Articolo dal libro “Regie di Cambiamento“, Franco Angeli Editore, Copyright. Autore Daniele Trevisani – www.studiotrevisani.it
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Chi si lancia in un problema senza averlo ben inquadrato fa più danni che benefic.i Questo, nelle aziende, è la norma.
Molto spesso nel problem-solving ci si lancia direttamente al punto 6 dello schema seguente, si “fa un corso”, si emette un decreto o una regola, si licenzia una persona, se ne assume un’altra, si cambia un organigramma, si apre una nuova struttura, si ingoia una medicina, senza valutare bene se le fasi da 1 a 3 siano lacunose.
Così il problema non solo persiste, ma aumenta, e accresce il rancore e l’insoddisfazione di chi lo vive. Quali sono le fasi di un processo corretto di Problem Solving?
  1. Problem detection o problem finding: localizzare e trovare i problemi, identificarli, scandagliare la realtà alla ricerca di incoerenze, distonie, sintomi, dissonanze. Valutare il problema attraverso diversi frames.
  2. Problem setting[1]: fissare i problemi, definirli, focalizzarli, darne definizioni operative, produrne definizioni e descrizioni trasmissibili ad altri in modo chiaro, non confuso, favorendo la produzione di azione.
  3. Problem analysis: analizzare le cause dei problemi; capire la loro origine, le causalità multiple, le correlazioni tra cause e la molteplicità dei fattori che intervengono e alimentano il problema.
  4. Profilo registico di intervento e definizione della macro-regia: la filosofia di intervento, i frame di analisi e ideologici, le scelte di campo (es.: riqualificare l’esistente o cambiare radicalmente, revisionare o rivoluzionare), costruire una mappa generale di intervento, decidere quali strumenti registici mettere in campo;
  5. Definizione delle microregie: organizzare e strutturare i singoli brani e azioni di intervento, con attenzione ai micro-tempi e micro-strumenti, sia principali che di supporto;
  6. Azione e feedback: attuazione, verifica degli esiti, valutazione dei progressi, apertura del dialogo e confronto tra attori e protagonisti del processo.

Le prime tre fasi (denominabili complessivamente focusing) sono indispensabili per le altre fasi successive di azione e progettazione.

Riflessioni operative:

  • in ogni progetto, fare una buona analisi prima di partire: attivare l’intera sequenza di focusing e  problem-setting;
  • lavorare sulle fasi esecutive di un progetto partendo dal suo impianto sino alla progettazione di dettaglio, l’azione e il feedback, mantenendo una regia coordinata di tutte le fasi.


Fig. 4 – Processo ciclico di una Regia di Problem Solving (RPS)

ciclo di problem solving

Concetti chiave nell’impianto registico di problem-solving:

  • Problem detection: accorgersi dei problemi, mapparli, individuarli.
  • Problem setting: fissarli, chiarificarli, precisarli.
  • Problem analysis: valutare cosa li provoca, capire la loro struttura complessa.
  • Macro regia: la filosofia di intervento praticabile e le ipotesi alternative.
  • Micro regie: i dettagli operativi degli interventi da attuare.
  • Azione e feedback: interventi operativi sul campo e loro monitoraggio, inclusa la comunicazione nel team sugli andamenti, sugli esisti e sul processo stesso.

[1] Un primo contributo fondamentale alla distinzione tra problem solving e problem setting si deve alla conoscenza personale e scambi di vedute professionali con Umberto Santucci, collega e consulente.

Articolo dal libro “Regie di Cambiamento“, Franco Angeli Editore, Copyright. Autore Daniele Trevisani – www.studiotrevisani.it

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Author

Formatore e Coach su temi di Sviluppo del Potenziale Personale, Comunicazione Interculturale e Negoziazione Internazionale, Psicologia Umanistica. Senior Expert in HR, Human Factor, Psicologia delle Performance, Comunicazione e Management, Metodologie Attive di Formazione e Coaching.

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