto. Compare negli occhi di chi fa proprio lo spirito di ricerca, la voglia di capire, la voglia di sfidare, di cambiare le cose in meglio.

Tutte battaglie che vale la pena combattere. Se sei pronto a perdere, puoi partire. Se ti interessa lottare, ti darò qualche motivo buono per farlo. Cercheremo assieme e troveremo strumenti, addestramento, e armi. Combatteremo insieme questa battaglia.

“Si, hai ragione,”

disse Liu Kang.

“Moriremo tutti, ma non oggi, e non in questa battaglia!”[1]

 

Attenzione. Non parlo per forza di battaglie fisiche, di lotta o di litigi verbali. Vi sono nemici che meritano lo scontro ma questi sono niente rispetto alla lotta per la conoscenza.

È una battaglia anche la ricerca di una cura contro le malattie e le ingiustizie. Il tentativo di trovare energie pulite per l’umanità. La voglia di rivoluzionare i sistemi di trasporto mondiali (quando potremo abitare in un luogo e lavorare a 2.000 km di distanza mi daranno ragione), e soprattutto la libertà di sognare e volare con la mente.

I progetti non sono altro che fantasie messe in pratica

Diamo a tutti la possibilità di studiare. Alimentiamo la loro sete di conoscenza. Costruiamo un’armata di ricercatori e questi sconfiggeranno il buio.

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È una battaglia sotto forma di ricerca, piccola o grande che sia.

Comprende il prendersi cura di un figlio o di un estraneo, così come lo studio dei fenomeni più lontani, la comprensione di uno scienziato su come funziona la mente o il corpo.

La lotta contro la sofferenza ovunque questa sia, la lotta contro l’ignoranza, la lotta contro le prepotenze. Sono tutte battaglie.

Se un ragazzo rifiuta di iniziare a ubriacarsi e fumare esageratamente senza rispetto del suo corpo, come invece fa il branco, è un eroe quotidiano.

Se una ragazza rifiuta l’immagine della Barbie e si chiede come può affermare i suoi valori, è un eroe quotidiano.

Se non vai a fare scommesse e ti impegni per qualcosa in cui credi. Se intervieni per difendere una persona in strada. Se fai posto ad un anziano in un autobus. Sei un eroe comunque. Ricordalo sempre.

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Dal libro “Personal Energy”, di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore. © Copyright


[1] Dialogo dalla sceneggiatura di Mortal Kombat: Existence. Cap 9. Published: 09-12-06 on website http://www.fanfiction.net/s/3150667/10/Mortal_Kombat_Existence

Le catene sono tantissime, ma le puoi spezzare. Puoi vivere nella luce, sconfiggere il buio. Il buio di vite “non-vissute”, in cui si è costantemente prigionieri di maschere, di falsità, di circostanza, di ruoli che non sono né propri, né veri, gente che non lascerà nessun segno se non una striscia di veleno o qualche traccia tossica. Non è così che deve andare.

La strada verso la verità e la pienezza è però piena di ostacoli, il primo dei quali è la “paura della luce” dopo essere stati per anni al buio

Copyright Daniele Trevisani… dal volume Personal Energy

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Prima di cambiare il mondo devi capire che ne fai parte anche tu. Non puoi restare ai margini e guardarci dentro.

dal film “The Dreamers. I sognatori” di Bernardo Bertolucci

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Cosa può voler dire per te? Ecco un’anteprima dal volume in elaborazione, a cura di Daniele Trevisani “Performance e Motivazione” – 2014, edito da Franco Angeli

“Alcuni esempi di azione orientata al miglioramento delle energie personali:

  •  Fare pulizia tra pieno e vuoto. Una persona ricca e con una grande casa e auto di lusso può apparire “piena” ma avere relazioni umane penose e vivere nell’odio. In una famiglia povera – al contrario – possono avvenire atti di generosità e di amore di portata tale da far impallidire il sole. Non siamo fautori della povertà, assolutamente NO. Ma teniamo a distinguere la povertà economica e materiale da quella morale, la ricchezza economica dal benessere, per una razza nuova di uomini permeati di ricchezza morale permeata e di spessore umano e non tanto di gioielli e pellicce.
  • Fare una buona “dieta comunicazionale”, evitare di ingurgitare quanto passano i mass media e cercare attivamente contenuti che nutrono e stimoli, siano essi di apprendimento o di riflessione positiva. I frutti per questa dieta si possono trovare in letture, libri, programmi televisivi selezionati, film, documentari, gruppi di lavoro o gruppi di coaching, qualsiasi cosa sia da noi selezionata attivamente e in pratica “scelta” per i suoi contenuti di crescita.
  • Distinguere apparenza e sostanza, maschera e persona. Non confondiamo mai il pieno e il vuoto nella facciata che le persone presentano. Sei Amministratore Delegato di un’azienda? Te ne vanti? Per me sei importante tanto quanto un barbone. Ti misurerò in base ai valori che hai e non in base ai metri di lunghezza della tua barca o macchina. E così faranno tutti i risvegliati.
  • Teniamo gli occhi puliti, in grado di riconoscere gli strumenti utili per la crescita personale, e destinamo risorse, denaro e tempo, per frequentare, leggere, vivere momenti di crescita.
  • Il corpo è il tuo Taxi permanente. Occorre fare un’attività quotidiana che lo tenga più in forma possibile, dia benefici fisici, meglio se diversificata e variata su base giornaliera, settimanale, mensile, annuale (cicli di allenamento). La prima vera risorsa siamo noi stessi. Non dimentichiamolo mai.
  • Praticare un’attività quotidiana di training mentale, es. training autogeno, meditazione, un “fioretto”,  o qualsiasi altro atto significativo. Coltivare la nostra spiritualità”

Un lavoro su di sé, paga. Non assurdamente assillante, ma condotto ogni giorno, poco a poco. La coltivazione del nostro potenziale umano fisico, psicologico, del nostro bagaglio di conoscenze, del nostro essere.

Non fermarti solo a parlarne. Non desiderare solo. Pratica attivamente.

Il buddismo non è il mio fine: il mio fine è la libertà e questa per me è la strada giusta per raggiungerla.

Tutti proviamo disagio nei confronti dell’universo in cui viviamo, io con la pratica riesco ad avere un rapporto più profondo con la realtà che per me significa generosità, amore, senso della comunità.

Richard Gere

Copyright Daniele Trevisani, anteprima editoriale riservata

fonte: wikipedia, con ns. elaborazioni

Il sostantivo counseling deriva dal verbo inglese to counsel, che risale a sua volta dal verbo latino consulo-ĕre, traducibile in “consolare”, “confortare”, “venire in aiuto”.[1] Quest’ultimo si compone della particella cum (“con”, “insieme”) e solĕre (“alzare”, “sollevare”), sia propriamente come atto, che nell’accezione di “aiuto a sollevarsi”.[2] È omologo un altro verbo latino: consulto-āre, iterativo di consultum, participio passato di consulo, col significato di “consigliarsi”, “deliberare”, “riflettere”.[3] Ciò pone il termine tra le forme del verbo italiano “consultare” come ricorso a competenze superiori per necessità contingenti.

 

 

La gente spesso definisce impossibili cose che semplicemente non ha mai visto.

dal film “Al di là dei sogni”
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Fonte: elaborazione da Wikipedia

Aristotele classifica i possibili giudizi in base a due variabili:

  • la quantità (a cui si riferiscono i giudizi universali o particolari);
  • la qualità (a cui si riferiscono quelli affermativi o negativi).

Ne derivano quattro tipi di giudizi possibili:

  1. universali affermativi;
  2. universali negativi;
  3. particolari affermativi;
  4. particolari negativi.

Tra questi tipi di giudizi sono presenti relazioni specifiche, le quali dipendono dalla loro struttura formale. Le relazioni che sussistono tra i quattro tipi di giudizio possono essere:

  1. relazioni contrarie, le due proposizioni si escludono (se una è vera l’altra è falsa); ma è possibile che siano entrambe false;
  2. relazioni subcontrarie, le due proposizioni possono essere tutte e due vere ma non possono essere tutte e due false (se affermo che alcuni uomini sono bianchi non escludo la possibilità che alcuni uomini siano di un altro colore);
  3. relazioni subalterne, le due proposizioni sono legate tra di loro, ossia la proposizione particolare è legata a quella universale: la verità della proposizione universale implica la verità di quella particolare, ma non è vero il contrario (ad esempio se dico che “tutti gli uomini sono bianchi” risulterà vera anche la proposizione particolare “alcuni uomini sono bianchi”; ma se al contrario affermo che “alcuni uomini sono bianchi” non è corretto affermare che “tutti gli uomini sono bianchi”, in quanto è possibile che altri uomini siano di altro colore);
  4. relazioni contraddittorie, le due proposizioni si escludono a vicenda, ossia una proposizione risulterà vera ed una proposizione risulterà falsa. La falsità di una di esse implica la verità dell’altra o viceversa. Queste proposizioni non possono essere entrambe false. Si tratta del principio di non contraddizione.

Basandosi su questo principio lo studioso del Novecento Karl Popper ha elaborato il principio di falsificazione, secondo il quale se due proposizioni sono opposte tra loro ed una di esse risulta vera, l’altra sarà sicuramente falsa.

Kant

Il giudizio corrisponde per Kant all’unione di un predicato ed un soggetto tramite una copula; egli distingue quindi:

  1. giudizi analitici (sempre a priori)
  2. giudizi sintetici a posteriori (o empirici)
  3. giudizi sintetici a priori (o scientifici)

Giudizi analitici a priori

I giudizi analitici a priori sono ovvi e non derivano dall’esperienza (sono appunto a priori), ad esempio:

« I corpi sono estesi. »

Il predicato qui attribuito al soggetto corpi non dice nulla in più di ciò che già si sa, l’estensione è già implicita nella definizione di corpo, e non occorre esperienza per formulare questa proposizione. Questo tipo di giudizio perciò non permette di progredire.

Giudizi sintetici a posteriori

I giudizi sintetici a posteriori invece, dicono qualcosa in più rispetto a quel che già sappiamo, ma derivano solamente dall’esperienza personale, non sono perciò utilizzabili in ambito scientifico, ad esempio:

« Una rosa è rossa. »

La determinazione “rossa” non è implicita nel soggetto “rosa”, ma è una determinazione che non può avere alcun valore universale, perché dipende da una costatazione di fatto.

Giudizi sintetici a priori

I giudizi sintetici a priori sono invece quelli in grado di garantire il progresso alla scienza. Essi predicano qualcosa che non è implicito nella definizione del soggetto, ma attribuiscono questo predicato basandosi su di un calcolo oggettivo, che non deriva dall’esperienza personale, ed è per questo perfettamente attendibile. I giudizi matematici sono, secondo Kant, un esempio di questo caso particolare:

7 + 4 = 11.

Questo giudizio è sintetico, perché non si rileva il numero 11 nel 7 o nel 4, perciò arrivare al risultato, significa progredire. Questa operazione vale universalmente, non è empiricamente riferita a un caso particolare, perciò è detta “a priori”.

Una futura metafisica, secondo Kant dovrà perciò essere basata su giudizi sintetici a priori, gli unici che permettono l’avanzamento scientifico.

Giudizi estetici

Kant utilizza il termine “giudizio” anche in ambito estetico. Ad esempio, il fatto di giudicare “bello” una visione, o uno spettacolo della natura, è infatti anch’esso appunto una forma di giudizio. Come nella Critica della ragion pura, anche in questo caso si tratta di unire un predicato a un soggetto, solo che il soggetto di cui ora si parla è proprio l’io, cioè l’autore stesso di una tale unificazione: egli non collega A con B, ma collega A con Io. Si tratta del cosiddetto giudizio riflettente, con cui l’intelletto riflette come uno specchio la realtà esterna dentro quella interiore.

La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente.

— Albert Einstein

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Analisi dell’innovazione (fonte: wikipedia)

L’innovazione è l’implementazione di un prodotto nuovo o significativamente migliorato (sia esso un bene o un servizio), o di un processo, un nuovo metodo di marketing o un nuovo metodo organizzativo in ambito di business, luogo di lavoro o relazioni esterne. Fu lì’economista austriaco Joseph A. Schumpeter, già nel 1911, ad introdurre la differenza fondamentale tra invenzione, che non necessariamente comporta l’introduzione sul mercato di un nuovo prodotto o processo, e l’innovazione.

Con attività di innovazione si intendono tutti i passaggi scientifici, tecnologici, organizzativi, finanziari e commerciali volti all’implementazione dell’innovazione. Alcune attività di innovazione sono esse stesse innovative, altre invece non sono nuove, ma sono necessarie per l’implementazione dell’innovazione, come ad esempio la Ricerca e sviluppo non legata ad una specifica innovazione.

Il perfezionamento o sviluppo può riguardare un processo di produzione (prodotto con migliori caratteristiche, che richiede meno componenti, meno inquinante), un servizio (rendendolo più efficiente e utile), la creazione di un oggetto artistico (statua, disegno, quadro, fotografia che ispira un sentimento più piacevole, …), una tecnica medica (cura che porta migliore salute), una melodia, un nuovo tipo di cibo (più gustoso e invitante), una logica filosofica o spirituale (nuovo modo di vedere il mondo e gli avvenimenti che aiuta l’uomo).

L’innovazione non è limitata all’ambito tecnico: l’innovazione esiste in ogni settore, ma viene spesso legata alla tecnologia sotto forma di progresso tecnico, il quale a sua volte basa il suo fondamento sul progresso scientifico. La tecnologia, a sua volta, è il mezzo più importante per migliorare le condizioni di vita della persona: fa guadagnare terreno nel cammino verso la gioia di vivere. L’analisi delle innovazioni dimostra che i miglioramenti sono piccoli nel tempo, ma sono anche continui: un breve passo alla volta che, perseverando nella camminata, porta lontano.

Motore dell’innovazione è l’Etica, cioè il desiderio sincero e forte di servire l’uomo (produrre qualcosa di buono e di bello); quando questo sentimento è limitato a se stessi, la capacità innovativa risulta minore. Innovatore è colui che riesce a sognare qualcosa di diverso, di migliore per tutti, portandosi oltre quanto compreso finora.

L’innovazione ha un riferimento stretto con il mercato economico, cioè con i fruitori del prodotto innovato: se questi non sono sufficientemente evoluti non sono in grado di comprenderla e di apprezzarla. L’innovazione, rendendo il processo migliore, genera maggiore competitività: è il sogno di qualcosa di migliore che si traduce in benessere generale. Sensibilità e attenzione all’innovazione sono la chiave della competitività. L’innovazione in tale ambito è anche una spinta al consumo e quindi alla domanda di beni in grado di stimolare la crescita economica all’interno di un’economia di mercato.

L’innovazione libera l’uomo dai vincoli che ne condizionano il livello culturale e spirituale. La storia dell’evoluzione umana dimostra che una delle forme più importanti di innovazione è quella che diminuisce i tempi di lavoro migliorando comunque la qualità e la quantità dei prodotti. Questo miglioramento ha liberato spazi che l’uomo può dedicare all’aumento delle consapevolezza e al perfezionamento spirituale.

Le società, quando raggiungono un sufficiente grado di evoluzione, riservano un posto importante all’innovazione nei loro diritti legali, proteggendola con norme adeguate (Brevetto). Anche questo è un elemento di valutazione del grado di sviluppo di un Paese: evoluzione tecnologica e evoluzione culturale sono infatti intimamente connesse. Quando il livello culturale regredisce per ragioni esterne alla società (catastrofi naturali) o sociali (rivoluzioni), declina anche l’innovazione.